Aion, Privata, con un po' di ansia

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view post Posted on 26/12/2022, 18:18
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AION
HE/HIM

jpgIl Tempo ha sempre l'ultima parola, sulla materia, sui volti e persino sulle dicerie. Sputa la verità sugli occhi della nostra memoria, rivelando e sotterrando altarini a suo piacimento. Vorrei avere voce in capitolo sul suo passaggio, perlomeno quando incalza le mie nevrosi. Invece ne sono succube, come tutti gli altri del resto.

Questo pomeriggio mi sono seduto su una poltrona rossa della sala comune. Sono arrivato prima degli altri e delle nuove notizie. Il ritratto si è aperto più e più volte dopo, e dei Grifondoro, con loro le novità dall'esterno, hanno velocemente riempito gli spazi vuoti attorno al camino.
Un gruppetto —il gruppetto, di quelli fighi, popolari, dal terzo anno in su e dalle cui labbra tutti pendono— ha occupato i posti attorno a me da non poco tempo. Parla, mi lancia sguardi e a un tratto ha tentato di inoltrarmi nel loro discorso. La cosa mi ha tanto sorpreso e, lo ammetto, un po' emozionato sul momento, e ho accettato di parlare senza esitazione. Un discorso sulle ultime lezioni, sui compiti che c'erano da farsi per gennaio, su chi restava o andava via e dove andasse. Io sarei rimasto lì, ad Hogwarts, Jessica invece sarebbe andata dai parenti in Galles, Anthony in barca con i genitori a Lanzarote.
Ascoltavo in silenzio, a volte annuendo, a volte mostrandomi interessato. Chissà perché mi avevano circondato, chissà perché mi parlavano, chissà perché volevano farmi sentire un privilegiato. Mesi addietro, all'inizio dell'anno, non mi avrebbero mai nemmeno rivolto la parola. Sembrava che lo scorrere del tempo avesse permesso a tutti di dimenticarsi dell'aura cupa che emanavo. E se l'iniziale mia risposta è stato un sospiro di sollievo, ora i pensieri mi tormentano.
«Hai visto, Caposcuola? Hanno annunciato il nuovo ballo.»
Jessica mi lancia un'occhiata fugace e io la squadro, tentando di capire cosa tale frase voglia dire.
Non sono esattamente le mie emozioni ad essere in mano loro, ma la mia accettazione di me stesso. Questa considerazione che mi danno mi ha improvvisamente fatto sentire come se io e tutti miei desideri fossimo autorizzati ad essere espressi. Mi si contorcono le membra alla sola idea che tale intuizione sia una verità e che la mia piccola mente da adolescente funzioni in tale maniera.
Quanta rabbia, quanto rancore. Ne ho a palate, non smetterò mai di averne. Vorrei decidere io quando, come e dove fare qualcosa, senza attendere che l'esterno mi conceda un briciolo di serenità e accettazione per sentirmi più coraggioso.
«Penso che inviterò Evelyn.»
«Di nuovo? Non vi siete lasciati?»

«Sì, ma senza alcun male, Jessica, lei rimane tutt'ora la ragazza più figa del mio anno.»
In realtà è una constatazione che ho fatto più e più volte nel corso degli ultimi tempi. Quante volte ho rinunziato ad agire perché l'ambiente attorno non mi risultava confortevole o per paura di perdere una confortevole stasi?
Il buco del ritratto si riapre, ma son fin troppo assorto nei miei pensieri per sentirlo. Jessica, però, alza una mano e se la pone di fronte alla bocca mentre si avvicina alla ragazza al suo fianco.
«Ma quanto se la tira?»
«E' sempre sola. Il suo caratteraccio rende vana quel po' di bellezza che ha.»

