Radioactive, Contest a Tema, Maggio 2023

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view post Posted on 9/5/2023, 16:21
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan

«Accidenti, sono proprio una testa di Troll!» batto dolcemente il palmo della mancina sulla fronte, la tracolla scolastica cade lungo il fianco dopo che l’ho setacciata a fondo.
«Che succede?» Abigail solleva un sopracciglio color paglia, mi osserva sospettosa dietro le lunghe ciglia.
«Ho dimenticato il libro di Pozioni in Aula, ti spiace se vado a recuperarlo e ti raggiungo dopo in Biblioteca?» siamo ormai a metà della scalinata che porta al Primo Piano, fortunatamente non è troppo tardi per ridiscendere.
«Va bene, ma sbrigati, ti ricordo che domani devi consegnare la tesina!» non aggiunge altro, sparisce oltre la prima curva. Io intanto, di malavoglia, mi dirigo di nuovo verso i Sotterranei. Ancora prima d'imboccarne l’ingresso sento un gran trambusto, non è inusuale là sotto, ma comunque i sensi si allertano aspettandosi il peggio sempre e comunque. Prego Tosca che sia una sciocchezza e non richieda punizioni estreme, non con la Clessidra che si sta finalmente colmando. Magari i classici litigi scaturiti dall’utilizzo improprio degli scherzi di Weasley e Zonko, ad esempio.
Sto dando le spalle all’ultimo gradino quando, ad ampie falcate, due ragazzi poco più grandi di me mi passano di fianco. Uno di loro inveisce a gran voce «Chiunque sia l’idiota che ha causato tutto questo la pagherà, lo giuro su Salazar!» sul suo volto è dipinto un ghigno furioso tanto quanto il tono che utilizza. Tira su la manica della camicia e si gratta convulsamente l’avambraccio, sul pallore della pelle spicca una macchia rossa e squamata.
«Dai, non lamentarti, almeno adesso hai una scusa plausibile per incontrare la bella infermiera White!» il compare l’ha presa con filosofia evidentemente, perché ha l’aria divertita che muta in civettuola, arriccia con malizia le labbra e mima un sonoro bacio a schiocco.
Nella cacofonia generale si percepiscono inoltre degli starnuti; in effetti mentre avanzo le narici cominciano ad irritarsi, come se qualcuno o qualcosa le stesse solleticando violentemente con una piuma. Non mi trattengo e cedo anch’io, nascondo rapida bocca e naso nell’incavo del gomito e sfogo quella reazione improvvisa. Con gli occhi che iniziano a pizzicare, mi serve giusto qualche secondo per riprendermi dallo stordimento e proseguire. Mi addentro quindi nella zona calda, dove noto la familiare figura di Draven. Nel bene e nel male sono costretta a collaborare con lui per mantenere l’ordine in quel caotico angolo del Castello dimenticato da Dio, anche se non sempre ne usciamo vincitori per via dei nostri continui litigi. Seppur restia mi avvicino, dopotutto – se è lì da abbastanza tempo – conto si riveli la fonte più attendibile nei dintorni. «Ma che dia-» la domanda che gli rivolgo viene prontamente interrotta da Gazza, che mi ficca in mano una ramazza e guarda entrambi con l’usuale cipiglio da belva, sembra brami di torturarci da un momento all’altro «Tocca a voi ripulire e mettere ordine!» abbaia «Uno dei tuoi mocciosi piagnucoloni, un certo McLaughlin, ha rotto un contenitore in laboratorio con dei fiori....» punta l’indice ossuto contro di me «O almeno così racconta Hamilton, una delle tue piccole bisce….» l’attenzione ora si sposta verso il mio collega.
«Miss Walker doveva controllarli perché rari, scommetto sarà felice di sapere che delle giovani cavie si sono proposte per i suoi esperimenti!» mostra i denti in un sorriso feroce «Dite agli stolti di girare alla larga se non vogliono passare la giornata in infermeria, pare che causino irritazioni anche solo annusandoli!» finita la predica gira i tacchi, con l’amata gatta al seguito fila a chiudersi nel suo minuscolo ufficio. Rimango imbambolata qualche secondo, tentando di digerire con difficoltà le troppe informazioni che mi hanno investita come un treno in corsa. Non so da dove partire per sbrogliare la matassa, probabilmente è necessario mandare via tutti i presenti.
«Per Merlino, poteva chiamare direttamente l’insegnante invece di mollare a noi l’Ashwinder bollente!» borbotto al vento, di certo non siamo le uniche autorità lì dentro. O almeno, non siamo qualificati per fronteggiare un’emergenza di tale portata. Mica siamo Antimago addetti a setacciare scene del crimine, oppure ad interrogare testimoni poco collaborativi.
«E poi chi è questo Hamilton?» butto lì mentre metto a fuoco la situazione, un flash che mi coglie mentre ragiono su quanto abbiamo appena appreso «Ora i tuoi concasati sono diventati dei santarellini al punto di collaborare con il Custode?» il fastidio che provo è evidente. Non è la prima volta che le colpe rimbalzano tra le nostre Casate, anzi mi stupirei del contrario «Non mi sorprenderei avesse fatto scarica barile, considerando come vanno solitamente le cose qui.» non permetterò che si accusi un Tassorosso senza prove concrete. Oltretutto devo ancora capire cosa fare con la ramazza, vuole che la faccia impattare sul sederino del primino cattivo?

