Kitsune Udon, Quest Divinazione II

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view post Posted on 15/2/2023, 13:42
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Francis Dhevan Drake ✩
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"Kitsune udon o hitotsu kudasai”*

biascicai in un giapponese dall’accento chiaramente straniero ad una signora che, indaffarata dietro un bancone, maneggiava ogni tipo di pentola, padella, mestolo e quant’altro.

Il sole illuminava la mia schiena mentre alle spalle un altro mercante vendeva mochi e dango. Anche lui, come aveva dapprima fatto la signora al cui bancone di strada mi ero accomodato, invitava a gran voce plausibili clienti. Probabilmente il suo richiamo era rivolto più ai turisti che alla gente del posto, anche perché quella in cui mi trovavo era una trafficatissima via di una frazione di Kyoto: Fushimi Inari, luogo in cui si ergeva lo splendido tempio dedicato alle volpi. Una vera e propria attrazione turistica ma soprattutto dimora di una sconfinata sacralità.

I fumi roventi del piatto ordinato arrivarono alle mie narici in un odore riconoscibile e carico di ricordi. Il tempo era volato dall’ultima visita al tempio ma tutto sembrava essere esattamente allo stesso posto della volta precedente e quelle prima ancora. Perfino la mercanzia sembrava ricoprire le stesse posizioni, con le stesse sfumature di colore e gli stessi visi dei venditori. In questo, il Giappone, era molto diverso dalla mia India. Laddove l’India era caos, rumore ed esplosione dei sensi il Giappone era l’esatto opposto: ordine, pace e introspezione. Perfino il chiasso delle folle o del traffico arrivava all’orecchio senza disturbarlo, come un rumore bianco che poteva tranquillamente accompagnare l’ascoltatore verso un sonno profondo.

Due fette triangolari di tofu fritto galleggiavano nella ciotola che avevo davanti. Accanto ad esse una simpatica rondella di naruto pareva salutarmi con la sua spirale vivacemente fucsia che, in contrasto col verde dell’erba cipollina, mi ipnotizzò al punto da trasportarmi in un altro mondo. Senza rendermene conto mi ritrovai con la punta del naso quasi a toccare il brodo portando la cuoca a sentirsi in dovere di risvegliarmi con uno stizzito “tabete!”**

Impugnai le bacchette e, ancora pensoso, posai lo sguardo dapprima sul sacchetto contenente i miei tarocchi e poi su un diario di viaggio che avevo riservato apposta per l’occasione. Nonostante fossi preoccupato dal fatto che delle carte mancassero dal mio mazzo avevo deciso che quel viaggio in Giappone non solo mi avrebbe aiutato a ritrovarle ma sarebbe stato il momento opportuno per buttare giù le mie conoscenze sul mondo divinatorio.

Già. Avrei scritto un libro.

Se dopo sarebbe stato pubblicato o meno, non avrei ancora potuto prevederlo. Ma qualcosa in fondo al mio cuore mi diceva già che un giorno, tutti gli studenti di Hogwarts di oggi e dei giorni a venire, l’avrebbero studiato.

In un sonoro risucchio ingurgitai l’ultimo Udon accorgendomi solo in quell’istante che il tempo fosse passato in un battito di ciglia e che avessi divorato quel delizioso pasto.

“Gochisousama deshita!”***

Dissi con grande gratitudine prima di raccogliere i miei averi e dirigermi verso l’ingresso del tempio.

Un moto di emozione mista a curiosità strinse il mio cuore in una presa simile a quella che la folla intorno a me esercitava sul mio corpo. Un’emozione che crebbe ancor di più quando, una volta attraversato il torii principale, mi ritrovai nella parte più esterna - ma principale - del tempio.

Innanzi a me due volpi guardiane parvero giudicare ogni atomo della mia essenza. Nelle loro bocche un globo e una pergamena. Il loro sguardo svettava superando due classiche lanterne rosse oltrepassandole ed osservando in modo disponente chiunque si predisponesse a districarsi nell’infinito percorso di torii che avrebbe purificato perfino la più oscura delle anime.


