THE LONG AND WINDING ROAD △ BUENOS AIRES, ARGENTINA, 2 LUGLIO
ELOISE LYNCH △ PS 287 PC 170PM 190 EXP 50,5
E così la sua esperienza di studio all’estero ebbe ufficialmente inizio. Seguiva Rodrigo nei corridoi dell’UBA con lo stesso stupore di quando, matricola, aveva messo piede a Hogwarts per la prima volta. Ogni tanto si attardava, soffermandosi su qualche particolare architettonico o qualche umano da osservare, e quando tornava presente doveva fare una corsetta per tornare a mettersi al passo con il suo Virgilio. Come prima cosa si immobilizzò davanti alla statua di Nandù, che rappresentava l’Università. Non la colpirono tanto le sue dimensioni gigantesche, né quella sua aria da struzzo incattivito: ciò che la fece fermare fu lo stupore di vedere un unico simbolo, e non quattro. Questo voleva dire forse che gli studenti non erano divisi in Casate? Che non competevano? Che non erano costantemente in contrasto? Mentre raggiungeva Rodrigo, si appuntò mentalmente di approfondire l’argomento.
Si soffermò su un capannello di studenti occupati in una raccolta firme, indugiò su una scala di marmo dall’aria regale, e infine si appuntò mentalmente la posizione dei bagni. Giunsero davanti alla sede del giornale che Eloise ancora rimuginava sulla struttura senza Casate, ma quando vide quello spettacolo inaspettato non ci furono altri pensieri a distrarla.
«Ma allora è questo il giornale per cui lavori!» Aveva pensato che si trattasse di una testata esterna, ma non capiva come una ragazza giovane come Agata potesse essere caporedattrice. El Juez sembrava a tutti gli effetti una testata importante, ma ora era tutto più chiaro.
Senza farsi pregare, mosse qualche passo per la stanza, inspirando soddisfatta l’aria che si respirava lì. C’era odore di inchiostro e di carta stampata, lo stesso di Bibliomagic o delle pagine di un libro nuovo. Indugiò con lo sguardo sulle presse, sull’inchiostro fresco ancora lucido, sulle parole stampate di un nero intenso. Poi rivolse un cenno ad Agata, senza avvicinarsi a lei per timore di distrarla dal suo lavoro.
Si voltò a osservare l’altra parte della stanza solo in un secondo momento. Sentiva che avrebbe trovato qualcosa di speciale, e aveva fatto di tutto per concentrarsi sul giornale senza svelare con lo sguardo altri dettagli sulla seconda metà. E aveva fatto bene: quando il suo sguardo sfiorò l’attrezzatura tecnica della radio rimase estasiata, letteralmente a bocca aperta.
Pannelli fonoassorbenti composti da conetti di gommapiuma, di un colore grigio scuro. Microfoni fissati alle aste grandi quando un gelato di Fortebraccio, e protetti da parasputi rotondi. Casse gigantesche da cui usciva una voce maschile, e cavi che passavano ovunque, e cuffie, e dischi su dischi, di ogni genere musicale e preferenza.
Sentì un brivido percorrerle le viscere.
Non aveva mai visto una radio vera, o professionale, ma questa lo sembrava davvero. Si avvicinò al punto da cui stava parlando lo speaker, e si soffermò prima sul mixer - una distesa di bottoni, levette e manopole di cui non conosceva la funzione - e poi su di lui. Quello che il master descriveva come uno stile trasandato era, per Eloise, il massimo della
coolness. Lei, così abituata a doversi slacciare la cravatta per darsi un tono, trovava quei pantaloni larghi e quel cappellino al contrario qualcosa di esageratamente stiloso. Le sembrava che in qualche modo si incastrasse tutto alla perfezione, insieme alla chioma scompigliata e ai piercing sul sopracciglio. C’era qualcosa di strano se le era appena venuta voglia di farsi un piercing lei stessa non appena fosse uscita da lì? Era davvero una strana sensazione.
Fatte le presentazioni, sbrigarono rapidamente le incombenze formali. (Sì, vengo dall’Irlanda, ah, non ci sei mai stato?, dovresti venirci, anche qui è molto bello, hai sempre vissuto a Buenos Aires, sì sono arrivata proprio ieri, mi sembra incredibile.) Molto presto si lasciarono i convenevoli alle spalle, e la proposta di parlare ai microfoni la colpì senza che Eloise fosse preparata.
