Cannibalismo nel Devon,

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view post Posted on 2/2/2023, 18:02
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Attenzione! Il tema trattato potrebbe turbare, in tal caso si sconsiglia la lettura


KzuXlpu
bZEwjSi
Dalla penna di Gulliver Pokeby
Una storia tratta dal diario del Magizoologo.

Devon, 1827
[...] Il sole cedeva il passo alla notte, l'orizzonte era ormai tinto di un rosso intenso al centro che sfumava in straordinari colori, arancione e porpora, nel cielo sempre più scuro. La strada di campagna era dissestata nel punto in cui un uomo la stava percorrendo, a destra e sinistra c'era un muro di alberi che delimitava le abitazioni rurali, l'unica breccia a quella barriera verde erano i cancelli che si facevano sempre più sporadici via via che l'uomo avanzava. Il passo richiamava tanto la cadenza militare, la meta era un villaggio nel Devon, villaggio che era davanti all'uomo in cima ad un promontorio. In lontananza era possibile vedere la strada che avrebbe dovuto percorrere, le luci dei viandanti sulla via ripida che portava al villaggio erano già accese, e da lì a poco anche l'uomo avrebbe acceso la sua. Oltrepassò un grande sasso grigio che segnava la fine della strada in pianura ed iniziò il ripido pendio, ad ogni passo l'uomo ricordava che nel suo viaggio, intrapreso tempo addietro, era stato partecipe di molte avventure, ma nulla era minimamente più scabroso di ciò che lo attendeva. Nel suo salire il promontorio più volte si guardò indietro, attirato da qualcosa che non riusciva ad identificare. La prima volta era un rumore di ramo spezzato, un'altra un picchiettio metallico che l'uomo attribuì alla fattoria che aveva appena superato. L'uomo si fece più guardingo, quando arrivò a metà strada dal villaggio il rumore di passi dietro di lui rendeva incontrovertibile la verità che qualcuno lo stesse seguendo. Eppure, non scorgeva ancora nessuno. Continuava a camminare: prima sarebbe arrivato al villaggio, prima si sarebbe scrollato di dosso quella sensazione sgradevole. Altre tre volte si girò di scatto ai rumori più forti. Adesso il vento muoveva le fronde degli alberi, il mantello dell'uomo frusciava allegro a destra e sinistra. Al passaggio davanti alle ultime case isolate prima del villaggio sentì il cigolare di un cancello vicino, la catena risultava spezzata, la casa vandalizzata, vetri rotti e porta fuori dai cardini le donavano un aspetto macabro. L'uomo si fermò pochi secondi prima che il rumore di un'insegna che sbatacchiava al vento lo richiamasse alla realtà, continuò a camminare senza più guardare la casa, ormai doveva essere vicino al villaggio, eppure le luci accese erano poche. Non ricordava perché stesse andando in quel villaggio, improvvisamente dimentico di ciò che avrebbe dovuto fare e non si accorse nemmeno di aver superato l'insegna recante il nome del luogo dove avrebbe dovuto fermarsi: Clovelly – un villaggio incastonato nella roccia, che dal lato opposto affacciava sul mare. Se l'uomo fosse stato più presente a sé stesso, forse avrebbe potuto notare lo spettacolo che gli si parava davanti. La stretta via era contornata ai lati di abitazioni in pietra con le imposte sprangate, di legno, e luce flebile usciva dalla piccola fessura che congiungeva le due metà. Le porte erano chiuse, alcune portavano delle assi di legno inchiodate a forma di x per impedirne l'accesso. L'unica fonte di luce forte veniva dal fondo della strada. L'uomo, avanzando nella più totale apatia per ciò che stava vedendo, scoprì che quella luce proveniva dalla piazza principale del villaggio. Quando arrivò, il suo sguardo si posò su un palco al centro della piazza, costruito davanti a quella che doveva essere la fontana che solitamente era protagonista indiscussa. Le finestre delle case poste ai lati della piazza circolare erano aperte, le luci inondavano il palco ligneo. Ma non era un palco, non uno normale, era una forca. Un legno perpendicolare alla base si issava, alla fine di questa una parallela alla base più corta della prima, infine un cappio ondeggiava nel vento della sera: l'uomo guardava la scena con sguardo vacuo, come a voler capire cosa ci facesse lì una forca, se fosse stata usata o meno. Non pensò nemmeno a quanto assurda fosse quella situazione. La risposta alla domanda era appena arrivata. Una folla uscì da una casa con in mano delle torce, in mezzo c'era un bambino di circa nove anni che venne issato alla base della forca, due uomini salirono ed uno di loro aizzava la folla. Dalle altre case uscirono altri uomini e donne, persino altri bambini e tutti guardavano il poveretto sulla pedana con la paura nel volto. Cosa aveva fatto quel bambino? Uno dei due uomini sull'impalcatura iniziò a parlare. "Sappiano tutti perché siamo qui!" urlò. "Dobbiamo porre fine a questo scempio! [...] Le nostre famiglie, i nostri figli non sono al sicuro finché questo bambino vivrà, tutti verranno mangiati". Per cui era questo il crimine: Cannibalismo. L'uomo che era appena arrivato al villaggio guardava la scena come vista da molto lontano, il vicino omicidio di un bambino non lo destò, tutto sembrava essere inutile, e continuò a camminare verso la strada che lo avrebbe portato in campagna. Iniziò a camminare senza voltarsi indietro. L'uomo continuava ad urlare, ma che importanza aveva? Il bambino sarebbe morto? Continuò la sua camminata, ormai era in una nuova strada stretta con case ai lati che lo portava fuori dal villaggio. Le urla in lontananza si facevano sempre più forti, come la disperazione nella mente dell'uomo. L'inutilità che sentiva era straziante. Niente sembrava avere senso o importanza. Cosa gli capitava, perché non interveniva? Tutto ciò che importava era continuare a camminare. E così fece. Ancora in lontananza si sentivano delle voci. Ma adesso era come se una battaglia imperversasse. Incantesimi venivano lanciati in ogni direzione. Ma l'uomo continuava ad errare senza meta e senza scopo. Poco fuori dal villaggio cadde a terra con le mani davanti al volto e iniziò a piangere. Proprio mentre cadde, una pietra molto simile a quella che aveva superato nel versante opposto sembrò prendere vita: la testa era grigiastra e grande, il corpo peloso, circa una trentina di centimetri. Quello che dapprima aveva immaginato come un sasso, però, aveva le zampe posteriori ed anteriori come artigli. Il senso di sconforto e di malessere attanagliò maggiormente il cuore dell'uomo, non appena la creatura gli si scagliò contro per divorarlo. [...] Di me, oggi, resta il ricordo.

