Conchiglie., libera

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view post Posted on 7/11/2022, 18:05
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[Correvano, inciampavano, si scontravano e si incastravano. Poi ruzzolavano, cadevano e si rialzavano, e ancora si perdevano e si ritrovavano.

I pensieri di Adeline Walker non si fermavano mai, un lavorio incessante, un affannarsi continuo in quella testolina dorata di cui, se abbastanza vicino, un buon ascoltatore avrebbe udito il lieve ronzio - proprio come pare di ascoltare lo sciabordio delle onde dentro ad una conchiglia.]

In quel momento, lo sguardo di mare e di bosco assorto tra le pagine di un libro di pozionistica avanzata, la strega stava distrattamente passeggiando lungo la via principale di Diagon Alley.
La giornata era passata velocemente: l’ex Bronzo Blu non si era fermata un attimo tra le visite ai pazienti, i passaggi alla farmacia del piano, gli intrugli nel laboratorio di pozioni, le cartelle, altri passaggi alla farmacia del piano e in laboratorio, i confronti con i colleghi, altre visite ed altri passaggi alla farmacia e in laboratorio - sì, va bene? La farmacia ed il laboratorio erano in assoluto i suoi posti preferiti al mondo - sino a che, ai limiti dello stremo, la biondina non aveva chiuso baracca e burattini ben dopo l’ora di cena.
Che poi, aveva ben poco da lamentarsi: lavorare al reparto “Avvelenamento da Pozioni e Piante Magiche” al terzo piano del San Mungo era ciò che Adeline stessa avrebbe definito come la cosa più simile al paradiso in terra. Un laboratorio di pozioni ed uno alchemico sempre a disposizione. Una farmacia enorme da cui rifornirsi sempre aperta.
Il farmacista che si occupava dei rifornimenti dei vari ingredienti ormai salutava la strega come una vecchia amica e la lasciava entrare, fare, sbrigare ed uscire di tutta fretta com’era suo solito senza chiedere pressochè più nulla, o, nei radi momenti di pausa della Medimag, chiacchierava volentieri di fronte ad un enorme tazza di thè e biscotti offerta dalla londinese.
Ad ogni modo, una volta terminato il turno, Adeline aveva controllato ancora una volta che il suo studio fosse ben in ordine per l’indomani, spento le luci, salutato.. E via, a casa.
In realtà “casa” solo di passaggio, giusto il tempo di posare con meticolosa attenzione un paio di piccole ampolle il cui brillante e verdognolo contenuto sarebbe stato analizzato più tardi, recuperare un libro in cui era certa ci fosse una citazione che le sarebbe tornata utile a lavoro – e via, di nuovo fuori.

Adesso - sostituito quantomeno il camice con un dolcevita bianco ed una salopette azzurrina - la Walker a malapena stava facendo caso alla direzione intrapresa: il naso immerso nel libro, la bacchetta alta solo per illuminare le pagine, se le fosse passato davanti un Dorsorugoso neanche se ne sarebbe resa conto.
E questo era un peccato, in fondo. Diagon Alley come al solito dava il meglio di sé, sebbene fosse comunque una serata relativamente tranquilla, ed il fatto che la strega ostinatamente cercasse di impegnare i pensieri per non lasciare che vagabondassero in zone d’ombra della sua mente in cui accuratamente evitava di inciampare, non aiutava granchè l’anima fondamentalmente dolce e socievole della biondina stessa, anima infatti che al termine di giornate come quella uggiolava mite, chiedendo di quel tepore che solo le relazioni umane sanno infondere, di quelle presenze che – e lo sguardo bicromo di Adeline si corrucciò un poco mentre l'attenzione al mondo esterno si riduceva ai minimi storici – da tanto tempo si negava più o meno volontariamente.
Fu così la questione di un attimo, perché si sa, il naso tra i libri è bello e poetico solo se si è al calduccio sotto le coperte, magari con un bel acquazzone fuori dalle finestre, ma soprattutto se si è fermi, in un ambiente privo di ostacoli.
Una panchina – una normalissima panchina, ben visibile a chiunque si degnasse di guardare dove metteva i propri piedi – le tranciò di netto il passo, facendola cadere sgraziatamente in avanti mentre il libro le volava via dalle mani e la londinese si ritrovava sdraiata su quella stessa panchina assassina, a pancia in giù, tutta storta e con gli stinchi doloranti.

-Perfetto.-

Fu l’unico pensiero semi coerente che per assurdo le attraversò la mente in quel momento, mentre si girava a pancia in su rimanendo però ancora sdraiata, le mani diafane a coprirle il viso, le fitte brucianti che da sotto le ginocchia si irradiavano verso l’alto, pulsando.
Il cielo minacciava pioggia a settentrione ma era limpido e stellato verso sud.
E lei? Anche lei minacciava pioggia a settentrione ma risplendeva a sud.
O in altri termini, un po' le veniva da piangere, un po' da ridere.

-Accidenti che male. -

Nel dubbio, nel suo personalissimo caos, se ne stette ancora un po' lì, in quella posizione ridicola.
.. Si, forse le veniva più da ridere.

[Correvano, inciampavano, si scontravano e si incastravano. Poi ruzzolavano, cadevano e si rialzavano, e ancora si perdevano e si ritrovavano.

Le emozioni di Adeline Walker non si fermavano mai, un lavorio incessante, un affannarsi continuo in quel cuoricino dorato di cui, se abbastanza vicino, un buon ascoltatore avrebbe udito il lieve battito - proprio come pare di ascoltare lo sciabordio delle onde dentro ad una conchiglia.]

 
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view post Posted on 22/12/2022, 17:32
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Alice Wagner
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Era una sera dal sapore aspro, una di quelle che non vedi l'ora di lasciarti alle spalle e dimenticare. Poteva avvertirla, Alice, sulla superficie della lingua, come di un intenso sapore d'agrume. La mente era stanca e pulsava agitata all'orecchio, ancora sovraccarica da mille pensieri che non volevano esser messi da parte. Il cliente rompicoglioni. Il votaccio in pozioni. Quel maledetto appuntamento di lavoro che le aveva consumato la giornata.
La rispostaccia che le era stata data ad una battuta divertente. La stramaledetta chiave dell'armadietto. La corsa che aveva fatto uscendo dal negozio di alimentari.
Tutto rimbombava con una cadenza sistematica, come quella della risacca che sbatte tra le navi del porto. Come se in effetti, fosse stata essa stessa a causare la reazione scatentante di quegli avvenimenti a catena. Eppure ne era certa, riusciva ad avvertirlo, un ronzio fastidioso di sottofondo. Che fosse l'ingarbuglio di altrui pensieri ad averla agitata? L'unica cosa che sentiva ora era un gran mal di testa. La miglior cura, ne era certa, era possibile trovarla sul fondo del bicchiere che portava alle labbra.

Era freddo. Si strinse nella giacca inutilmente, non era abbastanza grossa per coprirne tutte le estremità scoperte.
Stamattina aveva avuto la geniale idea di indossare uno di quei maglioncini tagliati fino a metà vita, lasciando scoperta una ridicola parte di addome che con quel freddo non serviva a un bel niente se non a congelarne ogni singolo centimetro quadro. Almeno a riscaldarla c'era il vino.
L'alcool che aveva saggiamente comprato, ingannando il commesso, per poi finire rincorsa tra i vicoli di Londra. Di nuovo. Doveva smettere di frequentare certi Serpeverde o sarebbe finita ad imitare idee folli tipo quella appena compiuta.
Era ritornata a Diagon alley perché aveva dimenticato la maledetta chiave del suo armadietto, quella contenente cose che le servivano per scuola, quindi ora stremata dalla sfrontatezza della sua vita, se ne stava stravaccata su una panchina, a bere.