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Edited by Camille Donovan - 30/5/2023, 15:39
 
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view post Posted on 10/5/2023, 18:08
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Draven Shaw

Uscendo dalla sala comune per andare a convincere gli elfi a darmi qualcosa di decente con cui nutrirmi, dato che ho saltato il pranzo per colpa del turno da Sinister, ho immaginato di tutto. Ma non questo.
Mi ritrovo coinvolto, e a stomaco vuoto, in qualcosa che non ho la minima voglia di gestire, quando mi si affianca un Serpeverde a metà del corridoio tra l’area di casata e l’aula di pozioni.
Iniziano subito a girarmi i coglioni, ma mi si piazza comunque davanti per fermarmi, tagliandomi la strada; lo guardo come un boia pronto a eseguire la sua sentenza. Non dice niente e abbassa immediatamente lo sguardo. È un ragazzino dinoccolato, con i capelli biondi a scodella e unti all’inverosimile appiccicati sulla fronte, che gesticola nervosamente e sembra essere sul punto di vomitare.

Che cazzo vuoi?
Non sono per niente in vena di fingermi disponibile. Divento ancora più intollerante quando ho fame e i miei concasati dovrebbero sapere, ormai, che per rivolgersi a me e ottenere qualcosa di decente è tutta questione di tempismo. Lui lo ha toppato. Alla stragrande. Non poteva andargli peggio di così.

I-io non ho fatto niente. Ma c’è stato un incidente nell’aula di pozioni. I-io credo che dovessi saperlo.
Fa una specie di inchino carico di reverenziale terrore e si allontana con una velocità sorprendente prima che possa chiedergli di cosa diamine stia parlando.
Per un attimo esito e penso che potrei fingere di non averne saputo nulla; d’altronde, se il ragazzino scodella non mi avesse placcato nel bel mezzo del corridoio nell’unico momento libero che ho avuto nella giornata, non ne saprei davvero nulla. Ma quello che credo sia un brontolio di fame in cima allo stomaco mi confonde le priorità e lo interpreto come un morso di coscienza.
Dannata spilla da Prefetto.
Riprendo la mia corsa in corridoio, ma non più diretto alle cucine. Purtroppo. Mi affretto verso l’aula di pozioni: prima che possa anche solo varcarne le soglie vengo investito da un’ondata di aria tossica simile a una nuvola di polline trasparente e immateriale. Dopo una serie di starnuti, riesco finalmente ad acuire la vista verso l’interno dell’aula, dove alcuni Tassorosso e Serpeverde stanno discutendo animatamente per qualcosa. Colti sul luogo del delitto, non gli andrà bene.
Schiudo le labbra. Forse per redarguirli e farli smettere di litigare per spiegarmi cosa sia successo in quell’aula; forse per ringhiargli addosso tutta la mia frustrazione da uomo affamato e insofferente verso il mondo.
Ad ogni modo, non ho il tempo di dire o fare nulla: uno dei miei concasati si accorge della mia ingombrante aura e comincia a scuotere per le spalle i suoi compagni di merende per farli accorgere di me e, credo, spronarli a smettere di inveire contro il gruppo di tassi. Anche quest’ultimi, vedendo decrescere il livello di incazzatura dei nemici, si ritrovano confusi a non sapere che cosa fare, per poi fermarsi e zittirsi nel notare me.
Lascio che il silenzio ci avvolga per creare tensione, mentre li guardo uno ad uno in cagnesco per dargli l’impressione di stare a memorizzare i loro connotati, così da poterli riportare ai rispettivi Caposcuola per la dovuta punizione. La verità è che non riuscirò mai a ricordare i loro volti e nemmeno mi importa di farlo; è importante solo che ci credano abbastanza da non sfidare la mia autorità.

