The Roaring 20's , Ballo d'Inverno 2022

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view post Posted on 24/12/2022, 16:15
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Caposcuola
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2,927
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London, UK

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È il 1921.
La Gran Bretagna è ancora in fase di ripresa dopo gli effetti disastrosi del conflitto mondiale, acquisisce molto di ciò che diventerà caratterizzante negli USA di quegli anni, ma mentre nel mondo babbano si scatena il caos, il mondo magico si gode quella che sarebbe entrata nella storia come la cattura più veloce del boccino d'oro durante una partita di Quidditch: tre secondi e mezzo dall'inizio della partita. Un record stabilito dal mago Roderick Plumpton, cercatore dei Tutshill Tornados.

Nello spirito sportivo stimolato dal Torneo Crownspoon di Quidditch, celebriamo gli anni d'oro di questo magnifico sport!

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La festa si svolgerà nei magnifici giardini che costeggiano il castello di Hogwarts, adornato da graziose fontane di calici con acqua frizzante!
Dal massiccio portone d'ingresso della scuola si dirameranno dei percorsi incantati che daranno l'impressione di camminare su fiumi d'acqua allegra dai riflessi dorati e argentati. Ma attenzione agli spruzzi di bollicine che ogni tanto partiranno dal suolo, come allo stappo di una bottiglia di Champagne!
Ogni percorso porterà a un gazebo riscaldato magicamente ed elegantemente adornato da ampi tendaggi di seta, piume di struzzo e di Fwooper e perle provenienti dal fondo del mare, capaci di dispensare complimenti ad ognuno. L'unico trucco? Parleranno una lingua acquatica sconosciuta ai più!

I colori predominanti saranno l'oro, l'argento, il bianco e il nero: l’eleganza servita ad ogni passo. Ci saranno un totale di cinque gazebi, più una location segreta che sarà possibile scoprire tramite degli indizi. Ad ogni entrata verrà distribuita una mappa delle location che permetterà di individuare immediatamente tutte le attrazioni.
Ad illuminare il percorso e a rendere l'atmosfera più soft e intima, sparpagliate per il giardino, ci saranno candele sospese a mezz'aria e lucciole incantate. Grammofoni, strategicamente piazzati lungo l'intero percorso, saranno pronti ad amplificare la musica jazz che vi trasporterà direttamente negli anni d'oro dello swing. Appesi a mezz'aria ci saranno dei poster in perfetto stile anni '20 con raffigurazioni di balli e costumi: essi mostreranno diversi personaggi famosi dell'epoca e sarà possibile perfino dialogarci, ma non possono restare lì per sempre!


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Al centro dei giardini sarà possibile trovare il gazebo più ampio di tutti, ad accogliere un palco in legno sopra il quale sarà presente una banda Jazz che suonerà e canterà tutta la sera, improvvisando proprio come da manuale!
Sarà possibile richiedere un pezzo personalizzato anche usando uno dei Fazzbook acquistabili durante la serata: sono dei fazzoletti da taschino di simil-seta ricamati a mano, ai quali basterà dettare a voce i propri messaggi per vederseli comparire scritti elegantemente sul fazzoletto stesso. Per imprimervi un’immagine, basterà descriverla per ritrovarsela come dipinta sul tessuto. Una volta ultimato il messaggio o il disegno che sia, basterà piegare il fazzoletto e soffiarci sopra pensando al viso o al nome del destinatario.
Proprio di fronte al grande palco, sarà presente una spaziosa pista da ballo pronta per accogliere tutte le mosse di swing più azzardate.

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Situato a ovest, in prossimità del lago nero, in una location un po' meno illuminata, sarà presente il cinema magico dei ricordi. In quest’area dedicata alla memoria dei ricordi più belli, affascinanti e interessanti degli anni ’20, sarà possibile assistere a quei magici tre secondi e mezzo che portarono Roderick Plumpton a far vincere i Tutshill Tornados durante la memorabile, seppur breve, partita contro i Caerphilly Catapults. Ma anche molto, molto altro ancora grazie alle innumerevoli diapositive olografiche presenti nell’area: passando nei pressi di queste scatolette in legno, all’apparenza senza note distintive, queste si attiveranno e ognuna di esse presenterà uno scenario, un ricordo. Sarà come passeggiare, letteralmente, in un viale dei ricordi, poiché le scene proiettate – rigorosamente in bianco e nero – sembreranno ologrammi. In questo viaggio nella storia potrete ammirare: la stazione di King’s Cross, il binario 9 ¾ , il vecchio treno per Hogwarts; passeggiare tra una Diagon Alley più elegante o una Hogsmeade più affollata. In più, alcune cabine proietteranno vere e proprie lezioni di swing dai migliori ballerini e coreografi dell’epoca, sarà possibile ricevere lezioni d’arte dai grandi pittori dell’Art Nouveau, carpire i segreti dai duelli scolastici più memorabili di quegli anni, nonché, ovviamente, assistere a stralci delle migliori partite di Quidditch.

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Proseguendo lungo il percorso davanti il portone della scuola, questi si tramuterà in un vero e proprio red carpet, che culminerà con uno sfondo nero e oro riportante il tema della serata: qui sarà possibile farsi fare delle foto d'epoca. Di fronte ad esso una vecchia macchina fotografica magica, animata da un incantesimo, scatterà foto in bianco e nero o seppia. Per rendere la vostra foto ricordo più divertente, saranno messi a disposizione maschere, boa in piume, cappelli cloche! A fine scatto ogni partecipante avrà una foto ricordo da portare con sé.


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La zona bar si troverà nella parte est dei giardini. Adiacente alla pista da ballo, è stata allestita una grossa tavolata di finger food e di bevande analcoliche. Ogni volta che si tenterà di ordinare qualcosa di alcolico si verrà rimandati a delle figure losche...

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Hogsmeade Lampon
Un cocktail a base di lamponi e melograno, con succo d'arancia e acqua frizzante magica. Le bollicine solleticheranno il vostro palato e la vostra lingua scatenando risate incontrollate! Guarnito con rosmarino e grani di pepe nero.


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Yellow Switchel
Acqua, miele, aceto di mele e zenzero. Miscelati e lasciare a riposare per ventiquattro ore, questo cocktail dà un'incredibile carica di energia: un paio di sorsi e i vostri piedi si muoveranno perfettamente a ritmo di swing! Guarnito con fette di lime e zucchero a velo.

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Roval Painter
Su un letto di marmellata di frutti di bosco, una miscela di acqua di rose, yogurt e miele farà impazzire le vostre papille gustative e vi donerà euforia. Sarà come bere felicità liquida! Guarnito con lavanda e ribes rosso.


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In giro per i giardini ci saranno due uomini e due donne che indosseranno un tipo particolare di cappello chiamato "Newsboy", laccato in oro. Avvicinandosi a loro, in base alla propria intraprendenza, si potrebbe scoprire dov’è localizzato il bar segreto. Le figure tenderanno a mettervi alla prova con domande relative al Quidditch e indovinelli a tema sportivo, ma non scoraggiatevi: non si esimeranno dall'intascarsi mazzette.
Nel caso in cui riusciate a farvi dire - o a comprare - la posizione dello Speakeasy, potrete trovarlo nella zona della rimessa delle barche: c’è una scalinata sotterranea che porterà al bar. È un luogo piccolo ma accogliente, il grosso bancone di legno colpirà immediatamente la vista, insieme agli sgabelli e i divani angolari rivestiti in pelle verdognola. Grazie ai tavolini più appartati e alla luce soffusa è il luogo ideale per conversazioni più intime e momenti di relax dal caos della festa. I grammofoni riprodurranno il concerto sul palco e la leggera musica di sottofondo accompagnerà la permanenza dei clienti. Una piccola e ovale pista da ballo è presente al centro del locale.
Sarà possibile richiedere alcolici solo qui (+17) ma l'accesso è consentito a chiunque riesca a trovarlo.


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London 21
Una manciata di mirtilli affogati nell'acquaviola, sciroppo di lime e limone, su un fondo di zucchero grezzo. Il tutto guarnito con foglie di menta e lamponi ghiacciati. Poco alcolico, dal gusto dolceamaro, aiuta a sedare i pensieri negativi e a infondere intraprendenza per affrontare qualsiasi sfida! Al punto che la schiettezza la farà da padrona: si darà voce facilmente a ciò che si pensa!

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Blood & Sand
Whisky incendiario, liquore alla ciliegia, poche gocce di distillato di dittamo, succo e buccia d'arancia. A discapito del nome, attribuito per il colore torbato del cocktail, questo è un drink dagli effetti positivi, che guarisce anima e corpo! Ogni pensiero negativo verrà spazzato via... come sabbia dal vento! E si sentirà improvviso bisogno d'affetto, un abbraccio potrebbe aiutare.

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Lemon Rock
Servito in un'elegante coppa da Martini, guarnita con zucchero a velo, questo drink si compone di acqua allegra, essenza di fiori di ginepro, buccia di limone e zenzero. L'acqua allegra stimolerà risate incontrollate, il buonumore sarà assicurato anche per i più timidi e introversi! Con questo drink sarà facile rivelare segreti inconfessabili...


Le pietanze tipiche dell'epoca prevedevano finger food molto colorati, in grado di cogliere il piacere dell'occhio prima che del palato, fondendo dolce e salato in snack dal sapore gustoso e particolare. Da zuccotti di zucca in versione mini, a muffin mille gusti +1, piatti vegetariani e di carne, come cracker al salmone o mozzarelline croccanti: piccole pietanze dall'aspetto e dal sapore incredibilmente delizioso!
Saranno disponibili anche i Butterflaps, il panini al burro salato e salvia tanto amati dai maghi degli anni '20.
Il cibo sarà disponibile nello Speakeasy come nel bar ufficiale addetto al rinfresco. I Butterflaps saranno, in entrambi i locali, presentati in graziosi cestiti da pane di vimini adornato da foglie d'oro su tutti i tavolini presenti, mentre il restante finger food sarà disposto a buffet.
Sui tavoli saranno inoltre disponibili dei narghilè totalmente innocui ad acqua, ma molto gustosi: basterà pensare un gusto per poterlo assaporare. Inoltre, in giro per la zona vedrete svolazzare boccini d'oro: nel momento in cui verranno acciuffati, scoprirete che in realtà sono delle gustose praline di cioccolato fondente e scorza d'arancia! Chi avrà la possibilità di assaggiare questa deliziosa pralina-boccino, si ritroverà a levitare di qualche centimetro da terra per pochi secondi, come se all'improvviso un paio d'ali fossero spuntate alle sue spalle!

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Avanzando dall'ingresso della scuola, rivolto a est verso i vari percorsi incantati, in prossimità della zona ristoro sarà possibile trovare anche un gazebo addetto ad accogliere una piccola e temporanea succursale dei Tiri Vispi Weasley!
Con una collezione speciale a tema, di articoli in vendita esclusivamente durante questo evento, il famoso negozio di Diagon Alley propone una selezione di articoli a sfondo divertente, ma che non manchino di rendere onore ai ruggenti anni Venti.