© Esse




*Un piatto di kitsune udon per favore
**Mangia! (Forma rude)
***Il cibo che ha preparato deve aver richiesto un grande lavoro (ed era buonissimo)

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view post Posted on 22/2/2023, 11:02
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La Luna, La Ruota della Fortuna, il Sei di Denari, il Sette di Coppe e il Bagatto. L'ormai docente di Divinazione Francis Drake presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, sapeva bene che quelle erano le cinque carte che mancavano dal suo mazzo di tarocchi. Tre arcani maggiori e due arcani minori. Le domande erano molteplici. Innanzitutto, dove erano finite? E in secondo luogo, perché proprio quelle carte? Che significato poteva mai avere?
Le relativamente recenti avventure a Ponducherry e le rivelazioni dell'Occhio stabilirono che una buona base di partenza per la stramba ricerca era il santuario di Fushimi Inari-taisha, Kyoto, Giappone. Una meta che egli già conosceva. Ed eccolo lì, pronto a seguire le indicazioni comunicate dalle Alte Sfere senza alcun indugio in corpo.

Dedicato al kami Inari, il santuario è un insieme di trentaduemila santuari minori che si estende alla base dell'omonima montagna. I suoi corridoi di torii racchiudono il cammino dei pellegrini devoti al dio del riso, che ricercano il dono delle sue benedizioni in fortuna, prestigio, ambizione. Portano massimo rispetto alle kitsune, le volpi, i messaggeri di Inari e le sue manifestazioni, che spesso abitano i boschi che attorniano i templi. Sono volpi in carne ed ossa, ma anche di pietra, i guardiani del cammino fra i santuari che cingono fra i denti le chiavi dei depositi di riso del dio.
C'era molta strada da fare, Dhevan lo sapeva. Forse Fushimi Inari-taisha era il luogo in cui aveva perso le sue carte, ormai seppellite sotto i passi di migliaia di turisti. Come avrebbe fatto a trovarle?
Eccolo incamminarsi verso il romon, l'ingresso principale. I due guardiani di pietra, accovacciati sulle zampe posteriori, sembravano ringhiare ammonimenti a chi osava varcare la soglia del santuario per puro ludibrio. Era necessario consacrarsi al cammino fra i torii, col puro intento di purificare se stessi e il proprio sangue.

Il sole era ancora alto. I vicoli del santuario, dissacrati dal turismo, colmi di persone. I clic delle macchine fotografiche si succedevano a ritmi irregolari, facendo da tappeto alla torre di Babele di frasi in lingue diverse che si accavallavano tra loro. Sarebbe stato difficile in mezzo a tutta quella confusione. Varcato l'ingresso e trovato il go-honden, il tempio principale della prima collina, lo scenario non era tanto diverso. Eppure, in un luogo tanto sacro e magico per un certo verso, una persona come Dhevan non poteva lasciarsi sfuggire le tracce del suo mondo. Un leggero formicolio alla nuca gli avrebbe detto che qualcuno, o qualcosa, lo stesse scrutando, e bastava voltare di poco il capo per scorgere la causa di tale sensazione.
Una kitsune, rossa di un rosso pari ai raggi del tramonto, faceva sbucare la propria testolina da dietro un tori al lato del tempio. Il corridoio di colonne scarlatte, meno frequentato, si inerpicava verso l'intercapedine buia di un boschetto, fra scalini di pietra diroccati. Il passaggio era stato sbarrato da un paio di transenne in plastica e da cartelli scritte che ne dichiaravano il divieto di accesso nell'idioma locale.
La cosa curiosa era che, come quei guardiani granitici, la volpe tratteneva tra i denti un oggetto. Qualcosa di molto sottile, all'apparenza un rettangolo biancastro che scintillava sotto i radi raggi luminosi che il fitto fogliame degli alberi lasciava passare dal cielo.
Una volta incrociati gli sguardi, la kitsune sarebbe schizzata via dal suo nascondiglio, trotterellando lungo il corridoio e saltellando fra un gradino e un altro verso una salita.


