La notte (non) porta consiglio, privata

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view post Posted on 4/3/2023, 13:09
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Vivienne Pierce
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Le ronde notturne non mi piacciono più. È un pensiero che mi frulla in testa già da un po’, ma è solo in questo momento che lo capisco davvero. Prima era solo un leggero fastidio che si manifestava prima di cominciare a pattugliare qualche corridoio deserto, a cui ho cercavo di non dare troppa importanza. La realtà è che ultimamente cerco di non prestare attenzione a niente di quello che mi frulla per la testa. Non me la sento di confrontarmi con quello che penso, ultimamente i miei pensieri non sono così positivi. Il paragone con il mio rapporto con le ronde notturne è piuttosto calzante: sfumato il periodo di entusiasmo, in cui era elettrizzante l’idea di poter essere libera di passeggiare per il castello di notte, è rimasta solo la cruda verità: fare la ronda di notte significa semplicemente sacrificare ore di sonno preziose per passeggiare lungo corridoi deserti. La mia vita più o meno è andata allo stesso modo: dopo un paio d’anni in cui tutto ciò che riguardava la magia era nuovo ed elettrizzante, è rimasta solo la banalità della vita di tutti i giorni. E qui i problemi sono germogliati a volontà. Con una base di partenza di una famiglia problematica, un fratello scomparso, e aggiungendo la scoperta di capire e parlare serpentese con relativi interrogativi esistenziali annessi, non era difficile che perdessi il controllo della situazione. Mi sento piuttosto persa, mi aggrappo a qualsiasi situazione mi si presenti davanti, qualcosa che mi permetta di respirare un po’ prima di ri-annegare tra i problemi: il Quidditch, il CREPA, il lavoro da Piediburro, sono occupazioni piacevoli che mi regalano momenti di tranquillità, ma di fatto sono distrazioni. Sono più furba di quello che credo: sfrutto la mia facilità nel distrarmi per evitare di fare i conti con me stessa. Ah, ecco un altro motivo per cui le ronde non mi piacciono più, nel silenzio è più facile perdersi tra i propri pensieri, proprio come sto facendo ora. Il suono dei miei passi e il fruscìo del mantello della divisa sono le uniche cose che si sentono. Io, invece, vorrei urlare, vorrei tirare fuori tutto quello che ho dentro. Ma mi trattengo; non sono il tipo di persona che urla dalla frustrazione, o almeno non penso di aver mai dato quell’idea alle persone, perché dovrei farlo ora? Alle fine più che altro è il pensiero di attirare l'attenzione a farmi desistere, non sembra molto normale mettersi a urlare in piena notte. Continuo a camminare. Tanto andrà a finire come ogni altra sera, il turno finirà e non sarà successo assolutamente nulla. Comunque tento di restare attenta e vigile, mi concentro su quello che mi circonda. È di nuovo quel meccanismo di distrazioni che uso per non pensare: quell’armatura avrebbe proprio bisogno di una lucidata, ci sono ben 4 luci che non funzionano nel corridoio, dalle finestre si intravede la luna, è al primo quarto. Poi vedo una porta aperta e qualcosa mi scatta in testa. Stavolta non faccio in tempo a pensare a cosa sto facendo. I miei passi accelerano. Perché è aperta? Non dovrebbe essere aperta. Non so che aula sia, non ci ho mai fatto lezione dentro. Non so neanche perché mi sto avvicinando. So solo che devo fare qualcosa per far uscire quello che ho dentro. E forse è una cazzata ma mi sembra un buon primo passo. Stendo la gamba destra all’indietro, per prendere una buona spinta, poi spingo il piede con tutta la forza che ho contro il legno. Il colpo va a segno e porta inizia a ruotare intorno al suo asse ad una velocità troppo alta. Il rumore dell’urto contro le assi della porta è assordante in tutto quel silenzio. Forse urlare sarebbe stato più discreto ma non mi interessa, sono troppo concentrata su quanto mi senta più leggera in questo momento. Voglio un’altra porta aperta da calciare; molto meno faticoso di trovare un occupazione con cui distrarsi ma decisamente più gratificante.