Aggrotto le sopracciglia e alzo lo sguardo. Vedo l'oggetto dei sussurri celati, la chioma nivea oscillare attraversando la stanza. Dentro di me, all'improvviso, una voce imperiosa comanda un "no".
«E tu, Casey, con chi andrai al ballo?»
«Che cosa ti importa?»
La mia risposta è impulsiva e da essa trapela la mia insofferenza. Guardo Anthony con severità, mentre il silenzio cade sulla comitiva. So che cosa sta pensando mentre lo fisso negli occhi: alla mia ingratitudine verso la considerazione che ha avuto nei miei confronti. Lui ci ritenta.
«E' importante che una persona così in vista come te, una Caposcuola, la vincitrice di un torneo, si faccia vedere ad un evento sociale con la persona giusta.»
Jessica e la sua amica sorridono guardandosi le ginocchia accavallate. Poi lei mi guarda con malizia, e Anthony sbatte le palpebre come se avesse appena rivelato l'ovvio. Le mie labbra si schiudono mentre i miei occhi perdono il focus sulla sua immagine. Nel mio petto la voce imperiosa si è trasformata in un mulinello di calore ardente.
Alzo un dito e lo faccio oscillare di fronte alla platea. Un secondo, attendete un secondo.
Faccio leva sui braccioli e mi alzo. Raggiungo la chioma bianca, mi pongo alle sue spalle e poggio una mano sul bordo di un tavolino. Voglio assumere una posa che dia un senso aggraziatamente convinto alla mia indignazione.
«Nieve.»
Ore le ondate di calore ardente invadono tutto il mio corpo. So cosa sta accadendo e preferirei non saperlo. Aspetto che lei si volti verso di me. Il mio sguardo è ancora severo ma ho un piccolo sorriso, più genuino. Le pongo una domanda.
«Vuoi venire al ballo con me?»
Mi sono stancato di aspettare. Mi sono stancato di stare alle regole degli altri. Mi sono stancato di dar conto ai giudizi. Voglio fare quello che voglio. Persino invitare una ragazza che mi piace, senza considerare il rischio di esser malgiudicato e che ella stessa mi dica di no.

 
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view post Posted on 29/12/2022, 22:21
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entropia.

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I say yes
I gradini che conducono alla torre di astronomia sono tanti, tutti imperniati lungo un percorso di quadri moventi e vetri smerigliati che riflettono la luce del giorno e della sera.
Oggi, c’è una quiete innaturale che attraversa questo sentiero. Mi stringo nel maglioncino, mentre risalgo la scalinata dietro una coppia di Corvonero intenti a tenersi per mano. Anche loro, come me, procedono in silenzio, incapaci di proferire un suono che rovini l’atmosfera. Cosa accadrebbe se uno di noi urlasse? Quale pegno dovrebbe pagare colui o colei che si rendesse responsabile di un atto simile?
Mi capita spesso di indugiare in questo genere di pensieri — ambigui, concettuali al limite del critico — e credo che dipenda dalla mia condizione di eccessiva solitudine. Non mi fa bene rimanere tanto distante dai contatti umani, pur essendone circondata. Fingere indifferenza richiede un tale sforzo che non soltanto sono spesso costretta a perdermi in dissertazioni fini a se stesse, ma per di più torno in stanza sfibrata e facile preda dell’irritazione.
Oltrepasso il ritratto della Signora Grassa con una disposizione d’animo incerta. Sono per metà consapevole dello spazio circostante, per metà ancora persa nel groviglio di considerazioni che non hanno trovato risposta. La Sala Comune mi accoglie con i suoi colori caldi, il suo chiacchiericcio di sottofondo e lo scoppiettio dei ciocchi nel camino. I miei sensi sono così amplificati che riesco a percepire persino lo sbadiglio di Dippet nel quadro laggiù.
Avanzo, concedendomi un sospiro di piacere, con tutta l’intenzione di occupare una poltrona a ridosso della finestra e mettermi un plaid sulle gambe. Magari, mi dico, mi concederò di chiudere gli occhi un attimo e riordinare gli avvenimenti dell’ultimo periodo per impedire che continuino a straripare dagli scaffali della mia mente. Jessica, però, vuole aggiungere materiale alla pila che ho da controllare.
Mentre costeggio distrattamente il gruppetto di concasati radunati davanti al camino, si lancia in un commento che mi riguarda senza avere troppa cura di mitigare il tono. Lo abbassa, certo, ma scarseggia la convinzione e le mie orecchie riescono a captare quel che ha da dire sul mio conto.
Non vorrei farlo — cadere nella trappola di dare bado a ciò che pensano gli altri di me —, eppure mi irrigidisco. Ho diciotto anni, le mura di Hogwarts accolgono buona parte della mia vita e per natura ho sempre voluto essere amata, accettata. Così, quando raggiungo la poltrona e mi siedo, sono una lastra di marmo che pretende vendetta.
Ho già menzionato il Dominio Rigos, no? Ecco, forse non ho spiegato a chiare lettere di cosa si tratti ed è tempo che rimedi. Con Dominio Rigos, intendo dire che è iniziato un periodo in cui ogni torto che ritengo di aver subìto verrà punito. I due ragazzi della Sala Grande hanno avuto il benservito: Matt un bell’occhio nero e la sua amica un lassativo nel succo di zucca il giorno che avrebbe dovuto prendere parte a una lezione di volo. E così per chiunque mi abbia trattata con sufficienza, con superiorità, con la pretesa di sottomettermi. A ciascuno il suo. Lo stesso accadrà a Jessica. Devo solo capire come chiuderle quella boccaccia che si ritrova una volta per tutta.
Sono immersa nel mio congetturare, quando la voce di Casey m’interrompe e sono costretta ad alzare lo sguardo. «Mh?» faccio d’istinto.
Noto l’accenno di sorriso sulle sue labbra e la tensione si allenta. Casey non è un nemico, di questo sono certa. Casey, però, mi sorprende con una proposta che non sono immediatamente in grado di elaborare.
Spalanco leggermente gli occhi e batto le palpebre, a labbra schiuse. Non era questo che mi aspettavo per non essermelo mai aspettata. Negli anni trascorsi a scuola, questa è la prima volta che ricevo un invito e la novità della situazione mi lascia… spiazzata.
In un lampo, recupero la pellicola dell’incontro a Nocturn Alley. Ho cantato per lui, ho pianto sulla sua spalla, gli ho permesso di abbracciarmi in un momento di fragilità. So che mi ha desiderata quella sera e non conosco i motivi per cui si è trattenuto, ma ho letto nei suoi occhi che avrebbe voluto non farlo. Eppure, a Hogwarts siamo stati lontani — ciascuno preso dalle proprie incombenze. Mai, neppure per un secondo, ho avuto il sentore che ciò che sta accadendo potesse verificarsi.
«Certo» rispondo, pacata, specchiando il suo sorriso.
Sono curiosa. Curiosa di conoscere le ragioni dell’invito, di vedere come andrà la serata, di trascorrere un evento dimenticandomi delle imposizioni, di divertirmi. E con Casey mi sento al sicuro.
Mi accorgo solo in un secondo momento, per puro caso, dell’espressione livida sul volto di Jessica e realizzo di aver imboccato involontariamente il percorso che conduce alla vendetta e all’imposizione del Dominio Rigos.
Un motivo in più per accettare di buon grado l’invito di Aion.
 
