Seppe che
era lì.
Gli occhi chiusi, il respiro calmo, profondo, Adeline dondolava un poco al lento ritmo della cantilena che stava intonando da - quanto, qualche secondo, o minuto, magari erano passate ore?
I pensieri di Londra iniziavano a farsi confusi, la mente razionale a farsi sempre più da parte.
Pensare di essere lì da un paio di secondi come da un paio di anni, aveva lo stesso identico peso.
Pensare di essere lì aveva lo stesso peso del pensare di essere a chilometri di distanza.
Lo stesso atto del
pensare aveva un peso..
Anzi.
Tutto il contrario. Lo stesso atto del pensare era divenuta cosa così leggera, fumosa, inconsistente. Questo era il suo peso. Il nulla.
Il tempo e lo spazio poi, così come i pensieri,
tz quale peso potevano avere?
Quale peso, quale infinitesimale importanza di fronte a tanta.. cos'era?
Era tutto.
Il nulla, in confronto al
tutto.
Indefinibile.
Adeline non aveva mai avuto tanta consapevolezza del suo corpo quanto, contemporaneamente, incoscienza dello stesso. Non si sentiva davvero, se avesse posseduto ancora la parola e la capacità razionale e cognitiva di esprimersi attraverso di essa non avrebbe saputo chiarire la sua precisa ubicazione - dov'era il bosco? dove gli alberi, il semplice terreno, il cielo sopra di lei, il sole? - nè come scorresse o se in effetti scorresse il tempo,
ma si sentiva e si sentiva come mai si era sentita prima di allora.
Era forte, era
la forza. Ed era debole. Era niente.
Era potenza e prepotenza, era luce, era vita, era amore, ma era anche mancanza, era vuoto, era buio, era morte.
Adeline
era. Perchè
Lui, era.
Lui era così tanto. Era
tutto, era ogni cosa, scibile e non al piccolo e fragile essere umano.
Al così piccolo, e così fragile essere umano, come la piccola e fragile Adeline, che per un attimo - o per settimane, mesi, anni, vite intere? al culmine di quel tutto in lei, esile guscio, minuscola parte - per un attimo la strega credette di stare sul punto per esplodere, o implodere, non lo sapeva,
non sapeva niente seppur mai così vicina al tutto il corpo teso, i muscoli rigidi nello sforzo sovraumano.
Faceva male.
Ecco, questo lo sapeva.
Faceva tanto, male.
Adeline Walker si stava perdendo, e neanche se ne stava rendendo conto.
Realizzò che era buio, quando fu luce.
Realizzò che era silenzio, quando dapprima fu fruscio, poi rimbombo, sempre più forte sino a che fu tuono.
Realizzò che era da sola, in
tutto e che aveva paura, sino a che non fu più sola ed il tepore della rassicurazione, della quiete e tacita, potente ed infinita Presenza scacciò via la paura.
[
"Tutto si ferma. Niente più fruscio, niente più luce, niente più calore."]
Aprì gli occhi, scoprendo così di poterli aprire.
Era in piedi - un corpo lo aveva ancora, allora - e c'erano delle pareti. Era al chiuso. Era da sola.
Se poteva rabbrividire, Adeline lo fece.
Non sapeva, non pensava, la sè razionale era talmente sfumata da apparire inconsistente come mai prima.
Era emozione, istinto, pulsione e sentimento. Era inconscio ed irrazionalità. Era la parte di lei più profonda, e ora così crudelmente nuda, indifesa - ma anche forte della sua libertà, potente come mai lasciata naturalmente di esprimersi e di muoversi davvero.
Una porta, sulla sinistra, verde smeraldo e oro, la chiamò.
Sibili e vaghi schiocchi, Adeline aveva appoggiato i palmi di entrambe le mani su quello che poteva essere un facile ingresso - a cosa? a dove?
a chi? - e l'intera parte sinistra del volto, i timpani tesi, in ascolto.
Un battito di ciglia e si allontanò, osservando ancora per qualche attimo quella porta.