Era dolce il sapore di quel vino in quella notte agrumata e mentre le labbra trattenevano il sapore zuccherino, il ronzio sembrò tornare al suo orecchio. Quasi la scosse dalla posizione in cui si trovava, per accogliere la visione di una figura ombrata che aveva toccato con la faccia il freddo della panchina accanto a lei. I suoi riflessi si attivarono autonomamente e recuperarono il libro nella destra, un'espressione perplessa sul viso.

E dire che dovrei essere io quella ubriaca.

Inclinò il capo di lato, la figura sembrava essere d'una donna, probabilmente con delle rotelle fuori posto vista la posizione che continuava a tenere da dopo la caduta.
Il libro doveva appartenerle. Forse non doveva avercele proprio le rotelle, chi cavolo era così sano di mente da leggere al buio? Alice si alzò, posando il bicchiere sul ferro della panchina accanto, fece qualche passo per poter così guardare negli occhi quella specie di conchiglia portata dalla marea in tempesta. Le porse una mano in segno d'aiuto.

Tutto bene?

Magari avrebbe finito per rubarle il portafogli fuggendo alla velocità della luce. Peccato per lei, oltre a qualche falce non ci avrebbe fatto un grande affare.





Edited by Nontiscordardime - 26/12/2022, 07:56
 
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view post Posted on 25/12/2022, 17:12
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Le mani le coprivano parzialmente lo sguardo e spicchi di realtà si intravedevano appena tra le dita da pianista di Londra.
Ridacchiava ancora, tra sé e sé, pensando che in fondo una bella mazzata agli stinchi dal mondo reale era proprio quello che ci voleva.
-Mondo esterno, non mondo reale.-
Si corresse meccanicamente, spiando con le iridi bicrome quel paesaggio sin ora ignorato, anche se ancora immobile in quella posizione ridicola e da dietro le fessure delle dita, come a volersi proteggere da cosa poi.

-Tutto bene?-

Ah!
Panico.
Terrore.
Chi-cosa-come-dove-perchè-Merlino aiutami tu.
Le iridi verde azzurro si sgranarono per lo stupore e caoticamente Adeline tentò di tirarsi su a sedere composta.
-Cos- sì sì, io..- si accorse con un imbarazzante attimo di troppo della mano rivolta in segno di aiuto, al quale rivolse un confuso sguardo prima di schiudere le labbra in un sorriso radioso -Volevi aiutarmi. Grazie.-
Era seduta adesso, la schiena diritta e le mani in grembo nella fretta di poco prima di ricomporsi adeguatamente.
Le persone le piacevano tanto quanto la agitavano quando non “previste” ed inaspettate.
Ma i gesti cortesi, le piccole gentilezze, le scaldavano sempre e comunque il cuore più di quanto umanamente spiegabile e comprensibile.
Lo sguardo corse a quello sconosciuto della strega – realizzò la Medimag accumulando pian piano dettagli – una bella ragazza, sicuramente più giovane di lei.
I capelli di un bel rosso vivo, gli occhi chiari – Adeline quasi si crucciò per un istante quando nella sua famelica curiosità di minuzie, si rese conto che il buio non le lasciava studiare scrupolosamente le sfumature precise di quelle iridi – e i lineamenti fini del viso.
Stava ancora sorridendo, sebbene infuriasse il caos nella sua testolina dorata che cercava in tutti i modi di recuperare quelle social skills di cui in realtà era avvezza, ma che talvolta si perdevano in quella marea – anzi, mareggiata – che era il mondo interno della londinese.
-Non ho visto la panchina, stavo leggendo e..- lo sguardo tornò ad abbassarsi improvvisamente allarmato, guardandosi attorno.
-Il mio libro!- poi, rapida quanto un battito di ciglia, l’attenzione si volse già altrove: -Non hai freddo?-
Chiese quindi alla sconosciuta, sinceramente preoccupata.
Si stava già rammaricando di aver lasciato a casa le sue piccole scorte di pozioni, tra cui qualche flaconcino di pozione Peperita che per prevenire e curare sintomi influenzali e febbrili risultava particolarmente efficace.
Forse un po' troppo per una completa sconosciuta, che dici Ad?
-Vuoi.. vuoi il mio maglione?-
Ecco, appunto.
Considerando che tolto il maglione sarebbe rimasta in salopette e sotto-maglia a maniche lunghe sì, ma comunque piuttosto sottile, la pelle rabbrividì appena al solo pensiero ma l’idea non vacillò neanche per un secondo.
Ma diamole le chiavi di casa allora.
Casa.
-Oppure potrei smaterializzarmi a casa mia, prenderti qualcosa e tornare.-
Non le hai neanche sfiorato la mano né per rialzarti né per presentarti.. ma mezzo armadio regaliamoglielo pure.

-..Grazie, comunque.-
Ripetè, sorridendo nuovamente, ancora caoticamente oscillante tra il leggero e nervoso disagio da vicinanza umana e la sua solita, eccessiva gratitudine e gentilezza.

..Va bene Ad. Sei (fuori di mela) bella così.
 
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view post Posted on 26/12/2022, 09:08
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Alice Wagner
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Travolta da un'onda, sballozzolante, frenetica, agitata, la conchiglietta era finita come avvolta su se stessa, trasportata da una marea caparbia, approdata su una fortuita battigia, dove la terra, la sabbia, la teneva ferma e quasi si sporgeva per risollevarla, ridarle battito, anche se di battito essa non aveva bisogno.

[Come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.]

Alice si avvicinò a quella figura, il libro nella sinistra, la destra tesa in avanti per offrire un sostegno, a quanto pare non necessario. Era una donna, sembrava più adulta, lunghi capelli biondi le circondavano il viso e due occhi, uno portato dal mar chiaro del mattino, l'altro dal muschio selvatico della foresta. Alice la fissò, quasi come da riflesso, sopresa da quella particolarità. Era bella. Non aveva mai incontrato nessuno con quegli occhi prima d'ora. Avvertì un brivido di vento sul collo, dove prima c'erano i suoi lunghi capelli rossi a proteggerla ora era il vuoto ad ogni sventolìo. Un taglio corto, aveva deciso, per qualche motivo. Intanto la sconosciuta, farfugliava cose. Era buffo in effetti, il modo in cui aveva reagito.

È tuo solito denudarti per degli sconosciuti o sono io ad essere molto fortunata?

Replicò Alice con fare ironico e un sorrisetto pseudo malizoso sulle labbra. Una risata poi seguì poco dopo, uno sbuffò leggero che illuminò il suo viso, facendo uscire goccioline di vapore nell'aria rarefatta di quella sera. Quella ragazza era davvero curiosa. Alice non riusciva pienamente a vederla in viso dato che stavano al buio, per cui tirò fuori la bacchetta e pronunciò un sommesso Lumos Solem così da poter rendere l'ambiente più luminoso e meno da rapina misterioso tête a tête. Anche se l'idea non le dispiaceva del tutto.

Sto benone, non preoccuparti, anche se ammetto che salir a casa tua non mi sarebbe dispiaciuto.

Le poggió il libro sul grembo, lanciandole un'occhiatina divertita, per poi prendersi la libertà di sedersi accanto a lei. Dato che l'altra sembrava godersi quella posizione, Alice era curiosa, cos'è che ci vedeva in quella panchina? Con un altro colpo di bacchetta e un Accio riafferrò la bottiglia ed il bicchieri di vino.

