The long and winding road, Quest di BG

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view post Posted on 10/10/2022, 19:01
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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THE LONG AND WINDING ROAD BUENOS AIRES, ARGENTINA, 2 LUGLIO
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ELOISE LYNCH PS 287 PC 170PM 190 EXP 50,5
Partire per un posto caldo in una giornata piovosa e freddina era una vittoria inaspettataa. La garanzia di un addio lacrimoso e drammatico, romantico e molto britannico, si accompagnava a una speranza in attesa all’orizzonte. Tirando le maniche della felpa a coprire i palmi, Eloise si scoprì incerta su come salutare la sua famiglia, che l’aveva accompagnata a Heathrow con un’ambasciata quasi completa.
«Ci sono stati periodi a Hogwarts in cui non ci siamo visti per due mesi… O quasi. No?» Si sporse ad abbracciare suo padre e sua madre, uno alla destra e uno alla sinistra, appesa ai loro colli.
«Sì. Però non eri oltreoceano. Non combinarne troppe, ok?»
«La pratica per il collegamento via Metropolvere è in corso, ti terremo aggiornata. Fa’ buon viaggio, tesoro.»
«Sì, papà. Grazie, mamma. Jared, hai qualche raccomandazione?»
«Non accettare caramelle dagli sconosciuti, soprattutto se sembrano Merendine Marinare.»
«Sì, mi hanno detto che sono pessime.» Lo strinse forte, lasciandosi dare leggere pacche in testa.
Poi fu la volta della nonna. «Sarà un’avventura meravigliosa. Promettimi di sfruttare ogni momento e di non guardare indietro neanche un istante.» «Lo prometto solennemente.» Strinse anche lei, cogliendo il guizzo di una lacrima nel suo sguardo.
«Allora ciao. Fate i bravi!» Recuperò il suo trolley - era davvero strano viaggiare senza il baule ma con quegli arnesi compressi da Babbani! - ma lo Statuto di Segretezza voleva così.

I mezzi di trasporto babbani erano un’opzione estremamente scomoda, lunga e faticosa, ma quel modo di viaggiare aveva anche qualcosa di affascinante. Fin dall’arrivo all’aeroporto aveva notato le tecnologie più arzigogolate per compiere azioni che la magia avrebbe reso banali: nastri semoventi prendevano le valigie e le trasportavano via; torce luminose puntavano sui codici quadrettati dei biglietti ed emettevano un allegro “bip” quando il passaggio veniva approvato; c’era persino un portale magico che non smise di suonare finché non le venne suggerito di attraversarlo a piedi scalzi. Tutto questo era molto, molto strano.
Dal momento in cui aveva salutato i suoi genitori, Eloise aveva ricontrollato compulsivamente il foglietto su cui aveva annotato le indicazioni utili per il suo arrivo: non c’erano balie a cui fare affidamento, e la buona riuscita di quell’impresa dipendeva solo e soltanto da lei. Anche adesso, seduta sul suo sedile stretto con la cintura allacciata, si concesse di dare ancora una sbirciatina.
Dimora di Cassandra Alvarez, Buenos Aires, recitava. Seguivano una serie di numeri utili da contattare per le esigenze più disparate, e delle indicazioni per raggiungere il luogo dal centro di Buenos Aires. Sperava di non doversene servire, visto che ci sarebbe stato qualcuno ad aspettarla all’aeroporto Pistarini.
Scegliere la meta e trovare un istituto che accogliesse maghi stranieri non era stato banale. Era tanto tempo che Eloise coltivava il desiderio di un viaggio studio, e le mete che avrebbe voluto raggiungere nella vita erano infinite. Aveva scelto di partire per l’Argentina un po’ a casaccio. Aveva letto un libro che parlava delle maestose architetture - magiche e non - argomento che l’aveva affascinata fin da quando aveva scoperto la storia dei suoi nonni; e poi voleva sfidarsi a imparare una nuova lingua. Non era mai stata così lontana da casa, e non aveva idea di cosa aspettarsi dall’altra parte del mondo.
Per sicurezza, si era portata dietro una serie di gingilli e talismani: lo scopo era di esorcizzare la nostalgia di casa e dei suoi, anche se non avevano una vera e propria utilità. Almeno, non occupavano troppo spazio in valigia.
Tornò a infilare il foglietto in tasca, contorcendosi sul bracciolo alla ricerca di una posizione più comoda, e colse solo allora la vista che il finestrino angusto le regalava. Aveva passato il decollo con lo sguardo sbarrato davanti a sé, pregando tutti gli dei dei celti e dei normanni, dei cristiani e degli antichi greci, di aiutarla a non vomitare, e solo ora si rendeva conto di quanto erano lontani da terra.
La cosa la eccitò: neanche nei suoi sogni più selvaggi riusciva a librarsi così in alto da terra, e sebbene la sua connessione con l’aria le avesse donato la capacità di raggiungere altezze vertiginose, con gli aerei non c’era competizione. Le sue mani strinsero i braccioli, il fermento e la voglia di provare che le facevano ribollire il sangue.

Riconquistò lo schienale del sedile solo dopo un po’, quando lo sguardo perforante della sua vicina di posto aveva iniziato a farsi insistente. Era una signora paffuta, dal volto roseo, l’aria irlandese e lo sguardo allegro. Il modo in cui teneva le mani - appoggiate sul grembo, una sull’altra - le dava un aspetto saggio e pacifico.
«Primo viaggio in aereo?» Doveva avere un’età compresa tra sua madre e sua nonna, constatò osservandola meglio. E sembrava decisamente più a suo agio di lei.
«È così palese? Mi sto già chiedendo come si fa a sopravvivere in questa posizione per così tante ore!»
«A un certo punto il didietro diventerà talmente piatto che sembrerà un tutt’uno con la seduta, non ti preoccupare, vedrai!»
La signora, che aveva una discreta voglia di chiacchierare, veniva dalla contea di Limerick e stava andando a trovare suo marito, di stanza a Cordoba per lavoro. Fu difficile comprendere di cosa si occupasse, ma Eloise sfruttò il suo faccino giovane per giustificare la sua ignoranza quasi totale per tutto ciò che riguardava la parte tecnica del mondo Babbano.
La tecnica non funzionò altrettanto bene quando si mise a sbirciare la signora che trafficava con lo televisorino che stava davanti a ogni sedile. «E io che pensavo che voi giovani smanettaste con queste robe a ogni ora del giorno!» Visti i suoi ripetuti viaggi, lei era abbastanza disinvolta.

Tra film ridicoli, letture immersive, innumerevoli tappe pipì e pisolini non fu troppo difficile sopravvivere al viaggio. Eloise si risvegliò in un sobbalzo mentre l’aereo iniziava la sua discesa, e subito la sua mano scattò a ricontrollare la presenza del sacro foglietto.
Gli spostamenti successivi furono noiosissimi. L’attesa di alzarsi dal posto, l’attesa del pulmino, l’attesa del bagaglio. Un po’ rintronata dal sonno sconnesso, un po’ abbagliata dal sole caldo, un po’ incuriosita dalle diavolerie Babbane, attraversò quei momenti con pazienza sorprendente.
Quando attraversò l’ultima porta che segnava la fine di quel surreale mondo aeroportuale, tuttavia, tirò un sospiro di sollievo, ripromettendosi di cercare una Passaporta con largo anticipo per il ritorno. Con lo zainone sulle spalle e il trolley al seguito, Eloise Lynch prese a guardarsi attorno alla ricerca di un segno riconoscibile, o del suo nome scritto su un cartello.

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CONOSCENZE & DANNI
Elementalista principiante: Aria
Smaterializzazione
Prima Classe Tutta
Seconda Classe Tutta
Terza Classe Tutta [Fattoriam Mutas Iracundia]
Quarta Classe Tutta [Circumflamma Colossum Ignimenti Mucum Ad Nauseam Neptuno/Aqua Eructo Repsi Genitum]
Quinta Classe Flagrate Stupeficium
Sesta Classe Homenum Revelio Repello Incarceramus

Danni
ATTIVO
Addosso.
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Amuleto di Hermes Amuleti propiziatori, in bronzo ed argento, consacrati a diverse divinità appartenenti a varie epoche, che ne recano l'effigie sul fronte.
Anello Vegvisir Il Vegvisir è un simbolo runico conosciuto anche col nome di "bussola runica". Aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello del giusto Anello decorato con un piccolo topazio che incanala l'energia ed aiuta ad indirizzarla al meglio.
Anello della Gorgone Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.
Converse di Hermes Una volta indossate, con un solo breve saltello il possessore possa spiccare letteralmente il volo. In onore di Hermes, dio dei viaggiatori, queste scarpe mostreranno lateralmente un paio di ali da pipistrello. Non ci si potrà sollevare per più di 2 metri dal suolo, inoltre la durata dell'effetto è di massimo due ore di volo per poi precipitare se ancora sospesi. Dopo l'utilizzo, saranno semplici scarpe per 24h come tempo di ricarica ongdr. Valide anche in quest, ma massimo per tre turni.

In valigia.
Orecchie Oblunghe
Caramella d’Illusione
Cappa Elementale Effetto: Riduce i danni degli incantesimi che utilizzano il potere di Fuoco, Acqua, Terra ed Aria ed amplifica la forza degli incantesimi lanciati dal possessore di questo oggetto, a patto che siano incantesimi elementali. [+3 PS, +8 PC]
Bussola malfunzionante appartenente al nonno. Oggetto dal mistero non svelato.
Mappa Stellare mappa che, se sfiorata con la punta della bacchetta, riproduce la porzione di Cielo corrispondente alla posizione dell’osservatore, mostrando Costellazioni e Pianeti. Utile per orientarsi e comprendere la propria posizione in qualunque situazione ci si trovi o semplicemente per godere della vista delle Stelle, qualora non fossero visibili. Due colpi di bacchetta faranno tornare la pergamena bianca.
Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana.
Collana Fading in the Dark Permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
Guanti del minatore Garantiscono una presa saldissima, pressoché impossibile da staccare se non da colui che li indossa. + 2 PS
Pipa dello zio Zonko + erba



A questo giro l’inventario non poteva che essere corposo, El ha un’intera valigia piena di roba utile.
 
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view post Posted on 2/11/2022, 22:49
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Il Fato

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L’aeroporto Pistarini, per gli amici “aeroporto di Ezè”, è stato luogo di gioie e dolori.
Eloise probabilmente non lo sapeva e mai lo avrebbe saputo, ma quella imponente infrastruttura era stata una delle principali attrazioni degli anni quaranta per le famiglie dell’epoca, un gioiello che sanciva il progresso di una società che fino a quel momento era rimasta nelle retrovie e che a stento riusciva a racimolare viveri.
Oltre a ciò, quell’aeroporto era stato emblema di ideologie politiche; luogo di una oscura storia che, purtroppo, aveva sancito panico e morte e che quel popolo aveva provato a dimenticare con il sudore della fronte.
Difatti, oltre ad una misera targa commemorativa, tutto era stato rinnovato; nella struttura si trovavano grandi archi di ferro, lamiere circolari dal taglio regolare che sancivano una linearità che oramai era diventata familiare in quel paese del Sud America e che veniva apprezzata in tutti e tre i terminal.

Aveva un grande zaino sulle spalle e un trolley facilmente gestibile Eloise; un cumulo di panni che sarebbero stati organizzati con difficoltà come i suoi pensieri durante quel viaggio che l’avrebbe vista protagonista e allo stesso tempo spettatrice di un teatrino a lei sconosciuto.
Superò l’ultima porta che portava all’esterno, l’ultima rete di ostacoli verso l’avventura e si trovò davanti a sé un mondo variopinto con un retrogusto di cibo buono ma pungente, difficile da comprendere.

In quel mare di camicie colorate e cappelli di paglia dalle fronde disparate un personaggio si distingueva dagli altri.
Moro e con gli occhi scuri, di certo un eccezione in quel Paese di persone con gli occhi azzurri e capelli chiari, osservava il flusso di persone arrivare verso di lui.
Una leggera maglietta a coprire il corpo muscoloso e tra le mani un cartello su cui vi era scritto un “Eloiz Linc” difficilmente apprezzabile.
Aspettava un cenno il ragazzo, un saluto da parte della Tassorosso per procedere verso la casa, la sua casa, la casa di sua madre Cassandra Alvarez.
In quei momenti non avrebbero parlato molto; lui si sarebbe offerto di portargli lo zaino fino a condurla verso la sua Seat nera dagli interni sporchi in cui aleggiava un intenso odore di giornali.
Si poteva capire da quel dettaglio che tipo fosse, magari lungo il tragitto con qualche domanda il tutto sarebbe risultato maggiormente evidente.
Un sorriso, una svolta verso una strada dissestata ma ampia. Mancavano ventidue kilometri alla destinazione, un lungo tragitto utile a conoscersi e a capire alcuni primi dettagli di quello sconosciuto e affascinante interlocutore.





