from: fori romani → to: "Il Cairo"
Anna ti ha sentito, forte e chiaro. E quando si è avvicinata a te, ha lasciato correre lo sguardo verso Marco, preoccupata. Non sai dire - sul momento - se sia perché il fratello le sembri tanto fragile anche quando ringhia come un cane da strada, o perché qualcos'altro bolle in calderone. E lei, rispetto a prima, è mite. Si siede, è vero, e s'incupisce.
Osserva con attenzione ogni singola mossa di Marco, come se volesse registrarle nella testa, come se girare su questi vespini fosse talmente pericoloso da metterle ansia neanche foste su una moto che può fare i 400km/h senza battere ciglio.
Marco si prepara come un vero corridore, prende un respiro profondo, ma nessun dei suoi gesti è teatrale o rallentato. Ti guarda solo quando è pronto. Come pronta è Hagalaz, che t'accarezza come una brezza amica, un'aria tesa come un'arco: è pronta a scoccare le tue frecce, pronta a proteggerti, a ricordarti il prezzo di ogni cosa, il pegno di un legame. Già, un legame, ti torna familiare come parola, Horus?
Ti torna, quando Anna si aggancia bene con le mani alle maniglie della vespa, lo sai da te che non intende stringersi alla tua schiena, né intrecciarti le dita in grembo. Lei non vuole toccarti, ha perso quell'espansività con cui ti stava trascinando verso il suo meraviglioso prototipo. E te l'ho detto, le tue parole le ha sentite, le hanno inumidito lo sguardo, che non ti ha ancora minimamente rivolto. E' solo per Marco, per un'intimità che lui neppure tollera. Tanto che non ricambia alcuna apprensione, oh no, il ragazzino ti alza il dito medio e sgomma senza darti il via [
2], sleale e sciocco.
«VAFFANCULO, STRONZO!»Ma tu parti subito dopo, appena il motorino si accende, una piccola scia luminosa scatta davanti a te, ad indicarti quale via seguire. Non vedi lo stesso dalla vespa di Marco, ma d'altronde lui è davanti a te per la prima volta. Una che fa sussultare Anna, una che la costringe a tenere saldissime le dita contro le maniglie, ed i piedi ben lontano dal rischio di sfiorarti anche solo le caviglie.
«N-non è colpa sua, ti prego.» Lenta ma solenne, la voce di Anna ti sfiora le tempie, come se ti stesse sussurrando qualcosa che altrimenti - con il vento in volto - non sentiresti. Ma devi stare attento alla strada, Horus, concentrati su un piccolo rettilineo che ti porta a guadagnare un pochino di vantaggio. [
3] La voce di Anna, però, continua.
«Ci avevano promesso che poteva tornare, che lo avrebbero rimesso in piedi. » Lo senti come serpeggia un dolore da spaccare il cuore. E tu vai avanti ancora, i vicoli stretti del centro bloccano un po' la vostra strada, ma Marco è implacabile, e - di conseguenza - lo sei tu. [
3]
«D-dovevamo solo tenerti qui, e lui, il **Velo Vivente**.. I-io-» la voce quasi si rompe, ma Anna deglutisce, sicura, manda già il nodo in gola, sempre senza staccare gli occhi da Marco.
«Mi mancava così tanto»Lei, Horus, sa ciò che non sai, tuttavia è qui sul ciglio di una disperazione profonda. Stringe gli occhi, e quello che senti, oh, questa seconda voce tu la riconosci benissimo:
John Cavendish Questo è un ricordo che non hai voluto, Horus. Ma adesso ti sfiora - come tuo - mentre ancora il corpo è saldo sulla vespa, a sfrecciare contro il tramonto di Roma.
«Vuole fondere il suo corpo?!»
«E' il modo in cui agiremo, per avere ciò che chiedi è richiesto altrettanto sacrificio, ragazzina.»
«E riavrò m-mio fratello? Per sempre?»
Una risata calda e gelida al tempo stesso, un mondo che si chiude - oscuro - contro Anna. Lei è pallida, ha pianto giorni, ha gli occhi gonfi ed il battito lento: è stanca, Horus. Ed è in quello studio, il maledetto studio da cui te ne sei andato tu, con più domande che risposte.
«Ferma il ragazzo e lo riavrai. Marco non ti lascerà più.»
Anna piange, ma la mano di John le raggiunge una spalla, facendola rabbrividire. L'uomo si avvicina, snuda i denti pallidi, feroce, le sussurra: «Commetti un solo errore, e tuo fratello resta oltre il velo per sempre, chiaro?» «S-si.»
[
5] Uno schiocco, e quel ricordo ti risucchia un battito, e poi due. Ma non perdi la presa sul manubrio, forse perché Hagalaz ti sorregge con l'equilibrio che non puoi perdere. Il contachilometri sta per arrivare alla giusta velocità, e la vespa trema piano mentre finalmente - in un vicolo più nascosto e poco trafficato - recuperi Marco. Lo affiancate, e sei sicuro sia lui anche se il suo aspetto è diverso. Come se fosse cresciuto di dieci anni in qualche minuto. I capelli sono meno ribelli, gli abiti sono scuri, il sorriso è sghembo, più un ghigno doloroso. Gli occhi, oh, quelli sono completamente velati. Non porta gli occhiali con cui l'hai visto fino a poco fa.
Indossa un orecchino scuro, e si è anche alzato di qualche centimetro, snellendo la figura. Sembra più sottile, e rivolge a te uno sguardo di crudele sfida, urtato dal modo in cui stai riuscendo a superarlo. Ancora un po' e lo tagli prima di lui il traguardo. La vespa trema.
«M-Marco...» sussurra nella tua testa.
«No-non fargli male»
[**in italiano]
[
numerico] = spiegazione dei dadi.