Parte della motivazione che la spinse ad accettare la sfida fu dovuta al suo spassionato desiderio di mettersi in mostra davanti a Juan. L’altra parte era il sincero interesse verso quel mezzo di comunicazione che conosceva molto poco. Così, dopo aver chiesto a Juan la traduzione di un paio di parole, e aver accennato a un “prova, prova” per controllare i livelli del suo audio, inforcò le cuffie e fece un cenno di intesa allo speaker. La musica sfumò, e lei entrò a parlare un po’ bruscamente.
«Buongiorno UBA! Questa era Simo Salvador dei Chicos Magicos, un successo fresco dell’estate! Se vi state chiedendo perché la voce di Juan è cambiata, ve lo spiego subito: gli ho rubato il posto per qualche secondo perché ha avuto una necessità impellente dopo aver sentito questa canzone! Io sono Eloise, sono arrivata oggi e non vedo l’ora di scoprire l’università. Mi risentirete presto perché da oggi in avanti sarò anche io una speaker di questa radio! E ora vi lascio con Bones in Brine degli Skull&Roots, una canzone decisamente più dignitosa. Ve la dedico!»Quando il volume della radio andò a sostituire il suono della sua voce, Eloise si sfilò le cuffie e si girò verso Juan, guardandolo con aria tanto furbesca quanto stupita.
«Ero sinceramente convinta che mi avresti strappato il microfono» Gongolò, soddisfatta di quel battesimo del fuoco.
Che ruolo pericoloso poteva avere una radio in un contesto universitario?! Non c’era niente del genere a Hogwarts, né tantomeno un giornale: il massimo che poteva succedere era che qualche studente si mettesse a collaborare con il Profeta, in modi più o meno legali. Quel canale di diffusione di notizie, la possibilità di dare voce agli studenti, la vastità di argomenti che si potevano trattare - erano su un piano totalmente diverso, più autonomo e più consapevole.
E poi la radio le piaceva proprio in quanto radio. Era un mezzo di comunicazione che permetteva una comunicazione intima e personala, che faceva leva sulle vibrazioni sonore per scuotere chi, altrove, stava ascoltando.
Il tour della scuola proseguì con lo stesso ritmo di poco prima - Rodrigo indicava qualche punto di interesse, Eloise si attardava, poi corricchiava per recuperare la sua posizione. Delle sculture moderne che incrociarono, alcune la affascinarono, di altre non riusciva bene a capire cosa rappresentassero. A una assegnò addirittura un soprannome - lo smutandato - perché sembrava una figura umana sorpresa a braghe calate.
Pur sentendosi forte nella sua abilità a orientarsi, e avendo una discreta passione per mappe e architettura, sentiva la necessità di approfondire meglio la struttura generale dell’edificio. Avevano svoltato troppe volte e non era sicura di riuscire a tornare alla sede del giornale e della radio. E certe porte e corridoi sembravano proprio delle ghiotte scorciatoie…
«Ah, intransigente, eh? Potevi dirmelo prima…» Sogghignò, scherzosa. Non si aspettava di iniziare proprio con una delle materie che non conosceva, ma visto che l’idea del teatro la incuriosiva, era pronta ad accettare la sfida.
Entrò in aula silenziosamente e avanzò rapida sotto le volte elaborate, scendendo fino al palco con lo sguardo fisso avanti per studiare la situazione. Quando arrivò, salì le scalette, salutò e andò subito ad accomodarsi dove il prof le aveva indicato. In un primo momento si concentrò sulla figura di De La Fuente, un signore dal ventre rotondo e occhialetti da intellettuale. Gli occhi dietro le lenti sembravano vispi e intelligenti, e mentre spiegava saettavano per osservare tutti i membri della classe.
Il compito che le venne assegnato la lasciò allibita, ma le sembrò di capire che, come per la radio, da quelle parti si andasse subito al punto, senza rimuginare troppo e senza passare dalla teoria. Le sfuggiva come inserire degli incantesimi in un monologo teatrale potesse aiutarla a comprendere il teatro, ma lì era e a quelle regole doveva sottostare, e poteva riuscire a fare un atto di fiducia nei confronti di quel prof così poco convenzionale. Annuì, iniziando a rimuginare sul compito senza chiedere il permesso di poter parlare in inglese: il suo spagnolo era ancora troppo spigoloso per poter affrontare una prova del genere.