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Collana Allegrotta

Collana di perle che una volta lanciata in aria esplode in mille coriandoli colorati, procurando un suono simile allo stappo di una bottiglia.
Utilizzabile 1 volta.
3 Galeoni

Cravatta Bellimbusto

Indossando questo bel pezzo di abbigliamento sarà possibile ammaliare chiunque con la propria bellezza per la durata di un turno. Si ricarica ogni 24 ore.
+ 2 PC
11 Galeoni

Fazzbook

Fazzoletto ricamato a mano: è possibile scrivere qualsiasi cosa al di sopra di esso, appena scritto il pensiero questo si librerà in aria sfrecciando alla velocità della luce verso la persona desiderata.
Funziona una volt sola e in un raggio di 30 metri.
4 Galeoni

Sigaretta Anti-spio

Una finta sigaretta che è possibile utilizzare per offuscare leggermente la zona circostante. Il fumo prodotto consentirà all’utilizzatore di godere di maggior riservatezza, celando la propria presenza per un turno.
+1 PM
7 Galeoni

Scarpe Swing

Se indossate ci si scoprirà dei perfetti ballerini, si riuscirà a danzare come mai prima d'ora per un'intera mezz'ora!
Si ricarica ogni 24 ore.
-1 PS, + 2 PC
17 Galeoni

Orologio Giusto Ma Sbagliato

Un orologio da taschino in diversi modelli, a scelta tra bronzo, argento o oro laccato. Il tempo si fermerà sull'orologio in un momento particolare per noi.
Magari presi dall'emozione, dalla rabbia, qualsiasi sentimento forte, ricordandoci l'orario sbagliato e forse il momento giusto!
+3 PM, + 1 PS
27 Galeoni


Sciabolata Esplosiva

kit con una finta sciabola e una bottiglia di Spumante Scintillante da cui partiranno dei fuochi d’artificio di circa 3 metri di altezza.
Attenzione: la sciabola sarà utilizzabile solo come apribottiglie.
9 Galeoni


Flapperino

fascia da Flapper con piuma di struzzo. Quando indossata dona una piacevole sensazione di calore.
+ 2 PS
10 Galeoni


Illustrazioni Istruttive

stampe Art Nouveau ritraenti diversi soggetti dagli anni '20 magico e babbano che racconteranno al proprietario aneddoti e informazioni del periodo.
15 Galeoni

 
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view post Posted on 26/12/2022, 23:06
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Mary Grenger

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"È strano pensare che tu sia tornata e che io abbia effettivamente un indirizzo dove spedirti i miei pensieri."
Per ritornare ad Hogwarts, ora, aveva bisogno di un evento speciale, di un invito.
Lo era stato il torneo di quidditch a cui stava prendendo parte, lo era la lettera che Alice le aveva scritto e che con bramosia conservava nel libro di poesie poggiato sul comodino della sua camera.
"Ho avuto paura quando te ne sei andata, paura che non ti sarebbe mai più importato nulla di me."
Mary stessa aveva riflettuto sulla possibilità di scriverle, ma le pareva ci fosse ancora una certa distanza tra loro, un confine tracciato con un inchiostro che stava andando sbiadendosi. La lettera che aveva ricevuto, l’invito, portava con sé un’offerta di ritrovata armonia che l’ex grifondoro accolse con particolare emozione.
Emozione e intenzione di rispettare perfettamente il tema, di rendere in qualche modo Alice orgogliosa di aver scelto di avere lei al suo fianco.
"Sono forse un peso?"
Le parole di Alice la tormentavano, non riusciva a riposare sapendo che la persona più importante della sua vita si trovasse in un momento di difficoltà. Non era riuscita a risponderle subito, in verità non era sicura di sapere cosa scriverle.
"Cosa sbaglio?"
Leggeva e rileggeva quelle parole, ne assorbiva il peso che portavano con loro, una mano sul cuore a percepire un dolore che era lì, per davvero. Ferire qualcuno era estremamente facile, si ritrovò a pensare. Aveva spezzato il cuore di sua sorella, l’unica persona che più volte si era ripromessa di difendere con l’anima. Rifletté su quanto potesse essere colpa sua tutto ciò che stava accadendo ad Alice, si domandò se la sua presenza avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. Era lei la guida della piccola grifondoro? Chi l’aveva aiutata in sua assenza? Era rimasta da sola?
"Come si fa a stare a galla?"
E allora, perché non sapeva come esprimere i suoi sentimenti, non sapeva come far uscire tutto in un modo quanto meno salutare, pianse. Aveva allontanato la lettera per non bagnarla, era stata attenta a non lasciare tracce della sua stessa tristezza perché non lo meritava: non poteva piangere, lei, non doveva. Era lei la colpevole, perché piangere? Le persone orribili non piangono, non provano rimorso.
"Non ho più voglia di mettere a rischio il cuore."
Voleva rispondere ad ogni domanda che Alice aveva posto in quella maledetta lettera, ironica e non. Voleva farle sapere che tutto sarebbe andato bene, che lei d’ora in poi non l’avrebbe più lasciata.
Alice Wagner non si sarebbe mai più liberata di Mary Grenger.
Aveva dei piani, la donna, per il loro futuro. Proposte che per troppo tempo erano rimaste nel suo cervello, rimaste sulla punta della sua lingua.
Avrebbe offerto ad Alice tutte le sue idee, l’avrebbe inondata con ogni pensiero che le passava per la testa, avrebbe portato avanti ogni singola azione che aveva progettato per loro. Voleva che Alice sapesse che una famiglia l’aveva, che se sua madre era una fottuta bastarda poco importava, non ne aveva bisogno: che te ne fai di un genitore che non ti ama? Che non ti merita? Mary, invece, avrebbe lottato fino al suo ultimo respiro per meritarsi la fiducia dell’altra. Mary, invece, le avrebbe dato tutto l’amore necessario, tutto ciò di cui disponeva e anche di più. Per Alice sarebbe stata tutto ciò di cui aveva più bisogno: una mamma, un papà, una sorella, la zia divertente, la nonna che ti fa i regali pacchiani, l’amica che ti porta sulla cattiva strada. Si era convinta, con il tempo, che forse era quello il suo scopo nella vita, più di qualsiasi altro. Più che essere un Auror o un docente, più che l’amore di Oliver, più che un combattente dell’Ordine, Mary doveva esserci per Alice.
Era lei il suo lieto fine. Il resto era tutto ciò che doveva fare per tenerla al sicuro, per darle una casa, un sostentamento.

Asciugò le lacrime, scrisse la sua risposta e la consegnò a Lusin cosicché la portasse direttamente nella stanza n°1 del dormitorio femminile.
La osservò volare via. Sorrise.

Hogwarts era calda, come sempre.
Inspirò profondamente, lasciò che i suoi polmoni si riempissero del particolare odore di vecchio, di vissuto, di libri ed emozioni. Ogni piano portava con sé dei ricordi che Mary poteva percepire ancora vividi. Le persone che aveva conosciuto, i pensieri giovanili che aveva fatto, i sentimenti che aveva provato.
Dopo il ballo, si disse, avrebbe fatto un giro per l’edificio. Un tour, come un genitore che deve iscrivere il figlio a scuola per la prima volta, che con meticolosa attenzione conta il numero di spigoli presenti. Avrebbe passeggiato per i corridoi, chiacchierato con qualche vecchio quadro, raggiunto la torre di astronomia e guardato le stelle.
E, nel farlo, avrebbe chiesto ad Oliver di accompagnarla.
Ci sarebbe stato alla festa? Avrebbe accettato l’invito?
Espirò con la stessa intensità, lasciò che la tensione lasciasse il suo corpo, le spalle le si abbassarono. Quella sera, per più ragioni, il suo cuore avrebbe rischiato tante volte. Per le cose che avrebbe detto ad Alice, per quelle che avrebbe voluto dire ad Oliver. Sarebbe potuto andare tutto bene o tutto tragicamente male ed era pronta ad entrambi gli scenari. Era pronta per il senso di colpa che portava con sé, per l’idea che qualsiasi fossero state le loro risposte, lei lo meritava.
Il karma, si disse.
«Fottutissimo karma.» esordì una volta arrivata al portone che dava al giardino, le parole nascoste dietro i suoi denti serrati.
Lei ed Alice avevano concordato di incontrarsi lì a quell’ora.
Il vestito stringeva deliziosamente ogni sua forma, i fiori sul suo capo mantenevano morbidamente i capelli in ordine, la collana di perle era un tocco classico che una visione le aveva suggerito.
Sistemò la parte bassa dell’abito che, rigonfio, le forniva la mobilità di cui avrebbe avuto bisogno quella sera.

Diede le spalle al giardino, le era parso di sentire la voce di Alice.

Cara Alice,
non sotterrare i tuoi sentimenti, te ne prego, non ho più l’età per prendere una pala e recuperarli. Mi dispiace tanto, tantissimo, se anche solo per una volta hai pensato che non mi importasse di te. Tu sei tutto, Alice e anche di più.
Passerò la vita a dimostrartelo. Puoi parlarmi di tutto, te lo prometto.
Il tuo cuore, con me, non sarà mai più a rischio.
Anche io ti voglio bene.
Ci vediamo al ballo, mi trovi all’ingresso al giardino.

Tua, Mary.


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Menzioni: Alice, Oliver.



Edited by Héloïse - 1/1/2023, 19:28
 
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view post Posted on 31/12/2022, 06:33
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner- Gryffindor

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Dopo la piccola disavventura nei sotterranei, Alice era libera di scorrazzare felice verso la zona ballo e in particolare verso l'entrata dei giardini dove l'attendeva Mary. Era emozionata e nervosa per qualche motivo, come non lo era mai stata prima. Aveva ricevuto la sua lettera, la stringeva ancora nel cuore. Alice era sempre stata una persona sincera ed empatica e questo spesso l'aveva portata a soffrire troppo a causa degli altri. Era, in amicizia, pronta a tutto per le persone a cui teneva. Ma dove l'aveva portata tutto ciò? Mary era sparita misteriosamente per mesi, Vivienne non le parlava più da quasi un anno, Casey continuava ad ignorarla. Erano bocconi amari da mandar giù, tutto quello che pensava di aver creato, tutta la luce che aveva messo in quegli affetti era sparita, o le si era ritorta contro creando un vortice di buio. Doveva essere lei il problema, chiaramente. Per questo aveva deciso di vivere con più leggerezza e spensieratezza, illudendosi del fatto che non si sarebbe più affezionata a nessuno. Non così nel profondo. Eppure era bastato che l'ex Grifondoro ricomparisse di fronte al suo negozio qualche tempo prima, per farla crollare, per farle realizzare quanto fosse estenuante fingere che andasse tutto bene, che non le importasse assolutamente nulla di come erano andate a finire le cose. Invece le importava eccome. Aver rivisto Mary aveva curato quelle piccole ferite causate dalla sua scomparsa e Alice aveva semplicemente ceduto. Aveva troppo bisogno di lei.
Il passo sembrò affrettarsi una volta arrivata all'entrata del giardino, in cerca della figura della sua dama.
Alice indossava un completo nero con giacca oversize, top ricamato, guanti in pizzo e pantaloni a palazzo, la figura era allungata dall'utilizzo dei tacchi. Era assurdo pensare che avesse imparato ad usarli, dopotutto quei continui casting per modelle le erano serviti a qualcosa, oltre che per compiacere sua madre e sperare in un minimo di attenzioni da parte sua. Aveva utilizzato pochissimo accessori, una semplice collana di perle e degli orecchini a cerchio in oro. Si sentiva bene vestita così, sicura di sé e dominata da un'energia diversa. Finalmente riconobbe la figura di Mary, adornata da un bellissimo vestito bianco, i capelli morbidi che le incorniciavano il viso. Le si avvicinò con un sorriso sul viso.

Madame! Mi perdoni per il ritardo, il suo cavaliere è qui.

Le prese la mano per mimare un finto baciamano, poi però scoppiò a ridere e fece per abbracciarla. Affondò nel suo profumo, nella sicurezza familiare delle sue braccia. Sua sorella era finalmente tornata. Non l'avrebbe lasciata andare mai più.

