caliginous —
upon thy dusky liver
appear and visit unillumined hell
Bones Street è tana d'averno, un cunicolo d'ombra che confonde gli spettri. La luce è una chimera seducente, di lampioni in frammenti e di faville spente sulla punta di bacchette; le vetrine, in pochi botteghini, resistono in schegge che rimandano a colpi di sfida: un reticolo infranto in più punti, cicatrici che non potranno rimarginarsi. La pietra — di tufo alle pareti, di calce spezzata lungo i tetti — richiama di continuo l'abbandono, collimando in una visione d'orrore che rende giustizia alla nomea di Nocturn Alley. Come altri vicoli, Bones Street s'annovera alla stirpe dei reietti. Chi mai vorrebbe abitare luoghi che abdicano l'incanto delle vie maestre? Poco oltre, infatti, il caleidoscopio di voci ridenti, colori e motivetti festivi pone un confronto: è un canto che diventa in breve una litania. I suoni trasfigurano il passaggio: singhiozzi, sospiri, scricchiolii.
Talvolta è un pianto sommesso, un'impronta di desolazione. Altre è il tintinnio di bottiglia, il clangore di ferro e di ampolle che rotolano oltre tombini; pure il silenzio ha un peso differente, in questo luogo. Al civico undici sorprende una girandola — al negozietto di ninnoli al pianoterra. È un vortice variopinto, un vento sottile che solleva sbuffi di polvere. Gira, gira, gira veloce.
C'è un bambino che ride, il miracolo dei giorni odierni.
E un bambino che piange, nel respiro che gli strappa la vita.
Ti porta via, Casey Bell. Come un'eco, ti fa violenza: è un fastidio che ronza all'orecchio, che profana la pelle in brivido. Nel luogo che invochi a dimora, le sedie cigolano appena vi spunta un ratto che voi, inconsapevolmente, avete disturbato. Stride d'uno squittio impaurito, corre, corre via. Sguscia oltre le tue gambe, Horus. Finché cozza contro una boccetta di pozione, una tra tante: rotola sul pavimento, priva di tappo. Trasuda l'olezzo del dittamo, che potrebbe far arricciare il naso.
Ma è un'altra bestia che ti cattura, Casey. Le palpebre s'arrestano, le pupille fissano gli arcani del tempo. E piange, piange, piange. Ora è più forte, l'appello d'inferi. C'è un corpo spento, oltre la Vista — l'incarnato brilla ai riflessi del crepuscolo, occhi vitrei che intrappolano l'incanto del cielo. Sembra un bambino, tuttalpiù un ragazzino: ha dodici anni, ma per te è soltanto un cadavere. Ha occhi a mandorla, orecchie più lunghe in punta; sull'avambraccio si dissolve una mezzaluna d'inchiostro: è un tatuaggio, che ti respinge con ferocia. Il tempo, per te, è una vertigine: ti strappa il respiro, lo blocca. Hai l'impressione di gridare — invero, sei immobile. Il tuo cuore è un battito sinistro, finché i sensi t'inarcano all'Occulto.
«La testa è mia, ci faccio un affare.» Soffusa, ti guida una voce. Ha una nota familiare, nonostante annaspi in sillabe rozze. C'è fumo, forse incenso, forse sigaretta — la Vista è in fibrillazione. Questo, Casey, è un altro frammento: è ora, ieri,
domani? Ti affacci ad un bancone in legno, eppure... chiunque, al tuo posto, pregherebbe di scappare. In esibizione, catturi un teatro d'orrori: arti umani, zanne, denti, e organi pulsanti in barattoli. L'uomo che ti è accanto, indistinto, abbandona una mano che non è propria: è un tatuaggio di mezzaluna, sulla pelle. Un pezzo per un altro, un gioco che non ha misericordia. In cambio riceve una testa, oramai un teschio: vi calano ciocche oscure lungo i lati, boccioli di rosa spuntano all'interno come in decorazione. Quale dolcezza asseconda la morte?
Non hai modo di indugiarvi, la bocca ti si schiude in costrizione. Ti s'annebbia lo sguardo, avanzi in tenebra. Potresti essere ovunque, oramai. Il buio ti brama.
Cogli una voce che ha un accento lontano, di terre d'ambrosia.
«Si trova lì.» Modula il tempo, lo piega a sé.
«Bones Street, Civico 11.»Non hai visione di chi abbia parlato, la conversazione prosegue. Vedi una chiave di ferro, una porta che si apre, un rumore di passi veloce. Poi una cantilena in lingua antica, un'essenza di fiori di rosa. Finché la testa riappare, uno scheletro truccato a vita: è tra le mani di una figura che infine puoi riconoscere. L'hai già incontrato. Non è l'omaccione che vive al piano superiore dell'edificio?
«...nunc resurget in potentia» la voce dell'uomo ti è nitida. Soffi di fumo oscuro cominciano ad insinuarsi, come serpi, lungo il teschio che stringe; ti spinge ad una morsa ultima, Casey, che ti riporta di scatto al presente. Respiri, respiri veloce. Il tempo, bastardo, ti mostra un ultimo scorcio: la testa, il nugolo d'ombra, e... l'uomo che ti è ora di fronte. Nella tua visione, c'è anche lui.
Non vendi droghe, è vero.
Tu vendi
momenti.