"Skin to Bone,,, Missione lavorativa ~ Horus Sekhmeth

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view post Posted on 7/1/2023, 19:05
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Il Fato

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Un affaccio sul caldo tropicale del Guatemala è il modo migliore di sgranchirsi le gambe, dopo mesi trascorsi alla scrivania col naso tra le scartoffie, non trova, signor Sekhmeth? Specie per un novellino del secondo livello, fresco fresco di Egitto e con la voglia di dimostrare a colleghi e superiori di avere più di un asso nella manica da giocare. Di non essere soltanto un bel faccino da mostrare per le prime pagine della Gazzetta del Profeta, insomma.
L’accoglienza dopo un viaggio di quelli che non si dimenticano facilmente è avvenuta presso il villaggio di Cruce dos Aguadas. Il caldo non l’ha risparmiata, ma non dev’essere stato una sorpresa per chi ha già assaggiato le ripicche del deserto. Dunque, qualche informazione rapida sul sito —forse troppo rapida—, sulla sua ubicazione e sulla promessa di ricevere maggiori aggiornamenti una volta giunto in loco. Dopodiché, una stanza spartana ma accogliente dove ritirarsi in caso di stanchezza o bisogno di solitudine e dove raccogliere le sue cose. Ah sì! E una malridotta Nimbus 2001 per raggiungere i colleghi “quando si sentirà pronto, senza fretta ché tanto le rovine non scappano”.
Sembra quasi che non vogliano estranei sul luogo, non le sembra?

È la melodia che proviene dal folto della foresta ad accompagnarla durante il volo verso il sito di Seibal. Il Guatemala e la sua fauna possiedono una ricchezza ammirevole, all’altezza del patrimonio archeologico che si cela tra le sue fronde verde smeraldo. Un sottofondo degno di un primo viaggio compiuto, dopo così tanto tempo, in veste ufficiale.
Il tocco dell’aria è intenso, caldo sul volto appena cosparso di una sottile rugiada di sudore. Scorre lesto tra i capelli di un rosso acceso dal sole vivo dell’America Centrale. La sensazione è di completezza, come se non ci fosse altro posto al mondo nel quale dovrebbe essere in questo momento; come se ogni dubbio della sua vita si fosse improvvisamente dissolto nella solitudine del sentiero fuori dai confini di Cruce dos Aguadas.
Si accorge di essere in prossimità del sito quando, diversi minuti e svolte più tardi, un chiacchiericcio insistente raggiunge le sue orecchie e le impone di prestare attenzione. Ci sono dubbi sul modo di approcciare alcune scartoffie, pare, e altri ancora sulla gestione del possibile interesse della stampa una volta che il mistero di Kal B’alam e del suo teschio dovesse raggiungere le orecchie sbagliate.
A pronunciare queste parole una donna con una larga camicia di lino, un cappello a tesa larga sulla testa e corti capelli neri. Ha un’espressione decisa, i lineamenti occidentali e un marcato accento americano; e non più di cinquant’anni. Il suo interlocutore è un uomo quasi completamente calvo che non manifesta nemmeno un decimo della caparbietà della persona che ha di fronte.
«Devi capire che non si possono lasciare le cose al caso e che, qui, la situazione sta già diventando complicata con la storia delle due sparizioni a San José e San Andrés. Noi-» s’interrompe, notandola con la coda dell’occhio, signor Sekhmeth.
Ha le mani sui fianchi e non sembra felice dell’interruzione, ma neppure troppo rammaricata. Gli occhi della donna la scrutano attentamente, come se cercasse di accertarsi di cogliere un dettaglio e metterlo al posto giusto.
«Londra» dice infine. «Tu vieni da Londra, giusto?»
Una domanda semplice. Le sue implicazioni, forse, un po’ meno.
Benvenuto nel dipartimento di Petén, Horus Sekhmeth!


Benvenuto all'inizio della tua missione lavorativa, Horus!
Hai già qualche informazione in base al colloquio che si è tenuto nel tuo ufficio. Il resto, lo scoprirai nel corso di quest’avventura.
Per qualsiasi cosa, rimango disponibile via MP.

Divertiti e tieni gli occhi aperti!


Edited by MasterHogwarts - 7/1/2023, 21:20
 
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view post Posted on 12/1/2023, 23:19
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Horus Ra Sekhmeth
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Sto ripassando sul taccuino gli appunti che ho preso su quel poco che Mooneye mi ha detto, quando bussano alla porta. Un uomo bassino, scuro ed abbronzato, apre la porta, ma non entra nella piccola stanza che mi è stata fornita. Noto che ha in mano un manico di scopa, una Nimbus 2001 così malridotta che a malapena ne riconosco il modello. Batto le palpebre confuso, aggrottando le sopracciglia per cercare di capire il suo inglese, sporcato da un forte accento spagnolo.
« Gracias señor. » E’ una delle pochissime cose che so dire, ma l’omino mi sorride e si chiude la porta alle spalle. Ad esser sinceri, quella porta si regge probabilmente con i denti, visto che ha l’aria di venir distrutta da uno starnuto. Rimango comunque sorpreso mentre mi alzo e prendo la Nimbus: è vero, è stata surclassata da anni dalla Gelbsturm, tuttavia è notevole come in un paesino sperduto come questo, dove al massimo ti aspetti una Scopalinda del ’59, siano riusciti a reperire qualcosa come questa. Cruce Dos Aguadas è villaggio povero, con strade polverose e scrostate case in malta, rose dal sole e dalla stagione delle piogge. Non ho avuto modo di vedere le poche anime che abitano qui, ma sembrano tutti piuttosto ritrosi ad uscire, forse per il caldo o per la mia presenza. Non li biasimo, da quando il sito di Seibal è stato scoperto, numerose squadre di Maghi e Streghe da tutto il mondo si sono susseguite per accaparrarsi i segreti della cultura Maya, ancora sconosciuti.
Ma per quanto apprezzi l’intenzione di donarmi un mezzo, anche se usurato da probabilmente centinaia di utilizzi, poso il manico vicino il letto.
Non posso perdere l’occasione di sorvolare in volo, da falco, la foresta pluviale.

Mi sono concesso il tempo di una doccia e di un breve riposo, scoprendo il letto più comodo di quel che pensassi, prima di mutare e prendere il volo. Ho studiato per giorni la mappa dall’alto del territorio, così da potermi orientare, ma scopro che è molto più difficile del previsto. Plano finalmente quando noto un agglomerato di tende e persone, ma scendo di quota a distanza, individuando un sentiero sterrato. Non ho di certo intenzione di farmi notare non tanto per la mia abilità di Animagus, ma perché tecnicamente non sono nemmeno registrato al Ministero —e figuriamoci se ho intenzione di farlo.
Proseguo, ascoltando le voci sempre più distinte degli uomini e delle donne più avanti, in fondo la strada. Mi fermo a pochi metri da una strega che osservo attentamente e il cui accento tutto sembra, tranne che inglese o spagnolo. Mi avvicino lentamente, rimanendo impassibile (e accusando la maledetta umidità di questo posto), rimpiangendo le correnti più fresche che mi sono scivolate tra le penne delle ali solo pochi minuti fa.
Il discorso che riesco a cogliere mi insospettisce e ho come l’impressione che Mooneye mi abbia taciuto molti dettagli perché la situazione mi sembra molto più avanti di quello che mi ha riferito. Sento parlare di sparizioni, di informazioni che non devono trapelare: un ottimo inizio.
La donna mi nota e mi faccio avanti con sicurezza.
« Corretto. » Guardo prima lei, poi l’uomo calvo. Lui mi dà un’impressione sgradevolmente viscida, forse perché l’opposto totale della donna che gli è davanti. Sono una stranissima accoppiata, ma mi viene da dedurre che lei sia uno dei responsabili degli scavi e lui, forse, un membro del governo del dipartimento di Petén?
« Sono Horus Sekhmeth, lo Spezzaincantesimi inviato dal Ministero della Magia inglese. » Mi presento, senza troppe cerimonie, ma preferisco al momento non citare né Mooneye, né Fitzroy.