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Menzioni: Viv, Cas, Mary
 
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view post Posted on 1/1/2023, 19:33
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Mary Grenger

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Una delle poche certezze nella sua infanzia era stato il Natale. I suoi genitori, entrambi medimago, avevano sempre trovato il tempo per passarlo in famiglia.
Perciò, dicembre a casa Grenger sapeva di popcorn appena preparati e caramellati a dovere, di biscotti al burro decorati a mano con meticolosa attenzione – eccetto quelli di Mary che erano di un brutto criminale –, di cioccolata calda lasciata a raffreddare sul camino perché troppo occupati a fare altro.
C’erano canzoni di Natale troppo rumorose che coprivano le loro risate e canzoni troppo silenziose quando, ormai tardi, Mary andava messa a letto.
Negli anni, le immagini e i ricordi che racchiudevano quei momenti si erano sbiaditi sempre e sempre più nella testa della ormai adulta grifondoro, ma quel particolare profumo di dolce e salato, quella immediata sensazione di caldo, era rimasta con lei.

Fu il profumo che inspirò quando il corpo di Alice fu avvolto nel suo. Non c’era musica intorno a loro e non c’era silenzio: percepiva il proprio cuore battere ad un ritmo sostenuto, pensò che tentasse di aggrapparsi alla velocità di quello di sua sorella. Alice era alta quasi quanto lei, ormai e non era per via dei tacchi: era una donna. Fu la prima cosa che la colpì, il primo senso di colpa che la raggiunse. Aveva perso un anno della sua vita, era vero, ma pareva fosse l’unico anno mossosi alla velocità della luce. Nascose il volto nell’incavo del collo di Alice, respirò ancora una volta quella magnifica sensazione di casa.
La risata della rossa nel suo orecchio le produsse una sensazione alla gola che s’accorse essere un misto di lacrime e risate bloccate in quella zona del suo corpo. «Non scherzavi sulla cosa dei tacchi, eh?» si pentì fossero quelle le prime parole uscite dalla sua bocca, la sua voce umidiccia da lacrime che non avrebbe permesso uscissero. Era una serata allegra, era la prima di tante per recuperare un rapporto che temeva avesse perso.
Fatti guardare, pensò. Evitò di dirlo, mentre il suo corpo si staccava lentamente da quello dell’altra. Alice l’avrebbe presa in giro per qualsiasi uscita “antiquata” che avrebbe fatto. Non fare la nonna, le avrebbe detto. Mary, tuttavia, si concesse il tempo di guardarla per bene, le mani appoggiate con delicatezza sulle spalle dell’altra. L’idea di non avere un contatto fisico, per tutta la sera, con Alice quasi la spaventava. «Sei comunque bassina, eh? Ma poi-» lasciò che i suoi occhi corressero lungo la figura della rossa, un sorrisetto malizioso all’altezza della scollatura della giacca. «-come ti sei vestita? Oh, chi devi conquistare?» Conquistare, poi, era giusto un modo educato per riferirsi ad altro.
C’era tanto che voleva dire ad Alice, segreti che sentiva essere pronta a confessare a lei e a nessun altro ma avevano tutta la serata.
Fece cenno con la testa verso il giardino, incrociò il suo braccio destro al sinistro dell’altra cercando di rendere quanto più chiaro possibile chi fosse la donzelletta tra le due, cioè Mary.
Iniziarono a camminare, il primo passo verso il giardino, poi un altro, ma gli occhi di Mary non potevano prestare attenzione a nulla che non fosse Alice. Stava bene? Era felice? «Cerchiamo subito la zona alcolica?» le disse allora, l’uscio del portone ormai superato, i tacchi ad affondare in una sorta di fiume dorato a cui purtroppo Mary diede poca attenzione, troppo concentrata su altro. «O devi sfoggiarmi davanti a qualcuno, prima? O qualcuna?» chiese curiosa, con discrezione, il suo corpo appoggiato con finezza a quello dell’altra. Non sapeva dove fosse il bar, avrebbe lasciato che Alice scegliesse il percorso migliore.
Mary sarebbe stata troppo distratta tutta la sera fin quando non avesse parlato con Alice di certe faccende.

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Interazione: Alice.

 
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view post Posted on 1/1/2023, 21:07
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Gli occhi cerchiati di nero del docente rimiravano le fontane di acqua frizzante che costeggiavano i giardini, desideroso di spalancare le fauci e lasciarvi scorrere le fiumane alcoliche. Ne rimirava i riflessi argentati cercando di evitare gli spruzzi dal suolo, sebbene la sua mise poteva anche bagnarsi o sporcarsi visto quanti pochi Galeoni aveva pagato ciascun capo. Teneva la mancina ancorata al fianco di Jane, la quale brillava sotto i toni caldi della serata agghindata con vesti che ne esasperavano la finezza. Commentava assieme a lei questo o quello, salutando di tanto in tanto qualche studente che aveva optato per lo stesso gazebo a cui loro erano diretti.
Ad accogliere il loro arrivo, i variopinti Fwooper e delle perle che parlavano una lingua sconosciuta e che a Lucien ricordavano le ostriche di un film babbano che aveva visto per caso da bambino a Durness.
Lasciò che Jane si appropriasse della mappa della location così da poter occhieggiare i vari particolari del luogo prima di capire cosa poteva offrirgli quel posto. Lucien non era un grande amante della musica Jazz (come forse avrebbero ricordato due studentesse che per richiedere l’insegnamento dell’intaglio del legno all babbana avevano sentito la sua capanna tremare sotto il metal), ma sicuramente quel genere musicale aiutava ad immedesimarsi ancor più nell’atmosfera retrò della serata.
Inutile rimarcare quanto l’attività fisica avesse fatto venire una gran fame al mago, che aveva quindi spinto verso la zona ristoro incuriosito dalle cibarie degli anni ‘20 o quanto meno ispirate, di cui non era a conoscenza.
- Alla faccia, c’è da mangiare fino a domani. Attenta a non appesantirti troppo o non potremo ballare - commentò fingendo un’aria dispiaciuta a riguardo - era risaputo quanto Lucien odiasse e fosse totalmente incapace.di ballare.
Agguantò i graziosi cestini di pane al cui contenuto aggiunse un po’ di finger food - pareva non mangiasse fa giorni ma, oh, era davvero delizioso! - Non so come sia la mensa del San Mungo, ma il mio lavoro qui mi ha permesso per anni di deliziarmi con certe ghiottonerie che manco lo chef Gautier preparerebbe. Santi elfi! - commentò allegro addentando una pralina-boccino che aveva acciuffato quasi per caso.
Attese - levitando per alcuni secondi per effetto della pralina - che anche Jane avesse goduto dello straordinario buffet per raggiungere il vicino gazebo allestito dai gestori dei Tiri Vispi. - Ho giusto preso la paga pochi giorni fa, vediamo di spendere qualche galeone e aggiungere qualche chincaglieria a tema anni Venti nella mia capanna piena di oggetti strambi. - propose posando lo sguardo su quello e l’altro articolo. - Quelle stampe Art Nouveau starebbero bene nel tuo appartamento. -

The Roaring 20's
Interazione con Jane, azioni concordate

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Per la serie spendaccioni scriteriati, Lucien acquista:
- Orologio Giusto Ma Sbagliato
- Cravatta Bellimbusto
- Scarpe Swing
- Sigaretta Anti-spio
- Flapperino
Totale: 72 G
 
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view post Posted on 1/1/2023, 22:16
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entropia.

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Call me what you want
La mia stanza profuma di un tenue aroma di vaniglia. C’è una candela, appollaiata sul davanzale della finestra, che si diverte a giocherellare con la cera ambrata e le sue essenze. Il letto porta i segni della lotta affrontata nell’ultima ora, nonostante possa dirsi fortunato rispetto alla media dei colleghi. Il pacco ricevuto da nonna Lucrezia con tutto l’occorrente per il ballo ha facilitato la preparazione, ma non l’ha resa meno sofferta.
Non sono sicura di voler partecipare all’evento. So di essermi detta entusiasta alla prospettiva di divertirmi per una sera e di far soffrire Jessica, impartendole la lezione che si merita. E, tuttavia, provo una certa riluttanza a scendere in pista, letteralmente.
Dopo due anni di latitanza, non sono sufficienti quattro mesi per tornare in carreggiata e dirsi pienamente padroni della situazione. Posso fingere che non mi stia pesando atteggiarmi a figura misteriosa, tenendomi lontana da tutto e tutti, ma mentirei. Mantenere la promessa di infliggermi la solitudine come pena è la prova più difficile alla quale mi sia mai sottoposta. Il suo livello di dolorosità mi conferma che sia la punizione giusta per il crimine che ho commesso.
Rimiro la mia figura tutta agghindata allo specchio, ancora indecisa. È concessa una pausa dal tormento? E, se del caso, spetta davvero a me stabilire il come e il quando in qualità di carnefice? Con le dita della sinistra accarezzo il bordo dei capelli, che ora sfiorano appena la linea della mascella. Un colpo di forbici è bastato a mettere fine a uno dei tanti segni dei trauma che mi porto addosso. So bene che si tratta comunque di una misura temporanea. Basterà un incubo e mi sveglierò con il cuoio capelluto in fiamme e una nuova criniera di fili di luna intrecciati attorno al volto.
La fortuna di avere una stanza singola, mi dico. Non sentono le urla, non devo spiegazioni.
Prendo la sciarpa abbinata al vestito e abbandono il dormitorio femminile.

«Ciao» saluto Casey con un sorriso, reggendo un lembo dell’abito per assicurarmi di non cadere dalle scale. Lo raggiungo in prossimità del camino, beandomi dell’aspetto della Sala Comune. Altri, come noi, stanno ancora aspettando i propri accompagnatori o semplicemente il momento giusto per fare la loro apparizione al ballo. «Stai benissimo» dico, accennando al suo outfit. «Sei pronto?»
Poco dopo, stiamo percorrendo il castello per raggiungere il giardino. Mi rendo immediatamente conto di due cose, ora che ho abbandonato l’abbraccio confortevole del covo Grifondoro. In primis, ho sottovalutato il freddo scozzese nel pieno di Dicembre e, insieme a me, nonna Lucrezia: per incantevole che sia il taglio del vestito, mi lascia scoperte spalle, braccia, schiena e petto; e dubito che una sciarpa di piume possa sopperire alla mancanza di un bel mantello caldo. Non fosse per le mie origini islandesi, avrei già fatto dietrofront e penalizzato lo stile dell’intero outfit in favore dell’efficienza.
In secondo luogo, non ho considerato quanto potesse essere imbarazzante trovare un argomento di conversazione con qualcuno che si è evitato per mesi, ma con il quale si è quasi andati a letto un anno e mezzo prima. In effetti, non è l’aspetto sessuale della faccenda a crearmi problemi, quanto più la consapevolezza della fragilità che mi sono consentita di provare in sua presenza.
Scaccio il ricordo di una nenia sussurrata a mezza a voce —la mia voce— e mi lascio baciare dai raggi della luna. Da lontano, provengono le note di un motivetto scapestrato e un sorriso sale irrimediabilmente alle mie labbra, complice la fiala che ho svuotato poco prima di posizionare il copricapo incantato sulla cima della testa e di guardarmi con un sentimento a metà tra la soddisfazione e l’insoddisfazione. Mi piaccio di più da quando ho preso piena coscienza del mio corpo. Allo stesso tempo, sono dolorosamente conscia della magrezza cui due anni di perdizione mi hanno costretta.
«Sembra che ci divertiremo stasera» commento, pregustando la leggerezza che mi attende. La verità è che ho bisogno di lasciarmi andare, di divertirmi, di perdere il controllo. È forse la cosa in cui sono più brava in assoluto. «Te lo ripeto: sei pronto?»
Suona come un avvertimento e, in effetti, lo è. Non ho mai conosciuto Casey abbastanza da dire quanto gli piaccia darci dentro e liberare l’animale che ha dentro. Io, d’altro canto, non ho mai sopportato più di tanto i vincoli se non si fosse capito.

