Cigarette., Privata

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view post Posted on 26/12/2022, 01:07
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Prosegue da qui

Le iridi etero-cromatiche avevano trafitto quelle smeraldine del giovane al di là del bancone. Un’incursione diretta, silenziosamente invadente, che non prometteva sfida bensì sano interesse. Le provocazioni, però, uscivano spesso con disarmante autonomia dalle sue labbra. Talvolta, non se ne accorgeva nemmeno. In altri casi, come in quello, ne faceva invece uso per il semplice gusto di farlo; poiché iniziare un qualcosa nel più banale dei modi era per lui vera e propria morte prematura. Ma c’era un qualcosa in Draven Shaw a sussurrargli che questi non meritasse niente del genere, ed era per quel semplice, potenzialmente inconsistente motivo che Kevin aveva scelto di rivolgergli la parola.
«Sei rimasto per un’ora qua fuori a guardarmi?» Era stata la risposta del giovane, dopo aver abbassato lo sguardo sugli articoli acquistati dal Tassorosso. Il biondo si era limitato ad inarcare le labbra in una specie di sorriso, apprezzando e detestando allo stesso tempo la volontà del Serpeverde di tenergli testa.
«Esattamente. Ho fatto ciò che eri solito fare tu ai Balli di Fine Anno.» Un’ironia leggera, che si era accesa con il riemergere di sfocati ricordi insiti nella mente del ragazzo. Aveva infatti colto almeno un paio di volte delle iridi verde smeraldo ad osservarlo durante i balli passati: per più di qualche secondo le aveva sentite su di lui; non ne ricordava l’espressione né la profondità, ma era finalmente riuscito a ricondurle ad un volto, ed era quello di Draven.
Quello era stato il suo responso finale, prima di raccogliere con garbo il pacchetto di sigarette offertogli dal Serpeverde. Si era congedato ammiccando, avviandosi con calma verso l’uscita.

L’aria pungente impattò contro il naso, facendolo pizzicare appena. Si lasciò la porta cigolante alle spalle e mosse qualche passo costeggiando la vetrina polverosa del negozio. Magie Sinister regnava su quell’angolo di Nocturn Alley in maniera silenziosa, come un’oscura presenza nella notte. Con costanza emanava il suo solito alone di mistero, tipico dei luoghi che posseggono intimamente una colpa, un segreto da nascondere o solo una storia da raccontare. Kevin faceva parte di quella storia, in qualche modo, sebbene essa fosse ormai ben radicata nel suo passato. Talvolta premeva per riemergere, stuzzicandogli la nuca dall’interno del cranio, ma lui la ripudiava e continuava a procrastinare il tempo delle domande, e conseguentemente quello delle risposte.
Nulla che una sigaretta non potesse curare. Aveva suo malgrado imparato ad apprezzare quelle stecche di morte, bastarde tentatrici. Lo aveva fatto recentemente, nelle sere più pensierose in cui la solitudine aveva cercato effimero conforto. Ed in quel momento, sebbene amasse avvolgere personalmente il tabacco nella cartina, non avrebbe rifiutato il conforto offerto dalla tasca di Shaw. Ne avrebbe estratte due dal pacchetto ed avrebbe atteso.
La porta di Sinister cigolò di nuovo e, finalmente, il garzone lo raggiunse all’aria aperta. Stranamente la via non puzzava di vaso da notte e ciò avrebbe forse consentito loro una conversazione quanto più normale possibile. «Credo che quel coso babbano funzioni meglio di un Incendio.» Constatò subito lui, indicando la sigaretta già tra le labbra. La seconda, infilata tra indice e medio della mano sinistra, la porse a Draven.
Nell’attesa, avanzò una domanda non preannunciata. «Peggio Sinister o von Kraus?» Chiese ironico, con l’oggetto in bocca a smorzare le parole. Non gli interessava sapere come il giovane si sentisse a lavorare in quel maledetto posto e, allo stesso tempo, poco gli importava di come Vagnard massacrava le nuove reclute della squadra di Quidditch; eppure quell’improbabile questione era salita in gola spontaneamente, facendosi strada per scongiurare l’imbarazzo del silenzio.
Magari si sbagliava, ma Draven gli sembrava abbastanza schietto e indifferente da non ritrarsi dinnanzi a qualche cazzata di troppo.

