Un passo, poi un altro. O’ Ryan fa strada come un Cicerone verso il magazzino, senza però ignorare le curiosità degli attivisti in merito a ciò che ha appena esposto.
«Bene dunque!» sfoggia così un lieve sorriso
«Francis, sono felice di sapere che in qualche modo si sente responsabile per i ragazzi.» il tono si fa serio, ma un pizzico della sua dolcezza si mantiene
«Saranno anche coraggiosi, ed è una grande virtù, ma non dovranno essere avventati, almeno in queste prime fasi!» si raccomanda. Un minimo errore e l’unica possibilità a disposizione potrebbe fallire, svanire come fumo nella brezza.
«Sì miss Synfenir, siamo a conoscenza dell’aspetto di Hall, lo abbiamo sorvegliato nelle ultime ore!» un’occhiata svelta alla ragazza, quasi ad assicurarsi che ponga la massima attenzione ai dettagli che sta per fornire.
«Vi darà l’impressione di essere burbero da fuori e, per quanto ne sappiamo, potrebbe esserlo davvero così come dimostrarsi un docile agnellino.» ora lo sguardo si sposta su Caleb, collegando prontamente il discorso
«Non c’è stata ancora l’opportunità di approcciarci a lui, purtroppo.» non sarebbe stato d’ostacolo però
«Quindi, signorino Elliott, dobbiamo andarci cauti, evitare di mostrarci aggressivi o minacciosi, altrimenti rischiamo di non ottenere niente!» dovranno curarsi, lui compreso, di non mettere Hall in condizione di non rispondere.
«Ah una piccola precisazione.» cessa di camminare e comincia a squadrarli, pregandoli silenziosamente di tenere le orecchie ben dritte
«È babbano, questo significa che non dovete farvi sfuggire niente che riguardi il nostro mondo!» prima di riprendere estrae dalla tasca della giacca una foto, che porge ai compagni d’avventura
«Questa è Tilde Nygaard, la donna che ha incontrato Hall.» permette loro di prendere visione del suo aspetto, in modo che comprendano chi sia colei di cui ripercorreranno la strada, dopodiché torna a custodirla con cura.
Pochi minuti e davanti a loro si staglia il magazzino, sull’ingresso sosta un giovanotto sui vent’anni, capelli castani, non troppo alto ed un fisico slanciato. Frettoloso, sta scribacchiando qualcosa su un taccuino. O’Ryan gli si avvicina, rivolgendogli la parola
«Salve, stiamo cercando il Signor Hall, sa dirci dov’è per favore?» chiede, un’espressione affabile sul volto che rassicurerebbe chiunque. La stessa, dovete sapere, che utilizza negli interrogatori. È una persona ligia, ma preferisce ammansire chi si trova davanti per estorcergli qualcosa, essere il poliziotto buono, non quello cattivo. Ama essere rispettato, non temuto.
«Da quella parte, nel suo ufficio.» gli occhi color cioccolato, seguiti dall’indice destro, puntano verso una porta in metallo sul lato sinistro della parete di fronte a loro
«Ma vi avverto, è piuttosto indaffarato e….nervoso» sottolinea. Il tono è disinteressato, lo fa solo per precauzione, è abituato alle sfuriate del superiore, non si scomporrebbe di un millimetro se accadesse.
«Grazie, molto gentile.» inclina leggermente il capo e, senza aggiungere altro, si congeda e si attiene alle indicazioni facendo cenno al resto del gruppo di imitarlo. Non esita e bussa, tre colpi decisi. Da una finestrella in vetro opacizzato, situata nella parte alta, s’intravede un’ombra muoversi, una voce stizzita alla fine si fa sentire
«Avanti, che volete?».
L’Antimago abbassa la maniglia e, dopo essersi guardato attorno, si presenta
«Buongiorno Signor Hall, sono Ethan O’ Ryan.» allarga poi un braccio per lasciar intendere di non essere solo
«Io ed i miei amici vorremmo farle alcune domande, non le porteremo via molto tempo» promette, allungando la mano per stringerla al suo interlocutore.
«Prego, fate in fretta, ho di meglio da fare.» l’altro lo ignora, le parole sono un ringhio quasi
«I guadagni non si creano per magia, non so se mi spiego.» e poi l’invito ad entrare. La stanza non è molto grande – un cubicolo 4 m per 4 m –, le pareti sono in mattoni, ma al contrario dell’esterno sono di un caldo color terracotta. Una scrivania in legno sosta al suo centro, al di sotto – sulla sinistra – s’intravede una cassettiera alta e stretta. La superficie è ricoperta di carte, sulla destra è appesa una bacheca piena di fogli con una serie di annotazioni. Alle spalle c’è una finestra, la vista è sulla strada, le case che incornicia hanno le facciate dalle pitture variegate che mettono allegria. Di fianco ad essa si trova una libreria, gli scaffali ricolmi di faldoni. L’uomo che li ospita è sulla cinquantina, basso e tarchiato, i capelli sono ormai radi. Il viso è scurito e cosparso di rughe più o meno profonde, sembra quasi di cartapesta, tipica conseguenza dell’eccessiva esposizione al sole.
«Conosce questa donna?» O’ Ryan riporta alla luce la foto e gliela mette sotto il naso.
«Forse.» la fronte di Hall si fa corrucciata, le rughe si accentuano facendola sembrare un campo arato
«Perché v’interessa?» si fa diffidente.