Chopsticks, w/ Aaron

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view post Posted on 20/1/2023, 18:15
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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25 y.o. + banshee + vice redattore + link schedaAriel A. Vinstav
Sulla carta diremo che Ariel meritava un pasto sostanzioso dopo tutte così tante ore passate in ufficio.
Se invece dovessimo parlare con onestà, senza filtri di sorta, sarebbe giusto dire che non c'era bisogno di darsi scusanti e che a priori Ariel mangiava sempre tanto e di gusto.
"Sei una specie di Verme Solitario Magico diventato senziente con l'età", così disse suo padre una volta, quando nel ritornare in anticipo da lavoro aveva beccato una Ariel di poco più di dieci anni, avvolta da una fitta coltre di farina, zucchero e briciole, dopo aver brutalmente mangiato una crostata di mele da sola e aver chiesto il bis.

E' in nome del suo stomaco senza fondo che aveva raggiunto la porta di Himiko's taste mentre trangugiava un piccolo biscotto al burro, tirato fuori dal fondo delle tasche del cardigan verde.
All'atrio di ingresso del locale, una nutrita quantità di clienti attendeva il loro turno, via via che il libro delle prenotazioni veniva sfoltito.
"Ho come l'impressione avrei dovuto prenotare anche io."
Si ritrovò in punta di piedi, cercando di scoccare un'occhiata ad una delle sale del ristorante, adocchiando una quantità onerosa di clienti.
La sezione cinese sembrava da scartare: non era nemmeno sicura ci fosse abbastanza personale per stare dietro solo alle persone in quel lato del locale.
Sospirò, già sconfitta in partenza, mentre si avvicinava al banco della reception, pronta a ricevere una porta in faccia e dover cercare qualche altro posto per procacciarsi la cena.
«Buonasera! Pensavo di cenare nella sezione giapponese, oggi. C'è tanta attesa?»
Approfittò della sua posizione per sporgersi di lato e cercare di mettere a fuoco i cubicoli dell'ala giapponese. Le sembrò di notare un posto libero che dava sul corridoio in uno dei settori più vicini.
"Beh, io ho fame. A mali estremi..."
«Dovrebbe esserci già un amico, sa? Proprio lì:»
Allungò il braccio verso l'esterno, puntando con l'indice il cubicolo incriminato.
Mostrò il più ampio e gioioso dei sorrisi; trentadue denti di falsità motivati da dedizione e fame.
Fu solo merito alla quantità esagerata di persone dietro di lei in fila se la signora al banco non indugiò oltre, facendole cenno di accomodarsi.
"Morgana Mia, so un genio del crimine. Dovrei fare l'Antimago."

Fu così che il povero Aaron si sarebbe visto arrivare di fronte al suo posto la reporter con ancora un sorrisetto compiaciuto stampato in volto.
«Alò! Non è che posso unirmi a te? La tipa alla reception sennò mi calcioruota fuori da qui.»
Scoccò un'occhiata al povero ragazzo che aveva importunato e poi al resto del mobilio di quel cubicolo.
Le teste rosse di drago la portarono a sospirare per il sollievo: era a sedere con un mago come lei.
«Giuro che posso anche stare zitta se preferisci una cena silenziosa, è che ho davvero una fame da lupi. Ti offro qualcosa da bere in cambio?»

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Edited by petrichor. - 20/1/2023, 21:34
 
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view post Posted on 23/1/2023, 19:19
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25 y.o. + banshee + vice redattore + link schedaAriel A. Vinstav
Nell’attesa di una reazione da parte di Aaron, le mani si erano portate dietro la schiena, intrecciando le dita nel tentativo di sfogare fra queste il proprio nervosismo.
Era particolarmente evidente la sua tensione, mentre il giovane mago di fronte a lei titubava nella risposta, navigando in un mare di incertezza e stupore, Ariel si era messa ad ondeggiare lentamente sul posto.
Non riuscire a rimanere ferma era uno dei suoi tanti problemi che, sebbene negli anni aveva imparato a dissimulare dove necessario (con scarsi risultati), davanti a situazioni di stress potevano diventare ingovernabili.
Muoversi era uno di questi.
Gli occhi grandi si aprirono in un’espressione di sorpresa, assieme alle labbra tese ora in un sorriso a trentadue denti.
E … stava sghignazzando?
Il suono risalì istintivamente la gola in un suono ilare e piuttosto infantile.
«Graçias Amigo.» Districò a fatica le dita al loro intreccio, mostrando le mani entrambe con indice e pollice riuniti in un gesto che voleva esprimere approvazione. Era dovuto sottolineare non sapesse fare un buon accento spagnolo nemmeno a pagarla in galeoni.