Il suono della musica si amplifica e prende a danzare a filo sulla mia pelle. Riesco a sentire le note chiedermi di replicare al loro invito e mi mordo le labbra, lusingata dalle loro attenzioni. Rimango così colpita dall’atmosfera ricreata per il ballo che dimentico il freddo e accelero inconsapevolmente l’andatura, desiderosa di scoprire cosa mi attenda.
Mi fermo dopo qualche passo e mi volto verso il mio accompagnatore: «Tu vieni, vero?» Gli faccio dono del sorriso più ampio del mio arsenale.
All the flowers grew back as thorns

Interazione con Casey
 
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view post Posted on 2/1/2023, 13:09
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind ─ Tassorosso ─ I anno ─ Outfit
L
a luce vibrante delle candele accompagnava gli invitati verso la location della festa, guidandoli, fascinosa, verso ogni percorso tematico.
Helena ammirava il paesaggio da lontano, ferma nei pressi del portone d’ingresso, impaziente di poter prendere parte a quel magico mondo di luci, seta e piume.
Osservava con interesse i giovani maghi e le giovani streghe che le passavano davanti. Fantasticava su quali potessero essere le loro opinioni riguardo la meravigliosa scenografia, cosa avrebbero fatto, chi avrebbero desiderato incontrare, chi invece avrebbero volentieri evitato e come si sarebbero comportati per celarlo.
E mentre si concedeva una breve pausa per riflettere su quello che lei, in primis, pensava e sperava per la serata, una sfuggente Ingrid fece capolino da dietro il portone, scoccandole un bacio sulla guancia a sorpresa «Tesoro, che eleganza! Dai, sorridi e non ci pensare più!». Helena schiuse appena le labbra per dire qualcosa, ma la biondina era già piroettata via.
"Com'è luminosa stasera" fu il primo pensiero che le balenò alla mente, osservando l'amica allontanarsi mano nella mano col suo ragazzo, ondeggiare sinuosa nel suo abito di strass; "Io non sto pensando a niente...", fu invece il secondo, lievemente risentito.
Si strinse nella calda mantella di cashmere e piume e rimirò il suo riflesso nella vetrata. Si sentiva a suo agio in quegli abiti raffinati e aggraziati, riconoscente anche stavolta alla zia Juls, per il suo zampino che sapeva sempre fare la differenza.
L'abito di seta charmeuse e piume lasciava scoperte le spalle e la parte superiore della schiena, su cui era morbidamente adagiato un coprispalle di chiffon trasparente, impreziosito da piccolissimi motivi floreali, perle e perline. I guanti, dello stesso materiale, le coprivano le braccia fin sopra i gomiti. La mantella di cashmere le avrebbe poi garantito un po' di tepore fintanto che non avrebbe raggiunto le aree riscaldate della location. I lunghi capelli, raccolti in due chignon bassi e laterali, erano valorizzati nel lato posteriore da piume, spilloni e ciondoli, in una commistione stili, inglese e giapponese. Una collana di perle e brillanti e orecchini abbinati, pendenti, arricchivano il profilo, l'esile collo e la parte superiore del petto. Dentro la pochette, uno scenico ventaglio di piume, la bacchetta e qualche cioccolatino ricoperto, acquistato tempo prima ad un evento.
Per quanto continuasse a negarlo, tuttavia, c'era una piccola parte di lei che ronzava attorno ad un punto preciso; si chiedeva dove diavolo lui fosse finito nell'ultimo periodo, ma soprattutto perché avesse deciso di venir meno al patto che avevano fatto, per di più facendo finta di non ricordarsene affatto.
"Dai, magari sarà stata una cosa dell'ultimo minuto, non organizzata!" aveva ipotizzato Ingrid, sicura della sua innocenza; "Mi aveva fatto una promessa. E le promesse si mantengono." aveva obiettato poi lei, inflessibile. E lì puntualmente chiudeva porte, finestre, spiragli e pertugi alla possibilità di replicare e con uno sbuffo si portava a casa quell'amaro e incontrastabile assioma.
L’agitazione era pari o forse di poco inferiore alla curiosità e alla voglia di vederlo, ma lei questo non l'avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stessa. Costruendosi immagini mentali e scene di litigi epici, senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato a lanciare occhiate malinconiche ad ogni singola persona le capitasse a tiro, con il risultato che queste, una dopo l'altra, le si allontanavano quasi intimidite.
Fortunatamente Emma apparve da dietro un gruppetto di studenti più grandi e con lei il ritorno al presente si fece immediato. Un sorriso spontaneo illuminò nuovamente il volto della tassorosso, riportandola in breve tempo a quel mood frizzante e spensierato che l’aveva accompagnata fino a poco prima.
In quell'ultimo periodo, dopo l'esperienza della lezione sulle Mandragore, Hel ed Emma si erano avvicinate parecchio, trovandosi spesso a studiare insieme o a fare colazione in Sala Grande. E così, quando il gufo di Emma era arrivato da Hel per consegnarle il suo carinissimo regalo di Natale, lei non ci aveva pensato due volte a proporle di andare al ballo di fine anno insieme.
«Ciao Emma! Stai benissimo!» Gli abiti scuri che la grifondoro era solita indossare erano stati messi da parte in favore di un bellissimo e candido vestito.
«Benvenuta al ballo!» Sorrise avvicinandosi a lei, inspirando il suo profumo che le ricordava il cocco. Allargò il gomito destro in direzione della grifondoro, pronta ad essere presa a braccetto e dirigersi con lei verso i ruggenti anni 20.

Helena
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Interazione con Emma.
 
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view post Posted on 3/1/2023, 22:53
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Ocean eyes.

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MEGAN M. HAVEN
V yr. | Ravenclaw Head Girl |outfit
Where? Common Room; Gardens.
INTERACTIONS: Jean
MENTIONS: Draven

I don't want to live in the past anymore,
so let me restart.


23Dicembre, ultimo giorno prima della partenza da Hogwarts. Le vacanze invernali aprivano le porte agli studenti, chiudendo il cerchio della prima parte dell’anno scolastico. Fuori la neve; l’inverno si era fatto spazio imbiancando l’ambiente, dandogli un fascino del tutto suggestivo.
Megan varcava la soglia della stanza, trascinandosi a fatica dinanzi allo specchio. Spogliata della divisa, dopo una lunga doccia, era crollata sul letto cercando di alleggerire il carico di stress emotivo e fisico che in quei mesi l’aveva pressata, obbligandola a numerose notti insonni e preoccupazioni per gli esami futuri.
Nel Natale vedeva l’unica speranza di allegerirsi da quel peso opprimente e, per la prima volta, ritrovarsi a desiderare di uscire dal castello, ebbe uno strano effetto su di lei. Il pensiero di tornare da sua nonna Elizabeth non la rendeva entusiasta ma di contro la compagnia di Draven, la totale libertà di trascorrere del tempo con lui, le infondeva quella tranquillità a cui si era abbandonata da un po’ di tempo.
La presenza del ragazzo era diventata una costante totalmente inaspettata. Quando non c’era sentiva la sua mancanza, nonostante fosse per lei così assurdo potersi abbandonare a tale sensazione. Eppure, si era spinta oltre e non aveva fatto altro che lasciarsi andare ogni singolo giorno a piccoli passi. Il passato dal quale era tormentata pareva essere d’improvviso meno invadente: chiuso in un cassetto, la chiave dimenticata da qualche parte. L’illusione che quello stato durasse un'eternità aveva alimentato la speranza che la teneva in equilibrio su un filo teso. Megan camminava su di esso, come una perfetta funambola; tuttavia, la probabilità di non precipitare nel vuoto ad ogni passo compiuto continuava ad essere incerta.

Toc, toc.
Aprì gli occhi. Si era addormentata e la voce di Jean la risvegliò dal torpore che l’aveva avvolta lasciandola immergere in un sonno profondo. Si avvicinò alla porta, dandosi velocemente un ordine, e accolse il Prefetto con un sorriso e gli occhi ancora socchiusi.
«Mi ero addormentata ma ho tutto pronto, entra» le fece spazio. «Ti volevo ringraziare per il certificato di acquisto dello Snaso, non vedo l'ora di provare a prendere il patentino! Durante le vacanze andrò a ritirarlo; magari mentre facciamo il cambio turno» aggiunse una volta dentro.
Ormai avevano entrambe preso l’abitudine di prepararsi insieme durante gli eventi, giacché Grace ed Abigail avevano il loro gruppo ristretto di amici con cui organizzarsi. Una serie di perfette occasioni per poter scambiare qualche parola e lasciare al tempo il potere di consolidare quel legame ancora più forte. Successivamente, Megan aveva dato a Jean la totale libertà di prepararsi, aiutandola lì dove necessitava di una mano e consentendole di gestire lo spazio a disposizione nella stanza. Le indicò il letto di Grace per poggiare il vestito, la specchiera su cui posare trucchi e accessori. E mentre aveva iniziato a truccarsi abbellendo il viso, donando alla carnagione una tonalità naturale leggermente illuminata, il Caposcuola aveva avanzato un giro di domande. «Hai deciso come affronterai la questione con tua madre?» una di queste. Si era concessa una breve pausa per guardarla al di là dello specchio. Dopo quanto le aveva raccontato Jean riguardo la sua famiglia e ciò che le era accaduto l’anno precedente, era sinceramente preoccupata sulla decisione che avrebbe preso a riguardo. Colorò gli occhi di nero, passando sulle palpebre kajal, ombretto ed eye-liner in maniera impeccabile, sfumandoli e donando allo sguardo una profondità incisiva.
Piegò la testa da un lato e poi dall’altro per indossare i pesanti orecchini d’oro. Si sarebbe limitata a risponderle con un cenno del capo, lasciandola parlare ma senza insistere troppo sull’argomento.
Raccolse la folta e pesante chioma che racchiuse in uno chignon con l’aiuto della bacchetta, che venne coperto successivamente dalla parrucca corvina con tipico taglio Bob anni venti; poi, lasciò scorrere il vestito sul proprio corpo.
«Potresti?» le indicò i bottoni dietro la schiena. Il cobalto seguì i passi della compagna, l’abito che indossava aderiva alla sua figura perfettamente, sposando il tema in maniera impeccabile con la replica di un Coco Chanel dell’epoca. Il cappello, le scarpe e le collane accessori perfetti che completavano l’outfit, donandole un aspetto serio, elegante e sensuale.
«Non mi hai detto se... » aggiunse, «Vai con qualcuno al ballo? Non potranno perdersi tutta questa bellezza» continuò girandosi finalmente verso di lei, legando la catenina sul collo e lasciando scendere la perla lungo la schiena tra le scapole, al loro centro esatto. «Io ho provato a fare il mio primo invito ufficiale ma sono stata rifiutata indirettamente» sbuffò con un sorrisino incredulo, «forse non sono molto brava in questo».
Del resto era ciò che davvero era successo un paio di settimane prima dell’evento e si ritrovò a spiegarlo all’amica. Megan aveva visto l’annuncio nella bacheca in Sala Grande e provveduto a comprare il necessario per trovarsi preparata a quella serata. Con lo stesso entusiasmo, dal quale per la prima volta venne sopraffatta, aveva approfittato di chiedere a Draven cosa avesse intenzione di fare la sera prima della partenza per Londra.
Aveva tentato, perché lui le aveva palesato il disgusto per le feste prima ancora che potesse cacciare fuori il discorso. «Capisco…» le aveva risposto con tono incerto, si aspettava un cambio di rotta ma la decisione le sembrò piuttosto salda, senza possibilità di ritorno: si sarebbero visti dopo la festa. C’era rimasta male ma non l’aveva dato a vedere: un sorriso gentile, alzando le spalle e proseguendo quella breve camminata prima delle lezioni della giornata. Rispettava la decisione del ragazzo ma non era abituata a sentirsi rifiutata; un po’ per il ruolo che aveva all’interno della scuola, un po’ per il fascino che ammantava la sua figura e che, nolente o volente, a volte giocava a suo favore. Per quanto la maturità prevalesse nel soffocare quel capriccio, sbattere i piedi e incrociare le braccia al petto aveva solleticato i suoi pensieri per pochi istanti. Alla fine, aveva ingoiato quelle parole amare, come uno di quei tanti intrugli che aveva sperimentato durante le numerose notti passate a trovare sonno. Si era consolata pensando ai lunghi giorni da trascorrere a casa, dove l'avrebbe visto durante le vacanze forse una o due volte prima della sua partenza per la Spagna.
«Dovrei avere tutto, tu sei pronta?» aveva infine chiesto, mentre indossava in ultimo le scarpe e sistemava i lunghi guanti e il velo in tulle bianco a coprire il volto; la bacchetta all’interno della fodera legata in vita.
«Siamo una bella coppia dopotutto. Ci concederemo un ballo, il Jazz potrebbe fare uscire il meglio di noi» le fece l’occhiolino per poi portare gli occhi sulla pochette e inserire al suo interno l’essenziale.
«Raggiungiamo gli altri.»
Così sarebbe uscita dalla Sala Comune; al suo fianco Jean nel compiere quel breve percorso fino ai giardini del castello.

