| Ayumo Vanille
ps: 188/188 PC: 110/110 PM: 117/117 EXP: 25 In un certo senso fu stupefatta della semplicità con cui il ragazzo decise di sedersi accanto a lei, senza nessun imbarazzo al contrario suo. Questo perché, lei, era solitamente abituata a tenere una prossemica piuttosto ampia con gli sconosciuti, era il suo modo per evitare che quest’ultimi potessero invadere il suo spazio personale più del dovuto; in quel momento però non poteva decidere lei in prima persona la distanza essendo già seduta, spettava al Sperverde che la pensava diversamente rispetto a lei, evidentemente. In mezzo a quelle frasi riuscì a scoprire anche il nome del suo interlocutore, Silias, che le risultò particolare seppur lei fosse l’ultima che poteva asserire qualcosa in merito al nome di qualcun altro. Come aveva intuito il giovane, il suo nome aveva origini orientali, suo padre si era innamorato delle lingue asiatiche in uno dei suoi incarichi come Spezzaincantesimi all’estero; prima che decidesse di abbandonare tale vita fuori di casa per dedicarsi unicamente alla famiglia, motivato dalla paura che avrebbe potuto lasciarli da soli se si fosse imbattuto in qualche maledizione più complessa del previsto. Così era uscito il connubio particolare dei nomi della sua famiglia, sua madre che portava un nome tipicamente irlandese, suo padre e suo fratello che sembravano più inglesi e alla fine lei che sembrava provenire da lontano, da una terra sconosciuta. Era curiosa di sapere che cosa Owen aveva trovato di così tanto affascinante in quelle terre, le sembravano così lontane e distante, totalmente inesplorate a livello di cultura e abitudini. C’erano state alcune occasioni in era stata colta da un’improvvisa curiosità, ma alla fine aveva sempre desistito; forse ci sarebbe stata una buona occasione per immergersi realmente in tali tradizioni? A malapena conosceva i propri costumi, li stava approfondendo pian piano riscoprendo il legame con la propria famiglia, ma era curiosa di guardare oltre e lo avrebbe sicuramente fatto più avanti nel suo percorso. Riprese a concentrarsi su quello che il ragazzo stava farfugliando, trovando non poche frasi bizzarre e prive di senso. Soprattutto in merito alla questione di fermarsi a parlare con gli Ippogrifi, certamente anche lei considerava la maggior parte delle persone prive di qualcosa che potesse interessarle, ma scovando affondo riusciva a rastrellare una piccola cernita di individui con cui lei poteva circondarsi. Cercò di nascondere quello stupore e quel dubbio che probabilmente erano comparsi per un brevissimo istante sul suo volto, convinta che nemmeno lo sguardo più attento sarebbe riuscito a percepirli. Gli ippogrifi erano sicuramente animali dotati di un grande intelletto, ma considerarli meglio di tutto la popolazione umana era un estremismo che perfino lei faticava a comprendere.
« Sono convinta che nelle tue parole vi sia un fondo di verità, gli Ippogrifi – così come una buona parte delle Creature Magiche – sono certamente dotati di un intelletto stupefacente. La natura, in certi casi, non andrebbe mai sottovalutata; ma considero eccessivo reputarli più interessanti della totalità dell’umanità. Non nego che nella moltitudine di individui che compongono la popolazione, la stragrande maggioranza non rientri nei miei gusti, ma vi sono rare eccezioni che meritano di essere individuate e con cui è fondamentale interfacciarsi. Io rifuggo la maggior parte dei contatti sociali, ma sono cosciente che siamo creature che necessitano strettamente di stare a contatto con gli altri per svilupparsi adeguatamente. È il nostro naturale percorso, non possiamo progredire se non a contatto con altre persone, che ci faccia piacere o meno. »
Inspirò lentamente vedendo il ragazzo adocchiare il libro, sarebbe risultata scortese a negargli l’accesso, ma era estremamente possessiva con i propri oggetti e questo perché faticava a vederli tornare distrutti a causa delle altre persone. Le esperienze passate erano tate tanto negative da indurla a voler evitare totalmente certi accadimenti, ma forse in questo caso avrebbe potuto fare uno strappo alla regola consentendogli una veloce sbirciata sotto il suo attento e vigile occhio. Diede un piccolo assenso col capo, sfilò il libro di testo dal reperto archeologico che era la sua tracolla e lo poggiò davanti a Silias. Constatò nuovamente che, sì, era troppo vicino per i suoi gusti. Gli occhi, ora, rimiravano nuovamente l’orizzonte per poi spostarsi sull’erba del prato ed infine sul Platano picchiatore che se ne stava fermo placidamente, cullato dalla brezza quasi primaverile.
« Il Platano Picchiatore è stato piantato tempo orsono ed ha una natura alquanto inquieta, ma se si conoscono i suoi segreti diventa inerme come la maggior parte delle persone. Credo che rispecchi la natura dei gradassi, che si fanno forti di fronte alle altre persone e che divengono agnellini se gli si prospetta davanti la verità più recondita della loro anima oppure i segreti che pensavano di aver celato tanto attentamente. Non ne vedo la natura di una persona introversa, forse perché la vediamo da prospettive differenti. Se realmente non si vuole relazioni sociali non si dà neanche la possibilità alle persone di avvicinarsi a scrutare quel qualcosa di più profondo. Infine, ricollegandomi a quanto detto prima, noi siamo involontariamente e intrinsecamente creature da una forte natura sociale. L’asocialità totale sfocia nel patologico. »
Espirò profondamente all’ennesima dichiarazione, quasi scontata, del Serpeverde. Certo l’aveva disturbata, ma se non avesse avuto intenzione di parlargli gliel’avrebbe garbatamente detto, non era così tanto ipocrita da sorbirsi chiacchiere inutili per non si sa bene quale motivazione. Sarebbe stato poco carino da parte sua, scorte in un modo assoluto.
« Se non fossi interessata te l’avrei fatto notare, certamente ammetto che avevo prospettive differenti per la mia giornata. Diciamo che colgo le occasioni se mi capitano e quattro chiacchiere non si negano a nessuno, naturalmente vi sono delle eccezioni. »
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