Bene Eloise, scusami il ritardo ma sono certo che ora procederemo più spediti.
Ho preferito accelerare queste fasi per rendere il tutto più dinamico;abbiamo tanto da fare e poco spazio per creare.
Considerati già in macchina con lui. Ci sono delle domande da fare? Quali? A te la scelta.


 
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view post Posted on 30/11/2022, 20:16
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Eloiz Linch.
Un’esitazione, un ghigno, e la consapevolezza che quel cartello avrebbe potuto scriverlo Raven Shinretsu, che nei suoi registri sbagliava sempre il suo nome.
Procedendo con il trolley al seguito, Eloise si concesse un momento per osservare la persona che la stava aspettando prima che lui potesse accorgersene. Era un ragazzo ben piazzato, i cui capelli mori incornicavano il viso largo e aperto. Era parecchio più alto di lei, misurò a distanza, e i suoi tratti erano stati disegnati da una mano gentile. Le sopracciglia ben definite guidavano il suo sguardo, che era presente e attento.
Non ci volle molto perché lo spostasse su di lei e notasse la sua avanzata. «Hola!» Fece Eloise vivace, molleggiando gongolante per quella prima parola in spagnolo pronunciata in Argentina. Con audacia, aggiunse un «No, gracias…» al gesto con cui declinò l’offerta di trasporto valigie: ci teneva parecchio a essere autonoma negli spostamenti. Avrebbe voluto aggiungere che era tutto perfettamente incastrato e comodo da portare, ma non aveva ancora le parole giuste nel suo vocabolario. Non sapendo se lui parlasse o meno inglese, decise di approfittare della prima occasione buona per incalzarlo.
All’uscire dalle porte di vetro dell’areoporto si prese un momento per inspirare profondamente e assaggiare l’aria del posto. Non c’era niente di diverso dall’aria che aveva respirato appena scesa dall’aereo, ma abbandonare l’area dei viaggiatori a favore dell’area degli abitanti dava alla scena una nota solenne.
Si affrettò per raggiungere il suo accompagnatore e lo seguì nel dedalo di corridoi di macchine parcheggiate. La scelta di preferire un mezzo Babbano non la stupì particolarmente, visto che i posti con sufficiente privacy per Smaterializzarsi o prendere una Passaporta sembravano scarseggiare. Quell’esperienza completa di trasporti non magici le avrebbe permesso di vedere le cose con calma, e questo le andava bene.
Lanciò lo zainone e il trolley nel bagagliaio, rimanendo con un marsupio tenuto di traverso sulla spalla, che si portò sul petto quando si buttò sul sedile anteriore. La macchina, che non era nuova ed era impregnata del profumo della carta stampata, aveva un’aria vissuta e vivace. Le piaceva. «Tu sai il mio nome, Eloise, ma io non so il tuo. Come ti chiami?» Le palpebre socchiuse le conferivano un’aria leggermente sospettosa, ma allacciarsi la cintura fu sufficiente a comunicare che si fidava. Aveva parlato in inglese, e al porgere la domanda al ragazzo lo guardò dritto negli occhi.

Aveva dedicato scarsa attenzione all’architettura e al valore storico degli edifici che attraversava, riservando invece maggiore riguardo per le attività babbane che li abitavano. Ma ora, che la macchina si metteva in moto e si incanalava nel traffico di quel mondo nuovo, la sua attenzione era calamitata da ciò che passava oltre il finestrino. La strada dissestata era costeggiata da molta vegetazione, e i cartelli verdi che indicavano l’autostrada si rincorrevano con lampioni e guard rail. Eloise si sistemò meglio sul sedile, come a prepararsi al quell’ultima fase del viaggio: era il primo giro in quelle terre, un’occasione speciale che le avrebbe regalato sensazioni irripetibili. «Stiamo andando alla casa di Cassandra Alvarez?» Pinzando con pollice e indice una piega dei suoi pantaloni, si impose di non andare oltre. Aveva una valanga di domande che premevano per essere poste, ma non si concesse di farle esplodere. Non subito, almeno.
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view post Posted on 10/1/2023, 19:22
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<< Hola!>>

Rispose il ragazzo con fare sprezzante, mostrando un bel sorriso a trentadue denti alla ragazza.
Ad un occhio attento, sarebbe stato chiaro che il suo volto si contrasse in una smorfia infastidita al rifiuto dell’aiuto, d’altronde la famiglia Alvarez era fin troppo cordiale e faceva di tutto per aiutare i propri ospiti.

<< Sono Rodrigo!>>

Disse cercando di mantenere la felicità negli occhi e nella sua voce, mentre erano nei pressi della macchina.
Piccole sfumature di spagnolo si potevano percepire nel modo di parlare, ma non erano così evidenti. Probabilmente erano soliti ad avere studenti a casa e - di conseguenza- si erano dovuti organizzare per non avere solamente dialoghi elementari.

Mentre la macchina scoppiettava allegra in direzione della metropoli, affacciandosi su una Buenos Aires nel pieno del suo splendore, un intenso rumore di fogli si fece sempre più evidente, fino a che un giornale si piazzò sulle ginocchia della Tassorosso.
Il volto di Rodrigo si fece di un color rosso intenso, mentre non sapeva se proseguire la sua corsa o toglierle la carta stampata di dosso.

<< E..Scusami, mamma non vuole che tenga le stampe del giornale magico a casa. Dice che sono ingombranti ed esibizioniste: vogliono esser lette a tutti i costi.>>

Se Eloise avesse abbassato lo sguardo, sulla prima pagina del giornale, avrebbe potuto notare una serie di immagini mobili,alcuni titoli più o meno marcati e notizie più o meno spiacevoli.
Degne di nota come notizie sembravano esserci quella della “festa clandestina” che si stava organizzando al porto, quella dei corsi di Erbologia offerti da un’esperta del settore in vari parchi di Buenos Aires e delle insolite sparizioni nel quartiere Palermo, sia di giovani sia di anziani e la caccia ad un nemico senza volto che poteva anche essere il semplice fato.

Più avanzavano lungo il loro tragitto e maggiore era l’odore del mare.
La brezza cullava i loro corpi, portandoli ad essere rilassati lungo quel tragitto dove ogni tanto passava qualche scalmanato con un veicolo ben più potente del loro.
Nel giro di poco tempo arrivarono a destinazione.
Caballito era il nome del loro quartiere, Rivadavia la specifica zona.
Parcheggiando in maniera sbilenca vicino ad un marciapiede che portava ad un grande parco comunale, Rodrigo, scese dalla macchina per poi affidare il bagaglio alla sua legittima proprietaria.

<< Vedrai, non ci metteremo molto.>>

Disse, mentre attraversavano la strada per avvicinarsi ad una struttura ben più contemporanea, presentabile come un centro dagli interessi prettamente commerciali.
Indicandole uno Starbucks sulla destra, come se fosse la prima vera gioia offerta dai babbani, si avviò verso un parcheggio sotterraneo la cui insegna - dallo sfondo rosso e il colore del testo bianco - diceva a caratteri cubitali “NO AVANZAR”.
Facendo cenno di non preoccuparsi, proseguì in direzione del parcheggio e davanti a loro si presentò un’agglomerato esagerato di macchine, che portava a domandarsi come fosse possibile che tutte quelle persone stessero in quel posto in quello stesso momento.
Avvicinandosi ad una colonna dal colore verde pastello, il giovane, fece cenno alla ragazza di avvicinarsi, quindi disse:

<< Ecco a te le chiavi di casa Alvarez.>>

Una piccola maracas dello stesso colore della colonna venne offerta alla giovane, quindi muovendone un’altra, precisamente due volte in avanti, disse:

<< Ora possiamo entrare.>>

Nel momento in cui si faceva un passo all’interno della colonna, una forte luce avvolgeva il corpo, portando a chiudere gli occhi per un istante, quel piccolo barlume di tempo che bastava a condurre ad un ampio Attico moderno che si affacciava sul Parque di Rivadavia, proprio dove avevano parcheggiato.
Dall’alto si poteva vedere chiaramente il rinnovarsi di una città attorno a quella zona di verde.
C’era l’idea di base di avanzare con le infrastrutture e al contempo mantenere i luoghi tradizionali, come quel parco, dove continuano ad esser venduti i libri usati e bigiotteria di seconda mano.

<< Oooh Eloise. Como estas? Todo bien?>>

Domandò una donna con modi di fare premurosi e la faccia da mastino.
Cassandra Alvarez si presentò così ad Eloise, prendendogli senza il consenso la valigia dalle mani e guardando di sbieco suo figlio per non averla aiutata.

<< Yo soy Cassandra. Feliz di conoscerti.>>

Accompagnandola fino al punto desiderato, ossia la seconda stanza sulla destra dell’unico corridoio della casa, poggiò il bottino per domandarle:

<< Te gusta?>>

La stanza si presentava anonima, con un color azzurro sulle pareti che dava un chiaro senso di pulito.
Dal perimetro rettangolare, di fronte aveva un comodo materasso matrimoniale con una struttura di legno classico, sulla destra un piccolo armadio dove poggiare i vestiti e vicino la porta, precisamente sulla sinistra una piccola scrivania dai contorni minimali, utile per studiare.
Sul lato opposto dell’armadio vi era una piccola porta finestra con un balcone, utile per prendere aria più che per scappare senza permesso.
In quel momento, senza troppe chiacchiere, Rodrigo e Cassandra, avrebbero lasciato Eloise disfare i bagagli e riposare.
Nel giro di un paio di ore avrebbero mangiato qualcosa di tipico; sarebbe bastato per lei ritornare nella zona giorno, proprio dove erano comparsi, per poi trovare poco più avanti una tavola ben imbandita con agrumi di diverse tipologie.
Rodrigo e Cassandra sarebbero stati lì, per parlargli di quello che avrebbero fatto quella sera stessa.








Post lungo, ma necessario.
Sentiti libera di battere più o meno gli argomenti proposti, cercherò di darti risposta a quanto vorresti sapere nei modi più disparati.
In questo turno, hai la possibilità di modificare il tuo inventario attivo.
Ricordati di aggiungere temporaneamente la maracas verde: quando non la porterai sarà come se fossi senza le chiavi di casa.