Ne vuoi un po' Muschelchen?

Conchiglietta. Così le sembrava e non aveva un nome a cui appigliarsi. Tanto valeva inventarselo, il tedesco le veniva sempre in aiuto in questi casi. Poco le importava di sembrar matta, era sempre divertente guardare la reazione delle persone al suo cambiar di gergo.



 
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view post Posted on 27/12/2022, 22:57
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-È tuo solito denudarti per degli sconosciuti o sono io ad essere molto fortunata?-

Aaah.
Le servivano mazzate sui denti dal mondo reale come quelle.
A lavoro se la cavava più che egregiamente, tranquillizzata da confini prestabiliti quali ruoli, compiti, responsabilità, gerarchie, persino modalità relazionali - ogni cosa, persona, animale od oggetto che fosse, aveva un suo come ed un suo perché, un suo senso e definizione, Adeline inclusa, che in quei confini poteva così sguazzare serenamente muovendosi al meglio delle sue potenzialità.
Fuori invece.. Conosceva regole sociali comuni, status, abitudini peculiari della comunità, ruoli.. Ma di definizioni e rassicuranti confini certi, di quelli neanche l'ombra.
La mente di Adeline poteva vagare caoticamente in quel tutto che le veniva offerto, infiniti stimoli, infinite variabili, input, i pensieri così rimbalzavano come impazziti da una parte all'altra, da un solo stimolo se ne ramificavano altri dieci legati ad esso che a loro volta si moltiplicavano legandosi tra loro, tornando indietro, attorcigliandosi e ancora slegandosi, ritrovandosi in un attimo della durata di un infinito - o in un infinito della durata di un attimo (?).
Le azioni conseguenti così, seguivano un filo logico tutto loro, o meglio, quella trama pressoché infinita di fili, quella tela multicolore e dai molteplici tessuti e livelli che la strega andava a comporre nella sua testolina dorata: le parole così correvano veloci, le azioni si perdevano nel mondo interno di Londra per poi tornare in quello esterno come risputate, incuranti della logicità del reale, della consuetudine e del luogo comune, coerenti solo a sé stesse e al personalissimo universo della strega.
Ma torniamo a noi.
Per l'appunto.

-È tuo solito denudarti per degli sconosciuti o sono io ad essere molto fortunata?-

Dunque.
Partiamo dal presupposto che se e solo se Adeline Walker fosse stata una donna profondamente sincera, impulsiva, onesta, incurante di tanti pro-forma sociali, fondamentalmente socievole e con un senso dell'umorismo traballante tra il "assolutamente non in grado di far battute comiche" ed il "la mia stessa vita potrebbe essere una battuta, faccio ridere così" ecco solo in questo specifico caso e con queste specifiche condizioni di base, Londra, avrebbe risposto esplicitamente con un sonoro e limpido "".
E infatti..
-In effetti non sarebbe la prima volta.-
Ascoltò volentieri la risata della strega a seguito della sua stessa domanda e scoppiò a ridere anche Londra, scuotendo piano la testa come se neanche lei credesse alle proprie parole in risposta.
Era ancora seduta sulla sua panchina, scrutando curiosa la strega dal basso verso l'alto. Poi, quando quella sfilò la bacchetta per scacciare le ombre con un Lumos, Adeline si ritrovò per un attimo a strizzare gli occhi, prima di riportare lo sguardo alla ragazza.
Molto meglio.
-Sto benone, non preoccuparti, anche se ammetto che salir a casa tua non mi sarebbe dispiaciuto. -
Adeline schioccò la lingua, divertita dalla lingua pungente di quella ragazza. Le piaceva.
-Tecnicamente non ti ho invitata- ossessionate dai dettagli d'altronde ci si nasce - ma sono piuttosto brava ai fornelli in effet..-
Un peso familiare le cadde sulle gambe, e l'attenzione di Adeline ancora una volta fu direzionata altrove, più veloce di un lampo.
-Grazie!- trillò contenta.
-È un libro davvero interessante sai- iniziò, registrando i movimenti della strega che si stava sedendo accanto a lei -Ti piace la pozionistica?-
Le brillavano gli occhi mentre sollevava le gambe per incrociare le caviglie sopra la panchina, girandosi per tornare ad osservare la sua interlocutrice ora seduta proprio accanto a lei.
-Ne vuoi un po' Muschelchen?-
Arcuò le sopracciglia Londra, sgranando gli occhioni.
-Ma tu parli una seconda lingua!- esclamò entusiasta, sorridente.
Dondolò un poco tanto non ci crede nessuno che ti tratterrai Ad -Insegnami qualcosa, ti prego.-
Indicò poi la bottiglia di vino, da poco nella mano della strega e appena offertale: -E sì grazie, volentieri!-


Sorrisoni cheeeck.

Edited by Adeline Walker - 28/12/2022, 09:00
 
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view post Posted on 29/12/2022, 07:11
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Alice Wagner
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Diradate le tenebre, Alice poteva dire di sentirsi molto più soddisfatta. Delle piccole lucine comparvero intorno a loro, per dar modo ai volti di studiarsi meglio, alle parole di trovare il proprio interlocutore più facilmente, ai pensieri di metabolizzare i dettagli e le sfaccettature di chi le stava di fronte. Il volto furbetto della Grifondoro era appena arrossato dal freddo, indossava un trucco leggero che le approfondiva lo sguardo e le lucidava le labbra morbide. Al solito indossava i due piercing uno al naso a forma di anello e uno sulla lingua, oltre che diversi altri sulle orecchie. Il taglio più corto e sbarazzino le dava un'aria più curata del solito. I capelli lunghi erano per lei un lavoraccio e spesso finiva per andare in giro come un pulcino arruffato. Con molta naturalezza affiancò la strega, sedendosi accanto e lanciandole con un gesto agile, il libro di pozionistica che stava così avidamente leggendo, tanto da finir preda della stessa panchina.
Una brezza di vento si sollevò, rendendo la sua pelle come d'oca, ma nonostante la sua giacchetta da quattro soldi non sembrò esserne infastidita.

Alice aveva un carattere molto pungente, ultimamente si era intensificato con la maggiore età e il suo sentirsi ancor più sicura di sé e del suo corpo. Era sempre stata una tipa socievole, con la batttuta pronta, una di quelle che traggono energia dagli scambi umani e che risplendono come gemme durante attività sociali. Per questo motivo, non avrebbe potuto risparmiare battutine maliziose nemmeno ad una perfetta sconosciuta. Dopotutto sembrava essere inciampata in quello sguardo bicromo in qualche modo, anche se ancora ne ignorava il nome Ouch. E io che pensavo di essere la prima. Rispose scherzosa, fingendo una costernazione improvvisa, tanto da mimare dolore sul petto a sinistra all'altezza del cuore. Era intrinseca la risata nel suo gesto, mentre affilava lo sguardo verso Adeline, fisso e intenso. Un sorriso furbo, sollevato ai lati della bocca.

Stai cercando di sedurmi con tutte queste proposte?

