Testa., Privata.

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view post Posted on 10/5/2023, 23:07
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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CodiceIl Merlion singaporense doveva essere uno degli esperimenti di design peggio riusciti alla zecca di un paese. Così pensò Camillo, mentre si rigirava tra le mani il dollaro per carpire i dettagli luccicanti. Metà pesce, metà leone. E sì che ne aveva viste di monete brutte, lo dico proprio con il cuore aperto ed una sincerità narrativa che non ha pari. Ne aveva viste, le aveva addirittura odiate, ma quella moneta in particolare non riusciva a smuovergli le viscere, né ad agitargli l'anima, come succedeva invece con molte altre. Era solo imbarazzante e l'unica cosa che riusciva a mettergli in moto erano i pori, per fargli venire la pelle d'oca. Un suo amico una volta gli aveva spiegato che era stata la maniera adottata dallo Stato per coniugare le umili origini di un villaggio di pescatori, che pian piano si era espanso, nei secoli, fino a diventare una nazione degna di interesse, con l'identità del suo nome originale. Tradotto grezzamente "Città del Leone". Tutto molto figo, messo in questi termini, il risultato osceno raccontava una verità del tutto differente.
Era il rovescio la parte interessante di quel piccolo artefatto: l'icona della banca e la scritta in quattro lingue che ne riportava il nome. Poche parole che raccontavano di come quell'isolotto abbracciasse diverse culture, compresa quella inglese. Malese e cinese le aveva riconosciute. Il tamil gli era sfuggito e non era riuscito a capire in quale stato dimenticato da dio potesse essere parlato. Sghignazzò in faccia al bronzo e all'alluminio. Di quei conii particolari ed esotici ne aveva una saccoccia piena, neanche avesse svaligiato un registro di cassa multietnico. E vi dirò di piú, non mancavano gettoni di sale giochi varie e quelli per sganciare i carrelli della spesa. Nel tempo si era fatto un bel bottino di assurdità, ma non chiedetemi ora il perché, vi sarà rivelato piú avanti. La cosa buffa era la quantità di denaro racimolato, al cambio avrebbe potuto portare fuori a bere metà dei suoi compagni di scuola e non dico farli ubriacare, ma quantomeno renderli dignitosamente brilli. Una piccola somma, un grande tesoro per chi conosceva il modo di spenderla.
Tin. Un colpo col pollice e la moneta volò in aria, compiendo qualche acrobazia per essere poi riacciuffata dal suo proprietario. Testa. Un altro schiocco, lo stesso volo. Testa. Un altro ancora. Testa. Si domandava se fosse solo tanto fortunato, oppure se quel minuscolo artefatto fosse in qualche modo sbilanciato. In ogni caso, il Merlion continuava a tornare a mostrarsi beffardo, quasi come se il destino avesse voluto prendere in giro l'olandese con il suo umorismo sottile.
Rimpiangeva amaramente di non essere tornato a Londra. Ancora poteva, qualche balzo sulla cartina e sarebbe riuscito a respirare a pieni polmoni lo smog della Capitale, eppure c'era qualcosa che lo tratteneva ad Hogsmeade. Il villaggio per soli maghi non faceva promesse lusinghiere, e su questo poco c'era da discutere. Ci doveva essere una ragione piú intima se ancora non si era scomodato, qualcosa che non era stato in grado di comprendere. Ma la noia, cara compagna, da buon amica qual era portava sempre un'altra amica con sé, proponendogli follie a tre speziate d'attesa. Interminabili, alle volte, sveltine senza amore quando poteva concedersi il lusso di una via di fuga.
L'ennesima piroetta, il tuffo. Testa. Sembrava fatto di proposito.
Per un istante Camillo staccò gli occhi dal piccolo cimelio così da sondare i dintorni, con la stessa disperazione nello sguardo di un marinaio caduto in mare alla ricerca di un salvagente arancione tra le onde schiumose gonfiate dal vento. Se non ci fosse stato, gli sarebbero rimaste solamente due opzioni: sprofondare tra gli abissi di un pomeriggio sprecato o farsela ad ampie bracciate verso una chissà quale striscia di terra, che sì, già si intravedeva all'orizzonte dei suoi pensieri, ma forse non valeva la fatica della solitudine.