 
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view post Posted on 10/3/2023, 12:01
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E così Rodrigo parlava un inglese fluido e comprensibile. Eloise sapeva che quello era un piccolo lusso, che presto avrebbe dovuto abituarsi alla musicalità dello spagnolo, ma questo metteva il suo primo impatto con l’Argentina su tutto un altro piano. Conoscere una lingua diversa - l’avrebbe imparato a suo vantaggio - apriva le porte a una cultura diversa. Le espressioni, le forme di pensiero e i modi di esprimere i concetti portavano con sé un sistema complesso, un sottosuolo significante e implicito. Definire savage qualcosa di bello dava un'idea dell'accezione positiva con cui certe situazioni pericolose o grezze venivano interpretate. Remando en dulce de leche per esprimere la difficoltà nell’affrontare una certa situazione dava un indizio sulle abitudini culinarie locali. Rodrigo poteva essere una prima chiave per iniziare a indagare su quel paese nuovo e ancora misterioso, un guardiano della soglia sospeso tra due mondi.
Sembrava una persona acculturata, o almeno fu questa l’idea che si fece quando il giornale le piombò sulle gambe, come un dono dal cielo. Ci mise un momento per associare il fruscio che accompagnava quella traversata all’oggetto che si era ritrovata addosso, e per passare dal fenomeno vissuto all’idea stessa di giornale. Questa non se l’aspettava; tuttavia, non esitò a dispiegarlo davanti a sé come aveva fatto infinite volte con il Profeta.
Il crepitio delle pagine di un giornale è un suono universale, constatò compiaciuta. E lo stesso valeva per le prime pagine fitte di titoloni e paragrafi e immagini in movimento, per il bisogno di comprimere più informazioni nel minore spazio possibile. Ma chi se li era inventati, i giornali? Perché avevano preso piede in tutto il mondo, in quella versione così conforme? Non ci poteva essere un modo alternativo?
Abbandonò il filo di quel pensiero solo nel momento in cui il suo sguardo indugiò sulle righe che parlavano di una festa clandestina, o almeno questo fu ciò che capì con il suo spagnolo immaturo.
«Beh, vuol dire che sono efficaci.» Rispose a Rodrigo, che per il suo modesto parere non aveva nulla di cui vergognarsi, anzi. «Lo curi tu?» Aveva un modo di fare modesto, e quel rossore che gli aveva imporporato le guance lo accentuava ulteriormente. Le piaceva, ma soprattutto le piaceva l’idea che fosse così appassionato da tenere tutti i giornali in macchina. Sarebbe stata una buona fonte di informazioni e di cultura.
Tornò a guardare il giornale, e nel tragitto restante alternò occhiate al paesaggio esterno allo sfogliare delle pagine ampie. Continuò a studiare gli articoli, focalizzandosi su qualche immagine e sulla notizia di alcune sparizioni, che riconobbe solo perché riconosceva desaparecer - i desaparecidos argentini. Sottopose a Rodrigo qualche domanda su ciò che vedeva (qualche decina di domande) - cosa c’è al porto di tanto interessante da farci una festa clandestina; chi è questo signore in questa foto; perché le case sono così basse; quanto è lontano il mare; quali sono le teorie dietro alle sparizioni. E così via.
Si interruppe quando parcheggiarono soltanto perché era il momento di cambiare prospettiva, mettersi in cammino e ricevere input del tutto diversi. «Questo posso tenerlo?» Il giornale in una mano, un sorriso innocente in volto: voleva iniziare da lì i suoi studi approfonditi di Buenos Aires, della sua cronaca e della sua cultura.
Recuperati zaino e trolley si accodò a Rodrigo, cercò di tenere il passo e allo stesso tempo osservare con attenzione lo spazio circostante. C’era un vago profumo di mare, simile a quello che permeava le vie di Galway, unito all’olezzo del traffico, all’odore di qualche albero del parco adiacente e del caffè. Superò lo Starbucks senza degnarlo di grosse attenzioni - era alla ricerca di qualcosa di più tipico e verace - e cercò di memorizzare i passaggi che l’avrebbero condotta alla dimora di Cassandra Alvarez. Il parcheggio, il no avanzar, la colonnina verde. Poi, la maraca dello stesso colore e i movimenti da registrare per sbloccare l’accesso.

Cassandra Alvarez le si parò davanti prima del previsto. Era preparata al suo arrivo e prontissima ad accoglierla, ma ciò che che colpì Eloise fu la sua parlata musicale, che aveva un’impronta di spagnolo più marcata di quella di Rodrigo, e la somiglianza con il figlio. Era giovanile, e la sua figura si fondeva alla perfezione con l’ambiente circostante, moderno e luminoso.
Mentre lo zainone le veniva letteralmente tolto di dosso rispose alle formalità senza avere l’occasione di mettere alla prova il suo spagnolo: in un rapido turbine si trovavano già sulla soglia di quella che sarebbe stata la sua stanza per i successivi due mesi.
Osservò l’ambiente con attenzione, indugiando con lo sguardo sull’armadio in legno, sulla scrivania spoglia, sull’inaspettato balconcino. «Mi sembra perfetta.» Le pareti carta da zucchero la rendevano accogliente e rilassante, e tuttavia per Eloise era comunque necessario un bel lavoro di personalizzazione.

Rimasta sola, Eloise si abbandonò per un attimo sul letto. Il lungo viaggio e il fuso orario si sentivano, ma sapeva che se si fosse sforzata un po’ per restare sveglia e prendere il ritmo locale sarebbe stato tutto più semplice. E poi, era troppo eccitata per dormire.
Per una manciata di minuti, in cui si limitò a respirare e a fissare il soffitto, iniziò a percepire i suoni e i profumi circostanti, l’aria vagamente salmastra, il traffico in lontananza, i passi nelle stanze adiacenti e la nota odorosa di qualche pianta sconosciuta. Era all’estero, era in mezzo a sconosciuti, era sulla soglia di un nuovo inizio. Aveva l’occasione di essere una persona nuova, creata da zero, e anche se sarebbe stata sempre se stessa, le possibilità che aveva davanti erano tante e ancora inafferrabili. Quali avventure si sarebbe trovata sul cammino? Quante cose pazzesche avrebbe visto?
Quelle domande la fecero scattare in piedi e iniziare una ricognizione approfondita. Aprì l’armadio e studiò ogni anta e cassetto, andò alla scrivania, osservò i muri, uscì in balcone, cercò il bagno più vicino. Iniziò a svuotare la valigia e riempire gli spazi cercando di adottare lo sguardo di chi era abituato a vivere lì. Chi aveva abitato quella stanza, prima di lei? Cosa ci aveva lasciato? Quali esperienze e quali fatti erano avvenuti lì?
Si sentiva un’investigatrice privata, tanta era la meticolosità che metteva nelle sue osservazioni, ma voleva capire quel luogo in fretta, e farlo suo.

Un’ora e mezza dopo, alle spalle una doccia calda e una stanza trasfigurata, tornò nella zona comune della casa. Ci mise un momento per orientarsi negli spazi: la luce era cambiata, l’abitazione era grande e lei era distratta da tutti gli input che le erano arrivati in poco tempo. Finalmente trovò la cucina, un ambiente ampio e spazioso, abitato da un tavolone, da Cassandra e da Rodrigo. «Eccomi. Serve una mano con la preparazione?» Superò la soglia osservando incuriosita gli ingredienti in tavola e appoggiò lo zainetto, già pronto alle peripezie promesse, sulla sedia più vicina. «Allora… Cosa ci aspetta stasera?»

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Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Anello della Gorgone Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.
Converse di Hermes Una volta indossate, con un solo breve saltello il possessore possa spiccare letteralmente il volo. In onore di Hermes, dio dei viaggiatori, queste scarpe mostreranno lateralmente un paio di ali da pipistrello. Non ci si potrà sollevare per più di 2 metri dal suolo, inoltre la durata dell'effetto è di massimo due ore di volo per poi precipitare se ancora sospesi. Dopo l'utilizzo, saranno semplici scarpe per 24h come tempo di ricarica ongdr. Valide anche in quest, ma massimo per tre turni.
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Bussola malfunzionante appartenente al nonno. Oggetto dal mistero non svelato.
Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana.
Maraca verde

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Amuleto di Hermes Amuleti propiziatori, in bronzo ed argento, consacrati a diverse divinità appartenenti a varie epoche, che ne recano l'effigie sul fronte.
Anello Vegvisir Il Vegvisir è un simbolo runico conosciuto anche col nome di "bussola runica". Aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello del giusto Anello decorato con un piccolo topazio che incanala l'energia ed aiuta ad indirizzarla al meglio.

 
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Non stava andando male quel primo giorno di viaggio.
Aveva conosciuto Rodrigo, l’intraprendente Cassandra Alvarez e ora si apprestava a vivere una nuova esperienza.
Gli bastò un’ora e mezza per sistemare la camera, riporre il giornale di cui si era appropriata e farsi una doccia rigenerante; un lasso di tempo condizionato da quella conscia voglia di fare che le rese l’attesa lunga un’eternità.
Quel senso di ignoto, il brivido nell’affrontare la novità, lo poteva percepire solamente lei; un’emozione travolgente che le riempiva il corpo e dava l’energia per fare molteplici azioni. Voleva muoversi, agire e presto lo avrebbe fatto.

<< Has descansado un pochito?>>

Domandò Cassandra mentre Rodrigo sembrava intento a prendere appunti su un foglio di carta a quadri.
Solo in quel momento, Eloise avvertì finalmente di essere libera, che le anime tese dei suoi coinquilini finalmente si erano sciolte per mostrare a lei il volto di quella famiglia.
Alla richiesta di aiuto Cassandra, che si era messa un grembiule per evitare di sporcarsi, alzò le mani per poi dire:

<< No, no! No es necesario! Terminado!>>

Sorridendogli le portò via le leccornie che aveva preparato a mano da sotto il naso e se ne andò in cucina, lì dove in pochi istanti iniziò a sentirsi un buon odore.

<< Non te dispiacere, fa sempre così >>

Disse Rodrigo senza troppi preamboli.
Matita poggiata sul volto, sguardo pensieroso, continuò a scribacchiare fintanto che non si degnò di dare risposta al quesito della Tassorosso.

<< Questa sera andremo a lezione de Astronomia al Planetario. Te gusta Astronomia?>>

Domandò mentre Cassandra ritornava sulla tavola imbandita con un centinaio di Empanadas.
Il forte odore di spezie e carne travolse la ragazza, la quale potè inspirare a pieni polmoni il gusto vivace dell’Argentina, la passione per il vivere.

<< El Planetario de Astronomia! E Agata? Viene?>>

Domandò Cassandra al figlio con estrema curiosità, il quale osservandola disse con sicurezza:

<< Cierto! Es la capo redattrice del giornal!>>




Mangiarono con gusto. Cassandra portò acqua, vino e diverse verdure cotte così che le Empanadas non fossero l’unica cosa che da fagocitare.
Si prepararono e con la solita macchina ricolma di giornali partirono alla volta del planetario Galileo Galilei.
L'edificio era una delle strutture più all’avanguardia di Buenos Aires. Composto da cinque piani, sei vani scale ed una sala d'osservazione alta 20 metri aveva come principale peculiarità una cupola semisferica ricoperta di alluminio riflettente.
Erano in pochi a sapere che quella cupola aveva caratteristiche magiche. I Babbani l’osservavano sicuri di essere davanti a un egregio lavoro della Società quando in realtà era la magia a permettere di osservare da quella cupola le stelle e i satelliti del sistema Solare, costellazioni e nebulose.

<< Hey Rodrigo!>>

Una voce dietro di loro diede vita a quella che non era altro che Agata.
La capo redattrice del giornale in quel caso sembrava essere una ragazza tutto pepe; occhi piccoli e azzurri, capelli ricci e scombinati aveva uno speso paio di occhiali dal quale si poteva chiaramente percepire l’astuzia.
Osservando Eloise con curiosità aggiunse:

<< Soy Agata, una amiga de Rodrigo! Eres el receien llegado a la casa de Cassandra?>>

In quello spagnolo fitto, scandì bene le parole per farle intendere che voleva sapere se era la nuova arrivata a casa di Cassandra.
Senza attendere risposta, lei e Rodrigo si mossero verso la grande struttura nel parco.
Per quella notte, il planetario si era trasformato nel pianeta Terra, attirando a sé solo studenti magici.
Era assurdo pensare con quanta abilità avessero creato un incantesimo repellente di quella portata, in grado di allontanare gli studenti babbani e permettendo solo ai maghetti di accedere al luogo.
Entrando in una stanza circolare all’ultimo piano, al cui centro vi era un globo che permetteva all’insegnante di muoversi nello spazio, Eloise sentì subito un odore familiare.
Era strano a dirsi, ma percepì un odore che le ricordò casa, quella famiglia che aveva lasciato per pochi mesi; il ricordo si ricollegò a Ned, Jared… a Nonna Cindy.
In quel momento di spiazzamento le luci si spensero e una voce dai contorni conosciuti e dal sapore etereo disse:

<< Salve a tutti, oggi parleremo di Architettura nello Spazio. >>





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Se descansarse voleva dire fare la trottola per la stanza senza riuscire a trattenere l’energia positiva che il salto prima dell’avventura le trasmetteva, allora sì, aveva descansato un poquito. Ma dato che poteva immaginare cosa si celasse dietro la domanda, inclinò la testa, stese le labbra in un sorriso tirato e sollevò la spalla sinistra con rassegnazione. Voleva dire che sì, ci aveva provato, ma che non aveva avuto grande successo. Era riuscita a rimanere distesa per tre minuti consecutivi, a dir tanto. Come avrebbe potuto fermarsi di più? Quella era la sua grande avventura, e lo stordimento dovuto al fuso orario non sarebbe bastato a distoglierla da quel che le stava succedendo.
All’esortazione di Cassandra rimase un attimo lì impalata, indecisa, a spostare il peso da un piede all’altro. Seguirla e aiutarla, ma imporle la sua presenza, oppure ascoltare le sue indicazioni, ma lasciarla sola a sbrigare le faccende? Fu il fa sempre così a convincerla a prendere posto, a farle accettare quella danza confidenziale e familiare. Scelse una sedia vicina a Rodrigo e ne approfittò per dare una sbirciatina al foglio che aveva davanti: non aveva capito esattamente se fosse un giornalista, un redattore, un fattorino, ed era intenzionata a scoprirlo. «Di cos’è che ti occupi tu, al giornale?»
Il ritorno di Cassandra al tavolo fu una fonte di gioia doppia: primo, si scoprì famelica come dopo un allenamento il Quidditch, e il cibo portato dalla strega aveva un profumo invitante; secondo, una gita al Planetario era meglio di quanto potesse chiedere. Aveva immaginato che si sarebbero diretti al centro della città - sempre che Buenos Aires avesse un centro - ma ora che stava calando la sera rivolgere uno sguardo al cielo poteva essere un’ottima idea. «Sì, sì, me gusta!» Si adeguò a quella lingua ibrida, incapace di trovare parole adatte a esprimere le idee che aveva in mente in spagnolo. «Non seguo il corso de Astronomia della mia scuola, ma ho fatto una lezione speciale che mi è piaciuta molto. La professoressa che insegna ahí è muy brava…» E la lezione sull’equinozio di primavera era stata speciale. In effetti, se sapeva qualcosa su equinozi e solstizi era proprio grazie a quella lezione e al ballo di pochi giorni prima. Un’immagine fugace le attraversò la mente: Niahndra intenta a fare fascette d’erba per le tradizioni di Hameeda. Doveva scriverle delle prime impressioni di quel viaggio prima che sbiadissero nella nuova quotidianità.
Tornò da questa parte di mondo per servirsi una delle empanadas, per bere un sorsetto di vino e riempirsi il piatto di verdure. «Anche se le stelle in questo emisfero sono diverse, no?»
A un primo morso e scoprì sul palato una commistione di gusti completamente nuovi e imprevisti. Complessivamente le piaceva: non capiva bene cosa stava mangiando, non riusciva a distinguere le singole sfumature e isolare i sapori, ma sentì che si sarebbe presto abituata.

