Mielandia — sabato pomeriggio
«...dicono sia la Casa Stregata più temuta dal mondo magico. O almeno una delle più infestate.» Il tono di voce appariva piuttosto concitato, a tratti con una nota di entusiasmo che mal s'accostava all'argomento: case stregate, spettri, spiriti, tutto concretizzava una conversazione che di per sé avrebbe fatto spaventare ogni studente alle prime armi e che, per qualche folle, meravigliosa ragione, non appariva affatto condizionare la persona ch'era con lui. Camminavano a passo spedito, l'uno accanto all'altra – Oliver stringeva una copia di giornale nella mano destra, la pagina d'anteprima dedicata ad una dimora all'apparenza sempre più avvelenata dall'occulto, immagini confuse di lampi di luce e d'ombra, di specchi in frammenti e di mollicci rinchiusi nell'armadio; nell'altra mano, cullata al petto, accoglieva il volume
Spiriti e Spettri del Mondo Magico di Viktor Haunt, di gran lunga uno dei titoli più avvincenti dell'ultimo periodo e più indicati per la discussione in atto. Agghindato con un montgomery lunghissimo, interamente color inchiostro e con appena pochi alamari d'argento, Oliver – a detta di Penny – somigliava ad un "candelabro", il cui riferimento gli sfuggiva tuttora.
Con una borsa a tracolla, in tinta nera, procedeva lungo i confini del Castello di Hogwarts, superando così rapidamente i giardinetti e oltrepassando in breve i cancelli. Lo sguardo severo del Custode, poco dopo, gli sembrò quantomeno esemplare per l'occasione – sentì sulla schiena il maleficio di Gazza, la deliziosa promessa di essersi invischiato in qualcosa più grande, tenebroso e di certo
pericoloso. Da parte propria, invece, Oliver non credeva di essere mai stato così partecipe: i sensi già in allerta, il cuore in tumulto, gustava il momento che avrebbe offerto conferma alle più fantasiose, oscure teorie. La tappa del loro viaggio, d'altronde, iniziava appena dal Villaggio di Hogsmeade.
«Hai con te tutto l'occorrente? Una scorta di dolci e via.» Nell'angolo che girarono, in effetti, le stradine acciottolate del sobborgo guidarono letteralmente verso il viale principale – ricordi antichi, più vividi di cicatrici, si dispersero in tormento d'eco. Passò via, ad un tratto più taciturno: lo sguardo vigile, il corpo nuovamente in tensione, finché la vetrinetta di Mielandia non lo accolse dolcemente. Il profumo dei pasticcini stregati soffiò come in un abbraccio familiare, il tempo di un sorriso e di un guizzo luminoso sul volto. Senza esitazione, spinse così la porta e lasciò gentilmente il passaggio libero. Seguì poco dopo, puntando immediatamente al bancone con i Cookie Monster. Ne parlavano tutti, al Castello. Già i primi biscotti giravano in più tasche, mandando in delirio studenti e docenti per gli effetti stravaganti che portavano con sé.
«In alto, attenzione!» Nugoli di pipistrelli dalle forme più variopinte – come pupazzetti, a conti fatti – volteggiavano freneticamente da un punto all'altro della pasticceria, talvolta calando a picco sui clienti. Oliver avrebbe giurato di aver appena adocchiato un mostriciattolo strappare via un intero sacchetto di dolcetti dalle mani di uno studente un po' distratto.
«C'è solo l'imbarazzo della scelta.» Colori, visioni, sortilegi, tutto sfumava per la gioia assoluta del palato, ancor più per chi – come lui – goloso di natura. Tentato di poggiare le mani sul vetro, così simile ad un bambino in festa, si lasciò catturare dall'aroma zuccherino che soffiava tutto intorno. Zucche di marzapane, zampette di cioccolato, fantasmi di glassa e vaniglia, ogni cookie poté trasportarlo in altri momenti – l'immagine di Fred, un tempo sempre con lui, gli scaldò il cuore. Mai avrebbero saltato un'iniziativa simile, mai.
«Jul, ciao» chiamò il nome della concasata, adocchiandola dietro il bancone alle prese con così tanti mostriciattoli e clienti da non distinguerne la differenza – almeno per Oliver. Nel cenno di saluto, attese così il proprio turno.
«Vi siete superati questa volta, complimenti davvero. Vorrei trasferirmi qui, dici sia possibile?» Scherzò al volo, consapevole di dover sbrigarsi prima d'essere travolto dagli altri. Lasciò eventualmente che la persona con lui procedesse in anticipo, con gentilezza. Cercando di sistemare giornale e libro nelle tasche interne del cappotto, proseguì infine ad un ordine sempre più... cospicuo. Desiderò provare tutti i cookie, preparandosi in fretta al pagamento.
«A presto, grazie.» Lasciò scivolare un galeone extra di mancia sul bancone, strizzando l'occhiolino verso la concasata. Il gadget in omaggio rese tutto ancor più appassionato. Già verso l'uscita del locale, aveva l'acquolina in bocca.