 
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view post Posted on 5/3/2023, 00:45
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Draven Enrik Shaw - Slytherin Prefect - 16 years


Sto diventando accondiscendente? Me ne rendo conto quando i due ragazzini davanti a me sono sul punto di piangere e io mi limito a ordinare loro di raggiungere le reciproche sale comuni, senza infierire. Si sono spaventati a morte quando li ho beccati a pomiciare in corridoio. Hanno avuto il buonsenso di nascondersi; gli è andata male che ho l'udito di un pipistrello. Hanno provato a giustificarsi e chiedere scusa, ma gli ho impedito di parlare con un'occhiataccia e una mano alzata a imporgli silenzio, mentre cercavo di capire come comportarmi. Non mi è mai capitata una situazione così e so che mi sentirei ipocrita a condannare i loro ormoni, quando i miei hanno perso la retta via da tempo immemore. Se potessi, me ne starei in un angolo a fare esattamente lo stesso. Per cui, mi limito a indietreggiare per dargli spazio di manovra in quell’anfratto in prossimità delle scale e gliele indico con un gesto plateale, per spronarli ad alzare il culo da lì e sparire dalla mia vista. Li lascio andare senza segnarmi chi sono, perché so che si sentono addosso il mio sguardo mentre si allontanano e non mi serve di ricordare i loro nomi per farli cadere dai gradini, per punizione. Il modo in cui tremolano, come foglioline scosse da un vento glaciale, mi dà l’impressione che abbiano imparato la lezione. Accondiscendenza o meno, comunque, se dovessi incontrarli di nuovo fuori orario, credo sappiano che non esiterei a farli appendere a testa in giù nell’ufficio del custode. Ci sono un sacco di catene là dentro; questo kink dei maghi per corde e metalli alimenta la mia immaginazione in maniera pericolosa.
Quasi mi pento di averli lasciati andare via.
Resto sotto l’arco che affaccia sull’androne, immobile come una statua, a osservarli, mentre attendono nervosamente che le scale si muovano per portarli verso le loro sale comuni. Gli ho evitato di condividere anche questa d’informazione, ma tanto posso carpirla dalla direzione che prenderanno.
Le scale impiegano un paio di giri prima di fermarsi davanti a loro e volgersi verso… il basso.
Cazzo di Tassorosso. Avrei dovuto immaginarlo.
Do per scontato che non siano Serpeverde per il semplice fatto che i miei concasati soffrono meno la soggezione che incuto; imparano presto che è perlopiù insofferenza.
In altri tempi mi sarei divertito da matti a infondere terrore a quei due con finte minacce. Non tanto per abuso di potere, quanto per noia. Ma non ho più voglia di spendere energie inutilmente. Se proprio sono costretto a rinunciare a preziose ore di sonno, pretendo meno rotture di coglioni possibili. E, sorvolando sul fattore stanchezza, fare le ronde notturne mi è sempre piaciuto. Forse dipende dal fatto che, eccezion fatta per qualche stronzetto in vena di trasgredire le regole, non ho persone intorno.
Il silenzio mi abbraccia come un fidato amico quando mi volto e percorro a ritroso il corridoio del primo piano. Le ombre mi accompagnano mentre rialzo il cappuccio della felpa sopra la testa e mi nascondo tra di loro. È rilassante, quasi appagante, circolare di notte per il castello. Riesco a sentire chiaramente i miei pensieri, ho la mente lucida lontano dal caos che di solito riverbera tra queste mura antiche. E preferisco questo deserto al brusio costante delle ore diurne. Nemmeno i fantasmi hanno voglia di fare casino e, finché non gli punti contro delle fonti di luce, nemmeno i quadri hanno di che lamentarsi. Prendo il pacchetto di sigarette e ne estraggo una con i denti. Per l’appunto: mentre l’accendo con una piccola fiamma, uno dei quadri alla mia destra mi rimprovera di averlo svegliato. Suscettibile, l’agricoltore feudale!

Chiedo scusa. – bisbiglio, con il filtro attaccato alle labbra, e mi sembra di vedere qualche altra figura muoversi nella sua cornice. Prima che anche il resto della famiglia con tutto l’ovile possa dirmi qualcos’altro, mi scosto dal muro e viro verso il corridoio di sinistra. Ho giusto il tempo di un altro paio di tiri, prima che un tonfo acuto attiri la mia attenzione. Dalla fila di quadri che mi sono lasciato alle spalle si levano grida di sdegno, quello che mi sembra il pianto di un bambino e l’ululato di un canide. Roteo gli occhi al cielo con uno sbuffo sonoro.
Che palle.
Chiunque sia stato così stupido da spezzare la quiete in cui avevo tutta l’intenzione di crogiolarmi avrà a che fare con le fatidiche catene del custode.
Percorro il corridoio dalla parte opposta a quella verso cui mi stavo dirigendo prima di questo increscioso incidente di percorso. Spero sia solo colpa di un’armatura particolarmente arzilla.
Spengo la sigaretta sotto la suola delle scarpe e mi infilo il mozzicone nella tasca posteriore dei jeans, prima di impugnare la bacchetta nella sinistra. Mi sento un po’ come i poliziotti obesi nei film americani: terribilmente a disagio a mirare con il grilletto carico. Non tanto per l’atto in sé, quanto per la burocrazia che ne deriverebbe. È solo in questo momento che capisco che quella avuta con i due giovani amatori non era accondiscendenza, ma semplice pigrizia all’idea di dovermi sorbire tutta una serie di scartoffie per la segnalazione. Ci arrivo, anche se a scoppio ritardato, perché esito a schiantare la figura che mi dà le spalle e fronteggia una porta in legno come se fosse il suo peggior nemico. I capelli biondi avrebbero dovuto essere un segnale di pericolo sufficiente a farmi desistere dall’idea di restare fermo lì, nel tentativo di capire che problemi avesse quella persona, ma non ne realizzo la gravità finché il mio cervello non si decide a riconoscere il profilo del viso di Miss Grifondoro.
Se non si è ancora accorta della mia presenza, magari sono ancora in tempo per fingere di non esistere.
Mi giro per tornare sui miei passi, silenzioso come un ninja.
Avere a che fare con lei è l’ultima cosa che vorrei in questo momento.