«Ottimo, perché sarebbe stato un problema stare davvero zitta.»
Mente sapendo di mentire: se Aaron si fosse rivelato un amante del silenzio, sarebbe riuscita a rispettare i suoi spazi solo per metà del tempo, prima di rischiare o di esplodere in un commentario non richiesto su ogni cosa che li circondava, o cominciare a distrarsi canticchiando qualche motivetto per smorzare la tensione.

Si sfilò il cardigan di dosso, sfoggiando un ampio maglione peloso a tre colori sgargianti (rosa, giallo e turchese in file orizzontali) e una gonna di tartan a scacchi neri e verde; la coordinazione colori tessuti era totalmente assente.
Prese comodamente posto sulla sua personalissima testa di drago, la stessa che con uno sbuffo disapprovante accolse la presenza di un inatteso secondo cliente.
Ariel per contro portò la mano destra contro il retro del testone di drago, dandogli una poderosa pacca che voleva risultare in una carezza.
“Mi ricordano quelli in Cina che ci ha fatto vedere quel pazzo di Peverell. Solo meno stronzi e iperattivi. Bello drago, bello drago.”
E niente, si era distratta.
Aaron sarebbe rimasto per un attimo menù in mano, forse, perché Ariel si era appena persa a guardare il sedile drago su cui era seduta e si era … dimenticata di lui?
«Eh? Oh! Sì.»
Almeno questo l’avrebbe aiutato a capire che forse non aveva una babbana davanti, o non avrebbe potuto prendere posto su una creazione arcana del genere.
«Sei già venuto qui altre volte?»
Si affrettò a cercare un argomento di discussione, prendendo dal lato più vicino il menù e cercando di aprirlo sul suo piatto vuoto.
“Voglio tutto.”
Cominciamo bene.

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view post Posted on 5/2/2023, 23:27
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Allungò la mano sinistra, avendo cura di passare il braccio sotto le tre candele volteggianti per evitare di far scontrare le dita con le fiamme libere.
La stretta sarebbe stata vivace e forte, contenuta nell’ampiezza solo per la presenza del centro tavola incantato.
«Ariel!» Non si curò di nascondere l’accento francese nel presentarsi: se normalmente la sua cadenza della Loira si era ammorbidita da anni nel Regno Unito, determinati termini che erano stati memorizzati in lingua madre - come il proprio nome - non mancavano di rispolverare la cadenza d’origine, come se fosse appena arrivata a Londra.
«Ho mangiato qua solo due volte per lavoro, ma oggi volevo viziarmi un po’!»

Una volta ripreso posto al tavolo, uno dei garzoni si avvicinò per poter aggiungere il suo coperto: bacchette, piatto, tovagliolo in tessuto e bicchieri vennero riposti con cura come da galateo davanti a lei, prima di porgerle il menù.
«La ringrazio.» Cercò di suonare meno entusiasta del solito: aveva notato da anni come senza i filtri necessari tendesse sempre a risultare … troppo; troppo felice, troppo triste, troppo cruda. Si limitò ad un sorriso leggero e un cenno del capo verso la cameriera, prima di aprire il menù e cominciare a sfogliarne le pagine.
Rispose ad Aaron nel mentre, scoccando occhiate occasionali al ragazzo oltre il bordo del menù.
«Giornalismo! Ultimamente ho meno tempo per scrivere e fotografare, mi hanno messo in una posizione un po’ … burocratica, ecco, però sono a tutti gli effetti un giornalista. Hai mai letto la Gazzetta del Profeta?»
Era una conferma, la sua, della sua appartenenza al mondo magico.
Ariel aveva pochi dubbi vista la sezione del ristorante a cui Aaron era seduto.
«Tu?»
Ritornò indietro nelle pagine, andando ad indicare a se stessa alcune pietanze specifiche.
«Vero?» Se c’era dell’ironia nel commento di Aaron sul suo vestiario, lei sembrò non notarlo. Sfoggiò un sorriso soddisfatto, fiero persino:
«Il tessuto non punge e non è troppo pesante e i colori ti fanno pensare “uiii”, no? Quindi è uno dei miei preferiti.»
A tal proposito di suonare strani quando non ci si adatta ai filtri sociali: Ariel aveva appena offerto un esempio perfetto.

