Un po' impacciato, un po' imbarazzato, rimise il libro al proprio posto sulla scaffalatura, annuendo leggermente alle parole della compagna e fingendo una convinzione non sua, quasi quel tomo fosse il principale polo attrattivo di tutte le sue attenzioni di poco prima. Benché gli occhi fossero ormai posati su Amelia, la mente del ragazzino stava ancora cercando di imprimere nella memoria i titoli che più lo avevano suggestionato, augurandosi di poter trovare in essi risposte alle numerose domande che lo attanagliavano e che, restando irrisolte, non facevano che ingrandirsi ogni giorno di più. Si stava mentalmente ripetendo i vari titoli promettendosi di passare poi in un secondo tempo a riprenderli, quando una nuova domanda lo ridestò dai suoi pensieri.
«Ti piace pozioni? Sembra che in questo libro ce ne sia una molto interessante… Ah ecco Ka. Ka ti presento Edmund»
Effettivamente ad Edmund piaceva molto la pozionistica, se la cavava discretamente senza troppo impegno, sembrava una di quelle cose per cui i grandi dicono che "sei portato". Sarà stato il gene materno, donna pozionista di mestiere, o forse il combinato di tutti suoi geni, sta di fatto che, anche se sarebbe un po' eccessivo dire che fosse bravo come la madre, se la cava egregiamente, specie dopo che il professore White aveva rimosso ogni maledizione dal suo calderone, ma quella era tutta un'altra faccenda.
Anche non si fosse trattato di pozioni ma di erbologia, le sole parole "sembra", "molto" e "interessante", bastarono a solleticarne la curiosità e a fargli dimenticare per il momento di ripetere quel titolo di quel libro che aveva visto poco prima.
«Sì, mi piace molto, è la mia terza materia preferita! Qual è questa pozione interessante? Non la facciamo a scuola?»
chiese mentre allungava e ritraeva la mano verso Ka, provando a vedere se fosse riuscito ad accarezzarlo senza perdere nessuna delle falangi.
Attese Amelia pagasse al garzone di turno e la seguì fuori dal negozio, dove venne avvolto dal pungente clima invernale della splendida Hogsmeade. Era pomeriggio inoltrato, ma la posizione della Terra in quel periodo dell'anno era tale da far sì che fosse già buio; degli eleganti lampioni illuminavano il lungo viale che ospitava la libreria, e gli occhi di Edmund spontaneamente rimbalzarono da un lampione all'altro fino al punto in cui i due marciapiedi ai lati della strada parevano convergere ad un unico punto. Gli occhi assecondavano la mente, nella ricerca di un déjà-vu, di un punto di riferimento, di un ricordo che gli permettesse di ritrovare facilmente la via quando Amelia non vi fosse stata e quando sarebbe ritornato.
Era stato ad Hogsmeade solo un'altra volta, per Halloween, e avrebbe dovuto tornarci presto, appena dopo Natale probabilmente, un po' perché ad Helena lo aveva promesso e le promesse si mantengono, un po' perché non vedeva l'ora di passeggiare di nuovo con lei tra le strade di quel paesino magico; quando, sarebbe stato tutto da vedere viste le stringenti norme che regolavano la vita dei primini, costretti sempre alla presenza di un accompagnatore, anche quando si erano dimostrati più responsabili della media di chi avrebbe potuto accompagnarli.
In ogni caso, avrebbe pazientemente atteso l'occasione più opportuna; avrebbe giusto lasciato passare il Natale, onde evitare Helena insistesse per comprare quel tappeto volante che avrebbe invece dovuto essere il suo regalo, dopodiché sicuramente o lui o la Tassorosso avrebbero risollevato l'argomento ed ecco che sarebbero potuti tornarvi, magari con Megan, che non aveva rotto troppo le scatole e li aveva osservati per lo stretto necessario, già, pareva un ottimo piano... la sola idea gli sollevò inconsciamente gli angoli delle labbra in un sorriso spensierato.
In quell'occasione avrebbe potuto tornare al negozio di libri e riguardare i libri sulle bacchette con calma... doveva però imparare bene la strada se non c'era Amelia ad indicargli la via, che figura ci avrebbe fatto altrimenti con l'amica giallonera!
Si guardò quindi attorno sforzandosi di ancorare l'attenzione a qualche punto fermo, soffermando lo sguardo ora qui e ora là. Non mancò tra un'occhiata a destra e una a manca di notare che anche Amelia era assorta, chissà lei a cosa pensava? La curiosità era molta ma insufficiente a rompere la barriera di remore che si frapponeva tra i due, per il momento. Trattenne quindi l'istinto di chiederle a cosa pensasse e si limitò a osservarla: era una ragazza curiosa. In effetti tutti i Corvonero erano curiosi, ma alcuni erano solo strambi come il tipo che aveva appena servito la concasata al negozio, altri come Amelia, erano strani in un senso diverso, la loro stranezza nascondeva anche un aspetto interessante, che valeva la pena di approfondire, non come Edward che al massimo uno poteva desiderare di soffocarlo con il cuscino insieme alle sue stramberie.
Il problema era che non era capace di conoscere le persone, non sapeva mai che domande fare, cosa dire, come intavolare una conversazione, ed ecco che già il silenzio cominciava a rimbombare nella sua testa, e tra gli astanti.
Che bella dote avrebbe potuto essere leggere nella mente delle persone, magari poteva aiutare a inziare a dire qualcosa. Forse, a ben pensarci, poteva anche non essere sempre una facilitazione nel consolidamento di un rapporto, ma al momento non vedeva tutti questi aspetti negativi, perché non provare a sforzarsi di capire a cosa pensava Amelia...
Edmund non seppe mai se fu merito del suo sforzo, o una semplice coincidenza, sta di fatto che in quello stesso istante sentì la voce di Amelia talmente forte che, se in un primo momento pensò di essere riuscito nel suo intento, subito dopo comprese che la ragazza aveva parlato veramente.
«Che facciamo ora? Che ne dici di bere qualcosa da qualche parte? Oppure possiamo farci un giro, per me va bene tutto!»
Edmund allargò le mani e guardò Amelia con un'espressione tra l'incerto e il perplesso allargando leggermente le labbra sulla sinistra.
«Non saprei... potremmo esplorare un po' questa zona e trovare un parco dove sederci, tu sai se c'è un parchetto? Io sono stato solo da Mielandia, non me ne intendo molto...»
Attese la risposta dell'amica, se avesse fatto cenno a qualche direzione particolare l'avrebbe seguita, augurandosi lo portasse in qualche posto tranquillo e che, soprattutto, si tenesse alla larga dal pub dove lavorava. Sapeva bene infatti quanto quella zona fosse frequentata da tipi loschi e in quel momento, con quelli non ci voleva proprio avere a che fare.