Da Londra, mi ha chiesto lei, come se fosse indecisa su più di una scelta; perché, penso, quanti altri devono arrivare e soprattutto da dove?

– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Principiante;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [tramutato in orecchino] [1xQuest]
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Edited by Horus Sekhmeth - 8/5/2023, 16:18
 
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Un altro novellino inviato da Londra: dev’esserci qualcosa sotto.
È questo il primo pensiero che attraversa la mente di Eleanor Keller quando la vede, signor Sekhmeth, eppure un velo di preoccupazione le attraversa lo sguardo fermo. Per un istante, le torna in mente il volto del giovane Fitzroy, ma sa di non potersi concedere il lusso di indugiare in simili riflessioni.
La sua intuizione sul ruolo della donna, invero, è corretta: la responsabilità degli scavi —o, almeno, una parte di essa— cade proprio sulle spalle della persona che le sta rivolgendo la parola e che proprio in questo momento non può fare a meno di chiedersi quale sia l’effettiva ragione della sua presenza presso il sito.
«In effetti, potrebbe servirci uno Spezzaincantesimi» dice senza intenderlo davvero. Vuole mostrare una cortesia che, purtroppo, i suoi modi schietti non riescono a trasmettere. «Ma ho i miei dubbi che le cose andranno in una certa direzione».
La vaghezza delle sue parole è voluta perché non c’è nulla che voglia rivelarle, signor Sekhmeth. Scoprirà presto che a Petén ogni informazione è custodita gelosamente e che indagare è molto più complesso del previsto. Tutti guardano tutti con diffidenza e nessuno è disposto a condividere ciò che sa per timore di perdere un prezioso vantaggio.
«Immagino che potrebbe interessarti dare un’occhiata al sito. Seguimi!»
Senza troppe cerimonia, Eleanor si avvia sul sentiero sterrato che ha ospitato le presentazioni fino ad abbandonare il terriccio per il verde morbido dell’erba, dimentica dell’omuncolo che ha rapidamente congedato. Alcuni punti hanno oramai perso il tono rigoglioso originario a forza del continuo andirivieni di operai e responsabili del sito.
I suoi occhi chiari, Horus, si trovano presto di fronte alla scoperta che ha attirato decine di persone in questo particolare distretto del Guatemala: una tomba alta dieci metri, formata da più livelli, attraversata sul lato anteriore da una scalinata in pietra. Un cimelio della cultura Maya rimasto nascosto nel folto della giungla e scoperto per puro caso, attorno alla quale orbitano misteri irrisolti che Eleanor sembra voler proteggere a tutti i costi. Si tratta di informazioni che dovrà guadagnarsi non senza fatica, signor Sekhmeth.
«C’è qualcosa che sai sul sito? Il Ministero ti ha informato prima di arrivare qui o ti ha lanciato come un pesce in un acquario e toccherà a noi fare il lavoro sporco?»
È una domanda fatta con astuzia. Mostra, infatti, un’apparente speranza di saperti edotto sulle questioni relative a Petén come se l’idea contraria la scocciasse, quando in realtà il desiderio custodito nel suo cuore muove nella direzione esattamente inversa. Se devi essere imboccato invero, lo farà nel modo in cui lei ritiene opportuno.
«Ad ogni modo, quella è la tomba di Kal B’alam come puoi vedere con i tuoi occhi. Una piccola meraviglia lasciataci in eredità dai Maya. Dentro, abbiamo trovato il corpo del re Kal B’alam ben conservato nel suo sarcofago. Altra piccola chicca che vale la pena di essere tenuta in considerazione».
Eleanor parla così, con apparente leggerezza, ma è pienamente consapevole del valore di tutto ciò che appartiene al sito. Per questa ragione, non è lieta dell’intrusione del Ministero inglese —l’ennesima— e teme l’arrivo della stampa come si avrebbe paura di un Gallese Verde.
«Ti dico subito che è proibito accedere alla tomba» specifica, omettendo di specificare che l’imposizione non vale per i responsabili del sito. «La regola non si discute. Se vuoi sapere altro, però, sono a disposizione».
Il messaggio non può essere più chiaro: le è consentito chiedere ciò che vuole, Horus, ma non la ragione per cui l’accesso alla tomba è interdetto.
 
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view post Posted on 10/2/2023, 17:49
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Horus Ra Sekhmeth
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Non mi quadra: potrebbe servirgli uno Spezzaincantesimi?
E Fitzroy cos’era, un clown?
Non esprimo le mie perplessità, non subito almeno. Preferisco studiare chi ho davanti, prima di fare domande e poi i modi spicci della donna non lasciano molto spazio a quesiti.
Viste le premesse, non mi sembra molto credibile quando afferma che potrei essere utile perché la contraddizione che esprime sul futuro di quello scavo cozza nettamente con quanto so.
« Che io sappia, in caso di scavi in siti magici, uno Spezzaincantesimi è quasi sempre previsto da protocollo. Ma suppongo che questo si applichi a quando è presente la sovrintendenza britannica. » Mi limito a dire, camminandole di fianco con passo altrettanto svelto. La osservo con la coda dell’occhio: c’è qualcosa che non mi convince ed è la stessa sensazione spiacevole che ho provato al mio arrivo a Péten. Una ritrosia che mi sembra di toccare con mano. Rimaniamo in silenzio, ma quando scostiamo la vegetazione e la splendida tomba a gradoni si rivela in tutta la sua bellezza, batto le palpebre per la sorpresa.
Chiaro, sapevo che ci avrebbe aspettato a pochi passi perché è il fulcro dello scavo, tuttavia è la prima volta che mi trovo davanti una tomba diversa da quelle a cui sono abituato. Mi lascia senza fiato pensare che, al di là di tutto, luoghi così distanti, come l’Egitto, la Mesopotamia e l’America, e così i loro popoli, abbiano condiviso sempre lo stesso concetto: innalzarsi, anche dopo la morte, al cielo e agli Dei.
« Conosco il minimo indispensabile: la tomba è stata scoperta casualmente e siete riusciti ad accedere alla camera funeraria. So inoltre che state cercando di tradurre delle incisioni trovate credo sul sarcofago o sulle mura? » Sciorino, in maniera piuttosto asciutta, concedendomi un’alternanza dello sguardo fra la strega e lo splendido scenario offerto dalla tomba di Kal B’alam.
Il divieto imposto e la sua perentorietà non mi sorprendono sapendo cosa c’è all’interno e facendo fede alle parole del vecchio Mooneye. Se stanno davvero cercando di nascondere tutto agli altri team, non mi sorprende che si vogliano tenere stretta la propria fortuita scoperta con la sua esclusività.
« Non si accede, capisco. » Ripeto.
Mi viene seriamente il dubbio che il Ministero abbia voluto mettere il becco in questi scavi appositamente per un tornaconto personale: non mi stupirei. Ciò spiega l’insistenza di inviare Fitzroy come osservatore. Preferisco sorvolare, almeno per il momento.
« Ed il corredo funerario? È stato trovato qualcosa in particolare? » Chiedo con apparente curiosità: del resto, è una domanda lecita.
« Se avete ritrovato corpo e sarcofago intatti —e mi viene da pensare sigillati— dubito che dei ladri di tombe o i conquistadores, Babbani o meno che fossero, si siano intrufolati all'interno della piramide, altrimenti avrebbero cercato di aprire la cassa per rubare i gioielli che solitamente accompagnavano il re. »
So cos’hanno trovato, o meglio, so esattamente di cosa è fatto il cranio del re— ma voglio cercare di capire fino a che punto questa donna voglia concedermi delle informazioni. Inoltre sottintendo, anche se troppo sottilmente, la pericolosità che un corredo funerario all’interno di una tomba Maya possa comportare, motivo per cui non posso fare a meno di domandarmi chi e come hanno affrontato eventuali maledizioni e incantesimi di protezione. Non per una questione personale, s’intende, ma la situazione è assai meno chiara del previsto e già dai miei primi cinque minuti ho individuato troppe note stonate.
E a proposito…
« E un’altra domanda. È lei a capo degli scavi, miss… ?»