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Direi che possiamo aspettare l'arrivo del Garzone!

 
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view post Posted on 11/2/2023, 12:42
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Una costante che da sempre affliggeva i turni da Himiko's era il dover lavorare fino a tardi quando aveva idee o impegni totalmente diversi; il locale si riempiva di gente ogni volta che avrebbe preferito fare altro. Non le dispiaceva lavorare al ristorante, con tutti quei profumi e colori piacevoli – c'erano persino volte in cui riusciva a trafugare qualche sapore grazie al capo cuoco, che ormai si era affezionato alla giovane e curiosa cameriera – ma capitavano occasioni in cui preferiva di gran lunga qualcos'altro, come in quelle sere: la cometa di Neanderthal stava attraversando la volta celeste della Terra e, seppure fosse possibile osservarla anche con un semplice binocolo, il telescopio scolastico della Tassorosso fremeva dall'essere portato fin sopra la Torre di Astronomia. Fortuna era che la cometa fosse circumpolare, quindi visibile per tutta la notte, ma la sfortuna di non poter più usare la scusa delle ronde da Prefetto, per passare qualche minuto extra alla Torre, bilanciava la questione. Quindi tutto dipendeva dai turni lavorativi; ed era qui che la sfortuna squilibrava completamente, riempiendo il locale di file interminabili di clienti in attesa. Diventava persino pericoloso: controlli sbagliati rischiavano di far finire babbani tra i tavoli per maghi e viceversa, le conseguenze potevano essere disastrose. Non era tanto problematico se un babbano notava stranezze dai tavoli incantati, c'erano mille scuse che si potevano inventare – come la più classica e grande capacità artistica del sol levante, che ci ha insegnato ad usare i fogli di carta e la polvere da sparo in maniera decisamente elegante – al peggio interveniva qualcuno dal Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici del Ministero. Era il viceversa il vero problema: gran parte dei purosangue non mettevano nemmeno piede all'Himiko's Taste, ma altri vi entravano al fine di dimostrare a se stessi la loro superiorità nei confronti di chi non aveva il loro stesso "potere". Le conseguenze potevano essere molto più gravi e dunque, per evitare qualsiasi complicazione bisognava restare vigili, evitare di pensare di voler guardare l'infinito sopra le proprie teste.

Quando aveva qualche secondo di pausa, la Tassorosso non resisteva nello spostare lo sguardo verso la finestra, anche se l'occhio nudo e soprattutto l'orario di cena non erano proprio strumento e momento ideale. Mentre i suoi occhi vagavano alla ricerca di una coda luminosa, notò una mano sollevata che chiedeva attenzione. Abituata a dedurre in anticipo i motivi di sollecito, la sua attenzione si spostò istintivamente sul tavolo permettendole di notare la presenza dei menù e l'assenza di piatti; non fu quindi difficile tornare ad essere una cameriera e capire cosa doveva fare. Si avvicinò con garbo e parlò con un fremito di esitazione: «Huan..yíng» guardandosi intorno e schiarendosi la voce. Quello che aveva usato era un saluto cinese, mentre era evidentemente nella sala sbagliata. «Irasshaimase!» Si corresse subito, cercando di non sbagliare gli accenti – anche se ormai il danno era fatto. «Benvenuti, siete pronti per ordinare?» Si rese subito disponibile, nella speranza che i due clienti non si chiedessero perché avesse salutato due volte. Inevitabilmente il colorito sulle sue guance si evidenziò appena per l'imbarazzo. Eseguì il rito del Rei, che le concesse di abbassare lo sguardo e poi attese qualche altro secondo che il suo volto si raffreddasse, estraendo il taccuino dalla tasca del grembiule con un gesto più sicuro e rapido. Movimenti consecutivi che aveva ormai assimilato dopo anni di servizio nel locale.


Eccoci :zalve:
Ordinate pure tutto il menù ci rivediamo al prossimo giro!
 
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