© Esse

 
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view post Posted on 4/1/2023, 15:56
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner- Gryffindor

outfit









La strinse forte, come se da quell'abbraccio traesse energia, come se non potesse far a meno di abbandonarvisi e rigenerarsi al tempo stesso. Si ricordava ancora quanto fosse stato difficile per lei riuscire ad avvolgerla del tutto con le braccia, quando doveva star su sulle punte per potersi aggrappare a lei. Ora era diverso, erano praticamente alte uguali, erano diventate due donne, una un po' più adulta dell'altra ma dentro pur sempre alimentata da quella gioventù ribelle che le aveva unite fin dall'inizio. Alice si staccò appena, continuando a guardarla in viso, un grosso sorriso stampato sul volto, gli occhi chiari e la solita espressione vispa, addolcita però da una nota familiare, di affetto. Ridacchiò per il commento di Mary, percependo quella voce come ricolma di lacrime, arrivarle dritta nello stomaco. Era stupido ma di riflesso sentì gli occhi punzecchiare. Com'è che stavano per piangere, in mezzo a tutta quella gioia?

Il tema è slutty chic. E poi scusa parli tu?!

Le fece un finto occhiolino, ridendo da sola per le sue stesse parole, era divertente anche provare a fare una piroetta e pavoneggiarsi del suo stupido outfit di fronte a Mary. Mary che era incantevole nel suo abito bianco, le modellava perfettamente il corpo, ne addolciva le curve. Era maturata. Alice poteva vederlo dal suo sguardo, in qualche modo sentiva in lei un cambiamento, uno di quelli che all'inizio fa male e brucia ma che poi man mano ti si modella addosso. Donando luce e colore. Sporse appena il braccio per darle modo di appoggiarvisi e di riuscire al contempo a camminare senza inciampare nel vestito. Un sorrisetto sghembo le comparve sul viso. L'aveva già inquadrata per bene.

Chiaro! Sai che invidia? Soprattutto davanti ai Grifi. Penso che tenteranno di chiedermi tutti il tuo numero per il resto della settimana successiva.

Non aveva prestato troppo attenzione ai decori del giardino, ma ora che vi faceva caso erano davvero belli. C'erano fiumi di acqua allegra che come sentieri, guidavano in determinati percorsi, candele a mezz'aria e grossi grammofoni, già intenti a riprodurre la musica jazz. Proprio non lontano da loro sembrava esserci un gazebo con allestita una macchina fotografica magica ma di qualche secolo prima. Un lungo red carpet invitava ad avvicinarsi.

Oh wow che figata, possiamo farci delle foto lì, che ne pensi? Voglio ricodarmi di questa serata.

Voltò il viso per spostarlo su quello di Mary. Non voleva dimenticare quei momenti, ora che Mary era tornata non l'avrebbe lasciata mai più andare. Non si sarebbe liberata di lei. La guidò dunque dolcemente verso quel piccolo gazebo avvicinandosi al punto dove si sarebbero dovute mettere in posa e facendo qualche smorfia confusa circa quello che avrebbero dovuto fare ora. Sarebbe partito in automatico?

Ah poi ovviamente la prima ubriacatura legale della serata. Non c'è persona migliore con cui condividerla. Ora CHEEEEESEEEE.

Si strinse a lei, circondandole le spalle con un braccio e schioccandole un bacino rumoroso sulla guancia. Infantile e sciocco, ma divertente.

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Luogo > Gazebo red carpet all'entrata dei giardini
Interazioni con: Mary
 
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view post Posted on 4/1/2023, 17:42
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Un giro. Poi un altro e un altro ancora, su se stessa. Si guardava allo specchio, davvero soddisfatta di quello che aveva assemblato come abito. Non era proprio un abito, ma lei si sentiva davvero splendida. Arrotolò le maniche della camicia bianca indossata, proprio prima di indossare la giacca che l'avrebbe aiutata a non avere troppo freddo. Era il 23 Dicembre, un altro ballo era stato organizzato e lei come sempre non ci andava con nessuno. Forse era meglio così. Era sempre meglio passare il Natale lì, ad Hogwarts, piuttosto che affrontare le circostanze spinose che si erano venute a creare nel suo nido familiare.
Era in ritardo, ma di Marjorie ancora non c'era traccia nel loro dormitorio. Pensò quindi di essere in ritardo, ma non troppo.
I capelli li aveva raccolti in uno chignon alto e disordinato, due ciocche ondulate le contornavano il viso. Si diede solo un ultimo sguardo, alzando la frangetta per poi sbuffare molto sonoramente.
Un dannato brufolo. Davvero gigante, proprio vicino all'attaccatura dei capelli sulla fronte.

« Porca Puffola. » quasi sibilò tra i denti, coprendo quel mostro con la santa frangetta. Ovviamente, proprio quella sera.
Sospirò Lyvie, decidendo di calmarsi, date tutte le intenzioni che aveva di raggiungere il luogo della festa. Attraversò i sotterranei, imboccando la strada più breve per giungere ai giardini di Hogwarts.
Menomale che quest'anno i tacchi li ho lasciati nel baule.
Ciò che avevano organizzato andava ben oltre la propria immaginazione. In fondo, tutto quello che aveva sempre saputo era solamente il tema del ballo. Un percorso incantato partiva dall'imponente portone, le iridi verdi della Serpina si abbassarono ai propri piedi, ove quel che sembrava un fiume incantato d'oro e d'argento le indicava la via.
Mentre si guardava attorno, si rese conto che ancora non era riuscita a individuare nessuno che conoscesse. Ma la cosa che più le interessava attualmente era capire come era stato organizzato l'evento. Aprì la mappa, rendendosi conto ben presto di tutte le attrazioni a cui avrebbe potuto attingere. Ciò che le interessava particolarmente era il rinfresco: aveva una fame da lupo mannaro.
Camminava in maniera distratta, notando le candele sospese a mezz'aria e le lucciole, quando qualcosa simile ad uno spruzzo la fece saltare un po' sul posto. Di chi è stata la brillante idea?, si lamentò mentalmente in un'espressione stupita, notando che quegli spruzzi di bollicine solleticavano anche altri studenti.
Così il passo aumentò, quando aguzzando lo sguardo si accorse della presenza di Mary Grenger e Alice, ferme al gazebo per le foto d'epoca. La prima non la conosceva, purtroppo la seconda sì. Non seppe se salutarla o meno, dati i loro precedenti un po' burrascosi, ma ciò non tolse che rimase lì per qualche secondo, nell'indecisione più totale.
Decise che aveva fame. Alzò i tacchi e superò entrambe, giungendo così nel cuore della festa. Era tutto abbellito così minuziosamente, che un solo sguardo attento non sarebbe bastato per notare tutti i particolari di quel ballo. Con un paio di zuccotti di zucca in mano, si guardò attorno alla ricerca di qualche viso conosciuto, addentandone uno per gustarne il sapore.
Il rinfresco era abbondantemente assortito, dunque niente le impedì di mangiare anche qualche mozzarellina croccante.
Dove sono tutti?
L'ampio palco fiancheggiava la pista da ballo. Ed è proprio lì che, da lontano, vide Casey e Nieve Rigos insieme. Non le conosceva bene, dunque si voltò ancora una volta. Era il momento di fare qualche acquisto. La vicinanza del gazebo dei Tiri Vispi Weasley con la zona ristoro l'aiutò a giungere sul posto più facilmente.
Fu lì che salutò in un piccolo sorriso un po' timido il guardiacaccia di Hogwarts, in dolce compagnia che non conosceva. Si limitò a questo.

« Prendo questo... Grazie! »

f8GeGxW



Menzioni: Marjorie, Mary, Alice, Casey, Nieve
Interazioni: Lucien

chi vuole avvicinarsi è ben accetto


Lyvie inoltre acquista:
1x Orologio Giusto ma Sbagliato 27G

 
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view post Posted on 4/1/2023, 17:48
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Di sole e di gatti

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Un altro semestre era passato. Si era impegnata, come sempre, nel fare ottenere punti alla sua casa, ma la vita e i suoi avvenimenti sembravano ogni volta mettersi in mezzo. Sperava che avrebbero vinto la Coppa delle Case lo stesso.

Tuttavia doveva ammettere che non era riuscita a concentrarsi come avrebbe voluto e come avrebbe saputo fare.

Pazienza, pensò, farò meglio il prossimo semestre.

Quella sera doveva fare due cose in particolare: consegnare i regali che aveva comprato qualche giorno prima ad Hogsmeade e fare una capatina al ballo di fine anno. Non aveva molta voglia di andarci, a dire il vero, ma doveva consegnare i regali prima che tutti se ne andassero via. Certo, avrebbe anche potuto metterli sotto l’albero in sala comune, ma ce n’erano già parecchi e temeva che i suoi, così banali, non venissero trovati e scartati. Il suo terrore era di capitare in sala comune a Gennaio, al termine delle feste, e di trovare i suoi pacchetti ancora lì, abbandonati. Certo, avrebbe benissimo potuto tenerseli per lei, a quel punto, ma ci sarebbe rimasta molto male. Aveva dunque deciso qualche ora prima di usare il ballo come scusa per vedere tutti e lasciare loro i regali. Era quindi uscita e si era brevemente mischiata al personale che stava allestendo per la festa. Solo per qualche minuto. Si era inventata un sistema ingegnoso, in tema con la serata. Aveva infatti attaccato un palloncino dorato e nero ad ognuno dei regali. Sul palloncino aveva scritto il nome del destinatario. Se il destinatario avesse partecipato al ballo, oppure fosse andato a prendersi il regalo, ecco gli sarebbe bastato slegare il cordino che lo teneva legato al palloncino. Il palloncino sarebbe a quel punto volato in cielo. Se invece il destinatario non fosse andato a prenderselo, al termine della festa il palloncino sarebbe volato via portandosi dietro il regalo stesso. L’incantesimo che aveva fatto ai palloncini era abbastanza semplice, quindi confidava che nulla sarebbe andato storto (e che nessun regalo scoppiasse in faccia al destinatario, per esempio)!

Un bigliettino (uguale per tutti) sarebbe stato recapitato da Ka ad ognuno di loro per spiegare dove si trovassero i regali. Certo avrebbe anche potuto più semplicemente mandare un gufo con anche i regali, ma lo aveva già fatto l’anno precedente e poi Ka sembrava un po’ giù di corda ultimamente, quindi voleva evitargli di portare troppo peso.

