| Viktor era in auto, accanto a lui sedevano i suoi fratelli, al volante c’era suo padre e accanto a quest’ultimo, sul sedile dei passeggeri, la madre. Quella mattina avevano preso l’auto del padre, più grande e spaziosa, ottima per trasportare tutti i bauli dei tre figli.
Nikolaus! Quante volte dovrò ripeterti ancora di tenere a bada quel topo!
esclamò rabbioso Albert, il padre dei tre, che stava avendo a che fare con il roditore, il quale sembrava curioso di esplorare tutta l’automobile.
Tra un rimprovero ed un altro, finalmente la famiglia Hartmann raggiunse la stazione di King’s Cross.
Viktor era contento, si, ma anche un po’ stranito, aveva sempre ascoltato solo e soltanto i racconti dei maggiori e fare quelle esperienze a sua volta lo rendeva nervoso.
Si affrettarono per raggiungere il binario, facendosi spazio tra la folla: come al solito erano in ritardo, per colpa di Nikolaus ovviamente! Loro madre odiava il ritardo, ed i ritardatari e ciò la rendeva solo più nervosa di quanto non lo fosse già per ogni partenza.
Viktor correva dietro la madre, che sembrava più ansiosa di lui, superava tutto e tutti, senza perdere neanche un secondo. Se il treno sarebbe partito senza i tre a bordo, probabilmente sarebbe diventata isterica.
Il ragazzino si ritrovò dunque a dover passare oltre il famigerato muro, lo aveva visto fare milioni e milioni di volte, da parenti e amici, ma era più semplice quando non era lui a farlo. Decise di chiudere gli occhi e fidarsi del suo istinto, corse verso il muro e sentì una ventata d’aria fresca scontrarsi contro il suo viso: era riuscito a passare!
La stazione pullulava di studenti, intenti a controllare di aver portato tutto o a salutare i propri genitori… C’era persino chi aveva dimenticato la bacchetta!
Ormai tutti stavano già salendo sul treno, e velocemente i fratelli Hartmann si avvicinarono ad uno dei vagoni.
Non cacciatevi nei guai!
Disse con sguardo di rimprovero sua madre, rivolgendosi soprattutto a lui.
Salutati la madre ed il padre, salì finalmente sul vagone e camminò per qualche metro, fin quando non trovò un posto in cui sedersi. Dal vetro un po’ opaco del suo finestrino vedeva i suoi genitori salutarlo, alternandosi tra il suo vagone e quello dove sedevano i fratelli. Rivolse ai due adulti un ultimo saluto, con un cenno della mano, poi il treno partì verso Hogwarts.
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