Benvenuto, Dhevan, nella tua quest di sblocco di Divinazione II. C'è poco da dire che non sia già stato scritto. In aggiunta a quanto già sai rispetto alla prima parte di questa quest, le carte scomparse sono: la Luna, la Ruota della Fortuna, il Sei di Denari, il Sette di Coppe e il Bagatto. In base all'esito delle tue scelte in quest potrai recuperarle tutte, alcune o nessuna. Ovviamente il fine ultimo è sbloccare il livello esperto della tua abilità innata.
Per qualsiasi cosa sai dove contattarmi.
Buon game!

 
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view post Posted on 21/9/2023, 11:14
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Il rosso vivo dei torii sferzava vivacemente nello spazio circostante e i raggi solari rimbalzavano da un pilastro all’altro ravvivando ulteriormente i colori dei pilastri in legno. Seppur il sole stesse calando, erano così lucenti da accecare lo sguardo se visti dal punto sbagliato. Quello che più colpiva era come tutto ciò rendesse l’ambiente roseo. Il lungo viale di cui non si vedeva che una parte, i cespugli tutt’attorno, le fiere statue e perfino la pelle o i vestiti dei turisti si tingevano di una tinta rosea che faceva apparire il tutto come in una di quelle foto vintage macchiate dal tempo. Un tempo visibile solo attraverso quella patina di colore.

Lo scattare perpetuo del flash di mille macchine fotografiche si univa a quel tripudio di luci multiformi aggiungendo un tocco sonoro che ritmico accompagnava il vagare del mio sguardo.

SBAM.

Colpii la mia nuca con una forte e vigorosa manata. Alcuni viandanti si voltarono spaventati, altri continuarono il loro cammino lungo il ciottolato. Pensai si trattasse di una di quelle zanzare giganti del Giappone, innocue ma incredibilmente fastidiose.

Ma, evidentemente, doveva essere qualcos’altro.

Ritornai a scrutare l’area intorno consapevole di non essere solo. Certo. Come potevo essere solo tra miliaia di turisti e pellegrini?

Il mio pensiero di solitudine, però, non riguardava qualcosa di comune. Quello che avevo avvertito non poteva essere altro se non una folata di magia. Un’energia pregna e carica di un altro mondo rispetto quello umano che attendeva di essere scoperta, esplorata e toccata.

Ebbi la netta sensazione che quell’energia mi stesse cercando, desiderosa di avvolgermi nel suo abbraccio che poteva essere tanto dolce quanto letale.

Non ero finito lì per gioco, non ero arrivato al Fushimi Inari per scherzare e bighellonare. Erano molti gli obbiettivi da raggiungere, la strada da percorrere. Le carte da ritrovare.

Tac. Tac. Tac.

Lo scattare delle foto divenne un quieto sottofondo che, solleticando le sinapsi, accompagnò il mio sguardo da un torii all’altro. Gli occhi come frecce puntavano precisi ogni angolo chiuso ed ogni spazio aperto alla ricerca di qualcuno o qualcosa. Forse entrambi.

Riuscii ad avvertire una chiazza rossastra sulla nuca, proprio lì dove avevo colpito con la mano, allargarsi aumentando il formicolio avvertito poc’anzi. Non era stato un caso che avessi colpito quel punto. Inconsapevolmente, ma neanche tanto, la mia mano aveva dato una direzione ai miei da seguire e mi voltai.

Proprio lì, dietro uno dei torii a lato del tempio, vidi una piccola testa pelosa. Ma ancora prima a colpirmi fu il seguire quei riflessi che portavano a ciò che stringeva tra i denti: un piccolo rettangolo luminoso.

“YAMETE, ano… ano… watashi no kadoo deeeesu” *

Urlai facendo salti che nemmeno uno stambecco. Quella volpe doveva tenere decisamente una delle carte del mio mazzo tra i denti. Quale sarebbe stata?