 
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view post Posted on 28/12/2022, 15:11
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Era stato l’uso del trapassato a fargli drizzare le antenne. “Eri solito”, aveva detto. Con cognizione di causa. Non come qualcuno che nota qualcosa una volta o un paio di volte per confutarla, no… Il Tassorosso lo aveva osservato abbastanza da notare il cambiamento. Dal ragazzino spaventato che se ne stava in un angolo a fissare gli altri studenti, al Prefetto fintamente sicuro di sé.
Perché?
Aveva sostenuto il suo sguardo senza difficoltà. D’altronde, era abituato a fissare le persone quando si sentiva a disagio; nel corso degli anni si era convinto che fosse un buon modo per apparire più arrogante, in maniera così irritante da far allontanare i suoi interlocutori. Non aveva, chiaramente, funzionato con lui e, anzi, senza fare una piega era uscito in strada ad aspettarlo.
Perché?
Si era appena generata una di quelle situazioni che evitava come il vaiolo di drago. Non aveva alcuna voglia di parlargli o di fargli compagnia, nemmeno per il tempo di una sigaretta, eppure non aveva esitato a dargli il pacchetto di sigarette e a imporgli di aspettarlo fuori. Non glielo aveva chiesto, lo aveva dato per assodato. Lo avrebbe aspettato fuori, percepiva un interesse da parte sua.
Perché?
Non appena sentì la porta chiudersi alle sue spalle, rimasto da solo in negozio, le mani presero a tremargli di nervosismo; riuscì con non poca a fatica a sistemare gli ordini dei due gufi giunti in quel momento. Nel momento in cui aveva acconsentito a quella sigaretta, una bruttissima sensazione si era impadronita di lui.
Non aveva resistito alla curiosità e, prima o poi, quella curiosità lo avrebbe lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Forse, era arrivato quel giorno. In caso, non avrebbe nemmeno potuto contare su Sinister, che era tornato a rintanarsi nel suo retrobottega.
Il modo in cui il Tassorosso gli aveva parlato… Lo aveva messo in allerta e voleva conoscerne il motivo.
Lo raggiunse fuori dal negozio con la consapevolezza che sarebbe stata la sigaretta più lunga e irritante mai fumata.
L’aria rarefatta del quartiere rendeva la temperatura autunnale un po’ più sopportabile. Per qualche motivo, probabilmente dipeso dal modo in cui le palazzine dismesse erano sistemate una sopra l’altra, non faceva freddo come avrebbe dovuto. Eppure, mentre infilò la giacca e alzò lo sguardo sul viso del ragazzo di fronte a lui, fu colto da un intenso brivido lungo la schiena.
No, non gli piaceva proprio per niente quel tizio.
Sospirò. Prese la sigaretta dalle sue dita e se la portò alle labbra per poterla accendere. Tenendo l’accendino a fiamma viva, lo avvicinò a lui e fece altrettanto con la sua.
Prese un primo lungo tiro e lo espirò in una specie di sbuffo. Le conversazioni di circostanza non erano proprio il suo forte, ma valutò l’idea di rispondergli. Vagnard gli piaceva, era schietto e diretto. Gli doveva molto per come lo aveva allenato per il quidditch. Sinister era un vecchio burbero tirchio e taccagno, che non gli aveva insegnato nulla e lo offendeva a giorni alterni… Ma lo lasciava libero di fare ciò che voleva. E il suo negozio era diventato un porto sicuro per lui, per quanto assurdo potesse sembrare a occhi esterni.

Peverell. – rispose, sollevando le spalle con aria indifferente. Storia della magia era tra le sue materie preferite, ma restare in aula con il docente per più di un’ora diventava stressante; aveva un’aura che dava soggezione, una qualità che riteneva molto rara nelle persone. Speciale e terrificante allo stesso tempo. Magari non era la risposta che si era aspettato, ma era già tanto che avesse deciso di dargliene una.
Lo arrovellava la curiosità di dare un senso a tutti i perché che si era posto negli istanti precedenti, non aveva voglia di perdere tempo a fingersi amico con uno di cui non ricordava nemmeno il nome. Non sapeva, però, come arrivare al dunque senza sembrare paranoico.
Si concesse un altro tiro, per temporeggiare. Gli occhi ancora fissi sul suo viso.