Voi. Tornate dagli altri hobbit. – esordisco, indicando il gruppo di Tassorosso.

Voi. Aspettatemi in sala comune. – aggiungo, indicando poi il gruppo di Serpeverde.

Se uno solo di voi fa la più minima deviazione mi assicurerò di farvi appendere a testa in giù dal Barone Sanguinario fino a data da destinarsi. Ha abbastanza catene per coccolarvi tutti finché morte non vi separi. – proseguo a spiegare, continuando a fissarli uno ad uno a rotazione.

Fuori. – tuono, infine, restando immobile a pochi passi dall’uscio finché non li vedo superarmi tutti e non percepisco più la loro presenza alle mie spalle.
Mentre mi addentro nell'aula, mi accorgo di avere le narici desensibilizzate e la gola secca. Qualsiasi cosa sia successa lì dentro, va risolta alla svelta.
Con l’immediato senno di poi, mi rendo conto che prima di togliermi di torno quegli idioti avrei dovuto esercitare un po’ di pazienza e chiedergli cosa avessero combinato, ma la sola vista di tutti loro mi ha prosciugato di ogni oncia di sopportazione.
Impugno la bacchetta nella mano sinistra - e lo faccio per istinto, presumibilmente con l'intento di rimuovere almeno quel fumo così bruciante - ma mi passa di mente qualsiasi cosa avessi pensato di voler fare nel sentir giungere i riconoscibilissimi toni soavi di Camille Donovan, immediatamente rimpiazzati da quelli del custode.
Tengo fisso lo sguardo davanti a me, come a voler fingere che nessuno dei due abbia davvero osato affiancarsi alla mia persona, ma inevitabilmente mi sforzo di memorizzare il cognome pronunciato da Gazza in riferimento alla spia Serpeverde.
Osservandolo di sottecchi mentre si allontana, mi accorgo della piccola folla di curiosi che ha messo radici lì nei pressi. Sospiro, praticamente sbuffando, alzando gli occhi al cielo.
Già così esausto a metà giornata e non per i fiori rari e potenzialmente pericolosi che stanno nuclearizzando l'area nei sotterranei; perché, nonostante sia allergico ai fiori e mi preoccupi non poco l’idea di dover entrare in laboratorio a risolvere questo casino, mi irrita di più la presenza di Camille Donovan. Al punto che, mentre mi rivolge a raffica le sue domande/osservazioni, mi ritrovo a grattarmi un braccio provando improvviso prurito all’altezza del polso.

Troverai nella tua sala comune un gruppo di coglioni disposto a spiegarti tutto. Li ho beccati a litigare con alcuni Serpeverde, credo abbiano tutti a che fare con questa storia. Ma là dentro non ci entro. – mi limito a rispondere, senza nemmeno degnarla di uno sguardo e, piuttosto, rivolgendo la mia attenzione verso la scena del crimine.
D’altronde, Gazza ha dato a lei la ramazza.
Non è più un problema mio, ammesso che lo sia mai stato in principio.