Il Planetario Galileo Galilei la lasciò letteralmente a bocca aperta. La struttura, moderna e dalle forme armoniche, si specchiava sul lago antistante, dando l’impressione di trovarsi davanti a un’architettura impossibile e svincolata dalle leggi della fisica. La cupola luccicava nei riflessi della notte, e i finestroni di vetro illuminati suggerivano l’attività vivace che lo abitava.
Una voce alle loro spalle e il successivo scalpiccio annunciarono l’arrivo di Agata, la caporedattrice del giornale di Rodrigo. Com’è che si chiamava, poi, il giornale? Eloise cercò di ricordare il titolo che aveva letto solo poche ore prima, ma non le venne in mente.
Sorrise, indugiando con lo sguardo su quella figura vivace. Sembrava giovane, e se ricopriva il ruolo di caporedattrice significava che si era data un gran da fare per arrivarci: o almeno, questo era quel che le suggerivano i suoi occhietti astuti e il suo atteggiamento presente e consapevole. «Hola, yo soy Eloise. Feliz de conoscerte, sì, estoy viviendo…» Si interruppe, rendendosi conto che Agata aveva già finito di ascoltarla. Ruotò leggermente verso Cassandra, come a chiederle spiegazioni di quello scambio rapidissimo, ma la donna guardava verso il Planetario e sembrava pronta a incamminarsi.

Il suo ingresso all’ultimo piano fu con il naso all’insù. Ammaliata e a bocca aperta, osservava la volta tondeggiante ancora spenta, immaginando come sarebbe stata da accesa e piena di stelle. Lei, che aveva osservato la volta dalla Torre di Astronomia centinaia di volte (questo era uno dei vantaggi di un passaggio segreto privato che poteva condurla fin lì!), non era mai andata più nello specifico. Quello invece era un luogo professionale, ricco di scienziati, stracolmo di persone: Atena McLinder avrebbe potuto perdere la mandibola in un posto del genere. E chissà cosa sarebbe successo durante l’evento! Avrebbero fluttuato in mezzo alle stelle? Avrebbero individuato costellazioni e schemi con fili luminosi di magia pulsante? Avrebbero potuto sfiorare il cielo per davvero?
Era completamente immersa in quei pensieri quando un odore familiare la distolse dal flusso, facendole sbattere le palpebre e calamitando la sua attenzione all’altezza del terreno. Sapeva d’estate irlandese, di boschi e di mare, di infanzia, di corse con i suoi fratelli e di chiacchierate con la nonna. Quel dettaglio andò a infilzarla proprio dove la nostalgia aveva origine e la mise in allerta; si voltò verso destra come per seguire un indizio, cercando di individuare in mezzo alla folla la fonte di quel richiamo. Ma come poteva sperare che fosse lampante, che udito e vista si fondessero in un una realtà univoca, che tra quei volti di studenti qualcuno potesse spiegarle il fenomeno?! Non vide nulla di significativo, e poi le luci si spensero, impedendole di indugiare oltre.
Forse non era il momento di lasciarsi distrarre.
Quando la voce parlò Eloise raddrizzò la schiena in un automatismo da inizio lezione, come se quel gesto potesse aiutare la concentrazione. Colse qualcosa, in quel tono misterioso e pacatp, ma l’Architettura dello Spazio era abbastanza affascinante da distoglierla da pensieri secondari e di passaggio.

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view post Posted on 7/7/2023, 07:45
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In quel contesto, tutto scorreva velocemente.
Era arrivata, aveva mangiato e ora si trovava ad affrontare la sua prima visita.
Una lezione poco convenzionale, alla cui materia non era particolarmente legata, ma che iniziava insolitamente a ricordagli il nonno.

Il tempo passava veloce, cosi come quei discorsi che aveva intrapreso prima con Rodrigo e sui quali non si erano troppo soffermati.
Come mai il ragazzo non si era prodigato nel parlargli con maggiore cura del giornale per il quale faceva l’Inviato e scrittore? Come mai non avevano parlato tanto del “El Juez” il cui stile di scrittura sembrava saltare sempre alla mente alla Tassorosso?

Sembrava come se in Argentina non fosse possibile rallentare e respirare; era un via vai di emozioni, veloce e inarrestabile,travolgente, come i suoi cittadini, calorosi e passionali.
In quello scorrere di eventi, ora era calata l’oscurità e l’eterea voce riprese a parlare.

<< Per secoli abbiamo pensato che lo spazio fosse una struttura creatasi casualmente, una campana sopra alle nostre teste in cui abbiamo trovato oggetti celesti.
Ma se non fosse così?
Se ci fosse qualcuno in cielo che avesse dipinto per noi questo quadro? Che con minuzia si fosse divertito al fine di sorprenderci?>>


Davanti ai ragazzi, il planetario prese vita e diverse luci iniziarono a lampeggiare sopra le loro teste.
Le stelle, quelle lontane migliaia di kilometri, si avvicinarono alle loro giovani viste, a quegli occhi famelici.

<< Guardate, non vi sembra assurdo che alcune rotazioni si compiano ciclicamente? Che alcuni fenomeni bisogna aspettarli un preciso numero di anni affinché avvengano?
Potrebbe essere pura casualità, ma anche matematica, leggi scientifiche mostrate ai nostri occhi senza che ci venga fornita una vera e propria spiegazione. >>


Una tabella apparì a loro mostrando la monotonia dello spazio, quel verificarsi di eventi ripetutamente dopo un lungo lasso di tempo anche per fare in modo che alcun babbano si insospettisse.

<< Spesso si parla di architettura nello spazio, della creazione di un sistema a noi sconosciuto anche al di fuori dei normali vincoli canonici.
Creazione di strutture in un luogo dove la materia si muove, dove tutto è costantemente in mutazione, dove perfino il tempo non è più una costante ma una variabile mutevole.>>


Ci fu un’esplosione, una sinergia di colori.
In molti esclamarono sorpresi, altri applaudirono; quell’esperienza era partita con dei toni talmente decisi da averli immersi in quello sprazzo di vita.

<< Ad un occhio poco attento sembrerà di trovarsi in una gabbia, senza via di uscita, ma ricordate non basterà molto per orientarvi.
Anche lo spazio fa eco e se l’eco si trova nello spazio vuol dire che vi è qualcosa che lo fa risuonare. L’importante è raggiungere la fonte di rumore, ciò che fa sorgere l’eco.>>


Ci fu silenzio, poi la voce cambiò.
Una signora attempata, probabilmente la Docente, iniziò a spiegare le strutture geometriche presenti nello spazio, le costellazioni nelle quali si potevano rinvenire forme architettoniche soffermandosi per lo più sull’emisfero australe, quello di loro competenza.
Finita la lezione,Eloise, poteva dire di saperne abbastanza sull’emisfero australe, in particolar modo delle costellazioni del Centauro e la Croce del Sud.

***

Finita la lezione, Rodrigo e Agata, si avviarono con la Tassorosso verso la macchina.
Il buio aveva iniziato ad avvolgere il parco e in quel mood potevano parlare di quanto li aveva visti coinvolti.

<< Ti è piaciuta la lezione? >>

Domandò Rodrigo, sforzandosi di mettere da parte il suo spagnolo.
Sembrava volesse cercare di sfruttare la presenza di Eloise anche per imparare, per migliorare quanto sapeva già fare.
Nel mentre Agata, disse:

<< Sapete el planetario me gusta mucho, solo che mi viene un poquito di paura a pensare a quanto sia grande l’Universo.>>

In quel momento, gli occhi furono tutti dirottati su Eloise.
Erano curiosi di sapere che cosa pensasse ora che sembrava che il caos iniziale si era leggermente allentato.





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view post Posted on 25/7/2023, 19:06
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Il ritmo delle cose si era presto fatto travolgente. Trasportata dalla voce, Eloise ascoltava le prime parole osservando il buio, come in attesa di vedere qualcosa di spettacolare. Il pensiero della distanza surreale dal giorno precedente - quando stava nella cucina di casa sua a fare colazione - a quel momento - al Planetario di Buenos Aires a seguire una lezione di Astronomia - la sfiorò e le generò un brivido, una vertigine. La vita pulsava in ogni parte del globo, intrecciandosi e svelandosi nei modi più inaspettati senza aver bisogno di essere incoraggiata. Il mondo, l’intero universo - scorrevano indifferenti alla volontà umana: presto si sarebbe trovata davanti a quella verità.
Un lampo di luce ruppe il buio nella stanza, investendo ogni angolo delle forme eteree dell’universo. Ecco cos’era l’Architettura dello Spazio: uno spettacolo meraviglioso che solo la magia poteva generare. Sembrava di stare immersi nel vasto spazio, di fluttuare tra i corpi celesti come parte di essi. Con lo sguardo rapito dalle costellazioni, Lynch ammirava quell’infinitamente grande che si era avvicinato alla terra e si faceva accessibile nei suoi ritmi e nei suoi cicli. E nel frattempo ascoltava la spiegazione, senza fissarsi in un punto specifico, ma guizzando da una forma all’altra, da una parte all’altra.
La voce la stava guidando tra i suoi ragionamenti, a soppesare la possibilità che esistesse un pittore incaricato della creazione di tutte le cose. L’idea di una divinità l’aveva già interpellata, ma la sua opinione a riguardo era ancora fumosa. Le sembrava più semplice accettare il soffio vitale presente nelle cose, la potenza degli Elementi, la religione primitiva e spiritualista. L’idea di un architetto le suonò subito rigida e vincolante, troppo progettuale per coesistere con il caos e la mutevolezza che ricercava. Eppure, i corpi celesti ruotavano, tornavano al loro principio in cicli eterni e ripetitivi, non andavano alla deriva e non si muovevano a casaccio: la sua mano corse rapida al colletto della felpa, come per liberare la gola e fare spazio all’aria, per lasciare margine alla ricerca di entropia in quel sistema rigido.
«Il significato dell’universo è una tabella, chi se lo aspettava!» Aveva sussurrato sorniona dopo essersi sporta verso Rodrigo, indicando il guizzo di luce che era comparso qualche attimo prima.
Il discorso proseguì e la guidò dove temeva di non arrivare mai: c’era spazio per la mutazione, e anche il tempo - apparentemente lineare e sempre costante - poteva diventare una variabile, ingarbugliarsi e avvolgersi. Questo non le sembrava solo accettabile, ma anche affascinante: quelle strutture rigide potevano essere modificate e influenzate, a patto di trovare i giusti parametri. E quelli vennero, nella forma di un'esplosione di colori che mise fine all’ordine e investì i volti dei presenti di un turbine cangiante. Eloise seguì le forme con sguardo attento. Aveva bisogno di sapere che c’era margine per la casualità, che caos e ordine potevano convivere, che non c’era niente di immobile e inevitabile.
Questo la tranquillizzava.