Edited by Draven. - 5/5/2023, 13:44
 
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view post Posted on 18/3/2023, 16:24
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Vivienne Pierce
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Pensavo che arrivare ad Hogwarts avrebbe significato conoscere una nuova libertà. Invece sono passata dal cercare di compiacere la mia famiglia al cercare di compiacere i miei amici. Di sicuro le cose sono migliorate, ma ero così abituata a comportarmi in un certo modo che non è bastato cambiare luogo per cambiare il mio modo di vivere. E quando pensi solo agli altri perdi di vista te stesso. Me ne sono accorta ma non voglio fare niente per cercare di risolvere questa situazione; è più facile non pensarci e fare finta che vada tutto bene. Forse mi sono concessa questo piccolo sfogo solo perché abbastanza convinta di essere sola: nessuno può giudicarmi se nessuno mi vede. È questo quello che penso mentre ho lo sguardo ancora fisso sulla porta chiusa a causa dal mio calcio. I pugni sono stretti e il mio respiro è profondo ma irregolare. Sento qualche lamentela proveniente dai quadri, probabilmente avrò svegliato qualcuno con la botta. Per un attimo mi sento in colpa, pensavo di aver fatto qualcosa che non avesse conseguenze - se non per i cardini della porta -, invece qualcuno ci ha rimesso. Mi costringo a pensare che non sono persone vere: possibile che devo anteporre pure i bisogni dei quadri ai miei? Per quanto cerchi di fare uno sforzo per ignorarli, ho già in pensiero di scusarmi con loro. Sto per girarmi quando sento dei passi. Non possono provenire dai quadri, rimbombano nel corridoio come solo dei veri passi possono fare. Forse, per una volta, la ronda non sarà noiosa come al solito. Poi, mi sfiora un altro pensiero: magari è un professore che ha sentito lo schianto ed è venuto a vedere cosa sia accaduto. Cosa dovrei fare in quel caso? Mentire e dire che l’ha chiusa il vento, oppure minimizzare e dire che il rumore in realtà è stato meno forte di quello che sembrava? Professore o meno, appena le mie orecchie captano il suono, la mano destra corre a cercare la bacchetta. Appena le mie dita stringono il di legno, mi giro nella direzione in cui ho sentito i passi. La luce è soffusa, non riesco a distinguere altro che una sagoma che si allontana dandomi le spalle. Sono più che sicura che non sia passata dietro di me, significa che veniva nella mia direzione prima di fare dietro front. Indossa il cappuccio, non so dire se sia un ragazzo o una ragazza, ma dubito che sia un professore. Potrei far finta che non sia accaduto nulla, potrei far allontanare la persona e continuare con la ronda, dopotutto non mi piace granché punire gli studenti, mi basta speventarli un po' in modo che non abbiano più voglia di infrangere le regole. Ma il mio corpo non è d'accrordo e i miei piedi partono prima che possa ragionare sul da farsi. Mi dirigo nella sua stessa direzione. « Hey! Dove pensi di andare! » Se fosse successa una cosa del genere a me, me ne sarei andata di corsa: se fossi riuscita ad imboccare rapidamente un passaggio segreto sicuramente sarei riuscita a sparire senza essere beccata. Invece, lei o lui si limita a camminare senza correre. Accellero il passo, per ridurre la distanza che ci separa, nel mentre alzo la bacchetta e gliela punto addosso. Stesso discorso di prima, non lo faccio per lanciargli contro qualche fattura ma per stroncare nel nascere un eventuale tentativo di attacco da parte sua. «Fermati! Sono un Prefetto. » Insisto.