Sul biglietto che i ragazzi avrebbero ricevuto c’era scritto:


Cari Meghan, Jean, Derek, Edmund, Jae, Lorelei e prof. Drake. Venite alla festa? Beh spero di sì perché ho preparato per voi una piccolissima sorpresa per farvi i miei migliori auguri di Buon Natale.

Troverete qualcosa per voi appena usciti dal portone del castello, sulla via per il ballo. Quando uscite (o rientrate) andare leggermente a destra (o a sinistra), prima di incamminarvi verso i gazebo (o quando ritornate a letto), troverete qualcosa per voi.

Attenzione però, hanno un timer.

Ciao,

A. Gin



Capiranno?, si trovò a pensare mentre li consegnava a KA. Ricordavano forse, un po’ troppo, gli indovinelli che giravano per la sala comune ogni tanto… Ma Gin pensò che i suoi colleghi ce l’avrebbero fatta!

Se tutto fosse andato come previsto, appena fuori del castello, sulla destra del portone, ognuno di loro avrebbe trovato un palloncino con il suo nome e, appeso ad esso, un pacchetto.


Megan M. Haven troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Il profumo dell'Amortentia, di Ernest Highwoods (+1PM)

Jean Grey. troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Viaggio sulle vie del sogno, di Dinari Amilia (+1PM)

*Derek troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Allevare Draghi per lavoro o per hobby (+1PM)

Edmund Knight troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Uomini che amano troppo i draghi (+1PM)

†Gunrock† troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Famosi cantanti del Mondo Magico (+1PM)

Dhevan troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Sonetti di uno stregone (+1PM) e il biglietto:
"Buonasera professore, è stato interessante giocare con lei a Quidditch! A presto, credo. Amelia Gin M."

Lorelei troverà attaccato al suo palloncino un pacchetto con dentro il libro Vita domestica e abitudini sociali dei Babbani inglesi (+1PM) e il biglietto:
"Ho pensato ti potesse interessare in qualche modo... a presto..! Amelia Gin M."




Una volta osservato Ka che si allontanava con tutti i biglietti, a Gin non restava che scendere alla festa. I regali erano pronti, belli impacchettati, ognuno con il suo palloncino. Gli incantesimi erano già stati fatti. Doveva solo metterli in posizione nel punto indicato dal bigliettino. Si era già vestita. Apprezzava il tema della festa, ma aveva optato per un look molto semplice e, forse, un po’ accademico. Non se la sentiva di mettersi eccessivamente in tiro quella sera. Aveva semplicemente e debolmente legato i lunghi e folti capelli in una coda bassa, che lasciava sfuggire diversi ricci morbidi, e aveva indossato un paio di comodi pantaloni chiari (un beige molto chiaro), tenuti stretti da una grande cintura marrone e sopra si era messa un semplice e morbido maglione marrone a collo alto, che l’avrebbe tenuta al caldo per tutta la sera. Per stare più in tema con la festa, aveva optato per una decorazione nei capelli, costituita da un pettinino a cui erano attaccati dei lunghi fili di minuscoli brillantini dorati e luccicanti. Anche questi erano raccolti all’interno della coda.

Prese dunque i palloncini e i regali e si diresse alla festa. Uscita dal portone principale non potè fare a meno di notare che la festa era già iniziata e che diverse persone erano già presenti sui percorsi illuminati che portavano ai vari gazebi. Gin si fermò un secondo ad osservare la magnificenza di quella serata e delle sue decorazioni.

Una festa perfetta per festeggiare qualcosa disse tra sè e si avviò nel posto dove aveva previsto di installare i suoi palloncini. Era fuori dalla vista, non lontano dal portone principale. Chi si fosse spostato leggermente a destra fuori dal percorso principale avrebbe immediatamente visto un gruppetto di palloncini che svolazzavano all’aria fresca della sera. Non sarebbe stato difficile trovarli per chi sapeva di doverli cercare. Lì sistemò velocemente e tornò sul percorso principale.

“Penso che andrò a bere qualcosa” disse, questa volta ad alta voce, avviandosi in uno dei percorsi che, sperava, l’avrebbero portata ai drink.

 
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view post Posted on 5/1/2023, 10:49
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Mary Grenger

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«Il tema è slutty chic. E poi scusa parli tu?!»
«Scusami?» lo sguardo fintamente indignato, il palmo aperto sul petto per fingere un dolore che, in quel momento e nei successivi con Alice, non c’era e non ci sarebbe stato. La sua risata, poi, a mischiarsi con quella dell’altra, un suono all’unisono che non sentiva da quando in camera insieme si cimentavano a fare scherzi in giro ai loro compagni. Alice si occupava di tutte le parti divertenti, Mary si assicurava, silenziosamente e di nascosto, di non finire nei guai: spegneva i fuochi che Alice produceva con troppo vigore, puliva ciò che l’altra lasciava per strada, si scusava con chi non c’entrava nulla. Delle volte fingeva con Alice che la cosa le pesasse - «smettila, dai» le diceva – ma in realtà finiva sempre con esserne complice, finiva per darle le spalle e sorridere per non darle alcuna soddisfazione.
«Forse slutty ci sarai te, io sono l’eleganza fatta persona.» concluse alzando in mento per mostrare fierezza.
Si fece trasportare dall’altra fino ad uno dei gazebi più incantevoli: l’erba che solitamente percorreva negli anni scolastici si era trasformato in una sorta di red carpet. «Mi conoscono tutti, ormai.» iniziò, lo sguardo che raggiunse la zona fotografica davanti a sé. «piuttosto, sei tu che guadagnerai la fama di uscire con…beh, una futura milf.» alzò le sopracciglia e trattenne la risata. Aveva ancora vent’anni ma l’età adulta le conferiva quello strano desiderio di…non pensiamoci, va.
Arrivarono davanti le prime fotocamere che, levitando nell’aria, non davano cenno di aver registrato la loro presenza. Il suo sorriso iniziò a cedere.
«Ma che cazz-» il primo flash fermò le sue parole, il suo volto d’un tratto offeso per quel tradimento. «Lo sapevo, appena ti distrai, tac che iniz- ma che-oh basta!» si mise infine in posa, gli indici a tirare le due parti della bocca, la lingua fuori poi ancora, un bacio sulla guancia di Alice a ricambiare quello che l’altra le aveva dato. Stava dando lo sguardo ad Alice, ora, ignorando la camera che ancora produceva il continuo click.
«Vuoi passare il Natale con me?» la voce si era affrettata ad uscire, la frase sembrava composta da una singola, lunghissima parola. Lo aveva in mente da un po’ di chiederglielo e la lettera che Alice le aveva inviato, i suoi riferimenti a quella terribile madre, l’avevano convinta. Continuò a guardare l’altra, masticò nella sua bocca le parole e l’ordine con cui voleva queste uscissero. «Solitamente torno a Glasgow da zia, ma io» si fermò di nuovo, non capiva neanche lei perché fosse così difficile. «io voglio creare tradizioni nuove, Ali, tradizioni che sono solo…nostre mantenne lo sguardo sull’altra, gli occhi saltellavano sul viso di Alice per decifrare ogni sbuffo o movimento. «Potremmo affittare una casa da qualche parte, addobbarla insieme. Potremmo invitare degli amici o stare da sole, non mi importa. Potremmo giocare con le scope, così finalmente posso insegnarti a portarla bene.» concluse lasciando andar via l’ansia accumulata sulle spalle.
Voleva dirle di più, in realtà ma rifletté che così poteva bastare. Sapeva di stare chiedendo tanto, le stava chiedendo di rinunciare a vedere la sua famiglia ogni anno per passarla con una amichetta trovata a scuola. «Potresti invitare chi vuoi, sempre.» sempre, Alice, ogni anno, ogni Natale. E poi, se ti va, potremmo vivere insieme, guardare film che ci costringerebbero a dormire in un solo letto come due bambine, mangiare gelato anche se non dovremmo, creare fortini con i cuscini del divano in soggiorno perché io non ho potuto Alice e magari neanche tu e forse, forse insieme possiamo recuperare tutto ciò che ci hanno tolto. Forse, Alice, forse insieme possiamo essere una famiglia che fa battute terribili, che cucina insieme, che apre regali impacchettati il giorno prima, che canta male le canzoni. Se ti va, Alice.
Non sapeva cosa avrebbe risposto l’altra, ma di certo l’ansia sul viso di Mary sarebbe stato un ricordo catturato dalle fotocamere.
Poi, sì che dovevamo ubriacarsi dopo quello.

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Interazione: Alice.
Menzioni: con calma ora faccio alzare lo sguardo a Mary. :mke:

 
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view post Posted on 5/1/2023, 14:32
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VIVIENNE PIERCE- Gryffindor

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Non lo sapeva neanche lei perché avesse deciso di partecipare al ballo. Erano secoli che non prendeva parte a quel tipo di eventi, l’ultima volta era quando aveva rischiato di finire a schiaffi con Narcissa e Lyvie. Da allora tante cose erano cambiate, e non necessariamente in positivo. Prima aveva tergiversato perché non era ben certa di volersi esporre ad un’altra occasione del genere, essere così al centro dell’attenzione, protagonista di scherni e prese in giro, non era questo quello che cercava in un ballo. E poi, quando di spirito fu di nuovo pronta ad affrontare una festa, era cambiata da altri punti di vista. Mentire ai suoi amici diventava sempre più difficile, soprattutto da quando, oltre a tutta la faccenda sulla sua odiata famiglia, aveva scoperto di riuscire a parlare con i serpenti. Era più facile non parlare affatto, che mentire. Così si era allontanata da tutti, in primis da Alice, la sua prima vera amica, e questo faceva male da morire. Si era nascosta dietro ad amicizie leggere di facciata, di quelle che non implicano esternare i propri sentimenti, ma che durano poche settimane e poi si dissolvono. Anche andare al ballo rientrava in questo nuovo comportamento di Vivienne, che ultimamente preferiva lasciar perdere le preoccupazioni vere, concentrandosi sulle cose futili, evanescenti. E cosa c’era di più superficiale di un ballo, che nasce e muore in una sera, senza lasciare conseguenze? O almeno, questo è quello di cui era convinta Viv. Così, invece di capire a cosa corrispondesse l’indirizzo in Scozia che conservava al sicuro nel suo portafoglio, Viv passò la giornata a truccarsi e a prepararsi. Coprì le pesanti occhiaie - ultimamente non dormiva molto bene - con ombretto scuro, lo stesso che applicò anche sulla palpebra superiore. Scurì notevolmente anche le labbra. Non aveva mai realizzato makeup così pesanti, ma le piacque il risultato, le sembrò come se fosse stata protetta da un’ulteriore barriera. Lo accompagnò ad un vestito bianco, corto con le spalline sottili e pieno di frange. In un altro periodo della sua vita avrebbe passato ore a volteggiare davanti allo specchio per vedere le frangette alzarsi e volteggiare con lei. In quell’occasione si limitò a controllare che lo avesse indossato correttamente e che le stesse bene. Afferrò il cappotto - che avrebbe abbandonato da qualche parte appena fosse arrivata al luogo del ballo - e uscì dalla Sala Comune.

