Awful inspiring experience, Annullata.

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view post Posted on 30/9/2022, 23:44
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Draven Enrik Shaw
III° - Serpeverde - 16 anni
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I primi giorni di ritorno a scuola erano stati carichi di tante piccole soddisfazioni e l’evento di nonna Lilien prometteva di rovinargli il buon umore. Chiudere quella gloriosa settimana carico di nervosismo e frustrazione non era proprio ciò che aveva sperato. Aveva già saltato due sue conferenze a inizio estate e, dal modo freddo e scostante con cui lo aveva salutato prima che partisse per l’Irlanda a fare le sue ricerche, aveva capito di averla offesa al punto da avere un po’ di tempo libero, lontano da lei e le sue pressioni. In effetti, così era stato: per tutta l’estate. Quando era tornata a Londra il primo settembre, per accompagnarlo a King’s Cross nonostante Draven avesse dato per scontato di andarci da solo, sembrava aver messo una bella pietra sopra il suo risentimento. Come se nulla fosse successo, si era assicurata che il suo conto alla Gringott non fosse completamente sprovvisto, si era preoccupata di portargli qualche nuovo maglione in previsione dei primi freddi e gli aveva appuntato con grande orgoglio la spilla da Prefetto sopra la camicia, nonostante non avesse ancora indossato il resto della divisa scolastica. Aveva atteso con lui, in silenzio, al binario 9 ¾ che il treno fosse pronto alla partenza e, mentre era in procinto di raggiungere uno dei vagoni, lo aveva trattenuto per avvisarlo che quella domenica pomeriggio lo avrebbe atteso a Hogsmeade. Il tono minaccioso, velato da un sorriso che non era giunto agli occhi e trasudava falsità, era bastato a fargli capire che di qualsiasi cosa stesse parlando, Draven non aveva altra scelta che assecondarla. Le aveva annuito, senza fare domande, né ottenere ulteriori informazioni che erano giunte, però, il giorno seguente, sotto forma di lettera. Con dovizia di particolari, gli aveva spiegato di aver già sistemato i permessi con la scuola per lui e per… Edward Newgate. Avrebbe dovuto accompagnarlo fino a Hogsmeade e assicurarsi che non gli accadesse niente. Si era perso un attimo a chiedersi se fosse possibile essere aggrediti da una qualche creatura nel tragitto che dalla scuola portava al villaggio limitrofo, visto che quella poteva essere l’unica cosa in grado di arrestare quel demonio e impedirgli di raggiungere Hogsmeade sano e salvo, e dovette tornare indietro di qualche riga per rileggere le ultime parti della lettera che non aveva colto. Avrebbe tenuto una conferenza per spiegare il frutto della sua ricerca sui canini di drago, che perseguiva da anni, ed esporre i risultati ottenuti con l’incontro di alcuni biomaghi irlandesi che l’avevano assistita nella ricerca. La conferenza aveva il secondo fine di promuovere una raccolta fondi per portare avanti quegli studi, dunque, erano state invitate le personalità più ricche e snob del mondo magico. In prima fila, ovviamente, non sarebbe mancato il padre di Edward. Era convinto che la sua famiglia avesse investito migliaia di galeoni nell’attività di Lilien, ma non aveva mai indagato sulla questione. Erano in ottimi rapporti professionali, questo era indubbio, perché purtroppo per lui gli era capitato fin troppo spesso negli ultimi sei anni di avere a che fare con loro. Il padre di famiglia aveva la stessa aria saccente e spocchiosa di Lilien, la moglie era un accessorio inutile e la progenie sembrava l’incarnazione di un incubo. Nelle ultime righe della lettera gli veniva spiegato che Edward era già stato avvisato di tutta la questione e che avrebbe dovuto aspettarlo all’ingresso alle quattro in punto.
Draven. Avrebbe. Dovuto. Aspettare. Edward.
Aveva accartocciato la lettera e l’aveva lasciata lì, al tavolo in Sala Grande, nella speranza che sarebbe sparita insieme agli scarti del pranzo.
Ripensandoci, doveva aver rimosso molto facilmente quell’esperienza per essere riuscito, egregiamente, a superare il resto della settimana senza avere i nervi a fior di pelle. Ma ora che si trovava in procinto di raggiungere l’ingresso della scuola, vestito di tutto punto come il bravo damerino che sua nonna si aspettava di vedere, sentì ribollire il sangue nelle vene.
L’unica cosa che gli dava un po’ di soddisfazione erano quei tre minuti di ritardo che era sicuro avrebbero mandato fuori di testa il principino.