Ascoltò il resto della lezione lottando contro la stanchezza del viaggio. L’eccitazione iniziale era calata, gli spettacolari effetti speciali avevano nuovamente lasciato il posto alle forme regolari. Le nozioni più tecniche venivano snocciolate da una voce femminile e competente, ma per quanto interessanti Eloise doveva pizzicarsi le cosce per impedire alle palpebre di farsi troppo pesanti. Gli argomenti erano numerosi e distanti dalle sue conoscenze, ma per quanto la interessasse che la Costellazione del Centauro circondasse la Croce del Sud e che questa permettesse di individuare la Nebulosa Sacco di Carbone (era un nome bellissimo) - rimanere presente era sempre più difficile.
Ci riuscì. Quando la docente mise fine alla spiegazione uno scrosciante applauso accompagnò la sua uscita, e presto anche il gruppetto di Eloise si avviò verso le porte.
Stava camminando sovrappensiero, rimuginando su quanto aveva visto, sentito e percepito, quando i commenti di Rodrigo e Agata la incalzarono. Abbassò lo sguardo - che fin da quando erano usciti aveva tenuto sul cielo - e lì trovò stranamente interessati.
«Paura? Io trovo stimolante la vastità delle cose che non conosciamo… Quello che mi spaventa, piuttosto, è che ci sia un ordine rigido e precostruito, in cui la nostra volontà non ha valore.» Ci era voluto un attimo per ricollegarsi a quanto avevano detto, ma una volta ripreso il filo era facile inserirsi nel discorso. «La ciclicità e la possibilità di interpretare i fenomeni sono interessanti, ma temo l’idea di fare parte di un sistema chiuso e non influenzabile. Non avete avuto anche voi questa sensazione? Siamo insignificanti, questo è certo. Le nostre piccole azioni non hanno impatto sull’universo. Ma almeno sento di dovermi aggrappare alla possibilità di incidere sulle cose che ho intorno.»
Un sottile ghigno fece capolino al pensiero delle implicazioni che quelle poche frasi avevano. Si era esposta, aveva mostrato qualcosa di intimo a due persone che aveva incontrato poche ore prima: era una bella sensazione, soprattutto perché quelle persone non avevano alcun preconcetto su di lei. Poi, guidata un po’ dalla curiosità, un po’ dalla necessità di distogliere l’attenzione da quell’intimità, venne la domanda.
«Chi erano le persone che hanno tenuto la lezione?»
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Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana.
Accessori non così utili
Amuleto di Hermes Amuleti propiziatori, in bronzo ed argento, consacrati a diverse divinità appartenenti a varie epoche, che ne recano l'effigie sul fronte.
Anello Vegvisir Il Vegvisir è un simbolo runico conosciuto anche col nome di "bussola runica". Aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello del giusto Anello decorato con un piccolo topazio che incanala l'energia ed aiuta ad indirizzarla al meglio.

 
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view post Posted on 6/10/2023, 18:34
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Il Fato

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La lezione era proseguita abbastanza velocemente.
Forse non fu così per Eloise la quale, perso leggermente il livello di attenzione, si dovette concentrare al fine di mantenersi vigile.
Sembrava come se quella cupola stellata gli avesse dato una protezione, un’inaspettata tranquillità che da tempo sembrava non esser più parte di lei.
Dopotutto la giovane aveva svolto ore turbolente, un continuo collegarsi di eventi che l’avevano porta sin lì, senza effettivamente fermarsi mai.

Al parcheggio ci fu il tempo di parlare di quanto era stato detto a lezione.
Discorsi importanti, sul filo della conoscenza umana, vennero portati a galla dai tre, i quali sentivano la vita pulsare forte in loro e non opprimergli il torace di ansie e paure.

<< Sicuramente qui potemo far la differencia.>>

Rispose Agata sorridendo.
Dai suoi occhi vispi si capiva come quanto detto da Eloise l’avesse riportata al mondo dei vivi, alla possibilità di considerarsi in un niente che poteva dire la sua in quel grande mondo.

<< Io ho avuto la sensazione di voler andare nello spazio.>>

Affermò Rodrigo, nella totale onestà del discorso.

<< Conoscere altri luoghi può essere un inizio per capire come possiamo muoverci.
Magari l’ordine predefinito sono soltanto le autostrade che altri hanno creato da secoli.>>


Con fare divertito Rodrigo cercó di sdrammatizzare.
Eloise potè da subito notare come il parlare del ragazzo fosse leggermente migliorato; di certo lo stare a contatto con lei gli stava permettendo di trovare nuovamente i termini e i modi in cui poteva socializzare.
Alla nuova domanda della Tassorosso i due si fermarono pensierosi. Rodrigo, con una mano sotto al mento, disse:

<< La signora anziana è la Docente di Astronomia, la Professoressa Estrella Fugaz, mentre la voce all’introduzione sarà un esperto del settore, ma non so di chi fosse.
Agata tu sai chi era?>>


Dopo quel cenno di diniego col capo della redattrice, arrivarono alla macchina.
Un successivo saluto, con la promessa
di riverdersi il giorno successivo al Campus magico.

***

Erano arrivati a casa abbastanza presto e abbastanza presto si alzarono.
Erano le sei e mezza del mattino quando a casa di Cassandra Alvarez si iniziarono a sentire rumori di pentole.
Quando Eloise si alzò, potè notare delle nuove leccornie sul tavolo. Difatti, oltre i classici biscotti, frutta e cereali, vi erano i churros fatti da lei con diverse creme spalmabili e confetture preparate dalla stessa.
Non ci fu molto tempo per parlare con la padrona di casa, intenta a litigare con il suo forno a colpi di bacchetta magica e nemmeno con Rodrigo il quale, svegliatosi ben più tardi di lei, arrivó trafelato alla colazione.
Una maglietta rossa bordeaux, un jeans strappato alla ginocchia, un grosso zaino nero sulle spalle e capelli totalmente disordinati; così il ragazzo si presentò alla Tassorosso mentre si infilava una fetta di pane abbrustolito tra i denti e le faceva cenno di ripartire.

Macchina accesa e i due, nel giro di 15 minuti, si trovarono all’Uba, Universidad di Buenos Aires.
Dieci colonne, alte 10 metri e dal diametro di 3 metri l’una, si palesarono davanti agli occhi di Eloise riportando a galla la storia di Buenos Aires e il loro legame affettivo con le terre occidentali.
Avvicinandosi da un grande prato pieno di querce, i due poterono notare l’imponenza di quelle solide e grezze strutture, che si stendevano lungo 200 metri e sorreggevano un tetto di marmo dalle dimensioni importanti. Il tutto li lasció di stucco.

La UBA era solida, ma prettamente babbana, un luogo storico, in vita da circa quaranta anni ma che in pochi sapevano avesse dei risvolti magici.

<< Seguimi!>>

Con fare sciolto, Rodrigo superò degli universitari, per poi inoltrarsi nell’atrio di quella struttura.
Lunghe scalinate imperversarono ai loro occhi, strutture precise di marmo bianco presero il sopravvento mentre tutti erano indaffarati a dirigersi nello aule studio.

<< Noti qualcosa di strano?>>

Domandò il ragazzo, dando alla Tassorosso il modo e i tempi per capire quale fosse la stranezza di quel luogo.
Tutte le scalinate venivano prese dagli studenti, tranne una, una grande e dal moto obliquo che si trovava in fondo alla loro destra, come se non venisse vista da alcuno.

<< Qui abbiamo optato per farla sotto al naso ai babbani. Sembra ci siamo riusciti!>>

Sorridendo, Rodrigo salì la scalinata, sicuro che Eloise lo avrebbe seguito.
Passo dopo passo, davanti a lei si faceva largo un grande giardino verde con dei gazebi e striscioni.
Come era possibile passare da un edificio ad un giardino? Dove si trovava quel giardino?
Gli occhi della giovane poterono subito notare che in fondo al giardino vi era la stessa riproduzione dell’UBA, solo in chiave magica.
Alcuni ragazzi si divertivano a lanciarsi piccole fatture per scherno, altri si scambiavano oggetti magici a lei ignoti.
Muovendosi verso un gazebo semi vuoto, una ragazza dai capelli ricci e occhi chiari le domando:

<< Ciao! Immagino sei dei nostri per il periodo estivo! Hai già scelto i corsi che vuoi intraprendere?>>

Sotto il naso le venne messo un foglio con 10 opzioni , di cui solamente 5 poteva rendere le sue materie di studio.
Le materie erano le seguenti: Geometrigia, Aritmanzia base, Babbanologia, Recitazione del Mago, Educazione allo Sport e alla Magia, Storia della Magia di Buenos Aires, Erbologia, Pozioni, Difesa Contro Le Arti Oscure, Incantesimi e Trasfigurazione.

Cinque materie a lei note, cinque totalmente sconosciute.

Una piuma le venne proposta per compilare il suo modulo e decidere quale fosse il suo percorso in quei mesi.
Osservando curioso Rodrigo chiese:

<< Hai deciso? Ti devo far vedere cosa ci sta in questo luogo; non crederai ai tuoi occhi!>>

Il ragazzo non stava più nella pelle; chissà se era lo stesso per la Lynch.





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Eccoci qui!
Direi che ci stiamo inoltrando nella storia.
Ogni scelta che farai avrà un incisività sul tuo percorso. Ragiona bene sul da farsi.

 
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view post Posted on 12/10/2023, 18:57
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Eloise attese che Rodrigo finisse di districare il filo del suo ragionamento prima di intervenire. Le parole che stava spendendo sul conoscere altri luoghi risuonavano nella sua mente: il solo fatto di essere lì, a chilometri da casa, in un luogo sconosciuto, dimostrava quanto le condividesse. «Io mi sento già nello spazio: questo posto è lontano anni luce da casa mia…» Sogghignò per l’iperbole, affondando le mani nella felpa. «Se poi si vuole andare oltre, sono già a bordo. Basta che non prendiamo le autostrade.»
Inclinò il capo verso Rodrigo prima, collegandosi alla sua battuta, e incrociò lo sguardo di Agata poi. Quei due, che erano più grandi di lei di qualche anno e già avevano una carriera lavorativa in corso, sembravano perfettamente a loro agio a interagire con una ragazzina come lei su temi così importanti, ed Eloise era grata per questo. Si sentiva a suo agio, in un contesto non giudicante, dove poteva esprimere le sue idee senza timore di sembrare stupida.
Continuarono a chiacchierare nell’aria fresca della sera, e quando raggiunsero la macchina Lynch si era completamente risvegliata dal torpore che aveva provato poco prima. Si separarono da Agata, che si muoveva con mezzi suoi, con la promessa di rivedersi. Nel tragitto verso casa Eloise osservava le luci scorrere oltre il finestrino, restando in silenzio davanti a quei luoghi sconosciuti.

Svegliarsi la mattina dopo non fu così semplice. Era crollata in un sonno profondo di sogni vividi, dove le esperienze vissute in quella giornata lunghissima erano tornate a farle visita, e le forme oniriche erano pesanti, quasi tangibili. Fantasia e realtà si erano mescolate, Argentina e Irlanda avevano confini poco chiari.
Riemerse da quel vortice poco a poco, confusa per essersi svegliata in un posto sconosciuto. I pezzi si ricollegarono lentamente, suggerendole cosa la aspettava in quella giornata.
Non ci mise molto a ritrovare il solito entusiasmo. Era un giorno di nuovi inizi e di scoperte: il massimo, per un tipo come Eloise Lynch. Si districò dal letto lottando con le lenzuola, e subito piombò in se stessa, pregustando l’eccitazione di scoprire un mondo nuovo.
Durante la colazione osservò i movimenti quotidiani attorno a lei, cercando di registrare gli automatismi e provando a inserirsi in quella danza ordinaria. Cassandra alle prese con il forno, Rodrigo addormentato, il cibo prelibato e il rumore di stoviglie erano parte di una danza complessa ma melodiosa.
Mentre azzannava il terzo boccone di churros - esisteva davvero al mondo una prelibatezza simile?! - indugiò per qualche istante sulla figura di Rodrigo. Non era per niente abituata ad affrontare la scuola senza divisa, ma quell’aspetto informale e anche un po’ stropicciato la metteva a suo agio. Abbassò lo sguardo sul suo outfit - una gonna di jeans con i bottoni davanti, una maglia a righe colorate e le Converse di Hermes - e concluse che sembrava adattarsi a quello stile. Decisamente meglio del look antiquato di Hogwarts.