Verde.
Si voltò.
Una seconda porta, blu e argento, prese vita nel suo spazio vitale.
Era lì anche prima o era talmente nebbiosa la sua mente, nebbiosa la presenza e il senso di certezza - data dalla sua incrollabile razionalità solitamente - che non se ne era resa conto?
Non importava.
Come se trascinata da un filo invisibile, una seconda volta i palmi diafani, e parte del volto e l'orecchio si appoggiarono a quell'ingresso.
Vento. Aria. Turbinii delicati prima e prepotenti poi, intrappolati in una ritmica ed infinita danza - Adeline respirò, come se di quei suoni potesse riempirsi i polmoni.
Si allontanò anche da questa porta, osservando anche quella da un paio di passi di distanza.
Blu.
..Rabbia.
Inspiegabile, ma ridotta com'era al suo più pulsionale stato di vita, Adeline neanche tentò di trovare una spiegazione.
Una porta verde, una porta blu.
Se avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto. Forse lo stava pure facendo.
Verde e blu.
Si riduceva sempre, tutto, a quel binomio.
Verde
o blu.
Verde bosco, come una delle sue iridi. Il silenzioso lascito di sua madre.
Blu mare, come l'altra sua iride. L'altrettanta silenziosa eredità di suo padre.
Si scagliò in avanti, accecata dalla furia, sino ad imbattersi contro una terza porta, rosso fuoco, che tutto le suonava meno che come una possibilità per lei.
Muta e inflessibile, persino ai pugni e alle grida rabbiose ed umide che Londra si ritrovò a dare contro a quell'indifferente soglia, per lei solo un limite invalicabile.
Quando si allontanò anche da quella terza, aveva il fiatone.
Il petto le si alzava e abbassava con forza, mentre ora con immensa Tristezza tornava a scrutare le due porte.
Osservò la verde, mentre un miscuglio di disperazione, estremi sensi di colpa, inadeguatezza, le ferivano il muscolo cardiaco da suo interno, le laceravano la gola, le striavano la pelle.
Londra fece un passo indietro, senza accorgersene.
Strizzò con forza gli occhi cercando di non perdersi in quel dolore che la legava da così tanto e
così tanto alla figura materna, per quanto quotidianamente negasse tutto, per quanto quotidianamente credesse ad altro.
Solo quando sfiorò con la mano la superficie della porta blu, si rese conto di come si fosse mossa all'indietro senza neanche pensarlo.
Allontanatasi così da quella possibilità, per volgersi invece.. al Blu.
Speranza.
Comprensione.
Accoglienza.
Furono diverse le sensazioni ed emozioni che presero vita nel suo sterno, e furono un balsamo dopo le laceranti ferite di poco prima.
Prese un respiro profondo Adeline, sentendosi accolta e compresa, curata da quel ritmico fruscio che diveniva tormenta e tornava fruscio, come lei, come il suo animo quieto ed inquieto, come il tepore dei suoi sorrisi e la ferocia della sua solitudine, la londinese.. sorrise, solo un poco.
Aveva richiuso gli occhi, lasciandosi trasportare dalle sensazioni, dai suoni, da quel tutto che le trasmetteva quella soglia.
La destra scivolò verso il basso, andandosi a stringere attorno al pomello argentato.
Un altro respiro, benefico.
E senza che un solo pensiero la sfiorasse, senza voltarsi indietro, senza nemmeno più percepire che un "dietro", un'altra possibilità al di fuori di quella esistesse..
Adeline Walker, aprì la porta e varcò la soglia.
Statistiche
Punti Salute: 176
Punti Corpo: 125
Punti Mana: 127
Punti Esperienza: 25
Inventario
Attivo (tasche, mani)
Bacchetta - Nocciolo, Crine di Unicorno, 13 pollici, Rigida.
Porta bacchetta da coscia
Borse in tela con 1) il necessario per il rituale - già utilizzato- 2) Libro "Trasfigurazione Avanzata, Vol. III" 3) Limone della Resistenza