@hime



Edited by Draven. - 4/10/2022, 11:07
 
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view post Posted on 8/10/2022, 12:04
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Edward Newgate
I° - Corvonero - 11 anni
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I primi giorni di ritorno a scuola erano stati carichi di tante piccole cose fastidiose e l'evento della Dr.ssa Shaw prometteva di risollevargli il morale.
Dopo un'estate immerso nella solitudine della sua biblioteca, lontano da ragazzini petulanti, dove aveva potuto approfondire lo studio sulla razza dei draghi, si era ritrovato nuovamente in quel caos che tutti chiamavano scuola. Solo quando ricevette una lettera da parte di sua madre, con la quale gli comunicava la conferenza di una delle sue ricercatrici preferite, trovò un barlume di speranza che gli fece sopportare il resto della settimana in quel posto. Ovviamente qualcosa era cambiato dallo scorso anno, sapeva districarsi meglio in quell'enorme castello e riusciva a seminare i mocciosi che lo assillavano con domande retoriche e fuori luogo, tipo: "Come stai? Come è andata l'estate?". Come se a qualcuno importasse veramente. Ma il peggio era l'attesa spasmodica e speranzosa dell'interlocutore che, dopo una breve e concisa risposta di Edward, attendeva un immotivato ricambio di interesse da parte sua. Ovviamente il passo di Edward accelerava e, il più delle volte, riusciva a seminare lo scocciatore. Per le altre, era costretto a dover sostenere una conversazione banale, che non poteva aggiungere alcunché alla sua vita, se non la consapevolezza che stava sprecando il suo tempo. E, a proposito di spreco di tempo, ecco che sopraggiunse alla mente il nome del suo "accompagnatore" alla tanto attesa conferenza di Hogsmeade: Draven Enrik Shaw. Quando aveva letto il suo nome nella lettera un senso di fastidio pervase Edward. Come quando scopri che il tuo libro preferito è stato usato da qualcun altro e che questo, per tenere il segno, ha fatto una vistosa piega nell'angolo in alto della pagina. Ecco, quello spocchioso ragazzo non poteva che comunicargli proprio quel senso di fastidio. Non che Edward si sforzasse di trovare un legame con lui. Non avevano nulla in comune, dopotutto. Shaw era un bamboccio palestrato con i capelli impomatati, Edward invece era una mente raffinata. Shaw era impulsivo, Edward invece riflessivo. Shaw non sopportava nessuno che gli rivolgesse la parola, Edward invece...no, forse qualcosa in comune alla fine lo avevano. Ma di certo era una caratteristica poco funzionale per stringere un legame reciproco.
Così si diresse verso il luogo d’incontro che era indicato nella lettera della madre ed ecco che il fastidio tornò, più insistente di prima. Guardò l'orologio per essere sicuro di non sbagliare. Perfettamente in orario, eppure nessuna traccia di quello zotico. Un'altra caratteristica che non avevano in comune: la puntualità. Si girò di scatto verso l'ingesso ed eccolo lì, mentre arrivava con tutta la calma che poteva avere, forse anche di più. E più si avvicinava, più il suo passo rallentava. Un sorriso appena accennato comparve sulle labbra di Edward. Lo spocchioso voleva giocare? Perfetto.
In ritardo, a riprova della tua rinomata abilità nel portare a termine piccoli compiti non complicati - disse sorridendo - ma sei scusato, probabilmente il ritardo è dovuto alla tua incapacità di saper leggere un orologio - ed estraendo quello da taschino che aveva sempre con se, indicò la lancetta dei minuti, e aggiunse - vedi, sono le quattro in punto quando la lancetta più grande, che per farti capire meglio da oggi chiameremo "lancettona", è posizionata perfettamente sul numero 12 e non nei suoi paragi.
Sorrise nuovamente e, rimettendosi l'orologio in tasca, gli diede le spalle per cominciare a dirigersi verso Hogsmeade.
Ora stai al passo e forse non avvertirò tua nonna della faccenda.