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view post Posted on 31/12/2022, 12:19
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AION
HE/HIM

jpgVorrei fumarmi una sigaretta. Forse due. No, tre.
Il mio pensiero è sul catrame, ancor prima che lo scambio termini. Volterò le spalle alla sala comune qualsiasi cosa Nieve mi dirà e andrò sulla terrazza della Torre di Astronomia in iperventilazione succhiando nicotina dal filtro. Sorrido internamente per l'immagine, che ben si accosta a quella di un poppante che si succhia il pollice quando piange per la bua.
Non ho ancora ricevuto una risposta e chiudo tutti i desideri. Altro, rispetto a tutto ciò che (non) ho, non me lo aspetto. Mi sono affacciato per un attimo dalla bolla in cui vivo, ho sentito l'aria gelida e mi sono rincantucciato nella mia testa. E' una cosa che faccio di norma, quando mi scontro contro qualcosa contro cui non vorrei scontrarmi, quando mi espongo. A volte mi chiedo se queste veloci alienazioni vengano captate da chi mi osserva.
«Certo.» Ho udito bene?
Torno fuori. Anzi, questa volta apro lo spioncino con sospetto. Improvvisamente mi sembra di non far più parte della mia vita. Accolgo la risposta con un iniziale silenzio, sbattendo le palpebre sugli occhi di Nieve.
«Bene.»
Annuisco, e mi rendo conto di dover sollevare nuovamente gli angoli della bocca per sorriderle. Le lancio un ultimo sguardo e mi ritiro, sia dentro che fuori, per osservare, contenere e controllare la mistura di emozioni che mi ribolle dentro. Divento serio, rigido nel mio ostentare impassibilità. Mi fermo giusto per osservare Jessica, per capire se ha capito di essere una stronza, Anthony quanto sia addolorato dalla mia scelta. Sfoggio un sorriso più grande, forzato, per intascare la vendetta.
Mi piace credere che in qualche modo giustizia sia stata fatta, e che con tale gesto sia tornato all'ombra dei loro occhi. Me ne vado, assecondando questo pensiero, e sulla strada verso il buco del ritratto prendo il pacchetto di sigarette e lo guardo. Prima o poi tutte queste emozioni mi uccideranno.

 
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