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All'interno:
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
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Edited by Horus Sekhmeth - 8/5/2023, 16:18
 
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«Eleanor Keller. Dammi pure del tu. Niente formalità qui. Noi non siamo polite come gli inglesi. Non ci perdiamo in convenevoli. Ci piace andare al sodo.»
Non sta mentendo. Certo, non può parlare per tutti gli americani, ma a voler fare una generalizzazione le si può dare ragione. È anche vero che la sua schiettezza supera di gran lunga la soglia della socievolezza dei suoi compatrioti fino a rasentare la durezza, a volte. Ad esempio, non le sta di certo usando i modi che si converrebbero a un collega appena arrivato su un sito con tutta la volontà di mostrarsi d’aiuto. A prescindere da ogni forma di riservatezza e gelosia, le buone maniere imporrebbero quantomeno un tono più garbato.
«Il corredo funerario è abbastanza in linea con la posizione di un ajaw e con il periodo storico: lame in ossidiana, ornamenti di conchiglia, vasellame in terracotta… Nulla di speciale, in sostanza» risponde, giocando alla tecnica dell’omissione.
In effetti, non sta del tutto mentendo nel non fare riferimento al cranio di giada. Sta solo preferendo non inserire quell’informazione nella lista delle cose menzionabili. Forse, perché ritiene che possa non interessarle, Horus. E, a pensarci bene, non la conosce abbastanza da sapere cosa le piace e cosa no.
Una giustificazione un po’ troppo blanda? Probabilmente. Starà a lei formulare il giudizio finale.
«Quanto ai glifi, la traduzione si sta rivelando particolarmente rognosa»commenta, fermandosi a pochi passi dalla tomba oggetto degli scavi.
Vista a così poca distanza, la costruzione è ancora più imponente. Nella pietra, piccoli sprazzi di verde muschiato dimostrano la piena integrazione della struttura con la natura, quasi che la giungla l’avesse accolta come parte di se stessa. Viene da domandarsi se anche i suoi segreti rientrino negli intrichi di alberi e pericoli che la foresta sa riservare a un viaggiatore incauto; e se il destino toccato a Fitzroy abbia a che vedere con le ombre che si addensano oltre gli arbusti che segnano il confine degli scavi o se si celi un silenzio ancora più oscuro nell’aria che si respira intorno alla tomba.
«La dottoressa Cecchi sta tentando di decifrarli con una determinazione instancabile, ma l’interpretazione è molto complicata. Ancora di più della traduzione. È per questo che si procede a rilento e che stiamo adottando tutte le cautele del caso, comprese quelle relative all’ingresso nella tomba.»
C’è una parte di verità nelle sue parole. Sebbene non voglia che scopra del teschio di giada per ragioni facili da intuire, signor Sekhmeth, Eleanor possiede un intuito che le è valso la posizione che ricopre. E ha compreso qualcosa sfuggita a tutti gli altri colleghi presenti sul sito. Forse, farebbe bene a condividere i suoi sospetti, ma ha altre impellenze per il momento.
Si gira verso di lei con le mani ai fianchi e un’espressione penetrante di quelle che soltanto le donne sanno riservare. Vuole piantarla sul posto, farle capire —ancor prima con gli occhi che con le parole— la fermezza delle proprie intenzioni. Sopra ogni cosa, Eleanor le sta dicendo che capirà se le verranno rifilate delle menzogne.
«Tu perché sei qui esattamente?»


Edited by MasterHogwarts - 23/3/2023, 17:34
 
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Non mi stupisce l’omissione della Keller sul teschio di giada.
In realtà ancora una volta non mi dice nulla che già non so, ma non posso avere la pretesa di arrivare qui e aspettarmi un gran benvenuto.
Oddio… forse qualcosa di più dei modi spartani che mi riserva questa donna, ma mi sta bene. Conosco la fama degli americani: o tutto, o niente.
Mi trattengo, però, ad alzare un sopracciglio alla sua domanda. Credevo di averle già risposto, ma questa sua insistenza mi mette in allarme più del suo silenzio sulla verità di ciò che è nella tomba: insolita e sospetta curiosità, la sua.
« Sono stato inviato di supporto a Fitzroy. » Butto con nonchalance il nome del mio collega scomparso, poi rimango momentaneamente in silenzio mentre studio la piramide: un po’ per godermene la vista ora che siamo vicini, un po’ per studiare la reazione di lei.
Se non avessi imparato (a mie spese) quanto sia pericoloso mettere le mani su monumenti simili, tombe e tumuli a maggior ragione, avrei già sfiorato la pietra muschiata con la punta delle dita, cercando di immaginare come dovesse esser stata ai tempi del suo massimo splendore. Mi limito a piegare il collo all’indietro per coglierne la sommità, studiarne le decorazioni geometriche che percorrono i gradoni, semi celate fra l’edera ed i licheni che ne colorano la superficie di un verde brillante. Con la coda dell’occhio e con discrezione, scruto la Keller.
« Il corredo di un Ajaw con ceramiche ed ossidiana… » Ripeto lentamente, mentre torno ad osservare Eleanor nella sua posa da matrona indispettita che, a quanto vedo, deve essere una sua posizione caratteristica.
« Piuttosto povero per un corredo nobiliare, nonostante avesse voluto dare dimostrazione della sua potenza con una tomba così pretenziosa. Forse c’è una camera sotterranea con qualcosa di più… prezioso. È questo che sta interpretando la dottoressa Cecchi? O abbiamo anche elementi in oro e pietre nella sala mortuaria principale? Se così fosse, questo spiegherebbe ancor di più perché vi occorre uno Spezzaincantesimi. » Abbozzo un sorriso, nascondendo l’ironia, e rispondendo al suo dubbio —non senza un pizzico di scetticismo. Scemo sì, ma non fino a questo punto. La Keller non è l’unica che ha perso un po’ la mano con le buone maniere. Comunque, incrocio le braccia, spostandomi di un passo verso una macchia ombrosa. Sono lieto della vegetazione che ci ripara dal caldo infernale e benedico il momento in cui ho deciso di tagliare i capelli: sono abituato al caldo asciutto dell’Egitto, non a questa umidità terribile.
« Solitamente in luoghi come questi vengono poste fatture e tranelli difficilmente individuabili da personale non addestrato, che possono mettere a rischio coloro che lavorano nel sito. Certo, queste cose le sai già, ma sai come siamo puntigliosi, noi inglesi. » Le ho risposto, più o meno indirettamente. Non voglio inimicarmela, ma continua a lasciarmi perplesso l’ostilità non tanto verso noi britannici —comprensibile, direi— quanto più per l’apparente superficialità delle minacce insite in un luogo come questo. A maggior ragione se questi dubbi sono nutriti dalla responsabile degli scavi che, al di là di tutto, mi sembra una persona piuttosto competente.
« A proposito, mi puoi dire dove trovo Fitzroy? Ho delle scartoffie per lui da parte del nostro superiore. »
È un rischio nominarlo, me ne rendo conto, ma voglio capire se posso davvero spingermi oltre con questa donna o se è bene che mi creda uno sprovveduto completo. Nel dubbio, meglio darle conferma con la seconda, viste le premesse: passare come tale, in effetti, mi è già servito in altre occasioni.
Vero, Cavendish?