Spostò poi le iridi chiare sul libro poggiato sul suo grembo. I libri non facevano troppo per lei, soprattutto quelli di pozionistica.
Un pensiero passeggero deviò su una persona speciale che avrebbe adorato quel tipo di manuale. Una persona che doveva semplicemente dimenticare. Eppure faceva male pensar di non contar niente nella sua vita. Nessuna parola, né messaggio, né un maledetto biglietto per chiedere come stesse. Niente. Era stata colpa sua in fondo, doveva smettere di affezionarsi alle persone. Finivano per abbandonarla sistematicamente. Eppure il cuore poteva davvero esser messo da parte? Quel pensiero la colpì così in pieno che per qualche secondo si dimenticò di essere lì, avvertì solo dopo l'urgenza sociale di dover rispondere. Era passato qualche minuto e non aveva fatto altro che venir trasportata dai ricordi, ma era brava in fondo a fingere che andasse sempre tutto bene. Uno sbuffo di risata tornò sul suo volto

Hm. Non proprio. Non sono un gran topo da biblioteca, ho bisogno di attività un po' più.... movimentate.

Si era resa conto del fatto che doveva averla ringraziata almeno una decina di volte da quando si erano incontrate, era una cosa piuttosto cute. Si voltò per afferrare la bottiglia di vino e passarle il bicchiere mentre portava alle labbra il proprio.

In realtà il tedesco è la mia prima lingua, anche se non si nota.

Il suo accento scozzese era dato dall'influenza di sua madre fin da bambina, motivo per il quale Alice parlava da perfetta madrelingua.

Sei la prima che me lo chiede. Hm vediamo, Muschelchen significa 'conchiglietta.' Sei arrivata come portata dalla marea, tutta aggrovigliata su te stessa.

In realtà fu alquanto sorpresa dalla domanda, solitamente nessuno le chiedeva niente, si limitavano a fissarla senza capire un accidente. Si indicò battendosi sul petto.

Ich heiße Alice

stile Io Jane tu Tarzan indicando poi lei

...und du?


 
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view post Posted on 29/12/2022, 12:51
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Tutto di Adeline pareva veloce ed immobile al contempo.
I pensieri, le parole, i gesti.
Persino lo sguardo, che in quella dorata parentesi relazionale, pur fisso sulla strega in realtà non aveva mai smesso di muoversi: rapidissimi movimenti oculari avevano permesso alle pupille di Londra di catturare quanti più dettagli e minuzie possibili, saettando dall’attaccatura dei capelli rossi al naso adornato di piercing, le iridi – ora le poteva distinguere meglio – azzurre e verdi, le labbra lucide e la pelle leggermente arrossata dal freddo pungente.
Poi, loro: Adeline amava osservare ed ascoltare le persone, ma ciò che più la attirava incantandola al pari di un bambinetto ai piedi di una montagna di regali la mattina di Natale.. erano le espressioni.
I lineamenti del viso ed i suoi dettagli erano splendidi, ma erano poi i movimenti e le dinamiche della persona a farla innamorare di tutto e di tutti.
Le espressioni del viso, il modo in cui le labbra si aprivano in un sorriso o si arricciavano in una smorfia, i movimenti degli occhi e del naso, le mani se e quanto, come gesticolavano nell’aria, la postura, lo spazio che una persona lasciava tra sé ed il resto del mondo.

Quella ragazza, rifletteva Adeline con alla mano quella piccola manciata di informazioni di cui poteva a malapena vantare, le faceva pensare ad una vivace fiamma, rossa quanto i suoi capelli e luminosa quanto il suo sguardo.
Nel complesso quindi – si ritrovò a pensare la Medimag – qualcuno tanto capace di brillare e riscaldare con la sua presenza, quanto di scottare, lanciare fiammate e divampare in un incendio.
Ottimo avrebbe detto con sarcasmo un generico qualcuno.
Ma Adeline Walker era sempre stata più un tipo da “Wow”.

Stai cercando di sedurmi con tutte queste proposte?

Come se rispondesse a tono ad un’amica di vecchia data peccato Ad, che tu alla fine non ne abbia di amiche così Adeline alzò la mancina per sventolare i capelli dorati, come per darsi delle arie, commentando -Non mi serve alcuna proposta per sedurre qualcuno!- e sbattè un paio di volte le ciglia in una palese caricatura di una persona particolarmente vanitosa.
Poi, complici il suo svolazzamento di capelli ed una folata di vento freddo, portò la mancina a sfregare l’occhio azzurro, disturbata da una ciocca dorata che le era andata fastidiosamente nell’occhio: dalla “seduzione” alle smorfie dei bambini quando sbadigliano e portano i pugnetti al volto. A posto così Ad..

Tornò improvvisamente seria però, attenta, mentre in risposta alla sua domanda la strega spostava lo sguardo sul suo libro e poi, per una manciata di attimi, si dissociava, perdendosi nel tempo di un sospiro nel suo mondo interno.
[I lineamenti del viso ed i suoi dettagli erano splendidi, ma erano poi i movimenti e le dinamiche della persona a farla innamorare di tutto e di tutti.]

-Hm. Non proprio. Non sono un gran topo da biblioteca, ho bisogno di attività un po' più.... movimentate.-

-Fammi indovinare: attività movimentate.. sei un tipo da duelli e Quidditch?-
Chiese gentile, cercando di non dar peso ulteriore a quei brevi attimi di smarrimento.
Al suo posto, l'avrebbe ferita un gesto simile, come se uno sconosciuto le avesse ribadito il suo caos e la sua perdita di realtà, una sua mancanza.
Le piaceva ascoltare le persone, le loro storie di vita, e poi - forse più “egoisticamente” – il focalizzarsi sull’altro le permetteva di non perdersi nel suo personalissimo caos. C'era differenza però, tra l'ascoltare una storia raccontata di propria spontanea volontà ed il strapparne fuori una a forza, e Adeline conosceva bene quella differenza.
Dei generici "loro" parlavano, magari si liberavano di qualche peso – e a lavoro capitava non poche volte in qualità di Medimag - e lei ascoltava, confinandosi serena tra la loro voce ed i loro sguardi.
Poi a dirla tutta esprimeva spesso e volentieri anche la propria opinione, ma in fondo non era poi quello l’importante, e Londra lo sapeva.
Sorrise quindi, alla spiegazione del vocabolo affibbiatole poco prima, prendendo un sorso del vino offerto e facendo saettare subito dopo le iridi prima sul volto della strega, poi sul dito puntato in sua direzione:
-Mh- serrò le labbra e strizzò gli occhi in un attimo di concentrazione nel cercare di replicare adeguatamente quei suoni astrusi appena ascoltati -Ih..Icc, Ich? Hey?-
Sgranò gli occhi divertita dai suoi tentativi a dir poco traballanti.
-Adeline. Ma musclchen, Muschle.. conchiglietta mi piace.-
Annuì convinta, sorridente.
-Entrambi i tuoi genitori sono tedeschi e tu sei cresciuta qui o solo uno dei due lo è? Sei già stata in Germania quindi o ti piacerebbe andarci?-
Si sistemò meglio sulla panchina dondolando un poco, lo sguardo curioso sempre fisso sulla strega.
-E uh potresti insegnarmi la traduzione di “Tre mestoli al giorno di quella pozione non la aiuteranno signora, la faranno fuori"?-
E tutta contenta prese un altro sorso di vino, schioccando la lingua soddisfatta.

Edited by Adeline Walker - 29/12/2022, 13:31
 
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view post Posted on 30/12/2022, 18:26
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Alice Wagner
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Non aveva ancora inquadrato quella personcina che le stava seduta accanto, ma come inizio le sembrava piuttosto frizzantino. Era divertente. Il modo il cui parlava o si esprimeva, sapeva stare al gioco e spesso assumeva espressioni tenere e quasi innocenti che trovava adorabili. Come il fatto di essersi offerta di darle il suo maglione, le permetteva di vedere la sua anima gentile e questo lo apprezzava, anche se non la esimeva dalle sue battutine pungenti. Nessuno era escluso. Scoppiò a ridere per quella sua imitazione davvero poco convincente, portandosi una mano alla bocca, effettivamente il ragionamento non faceva una piega. Con la coda dell'occhio le sembrò di vederla incespicare nei suoi stessi capelli, così con sospiro leggero e uno schiocco di lingua si avvicinò al suo volto, sorrise divertita e con la destra le tolse il filo biondo che le penzolava sul viso, urtandole l'irde bluastra.