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Edited by Draven. - 30/5/2023, 12:32
 
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view post Posted on 13/5/2023, 17:40
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Camille Donovan

«Non pensare nemmeno per un attimo di sottrarti, o ti accorgerai personalmente di quanto poco siano amabili i Tassi in realtà.» mi limito a dire in modo lapidario. La mia attenzione si concentra poi sugli studenti ancora lì «Avete sentito il Signor Gazza, no?» il tono è severo e autoritario quanto basta, spero siano sufficientemente intelligenti da capire che non è un gioco. In caso contrario, credo che l’aura che emaniamo io e Draven quando ci scontriamo sia tanto radioattiva da farli fuggire a gambe levate, altrimenti, il tempo di dire “Pix”, finiranno per essere inceneriti. Prima che spariscano tutti, fermo un paio di concasati per delle raccomandazioni «Mi fareste un favore?» chiedo gentilmente. Li squadro un secondo, giusto per capire se stanno ascoltando «Dite a McLaughlin di aspettarmi in Sala Comune, voglio parlare con lui più tardi.» li lascio assimilare e proseguo «E se non vi sentiste bene non esitate ad andare in infermeria.» mi concedono un cenno d’assenso, dopodiché si dileguano anche loro alla velocità della luce.
Ora tocca a Shaw.
«Mike ti ha insegnato che, quando ti nominano Prefetto, nel pacchetto di benvenuto c’è una cosa chiamata responsabilità sono tutt’altro che sarcastica, negli occhi la minaccia di spedirlo lì dentro a colpi di saggina se pensa di scappare facilmente al suo dovere. Evito di alzare la voce, non è da me, ma il veleno che impregna la lingua si percepisce comunque «Oppure credi sia solo una scusa per sfoggiare qualche privilegio?» socchiudo le palpebre e cerco di ritrovare la calma ormai perduta, i muscoli in tensione si ammorbidiscono un po’.
«Anche tu sei l’ultima persona con cui vorrei collaborare, credimi.» tento di trattenermi e di non essere aggressiva, perché sono consapevole non sia né la situazione giusta né il luogo adatto per istigare un litigio. Al solo pensiero però comincia a prudermi l’ansa tra la spalla ed il collo, il dubbio se sia per i fiori o per la presenza dell’altro sorge lecitamente spontaneo. Lo stare eccessivamente vicini mi causa reazioni allergiche che detesto, i sintomi si spandono incontrollati e non riesco a domarli. Il suo essere così poco incline a comunicare, come una scatola metallica chiusa ermeticamente, mi manda completamente in tilt. Il mio essere estroversa, socievole, probabilmente non lo digerisce, capricciosamente non lo accetta. Non so se definirla rabbia o pura frustrazione, so solo che mi fa formicolare fastidiosamente la pelle e drizzare i nervi. Di solito mi arrendo all’evidenza, esasperata faccio cadere il discorso e lo ignoro a mia volta. Un bel respiro profondo e provo a porre rimedio con l’antistaminico chiamato diplomazia, l’unica cura in mio possesso al momento. Ma non sono certa funzionerà.
«Se hai paura di morire non fa niente, i fiori li raccolgo io.» poco m’importa se dovrò toccarli, non è quello che mi spaventa. Al massimo serviranno le protezioni che comunemente si utilizzano a lezione: guanti, occhialini, persino della stoffa di fortuna da mettere davanti al viso se risulterà necessario. «Tanto non ti mancherò se dovessi rimanerci secca io, giusto?» sono retorica, ovviamente. La mia solita ironia è pari a zero, metto in bella mostra un ghigno di disappunto «Ma tu ti occuperai di togliere di mezzo i vetri, sia chiaro.» sventolo la ramazza che stringo saldamente nella mancina, l’intenzione è passargliela senza possibilità di ritorno. Lo reputo un compromesso più che equo e conveniente per entrambi, ora sta a lui valutare se accettare o rifiutare tali condizioni.
«A meno che tu non voglia far incazzare chi ti ha concesso la spilla.» il pollice e l'indice della mano libera si uniscono e, con un rapido colpo di frusta, fanno tintinnare lo scintillante metallo sul suo petto «Allora, forse, apprezzerai di più un paio di starnuti ai rimproveri dei piani alti.» per quanto mi riguarda andremo in fondo a questa storia insieme, a costo di rischiare uno shock anafilattico dovuto al contatto indesiderato e prolungato.