Mi hai fatto uscire per questo? – si decise, infine, a dire. Il tono di voce fermo e glaciale, senza alcun interesse a celare il fatto che non stesse avendo particolare piacere a conversare con lui. Né che non avesse una buona impressione di lui.

 
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view post Posted on 17/1/2023, 23:21
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Avere delle aspettative era forse il peggior modo di affrontare una situazione del genere. Interrogarsi sul significato di determinate azioni, come l’invito che aveva rivolto al giovane, o indagare troppo sul barlume di interesse – tanto improvviso quanto fugace – che aveva illuminato le iridi etero-cromatiche non avrebbe fatto altro che instillare nella sua mente un dubbio non necessario, né gradito.
Forse Shaw si trovava semplicemente nel posto giusto al momento giusto. Oppure, al contrario, era tutto maledettamente sbagliato ed il loro incontro un mero incidente. Alla fine non gli interessava davvero, giacché l’unica cosa che sarebbe riuscito ad apprezzare davvero in quel momento era niente di più della sigaretta che aveva in mano.
Una semplice e dannata sigaretta: ecco fin dove arrivavano le sue aspettative. In perfetto bilico tra l’appagamento e l’insoddisfazione, quella sottile stecca mortale esemplificava alla perfezione la situazione in cui si trovavano i due giovani. Non ci si doveva infatti aspettare nulla, da quegli oggetti come dalle persone. Da Draven Shaw come da Kevin Confa.
Eppure, c’era stato qualcosa che lo aveva spinto ad agire con incoscienza. Che fosse esasperazione per la sua stessa apatia o altro, non riusciva a capirlo con esattezza. Sulla scia di quella incertezza, si era limitato ad aspettare l’altro fuori da Sinister e, quando questi lo aveva finalmente raggiunto, con calma gli aveva allungato quanto gli spettava di diritto.
Nell’avvicinarsi per accendere dalla mano di lui, non poté fare a meno di trafiggerlo con lo sguardo una seconda volta, curioso di comprendere cosa si celasse davvero al di là di quelle torve iridi smeraldine. Non giudicare dalle apparenze era ormai un suo vizio, ed era per quel motivo che aveva concesso a Shaw il beneficio del dubbio sul fatto che fosse o meno così arrogante come volesse dare a credere. Magari non era altro che il più naturale dei meccanismi di difesa.
La scelta denigratoria di Draven ricadde sul povero Preside, messo in mezzo con ostentata indifferenza in una dicotomia alquanto infelice. Per quanto Peverell fosse una personalità complicata ed oggettivamente fuori di testa, Kevin faticava a collocato più in basso di uno come Von Kraus. Ma era evidente che il cameratismo dei Serpeverde non conoscesse limiti. Era al corrente, dopotutto, del nomignolo che gli era stato affibbiato dopo l’ultima partita di Quidditch. Gli occhi belli si animarono improvvisamente di vivacità, nel ripensare a quel particolare. Per lui costituiva una vittoria.
Finalmente, si concesse un tiro di sigaretta. Inspirò chiudendo gli occhi. Shaw lo stava adesso fissando, ma nulla avrebbe distolto il biondo da quel breve momento di amara e misera soddisfazione.
A parte… quella domanda.
«Questo?» Si trovò a rispondere nell'immediato, con apparente innocenza. «Credevo di averti fatto uscire per una sigaretta.» Constatò, soppesando la stecca nella sua mano. Era come se il Serpeverde si aspettasse qualcosa di più da lui. Kevin, in tutta risposta, non riuscì a fare a meno di innalzare un sopracciglio con fare indagatore.
«Non dobbiamo per forza parlare, se non ti va.» Si limitò a dire dopo qualche secondo, scrutando la reazione dell’altro. «Non me ne frega nulla di starti o meno simpatico. Posso anche semplicemente ringraziarti e togliermi di torno.» Non vi era il minimo risentimento nella sua voce. Il tono era rimasto calmo, macchiato appena dalla freddezza circostanziale. Non poteva fare a meno di notare, infatti, come Shaw fosse ben poco incline al dialogo. Se non altro ne apprezzava l’onestà. Eppure, vi era qualcosa che spingeva anche lo stesso Serpeverde a restare.
«Ma...» Lasciò che il dubbio aleggiasse per un attimo nell’aria che li separava. «… sembra che tu voglia comunque trovare un senso a questa conversazione.» Azzardò Kevin, scrutandolo con attenzione.
Una pausa.
«Per cui... C’è qualcosa che desideri chiedermi?» Fu la domanda finale, prima che le labbra del Tassorosso tornassero a cingere la sigaretta. Inspirò copiosamente, ed espirò qualche istante dopo.
Una nuvola di fumo giunse a nascondergli il volto proprio mentre questo si voltava verso la strada, non degnando Shaw di un ulteriore sguardo.