Letta la scheda con le istruzioni, si presentò ai suoi compagni di gruppo e rimase a osservare come avrebbero impostato il lavoro. Raquel, una ragazza dai capelli biondo cenere, le spiegò che in un primo momento ognuno avrebbe buttato giù le idee per la propria scena, e che poi si sarebbero confrontati per distribuire i ruoli secondari e capire cosa fare. Eloise recuperò carta e penna e rimase immersa nei suoi pensieri, prendendo qualche appunto generico su cosa dire o come giustificare gli incantesimi. Poco dopo, i suoi compagni si misero a fare brainstorming in spagnolo per tirare fuori qualche idea ulteriore per ognuna delle scene. Si confrontarono e decisero che direzione prendere, mezzo in spagnolo, mezzo in inglese, e tirarono giù un testo di massima da usare come traccia. Era un compito complesso, incastrare incantesimi, ruoli e trama, ma non era sola e la direzione che avevano deciso di prendere giustificava a sufficienza le ragioni del racconto. Quando finalmente furono pronti, aspettarono il loro turno e poi salirono sul palco.
Seguì le scene dei compagni con tensione in salita costante, certa che si sarebbe fatta una figuraccia. Notare i tentennamenti e gli imbarazzi dei compagni la rasserenò, e quando venne il suo momento decise che non avrebbe fatto né meglio né peggio di loro, ma che comunque sarebbe stato un brutto momento della sua carriera performativa.
Lei e i suoi compagni si disposero sul palco: tre a formare un capannello indistinto, lei poco laterale, Raquel più in là, distesa a terra. Quando furono pronti a iniziare, presero tutti un respiro, attesero il silenzio completo, e partirono.
INT. GIORNO - UFFICIO DELLA MINISTRA DELLA MAGIA SUDAMERICANA
Un gruppo di tre maghi discute a voce alta, il dialogo è incomprensibile ma si colgono i toni rabbiosi e si capisce qualche insulto personale. La Ministra, poco più in là, sta con le braccia incrociate e le dita che ticchettano sul gomito. Vicino a lei c’è un bollitore in funzione e una tazza pronta.
MINISTRA
Basta! Basta!
I maghi sono troppo coinvolti dalla discussione e non la sentono.
La Ministra si punta la bacchetta alla gola.
MINISTRA
Sonorous. BASTAAAAAAA!
I maghi si zittiscono.
La Ministra esegue un Finite Incantatem non verbale, che si percepisce soltanto dal gesto della bacchetta.
MINISTRA
Ora ascoltatemi.
Signor Baranda, lei è stato dipendente del Ministero della Magia Sudamericano per molti anni, ha fatto un servizio degno di lode, e se ripenso a quando le ho fatto il colloquio, quindici anni fa, penso che non mi sarei mai aspettata che un giorno saremmo arrivati a questo punto. Sono profondamente delusa.
La Ministra, visibilmente scossa, rabbrividisce. Si versa una tazza di tè e ci mette un goccio di latte. Punta la bacchetta verso la tazza ed esegue un movimento a spirale.
MINISTRA
Veronesi.
Prende la tazza, beve un sorso e guarda in faccia Baranda, che ha un’aria arrabbiata.
MINISTRA
Posso affermare con assoluta certezza che è stato lei a stuprare e uccidere Camila Pivaral, figlia del qui presente panettiere Pivaral, attualmente responsabile del catering del Ministero. E l’ha fatto durante uno dei nostri eventi istituzionali.
La Ministra prende un altro sorso di tè e sposta lo sguardo sul terzo membro del gruppo.
MINISTRA
Armando Munoz è assolutamente innocente. La sua unica colpa è stata quella di innamorarsi di Camila. Come lo so? Lo so perché Munoz ha un alibi - era a lavoro - e perché il corpo di Camila è ancora dentro il Ministero. Purtroppo non è solo scomparsa.
Il panettiere Pivaral scoppia in pianto.
La Ministra finisce il tè, posa la tazza e si liscia l’abito.
MINISTRA
Seguitemi, vi porterò lì.
Il gruppo inizia a muoversi compatto finché Baranda, dapprima titubante, resta indietro. La Ministra si ferma, lo guarda di sbieco e inizia a muovere la bacchetta verso la propria gola, in movimenti rotatori continui.
MINISTRA
Usignòlus.
Ho detto i seguitemi
Torna a voltarsi, Baranda è come ipnotizzato e il gruppo ricomincia a procedere.
MINISTRA
Ci stiamo recando in una zona segreta del Ministero, a cui hanno accesso dieci persone soltanto, gli Indicibili dell’Ufficio Misteri, un paio di impiegati e io, naturalmente. Il signor Baranda è uno di questi, e si è tradito quando, affranto, mi ha detto di non capacitarsi del fatto che Camila si fosse dissolta nella nebbia. Un’espressione particolare da usare in questo contesto, che ha me ha fatto venire in mente un luogo preciso.