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▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Edited by Horus Sekhmeth - 8/5/2023, 16:19
 
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Lei è in gamba, signor Sekhmeth, e lo ha lasciato trapelare non troppo sottilmente con il suo ultimo intervento. Una dimostrazione che può rivelarsi un’arma a doppio taglio e che, in effetti, fa drizzare le antenne alla Keller. Non pensava certo che fosse uno sprovveduto, ma adesso ha la certezza di avere di fronte qualcuno di più preparato del primo galoppino inviato dal Ministero della Magia inglese —qualunque sia la fine che abbia fatto.
Di questo, però, non può parlarle con chiarezza perché dovrebbe altrimenti metterla al corrente di troppe cose: della profondità degli scavi, del teschio di giada, dell’improvvisa sparizione di Fitzroy, dei dubbi che la tormentano sui misteri che orbitano attorno alla tomba, delle poche informazioni che è riuscita a ottenere dalla famiglia del bambino precipitato nel pozzo e delle omissioni che è certa siano presenti nel resoconto ricevuto in merito dai genitori. Di lacune da riempire non ne mancano, eppure Eleanor non crede che sia lei a poterla aiutare, Horus. Nello scontro tra America e Inghilterra, non lascerà vincere la più dispotica tra le potenze colonizzatrici del vecchio continente.
«Il tuo collega è un uomo bello che cresciuto. Girava nelle zone, informandosi su quello che succedeva. Era un gran ficcanaso, a dirla tutta. Poi, un giorno, ha smesso di venire. Ho supposto che fosse tornato in patria» risponde la donna con semplicità, cogliendo al volo l’appiglio che le è stato fornito per non approfondire le domande sugli scavi e sul corredo funerario. Un velo di tormento passa sui suoi occhi limpidi. La storia non le piace. «Da quello che mi dici, però, devo supporre che non sia così e non credo che avesse motivo di allontanarsi da queste zone senza il consenso del Ministero inglese. Organizzerò un piccolo gruppo di ricerca per esplorare i dintorni, chiedendo l’aiuto degli abitanti del posto per evitare spiacevoli sorprese. Come saprai, tutto è partito dall’incidente in un pozzo. Non vorrei che il tuo collega abbia fatto la stessa fine o che si sia inoltrato nella foresta e non abbia trovato modo di uscire… E questa è solo la più rosea delle ipotesi che mi viene in mente».
La preoccupazione è sincera. Non è incline a perdere nessuno sul sito, sia da un punto di vista professionale che umano. Fitzroy, inoltre, per quanto ficcanaso, è un tipo come si deve e molto giovane con un’intera carriera davanti. Saperlo stecchito in Guatemala le fa torcere le budella. È a questo punto che Eleanor realizza di poter sfruttare la sua presenza, Horus, per carpire informazioni utili alla causa della tomba. La ricerca di Fitzroy non esclude il prosieguo del suo interesse per il sito, no?
Mostrarsi disponibile non necessariamente le permetterà di ingraziarsela né che lei debba accondiscendere alle richieste della donna, signor Sekhmeth, ma sicuramente è segno che i fili cominciano a muoversi.
«Senti, a proposito della famiglia e del bambino, qualcosa non torna. Credo che non abbiano raccontato tutta la storia. Hanno un pesce molto grosso nascosto sotto il letto e la puzza si sente da qui. A noi americani non hanno voluto dire niente. Chissà che con te non possano sbottonarsi! Se vuoi iniziare da lì, potrebbe essere un buon punto di partenza. Magari veniamo a sapere che la scoperta della tomba non è poi così casuale o che possiedono informazioni sui glifi. Se riusciamo ad accelerare l’interpretazione della Cecchi, potremmo sbloccare la situazione e, magari… Magari, ti faccio entrare a dare un’occhiata veloce, Spezzaincantesimi». Con un cenno del capo, indica il monumento Maya. La prospettiva non sembra allettarla, ma Eleanor sa che i rapporti si basano su un dare e avere. «La famiglia si trova nello stesso villaggio dove abbiamo sistemato te. Ha una casetta modesta con un portico che cade quasi in pezzi. La riconosci perché fuori c’è una bicicletta da bambino azzurra, l’unica colorata del posto. Adesso, vado a organizzare la spedizione per Fitzroy. Ci vediamo stasera nella tenda del governo americano per la cena. Ci siamo sistemati ai margini del villaggio. Ci troverai senza problemi! Siamo rumorosi!»
Il congedo è privo di fronzoli e galanteria. La Keller controlla l’orologio da polso, gira sui tacchi e si allontana a passo deciso. Sembra che abbia tutta l’intenzione di trovare il suo collega, Horus. A lei, invece, resta la scelta su come procedere. Di informazioni ne ha ottenute e di opzioni ne ha.
La tomba si staglia al suo cospetto, magnificente, e nulla le vieta di esplorarla dall’esterno con la dovuta accortezza. Gli americani sembrano tutti intenti nell’analisi di mappe, scartoffie e reperti. Può anche decidere di avvicinarsi ad un gruppo dei colleghi di oltreoceano e indagare, sperando che siano meno reticenti della Keller. Oppure può approcciare l’ingresso del cimelio, che la tenta con le sue transenne e i suoi guardiani —una bocca oscura spalancata verso un ignoto ventre di pietra. O, ancora, può scegliere di seguire le indicazioni di Eleanor e comprendere se e quanto la famiglia sia coinvolta nell’enigma del sito; se le congetture della donna abbiano davvero un fondamento e il suo intuito non si sia sbagliato, ancora una volta.

Ogni sentiero la condurrà verso una dimensione diversa della realtà.
Ogni decisione avrà un peso.
 