Abbiamo qualcosa in comune allora.

Per rispondere al suo sfottò sul quale Alice concordava per davvero, le schioccò perfino un occhiolino. Forse era un po' troppo spaccona ma poco le importava, era fatta così, stava maturando in questa versione di sé e le piaceva. Si sentiva libera e padrona di se stessa, si sentiva sicura come se avesse la soluzione del mondo nella tasca. La fissò per qualche altro istante, doveva essere più grande di lei, sembrava più matura nonostante il fare impacciato. I capelli biondi le incorniciavano il viso, che era vispo e allegro dietro a quella dose di stravaganza nei modi di fare.

Il ricordo di Casey Bell irruppe per un secondo nei suoi pensieri. Alice voleva scacciarlo via, la faceva solo far star male.
E odiava, odiava sopra ogni cosa mostrarsi debole di fronte agli sconosciuti. Cercò di non pensarci e in realtà la risposta di Adeline le fece tornare l'entusiasmo. Il Quidditch, il suo posto felice.

Come lo sai?! Ovviamente super fan delle Harpies, gioco anche nel torneo Crownspoon. Dovresti venire a vederci.... anche se a vederti mi sembri più una tipa che finirebbe per fare il tifo per le cornacchie. Sai il libro e tutto-- ah maledetti.

Tirò gli occhi al cielo, pensarci le dava ancora ai nervi. Anche se i pensieri si confondevano con altri avvenimenti più....bollenti. Ora perché mai le era tornata in mente Jean Grey? Poteva giurare di sentir una ventata di calore partirle dal petto fin sul viso. Era il vino? O era lei ad avere qualcosa che non andava? Cosa c'era che non andava in lei oggi? Okay no pensieri impuri, doveva tornare a concentrarsi sulla conversazione. Giusto in tempo per assistere al tentativo della ragazza di parlare in tedesco

C'eri quasi Muschelchen.

Le sorrise divertita, almeno ci aveva provato. Come primo tentativo non era male, sempre meglio che rimanere a fissarla a bocca aperta.

Ehy ehy ehy piano con gli insulti ah. Sono nata e cresciuta in Germania. Quella è la mia terra. Mi son dovuta trasferire qui per via del lavoro di mia madre che è scozzese.

Non voleva rivelare troppo di sé senza ricevere niente in cambio, senza contare che la questione di sua madre e del divorzio dei suoi genitori era un campo minato per lei. Prese un altro sorso di vino, okay doveva aver bevuto un pochino troppo velocemente perché sentiva l'effetto dell'alcool entrare in circolo.

E tu invece? Hai un lavoro da pozionista o qualcosa del genere oltre a quello di spogliarellista per completi estraei?

 
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view post Posted on 31/12/2022, 13:15
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-Mh, grazie.-

Aveva bofonchiato Adeline, ancora ridacchiando, al gesto d’aiuto della strega nella sua piccola lotta contro i suoi stessi capelli dorati.
Piano piano, impercettibilmente, Londra si stava tranquillizzando.
Il battito del muscolo cardiaco, solitamente più rapido e veloce del normale, stava trovando un poco di quiete, rallentando anche la respirazione così sempre più lenta e profonda.
Continuava a concentrarsi su Alice, nella sua inscalfibile tensione verso l’altro sino a che questo non si avvicinava troppo: sorrise all’occhiolino di lei e si ritrovò a riflettere sul fatto che, se avesse mai conosciuto una ragazza simile durante i suoi anni scolastici, da parte sua avrebbero potuto essere ottime amiche.

-Come lo sai?! Ovviamente super fan delle Harpies, gioco anche nel torneo Crownspoon. Dovresti venire a vederci.... anche se a vederti mi sembri più una tipa che finirebbe per fare il tifo per le cornacchie. Sai il libro e tutto-- ah maledetti.-

Adeline spalancò la bocca, sebbene muta per un attimo, con un’espressione tra lo stupito e lo scherzosamente contrariato:
-Harpies tutta la vita - ma cornacchie a CHI scusa?!-
Sventolò il dito indice in aria, ostentando un’aria offesa, serrando le labbra e incrociando le braccia, il naso all’insù.
La scenetta ebbe comunque vita breve perché, contenta che l’entusiasmo fosse tornato così in fretta nella voce della ragazza, le iridi bicrome tornarono in un lampo sui lineamenti della strega, un sorriso divertito ad incurvarle le labbra.
-Verrò a vedervi di sicuro- riprese quindi con leggero tono di sfida -anche perché la qui presente cornacchia- sottolineò facendo una piccola smorfia, il naso arricciato per un momento -è stata una battitrice niente male ai tempi.-
Fece spallucce, sorseggiando dell’altro vino e guardando di sottecchi la strega, da appena sopra il bordo del suo calice: -Sicura di te, amante dello sport, peperina ma presente al momento del bisogno.. sei una Rosso Oro mannaggia a Merlino! -
Sorrideva ancora mentre lo sguardo imperterrito continuava a sondare la sua interlocutrice.
C’era qualcosa in lei, quel suo apparente andare e tornare dalla realtà circostante, che addolciva l’animo di Adeline, preda facile di queste dinamiche per un mix letale di caratteristiche sue di personalità: tendenza alla cura e al conforto, all’accoglienza indiscriminata e non giudicante che aveva da offrire senza riserve all’altro e, al contempo, la pacificazione dell’anima, quelle bolle di fragile quiete e serena calma dal proprio mondo interno che l’altro inconsapevolmente le donava in cambio.
Alzò le mani con fare di colpevole resa e scuse alle lamentele della strega rispetto le sue origini e ascoltò interessata la spiegazione.
-Io sono una Medimag, lavoro al San Mungo attualmente.-
Rispose poi serena, prendendo anche lei un ulteriore sorso di vino. Era buono, accidenti.
-Anche se chissà, magari come spogliarellista per sconosciuti potrei arrotondare un po' le spese.-
Alzò le sopracciglia sgranando gli occhioni, come se stesse valutando seriamente l’opzione.
Poi, scoppiò a ridere.
-D’accordo, Al- l’incredibile super potere di Adeline Walker nel potare i nomi colpiva senza preavviso.
Le avrebbe dato una possibilità di fuga da sé ed accoglienza in quella terra straniera che era l’animo pacifico di Londra, e per farlo avrebbe messo in gioco persino sè stessa – perché non si sarebbe aspettata niente di meno al suo posto ed in fondo sapeva che era assolutamente giusto così e sì, Adeline era una di quelle persone per gli altri si sarebbe spogliata ogni singolo giorno, non solo dei vestiti però.
Alice avrebbe avuto la possibilità di sfruttare a suo piacimento e in piena libertà quelle porte aperte, così come rifiutare più o meno tacitamente e lasciare che la serata ed i suoi termini rimanessero leggeri quanto l’aria.
L'essere straniero in terra straniera dava d'altronde libertà non da poco: la leggerezza data dall'assenza di aspettative reciproche e pesi emotivi/relazionali, il totale distacco dato dalla mancanza di storie passate in comune, posizioni non giudicanti proprio per queste distanze, l'assenza di ruoli prefissati scolpiti nella roccia da dinamiche sociali storiche più fitte di un tranello del diavolo. Erano queste alcune delle più fondamentali condizioni per cui, a volte, risultava più semplice affrontare e sviluppare discorsi importanti con perfetti sconosciuti piuttosto che con amici di vecchia data e familiari.
Ad Adeline sarebbe andata bene in ogni caso, tutto ciò che le importava adesso era solo quell’opportunità, che , Alice ai suoi occhi si meritava.
Le labbra si schiusero nell'ennesimo sorriso, nella voce questa volta un leggero tono di amichevole provocazione.
-Gioco o sfida?-