Il gruppo raggiunge il punto di interesse, una stanza ampia in cui uno degli angoli è avvolto nella nebbia. Il panettiere Pivaral e il garzone Munoz hanno l’aria stupita.
MINISTRA
Strano vedere tanta nebbia in un posto del genere no? Dilàberis!
La sua bacchetta traccia un’onda da sinistra a destra, e dissolve la nebbia. Compare una porta.
MINISTRA
La porta che vedete è magica, e compare soltanto quando c’è necessità di vederla. Io ora ne ho bisogno, e quindi è comparsa per me. Questa chiave è una delle 10 copie esistenti.
Inserisce la chiave nella toppa, ma non entra.
MINISTRA
C’è qualcosa…
Baranda, approfittando della distrazione della ministra, inizia a scappare. La Ministra si volta, vede cosa sta succedendo, e subito punta la bacchetta verso i suoi piedi, tracciando una seconda onda da sinistra a destra, prolungandola il più possibile.
MINISTRA
Limos! Basta, Baranda, con i tuoi trucchetti! Ora resta qui e osserva!
Il fango scaturito dalla bacchetta si solidifica. La Ministra si volta nuovamente verso la porta e vi punta la bacchetta.
MINISTRA
Waddiwasi.
La chiave finalmente entra, la porta si apre e mostra un ambiente piccolo. A terra c’è un fagotto coperto da un lenzuolo. La Ministra, con aria impietosita, si inginocchia al suo fianco. Gli altri due si avvicinano lentamente, timorosi.
MINISTRA
Mi dispiace che siate costretti a vedere questo. Casalegnis.
Il lenzuolo si sposta, svelando il corpo senza vita di Camila, e va a piegarsi da un lato con cura. Il padre e l’amante trattengono il respiro e, alla vista del corpo, sono visibilmente scossi.
La Ministra china il capo con aria affranta.
MINISTRA
Cara Camila, cosa ti hanno fatto…
Tu sei figlia di questo paese, di una casa, di un amore che ti ha cresciuta e protetta; ma sei anche figlia di una società crudele e ingiusta, incapace di accettare la tua indipendenza, di lasciarti libera di fare le tue scelte. Giustizia sarà fatta, perché nessuno debba più subire soprusi per la sola colpa di esistere.
Io lotterò per te.
È una rappresentazione moderna della Pietà: il corpo di Camila sdraiato, la Ministra chinata su di lei.
MINISTRA
Lumos!
La bacchetta puntata verso l’alto, una luce zenitale che si sprigiona dalla sua punta e che illumina la scena dall’alto.
CONOSCENZE & DANNI |
Elementalista principiante: Aria △ Smaterializzazione Prima Classe Tutta Seconda Classe Tutta Terza Classe Tutta [Fattoriam Mutas Iracundia] Quarta Classe Tutta [Circumflamma Colossum Ignimenti Mucum Ad Nauseam Neptuno/Aqua Eructo Repsi Genitum] Quinta Classe Flagrate Stupeficium Sesta Classe Homenum Revelio Repello Incarceramus
Danni
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ATTIVO |
Addosso. Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida Anello della Gorgone Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi. Converse di Hermes Una volta indossate, con un solo breve saltello il possessore possa spiccare letteralmente il volo. In onore di Hermes, dio dei viaggiatori, queste scarpe mostreranno lateralmente un paio di ali da pipistrello. Non ci si potrà sollevare per più di 2 metri dal suolo, inoltre la durata dell'effetto è di massimo due ore di volo per poi precipitare se ancora sospesi. Dopo l'utilizzo, saranno semplici scarpe per 24h come tempo di ricarica ongdr. Valide anche in quest, ma massimo per tre turni. Orecchie Oblunghe Bussola malfunzionante appartenente al nonno. Oggetto dal mistero non svelato. Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana. Accessori non così utili Amuleto di Hermes Amuleti propiziatori, in bronzo ed argento, consacrati a diverse divinità appartenenti a varie epoche, che ne recano l'effigie sul fronte. Anello Vegvisir Il Vegvisir è un simbolo runico conosciuto anche col nome di "bussola runica". Aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi. Anello del giusto Anello decorato con un piccolo topazio che incanala l'energia ed aiuta ad indirizzarla al meglio. |