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view post Posted on 8/5/2023, 14:56
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Horus Ra Sekhmeth
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No, Eleanor Keller, non mi sfugge il fatto che hai bellamente bypassato le mie domande sul corredo funerario. Mi dico, però, che è colpa mia, che ti ho fornito il pretesto per ignorare quanto da me richiesto e così non insisto oltre. Troverò il modo di rintracciare le risposte di cui ho bisogno.
Ascolto con attenzione, resistendo alla tentazione di guardare ancora la piramide per cui il mio interesse mi spinge a voler svicolare la vista umana per concentrarmi su ogni infinitesimale dettaglio. Me ne sento attirato come un magnete, mi rendo conto che è davvero difficile parlare d’altro, sotto un monumento del genere. E tuttavia, la sorte di Fitzroy fa comunque parte della missione affidatami dal vecchio Mooneye, perciò mi armo di pazienza e per la prima volta mi sembra che la donna a capo degli scavi mi dica finalmente una verità sulla scomparsa del mio collega in mezzo a tutto questo mucchio di balle e non detti.
Annuisco alle sue parole e mi volto indietro, verso la fitta giungla rabbrividendo al pensiero di perdermi lì dentro. Credo che, a parte qualche abitante del luogo, nessuno sia in grado di districarsi tra le mangrovie e le numerose piante che nascondono una quantità innumerevole di pericoli. Mi basta solo pensare al re dei predatori di questa zona, il giaguaro: per quanto addestrato, anche uno Spezzaincantesimi abile come Fitzroy, se colto impreparato, può facilmente diventare un bocconcino delizioso per una bestia del genere. Senza contare che questo genere di posti è terreno fertile per i Lethifold.
« Ti ringrazio a nome del Ministero inglese. » È una frase di circostanza, ma la pronuncio ugualmente, sebbene la mia parte malevola si chieda se davvero la strega sarebbe così ben disposta da distaccare personale per ricercare un ragazzo di cui, a quanto pare, non ha mai avuto bisogno. Mi verrebbe da puntualizzare che forse il gruppo di ricerca sarebbe stato da organizzare prima —perché la storia del “ritornato in patria” mi puzza—, ma decido ancora una volta di tenere la bocca chiusa. Non voglio inimicarmela più di quanto non sia già di suo per il gusto del pregiudizio su noi inglesi.
Stranamente e finalmente, la Keller mi concede informazioni ben più interessanti. Piego la testa di lato, aggrottando le sopracciglia.
« Ho notato, in effetti, una certa reticenza anche solo nell’uscire di casa… » Mi sfioro, pensoso, il mento coperto di barba, ricordando il paesino che ho attraversato e la poca loquacità degli abitanti. Certo, siamo degli invasori, ospiti non desiderati e dubito fortemente siano abituati ad avere intorno gente al di fuori della propria cerchia. Ciononostante, per quanto piccolo, è davvero possibile che nessuno, nemmeno un curioso, si faccia avanti? O che tutte le persiane siano sbarrate nonostante il sito di scavo sia comunque a discreta distanza dal villaggio e molte tende siano dislocate solo lì?
« Credo farò un passaggio dalla famiglia del bambino. Non sono fiducioso di poter cavare un’acromantula dal buco, ma vedrò cosa posso fare. Ti ringrazio per le informazioni. » Le concedo un sorriso un po’ più sincero. Del resto devo pur apprezzare un po’ di apertura nei miei confronti. E non è solo per la promessa, vera o paracula che sia, per entrare nella piramide. La osservo allontanarsi, aspettando che sia lontana abbastanza da permettermi di decidere come raggiungere il villaggio. Non posso Smaterializzarmi: troppo piccolo per avere un riparo e conosco ancora troppo poco la zona. Estraggo la bacchetta dalla tasca e decido di andare nuovamente in volo: posso rintracciare facilmente un angolo coperto, come ho fatto quando sono giunto allo scavo. Mentre sto per puntarmi la bacchetta alla tempia, però, mi volto ancora verso la piramide, scoccando un’occhiata all’entrata cupa. Potrei avvicinarmi… un modo per entrare forse potrei trovarlo… questi posti sono pieni di entrate secondarie. Non sono sicuro che esistessero ladri di tombe come per l’Egitto, vista la difficoltà di individuazione di questi luoghi sacri, ma sono certo che accessi nascosti possono esistere tra quei gradini.
Sono combattuto e mi mordo un labbro.
Mi avvicino un altro po’ alla piramide, la scruto, mi tamburello con la bacchetta sulla gamba, indeciso, facendo sprizzare qualche piccola scintilla dorata sull’erba folta e studiando la disposizione delle transenne; poco ma sicuro ci sarà qualche incantesimo di allarme. Da falco, però, potrei provare a raggirarlo… Infine sbuffo e scuoto la testa, passandomi una mano sul viso umido.
« Che palle. » Mormoro mentre do le spalle alla piramide. Il mio stupido senso del dovere mi dice che è meglio non tradire, per il momento, la fiducia della donna; il mio istinto, forse sicuramente più forte, mi ricorda invece che ci sono ancora troppe cose che non so e non posso rischiare.

Prendo il volo al di sopra delle cime degli alberi, diretto verso il villaggio. Non avrò problemi a individuare una bicicletta azzurra, spero.

– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Principiante;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [tramutato in orecchino] [1xQuest]
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Il volo del falco è forte. Tra le piume, la carezza del vento e il richiamo sibillino di segreti ancestrali ne influenzano il moto. Mentre attraversa i cieli che sovrastano la natura incontaminata tra il sito e il villaggio di Cruce dos Aguadas, riesce a sentire il rimbombo sordo di un rito tribale che la induce a muovere con maggiore impeto le ali. Non le è dato comprendere se quel suono sia frutto della sua immaginazione o se la foresta le stia parlando. Tutto ciò che sa è che, come un magnete, un’attrazione subdola e viscerale le fa rizzare le piume e le fa credere che il solo luogo cui appartenga —cui sia mai appartenuto— si trovi tra le fronde di quegli alberi e le sue oscure immensità.

I tetti incrostati e mezzo scoperchiati del borgo la accolgono e, insieme ad essi, una nuova lucidità. La sensazione ricorda il sollievo fresco del mare dopo una lunga passeggiata sotto il sole cocente di agosto. D’un tratto, i tamburi smettono di battere e il richiamo si affievolisce; la dita che minacciavano di stringerle il cuore e persuaderla fino alla resa si ritirano; volare è di nuovo… leggero.
Il Guatemala, o quantomeno questa porzione di Guatemala, ha appena allungato la mano per presentarsi a lei, signor Sekhmeth, e ha giocato a carte quasi scoperte. Ora, inizia a intravedere in modo più chiaro cosa orbiti attorno al perimetro che Eleanor Keller ha dovuto gestire finora. Adesso, le è forse più chiaro in che guaio l’ha ficcata Mooneye quando l’ha inviata con così poche informazioni sul campo alla ricerca dell’altra pedina che è stata suo predecessore.
A proposito di informazioni, l’americana non è stata poi così d’aiuto, non trova? Le ha parlato di una bicicletta azzurra, ma a ben pensarci il bambino potrebbe prenderla per andare a giocare o i genitori potrebbero spostarla altrove. Non è detto che venga esposta tutti i santi giorni nel portico malridotto che quasi tutte le abitazioni di Cruce dos Aguadas mostrano sulla facciata. Verrebbe quasi da pensare, a un certo punto, che sia un modo per farle perdere tempo in ricerche inutili.
Eppure, dopo un’esplorazione accurata del villaggio, è facile non soltanto trovare la bicicletta azzurra ma anche il bambino del pozzo di cui tutti parlano —dev’essere per forza lui!— seduto sui gradini di legno polveroso che conducono alla casa. Il veicolo, invero, non è a disposizione d’uso: sta proprio incastonato nell’abitazione, quasi che un ingegnere dallo stile molto moderno l’avesse trovata un’idea geniale per dare all’edificio quel tocco architettonico mancante a tutti gli altri.
Il piccolo, invece, ha l’aria malinconica. Indossa pantaloncini corti blu navy, una maglietta a maniche corte di un bianco brillante in netto contrasto con l’ambiente circostante e dei sandali ragnetto. Tiene le braccia strette attorno alle ginocchia e sta tutto accucciato. Eccezion fatta per il suo umore, non c’è nulla che non vada nell’aspetto.

Oh, un momento! Quasi dimenticavo! Una macchia di sangue imbratta i corti capelli scuri appena dietro la conchiglia dell’orecchio destro. Il colore è scuro, o così sembrerebbe. È difficile capirlo —o vedere la macchia, in effetti— per i continui scatti del capo del fanciullo. Tic nervosi; sussulti di inquietudine.
 