L’Universidad di Buenos Aires era maestosa. Dodici colonne gigantesche colpite dalla luce diretta del sole, ombre dense che celavano una struttura imponente ed ampia, la scalinata per raggiungere la sommità e poi l’atrio. Gli studenti che temporeggiavano, alcuni seduti sulle scale, altri appoggiati alle colonne, erano minuscoli in confronto. Eloise si affrettò per seguire Rodrigo senza lasciare indietro la mandibola, rimanendo sbalordita anche quando ebbero superato le porte di ingresso. Non era mai stata in un’università, e certo anche Hogwarts era imponente, ma in quel posto si sentiva davvero minuscola.
Osservò l’architettura del luogo con il naso all’insù, lasciando scorrere lo sguardo sugli elementi che lo componevano, sui marmi lucidi, sui pavimenti illuminati, sulle statue e sui soffitti. Assecondò l’invito a individuare gli elementi magici in quell’ambiente apparentemente babbano, ma Rodrigo svelò l’inganno prima che potesse azzardare un’ipotesi. Una scala, e poi ancora un giardino, e un ambiente analogo al precedente: sembrava un’illusione ottica, e invece era solo un modo come un altro per rispettare lo Statuto di Segretezza.
Questa volta, invece di indugiare sulle architetture, Eloise si soffermò sulle persone che frequentavano quei luoghi. I modi di fare, le esplosioni di luce e gli schiamazzi avevano un che di familiare, e la riempivano di speranze. Gli abiti informali che portavano li rendevano quasi più semplici da avvicinare, da scoprire come propri simili. Inspirò profondamente, e si accorse di fremere dalla voglia di scoprire tutto.
La prima volta che si attraversa un luogo mai visto prima, la mente registra le informazioni e dà vita a ipotesi su come viene abitato. Crea una mappa mentale che un po’ indovina, azzarda, inventa. Suppone delle disposizioni fisiche, immagina quello che non si vede, crea e riproduce sulla base dell’esperienza pregressa. Quando poi si inizia a frequentarlo, quel primo impatto verrà corretto, riempiendo le ipotesi con la realtà: quella mappa resterà solo un esercizio astratto, che di reale ha soltanto una piccola percentuale, un luogo della mente.
Eloise era già alle prese con la creazione di quella mappa, immaginando aule, planimetrie, corridoi e collegamenti - quando la voce della ragazza riccioluta attirò la sua attenzione. Si avvicinò al gazebo scarno, ricambiando il saluto.
«Ciao! Non ho ancora scelto, ci penso un attimo!»
Prese il foglio che le veniva porto, e con aria meditabonda si immerse nelle scelte che aveva di fronte. Fosse stato per lei, avrebbe tenuto tutte le materie senza rinunciare neanche a una goccia di quell’esperienza, ma purtroppo era impossibile. Gli orari non combaciavano.
«Geometrigia esattamente è…?»
«Viene da una disciplina gabbana, studia lo spazio e come costruirci. Ha una bella parte di progettazione e di lavoro pratico.»
«Ho capito. E invece Recitazione del Mago?»
«È un corso di teatro a tutti gli effetti.»
«Mh, chiaro. Educazione dello Sport e della…?»
«Educazione fisica. Attività fisica, sì.»
«Ok, perfetto, grazie.»
Rimase ancora un po’ a riflettere, indecisa, finché l’esortazione di Rodrigo la spinse a velocizzare la scelta. Eloise sobbalzò, riscuotendosi dalle meditazioni. «Mi muovo!»
Compilò il foglio, per poi porgerlo alla ragazza. Oltre ai suoi dati, aveva segnato delle belle X sulle materie predilette: Trasfigurazione, Educazione dello Sport e della Magia, Geometrigia, Recitazione del Mago e Storia della Magia di Buenos Aires. Una antica, Trasfigurazione, che dalle lezioni del professor Barrow rientrava tra le sue preferite, e quattro nuove. Rimpiangeva di non aver potuto infilare Pozioni tra le scelte, ma ci sarebbe stato modo di esplorare qualcosa anche di quel mondo lì, ne era certa.
«Eccomi, ho finalmente fatto le mie scelte. Ora possiamo partire per davvero!» Aveva raggiunto Rodrigo, poco più in là, e aveva fatto un piccolo saltello per mostrarsi pronta. Con un cenno di saluto alla ragazza dai capelli ricci, seguì il suo cicerone, pronta a dare forma alla sua mappa mentale e scoprire luoghi e segreti della sua nuova scuola di magia.


B5cfCWF
CONOSCENZE & DANNI
Elementalista principiante: Aria
Smaterializzazione
Prima Classe Tutta
Seconda Classe Tutta
Terza Classe Tutta [Fattoriam Mutas Iracundia]
Quarta Classe Tutta [Circumflamma Colossum Ignimenti Mucum Ad Nauseam Neptuno/Aqua Eructo Repsi Genitum]
Quinta Classe Flagrate Stupeficium
Sesta Classe Homenum Revelio Repello Incarceramus

Danni
ATTIVO
Addosso.
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Anello della Gorgone Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.
Converse di Hermes Una volta indossate, con un solo breve saltello il possessore possa spiccare letteralmente il volo. In onore di Hermes, dio dei viaggiatori, queste scarpe mostreranno lateralmente un paio di ali da pipistrello. Non ci si potrà sollevare per più di 2 metri dal suolo, inoltre la durata dell'effetto è di massimo due ore di volo per poi precipitare se ancora sospesi. Dopo l'utilizzo, saranno semplici scarpe per 24h come tempo di ricarica ongdr. Valide anche in quest, ma massimo per tre turni.
Orecchie Oblunghe
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Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana.
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Ho basato le risposte della ragazza su quello che ci siamo scritti via MP. Spero non sia un problema!
 
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view post Posted on 23/11/2023, 08:15
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Il Fato

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L’esperienza stava inevitabilmente inebriando Eloise.
La rendeva leggera e felice, garantendole una spensieratezza che difficilmente poteva assaporarsi ad Hogwarts.
Era chiaro a tutti che il castello portava con sé secoli di studio e preparazione e che quindi era su un livello accademico ben più alto di quello argentino, ma il calore dell’ambiente gli fece percepire che c’era ben più dello studio.

Lasció il foglio con le materie e seguì Rodrigo all’interno dell’istituto dove trovarono una statua gigante raffigurante un Nandù ad accoglierli.
Il Nandù non era altro che una sottospecie di Struzzo, solamente più piccolo e ben più testardo.
Era facilmente intuibile che quello fosse il simbolo scolastico, l’emblema di un istituto dove era chiaro non vigesse il sistema della “coppa delle case” e tutti gli studenti lavorassero con testardaggine al solo scopo di crescere assieme, senza alcuna competizione.
Facendole nuovamente cenno con la mano, Rodrigo, portò la ragazza sull’ennesima scalinata di marmo fino a farle trovare due enormi stanze in vetri in cui vi erano due ambienti distaccati ma ben uniti tra di loro.
Difatti, in quello con le pareti piuttosto chiare vi erano molti studenti - tra cui Agata- che stavano lavorando per la preparazione della nuova edizione dell’ El Juez.

<< Vamos, Vamos.>>

Incitava i ragazzi, mentre con la bacchetta effettuava dei movimenti cadenzati che spostavano la pressa editoriale in avanti e indietro, senza sosta, creando delle stampe fresche di giornata.
Per la Tassorosso, fu sorprendente notare come le immagini stampate fossero già animate dal momento della loro creazione e che non venisse eseguito un incantesimo successivo. Avevano imparato ad ottimizzare i tempi.

<< Questa è la sede del giornale.>>

Disse Rodrigo entusiasta:

<< E quella lì è la radio scolastica. La Juventud Perdida>>

Dopo aver salutato i ragazzi dell’editoria e presa l’ennesima copia di giornale, Rodrigo entrò nel secondo ambiente, dalle pareti nere opache, dove si trovava un ragazzo alquanto trasandato.
Pantaloni larghi neri, maglia rossa sul cui fronte vi era stampato il volto di un fauno e un cappello bianco con la visiera girata su dei lunghi capelli neri rappresentavano in tutto punto Juan, il quale stava mettendo l’ennesimo pezzo simbolo dell’estate Simo Salvador dei Chicos Magicos.
Messa la canzone, il ragazzo venne presentato ad Eloise, la quale potè notare non solo che aveva degli occhi verde bosco, ma ben tre piercing sul sopracciglio destro.
Il loro socializzare fu subito molto attivo. Tra una chiacchiera e l’altra in quella stanza piena di vinili, il ragazzo, che non sapeva bene la lingua come Rodrigo, propose ad Eloise di mettere su un pezzo a sua scelta e di parlare ai microfoni per un piccolo lasso di tempo.
Lo avrebbe fatto oppure no?
Quel che era certo era che dopo quel momento di svago sarebbe stata portata da Rodrigo al Teatro.
Difatti, la prima lezione era alle porte e tutto poteva succedere.

***

Fecero il giro largo, scoprendo molti degli anfratti di quel posto.
La UBA aveva tanto da offrire e sicuramente sarebbe riuscita a scoprire ben altro in quel luogo privo di antichi quadri ma pieno di sculture moderne.

<< Beh siamo arrivati. Questo è il teatro.>>

Sentenziò l’argentino, indicandogli una porta anonima nel bel mezzo del terzo piano dell’edificio.

<< Ci vediamo dopo. Il professor De La Fuente è intransigente con i suoi allievi.>>

Sorridendo, Rodrigo, lasció Eloise dinanzi alla porta.
Varcata la soglia, avrebbe trovato dinanzi a lei una stanza molto ampia che si sviluppava in discesa.
Ampie volte rendevano il soffitto armonioso, creando delle figure geometriche che rendeva difficile osservare i posti a sedere che si dislocavano omogeneamente lungo tutto la sala.
In fondo a questa stanza, il palco. Era grande, ampio, dalla pavimentazione scura, con dei lunghi drappi rossi ai lati, i classici teli per chiudere o aprire il sipario.

<< Hey tu! Siamo qui, vieni.>>

Disse con tono deciso un signore cinquantenne, con un pancione ben evidente.
Per tutti coloro i quali non si fermavano a parlarci, De La Fuente era un personaggio anonimo; chi lo conosceva,invece, aveva ben chiaro che fosse furbo come una volpe e letale come un serpente .
Capelli radi e bianchi come la neve, guance leggermente calanti come un mastino, Roman De La Fuente, fece salire Eloise sul palco e la inserì in un gruppo di quattro persone, quindi chiese agli studenti:

<< Chi di voi sa cosa è un monologo?>>

La domanda fu retorica, nessuno rispose, a quel punto il professore proseguì:

<< La parola monologo, è una parola composta.
Questa viene dal greco ed è divisibile in due parti.
La prima, monos, che si traduce nella parola “solo”, mentre la seconda, logos, in “discorso”.
È quindi un discorso in solitaria che viene spesso effettuato dal protagonista della scena, spesso associabile ad un momento catartico dell’opera, ma che può anche essere attribuito a qualche soggetto secondario.
Per fare un monologo bisogna risultare sinceri, altrimenti si capisce che state recitando e gli spettatori non verranno attratti dalla scena. È chiaro o ci sono dei dubbi?>>


Non sentendo fiatare nessuno, prese un grande cappello contenente diversi bigliettini incartati.

<< Qui troverete dei biglietti contenenti diverse scene. Non vi è scritto il monologo, ma solamente il luogo dove si svolgerà la scena, chi si impersonificherá, gli interlocutori e, soprattutto, quali sono gli incantesimi che si potranno effettuare durante la messa in scena.
Sarà vostra premura decidere che argomenti trattare e quali incantesimi eseguire.
È bene tenere presente che più incantesimi si effettueranno e più il voto della lezione si alzerà. Ovviamente gli incanti devono avere un senso logico, se questo non è presente l’incanto effettuato non darà voto, bensì potrebbe peggiorarlo. Avete capito o ci sono domande? Forza pescate!>>


Tutti si avviarono a prendere i biglietti ed uno alla volta inscenarono quanto scritto nel biglietto.
Ad uno studente nel gruppo di Eloise capitò di impersonare un Serpeverde amante della morte nel bel mezzo di una sfida nel Club dei Duellanti, ad un altro di essere l’Arbitro di una accesa a Gobbiglie a lei capitò questa scena:

Ruolo: Ministro della Magia Sud Americano
Ruolo compagni del gruppo: un dipendente ministeriale, un Auror, un panettiere e un garzone
Incantesimi utilizzabili: Casalegnis, Usignolus, Waddiwasi, Veronesi, Languelingua, Lumos, Oram Instrumentum Cuculi, Limos, Sonorus, Dilàberis


Giunse il suo momento, tutti rimasero ad osservare il suo debutto teatrale. Cosa si sarebbe inventata per districarsi da quella situazione e prendere un bel voto?