 
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view post Posted on 20/3/2023, 11:26
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Draven Enrik Shaw - Slytherin Prefect - 16 years


Nemmeno a dirlo: ho una sfiga tremenda. Non solo perché Miss Grifondoro si accorge della mia presenza, ma anche perché di tutto un intero castello mi chiedo quante possibilità ci fossero che io mi ritrovassi sul suo stesso piano per sentirla prendersela con una porta. Ho il terribile vizio di non controllare mai i miei compagni di ronda e questo è il risultato. So che alcuni di loro si danno appuntamenti in posti specifici e se ne vanno a spasso insieme, approfittando del tempo per spettegolare e stare in compagnia in quelle ore altrimenti deprimenti. Ma, beh… A me piace. Il silenzio che deriva dalla solitudine è rassicurante. E il fatto che sia interrotto dai passi aggressivi della ragazza alle mie spalle non mi piace affatto. Non è così che avevo pensato di passare la serata, ma immagino che sia colpa mia aver lasciato che il senso del dovere mi spingesse da lei. Era facilmente intuibile che un simile chiasso non fosse causato da qualcuno che cercava di nascondersi barando sul coprifuoco. Eppure, nel dubbio, mi sono spinto fin là.
Sento le voci dei quadri più vicine di quanto vorrei; anche se, in questo momento, preferirei la loro compagnia. Insomma, non ho niente contro la Grifondoro, ma l’idea di dover interagire con lei non mi stuzzica il minimo interesse, anzi, a dirla tutta un po’ mi irrita e non so nemmeno perché. Così, a pelle.
Potrei seminarla. Il suddetto senso del dovere, però, mi impone disciplina e mi ricorda che non si corre tra i corridoi, nemmeno di notte, quando nessuno ti vede. Soprattutto perché in una scuola in cui vivono esseri senzienti nei quadri e fantasmi tra i muri, probabilmente non passerei inosservato. Piuttosto, opto per un passo veloce che non faccia echeggiare i miei passi tra le antiche pietre che mi circondano, già fin troppo risonanti del fastidioso scalpiccio della biondina.
Quando mi raggiunge e mi grida di fermarmi, le gambe si arrestano in risposta. Mi rendo subito conto di avere due opzioni: voltarmi e affrontarla senza cincischiare troppo, oppure divertirmi un po’, prima di sorbirmi una qualsiasi sua reazione… Che sia perché l’ho colta in flagrante, perché l’ho istigata a inseguirmi o semplicemente perché le serve un capro espiatorio con cui sfogarsi, so che avrebbe una reazione.
Resto di spalle. Il cappuccio della felpa copre le mie sembianze, ma se mi voltassi noterebbe la spilla da Prefetto prima ancora di riconoscermi in viso.
Alzo le mani in segno di resa, nella sinistra tengo ancora stretta la bacchetta di biancospino.
Piego il viso da quel lato, come se volessi tenere d’occhio il catalizzatore, ma le iridi si posano su di lei. La osservo da sopra la spalla, mentre un angolo delle labbra si curva a disegnare l’accenno di un ghigno.
Sono abbastanza sicuro di non averle mai rivolto la parola e confido nel fatto che non abbia mai sentito la mia voce, visto che nelle riunioni mi limito ad annuire nei rari casi in cui Mike mi coinvolge in questioni che riguardano i Serpeverde. Probabilmente ricordo male e mi riconoscerà non appena aprirò bocca, ma vale la pena tentare per tenerla un po’ sulle spine.

E quindi? Nemmeno ai Prefetti è concesso scardinare porte. – rispondo, il tono basso e calmo, ma che non cela la vena di divertimento.
Alla flebile luce della luna sembra avere gli occhi di un grigio quasi blu e più scuro. Quell’inaspettato dettaglio mi fa pensare agli occhi di Megan e, per un attimo, esito pensando a tutte le volte che mi dice che dovrei essere più gentile e più comprensivo con le persone.
Riporto il viso in avanti, il collo scrocchia e il suono sordo risuona in un istante di silenzio. I quadri sembrano essersi finalmente calmati. Sarebbe ancora più divertente se iniziassi a correre e decidesse di inseguirmi o, peggio, schiantarmi per fermarmi sotto i loro sguardi giudicanti… Sarà per noia, ma improvvisamente l’idea di indispettirla mi intriga, ancor di più l’ipotesi di metterla nei casini; per sua fortuna sono troppo pigro e non ho voglia di attivarmi così tanto per una presa in giro.
Muovo piano la mano destra e stacco la spilla da Prefetto. Me la giro tra le dita in modo che, riportando in alto la mano in segno di resa, possa fargliela vedere.