Edited by Adeline Walker - 31/12/2022, 13:49
 
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view post Posted on 8/1/2023, 10:25
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Non sapeva se fosse la conseguenza del bere o cosa, ma ad Alice sembrava di avere improvvisamente caldo e non solo perché la sua mente aveva finito per bazzicare nei ricordi, tirando fuori i suoi trascorsi con Jean nello spogliatoio post partita. Era forse un'insieme di cose che ultimamente la facevano sentire incredibilmente diversa rispetto a prima. Sentiva di avere un certo effetto sulle persone. Era come se riuscisse a conquistarle con un solo gesto, dal suo punto di vista chiaramente. Ovviamente era piuttosto sfacciata dal bearsi di ciò che questo comportava. Era sicura che quell'effetto non fosse passato inosservato, anche se sembrava bloccato da un muro invisibile. Perché? Si mise a fissare Adeline cercando di rispondere a quella domanda da sola, perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri e in quel viso piccino che si trovava di fronte. Teneva comunque un'orecchio presente, tanto che mentre l'altra ammetteva di essere stata in effetti una blù-argento si riscosse sul posto. Urtò la destra chiusa a pugno contro il palmo.

Ah. Una cornacchia. LO SAPEVO!

La guardò con un faccino con una smorfia irritata, mentre tirava gli occhi al cielo in maniera teatrale. Finì il bicchiere di vino e se ne versò un altro, allungando la bottiglia verso la sua interlocutrice. Le sorrise divertita, con un certo orgoglio, nemmeno poi tanto nascosto, non poteva che concordare.

La casata migliore. Ovviamente.

Sbruffona com'era non poteva che sentirsi sempre così fiera di appartenere a Grifondoro. Adeline comunque, sembrava sapere il fatto suo, anche se Alice non riusciva a capire la ragione di tanta premura e gentilezza nei suoi gesti. Le persone gentili semplicemente non le capiva. Perché andare incontro a tutto quel disturbo per dei perfetti sconosciuti? Schioccò la lingua sul palato, alla sua improvvisa proposta. Era interessata, cos'aveva in mente la biondina?

Ah. Chiaramente non mi conosci.
Direi ovviamente s f i d a.


Ridacchiò nel suo dire, la mente si faceva leggera e sembrava distaccarsi dal corpo. In fondo quella serata era più dolce di come se la fosse aspettata. Incrociò una gamba sull'altra e le si avvicino per sussurrarle piano.

Ti avverto, ho la schifosa abitudine di vincere.

 
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view post Posted on 8/1/2023, 17:22
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Respirava piano, leggera e tranquilla.
Piccole nuvolette di aria calda si condensavano al ritmo del suo respiro e solitamente ad Adeline piaceva concentrarsi su quegli infinitesimali dettagli, i timpani tesi a catturare le vibrazioni nella sua cassa toracica, la pelle sottile a battere sopra le vene azzurrine.
Non quella sera però.
Adeline arricciò il naso e rispose con una gran linguaccia rivolta alla Rosso Oro.
-Migliore..- commentò quindi sollevando visibilmente le sopracciglia e allungando le labbra in un sorrisetto divertito -Tutt’al più siete teneri quando fate quelli “audaci e coraggiosi”.- virgolettò con le dita le ultime parole, scoppiando a ridere l’istante successivo.
Il vino iniziava a fare i suoi effetti, non era abituata all’alcool.
Considerando i livelli di gentilezza – quasi patologici – di Londra, sebbene quella fosse stata una battuta amichevole e assolutamente per ridere, la Medimag a mente lucida sarebbe riuscita a sentirsi quasi in colpa per quella “presa in giro” togli pure il “quasi” piccola Ad, sei patologica.
Smise quasi di colpo di ridere, rimanendo con un sorriso mesto tra le labbra, quasi imbarazzata.
-E’ una bella Casa. Fai bene ad esserne orgogliosa.-
Fece spallucce, guardandola negli occhi.
I pensieri fecero a malapena in tempo a sfiorare il buio territorio Grifondoro - genitori - chissà come avrebbero descritto i loro anni a scuola, se fossero stati altrettanto fieri di una figlia Corvonero, di..
Adeline si versò un secondo bicchiere di vino dalla bottiglia offertale poco prima, e ne bevve un sorso.
La strega davanti a lei schioccò la lingua, e la mente dorata tornò vigile ed attenta, concentrata sui lineamenti della giovane Rosso Oro.
Sorrise contenta alla risposta affermativa che ottenne.
Poi, la sua rassicurante bolla di spazio fu significativamente – almeno per le abitudini di Londra – invasa dai movimenti di Alice, che le si avvicinò per sussurrarle piano: Adeline trattenne silenziosamente il fiato, marmorizzando i polmoni.
Sorrise furba però, la risposta già pronta.
Alzò la destra libera dal calice, e con il palmo andò a battere piano sulla testolina rossa della strega pat pat -Non ne dubito, ma pensi troppo da Rosso Oro, mentre questa.. questa è una sfida tutta Bronzo Blu.-
Riprese le distanze, raddrizzandosi bene con la schiena e muovendo un po' su e giù le ginocchia, le caviglie ancora incrociate sulla panchina.
-Funziona così:- iniziò quindi alzando il dito indice della mancina con fare quasi serio -A turno, ognuna di noi dirà all’altra una bugia ed una verità rispetto a sé stessa. Se l’altra indovina qual è la verità e qual è la bugia.. la prima dovrà rivelare un segreto sempre su di sé, qualcosa che nessun altro sa o beh – magari sanno in pochissimi. -
Abbassò il dito, riportando la mano sul grembo, la destra a riavvicinare il calice alle labbra.
Aveva mentito – si rese conto all’improvviso in quei pochi attimi – non era una sfida “tutta Bronzo Blu”.
Era cervellotica sì, ma metteva anche in campo fiducia, onestà e.. coraggio.
[“Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici.”
“E quanto ne serve per affrontare sé stessi?”]
-Scegli tu chi deve iniziare.-
 
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view post Posted on 9/1/2023, 15:24
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Alice si mise comoda, portando le gambe sulla panchina ed incrociandole stile yoga, un'occhiata repentina cadde sul libro di pozioni che la biondina aveva perso per aria. Chissà com'era scegliersi una professione e decidere di intraprendere una determinata strada. Un Medimago poi. Provò ad immaginarsi la ragazza di fronte in veste da medico. In qualche modo la cosa la rispecchiava, nel fare gentile, nei modi pacati, nella pazienza che accentuava ogni gesto, non avrebbe scelto niente di diverso per lei. Fu strano avvertirlo, ma si rese conto, solo allora, di quanto dovesse esserle sembrato sciocco parlare con una ragazzina che frequentava ancora le scuole come lei. Lei nel suo mondo adulto fatto di giornate lavorative, pazienti da accudire, bollette da pagare, che effetto poteva mai avere su di lei quell'incontro?
Probabilmente era al pari di una serata da babysitter, togliendoci il lato alcolico.
Nonostante tutte quelle consapevolezze, l'aver realizzato di esserle sembrata decisamente troppo sfacciata, forse tenera nella sua gioventù a tratti, l'orgoglio della rosso-oro non si scalfì minimamente. Non le importava un accidente di cosa era giusto o sbagliato. Quella sera si era lasciata condurre dalla marea e nella tempesta di quell'incontro il calore del vino sembrava riscaldarne ogni parola. La fiammella che i suoi occhi custodivano non si sarebbe spenta. Mai.