@hime





Azione concordata con Draven
 
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view post Posted on 10/10/2022, 20:40
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Draven Enrik Shaw
III° - Serpeverde - 16 anni
Garzone c/o Magie Sinister

Aveva passeggiato con tutta la calma del mondo pur di raggiungere, appositamente in ritardo, il luogo dell'incontro. Era rimasto seduto sul bordo del letto a giocare con il suo gatto Donut pur di intrattenersi, dato che per indole non era riuscito a evitare di prepararsi con largo anticipo. Aveva guardato spesso l'orologio, con un incredibile fastidio, ed era uscito dal dormitorio esattamente cinque minuti prima dell'orario concordato per l'appuntamento all'ingresso con il principino. Aveva il passo veloce, per cui si era dovuto impegnare pure a rallentare l'andatura. Gli ci era voluta parecchia resilienza per poter essere fastidioso, dato che ogni fibra di se stesso lo induceva, per abitudine, a non essere affatto in quel modo, ma sapeva che ne sarebbe valsa la pena.
Le mani nascoste nei lucidi pantaloni neri che Lilien, probabilmente a scapito delle dita del suo povero elfo, aveva fatto stirare con molta cura. Lo sguardo dritto davanti a sé in attesa di scorgere il piccolo nobile... Si sentì improvvisamente irradiato da una calda fonte di luce nel momento in cui, a pochi passi dall'ingresso del castello, vide la sua figura e gli sembrò particolarmente irritata. Quantomeno, una cosa bella da quella giornata.
Nonostante l'espressione sul proprio viso rimase impassibile, una perfetta maschera di assoluta indifferenza, sentì quella luce dentro di sé riscaldargli le membra: l'incredibile e imparagonabile soddisfazione di rendersi così antipatico da far saltare i nervi al prossimo. Da anni, ormai, non gli capitava più nessuno in grado di tenergli testa abbastanza a lungo da continuare a nutrire quel lato del suo carattere; il ragazzino, al momento, era la sua unica fonte di sostentamento. Oh, si sarebbe preso assolutamente cura di lui, come da raccomandazione di sua nonna.

Ma quanto ti piace il suono della tua stessa voce, principino... Immagino che lo adorino anche gli altri bambini, eh? - fu l'unico commento che si concesse, quando lo raggiunse. Sperare che potesse tenere la bocca chiusa e non dimostrare quanto la sua intelligenza fosse sopravvalutata era stato vano. Dopo una rapida occhiata dalla testa ai piedi, con lo sguardo carico di superbia, si avviò oltre i cancelli del castello. Se gli avesse di nuovo rivolto la parola, lo avrebbe ignorato.
Aveva dimenticato l'orario di inizio della conferenza; non ricordava nemmeno se nella lettera di sua nonna fosse stato specificato. Aveva memorizzato solo l'orario di quell'appuntamento e per il solo e unico scopo di poterlo sforare. Comunque, quando era Lilien a organizzare i suoi stessi eventi, aveva l'abitudine di radunare gli invitati ore e ore prima di esporre qualsivoglia fosse il motivo della rimpatriata tra vecchi spocchiosi, così da assicurarsi che potessero essere presenti anche i più ritardatari. La prassi, era quella di creare un ambiente sociale, in cui i suoi invitati potessero chiacchierare e scambiarsi inutili gossip del mondo magico, lasciando il motivo dell'evento a conclusione, come un dessert particolarmente pesante da digerire. Sarebbe stata una lunga serata. Lo sapeva già; lo aveva saputo prima ancora di leggere tutti i dettagli della sua missiva.
Sfortunatamente, raggiunsero Hogsmeade incolumi e, a peggiorare la situazione, vennero accolti da Lilien in persona non appena ebbero varcato le soglie dell'ampia sala da pranzo nel suo enorme appartamento. Non c'erano particolari abbellimenti, ma Draven notò subito l'assenza di qualsiasi elfo domestico: anche quella era una caratteristica tipica degli eventi di Lilien. Perché gli elfi domestici stonavano negli ambienti eleganti.
Poteva facilmente immaginarli nascosti in cucina, pronti a materializzarsi in sala, con assoluto riserbo, nel caso in cui fosse stato necessario rimpinguare il buffet.