Chi ti ha ferito, principessa?



Edited by Draven. - 5/5/2023, 13:45
 
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view post Posted on 11/5/2023, 23:12
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Vivienne Pierce
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Alla fine non mi serve insistere molto per farlo fermare. Non è scontato, non credo di essere una persona che incute timore, non è facile farmi rispettare. Forse è solo la spilla che ho appuntata al petto che mi da qualche tipo di potere. Lo sconosciuto alza le mani, mostrando la bacchetta stretta nella mano sinistra. Vederlo così collaborativo mi da la fiducia necessaria per abbassare la mia. Purtroppo sono una che si fida subito degli altri, nonostante sia una cosa che potrebbe portare danni.
Troppo indignata dalle sue parole, neanche mi fermo a provare a capire chi sia. Dopotutto, se fosse qualche conoscente, perché dovrebbe scappare da me? «Non stavo scardinando porte!» Di riflesso mi metto sulla difensiva. Mi rendo conto che non aiuta la mia causa. Oltretutto la mia voce esce più acuta del solito, non va bene. Però devo in qualche modo provare a difendermi da quell’accusa. Non nascondo che è seccante essere “sgridati” da uno sconosciuto, dovrei essere io quella che fa le ramanzine! Come ho fatto a non pensarci prima? Sono un Prefetto, anche io posso fare le ramanzine! «E agli studenti non è concesso uscire di notte!» Uno a uno! Mi sento soddisfatta su come sto gestendo la situazione, è stato più facile del previsto. Con la promessa di dimenticare tutto, ora posso farlo tornare in sala comune e sarebbe come se non fosse successo niente. Non mi sembra così grave. Dopotutto lo so che chi esce la notte, di solito lo fa solo per provare l’ebbrezza del proibito, non perché voglia fare veramente qualcosa di illegale.
Noto subito il movimento della sua mano, fino a quel momento alta e ben visibile. Non immediatamente mi viene in mente di alzare di nuovo la bacchetta; ormai mi sono rilassata, non mi viene naturale tornare sull’attenti. Quindi mi limito a osservare e cercare di capire cosa sta facendo. Non mi è molto chiaro, ma poco dopo torna ad alzare il braccio, quindi non mi faccio troppi problemi, forse doveva grattarsi. Per un attimo vedo il riflesso delle luci tenui del corridoio su qualcosa che tiene in mano, forse un anello? Non gli do troppa importanza. Sopratutto perché sono troppo concentrata sulle sue parole. Principessa? Quando il suono arriva alle mie orecchie rimango sconcertata. Nessuno mi ha mai chiamato così, nessuno avrebbe un motivo per farlo. Non riesco a capire che effetto mi fa, non ci ho mai pensato. Suppongo sia piacevole che qualcuno che tenga a te usi dei nomignoli del genere, ma così? Forse, questa sensazione di pugno nello stomaco che sto provando in questo momento ce l’ho perché vorrei che qualcuno mi chiamasse così. «Io…» Perché sto parlando? E perché la mia voce è così tremolante? Sto per straparlare davanti ad uno sconosciuto? Chiudo la bocca in tempo e tento di darmi un contegno.
È in questo momento che il mio sguardo torna su quello scintillio che avevo visto prima, distinguendo il profilo di una spilla. La guardo meglio e non credo ai miei occhi. Tutto il disagio evapora, sostituito da indignazione quando mi accorgo che l’oggetto non è altro che una spilla da prefetto verde-argento. Tutti i pezzi del puzzle tornano a posto: la presenza nel corridoio in piena notte, il profilo, il comportamento strano. Draven Shaw. Non può che essere lui. «Suppongo che questa scenetta sia stata molto divertente per te.» Mi sento umiliata per il modo in cui mi ha presa in giro. Ancora non ho capito perché sembra che venga presa di mira più degli altri. Cioè, lo so che non sono la più furba e sveglia del mondo, lo so che fregarmi è facile (infatti ci stavo per cascare anche questa volta). Ma approfittarsi così è da perfidi. Non ho più la forza, voglio che la smettano; cosa gli costa ignorarmi? «Io non capisco. Ti prego spiegami che cosa ti ho fatto, spiegami che cosa ci trovate di interessante nel punzecchiarmi. Magari faccio qualcosa al riguardo e la finiamo. » Me la sto prendendo troppo? Non ne ho idea. So solo che le condizioni di partenza del mio umore non erano delle migliori ed è bastato poco per aprire la diga. « Non potevi semplicemente ignorarmi? Lo sai come si fa, lo hai fatto benissimo al ballo mentre stavo parlando con Lyvie. Uno ha i proprio problemi a cui pensare, e niente, deve anche subire la gente che si approfitta del fatto che sono sempre troppo buona. Basta! Spiegami il senso di questo giochino, sennò veramente impazzisco più di quanto sia già pazza!» Sto di sicuro esagerando. Ho perso il controllo. Me ne rendo conto solo alla fine, quando ho il fiato corto per aver parlato troppo senza mai fermarmi. Ho tirato fuori anche la faccenda del ballo, ho detto più di quello che dovevo, ma cosa mi è venuto in mente? Abbasso la testa, colpevole ancora di aver fatto la cosa sbagliata. E realizzo che probabilmente gli ho fornito l’assist perfetto per un nuovo attacco, al quale, comunque, cercherò di difendermi con tutta me stessa.