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Dividi tranquillamente la scena in due parti.
Per quanto riguarda la lezione sei alla parte pratica. Se hai dubbi al riguardo scrivimi senza problemi.

 
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view post Posted on 15/1/2024, 20:58
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E così la sua esperienza di studio all’estero ebbe ufficialmente inizio. Seguiva Rodrigo nei corridoi dell’UBA con lo stesso stupore di quando, matricola, aveva messo piede a Hogwarts per la prima volta. Ogni tanto si attardava, soffermandosi su qualche particolare architettonico o qualche umano da osservare, e quando tornava presente doveva fare una corsetta per tornare a mettersi al passo con il suo Virgilio. Come prima cosa si immobilizzò davanti alla statua di Nandù, che rappresentava l’Università. Non la colpirono tanto le sue dimensioni gigantesche, né quella sua aria da struzzo incattivito: ciò che la fece fermare fu lo stupore di vedere un unico simbolo, e non quattro. Questo voleva dire forse che gli studenti non erano divisi in Casate? Che non competevano? Che non erano costantemente in contrasto? Mentre raggiungeva Rodrigo, si appuntò mentalmente di approfondire l’argomento.
Si soffermò su un capannello di studenti occupati in una raccolta firme, indugiò su una scala di marmo dall’aria regale, e infine si appuntò mentalmente la posizione dei bagni. Giunsero davanti alla sede del giornale che Eloise ancora rimuginava sulla struttura senza Casate, ma quando vide quello spettacolo inaspettato non ci furono altri pensieri a distrarla. «Ma allora è questo il giornale per cui lavori!» Aveva pensato che si trattasse di una testata esterna, ma non capiva come una ragazza giovane come Agata potesse essere caporedattrice. El Juez sembrava a tutti gli effetti una testata importante, ma ora era tutto più chiaro.
Senza farsi pregare, mosse qualche passo per la stanza, inspirando soddisfatta l’aria che si respirava lì. C’era odore di inchiostro e di carta stampata, lo stesso di Bibliomagic o delle pagine di un libro nuovo. Indugiò con lo sguardo sulle presse, sull’inchiostro fresco ancora lucido, sulle parole stampate di un nero intenso. Poi rivolse un cenno ad Agata, senza avvicinarsi a lei per timore di distrarla dal suo lavoro.
Si voltò a osservare l’altra parte della stanza solo in un secondo momento. Sentiva che avrebbe trovato qualcosa di speciale, e aveva fatto di tutto per concentrarsi sul giornale senza svelare con lo sguardo altri dettagli sulla seconda metà. E aveva fatto bene: quando il suo sguardo sfiorò l’attrezzatura tecnica della radio rimase estasiata, letteralmente a bocca aperta.
Pannelli fonoassorbenti composti da conetti di gommapiuma, di un colore grigio scuro. Microfoni fissati alle aste grandi quando un gelato di Fortebraccio, e protetti da parasputi rotondi. Casse gigantesche da cui usciva una voce maschile, e cavi che passavano ovunque, e cuffie, e dischi su dischi, di ogni genere musicale e preferenza.
Sentì un brivido percorrerle le viscere.
Non aveva mai visto una radio vera, o professionale, ma questa lo sembrava davvero. Si avvicinò al punto da cui stava parlando lo speaker, e si soffermò prima sul mixer - una distesa di bottoni, levette e manopole di cui non conosceva la funzione - e poi su di lui. Quello che il master descriveva come uno stile trasandato era, per Eloise, il massimo della coolness. Lei, così abituata a doversi slacciare la cravatta per darsi un tono, trovava quei pantaloni larghi e quel cappellino al contrario qualcosa di esageratamente stiloso. Le sembrava che in qualche modo si incastrasse tutto alla perfezione, insieme alla chioma scompigliata e ai piercing sul sopracciglio. C’era qualcosa di strano se le era appena venuta voglia di farsi un piercing lei stessa non appena fosse uscita da lì? Era davvero una strana sensazione.
Fatte le presentazioni, sbrigarono rapidamente le incombenze formali. (Sì, vengo dall’Irlanda, ah, non ci sei mai stato?, dovresti venirci, anche qui è molto bello, hai sempre vissuto a Buenos Aires, sì sono arrivata proprio ieri, mi sembra incredibile.) Molto presto si lasciarono i convenevoli alle spalle, e la proposta di parlare ai microfoni la colpì senza che Eloise fosse preparata.
Parte della motivazione che la spinse ad accettare la sfida fu dovuta al suo spassionato desiderio di mettersi in mostra davanti a Juan. L’altra parte era il sincero interesse verso quel mezzo di comunicazione che conosceva molto poco. Così, dopo aver chiesto a Juan la traduzione di un paio di parole, e aver accennato a un “prova, prova” per controllare i livelli del suo audio, inforcò le cuffie e fece un cenno di intesa allo speaker. La musica sfumò, e lei entrò a parlare un po’ bruscamente.
«Buongiorno UBA! Questa era Simo Salvador dei Chicos Magicos, un successo fresco dell’estate! Se vi state chiedendo perché la voce di Juan è cambiata, ve lo spiego subito: gli ho rubato il posto per qualche secondo perché ha avuto una necessità impellente dopo aver sentito questa canzone! Io sono Eloise, sono arrivata oggi e non vedo l’ora di scoprire l’università. Mi risentirete presto perché da oggi in avanti sarò anche io una speaker di questa radio! E ora vi lascio con Bones in Brine degli Skull&Roots, una canzone decisamente più dignitosa. Ve la dedico!»
Quando il volume della radio andò a sostituire il suono della sua voce, Eloise si sfilò le cuffie e si girò verso Juan, guardandolo con aria tanto furbesca quanto stupita. «Ero sinceramente convinta che mi avresti strappato il microfono» Gongolò, soddisfatta di quel battesimo del fuoco.
Che ruolo pericoloso poteva avere una radio in un contesto universitario?! Non c’era niente del genere a Hogwarts, né tantomeno un giornale: il massimo che poteva succedere era che qualche studente si mettesse a collaborare con il Profeta, in modi più o meno legali. Quel canale di diffusione di notizie, la possibilità di dare voce agli studenti, la vastità di argomenti che si potevano trattare - erano su un piano totalmente diverso, più autonomo e più consapevole.
E poi la radio le piaceva proprio in quanto radio. Era un mezzo di comunicazione che permetteva una comunicazione intima e personala, che faceva leva sulle vibrazioni sonore per scuotere chi, altrove, stava ascoltando.

Il tour della scuola proseguì con lo stesso ritmo di poco prima - Rodrigo indicava qualche punto di interesse, Eloise si attardava, poi corricchiava per recuperare la sua posizione. Delle sculture moderne che incrociarono, alcune la affascinarono, di altre non riusciva bene a capire cosa rappresentassero. A una assegnò addirittura un soprannome - lo smutandato - perché sembrava una figura umana sorpresa a braghe calate.
Pur sentendosi forte nella sua abilità a orientarsi, e avendo una discreta passione per mappe e architettura, sentiva la necessità di approfondire meglio la struttura generale dell’edificio. Avevano svoltato troppe volte e non era sicura di riuscire a tornare alla sede del giornale e della radio. E certe porte e corridoi sembravano proprio delle ghiotte scorciatoie…
«Ah, intransigente, eh? Potevi dirmelo prima…» Sogghignò, scherzosa. Non si aspettava di iniziare proprio con una delle materie che non conosceva, ma visto che l’idea del teatro la incuriosiva, era pronta ad accettare la sfida.

Entrò in aula silenziosamente e avanzò rapida sotto le volte elaborate, scendendo fino al palco con lo sguardo fisso avanti per studiare la situazione. Quando arrivò, salì le scalette, salutò e andò subito ad accomodarsi dove il prof le aveva indicato. In un primo momento si concentrò sulla figura di De La Fuente, un signore dal ventre rotondo e occhialetti da intellettuale. Gli occhi dietro le lenti sembravano vispi e intelligenti, e mentre spiegava saettavano per osservare tutti i membri della classe.
Il compito che le venne assegnato la lasciò allibita, ma le sembrò di capire che, come per la radio, da quelle parti si andasse subito al punto, senza rimuginare troppo e senza passare dalla teoria. Le sfuggiva come inserire degli incantesimi in un monologo teatrale potesse aiutarla a comprendere il teatro, ma lì era e a quelle regole doveva sottostare, e poteva riuscire a fare un atto di fiducia nei confronti di quel prof così poco convenzionale. Annuì, iniziando a rimuginare sul compito senza chiedere il permesso di poter parlare in inglese: il suo spagnolo era ancora troppo spigoloso per poter affrontare una prova del genere.
Letta la scheda con le istruzioni, si presentò ai suoi compagni di gruppo e rimase a osservare come avrebbero impostato il lavoro. Raquel, una ragazza dai capelli biondo cenere, le spiegò che in un primo momento ognuno avrebbe buttato giù le idee per la propria scena, e che poi si sarebbero confrontati per distribuire i ruoli secondari e capire cosa fare. Eloise recuperò carta e penna e rimase immersa nei suoi pensieri, prendendo qualche appunto generico su cosa dire o come giustificare gli incantesimi. Poco dopo, i suoi compagni si misero a fare brainstorming in spagnolo per tirare fuori qualche idea ulteriore per ognuna delle scene. Si confrontarono e decisero che direzione prendere, mezzo in spagnolo, mezzo in inglese, e tirarono giù un testo di massima da usare come traccia. Era un compito complesso, incastrare incantesimi, ruoli e trama, ma non era sola e la direzione che avevano deciso di prendere giustificava a sufficienza le ragioni del racconto. Quando finalmente furono pronti, aspettarono il loro turno e poi salirono sul palco.
Seguì le scene dei compagni con tensione in salita costante, certa che si sarebbe fatta una figuraccia. Notare i tentennamenti e gli imbarazzi dei compagni la rasserenò, e quando venne il suo momento decise che non avrebbe fatto né meglio né peggio di loro, ma che comunque sarebbe stato un brutto momento della sua carriera performativa.
Lei e i suoi compagni si disposero sul palco: tre a formare un capannello indistinto, lei poco laterale, Raquel più in là, distesa a terra. Quando furono pronti a iniziare, presero tutti un respiro, attesero il silenzio completo, e partirono.

INT. GIORNO - UFFICIO DELLA MINISTRA DELLA MAGIA SUDAMERICANA
Un gruppo di tre maghi discute a voce alta, il dialogo è incomprensibile ma si colgono i toni rabbiosi e si capisce qualche insulto personale. La Ministra, poco più in là, sta con le braccia incrociate e le dita che ticchettano sul gomito. Vicino a lei c’è un bollitore in funzione e una tazza pronta.

MINISTRA
Basta! Basta!

I maghi sono troppo coinvolti dalla discussione e non la sentono.
La Ministra si punta la bacchetta alla gola.

MINISTRA
Sonorous. BASTAAAAAAA!

I maghi si zittiscono.
La Ministra esegue un Finite Incantatem non verbale, che si percepisce soltanto dal gesto della bacchetta.

MINISTRA
Ora ascoltatemi.
Signor Baranda, lei è stato dipendente del Ministero della Magia Sudamericano per molti anni, ha fatto un servizio degno di lode, e se ripenso a quando le ho fatto il colloquio, quindici anni fa, penso che non mi sarei mai aspettata che un giorno saremmo arrivati a questo punto. Sono profondamente delusa.

La Ministra, visibilmente scossa, rabbrividisce. Si versa una tazza di tè e ci mette un goccio di latte. Punta la bacchetta verso la tazza ed esegue un movimento a spirale.

MINISTRA
Veronesi.

Prende la tazza, beve un sorso e guarda in faccia Baranda, che ha un’aria arrabbiata.

MINISTRA
Posso affermare con assoluta certezza che è stato lei a stuprare e uccidere Camila Pivaral, figlia del qui presente panettiere Pivaral, attualmente responsabile del catering del Ministero. E l’ha fatto durante uno dei nostri eventi istituzionali.

La Ministra prende un altro sorso di tè e sposta lo sguardo sul terzo membro del gruppo.