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view post Posted on 27/6/2023, 12:02
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Horus Ra Sekhmeth
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Quando ritorno in forma umana, sulla strada del villaggio, atterro più velocemente del previsto e i miei piedi sono costretti ad avanzare velocemente per qualche metro, come alla fine di una corsa.
Sono ancora confuso da ciò che ho udito sorvolando la vegetazione. Mi guardo indietro, verso quella che è la direzione (credo) da cui sono arrivato. Non comprendo se è stato solo un lontano riflesso di un canale d’aria a ingannarmi, ma qualcosa mi dice che non è così. Mi scorre un brivido che mi riscuote: devo accantonare la sensazione, rimandarla anche se, ad essere sinceri, sono riluttante.
Esamino con cura le modeste casupole che formano il piccolo agglomerato che è questo villaggio. Polverose, probabilmente realizzate in legno e argilla stuccata; finestre aperte su un muro ruvido, tendine colorate rigorosamente chiuse.
Mi chiedo come diamine farò a parlare col bambino e mentre finalmente noto, in tutto quel bianco e terra, l’azzurro pastello della bicicletta, lo vedo.
Rannicchiato sullo scalino come un animaletto ferito provo per lui un moto di pietà. Mi nascondo dietro un angolo di una di quelle rozze abitazioni mentre studio il da farsi.
Sospiro, mentre mi passo una mano fra i capelli corti, pensoso ed indeciso su quale approccio usare su un esserino tanto fragile. Quante persone gli saranno state intorno? Quanta paura deve aver provato? Non posso fare a meno di empatizzare con lui, sebbene, debba ammettere, nell’ultimo periodo sono diventato molto più cinico di quanto volessi.
E poi –mi ricordo– io con i bambini proprio non ci so fare: ai tempi della scuola, quando ero Prefetto e Caposcuola, interagire con quei minuscoli undicenni era già di per sé complicato. Mandavo sempre avanti Niah, Eloise o Thalia quando c’era da consolarne uno per un brutto voto o una litigata con i compagni. Pessimo, lo so.
Mentre lo scruto mi premo una mano sulle labbra constatando dei movimenti convulsi che mi stupiscono e mi mandano in crisi: pure! Se avessi avuto dubbi sul suo stato d’animo e fisico, questi tic li hanno decisamente spazzati via.
Mi rigiro la bacchetta tra le mani, mentre mi chiedo se posso trovare un modo per approcciarmi senza spaventarlo. Non ho dubbi dell’ostilità che questo posto riserva a noi stranieri e non posso nemmeno biasimarli. Intrusi che puzzano quasi di conquistadores, ficchiamo il naso nelle loro tradizioni da bravi occidentali quali siamo. Poi, mentre alzo gli occhi al cielo, mi viene in mente qualcosa.
Torno a fissare il ragazzino nervoso poi mi decido e, guardandomi discretamente intorno, mi assicuro che non ci sia nessuno. Non è molto saggio usare la Magia, ma confido nella discrezione che questo riparo mi dona.
*Avis.* Alzo la bacchetta sopra di me e la ruoto in senso orario. Desidero evocare un pappagallino, di quelli piccoli e graziosi e dal piumaggio verde brillante. Ne ho visti alcuni sorvolando Londra e non sono ostili, solo eccessivamente chiacchieroni. Non con me, io li spavento: sono un predatore, per loro. E comunque non mi serve uno stormo, me ne basta uno solo e mi concentro per evocarne la forma e l’ordine che desidero imprimere nell’evocazione: deve zampettare verso il bambino senza ostilità, svolazzargli intorno, qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione e distrarlo dal suo misterioso rimuginare.
Lo so che è subdolo, ma è sicuramente meno ambiguo di un adulto che gli arriva di fianco di botto e gli dice: “ehi la vuoi una caramella?”. Non ce le ho nemmeno le caramelle.
Attenderò qui dietro e vedrò come andrà: fingerò di aver perso il mio caro amico pennuto che, guarda caso, è volato proprio verso di lui.
Mi guardo distrattamente il braccialetto che tengo al polso con le iniziali delle Tassine con cui ho condiviso i miei anni scolastici e sorrido. Non ci so proprio fare, penso con nostalgia.

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È ironico, non trova? Che per avvicinarsi a un bambino abbia dismesso i panni del falco, ma stia usando un pappagallo. Deve fare molto affidamento sugli uccelli nella sua vita, signor Sekhmeth, per un qualche motivo. Questo Fato deve supporre che c’entri qualcosa la sua discendenza o forse deve soltanto farsi i fatti suoi.

L’esecuzione dell’incantesimo non la mette in difficoltà, ovviamente. Sarebbe strano il contrario. Così, una creaturina dal piumaggio brillante prende presto forma e si dirige in direzione del ragazzino, che da principio non ne nota la presenza. La bestiola deve metterci un po’ di impegno per farsi vedere. Allora, il pargolo finalmente si lascia sottrarre ai propri scandalosi pensieri e rivolge lo sguardo in sua direzione.
È difficile per lei interpretarne l’espressione, Sekhmeth, vuoi perché la distanza glielo impedisce e vuoi perché quel bambino ha un non so che di imperscrutabile che cozza significativamente con la sua età. Negli occhi di lui —ma questo non le è ancora concesso vederlo—, si agita qualcosa che il pappagallino intuirebbe se non fosse frutto della magia ma appartenesse di nascita al mondo animale.
Uno scatto del braccio quando il pennuto è vicino abbastanza da essere afferrato e, in poco tempo, l’oggetto della sua magia sta stretto nella manina del fanciullo. L’animale si agita perché non è fatto per la prigionia, di qualunque materiale sia la gabbia, ma quella non si apre e rimane avvolta attorno a lui. Il carceriere lo guarda con interesse, inclinando il capo da una parte all’altra. Con il dito della mano libera, accarezza la testolina e il becco del suo nuovo amico. È curioso del nuovo arrivato e delle sue sembianze. Forse, non si aspettava di essere interrotto nel suo rimuginare.
Quello che non può comprendere dalla posizione in cui si trova, Sekhmeth, è che ad un certo punto le dita del bambino serrano la presa forte, più forte, ancora più forte. Solo quando la manina paffuta si tinge di rosso e il sangue comincia a stillare sul legno consumato dei gradini su cui il piccolo siede, le arriva la realtà di quel che è accaduto.
Il fanciullo fissa per un po’ la sua vittima, come ammaliato. Dopodiché si guarda intorno con circospezione, si alza, discende le scale e si china per gettare il corpo senza vita del pappagallino sotto la casa decrepita, sfruttando uno spazio vuoto tra la bicicletta azzurra e le assi.
Senza troppa cura, asciuga la mano insanguinata sui pantaloncini blu navy.
 