 
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view post Posted on 14/5/2023, 16:03
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Nel caso in cui mi fossero rimasti dei dubbi riguardo l’attuale instabilità della ragazza dopo averla sentita prendere a calci una porta, posso asserire con certezza di non averne più nel momento in cui risponde agitata alla mia osservazione.
Vorrei farle notare che non intendevo essere letterale nell’affermare che ha scardinato una porta, ma non ribatto. Aspetto pazientemente che si accorga che l’ho costretta a rincorrermi senza motivo convincendola di essere uno studentello ribelle qualsiasi.
Solitamente apprezzo il silenzio che mi abbraccia tra i corridoi durante le ronde notturne, al punto che il semplice fatto che abbia incontrato quei ragazzini poco fa ha rischiato di rovinarmi l’umore, eppure non riesco a fare a meno di approfittare della situazione con Miss Grifondoro per farmi una risata a sue spese. Il pensiero che mi ha avviluppato la mente nel momento in cui mi sono fermato a qualche metro di distanza da lei, restando di spalle, non credo sarebbe stato altrettanto interessante se in ronda ci fosse stato qualcun altro; soprattutto considerando che non guardo mai con chi sono in coppia di ronda e penso solo ai fatti miei.
Il punto divertente non sta nella presa in giro in sé, piuttosto nel fatto che sia rivolta a lei.
Non è razionale, l’astio che provo nei suoi confronti, e nemmeno dipeso da qualcosa di personale; è solo che mi dà sui nervi. È sempre perfettina, lo stereotipo ambulante del Grifondoro. Bleah.
Non appena realizza, e finalmente, chi sia lo stronzetto indisponente che le sta dando le spalle la sento tentennare. A quel punto mi volto, perché il gioco è già finito; comunque è durato più del previsto. Una parte di me era sicura che almeno per l’altezza e i modi di fare mi avrebbe riconosciuto subito, invece, aveva appena avuto bisogno della prova tangibile della spilla da Prefetto per arrivarci. Rinfodero la bacchetta e distolgo lo sguardo da lei per riattaccare la spilla alla felpa; già ho trasgredito abbastanza le regole non indossando la divisa, vorrei evitare casini per non aver indossato anche la spilla.

Abbastanza. – rispondo insofferente, ammettendo di aver trovato “la scenetta” un po’ divertente, sì. Qualcosa di diverso rispetto alle solite ronde. Sono una persona monotona e noiosa per natura, ma è evidente che a volte anche a me fa piacere uscire dalla routine.
E so che questa cosa le scatenerà una reazione, mi sono preparato psicologicamente ad affrontarla nel momento in cui mi sono trovato a decidere se seminarla o darle fastidio. L’ho fatto coscientemente.
Rialzo lo sguardo a incontrare il suo e le sue parole seguenti mi investono a valanga… Si è appena contraddetta da sola? Non credo di aver capito. Mi ha appena chiesto di ignorarla e lasciarla in pace per poi lamentarsi del fatto che l’ho ignorata e lasciata in pace al ballo?
Inarco un sopracciglio e resto a fissarla inebetito per qualche secondo, in silenzio, mentre elaboro le sue parole e cerco di darvi un senso.

Niente di personale, principessa. Non ricordo nemmeno di averti visto al ballo. – ribatto, alzando le mani a mo di resa.
Sono onesto nel dirlo, per davvero non ho il minimo ricordo di lei all’ultimo ballo. Ricordo di aver salutato Lyvie e poi di essere stata con lei per qualche minuto andando via dallo speakeasy, ma nient’altro. Non avevo nemmeno idea che queste due si frequentassero, insomma… Miss Grifondoro non mi dà l’impressione di essere una in grado di tollerare la personalità acida di Lyvie. Con tutto il rispetto per entrambe e soprattutto per Lyvie, che mi piace perché sa farsi i cazzi suoi.