Oh, caro Edward. Siete cresciuto dall'ultima volta che vi ho visto. Siete praticamente un uomo ormai! - esordì Lilien, rivolgendosi al moccioso con uno sguardo carico di entusiasmo, un ampio sorriso finto quanto la carta d'oro che avvolgeva i galeoni di cioccolato di Mielandia e protrasse una mano verso di lui, speranzosa che gliela stringesse.
Poi si voltò a salutare il suo stesso nipote, con un mezzo abbraccio e due baci sulle guance che Draven non ricambiò, restando assolutamente immobile. Ignorare i brividi di assoluto disgusto per quel tocco e tenere a bada l'impulso di scansarla richiedeva un certo impegno mentale.

Cerca di apparire amabile. - gli disse Lilien in un sussurro, facilmente udibile dal principino se non si fosse mosso da vicino a loro. E, in risposta, le labbra di Draven si distesero in un sorriso che, per quanto non fosse minimamente credibile e non raggiunse lo sguardo nemmeno a volercisi impegnare, bastò ad addolcirgli l'espressione del viso, mettendo in mostra le fossette sulle guance che Lilien adorava. Per quanto impossibile, dato che la donna aveva già stampato sulla faccia un sorriso da orecchio a orecchio, l'espressione entusiasta sembrò accentuarsi alla reazione di Draven.

I vostri genitori hanno già preso posto tra le sedie in prima fila. - disse Lilien, riavvicinandosi al ragazzino spocchioso, prima di rivolgersi nuovamente a Draven.

Dovresti andare a porgere i tuoi saluti. - gli disse, alternando lo sguardo tra lui e il Corvonero, come se volesse suggerirgli di andare insieme a salutare i Newgate. Ci mancava solo che gli chiedesse di prenderlo per mano, a quel punto... Ma Draven annuì, con un cenno secco del capo, e deviò poi lo sguardo su Edward, aspettando che Sua Maestà si muovesse.