***

È così che si comportano i Pogrebin – ha riportato Miguel Delaguerre, studioso magizoologo e dipendente d'eccellenza presso il Dipartimento Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, al Ministero della Magia. Il Pogrebin è un demone russo che raggiunge solitamente l’altezza massima di trenta centimetri. La testa è grigia e grossa, somigliante ad una roccia, ricoperta inoltre da una fitta peluria che lo accomuna erroneamente ad un maialino, mentre il resto del corpo è coperto da pelle glabra (una descrizione che gli permette di mimetizzarsi in natura durante il pedinamento verso gli esseri umani). La peculiarità di questa creatura, classificata con indice di pericolosità XXX dal Ministero della Magia, è quella di inseguire gli umani, verso i quali sono fortemente attratti. Se si permette ad un Pogrebin di pedinare un umano abbastanza a lungo, questi perderà il senso di ciò che sta facendo, condizionato da un senso di inutilità che potrebbe sfociare in un profondo stato di letargia e disperazione. Solo quando sarà stanco e debole dal continuo camminare e tutto ciò che lo circonda avrà perso ogni forza, allora la creatura si manifesterà con un assalto vorace e tenterà di divorare la sua vittima. I Pogrebin, infatti, sono creature esclusivamente carnivore: non disdegnano la carne di altre creature, ma sono ghiotti di esseri umani. Ci sono delle buone notizie, infatti possono essere respinti con semplici incantesimi, ad esempio uno Stupeficium. O, più rapidamente, con un calcio ben assestato. Queste creature, tratteggiate diligentemente dalla testimonianza precedente, sono solite seguire gli umani, infondendo in loro un senso di sconforto. Non sono molti i casi di ritrovamento di Pogrebin, in parte perché abitanti le terre della Russia, in parte perché in netto calo di natalità.