Effettivamente, con un giardino così finemente decorato, Vivienne calcolò che non avrebbe impiegato troppo tempo a concentrarsi solo esclusivamente sulla festa. Camminò su uno dei sentieri predisposti, guardandosi intorno meravigliata, aveva quasi dimenticato la grandiosità di quei balli. Man mano che si avvicinava, iniziò a distinguere i presenti. E il suo sguardo non riuscì ad evitare di voltarsi verso una chioma di capelli rossi. Vedere Alice fu doloroso - sentì lo stomaco contorcersi anche se non aveva fame - e le fece realizzare che distrarsi non sarebbe stato così facile come pensava. Era insieme a Mary, si facevano le foto insieme, erano felici. Viv era più concentrata sui suoi sentimenti che sull'essere discreta nel guardarle. Quando si rese conto, era già un po' che era girata da quella parte. Allora decise di cambiare posizione. Iniziò a vagare tra gli altri gazebo, fermandosi qui e lì per ammirare l'allestimento, finché non si trovò davanti a quello allestito dai Tiri Vispi Weasley. Per colpa di quella stupida scommessa con Olivia, aveva speso quasi tutti i suoi risparmi da Magie Sinister, non era sicura che si potesse permettere qualcosa. Questo però non la fermò dal curiosare. Ed era prorpio lì che il suo sguardo incrociò Lyvie. Di nuovo le tornò in mente quello che era successo al Ballo delle Fate, e di come quella festa era finita in una guerra tra Grifondoro e Serpeverde. Guerra che lei ed Alice avevano portato avanti insieme, finché anche da quel punto di vista le cose erano cambiate: non erano passati inosservati i pettegolezzi che vedevano Alice pappa e ciccia con Draven Shaw, l'ennesima pugnalata per Viv, che si era trovata non solo sostituita, ma sostituita da uno di quelli che per loro due erano sempre stati nemici. E visto che i sentimenti non conoscono logica, quel flusso di pensieri di tradusse in una cosa sola nel cervello di Vivienne: Alice si era trovato un nuovo amico serpeverde? Beh, ne avrebbe avuto uno anche lei, e perché non proprio Lyvie? I suoi piedi si mossero da soli, avvicinandosi alla ragazza. « Lyvie! Ciao. » Aveva già aperto la bocca quando si ree conto che in realtà non aveva niente da dirle. «Ehm... Io volevo... quanto costa quell'orologio che hai comprato? » Cercò di pensare in fretta a qualcosa di sensato da dire. Alla fine, dopo aver notato che stava facendo acquisti, si buttò su quell'argomento.

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Menzioni: Alice </3, Mary, Draven
Interazioni: Lyvie
 
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view post Posted on 5/1/2023, 17:19
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The Roaring 20's
Ingresso dei Gazebo
Interazioni: Nessuna





Era la sera del 23 dicembre, ancora una volta Derek era seduto nella poltrona della sala comune a lottare con due istinti basilari del suo essere che si palesavano ad ogni ballo di fine anno della scuola. In un attimo di totale follia aveva anche acquistato l’abito anni 20 visto che quello era il tema della festa. A ben vedere aveva anche partecipato al ballo precedente, non che avesse scelta, il caro titolare del suo negozio, con scarsa considerazione della volontà del Corvonero, aveva scelto di vendere la sua mercanzia celtica al ballo, e il giovane garzone venne messo in mezzo. Comunque non aveva proprio socializzato con il resto della scuola e di coloro che venivano invitati dall’esterno.
La sua mente, più lucida che mai, dato che la luna piena era ben lontana, sia la passata cha la futura, lottava cercando di trovare i pro e i contro del partecipare ad un evento che si preannunciava tanto partecipato quanto rumoroso. Ormai aveva padroneggiato il suo udito molto sensibile, ma quanto i rumori erano improvvisi non riusciva ancora a recepire normalmente.
Ma certo quello non poteva essere un motivo valido per non andare al ballo, sapeva bene che era uno degli ultimi al quale avrebbe potuto partecipare, ormai al sesto anno si accorgeva che tutto ciò che viveva aveva quello strano retrogusto delle ultime volte. Così come quando all’inizio dell’anno aveva oltrepassato la soglia della sala grande il suo sguardo era più nostalgico di quanto avrebbe voluto. Così come passare il tempo seduto in quella poltrona della sala comune, era la sua preferita. Smise di pensare. Perché i pensieri di quei giorni lo mettevano davanti a se stesso, come ad uno specchio e per la prima volta non gli piaceva ciò che vedeva. Per tanto tempo viveva come se fosse un’isola. come se non avesse bisogno di qualcuno, di amici. Eppure dietro quella corazza che aveva sempre meno senso c’era un ragazzo che adesso era arrivato quasi ad ammettere che quella situazione lo rendeva infelice. Effettivamente iniziava a non trarne tutto ciò che gli serviva dai libri e dalla cieca abnegazione allo studio, ormai giunto al livello della sua istruzione magica non era poi così complicato districarsi tra i vari compiti e lezioni. Ciò che in realtà in quel momento lo aiutava molto era il quidditch, forse perché era parte di un gruppo. Aveva il sospetto che tutti quei pensieri e sentimenti derivassero dalla sua nuova natura, dall’altra parte i lupi vivevano in branco, ed erano davvero pochi i lupi solitari, non era forse vero che il lupo trae la sua forza dal branco? Ma lui un branco non lo aveva, allora era per quello che cercava la compagnia di altre persone? Traeva la sua forza da quella compagnia che tanto cercava e che al momento sembrava aver trovato nei suoi compagni di squadra. Ecco, che si alzava senza davvero averlo voluto. Avrebbe partecipato al ballo per il semplice motivo che voleva, desiderava passare del tempo con i suoi concasati e compagni di squadra, anche se non poteva essere certo che a loro faceva piacere la sua presenza. Non lascio che quel pensiero potesse insinuarsi dentro la sua mente, d’altra parte avrebbe potuto passare una piacevole serata rilassante a prescindere da tutto.
Così si ritrovò nel suo dormitorio mentre i suoi pensieri viaggiano più veloci di quanto avessero mai fatto se fosse rimasto seduto sulla poltrona ad intorpidire fino al primo sonno.
Prese l’abito che aveva cautamente poggiato sul letto, lo guardo quasi con disinteresse pensando quanto stupido sarebbe sembrato in quel abito anni 20.
Aveva scelto un semplice abito dal colore blu notte, tendente al nero, con camicia bianca e silochino dello stesso colore del vestito, che era un tre pezzi in perfetto stile “anni ruggenti”, così iniziò il processo di vestizione con la consapevolezza che ciò che stava facendo non fosse del tutto un follia.
Mentre sistemava le ultime accortezze, aprì il baule, rovisto all’interno alla ricerca di un contenitore di legno che aveva chiuso magicamente grazie all’aiuto di un rituale runico che aveva imparato a lezione ed estrasse la bacchetta e la mosse sulla superficie del cofanetto in maniera che a prima vista sembrava non avere un senso, ma quando compì il quarto movimento il cofanetto fece un rumore simile ad un click, le rune sulla superficie si illuminarono leggermente ed il cofanetto si aprì. Derek alzò leggermente il coperchio, e prese ciò che gli interessava. Aveva ereditato pochi oggetti dai genitori e li aveva gelosamente conservati per non perderli. Uno di questi era un vecchio orologio da tasca color argento, ed era proprio quello che assicurò al vestito e pose l’orologio dentro la tasca del panciotto, infine sigillò nuovamente il cofanetto, le rune si illuminarono di nuovo, ma questa volta il rumore fu come quello di una serratura che si chiude, lo ripose nel baule per poi chiudere anche quello. Inforcate le scarpe stava per uscire dal dormitorio, quando aprì la porta un gufo entrò e lasciò sul suo letto un biglietto.
Derek incarnò le sopracciglia in una inconfondibile espressione di educata sorpresa, prese il biglietto ed iniziò a leggere. *Amelia Gin* Pensò quasi con affetto e con un pizzico di rammarico, Derek aveva ricevuto molti regali ma non era proprio il tipo da farli né tantomeno avrebbe mai pensato di orchestrare ciò che la primina aveva in serbo per lui.
Con una certa sensazione di inadeguatezza per ciò che stava facendo imboccò l’uscita del dormitorio con il biglietto della Corvonero ancora in mano ed uscì dalla sala comune che si stava riempiendo di studenti che aspettavano i loro compagni per discendere le scale verso i giardini. Percorse il lungo corridoio frontale al batacchio della sala comune che li metteva alla prova ogni qualvolta avessero voluto trovare la pace del tepore della stanza circolare che celava, e si ritrovò sulla scalinata della scuola. Molte volte si era chiesto perché la sala comune dovesse trovarsi su una torre. Comunque il giovane Corvonero frequenta il sesto anno della scuola e conosceva parecchie scorciatoie dietro gli arazzi che si incontravano per la scalinata. Imboccato uno di questi al sesto piano si ritrovò di colpo al terzo, e poi al primo imboccando un altro passaggio. La discesa fu semplice. Il difficile era trovare il regalo di Amelia, ma non quanto districarsi tra studenti vestiti di tutto punto. Con una certa difficoltà uscì dal portone principale, e si diresse verso i giardini di Hogwarts, laddove era stato preparato tutto l’arsenale per rendere il ballo esteticamente impeccabile. Infatti, non dovette aspettare molto prima di imbattersi nella prima stravagante attrazione, camminava su un percorso incantato, ma da quella posizione rialzata poteva vedere altre diramazioni, sembrava proprio che camminasse su correnti d’acqua che portavano verso i gazebo che adesso vedeva il lontananza, ma Derek aveva un’uscita da prendere prima di andare laddove il ballo si sarebbe consumato.
Virò leggermente a destra e dopo qualche passo incerto strizzando gli occhi per vedere meglio dove fossero i palloncini accuratamente sistemati dalla concasata, li trovò.
Il suo non era il solo, non era stato difficile individuarlo dato che portava il suo nome. Il regalo era legato per il tramite di un filo al palloncino recante il nome del destinatario così che fluttuava a mezz'aria. Derek allungò le mani e slegò il regalo dal filo ed il palloncino che prese ad alzarsi nell’aria verso il cielo, lo seguì con lo sguardo finché lo stesso non venne inghiottito dall’oscurità della notte.
Prende ritornava verso i percorsi incantati vide un gufo bruno che scendeva verso di lui, molte volte aveva pensato che i gufi avessero un’intelligenza fuori dal comune, ma quella volta Drunky si era superato, le si affiancò per poi posarsi sulla sua spalla e gli beccò giovialmente l’orecchio. Sei arrivata proprio al momento giusto. Tese al gufo un biscotto gufico, che la stessa divorò nel giro di poco, si chiedeva se tutti gli studenti portassero con sé biscottini gufici ed altre stravagarie, come gelatine tutti i gusti + 1, nelle tasche dei pantaloni . Ti va di portare questo in dormitorio. Chiese gentilmente, il gufo emise un suono allegro, pronto ad intraprendere l’ardita missione. Aprì prima il regalo, represse a fatica un “Wow”. “Allevare Draghi per lavoro o per hobby” Sorrise, era proprio strano come avesse comprato un libro che incontrava non solo i suoi gusti, anche le sue inclinazioni. La stranezza derivava dal fatto che Derek non parlava molto di sè. Vide che Drunky guardava altezzosa la figura in copertina, un perfetto esemplare di Petardo Cinese, Derek sorrise e consegnò il libro al gufo solo dopo essersi assicurato che il biglietto fosse messo tra la copertina e la prima pagina così da non perdersi. Dischiuse le ali guardò Drunky volare via, librarsi verso il castello finché l’oscurità non inghiottì anche lei, che ormai era divenuta un puntino alto e lontano.
Con il sorriso stampato ancora sul volto coprì ciò che rimaneva della distanza tra lui ed il percorso incantato precedente, e continuò a scendere finché non arrivò all’ingresso dove gli venne consegnata una mappa dei gazebo. La dispiegò pochi istanti dopo essersi tolto dall’ingresso per non creare fastidio a chi voleva passare, passò in rassegna tutta la mappa, pensando a quale gazebo avrebbe voluto visitare per primo.