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view post Posted on 15/7/2023, 15:03
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Porca troia.
È il primo pensiero che mi riempie la testa quando, con occhi sgranati, assisto alla cruda scena che mi si para davanti.
Mi si mozza il respiro a lungo mentre seguo, orripilato, il lancio del corpo del povero pappagallo. Questi atterra col tonfo attutito di un giocattolo rotto, non più utile, dimenticato.
Eppure nonostante la sorpresa e il disgusto che mi deformano il viso, proprio non riesco a staccare gli occhi dalla figura minuscola ma tremenda di quel ragazzino.
E grazie al cielo non avevo le caramelle. Penso fugacemente con un’ironia decisamente fuori luogo. Il gesto incurante con cui il bambino si pulisce le mani sporche è, forse, ancora più terrificante. Il suo sguardo mi sembra apatico, senza scintilla e, probabilmente, è anche questo a farmi venire un brivido. Mi appiattisco sul muro ruvido, abbandonando momentaneamente il controllo visivo. L’inaspettato proseguo del mio piano mi lascia scombussolato e confuso. So, a questo punto, che c’è qualcosa che non va e ho come l’impressione che quel ragazzino non sia nato così ma che, in un certo qual modo, c’entri la brutta esperienza nel pozzo.
Mi sovviene allora un dubbio: cosa c’era lì dentro che possa aver inquinato l’animo del moccioso?
Ripenso alla piccola ferita che ho intravisto –o che almeno mi è sembrato di intravedere– sulla testa: o ha preso una botta così forte da aver cambiato personalità (e questo so che può succedere) o qualcos’altro ha indotto la devianza. Non è cosa insolita, soprattutto in determinati luoghi dove gli artefatti magici sono famosi per la loro pericolosità; o magari mi sto facendo così tante paranoie e quel bambino è semplicemente nato male.
Prima che sparisca all’interno della casa devo trovare una soluzione: non voglio andarmene a mani vuote, non dopo ciò che ho visto. Mi guardo intorno con maggiore circospezione: ci sarà qualche Babbano nascosto dietro quelle tendine sudicie?
Mi affaccio di nuovo poi mi nascondo la bacchetta in tasca, dentro cui infilo le mani. Le dita sono ben strette attorno al manico. Potrei già tentare alcuni incantesimi del repertorio, ma sono troppo distante e non voglio rischiare di perdere qualche informazione.
Sempre se riesco a ricavarne qualcosa, s’intende. Mi dico che, in fondo, non è cambiato poi così tanto da ciò che volevo fare all’inizio, morte o meno della mia trasfigurazione.
Esco finalmente dal mio nascondiglio, ostentando non-chalance; in effetti ora ho ritrovato il controllo e sono calmo mentre vado incontro al bambino. Mentre cammino mi sovviene un dubbio: ma io non so un cazzo di spagnolo, come ci parlo? Troppo tardi.
Fingo di guardarmi intorno, come se cercassi qualcosa o qualcuno. Guardo in alto, poi fisso sorpreso il ragazzino davanti a me, come se lo avessi notato solo in quel momento.
Alzo la mano libera in un saluto, mi avvicino, ma tengo una ragionevole distanza, il giusto per poterlo studiare meglio, ma per agire in caso di necessità. Lo so che è un bambino, che forse non è nemmeno un mago, ma ho sentito parlare di Obscuriali: e se ne avessi davanti uno? Ho cambiato approcci, ma sono pur sempre uno Spezzaincantesimi e sono il primo a predicare prudenza quando quegli imbecilli di Magiarcheologi si lanciano in qualche buca sconosciuta.
« Hola. » Mi spremo le meningi mentre cerco di ricordare quelle due parole di spagnolo che ho imparato. Niente, però, fa al caso mio, a meno che non voglia chiedergli come sta e poi mandarlo a quel paese.
« Hai… visto… il mio… » Cerco di indicarmi gli occhi e poi col dito compio un cerchio, poi mi indico il petto. Poi penso a come si dice pappagallo o uccello o pennuto o che ne so. Mi rifiuto categoricamente di mimare delle ali come fossi un pollo. È una questione d’onore. Ringrazio non ci sia Ra nei paraggi. Impreco mentalmente facendo vagare lo sguardo e notando con sconforto che non c’è nemmeno una gallina nei paraggi.
« …pappagallo? » Muovo leggermente il palmo della mano su e giù, mimando un’aluccia. Se la cosa non fosse inquietante, mi metterei pure a ridere. Invece cerco di abbozzare un sorriso –perché devo avere in faccia un’espressione veramente indecifrabile– : il pensiero che mi coglie è Schiantare ‘sto ragazzino.
Perché deve essere sempre tutto così complicato?
Perché altrimenti non sarebbe interessante. mi dice una vocina.

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▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 15/7/2023, 19:01
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Il Fato

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Il bambino non impiega molto a vederla, ma non sembra spaventato. Anzi, in qualche modo lei rappresenta una bella distrazione; forse addirittura più interessante del pappagallino. Se le tocchi fare la stessa fine del volatile, è tutto da vedere, signor Sekhmeth.
Nella strada, tra le casa passa un ampio sentiero sterrato, non c’è anima viva ed entrambi sembrate fuori posto, anche se per motivi diametralmente opposti. Lei è un bell’uomo dai corti capelli color rame, la cui andatura dice molto su ciò che la distingue da chi abita luoghi come le aree più rurali del Guatemala. Il fanciullo veste fin troppo bene, ha splendenti occhi blu e la pelle più chiara che si sia mai vista da quelle parti; senza considerare che di quegli abitini le famiglie del villaggio non possono permettersene.
Ad accomunarvi non è solo questo, Sekhmeth, però. È che lei non può saperlo e questo Fato non ha ancora intenzione di rivelarglielo.

Il suo teatrino va in porto e in un modo o nell’altro al piccolo arriva il messaggio. A lei, però, non giunge risposta. Il suo interlocutore in miniatura si limita ad osservarla in silenzio, del tutto incurante dei segni che l’incidente gli ha lasciato addosso. Con l’innocenza dei bambini, del resto, non conosce fattori come il dolo, la colpa, gli elementi incriminanti. Sa soltanto di essersi liberato del corpo del pappagallo e che lei non era lì per vederlo quando tutto è accaduto. Quindi, perché preoccuparsi?
Dopo qualche minuto, le spalle del ragazzino vengono attraversate da una lieve scrollata. È il suo modo per dirle che non ne sa nulla, ma non si limita a questo. Allunga presto il braccio e con la mano infantile indica un sentiero tra due case come a lasciare intendere che, se è una pista che ha bisogno di seguire, ne ha appena trovato una; e la direzione le è appena stata benevolmente indicata.
Qualche passo sul selciato per precederla, sembra volersi ergere a sua guida. È una voce acuta di donna a interrompere il vostro scambio. «Richard, vieni subito qui!»
Parla il suo stesso idioma, signor Sekhmeth, e così dev’essere per il bambino perché si affretta a risalire la piccola scalinata che conduce al portico e a rintanarsi tra le braccia premurose della madre. Ecco cos’altro vi accomuna!
«E lei sarebbe? Un altro di quegli americani inviati qui per trattare mio figlio come un esperimento? Non abbiamo altro da dire. Nostro figlio è solo un bambino!» Si china per guardare l’amore della sua vita e scorge presto le macchie di sangue sui suoi vestiti e sulle sue manine. Se è apprensione che sta provando, è molto brava a nasconderla. «Oh, sei caduto di nuovo? Non ti preoccupare! Non fa nulla se era un vestitino nuovo. L’importante è che stai bene».
Gli lascia una carezza sul viso, che il piccolo accoglie con sollievo. Passano molti non detti tra i due, prima che lo sguardo della madre torni su di lei. Un congedo aspro, pur silenzioso. Poi, le voltano le spalle, pronti a rintanarsi dietro la porta di quella che possono temporaneamente chiamare casa.
 