@hime

 
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view post Posted on 25/10/2022, 18:47
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Edward Newgate
I° - Corvonero - 11 anni
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“Ma quanto ti piace il suono della tua voce….” furono le uniche parole che udì da quello spocchioso prima di ignorarlo del tutto. Infondo era vero. Gli piaceva il suono della sua voce, perché aveva l’abitudine di dire cose intelligenti, a differenza di altri. Sbadigliò, estraendo l’invito ufficiale all’evento, e continuò a camminare leggendone il contenuto, giusto per far capire allo spocchioso che non vi sarebbe stato un ulteriore scambio tra i due. Quello che c’era stato già lo aveva adeguatamente annoiato.
L’evento si sarebbe svolto in un grande salone di una villa ad Hogsmeade, da lì a qualche ora. Questo significava che la Dott.ssa Shaw aveva fatto le cose in grande, come al solito. Probabilmente vi avrebbero partecipato altre famiglie nobili, oltre la sua, per attirare i finanziatori per le sue ricerche. “Denaro ben speso” soleva affermare suo padre in quei rari scambi che avevano avuto in passato, “la Dott.ssa Shaw non delude mai”. Ed era vero. Nel campo era considerata un luminare ed Edward era rimasto affascinato dalle sue pubblicazioni, tanto che si faceva recapitare tutte le volte ogni rivista su cui scriveva. Una donna dalla mente affascinante, appunto. La vide arrivare sorridente. Oh, caro Edward. Siete cresciuto dall'ultima volta che vi ho visto. Siete praticamente un uomo ormai! – disse con la mano protesa verso di lui. Dottoressa Shaw, sempre un piacere poterla incontrare – rispose stringendole la mano, ed aggiunse – ho amato la sua ultima pubblicazione sulla rivista magica “Draghi e altre creature che potrebbero arrostirvi”. Illuminante come ha analizzato l'evoluzione del comportamento sociale di questa razza nel tempo. Davvero illuminante.
Poi la donna andò a salutare il nipote ed Edward rimase lì, di fianco, per godersi la scena. Cerca di apparire amabile – doveva aver sussurrato all’orecchio dello spocchioso, che sorrise in risposta. Poi rivolgendosi nuovamente ad Edward disse - I vostri genitori hanno già preso posto tra le sedie in prima fila. Dovresti andare a porgere i tuoi saluti.
Ma certo Dottoressa, è da un po’ che non li vedo.- rispose Edward, ed era vero. In quella estate, come al solito, suo padre e sua madre erano partiti per numerosi viaggi di lavoro, con il risultato che appena giungevano alla residenza, ripartivano subito dopo. A volte quell’idiota di Tuch lo avvertiva troppo tardi e non faceva nemmeno in tempo a salutarli. La Dott.ssa Shaw si era già allontanata, mentre Edward era assorto dai suoi pensieri, e si ritrovò ad alzare lo sguardo verso lo spocchioso che, invece, era rimasto lì come uno stoccafisso. Andiamo “signor amabile”, non deludere le aspettative di tua nonna più di quanto tu già non faccia ogni giorno. – disse a Shaw incamminandosi verso la prima fila.
Il posto era affollato, alcune persone avevano già preso posto in attesa dell’inizio dell’evento, mentre altri si intrattenevano a chiacchierare come nulla fosse. Poteva riconoscere alcuni nobili irlandesi tra le prime file. Il capofamiglia degli O'Sullivan si stava intrattenendo con la Sig.ra Walsh, mentre Douglas McCarthy sprofondava il suo sedere in una delle poltrone in prima fila. Ed ecco lì suo padre, Bran Newgate, che parlava con un tizio vestito in modo decisamente pittoresco. Poco più in là, dietro suo padre, c’era anche sua madre, Aislinn. Raggiunse il primo, incrociando il suo sguardo, e in modo composto salutò il padre – Salve, signore. L’attesa della risposta era sempre qualcosa che creava ansia ad Edward. Notò che più passavano i secondi, più un groppo gli occludeva la gola. Mi scusi, ambasciatore – disse Bran riferendosi allo sconosciuto con cui parlava e, prendendo Edward per un braccio gli sussurrò – Non vedi che sono impegnato? Va da tua madre – e, spostandolo alle sue spalle, riprese con un – Dove eravamo rimasti?
Sua madre, di tutta risposta, afferrò Edward con un abbraccio e sistemandogli i capelli gli sorrise – Il mio piccolo Ed, ma come siamo eleganti. Edward lottò per allontanarsi dall’abbraccio della madre, che lo stringeva sempre più forte di tutta risposta. Mamma, non mettermi in imbarazzo, siamo in pubblico – le disse riuscendo a liberarsi da quella morsa micidiale. Poi vide la madre alzare lo sguardo verso Shaw e avvicinandosi al Prefetto Serpeverde disse – Tu devi essere il nipote di Lilien. Sono felice che Edward abbia fatto amicizia con te, normalmente è “restio” a questi comportamenti sociali, ma tu devi essere speciale. – poi abbassò lo sguardo verso Edward e aggiunse sorridendo – Ed mi scrive spesso di te.