MINISTRA
Armando Munoz è assolutamente innocente. La sua unica colpa è stata quella di innamorarsi di Camila. Come lo so? Lo so perché Munoz ha un alibi - era a lavoro - e perché il corpo di Camila è ancora dentro il Ministero. Purtroppo non è solo scomparsa.

Il panettiere Pivaral scoppia in pianto.
La Ministra finisce il tè, posa la tazza e si liscia l’abito.

MINISTRA
Seguitemi, vi porterò lì.

Il gruppo inizia a muoversi compatto finché Baranda, dapprima titubante, resta indietro. La Ministra si ferma, lo guarda di sbieco e inizia a muovere la bacchetta verso la propria gola, in movimenti rotatori continui.

MINISTRA
Usignòlus.
Ho detto i seguitemi

Torna a voltarsi, Baranda è come ipnotizzato e il gruppo ricomincia a procedere.

MINISTRA
Ci stiamo recando in una zona segreta del Ministero, a cui hanno accesso dieci persone soltanto, gli Indicibili dell’Ufficio Misteri, un paio di impiegati e io, naturalmente. Il signor Baranda è uno di questi, e si è tradito quando, affranto, mi ha detto di non capacitarsi del fatto che Camila si fosse dissolta nella nebbia. Un’espressione particolare da usare in questo contesto, che ha me ha fatto venire in mente un luogo preciso.

Il gruppo raggiunge il punto di interesse, una stanza ampia in cui uno degli angoli è avvolto nella nebbia. Il panettiere Pivaral e il garzone Munoz hanno l’aria stupita.

MINISTRA
Strano vedere tanta nebbia in un posto del genere no? Dilàberis!

La sua bacchetta traccia un’onda da sinistra a destra, e dissolve la nebbia. Compare una porta.

MINISTRA
La porta che vedete è magica, e compare soltanto quando c’è necessità di vederla. Io ora ne ho bisogno, e quindi è comparsa per me. Questa chiave è una delle 10 copie esistenti.

Inserisce la chiave nella toppa, ma non entra.

MINISTRA
C’è qualcosa…

Baranda, approfittando della distrazione della ministra, inizia a scappare. La Ministra si volta, vede cosa sta succedendo, e subito punta la bacchetta verso i suoi piedi, tracciando una seconda onda da sinistra a destra, prolungandola il più possibile.

MINISTRA
Limos! Basta, Baranda, con i tuoi trucchetti! Ora resta qui e osserva!

Il fango scaturito dalla bacchetta si solidifica. La Ministra si volta nuovamente verso la porta e vi punta la bacchetta.

MINISTRA
Waddiwasi.

La chiave finalmente entra, la porta si apre e mostra un ambiente piccolo. A terra c’è un fagotto coperto da un lenzuolo. La Ministra, con aria impietosita, si inginocchia al suo fianco. Gli altri due si avvicinano lentamente, timorosi.

MINISTRA
Mi dispiace che siate costretti a vedere questo. Casalegnis.

Il lenzuolo si sposta, svelando il corpo senza vita di Camila, e va a piegarsi da un lato con cura. Il padre e l’amante trattengono il respiro e, alla vista del corpo, sono visibilmente scossi.
La Ministra china il capo con aria affranta.

MINISTRA
Cara Camila, cosa ti hanno fatto…
Tu sei figlia di questo paese, di una casa, di un amore che ti ha cresciuta e protetta; ma sei anche figlia di una società crudele e ingiusta, incapace di accettare la tua indipendenza, di lasciarti libera di fare le tue scelte. Giustizia sarà fatta, perché nessuno debba più subire soprusi per la sola colpa di esistere.
Io lotterò per te.

È una rappresentazione moderna della Pietà: il corpo di Camila sdraiato, la Ministra chinata su di lei.

MINISTRA
Lumos!

La bacchetta puntata verso l’alto, una luce zenitale che si sprigiona dalla sua punta e che illumina la scena dall’alto.

B5cfCWF
CONOSCENZE & DANNI
Elementalista principiante: Aria
Smaterializzazione
Prima Classe Tutta
Seconda Classe Tutta
Terza Classe Tutta [Fattoriam Mutas Iracundia]
Quarta Classe Tutta [Circumflamma Colossum Ignimenti Mucum Ad Nauseam Neptuno/Aqua Eructo Repsi Genitum]
Quinta Classe Flagrate Stupeficium
Sesta Classe Homenum Revelio Repello Incarceramus

Danni
ATTIVO
Addosso.
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Anello della Gorgone Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.
Converse di Hermes Una volta indossate, con un solo breve saltello il possessore possa spiccare letteralmente il volo. In onore di Hermes, dio dei viaggiatori, queste scarpe mostreranno lateralmente un paio di ali da pipistrello. Non ci si potrà sollevare per più di 2 metri dal suolo, inoltre la durata dell'effetto è di massimo due ore di volo per poi precipitare se ancora sospesi. Dopo l'utilizzo, saranno semplici scarpe per 24h come tempo di ricarica ongdr. Valide anche in quest, ma massimo per tre turni.
Orecchie Oblunghe
Bussola malfunzionante appartenente al nonno. Oggetto dal mistero non svelato.
Libro delle Ombre libro tascabile dalla copertina nera che tratta teorie astruse e mai dimostrate su universi paralleli e realtà alternative magiche. Basta leggerne una frase a mente e la sua magia permetterà per ben 20 secondi non essere né visti né percepiti, a meno che non si parli, da esseri corporei ed incorporei, qualsiasi sia il loro mana. Una volta invisibili, gli altri esseri corporei ed incorporei saranno visibili dal PG solo come ombre. Utile per ispezionare un ambiente. Se usato più di una volta in un breve lasso di tempo, fa perdere il 20% del proprio mana.
Accessori non così utili
Amuleto di Hermes Amuleti propiziatori, in bronzo ed argento, consacrati a diverse divinità appartenenti a varie epoche, che ne recano l'effigie sul fronte.
Anello Vegvisir Il Vegvisir è un simbolo runico conosciuto anche col nome di "bussola runica". Aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello del giusto Anello decorato con un piccolo topazio che incanala l'energia ed aiuta ad indirizzarla al meglio.



Niente è degenerata in sceneggiatura, senza veri motivi. Mi divertiva :aiuto:
 
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view post Posted on 6/3/2024, 08:52
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Il Fato

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In molti erano entusiasti dell’arrivo di Eloise.
Una vera e propria ventata di gioia che li aveva travolti e resi entusiasti della loro quotidianità.
Nello specifico, Rodrigo apprezzava la vitalità della ragazza e i suoi modi di porsi intelligenti, mentre Juan, vedendola parlare al microfono, notò in lei vera e propria energia, un’amante del suo mondo.

Al contrario, La Fuente, non sembrava aver apprezzato molto.
Visionato il lungo monologo, fece una smorfia tra il deluso e lo schifato, quindi disse:

<< Questo non è un monologo, ma un’accozzaglia di roba.
Storia scadente, utilizzo degli incantesimi…Pensato. Andate al vostro posto.>>


Con un cenno di mano infastidito, l’uomo fece spostare il gruppo di Eloise di lato per poi far appuntare alla sua biro magica qualcosa in un piccolo taccuino nero.
Di certo i voti non erano stati tra i migliori, ma poco importava. Era l’esame a fare la differenza.




Alla fine di quella lezione, Eloise, trovò nuovamente Rodrigo fuori dalla classe.
Per quanto la giornata fosse stata lunga, era passata rapidamente e dovevano ritornare al campo base.

<< Come è andata?>>

Domandó il giovane mentre si avviava verso la macchina, mezzo di salvezza per evitare una lunga sfacchinata.
Il giorno successivo sarebbe stato molto importante per Eloise in quanto ci sarebbe stata una lezione interdisciplinare tra il professore di Educazione dello Sport e della Magia e quello di Storia della Magia di Buenos Aires.
Il tutto si poteva riassumere in una giornata di trekking per arrivare in cima al Cerro Tres Picos, la montagna più elevata dello Stato.
Si sarebbero dovuti svegliare presto e avrebbero dovuto organizzarsi al meglio il vestiario in quanto faceva caldo ma, sopra i 1000 metri di quota, potevano iniziare a sentire freddo.
Ad Eloise serviva qualcosa che le permettesse di essere riparata ma comunque leggera per muoversi agilmente. Aveva qualcosa del genere in valigia?




Dopo la cena e le chiacchiere con Cassandra, Eloise sarebbe ritornata nella sua stanza e avrebbe notato qualcosa di insolito.
Infatti, avrebbe notato uno strano vibrare nella sua bussola, un qualcosa che non era mai stato avvertito e che poteva passare anche come pura immaginazione.
Un secondo, un lieve scatto, poi tutto come prima.
Quel pensiero l’avrebbe colta di tanto in tanto, ma poi il sonno avrebbe avuto la meglio. La giornata successiva era fondamentale e sicuramente entusiasmante.




Arrivarono ai piedi del Monte nella prima mattinata. Avevano usato all’interno dell’Università un ombrello rotto come passaporta, che poi era stato fatto sparire direttamente dal giovane e atletico professore di Educazione dello Sport e Magia.
I due docenti erano come il diavolo e l’acqua santa; uno era biondo, occhi azzurri e fisico atletico, l’altro, basso, in sovrappeso, occhi scuri e calvo sulla cima della testa.
In molti si domandavano come il professor Pergis sarebbe riuscito a salire fin sopra con loro, senza tener conto che poteva sempre usufruire della magia.

<< Benvenuti al Cerro Tres Picos. Io sono il professor Ruiz, mentre il collega alla mia destra è il noto professor Pergis.
Oggi la lezione sarà su questo monte e su come la storia lo ha visto come un punto focale in alcune battaglie.>>


Non appena la parola venne lasciata al professor Pergis, questo inizió a parlare delle innumerevoli battaglie di indipendenza degli argentini e come tante di queste fossero state vinte sfruttando quell’ambiente.
Difatti, l’altezza del monte e le diverse zone boschive, permettevano attacchi a sorpresa e colpi di scena che solo i combattenti più abili erano in grado di riuscire a contrastare.
Al fine di rendere il racconto il più entusiasmante possibile, Pergis, aveva trovato il modo di riprodurre con la sua bacchetta alcune scene. In alcuni casi sembrava di assistere ad un cinema in 3D, in altri di osservare delle semplici diapositive.
Alla conclusione della spiegazione, il professore di Sport e Magia riprese la parola.


<< Oggi affronterete il percorso che migliaia di combattenti hanno affrontato secoli fa.
Sarà un percorso duro, pericoloso che abbiamo deciso di rendere maggior entusiasmante indicendo una gara.>>


Spostando magicamente tutti gli studenti nei gruppi precedentemente studiati, proseguì:

<< I ragazzi che avete vicino sono la vostra squadra. Il primo gruppo che arriverà in cima vincerà un premio. Siete pronti?>>

Ci furono pochi secondi per Eloise per assimilare che oltre a Rodrigo e Juan con loro vi era una ragazza dai capelli biondi, minuta e con la faccia spaurita.
Dopo un breve scambio di battute riuscirono a capire che si chiamava Roberta, ma niente di più. Sembrava essere più muta di Eloise che doveva superare lo scoglio della lingua.

Facendo un rapido conto alla rovescia con l’utilizzo del Sonorus, Ruiz, diede inizio alla sfida.
Il percorso che dovevano affrontare presentava per i primi 200 metri della vera e propria ghiaia a terra, come a dar loro la parvenza che fosse stato tracciato un sentiero. Superata quella prima fase, sarebbero andati incontrato ad un bosco con una pendenza importante.
Tra quelle alte e folte fronde avrebbero perso il senso dell’orientamento, mentre dei rumori di rami spezzati e di foglie spostate si facevano più evidenti. Cosa stava per succedere in quel luogo? Come potevano prepararsi al meglio? Il tempo scorreva, dovevano muoversi se volevano vincere.





ELOISE LYNCH:
PS 287
PC 170
PM 190
EXP 50,5

Come sempre dividi le scene nel modo che ritieni più opportuno.
La lezione di la Fuente, seppur con qualche imprecisione, è stata passata e quindi hai appreso “gli assunti base del monologo magico”.
Puoi aggiungerlo alla scheda tra gli Extra assieme ad un +1 PM che puoi inserire dal prossimo post.

Leggi bene tutto quanto e ricordati che puoi cambiare equipaggiamento ed eventuale attivo. Dopotutto è un altro giorno.

 
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13 replies since 10/10/2022, 19:01   432 views
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