Sembra che la storia si stia ripetendo a Clovelly, nel Devon. Proprio come accaduto in passato, il villaggio sembra in preda ai medesimi accadimenti della storia narrata nel diario del magizoologo Gulliver Pokeby. A distanza di molti anni abbiamo notizie di nuove sparizioni riguardanti per lo più dei turisti di passaggio nel paese costiero. Infatti, a discapito della sua storia, Clovelly è un meta molto ambita per i turisti di tutto il mondo. Che sia stato proprio questo ad aver attirato nuovamente i Pogrebin? Non abbiamo prove che si tratti nuovamente di queste creature, ma le coincidenze sembrano troppe.
"La nostra paura è che il demonio si sia impossessato di un altro bambino" asserisce il sindaco della città, ovviamente la storia che vi abbiamo raccontato non è nota ai Babbani, almeno non nella sua interezza. Con l'intervento del Ministero – si ricordi lo statuto internazionel di segretezza magica, anno 1692 – molte memorie sono state cancellate a quel tempo. Eppure sembra che parte della storia sia stata tramandata nelle famiglie più antiche della città.
"Spero che nessun bambino innocente venga accusato questa volta è l'auspicio del pro-nipote di colui che stava per essere giustiziato la notte di Halloween del 1827.
Dalle informazioni reperite circa quanto accaduto, il Ministero è intervenuto a suo tempo, fermando l'inutile esecuzione di un bambino molto riservato che non godeva neppure prima dei favori dei concittadini. Nel corso dei secoli il Villaggio è stato ripulito dai Pogrebin, dopo vari interventi tutto era tornato alla normalità.. fino ad ieri. Le notizie recenti, infatti, confermano il ritrovamento di due corpi sventrati – marito e moglie, Martin e Hollette Trimorty –, nel cuore del bosco del villaggio. Sarà, di nuovo, opera dei Pogrebin?

Sembra proprio che il Devon sia di nuovo nei guai, nelle ultime settimane si hanno notizie di strane sparizioni. Pare che la storia si stia ripetendo nel peggiore dei modi. Il Ministero della Magia ci informa che non meno di sette babbani siano scomparsi nei pressi di Clovelly, nel giro dello scorso mese. Anche le forze dell’ordine babbane sono state informate e procedono le indagini su quanto accaduto.
Ciò che preoccupa, naturalmente, è l'esito funesto dei tre maghi uccisi e ritrovati di recente nel bosco. Data la storia del luogo, l’Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche si è attivato al fine di scoprire se nella zona ci siano ancora dei Pogrebin. Il Capo dell’Ufficio si augura che le persone scomparse stiano bene, anche se la nomea di queste creature non fa presagire un lieto fine.
Secondo le forze dell’ordine babbane, invece, l’ipotesi di un rapimento rimane in piedi, collegandola ad una tragica memoria di rituali pagani che coinvolgerebbero sacrifici umani, i quali corpi vengono poi consumati da altri umani. Forse questa volta si tratta davvero di cannibalismo? I Pogrebin sono tornati a infestare il Devon? Per adesso non sappiamo cosa stia realmente accadendo, siamo a conoscenza che i due corpi orribilmente mutilati siano stati trovati sul limitare del bosco della città, tutto fa pensare che i Pogrebin siano tornati all’opera, d’altra parte sono noti per attaccare i viandanti. Le forze dell’ordine babbane ci informano che altri resti siano stati trovati nel bosco, forse le vittime sono più delle attuali due appena trovate, e degli altri di cui ancora non si sa nulla. I resti potrebbero appartenere a persone di passaggio, indotte da queste creature a camminare fino alla strenuo e quindi trovatesi molto più lontano di dove volessero andare. La scena, ci riferiscono, era raccapricciante: nel sito sono state trovate ossa molto vecchie, il tutto contornato da sangue appena rappreso e altro fresco.

Ci auguriamo che il Ministero scopra al più presto l’arcano e che i babbani e i maghi scomparsi possano tornare presto. State pur tranquilli che la Gazzetta vi terrà informati sugli sviluppi.

Derek Hide
Code • Oliver
 
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