@hime

 
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view post Posted on 5/12/2022, 18:04
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Draven Enrik Shaw
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Il sorriso, che Lilien gli aveva imposto, era come ghiaccio sul viso di Draven. Gli occhi tradivano l’immenso disgusto provato per lo scambio di lecchinaggi tra la donna e il principino. Il risultato? L’espressione facciale di chi faceva finta di niente, ma aveva appena ingoiato un pacchetto intero di api frizzole e gli era rimasto incastrato in gola.
Il Serpeverde non aveva mai messo in dubbio l’erudizione di sua nonna, né quanto le sue pubblicazioni e le sue ricerche avessero fornito e continuassero a fornire patrimonio culturale per il mondo magico, anzi ammirava tutto questo e ascoltava o leggeva sempre con piacere ciò che aveva da dire sui suoi studi; il problema era il contorno. Quei fronzoli, quell’eleganza, la falsità dell’evento che era pari solo al doppiogiochismo di quella classe elitaria. Già di per sé tendeva ad avere ansia e ribrezzo nei confronti delle persone, verso di quelle… beh, la sua misantropia saliva alle stelle. Più che avere ansia, però, in mezzo a quella gente sentiva rabbia cieca: gli montava dentro ogni volta che il suo sguardo, distrattamente, si posava su uno di quegli stupidi nobili, utili alla società solo per lo sporco denaro accumulato sulle spalle di chi era stato meno fortunato di loro.
Ma Lilien era il suo tutore legale. Era l’unico motivo per cui sua madre non era rimasta a marcire in un carcere babbano e lui in un orfanotrofio. Se aveva una vita, se poteva viverla a Hogwarts, se poteva ambire a un futuro… Lo doveva solo a lei. E ricambiare la sua magnanimità, con la stessa falsità di cui erano fatte le anime marce della sua cerchia, non faceva altro che alimentare un odio verso se stesso che solo lei era in grado di riportare a galla dai meandri più profondi del proprio inconscio.
Socchiuse gli occhi per un istante. Prese un respiro profondo, strizzando le palpebre tra due dita, poi si infuse di coraggio e pazienza; forse, sarebbe riuscito a sopravvivere a quella serata facendo appello alla rigida educazione che aveva ricevuto da ragazzino, unica compagna utile in situazioni come quella. Parole forbite, un paio di sorrisi e qualche stretta di mano per generare il vociare intorno allo splendido nipote della Dottoressa Shaw, per renderla fiera di quel suo trofeo, e poi avrebbe potuto nascondersi da qualche parte in attesa di essere congedato a fine evento.
Lo aveva già fatto più volte di quante volesse ricordare. Poteva farcela anche stavolta.
Quando, al fianco del principino, si lasciò alle spalle Lilien, l’espressione schifata sul viso si allentò un po’, forse dando l’impressione che il sorriso potesse essere quasi vero. E nonostante la voce di Edward Newgate gli arrivò nelle orecchie come un irritante stridio.
Mano sinistra nella tasca dei pantaloni, nella posa più antistress che potesse concedersi in quel contesto, e la destra lasciata, invece, lungo il fianco, pronta a riempirsi di germi altolocati tra un eventuale saluto e l’altro, seguì il principino verso la prima fila di sedute. Tenne la testa alta e lo sguardo fiero, fisso davanti a sé. Chinò appena il capo solo per un istante, in segno di reverenza quando incrociò di sfuggita l’occhiataccia adirata dell’esimio Bran Newgate e si avvicinò poi a stringere la mano dell’ambasciatore che, a differenza del re di sto cazzo, gli rivolse un ampio sorriso. Probabilmente quell’uomo non sapeva a chi associare il viso di Draven, ma nel dubbio, forse riconoscendone i tratti come quelli di qualcuno che sentiva di dover salutare per rispetto alla sua famiglia, qualunque essa fosse, si era sporto per rivolgergli un gesto cordiale e fine a se stesso. Tanto per non far torto a nessuna delle importantissime famiglie lì presenti.
Sfruttando l’arte del non farsi notare, che aveva appreso magistralmente nel corso degli anni di crescita, si pulì il palmo della mano contro i pantaloni, sfruttando il movimento quando si voltò verso Edward Newgate e quella povera donna inutile che era sua madre. Il cui nome gli sfuggiva. Forse non lo aveva mai nemmeno memorizzato per totale disinteresse.
Nell’eseguire quella manovra, allontanandosi di conseguenza dal campo visivo di Newgate Senior, si ritrovò direttamente faccia a faccia con la donna. Quasi provò pena per lei… Quasi.

Signora Newgate. – pronunciò, il tono di voce basso e calmo, mentre chinò di nuovo il capo in segno di reverenza e le prese la mano sinistra nella propria destra per porgerle un rispetto che non meritava, in un baciamano educato, come l’alta società di cui faceva parte pretendeva.
Oltre che inutile, doveva essere anche stupida, pensò Draven quando la sentì parlare; perché si erano già conosciuti, lo aveva praticamente visto crescere negli ultimi cinque anni o giù di lì.

Oh. – esclamò, al suono di quell’informazione, con sincera sorpresa. Poteva solo immaginare che parole dolci potesse aver riservato Edward Newgate nel parlare di lui alla madre… Ma qualsiasi cosa le avesse detto, la donna gli sembrò sinceramente sollevata, addirittura felice della loro “amicizia”.

È più un dovere che un piacere, Signora. – commentò, associando alle parole un ampio sorriso per addolcire il peso negativo di quelle parole che, ne era certo, la donna non avrebbe comunque colto. Con un gesto naturale, si sistemò i lembi della giacca in modo che si potesse notare la spilla da Prefetto appuntata al petto, sulla camicia.