A wolf can't live alone


Edited by *Derek - 5/1/2023, 17:42
 
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Jean Grey
II yr. | Prefetto Corvonero |outfit
Where? Common Room; Gardens.
INTERACTIONS: Megan, Derek
MENTIONS: Gin

Tonight I just want to be surrounded by friends


Dire che Jean temeva quelle vacanze di Natale era riduttivo. Non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe fatto con sua madre, se le avrebbe parlato, se le avrebbe sorriso e annuito a ogni frase di circostanza. Non sapeva nemmeno in quali condizioni l'avrebbe trovata, a dirla tutta. Sapendo che pure lei era sulle tracce della verità, non riusciva a non domandarsi spesso cosa stesse facendo, se in quel momento fosse in giro a chiedere a loschi individui come Isaiah informazioni sulla morte di suo marito, se fosse in pericolo. Se avesse scoperto qualcosa di determinante. Chissà se Cara le avrebbe mai raccontato qualcosa di sua spontanea volontà sull'argomento... Ne dubitava. Se provava a mettersi nella testa di sua madre, un po' la capiva in fin dei conti. Cercava solo di proteggerla, dal pericolo della ricerca e dall'orrore di cosa avrebbe potuto scoprire. Ma probabilmente Cara non era in grado di fare l'opposto, ovvero mettersi nei panni di sua figlia e capire che non era stupida. Ogni altro problema, per quanto rilevante, scompariva di fronte alla prospettiva dell'imminente rientro a Stratford-upon-Avon. Puntava tutto sulla compagnia di Connor, sperava di passare un po' di tempo con lui, il più possibile per la verità. Ma prima di quel rientro, c'era un'altra commissione da sbrigare. E quella commissione prevedeva un tubino nero, collane di perle, chignon e cappellino. Non poteva fuggire dalla festa di fine anno, nonostante non ne avesse la minima voglia. Aveva uno strano rapporto con i balli. Durante un ballo si era fidanzata, durante un altro si era lasciata, e un'altra volta ancora aveva vissuto un momento d'oro con Alice. In quel momento l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri drammi, e tutti quanti sapevano che anche solo presenziare al ballo scolastico era come fare i casting per una telenovela spagnola. O peggio, indiana. Per fortuna c'era Megan. Per fortuna c'erano i Corvonero, i suoi compagni. Avrebbe fatto il possibile per stare insieme a loro e ignorare tutto ciò che l'avrebbe cirondata quella sera nel giardino.
Percorse ogni gradino dalla Sala Comune alla camera di Megan con uno sbuffo dietro l'altro. Aveva una brutta sensazione, ogni fibra del suo corpo le suggeriva che a quel ballo avrebbe visto qualcosa che non le sarebbe piaciuto. Qualcuno. Entrò dietro l'invito di Megan e sorrise, immediatamente più tranquilla ora che si trovava davanti a un volto amico. «Ah ma figurati, non so se mi ringrazierai ancora quando quell'esserino butterà all'aria tutta la casa.» Ridacchiò, immaginandosi già il piccolo Snaso aggirarsi per la dimora con collane d'oro e occhiali da sole in stile gangster. Prese posto nella zona del letto della sua compagna di stanza, Grace, che fortunatamente era a farsi gli affari suoi da qualche altra parte, e iniziò ad abbigliarsi. Rispetto al ballo celtico, ci avrebbe messo un quarto del tempo: doveva solo infilare l'abito nero, lungo e aderente, che le copriva le braccia fino al polso, misurare le scarpe, indossare collane e bracciali e posare il cappellino bombato sopra i capelli, già precedentemente legati in un ordinatissimo chignon. Guardandosi allo specchio, trovò gradevole il contrasto tra il nero dell'intero outfit e il rosso acceso dei capelli. Si piacque in versione elegante. Mancava solo il cappello quando l'amica le chiese di darle una mano ad allacciarle l'abito dietro la schiena. Si alzò dal letto e la raggiunse, approfittandone per rispondere alla sua domanda. «Assolutamente no. Non ho la più pallida idea di come andrà. Non so nemmeno se effettivamente l'affronterò. Se riuscirò a non uscire di testa all'ennesima domandina del cazzo su come stanno i miei amici, forse la scampo anche quest'anno.» Sospirò, ma non indugiò ulteriormente sull'argomento. L'aveva già ammorbata abbastanza a riguardo, e ne aveva tratto tutto il conforto possibile. «Per ora non ci sto pensando. Vivrò giorno per giorno, suppongo.» Sorrise amaramente, tornando verso il letto di Grace e inforcando il cappello sul capo. Accennò un piccolo inchino quando sentì il complimento di Megan, seguito da una domanda che le provocò una dura fitta allo stomaco. No, non aveva accompagnatori. E nemmeno pensava di volerne uno, in realtà, ma quella consapevolezza comunque le abbatté il morale. Ignorò il proprio inconscio, decidendo di ascoltare il racconto dell'amica. Dunque aveva parlato del ballo a Draven, il ragazzo-smorfia che frequentava, lasciandogli intendere che avrebbe gradito la sua compagnia, ma lui non aveva colto. Sollevò le sopracciglia piuttosto incredula: come poteva non aver capito le sue intenzioni? Forse, come lei, non aveva troppa voglia di andare al ballo... certo, avrebbe potuto capirlo. Ma almeno lui avrebbe avuto uno scopo, quella sera, se fosse andato. «Forse è solo stato un po' scemo e non ha colto il sottotesto... Sono certa che se glielo avessi chiesto direttamente non ti avrebbe mai detto di no.» Sorrise dandole un buffetto, tentando di tirarla su. Non le piaceva un granché Draven Shawn. In generale non le piacevano tanto le persone che sembravano odiare tutto il mondo a priori. Ma si era sempre detta che aveva i suoi motivi per essere così burbero, probabilmente, e non avrebbe mai osato giudicate un passato che non conosceva. Inoltre, ormai lo considerava il ragazzo di Megan, o qualcosa del genere, e il fatto che piacesse a lei le bastava ad apprezzarlo un po' di più, o almeno a sforzarsi di farlo.
Era indecisa se parlarle o meno di Alice. Alla fine optò per farlo, un po' perché ormai aveva capito che con Megan poteva parlare di qualunque cosa, un po' perché in questo modo forse avrebbe potuto distrarla dai suoi pensieri su Draven. «Visto che me l'hai chiesto, no, non vado con nessuno al ballo. Credo ci sia chi apprezza "questo"», disse indicando il suo stesso corpo, «ma credo che quella persona apprezzi solo questo. Me l'ha fatto capire molto chiaramente, nella situazione meno opportuna. » Era stata categorica, Alice. Raccontò a Megan quanto successo negli spogliatoi la sera della partita, delle troppe parole della Rossa, di come si era sentita dopo. Che poi, nemmeno Jean aveva proprio capito il suo stesso stato d'animo. Non riusciva a capire se a turbarla fosse il fatto di essere attratta da Alice più di quanto le fosse concesso, il fatto che la ragazza le avesse proibito di infatuarsi di lei, o se il motivo fosse uno diverso. Più profondo, più nascosto. Forse la verità era che per quanto Jean odiasse l'idea di sentirsi in gabbia, apprezzava meno di quanto pensasse il mero sesso, e desiderava comunque qualcuno al suo fianco. E questo qualcuno non doveva per forza essere Alice, non era questo che intendeva. Per quanto le piacesse da impazzire, non aveva dubbi sul fatto che la Rossa fosse la persona meno indicata a farle da "compagna", e se Jean si fosse fissata con lei sarebbe finita molto, molto male. Doveva cercare di proteggersi da lei in qualche modo. Ma Jean non era la migliore in questo, pur di buttarsi in un'emozione era capace di ignorare ogni segnale di allarme o bandiera rossa. Insomma, le possibilità che finisse in tragedia erano altissime, se avesse continuato a pensare a lei. Esternò quei pensieri a voce alta per la prima volta: non c'era persona migliore di Megan per farlo. Si sentì un po' più leggera, ma ora che aveva tirato fuori l'argomento crebbe in lei la paura di vederla al ballo. Magari con qualcun altro, a godersi la libertà di cui giustamente godeva. Provò a confortarsi dicendosi che pure lei era libera di fare ciò che voleva, e che sforzandosi un po' avrebbe potuto trovare riparo e calore insieme ai suoi concasati.
«Sì, sono pronta» rispose dopo essersi data un'ultima occhiata allo specchio. Si piaceva, quella sera, ma la sua autostima non era comunque ai livelli soliti. E questo no, non le piaceva affatto. Annuì alle frasi successive di Megan, un po' sovrappensiero, e si incamminò fuori dalla stanza.
Arrivate in Sala Comune, appena prima che potessero uscirne furono intercettate da un gufo che consegnò loro diligentemente, una alla volta, una lettera. Aveva la firma di Gin, e recava un indovinello dall'aria fin troppo familiare:

Troverete qualcosa per voi appena usciti dal portone del castello, sulla via per il ballo. Quando uscite (o rientrate) andate leggermente a destra (o a sinistra), prima di incamminarvi verso i gazebo (o quando ritornate a letto), troverete qualcosa per voi.

Attenzione però, hanno un timer.


«Ma... Ma quanto è carina?» Si voltò verso Megan con gli occhi a cuoricino. Adorava quella ragazzina, per quanto non avessero ancora un rapporto profondo era comunque legata a lei, ed era veramente difficile non volerle bene. Aveva apprezzato più di quanto fosse riuscita a esternare il suo regalo di compleanno, sia per il contenuto che soprattutto per il pensiero e il lavoro manuale che c'era stato dietro. Chissà cos'aveva progettato per loro questa volta. «Andiamo a vedere, no?» Un po' più motivata di prima, si incamminò con l'amica verso l'ingresso del castello, il consueto via vai di persone più o meno conciate a far percepire ancora più forte l'imminenza delle vacanze. «Ok, dovremmo esserci. Poco fuori dal sentiero, sulla destra... Ecco, lì!» Puntò l'indice contro un gruppo di palloncini con qualcosa di legato sotto. Trovò quello col suo nome sopra e lo afferrò. Slegò il palloncino, e questo li liberò in cielo con un gran bell'effetto scenico. Scartò il pacchettino, e vi trovò all'interno un libro, "Viaggio sulle vie del sogno". Lo strinse a sé, profondamente grata a Gin per la sua dolcezza e generosità. L'avrebbe raggiunta a breve con ogni probabilità, e l'avrebbe ringraziata di persona. «Tu cos'hai trovato?» chiese a Megan, mostrandole il suo libro. Godette ancora un momento della bellezza di quel gesto, per poi tornare al primo grande dubbio della serata: dove diavolo andare a fare l'uovo? «Che dici, andiamo a cercare gli altri? Saranno in qualche gazebo...» Forse la cosa migliore era indirizzarsi verso l'inizio dei percorsi che portavano ai gazebi e sperare di riconoscere qualche corvo. Ignorando completamente il percorso centrale, che pareva assumere le sembianze di un vero e proprio red carpet, tagliò lungo un percorso laterale fino ad arrivare di fronte alla schiena di un ragazzone alto e grosso dall'aria familiare. «Derek!» urlò più del necessario, un po' a Megan e un po' per farsi sentire da lui. Gli si piazzò davanti per assicurarsi che la vedesse, e lo salutò con un sorriso. La presenza del ragazzo la rassicurava, contribuiva a crare una zona di confort in cui Jean quella sera avrebbe voluto rinchiudersi per nascondersi da tutto il resto. Sperava anche che Megan sarebbe rimasta con lei tutta la sera, visto che a ogni ballo succedeva qualcosa che le portava a separarsi - di norma si trattava di qualcuno. Per una volta, una sola volta, sperava di passare una serata tranquilla insieme ai suoi amici, e basta.

© Esse

 
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