Senza chiedermi se potessi inoltrarmi in quello spazio in cui la volpe era balzata, senza più curarmi di chi o cosa avessi intorno, corsi tenendo lo sguardo fisso solo su quel rettangolo di luce.


© Esse




*Un piatto di kitsune udon per favore
**Mangia! (Forma rude)
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*"FERMATI, ecco... ecco... Quella è la mia carta!"
 
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view post Posted on 28/9/2023, 19:14
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Cosa crede di poter ottenere un uomo che insegue una kitsune? Belve feroci, femminee e guardiane di un cammino rigoroso in rispetto del riso e delle offerte della terra, le volpi sacre di Inari non sono prede, e neppure ladri da catturare.
Dhevan lo sapeva, non poteva esimersi dal portarvi rispetto. I sensi, però, parlavano chiaro: una congiunzione magica lo collegava a quel paio di occhi luminosi, cerchiati, rotondi.
La volpe scattò. Si inerpicò sui gradoni di un alto terrazzamento sulla quale erano accovacciati tempietti ed are minori. Nella corsa i portali scarlatti si susseguivano danzando col sole, fra raggi di luce e ombre proiettati sulla vista. I suoni della folla si diradavano fino a divenire un tremulo brusio, lasciando spazio al cinguettio degli uccelli e al sospirare della natura.
Il fiato corto dopo l'ennesimo gradino si sarebbe spezzato definitivamente nell'osservare la creatura rossastra balzare contro la colonna di un torii, e arrampicarvisi conficcando le unghie nel suo legno per raggiungerne la cima. Lì era impossibile che un uomo la raggiungesse, anche se i sensi correttamente interpretati dal Veggente affermavano che lei non stesse scappando da lui, e che fosse sua intenzione attrarlo, allontanarlo dalla folla, mostrando l'esca baluginosa, bianca e per nulla confondibile fra i denti appuntiti.
«Anata no me ga moenai
Cristallina, linda, inaspettata, una voce sopranina giunse alle orecchie di Drake. In pochi istanti, fra il battere e un altro delle ciglia, i peli della kitsune divennero pelle, la coda si unì al corpo e gli arti si allungarono ramificandosi in palmi e dita.
«I tuoi occhi non bruciano, Mr Drake» continuò la voce «non completamente, non ancora
Al posto dell'animale vi era un essere umano. Era giovane, dai tratti asiatici, dai capelli lunghi e bruni. Un sorriso candido si arcuava sotto occhi neri cerchiati di bianco; ed essi permettevano a chi li osservava di comprendere che potevano esistere una visione e una conoscenza ben più profonda delle cose.
La persona che Drake aveva di fronte poteva essere la perfetta incarnazione in terra di Inari. Androgina, né maschio né femmina o entrambe le cose, appariva come un semplice bodhisattva. Indossava un kimono umile, dal colore vermiglio e bianco solo in piccoli chicchi di riso che lo attraversavano a grappoli.
«La nostra itako ha bisogno del tuo aiuto, e tu hai bisogno del suo. Ma prima devi aprire gli occhi, Mr Drake, altrimenti tutto sarà vano, e non troverete mai tuo padre.»
Parole enigmatiche, eppure molto sicure. La persona piegò leggermente le gambe e, preso lo slancio, con un balzo leggero atterrò sul sentiero, agile come una volpe. Tra le dita della mano destra teneva una carta. Fece alcuni passi avvicinandosi a Dhevan, col sorriso candido immutato sul volto.
«Hai interrogato le carte mancanti? Hai dato voce ai tuoi pensieri o consideri la tua ambizione solo come un traguardo alla fine di questo percorso?»


Come da te richiesto, fissiamo delle scadenze regolari di due settimane circa.
Prossima scadenza: 11/10/2023 h 23:59



Edited by Master Adepto - 28/9/2023, 21:19
 
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