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view post Posted on 18/7/2023, 11:12
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Horus Ra Sekhmeth
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Forse avrei dovuto immaginare che il ragazzino potesse parlare inglese.
Gli occhi azzurri –che ora noto sicuramente meglio ora che mi sono avvicinato– non sono soliti in un posto come questo, ma è anche vero che i sangue misto esistono.
Ammetto di sentirmi stupido per la mia pantomima, ma ciò che invece ho giustamente dedotto è che avrebbe negato di sapere qualcosa del mio disgraziato pennuto.
Ho però improvvisato e per un attimo tentenno mentre mi indica una strada sterrata completamente sgombra: che novità.
Zampetta sicuro, per nulla spaventato dalla mia figura di straniero e muovo un passo. Non so se stia per indicarmi la strada per il pappagallo, ma in questo caso striderebbe con ciò che ha appena affermato.
Ho ancora la bacchetta stretta in mano, nascosta dalla stoffa della tasca. Potrei Confonderlo, ma so che non avrebbe senso.
Sussulto a malapena quando una voce acuta si intromette tra noi: la mia guida improvvisata corre via, le scarpette sull’acciottolato sono l’unico suono che si frappone nel silenzio tombale di questo posto dimenticato dagli Dei. Mentre corre è impossibile non notare le strisce di sangue secco sulle dita e sul vestito d’ottima fattura. Strano, da quando sono arrivato non ho visto straccioni, ma abiti piuttosto semplici, fatti di stoffa comune e rozzamente cuciti.
Guardo il bambino correre fra le braccia della madre ed un moto di nostalgia e nervosismo insieme mi travolgono. Mi ricordano gli abbracci soffocanti di mia mamma, ma alle cui vesti mi aggrappavo, nascondendo il viso nelle sue gonne. Proprio come lui.
Per qualche motivo, irrigidisco la mascella e il mio sguardo si indurisce.
Mi affretto a nasconderlo, chinando il capo in segno di scuse. Falsissime, ma anche io sono piuttosto bravo a mostrare una gentilezza che in questo momento proprio non ho voglia di rivolgere a questi due.
« No, signora, sono inglese. » Una specifica necessaria giusto per orgoglio, ma completamente inutile ai fini del discorso. Sono sempre uno straniero, inglese o americano. Eppure la pronuncia della donna non è sporcata da nessun accento in particolare. Neppure da quello spagnolo. È chiaramente madrelingua. Perciò… anche lei è un’estranea, qui a Sebel. E da come si è rivolta agli americani… non è una di loro. Forse la mia specifica non è così campata in aria.
« Stavo cercando il mio pappagallo domestico quando ho visto suo figlio cadere e mi sono preoccupato. » Bugia.
« Mi dispiace molto se le stiamo arrecando disturbo. Mi hanno inviato qui per tenere sotto controllo gli americani e per offrirvi tutto l’aiuto possibile. Gli americani tendono a… non essere rispettosi di luoghi come questo. » In un certo senso, questo è vero. Che il ragazzino venga trattato come un esperimento, non mi sorprende: tra la ferita alla testa –secca perciò vecchia– e i tic nervosi, la teoria del cambio di personalità potrebbe coincidere. Ho però come l’impressione che se affrontassi direttamente il discorso, la donna potrebbe chiudersi ulteriormente. Riconosco i tratti di una madre iperprotettiva… purtroppo.
Scocco velocemente un’occhiata a dove il ragazzino ha lanciato il corpo del suo misfatto. Voglio recuperarlo, anche solo per dimostrarle l’origine di quel sangue che ha prontamente giustificato. Non posso però raggiungerlo se non con un Accio, ma non so chi ho davanti e non posso usare la Magia. Quando si gira di spalle, muovo un passo in avanti. Non voglio che se ne vada, ma sono sul filo di un rasoio.
« È caduto perché lo stava inseguendo. Vede, non sa volare, sa solo camminare, è appena un pulcino. Forse mentre cadeva, suo figlio lo ha schiacciato col suo peso... involontariamente. Oppure è scappato via: posso vedere lì sotto la vostra casa, nel caso si fosse nascosto?»
Aggiungo, alzando le spalle e continuo a fissare la schiena della donna, sperando che qualcosa possa insospettirla nel mio discorso e smuoverla a dire altro. Crederà alla balla? Non ne ho la più pallida idea, ma se davvero chiude la porta, posso provare a recuperare la bestiola e seguire la traccia del sentiero indicatami dal marmocchio.
Eppure non voglio attuare il piano B perché so che c’è qualcosa di losco in questa casa, in questa donna e in quel ragazzino.
Lo trovo il modo per tirarti fuori qualcosa, stanne certa.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Principiante;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [tramutato in orecchino] [1xQuest]
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 1/8/2023, 12:16
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Il Fato

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È il suo accento a ingenerare un primo barlume di cambiamento nella donna, signor Sekhmeth. Ella ha quasi raggiunto l’uscio, quando si arresta e pondera le scelte a sua disposizione. Sono molte le riflessioni che la colgono. Del resto, di tempo tra quelle giungle fitte di misteri ne hanno passato più del dovuto lei e la sua famiglia; e il Ministero inglese non è stato solerte come si sarebbe immaginata; anzi, come avrebbe preteso. Eppure, adesso che un raggio di luce sembra penetrare attraverso le fronde fitte della flora del Guatemala, nonostante i dubbi che rimangono abbarbicati ai suoi seni, una chance deve darsela. Se non per se stessa, quantomeno per il suo bambino.
Allunga la mano verso il pomello, apre la porta e invita il piccolo a rientrare in casa. Poco dopo, ha richiuso l’uscio ed ha compiuto qualche passo nella sua direzione, fermandosi sul ciglio del gradino più in alto.
«Dubito che riuscirà a prenderlo, signore. Lì sotto, è tutto un intrico di assi e cianfrusaglie piene di ruggine dove non le consiglio di arrischiarsi. D’altro canto, se il mio bambino è accidentalmente rovinato sul suo piccione, non credo che ci sia molto da recuperare. E me ne rammarico!»
L’eloquio della donna è severo, distaccato. Dietro i suoi modi socialmente accettabili, non nasconde il totale disinteresse verso le sue beghe, Horus. Che il pennuto —il piccione, come ella lo chiama— sia morto oppure no, non è di sua competenza! O forse… O forse non desidera che si scopra cosa gli è accaduto, nel caso in cui suo figlio possa avere a che fare con l’accaduto. Ma è davvero possibile? In fondo, è di un bambino che stiamo parlando. Tutti possono sbagliare.
«Se è stato inviato qui per tenere d’occhio gli americani, come mai la trovo alla mia porta e insieme a mio figlio?» Il tono è velatamente accusatorio. L’istinto di protezione la rende ostile, eppure un barlume di curiosità insiste nei suoi occhi di un azzurro sbiadito come il cielo nei giorni in cui una sottile bruma tiranneggia e lo sfuma. «Un altro inglese prima di lei è già venuto a offrirci il suo aiuto, ma poi è sparito nel nulla. Sono solo le informazioni che le interessano, non è così? Allora le risparmio la fatica perché non abbiamo molto da dire. Mio figlio è caduto in un pozzo ed è stato fortunatamente recuperato. Da allora, lo hanno trattato come una creatura magica da studiare e non come un bambino. Ci hanno anche costretti a rimanere in questo fazzoletto di terra dimenticato da Flamel. È soddisfatto?»
Sembrerebbe collaborativa, Horus. Che ne pensa? Oppure c’è qualcosa che non le torna? Intanto che ci riflette, le capiterà di notare con la coda dell’occhio un figurino in miniatura che corre veloce: è il bambino di poco prima, il figlio della donna che le sta di fronte. Dev’essere uscito dal retro. Lei lo coglie nel momento di passaggio tra una casa e l’altra, mentre sgambetta come un matto verso una destinazione ignota.
Madre e figlio la tengono impegnato. Poi, c’è la storia del pappagallino. Ne ha di roba tra le mani, signor Sekhmeth. Questo Guatemala non gliela sta rendendo semplice.
 
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