Ho sentito casino e sono venuto a controllare per dovere. Ho cercato di essere silenzioso, ma mi hai sentito e seguito. Volevo seminarti, ma l’idea di entusiasmare questa ronda con un giochino ha avuto la meglio sui miei pensieri più docili. Fine della storia. – mi affretto a spiegare, prendendo poi una grossa boccata d’aria che espiro praticamente sbuffando, scocciato per aver dovuto parlare così tanto.
Cazzo, è sfiancante. Ma ha parlato al plurale e il generalismo non mi riguarda, è bene che sappia che non rientro nella categoria di quelli, chiunque essi siano, che sono soliti prenderla di mira. Non intendo farle da capro espiatorio, per cui una spiegazione l’ho ritenuta necessaria.
Abbasso le mani, convinto che ormai il momento minaccioso sia passato, ma mantengo il contatto visivo. Ha parlato con una tale frustrazione che ha il fiato corto; non ne sono sicuro perché c'è poca luce, ma mi sembra sia anche rossa di rabbia. Continuo a tenere lo sguardo fisso sul suo viso perfetto e forse arrossato. È troppo simmetrica, è innaturale. Mi indispone guardarla.
Prendo un altro sospiro e sbuffo di nuovo. Sono abbastanza sicuro che questa situazione sia più fastidiosa per me che per lei, ma non so se mi sia concesso andarmene. A questo punto, a giochetto finito, vorrei evitare di essere schiantato senza motivo. Quindi, resto immobile e in attesa.

 
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view post Posted on 28/7/2023, 08:40
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Vivienne Pierce
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Vederlo così calmo e controllato mi fa salire il sangue alla testa ancora di più. Un po’ perché non capisco come la sua coscienza gli permetta di comportarsi così con gli altri, da un’altra parte mi da fastidio realizzare che io non riuscirò mai a mantenere la calma nello stesso modo. A sua volta, pensare di invidiarlo per qualcosa mi fa ancora più rabbia. È un fottuto cane che si morde la coda, e il risultato è che mi sto infuriando ancora di più. In più, il buio non fa che amplificare le mie emozioni, mi fa sentire nascosta e protetta, così che mi vergogno di meno a far uscire tutto quello che ho dentro.

Abbastanza? « Abbastanza? » Non riesco a trattenere la risposta, la mia voce è indignata e anche piuttosto alterata, con che faccia riesce a dirlo con quella serenità, ignorando quando io sia arrabbiata? Vorrei dargli una risposta più caustica, vorrei essere cattiva, ma non ho risposte pronte, ho il cervello annebbiato. È incredibile: nonostante abbia l’occasione di sfogarmi con lui non so essere cattiva con gli altri. « Bene, adesso che ti ho fatto divertire che si fa? Me ne posso andare o devo continuare a farti da giullare? » Nonostante faccia del mio meglio per metterci un po’ di cattiveria, Shaw sembra imperturbabile. Neanche le mie parole successive riescono a sconvolgerlo. E mi sento patetica. Di nuovo quel principessa, che ora sento proprio come un insulto. Vorrei provare a fingere che le sue parole non mi interessino, che essere invisibile non mi faccia male, ma un piccolo tremore del labbro me lo impedisce. Me lo mordo con tutta la forza che ho, rischiando di farlo sanguinare.

Rimango ferma e lo ascolto. La naturalezza con cui ammette che ha avuto voglia di giocare con me mi sconvolge. « Infatti la colpa è la mia che ti ho seguito, dovevo farmi gli affari miei! Ma non trovo giusto giocare a mie spese! Io non mi sono divertita. A volte prima di fare queste cose bisognerebbe pensare che davanti a te c’è una persona che potrebbe soffrire. » Iniziò a camminare avanti e indietro davanti a lui, mi sfugge un piccolo urlo di frustrazione mentre alzo il volto al soffitto, esasperata. Sembrò pazza? Probabile. Quel pensiero mi da un minimo di forza per cercare di riprendere un po’ di contegno. Mi fermo e mi giro verso di lui, mi concentro sul respiro, tentando di regolarizzarlo. Il fatto è che, probabilmente, in un’altra situazione non avrei avuto una reazione così esagerata come quella che ho avuto, ma ha deciso di fare questa cosa nel momento in cui mi sentivo più vulnerabile, e questo ha reso tutto molto più intenso. Non ho il cervello lucido, e vedo il suo attacco come un tentativo di distruggermi. Perlomeno, il peggio sembra essere passato, la rabbia sembra essere diminuita, lasciando lo spazio alla delusione e alla stanchezza. Non ne posso più di dover sempre sopportare, eppure sembra proprio la mia condanna.