 
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view post Posted on 24/1/2023, 12:00
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Seguì distrattamente l’andamento del fumo, denso e visibile nell’aria rarefatta di Nocturn Alley. Quel quartiere viveva di regole tutte sue, comprese quelle ambientali. Ricordava ancora il primo giorno di lavoro da Sinister, quando era arrivato lì tramite metropolvere, perché troppo piccolo per attraversare da solo i vicoli impervi di quella zona così lugubre. E ricordava con altrettanta chiarezza il modo in cui la bile gli fosse rimasta in gola per tutte quelle ore di lavoro dopo aver messo la testa fuori dalla porta, una sola volta, per stupida curiosità. Erano passati anni e, ormai, tutto ciò che disgustava i più rispettabili maghi del paese, per lui era diventata normalità. Non sentiva più gli odori acri che tappezzavano le strette stradine, né prestava attenzione ai tipi loschi che si aggiravano tra i negozi, facendo risuonare l’acciottolato del terreno a ogni passo misurato. Si era abituato a tutto ciò ed era giunto alla conclusione che, col senno di poi, aveva trovato un luogo che ben si accostasse alla propria personalità; quando pensava che avrebbe potuto ritrovarsi a vendere caramelle e a sorridere forzatamente ai bambini per guadagnare pochi spicci… Scrollò le spalle, investite da un improvviso brivido freddo a quel pensiero. Potenzialmente, l’idea lo agghiacciava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E si calmò.
Bastò pensare a qualcosa di peggiore dello starsene nel suo quartiere, fuori dal suo negozio, in quella che per lui era una comfort zone, a fumare una sigaretta con un Tassorosso che sembrava più annoiato di lui. Forse era stata solo e davvero questa la motivazione che lo aveva spinto a chiedergli quel momento di incomoda socialità.
Si rese conto che le sue parole seguenti lo misero a suo agio più di quanto il suo tono lo mise in allerta. C’era comunque qualcosa in lui che gli dava i brividi e il sesto senso gli comandava di non averci nulla a che fare, ma all’effettivo erano lì solo per fumare una sigaretta. A dirla tutta, era probabile che la paranoica sensazione di percepire da lui l’intento di un secondo fine derivasse dai propri pensieri. Perché non gli era proprio andato giù il disarcionamento e non per l’attacco in sé, quanto per le azioni che ne erano susseguite.

Sembrava che la pluffa fosse un’estensione di te. Avrei voluto pararti. Almeno avere la possibilità di provarci. – esordì, scuotendo la testa, lo sguardo di nuovo sul suo viso mentre prese un altro lungo tiro dalla sigaretta.

Solo un’osservazione. E, per la cronaca, dubito che qualcuno ti abbia mai attribuito l’aggettivo ‘simpatico’. – espirò il fumo dalle narici, in un gesto annoiato.