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Edited by Camille Donovan - 30/5/2023, 15:54
 
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view post Posted on 23/5/2023, 10:23
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Draven Shaw

Il suono della mia testardaggine svanisce dietro quello del suo tono da maestrina. La piccola e potente Camille Donovan sembra leggermi nell’anima e percepire la mia scarsa volontà ad aiutarla, quindi mi mette subito in riga promettendomi una scarsa amabilità che non fatico a credere. Considerando che è una gran rottura di palle quando è tranquilla, mi sa che preferisco affrontare fiori radioattivi piuttosto che vedere a che livelli di fastidio può farmi arrivare quando tranquilla non lo è affatto. Non ribatto e mi limito a rivolgere la mia attenzione altrove.
Mi volto a guardare storto il gruppetto di curiosi alle nostre spalle, nella speranza che per la combo tra il tono della Tassorosso e la mia occhiataccia nessuno pensi più che possa essere una buona idea fermarsi a curiosare.
Sospiro, praticamente sbuffando, e mi sembra di inalare piccole schegge di vetro. Non va affatto bene.
Non appena Camille manda via anche gli ultimi studenti, mi protraggo oltre la sua figura per chiuderci la porta alle spalle.
Sto ancora ragionando su cosa potremmo mai fare noi due per rimediare a quel casino, nella speranza che Gazza abbia richiamato la docente; intanto, però, vorrei evitare che quell’aria si estenda nei sotterranei più di quanto non abbia già fatto.

E se fossi io a non sentirmi bene e a dover andare in infermeria? La tua Caposcuola non ti ha insegnato che come Prefetto dovresti essere imparziale e non giudicare? – ribatto alle sue parole, riportando lo sguardo davanti a me.
Iniziamo male, malissimo. Quando prende a parlare a ruota, di solito, mi dissocio e non la ascolto. Sono ancora troppo vigile perché la situazione di emergenza mi richiede lucidità mentale e non riesco a impedire che il suono della sua voce mi tocchi i nervi sotto pelle.
Sospiro di nuovo ed è un grave errore. Tossisco e cerco di sedare uno starnuto parandomi il viso nell’incavo del gomito.
Un’altra boccata d’aria di quella portata e alla maestrina toccherà trascinarmi di peso fuori da lì.
Distendo il braccio sinistro davanti a me e compio un moto ondulatorio con la bacchetta che va da sinistra verso destra.

Dilàberis. – esclamo, sebbene quel fumo tossico non sia visibile, spero che l’incanto sia sufficiente almeno a disperderne un po’. Mentre mi rendo conto di non conoscere incantesimi che facciano sparire gli odori o che rinfreschino l’aria in una stanza, Camille dice qualcos’altro che non sento e mi sventola davanti la ramazza. Il mio corpo si muove in automatico e si allontana da lei di un paio di passi, ma afferro comunque la scopa con la mano libera.
Vedo le sue labbra continuare a muoversi e fare bla bla bla ma non le do ascolto e avanzo verso il laboratorio, intuendo che sia questo che si aspetta da me. Magari, così, la smette di starmi col fiato addosso. Di aria tossica ne sto già respirando abbastanza; non ho fatto sparire quella dei fiori per tenermi quella di Camille Donovan.
Mi riparo il viso, per quanto possibile, nascondendo naso e bocca dietro il tessuto del golfino della divisa; lo tiro su dal colletto e lo sfrutto a mo di maschera. Mi sembra che l’aria sia decisamente più respirabile adesso, ma meglio non rischiare. Mi avvicino ai vetri rotti e li spazzo via. A giudicare dal danno, sembra che i fiori fossero stati conservati in semplici vasi che potrei sistemare senza problemi.
Il problema, piuttosto, sono i fiori stessi.
Messi da parte i vetri, mi volto a guardare Camille.
Che incredibile e inaccettabile lavoro di squadra.