Teneri ah?

La guardò di sottecchi mentre se la rideva, un tono più sarcastico il suo, che nascondeva altro tra le righe, seppur non pronunciate, indicate con le iridi chiare.
Tenera non era il modo in cui si sarebbe descritta, per niente.

Devi insistere sulle prese in giro Muschelchen, non scusarti. Forza. Un'altra, questa volta senza sentirti in colpa.

Tornò a poggiare lo sguardo sul suo, fisso, fermo, aspettava. Sarebbe riuscita a dir qualcosa di provocatorio senza sentire l'urgenza di rimediar tutto con qualcosa che ne addolcisse la forma? Le si avvicinò qualche istante, un sussurro di vapore si poggió sul volto di Adeline. Avvertì l'altra contrarsi improvvisamente, era stata invadente. Ancora. Era chiaro nella sua reazione che non se lo aspettasse, ma Alice non ragionava così a fondo. Spesso era l'istinto a dominare. Ascoltò silenziosamente la sua spiegazione sul gioco che aveva in mente, solo verso la fine i lati della bocca si sollevarono in un sorrisetto sghembo.

Un gioco da cornacchie eh? Eppure a me sembra che l'occasione per imbrogliare qui sia bella grossa. Sei sicura?

Era certa che nella sua intera vita scolastica non avesse mai beccato un Corvonero copiare o falsificare qualcosa. Erano troppo perfettini. Quel gioco però si rivelava interessante, in qualche modo stuzzicava la sua curiosità e poi avrebbe potuto mentire. Non doveva dire per forza la verità. Bevve un lungo sorso di vino, tirando fuori un grosso sospiro.

Okay inizio io, ma se dovessi perdere, dovrai chiedermi tu il segreto che vorrai sapere.

Si voltò verso di lei, tornando a inquadrare i suoi occhi. Si chiedeva se sarebbe stata capace di indovinare. O se voleva che indovinasse perché era effettivamente curiosa di cosa le avrebbe chiesto in quel caso. Tornò seria, una specie di poker face.

La mia materia preferita è incantesimi. Sono profondamente innamorata di una certa Amy Steel. Qual è la verità, quale la bugia?

 
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view post Posted on 11/1/2023, 21:06
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Adeline non avrebbe mai smesso di bearsi di certi dettagli.
Non tanto perché Alice fosse Alice, piuttosto perché Alice era fondamentalmente umana.
E poi, beh, sì, anche perché era fondamentalmente Alice.
Quelle cinque piccole lettere tutte personalizzate ronzavano nella mente dorata della Medimag, associandosi in un moto dinamico e continuo a tutte quelle piccole o grandi minuzie che nel complesso andavano a comporre la strega lì davanti.
["Fu strano avvertirlo, ma si rese conto, solo allora, di quanto dovesse esserle sembrato sciocco parlare con una donna che già era quotidianamente assorbita dal lavoro come lei. Lei nel suo mondo adolescenziale fatto di giornate scolastiche, compagni da sopportare, compiti da svolgere, che effetto poteva mai avere su di lei quell'incontro?
Probabilmente era al pari di una serata con la babysitter, togliendoci il lato alcolico.
Nonostante tutte quelle consapevolezze, l'aver realizzato di esserle sembrata decisamente troppo strana, forse buffa nella sua confusione a tratti, l’animo pacifico e così strenuamente teso all’altro della Bronzo Blu non si scalfì minimamente. Non le importava un accidente di cosa era giusto o sbagliato. Quella sera si era lasciata condurre dalla marea e nella tempesta di quell'incontro il calore del vino sembrava riscaldarne ogni parola. La luce che i suoi occhi custodivano non si sarebbe spenta. Non ancora."]

-Devi insistere sulle prese in giro Muschelchen, non scusarti. Forza. Un'altra, questa volta senza sentirti in colpa.-
Il mesto sorriso scomparve quasi del tutto, lasciando posto ad un palese sgomento.
La Rosso Oro se ne stava lì, a guardarla fissa negli occhi, e Adeline combatteva una silenziosa lotta intestina: era sempre stata una frana nelle prese in giro e ad ogni modo non le erano mai davvero piaciute.
-Oh beh, io- cioè tu..- prese un grosso respiro, sbuffando in difficoltà l’istante successivo.
-I Grifoni non sono poi così bravi a scuola?- inclinò un poco la testa, crucciando lo sguardo, confusa -Secondo te può essere una presa in giro questa?-
Abbandonò le braccia sul ventre, distogliendo gli occhioni chiari dalla strega.
-Mi dispiace accidenti, non mi viene in mente nulla- dichiarò quindi dopo un paio di furiosi e taciti tentativi dopo, tornando a guardare la ragazza -Scusa.-
Un altro cruccio.
-No scusa, non volevo dire scusa- altro respiro, altro sbuffo -solo mi dispiace non riuscire- cioè in realtà dovrei prenderti in giro quindi non mi dispiace davvero non riuscire ma mi dispiace se me lo chiedi – oh accidenti scusami- oh miseriaccia!-
Crollò semi esausta nascondendo il volto dietro i palmi.
Fondamentalmente la salvò solo il gioco proposto poco dopo, che quantomeno riportò le sue competenze cervellotiche a risultati vagamente più dignitosi.
-Certo che sono sicura.- ribattè infatti pronta al commento della strega -E se fossi anche tu una cornacchia sapresti bene che in realtà si può imbrogliare sempre e comunque, e alla grande pure, quello che cambia è solo la bravura di chi effettivamente imbroglia.-
Sorrise sorniona, prendendo un sorso di vino dal suo calice.
La mente però si fece improvvisamente limpida e cristallina quando la Rosso Oro diede il via ai giochi, laboriosamente attenta, le connessioni neuronali così elettricamente concentrate da far quasi ronzare la testolina dorata della strega.
Alle due possibilità offerte da Alice infatti, Adeline dondolò un poco con il busto avanti e indietro, esattamente com’era sua abitudine sui talloni quando si concentrava su un quesito particolarmente complesso.
Dopo qualche pensieroso secondo volle condividere il suo ragionamento con la Rosso Oro:
-Incantesimi è una materia che ha tanti aspetti pratici, anzi, oserei dire essere prettamente pratica sia a livello di studio che nel suo utilizzo di tutti i giorni. Permette di ampliare le proprie capacità ma soprattutto è quel famoso saper fare al di là del semplice sapere.. che tanto più in una scuola, ancor prima che nella vita reale, permette di sopravvivere e anzi, divertirsi anche parecchio.-
Fece una piccola pausa, assottigliando un po' lo sguardo.
-Ti vedo più entusiasta e soddisfatta nel riuscire a far crescere una folta barba rosso oro ad una Serpeverde antipatica o a far scrivere da sola la tua piuma per ricopiare qualche pergamena di compito piuttosto che inseguire “una certa” Steel.-
Piccolo sorriso.
-Verità la prima, bugia la seconda.-
Decise di non approfondire neanche tutto il restante ventaglio di possibilità che riguardava le cotte adolescenziali, i fidanzamenti solitamente della durata di appena due mesi, i drammi, gli ormoni a palla – aveva preferito seguire l’istinto per cui quella peperina dalla testa rossa e dalla bottiglia di vino a portata di mano, più che inseguire profondamente il cuore di qualcuno.. fosse se mai quella inseguita.
In ogni caso ad Alice l’ardua sentenza.
Adeline dal canto suo, non solo non sapeva se effettivamente il suo ragionamento tanto cornacchioso quanto lei fosse risultato corretto o meno, ma non sapeva neanche in cosa sperare.
Per non parlare poi, di quando sarebbe toccato a lei.
Nel dubbio, Londra bevve un altro sorso.
 