Tieni pure il pacchetto. - aggiunse poi, dopo aver inspirato un'altra veloce e profonda boccata di fumo. Prediligeva sigarette normali solo quando era a lavoro, per non perdere tempo a girarsi le sigarette dal tabacco in mista che portava sempre con sé; inoltre, non riteneva opportuno farsi beccare troppo euforico e/o fatto dai Mangiamorte che era solito servire durante i suoi turni. Aprire un pacchetto e uscire a sfogare nervosismo o frustrazione attraverso quella serie di movimenti meccanici, che non portavano altro che a una dipendenza. Per qualche motivo, e per la seconda volta in pochi minuti, ripensò a quel primo giorno di lavoro, con Casey, a come avesse rifiutato una sigaretta da lei proprio perché terrorizzato dall'idea di dipendere da qualcosa su cui non poteva avere il controllo.
Le cose cambiavano. Molto in fretta. Il peggio della vita stava proprio in quell'incognita.

 
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view post Posted on 5/3/2023, 15:40
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Il silenzio lugubre di Nocturn Alley faceva da perfetto sfondo alla loro misera interazione, esacerbando quel senso di noia apparente. Eppure, nell’intimo di sé, Kevin si sentiva tutt’altro che annoiato dalla piega presa dalla conversazione. Aveva concesso a Shaw l’occasione di confermare quel barlume di interesse che era riuscito dapprima ad illuminare – seppur per un brevissimo istante – l'eterocromia delle sue stesse iridi.
Qualcosa gli suggeriva, tuttavia, che Draven non avesse accolto le sue parole con il medesimo spirito, e che non provasse alcuna serenità nel condividere con lui nemmeno il più semplice ed irrilevante momento di circostanza.
Una convinzione che infondeva in Kevin un senso di delusione. Le astratte mura che il Serpeverde frapponeva tra la sua vera essenza e ciò che le rimaneva estraneo sembravano solide come la dura pietra. Il biondo le percepiva nello sguardo a tratti torvo, costantemente privo della fiamma viva dell’interesse. Le notava con evidenza nella postura del corpo e nei gesti distratti, disinteressati. Le toccava definitivamente con mano attraverso le parole del suo interlocutore.
La sigaretta venne portata alle labbra con un gesto rilassato, mentre le parole di Shaw si perdevano nell’aria. Kevin inspirò e chiuse gli occhi, godendosi l’effimero momento. Quando fuoriuscì dalla sua bocca, il fumo si amalgamò con la risposta del Serpeverde, fendendo lo spazio tra di loro.
Una finissima vena comparve sulla tempia del Tassorosso, esprimendo silenziosamente il suo disappunto dinnanzi alle parole appena udite. Scosse la sigaretta con un gesto fin troppo deciso, prima di osservare Draven attentamente. Non lo avrebbe trattenuto contro la sua volontà, ma al contempo non si sarebbe sottratto nel controbattergli.
«Trovo poco saggio giudicare una persona dalle apparenze.» Sentenziò, senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo dinnanzi a lui. Lo squadrò per un secondo, prolungando il silenzio. Prese tempo per soppesare le parole da dire, concedendosi un altro breve tiro dalla sigaretta accesa.
«Magari ci sarà l’occasione di un nuovo confronto, in futuro. Se ci tieni così tanto, assicurati di essere presente.» Concluse con un’eloquente alzata di sopracciglia, prima di portare la mano verso la tasca sinistra dei pantaloni. Ne estrasse il pacchetto offertogli da Draven e con calma glielo porse, andando contro l’esplicita richiesta del ragazzo.
«Serve più a te, credimi. Il lavoro è stressante, soprattutto se i clienti si mettono a rompere i coglioni.» La velata autoironia avrebbe forse sciolto la rigidità del momento. Kevin non aveva niente contro Shaw, a maggior ragione dopo aver constatato come la sua ostilità non rappresentasse altro che un semplice meccanismo di difesa.
Era così affascinante provare a leggere le persone. Privilegio e supplizio allo stesso tempo. Ma era così affascinante provare ad entrare in quelle mura di pietra, pur senza muovere un passo verso di esse. Cautela e sfrontatezza allo stesso tempo. Ma era così affascinante cercare di capire e, magari, sbagliarsi.