Faccio per chiudere quell’incontro infelice quando, quello che doveva essere solo un pensiero, sfugge dalle mie labbra. « Come fa Alice a sopportarti proprio non lo so. » Quasi non mi accorgo che le parole sono veramente uscite dalla mia bocca, il tono è calmo, diversamente a quello usato il resto della serata. Mi pento subito di averlo detto ad alta voce, dopotutto, non credo che a lui importi nulla. « Non mi fraintendere, non lo dico per te. È lei che non mi spiego come faccia, non mi sembra il tipo a cui piacciono questi comportamenti. » Non capisco come sono riuscita a tornare ad usare un tono così tranquillo così rapidamente, probabilmente Shaw penserà che sono una pazza lunatica. Forse ha ragione. Forse ho solo la memoria corta ed è per questo che continuo a farmi del male.




 
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view post Posted on 6/9/2023, 17:26
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Mi ritrovo in questo casino per via del disinteresse con cui svolgo i miei doveri da Prefetto. Ecco cosa accade a non controllare in bacheca con chi condivido i turni di ronda.
Non è per la principessa Grifondoro che mi sento infastidito, anzi; in realtà mi ha divertito prenderla un po’ in giro, lo avrei fatto probabilmente con chiunque in una situazione analoga. Il punto è che non pensavo sarebbe esploso tutto in una crisi isterica.
Inevitabilmente, mi ritrovo a chiedermi da quant’è che si tiene dentro la frustrazione che, trovato me come capro espiatorio, ha ben pensato di voler esternare.
L’ha presa proprio male e, per riflesso, idietreggio lentamente di un paio di passi.
Non sono il tipo che giudica la permalosità altrui e, anzi, tendo a rispettare l’istinto dei solitari che non vogliono rotture di palle. Questa è una condizione un po’ diversa e, quasi, mi dispiace un po’ per lei che l’abbia presa così sul personale. Forse per riparare al danno appena commesso faccio un accordo con me stesso di tollerare pazientemente e silenziosamente la sua invettiva. Non credo di aver esagerato e credo anche che chiunque altro si sarebbe limitato a mandarmi a fanculo senza troppe cerimonie; credo fortemente che ce l’abbia con me a prescindere e, per questo, non riesco a darle torto. D’altro canto non faccio niente per farmi piacere dalle persone e so mettermi d’impegno, invece, per farmi odiare. Quasi mi soddisfa, nel profondo della mia anima oscura, che provi nei miei confronti lo stesso astio immotivato che io provo nei suoi.
O almeno è ciò che penso finché non nomina Alice.
Esistono persone che a pelle proprio non riescono ad andare d’accordo e, finché ho pensato che con la biondina fosse questo il caso, mi stava anche bene. Nel momento in cui un ingranaggio nel mio cervello reagisce alle sue ultime parole riguardo l’altra Prefetto Grifondoro, la mia condizione emotiva cambia radicalmente.
Per qualche motivo che lì per lì non riesco bene a comprendere, la frase mi colpisce come un pugno dritto nello stomaco. L’espressione del mio viso cambia inevitabilmente; da beffarda che era, mi ritrovo con una smorfia di puro nervosismo.
Sono tante le emozioni che mi sento dentro e vorticano intorno al fiume di parole che mi appare nella mente. Penso che sia gelosa e mi sento divertito dalla cosa; penso che mi ritenga non all’altezza di Alice e un moto di fierezza mi si palesa nei meandri delle viscere; penso che dia troppa importanza a un legame tra compagni di classe e mi si scalda il cuore; penso che dovrebbe farsi i cazzi suoi e mi sento furioso.

È la prima volta che ci rivolgiamo parola e già credi di conoscere i miei comportamenti? Non dovresti giudicare le persone, principessa. Non sta bene. – ribatto, freddamente, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi.

Ora, se hai finito di scaricare su di me le tue frustrazioni, tornerei ai miei doveri. Qualsiasi sia il tuo problema con Alice non mi riguarda. Cordialmente… - aggiungo, concludendo con un inchino irriverente, prima di voltarmi a darle le spalle. Con le mani di nuovo nelle tasche dei pantaloni, avanzo paciosamente nel senso opposto al suo.
Qualcosa mi dice che non sarà la prima né l’ultima volta che avrò uno scontro con lei. Stavolta me la sono un po’ cercata, devo ammetterlo; ciò non toglie che non possa accadere di nuovo.
Credo di trovare divertente istigare la sua sensibilità. Ora che il pensiero che possa essere in qualche modo invidiosa mi si è impresso nella mente, trovo la sua sola esistenza esilarante.

 
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