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Edited by Draven. - 30/5/2023, 12:36
 
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view post Posted on 29/5/2023, 18:20
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Camille Donovan

«Io non-» mi blocco troncando il discorso sul nascere, gli occhi sgranati lo fissano come se mi avesse appena dato dell’assassina. Temo di aver persino alzato la voce. Non mi succede spesso, segno che la mia pazienza ha raggiunto lo spessore minino sindacabile; si è assottigliata, consumata fin quasi alla fine e sta per rompersi definitivamente ed in maniera irreparabile.
Lo schiocco dello schianto, se dovesse accadere, sarebbe assordante.
Le sue parole, il suo solito atteggiamento, sono come la cartavetrata sul legno: la logorano truciolo dopo truciolo. Davvero pensa che lo giudichi? Che giudichi i suoi concasati? «Oh al Diavolo!» stavolta è quasi un sussurro quello che esce dalla mia bocca. Mi rifiuto di aggiungere altro, di dargli soddisfazione facendolo gongolare. Inoltre, il fatto che in qualche modo mi abbia colpita nel vivo, mi irrita ancora di più. Forse ha ragione, ma detesto ammetterlo con tutta me stessa. Lo detesto al punto da cacciare uno starnuto, la sua freccia al vetriolo mi centra causandomi l’ennesima reazione allergica.
Comincio a pensare che i fiori, in fondo, siano innocui.
Quando incolpano i miei concasati ed io – per mia sfortuna – non sono presente al momento dei misfatti, mi sento una mamma orsa in dovere di tutelarli finché non mi viene dimostrato il contrario. Dovrei essere più obiettiva e raffreddare immediatamente la mente, estraniarmi ed essere super-partes, ma non sempre ci riesco purtroppo.
Inspiro.
Cerco di tornare con i piedi per terra e rimanere lucida, portando a termine al meglio il lavoro imposto. Assorbo aria a mio rischio e pericolo, l’incantesimo del Serpeverde infatti ha risolto solo in parte il problema: le narici e la gola cominciano a pizzicare sgradevolmente. Espiro lentamente, la vista si offusca. Forzo un colpo di tosse, ma in vano riesco ad alleviare il fastidio. Chissà quanto ci vorrà prima che l’aria torni ad essere completamente pulita e respirabile?
La porta alle nostre spalle si chiude. Siamo ufficialmente soli ora, il che è sufficiente a rendere claustrofobica l’aula. Vedere però che, senza fare storie, ha accettato la ramazza mi restituisce un briciolo di tranquillità. Lo shock anafilattico sembra scongiurato, almeno per me. L’equilibrio è ancora precario ovviamente, questa condivisione forzata dello spazio vitale non fa bene a nessuno dei due.
In silenzio, mi metto anch’io all’opera per sistemare il disastro. Recupero un barattolo integro ed un paio di guanti dal mobile apposito lungo la parete, infilando quest’ultimi appena mi avvicino alla zona incriminata. Con la mancina distendo la manica della divisa e l’accosto al volto per proteggere il naso, cercando di evitare di danneggiare ulteriormente le vie respiratorie. Le dita afferrano con delicatezza i fiori, curandosi di non staccare nemmeno un petalo. Li ripongo poi con attenzione nel nuovo involucro di vetro – posizionato di fianco ad essi sul pavimento – e lo sigillo come si deve, poggiando il tutto sul primo tavolo libero. Mi assicuro di non aver lasciato nessun residuo in giro, scrutando ogni centimetro di stanza che mi circonda. Per quanto riguarda eventuali particelle di polline, invece, non posso fare poi molto. Nonostante il pericolo potenzialmente scampato, la pelle comincia a prudere di nuovo. Mi gratto l’avambraccio d’impulso, non ho il coraggio di controllare sotto la stoffa in che condizioni versa l’arto, lascerò giudicare all’infermiere di turno più tardi. Mi volto con l’intento di capire a che punto fosse l’altro, incrocio il suo sguardo e mi chiedo quanto reggeremo senza esplodere di nuovo.
Peggio ancora sarà riferire tutto alla Docente, appena il responsabile salterà fuori dalla chiacchierata con i sospetti ed i testimoni. Non so neanche se Gazza l’ha avvisata in tempo, Merlino non voglia che ci tocchi pure coglierla impreparata piombando nel suo ufficio come una tempesta tropicale. Solamente l’dea di capire a chi toccherà accollarsi la colpa mi causa ancora più prurito, immaginando – in caso sia imputabile ad uno dei miei – la valanga di “te l’avevo detto” e le espressioni di rimprovero da parte di Draven.
Evito di pensarci oltre, non voglio continuare ad intossicarmi con la negatività più di quanto questa collaborazione sgradita già non faccia.

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Edited by Camille Donovan - 30/5/2023, 16:07
 
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