Se permette, andremmo a fare un giro esplorativo. Siamo appena arrivati. – disse poi, aspettando un qualsiasi suo cenno di consenso a congedarsi da lei, prima di posare una mano sulla schiena di Edward e spronarlo, delicatamente, ad allontanarsi da lì. Nuova direzione: buffet.

Che cazzo hai detto a tua madre, principino? – esordì in un sibilo tra i denti, rivolto al giovane Corvonero, ma senza rivolgergli lo sguardo. La propria attenzione, nonostante la curiosità fosse per la sua risposta, era invece rivolta a guardare intorno all’area addetta al ristoro per assicurarsi che non ci fossero adulti nelle vicinanze.
Indipendentemente dalla risposta del nobilbimbo, Draven lo avrebbe costretto a fermarsi davanti al tavolo del buffet.

Rufur, se puoi sentirmi, portami una bottiglia di whisky incendiario. – sussurrò nel nulla, non curandosi del ragazzino al suo fianco.

Signorino Ven, i-io non posso… Non posso.
Una voce, un bisbiglio a malapena udibile dai due, provenne da sotto il tavolo. Se uno dei due ragazzi si fosse chinato, ci avrebbe trovato un vecchio elfo domestico dall’aria simpatica, ma nell’eventualità che a Edward potesse venire in mente di farlo e mettere a rischio sia loro due che l’elfo, Draven strinse una mano intorno al collo del ragazzino, da dietro le spalle, in un gesto che dall’esterno sarebbe potuto apparire amichevole.

Per favore, Ruf. Non lo dirò a nessuno. E nemmeno lui. – rispose, sempre sussurrando, lanciando un’occhiata minacciosa verso Edward.
Ma non ricevette nessuna risposta immediata dall’elfo.
Con un sospiro nervoso, lasciò andare la mano dal collo del Corvonero e si distanziò dal tavolo del buffet con l’intenzione di andarsene, quando sentì un improvviso peso apparire nella tasca interna della giacca. Una mano andò a tastare, d’istinto, quella bottiglia appena apparsa, magicamente, e il primo – forse unico – sorriso sincero di quella serata gli illuminò il viso.

Grazie, amico. – bisbigliò, sicuro che il vecchio elfo lo potesse sentire.
Era partito con quell’intento prima ancora di lasciarsi la scuola alle spalle, perché non c’era verso che potesse sopravvivere da solo per tre o quattro ore in compagnia di Edward Newgate in mezzo a quella gente... Sobrio.
Con lo sguardo, cercò di vedere se ci fosse Alec nei paraggi per condividere un brindisi con lui, ma nel frattempo…

Vuoi assaggiarla la bevanda degli Dèi? – chiese, rivolto verso Edward, indicandogli con un cenno del capo una porta dietro il tavolo del buffet.
Il sorriso genuino degli istanti precedenti che tramutò, gradualmente, in un ghigno divertito.
 
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view post Posted on 11/12/2022, 23:08
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강철

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Chul Alec Kang
Adulto - 28 anni
Assistente Dr.ssa Lilien Shaw

Lavorare per Lilien Shaw non era il lavoro più facile del mondo ma grazie al mio carattere e il mio modo di fare mi ero guadagnato la sua fiducia e il suo rispetto. Avevo iniziato a collaborare con lei quando ero ancora in Corea: lavoravo come interprete per le conferenze babbane e per quelle magiche, in una di queste incontrai per la prima volta la Dr.ssa Shaw.
Avevo già letto molti dei suoi libri, mi tenevo sempre informato sui suoi studi e quando mi chiese di essere il suo assistente non ci pensai nemmeno per un secondo, accettai subito.

Ma non è tutto oro quello che luccica.
Lavorativamente parlando era la mente più brillante e affascinante che avessi mai conosciuto, ma dal lato umano era terribile: falsa, ipocrita ed egocentrica. Poteva farti un complimento e sembrare la persona più sincera del mondo, ma quando le voltavi le spalle era pronta a sparlare di te.
Per non parlare dei momenti in cui era particolarmente nervosa: secondo voi chi era il suo punching ball preferito? A chi rivolgeva le richieste più assurde e impossibili? Ed io, come uno scemo, riuscivo sempre a risolvere ogni suo problema. Per questo il nipote di Lilian, il mio unico compagno d’armi, mi definiva il suo schiavo.