 
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view post Posted on 31/3/2023, 14:28
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Prese l’ennesimo tiro dalla sigaretta e il fumo si espanse fuori dalle sue narici. Ne seguì il flusso con lo sguardo, l'osservò finché non si fuse nell’aria e sparì. Restò l’odore, ma anche quello fin troppo effimero rispetto al nidore che avvolgeva Nocturn Alley. Si concentrò sul sapore. Una distrazione, gli serviva. Non aveva problemi a sostenere il suo sguardo, a dire ciò che pensava. Era, piuttosto, la situazione di apparente circostanza a metterlo a disagio. Nessun secondo fine, gli aveva detto. Erano lì fuori solo per una sigaretta e scambiare due chiacchiere. Nel primo momento utile, privo di clienti in negozio, sarebbe comunque uscito a fumare, con o senza di lui; il problema erano le chiacchiere.
Draven era un tipo silenzioso e non perché non avesse mai niente da dire, quanto, piuttosto, che non avesse interesse a esporre le sue riflessioni. Capitava così di rado che volesse farlo, che un tale atto di semplice convivialità gli richiedeva un immenso sforzo. E ci stava provando, seriamente, a parlargli. Lasciò che le parole fluissero dalle labbra, esprimessero quanto aveva pensato dopo quella fatidica partita contro di lui. Un'ammissione detta ad alta voce che, in un certo senso, lo aveva tormentato per giorni e segnato inevitabilmente il suo atteggiamento in campo. In allenamento era diverso. Tra persone che non lo mettevano a disagio era diverso. Senza gente che tenesse d’occhio e commentasse ogni sua singola mossa era diverso. Mentre il biondino sembrava sguazzare nella risonanza che il suo talento generava nella squadra e sugli spalti, l’istinto di Draven gli imponeva di nascondersi, di passare inosservato, di fingersi morto.
Nonostante le lodi del suo Capitano, il rispetto di Mike e la fiducia di Emily Rose, lo scontro con i Tassorosso su un vero palco aveva portato Draven a convincersi che, per quanto gli piacesse il quidditch, non fosse adatto a quello sport. Lo aveva capito, accettato e, al contempo, rinnegato per via della responsabilità. C’erano altre partite da combattere e se si fosse lasciato condizionare così tanto dai propri pensieri, probabilmente non avrebbe avuto alcuna possibilità di concludere quel torneo.
La sicurezza di sé che ostentava per abitudine non era che pura apparenza, di facile esibizione solo perché l’arroganza gli era d’aiuto a nascondersi. Le insicurezze, che sentiva dentro di sé, era certo sfuggissero al suo controllo attraverso sguardi ed espressioni facciali che non sapeva condizionare… Non vi era alcuna traccia di ciò negli occhi belli di fronte a lui. In un certo senso, la cosa gli metteva soggezione e lo indispettiva a dir poco.
L’assoluta protervia con cui sostenne lo sguardo e il modo in cui non esitò a rispondere al serpino per le rime, però, lo fecero sorridere.
Forse aveva toccato un tasto dolente, ma non ebbe intenzione di infierire. Non in quel momento.

Certo che ci sarò. – asserì alle sue parole seguenti, mantenendo un’espressione più rilassata. L’ombra del sorriso degli istanti precedenti ancora visibile ad allentare i lineamenti del viso.

Non capita spesso che mi chiedano di essere di compagnia. – disse poi, rispondendo a tono all’ironia appena espressa dal Tassorosso. Gli venne spontaneo sorridere di nuovo. Nel botta e risposta di battutine, quegli ultimi tiri di sigaretta si stavano rivelando meno sgradevoli dei primi. Prese l’ennesimo, trattenne il fiato in gola. Con la coda degli occhi vide un Sinister nervoso muoversi tra gli scaffali. Gettò a terra il mozzicone, incurante di generare sporcizia visto lo stato in cui riversava quella strada. Poi, espirò il fumo; quasi sbuffando via la non-voglia di riprendere a lavorare.

Ci vediamo in campo. – concluse, in qualche modo certo che sarebbe successo. Una promessa. Se non ora, nel torneo Crownspoon, magari in futuro.
Rimise in tasca il pacchetto di sigarette che gli tornò tra le mani e si volse. Tornò nel negozio, quasi rimpiangendo quei minuti passati fuori nel disagio di dover sostenere una conversazione più o meno di circostanza, quando incontrò lo sguardo di Sinister e capì, immediatamente, che il resto della giornata lì dentro sarebbe stata più estenuante.



Edited by Draven. - 31/3/2023, 16:03
 
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