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view post Posted on 14/1/2023, 07:51
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Alice Wagner
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Era difficile per Alice riuscire a leggere del tutto Adeline, c'era una sorta di timida riservatezza, un piccolo, all'apparenza invisibile scudo che sentiva posto tra di loro. Era come se ogni suo gesto o pensiero, venisse filtrato da un macchingegno apposito che ne curasse la forma, così da farlo fuoriuscire sempre con una certa gentilezza, cura, a tratti goffaggine ad altri tenerezza quasi infantile. La considerazione che aveva per gli altri però le impediva di capire cosa realmente pensasse, come se ne limitasse il danno. Forse essere troppo schietta era da sfacciati. In ogni caso anche lei aveva i suoi meccanismi di difesa, e anzi si chiedeva se quelli di Ade, fossero altrettanto efficaci. Sorrise comunque per quei tentativi poco riusciti di presa in giro, non doveva essere proprio programmata in quel modo, la ragazza.

Oh andiamo. Mio cugino di cinque anni saprebbe far meglio, sei terribile!

Replicò pungente, la testolina che scuoteva in senso di dinego, l'occhiataccia di delusione, chiaramente esagerata per renderla divertente. Alice portò lo sguardo in avanti, mentre la ex Corvonero le ripeteva a voce alta il ragionamento che l'aveva portata a quella scelta.
Un sorrisetto compiaciuto illuminò i lati della bocca, un'occhiatina di sbieco confermò il risultato.

Ding ding ding. Abbiamo un vincitore, ben fatto cornacchia. Cos'è che vuoi sapere su di me, dunque?

Tornò a incastrare i suoi occhi nei suoi, uno sguardo fisso, lungo, dal quale era difficile sfuggire. Era proprio curiosa di sapere cosa le avrebbe chiesto e soprattutto, una volta venuto il suo turno, sapere quale opzioni le avrebbe presentato.
Il vino intanto le dava alla testa, e quegli occhi dal blu e dal verde smaltati, sembravano imbabolarla ancor di più di prima.

[ Antico, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono. ]

 
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view post Posted on 14/1/2023, 18:55
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C’era.
Adeline neanche se ne rendeva conto il più delle volte, e non amava interporlo tra sé e gli altri, ma quello scudo invisibile c’era e proteggeva lei dagli altri tanto quanto, effettivamente, gli altri da lei.
Quando razionalizzava la questione, di solito Adeline si intristiva o, ancor meglio, si arrabbiava con sé stessa.
Stava osservando particolarmente torva il contenuto del suo calice quindi mentre per giunta i suoi fallimentari tentativi di presa in giro venivano effettivamente evidenziati come tali: un totale fallimento.
Si limitò ad offrire una seconda linguaccia alla Rosso Oro, pensando che in fondo, almeno in quello, avrebbe potuto sperare in uno spareggio con il cuginetto di cinque anni.
-Ding ding ding. Abbiamo un vincitore, ben fatto cornacchia. Cos'è che vuoi sapere su di me, dunque?-
Adeline sorrise, concentrandosi su quella testolina rossa.
Cosa stava dietro a quella vivace fiammella nei suoi occhi chiari?
Cosa l’aveva portata, lì, quella sera, con una bottiglia di vino in mano pensata – immaginava la Medimag – solo per uno?
Quali i sogni, i timori, le gioie ed i problemi quotidiani?
Era incuriosita Adeline, quella piccola ok, non poi così piccola strega fondamentalmente le piaceva nel tepore acuto e pungente che portava con sé, nei freschi respiri boschivi che la circondavano e negli occhioni ardenti quanto le fiamme che nascondevano.
A piacere, pure un pizzico seeeeeh di peperoncino (q.b. dai).
-Qual è il motivo profondo per cui tieni così tanto.. alla persona a cui tieni di più.-
Dondolò ancora avanti e indietro con il busto, fondamentalmente soddisfatta della sua domanda – e curiosa della risposta.
Era qualcosa di strettamente personale, ma in fondo non mettendo nomi in mezzo dava sufficiente libertà e spazio di movimento alla Rosso Oro.
Inoltre, era un’informazione non da poco per la Medimag: curiosa com’era della natura umana, le basi profonde delle relazioni più importanti instaurate da chi si trovava davanti erano una vera e propria chicca per la Bronzo Blu.
D’accordo, sarebbe stata altrettanto curiosa di sentire la campana complementare, l’altro lato della medaglia: quella ragazza era capace di astio, persino di odio? Perché, con quali motivazioni? Sarebbe mai stata in grado di mettere in pratica emozioni tanto negative?
Murò la propria mente obbligandosi a non perdersi nelle zone d’ombra nascoste nella sua testolina dorata, rimanendo così concentrata sulla sua interlocutrice.
La desolante verità, era che tanta curiosità era alimentata alla fine.. dalla poca esperienza su certi livelli intimamente umani.
Adeline, posta di fronte alla sua stessa domanda, avrebbe probabilmente boccheggiato muta, i polmoni svuotati.
Che motivo avrebbe potuto trovare se di base non aveva alcuna persona a cui teneva davvero?
Anzi.
Di fatto, essendo la sua unica parente in vita - pur essendo estremamente tossica come relazione “tutore-figlio” - probabilmente la persona a cui teneva di più perché alla fine da sempre presente – in un modo o nell’altro – nella sua vita.. era sua zia Ada.
Bell’affare.
Alla fine, sua zia, un’eredità era riuscita a trasmettergliela: l’incapacità patologica di legarsi alle persone. Adeline Walker (zia) avrebbe approvato – condividendo lo stesso problema – ma non ritenendolo tale, quanto piuttosto una vera e propria grazia: la libertà di non dover pensare a nessuno, l’assenza di responsabilità non volute, di pesi, impicci, ostacoli, noie. Nelle rare e brevi “riunioni di famiglia” si era sinceramente impegnata ad impartire questa lezione alla piccola omonima.
Adeline Walker (nipote) si sarebbe opposta per tutta la vita a quei concetti, ma fondamentalmente, per vie traverse e senza volerlo, senza neanche accorgersene.. avrebbe imparato metodicamente la lezione: nessuno intorno significava anche nessuno da poter ferire, nessuno da ingarbugliare nel caos della propria vita, nessuno da deludere, per il quale essere un peso, un impiccio o una noia.
Si, aveva decisamente imparato la lezione.
Scrollò leggera la testa, come se così facendo scrollasse via anche quei pensieri.
Ottenne solo maggiore confusione, al pari di un sacchetto di biglie scrollato da una parte all’altra.
O forse era l’effetto del vino.
L’unica certezza per il momento era la Rosso Oro di fronte a lei, e a lei Londra si aggrappò: prese un altro piccolo sorso di vino, concentrandosi sulle iridi chiare della strega.
Si meritava la sua attenzione, le sue cure ed accoglienza.
Anche questa era una certezza.
Lezioni apprese o non apprese.
 
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20 replies since 7/11/2022, 18:05   657 views
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