Ero arrivato allo stremo e anche lei lo aveva notato, per questo mi suggerì di fare un colloquio come infermiere ad Hogwarts. La raccolta fondi per la sua ultima ricerca sarebbe stato il mio evento in cui avrei partecipato come suo assistente.

Mi ero occupo di tutto, dalla A alla Z, l’elenco degli invitati, gli inviti, il catering, le tempistiche, il discorso di Lilien e gli avevo persino dovuto scegliere cosa avrebbe dovuto indossare quella sera. Nella mia testa c’era un mantra che faceva:

*È l’ultima volta, poi sarai libero. È l’ultima volta, poi sarai libero. È l’ultima volta, poi sarai libero.*

Erano arrivati tutti gli invitati alla serata, avevo intravisto nella folla anche Draven accompagnato dal giovane Newgate, quindi potevo finalmente rilassarmi.
Mi avvicinai alla Dr. Shaw e attesi che concludesse di parlare con il riccone di turno da cui estorcere denaro prima di disturbarla.

È tutto pronto.

Le dissi semplicemente e non aspettai nemmeno una risposta, sapevo che non ci sarebbe stata. Quindi ora avevo del tempo tutto per me, potevo andare a cecare Draven e dissociarci da quella follia insieme.
Non ci volle molto prima di intravederlo con in mano una bottiglia di whisky.
Sorrisi e presi tre picchieri da un tavolo del buffet ammiccando alla cameriera che arrossì. Raggiunsi i due ragazzi da dietro, poggiai una mano sulla spalla di Draven e la strizzai leggermente.

Andiamo, conosco il posto giusto dove non ci romperà nessuno.

Poi mi rivolsi ad Edward, conoscevo il ragazzo solo di nome ma da quel poco che potevo vedere era un disagiato come me e Draven.

Si unisce a noi? Oggi voglio festeggiare, più siamo meglio è.

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view post Posted on 27/1/2023, 18:41
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Edward Newgate
I° - Corvonero - 11 anni
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Che cazzo hai detto a tua madre, principino? - disse il Serpeverde mentre spostava, contro la sua volontà, il Corvonero. Edward lo ignorò. Era incredibile come la supponenza di quello spocchioso potesse urtarlo. I suoi modi di fare erano rozzi e volgari, quasi fosse una bestia priva della minima educazione, e prepotenti, tipici dei bulletti da quattro soldi. Quelli che si autoassolvono giocando la carta del passato complicato. Un passato che Edward non aveva la minima voglia di conoscere e che, sicuramente, sarebbe risultato banale all’ascolto.

Vuoi assaggiarla la bevanda degli Dèi? - continuò, lasciando la presa del collo, ed indicandogli con un cenno del capo una porta dietro il tavolo del buffet. A quel punto arrivò a far eco il suo amichetto - Si unisce a noi? Oggi voglio festeggiare, più siamo meglio è. Lo aveva visto gironzolare intorno alla Dott.ssa Shaw, anche se non aveva mai avuto il (dis)piacere di conoscerlo. Almeno sembra educato - pensò Edward ascoltando la richiesta improvvisa di festeggiamenti. Il pensiero di isolarsi con quei due non era nei suoi piani. In effetti, portare un bambino di undici anni in un luogo isolato, con dell’alcool, e allettando il tutto con asseriti “festeggiamenti” non meglio specificati, non dovrebbe essere nei piani di nessuno.

Si rivolse, quindi, al nuovo arrivato dicendo - No, non è mia abitudine annebbiare la mia mente con degli sconosciuti… - e, guardando Shaw, aggiunse - …o peggio, con conoscenze poco raccomandabili.

Così prese ad allontanarsi, salvo poi girarsi nuovamente verso lo spocchioso per aggiungere - A proposito, Shaw, osa toccarmi di nuovo con le tue sudice mani e scoprirai in prima persona com’è essere schiantato da uno del primo anno. Poi, senza proferire altra parola, si incamminò verso la folla che stava prendendo posto, per assistere all’attesa conferenza.




@hime

 
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