| Uscendo dalla sala comune per andare a convincere gli elfi a darmi qualcosa di decente con cui nutrirmi, dato che ho saltato il pranzo per colpa del turno da Sinister, ho immaginato di tutto. Ma non questo. Mi ritrovo coinvolto, e a stomaco vuoto, in qualcosa che non ho la minima voglia di gestire, quando mi si affianca un Serpeverde a metà del corridoio tra l’area di casata e l’aula di pozioni. Iniziano subito a girarmi i coglioni, ma mi si piazza comunque davanti per fermarmi, tagliandomi la strada; lo guardo come un boia pronto a eseguire la sua sentenza. Non dice niente e abbassa immediatamente lo sguardo. È un ragazzino dinoccolato, con i capelli biondi a scodella e unti all’inverosimile appiccicati sulla fronte, che gesticola nervosamente e sembra essere sul punto di vomitare.
Che cazzo vuoi? Non sono per niente in vena di fingermi disponibile. Divento ancora più intollerante quando ho fame e i miei concasati dovrebbero sapere, ormai, che per rivolgersi a me e ottenere qualcosa di decente è tutta questione di tempismo. Lui lo ha toppato. Alla stragrande. Non poteva andargli peggio di così.
I-io non ho fatto niente. Ma c’è stato un incidente nell’aula di pozioni. I-io credo che dovessi saperlo. Fa una specie di inchino carico di reverenziale terrore e si allontana con una velocità sorprendente prima che possa chiedergli di cosa diamine stia parlando. Per un attimo esito e penso che potrei fingere di non averne saputo nulla; d’altronde, se il ragazzino scodella non mi avesse placcato nel bel mezzo del corridoio nell’unico momento libero che ho avuto nella giornata, non ne saprei davvero nulla. Ma quello che credo sia un brontolio di fame in cima allo stomaco mi confonde le priorità e lo interpreto come un morso di coscienza. Dannata spilla da Prefetto. Riprendo la mia corsa in corridoio, ma non più diretto alle cucine. Purtroppo. Mi affretto verso l’aula di pozioni: prima che possa anche solo varcarne le soglie vengo investito da un’ondata di aria tossica simile a una nuvola di polline trasparente e immateriale. Dopo una serie di starnuti, riesco finalmente ad acuire la vista verso l’interno dell’aula, dove alcuni Tassorosso e Serpeverde stanno discutendo animatamente per qualcosa. Colti sul luogo del delitto, non gli andrà bene. Schiudo le labbra. Forse per redarguirli e farli smettere di litigare per spiegarmi cosa sia successo in quell’aula; forse per ringhiargli addosso tutta la mia frustrazione da uomo affamato e insofferente verso il mondo. Ad ogni modo, non ho il tempo di dire o fare nulla: uno dei miei concasati si accorge della mia ingombrante aura e comincia a scuotere per le spalle i suoi compagni di merende per farli accorgere di me e, credo, spronarli a smettere di inveire contro il gruppo di tassi. Anche quest’ultimi, vedendo decrescere il livello di incazzatura dei nemici, si ritrovano confusi a non sapere che cosa fare, per poi fermarsi e zittirsi nel notare me. Lascio che il silenzio ci avvolga per creare tensione, mentre li guardo uno ad uno in cagnesco per dargli l’impressione di stare a memorizzare i loro connotati, così da poterli riportare ai rispettivi Caposcuola per la dovuta punizione. La verità è che non riuscirò mai a ricordare i loro volti e nemmeno mi importa di farlo; è importante solo che ci credano abbastanza da non sfidare la mia autorità.
Voi. Tornate dagli altri hobbit. – esordisco, indicando il gruppo di Tassorosso.
Voi. Aspettatemi in sala comune. – aggiungo, indicando poi il gruppo di Serpeverde.
Se uno solo di voi fa la più minima deviazione mi assicurerò di farvi appendere a testa in giù dal Barone Sanguinario fino a data da destinarsi. Ha abbastanza catene per coccolarvi tutti finché morte non vi separi. – proseguo a spiegare, continuando a fissarli uno ad uno a rotazione.
Fuori. – tuono, infine, restando immobile a pochi passi dall’uscio finché non li vedo superarmi tutti e non percepisco più la loro presenza alle mie spalle. Mentre mi addentro nell'aula, mi accorgo di avere le narici desensibilizzate e la gola secca. Qualsiasi cosa sia successa lì dentro, va risolta alla svelta. Con l’immediato senno di poi, mi rendo conto che prima di togliermi di torno quegli idioti avrei dovuto esercitare un po’ di pazienza e chiedergli cosa avessero combinato, ma la sola vista di tutti loro mi ha prosciugato di ogni oncia di sopportazione. Impugno la bacchetta nella mano sinistra - e lo faccio per istinto, presumibilmente con l'intento di rimuovere almeno quel fumo così bruciante - ma mi passa di mente qualsiasi cosa avessi pensato di voler fare nel sentir giungere i riconoscibilissimi toni soavi di Camille Donovan, immediatamente rimpiazzati da quelli del custode. Tengo fisso lo sguardo davanti a me, come a voler fingere che nessuno dei due abbia davvero osato affiancarsi alla mia persona, ma inevitabilmente mi sforzo di memorizzare il cognome pronunciato da Gazza in riferimento alla spia Serpeverde. Osservandolo di sottecchi mentre si allontana, mi accorgo della piccola folla di curiosi che ha messo radici lì nei pressi. Sospiro, praticamente sbuffando, alzando gli occhi al cielo. Già così esausto a metà giornata e non per i fiori rari e potenzialmente pericolosi che stanno nuclearizzando l'area nei sotterranei; perché, nonostante sia allergico ai fiori e mi preoccupi non poco l’idea di dover entrare in laboratorio a risolvere questo casino, mi irrita di più la presenza di Camille Donovan. Al punto che, mentre mi rivolge a raffica le sue domande/osservazioni, mi ritrovo a grattarmi un braccio provando improvviso prurito all’altezza del polso.
Troverai nella tua sala comune un gruppo di coglioni disposto a spiegarti tutto. Li ho beccati a litigare con alcuni Serpeverde, credo abbiano tutti a che fare con questa storia. Ma là dentro non ci entro. – mi limito a rispondere, senza nemmeno degnarla di uno sguardo e, piuttosto, rivolgendo la mia attenzione verso la scena del crimine. D’altronde, Gazza ha dato a lei la ramazza. Non è più un problema mio, ammesso che lo sia mai stato in principio.
|
| Slytherin Prefect | 16 y.o |
Edited by Draven. - 30/5/2023, 12:32
|