 
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view post Posted on 9/6/2023, 17:50
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«Dove vai?» Le aveva chiesto Abigail ancora assonnata. La tazza di caffè latte sul tavolo della Sala Grande fumava lasciando il vapore condensare attorno al bordo interno alla ceramica. Il naso arrossato, un primo sorso e un’imprecazione trattenuta.
«Faccio un salto ad Hogsmeade, ho la mattinata libera» rispose Megan che nello stesso attimo si alzò. Un ultimo morso allo zuccotto e pulì dita e bocca con un tovagliolo.
«Viene anche Draven?» riprese subito Abigail con curiosità. «Ormai non è più un segreto di voi due, sai?» La stuzzicò con un sorrisino furbo, poi finalmente riuscì a rubare un lungo sorso senza scottarsi.
«Ma dai? Che sorpresa!»
Il tono era del tutto ilare. Conosceva la ragazza fin troppo bene e sapeva che in canna avesse altro da dirle. E, infatti, quasi non si strozzò per non lasciarla fuggire via e la voce alta riuscì a ricoprire le chiacchiere agitate di alcuni concasati vicini.
«Potresti aspettare un secondo?»
I presenti le osservavano.
«Che c’è Abigail?»
Megan si voltò rivolgendole uno sguardo stanco alzando poi gli occhi al cielo.
«Girano altre voci da un bel po’ in realtà.»
Abbassò la voce e raggiunse Megan portandola in disparte, lontano dai tavoli e in un angolo della Sala Grande.
Il cuore del Caposcuola iniziò a martellare agitato nel petto. Come fosse a conoscenza dei suoi segreti e delle sue colpe, Megan percepì il terrore di essere esposta di nuovo alla gogna mediatica del castello.
«Sai che novità... Sono abituata a questo.»
Cercò di mantenere il controllo.
«Avrei voluto dirtelo questa mattina in camera ma sei scesa prima di me», prese fiato.
«Dopo la partita con i T’assalto sei uscita ricordi?»
«Ricordo» rispose Megan alzando un sopracciglio e annuendo appena. La consapevolezza iniziava a plasmarsi nella sua mente e la finzione divenne un peso atroce da sopportare.
«Due primini dalla lingua lunga ti hanno vista in compagnia di un Tassorosso - e un ballo non troppo lontano mi suggerisce di sapere chi fosse - e sostengono che eravate piuttosto vicini prima di essere reclamati da un Prefetto a rientrare nel castello.»
Megan scosse la testa, gli occhi ridotti a fessure e un ghigno ad accentuare l’espressione di fastidio che stava provando.
«Non capisco Abigail, perché mi dici questo? Vuoi una conferma? O cosa?»
Abigail allora alzò le spalle come se non avesse avuto bisogno di alcuna spiegazione giacché credeva che quella fosse la verità, Megan glielo leggeva nello sguardo del tutto distaccato. Era da un po’ di tempo che pensava fosse diventato un passatempo per lei mettere bocca dove non aveva il benché minimo diritto di parola. Aveva avuto già problemi con alcuni studenti Corvonero, anche per cose minori come un passaggio di informazioni durante una lezione di Incantesimi sbandierato ai quattro venti senza un senso che non fosse per puro divertimento.
«Niente, ti avvisavo… Presumo che tutto sia successo mentre stavi già con Draven e se dovesse venirlo mai a sapere credo possa essere un bel problema per te, ti metto in guardia. Se è accaduto qualcosa faresti bene a dirglielo perché arriveranno anche a lui queste voci.»
Di tutta risposta, Megan afferrò d’istinto il polso della ragazza stringendo più che poteva con le dita.
«Cazzo Megan, sei pazza?» replicò lei con un lieve gemito di dolore.
«Questi giochetti Abigail, scordateli con me. Sono stanca del tuo atteggiamento e te ne ho fatte passare fin troppe. Per quel che mi riguarda potresti essere tu stessa a mettere in giro queste voci e ad avermi seguita per una tua assurda ossessione nei miei confronti...» si avvicinò alla compagna affinché potesse sentirla meglio, «Faresti bene a chiudere la bocca, perché tutto ha un limite».
Allentò la presa nel momento in cui tornò ad incrociare i suoi occhi. Le sorrise genuinamente, come se la traccia di quella non troppo velata minaccia fosse scomparsa l’attimo seguente. Tutto dall’esterno doveva sembrare perfettamente normale.
Il viso della compagna si colorò di un rosso acceso. Era stupore misto al terrore di una reazione che non si aspettava affatto.
«Sembrerebbe che qualcosa Draven ti abbia insegnato» asserì a denti stretti mantenendo il punto.
«Vattene Abigail.»
Un ordine che suonò come una minaccia tanto le dita tremavano.
Megan guardò la ragazza tornare al proprio posto e liberò un lungo e profondo respiro. Il cuore riprese ad agitarsi, forse, inutilmente. Poi, lo sguardo andò a cercare Draven tra le fila dei Serpeverde. Lo vide ma si rifiutò di raggiungerlo, certa che una volta incrociato il suo sguardo fosse quasi impossibile sfuggire alla preoccupazione che adesso agitava il mare dei grandi occhi blu.
Si morse le labbra nervosa e uscì da lì.

L’aria primaverile accompagnò Megan per tutto il tragitto che percorse da Hogwarts fino al Villaggio di Hogsmeade. Aveva cercato di lasciare da parte il nugolo di pensieri che quella mattinata portava con sé, dimenticando la breve e intensa conversazione avuta con Abigail, e percorso la strada necessaria per arrivare da Bibliomagic. L’unico modo che conosceva per distrarsi, oltre a farsi del male fisico, era ricavarsi un buco di meritata solitudine con un buon libro tra le mani. Prima ancora di spalancare la porta del negozio, però, si ritrovò curiosamente dinanzi alla vetrina leggendo le ultime uscite del mese.
Una piramide di tomi dalla copertina rosa shocking primeggiava al centro esatto dell’allestimento: “La moda secondo Zakzai - Il cambiamento parte dai Goblin”. Un libro scritto dalla giornalista di moda Olivia Lee, famosa per la sua rubrica fissa sulla Gazzetta del Profeta, cui la firma spiccava in fondo alla copertina. Nella breve presentazione - in un cartellone in cima alla piramide - che vedeva la foto della donna accanto a quello che doveva essere il famoso Zakzai, vi era scritto:

“La società ci vede solo come Banchieri e Fabbri ma possiamo essere molto altro", afferma Zakzai. In questo testo si racconta la storia interessante, autobiografica e sorprendete di un giovane Goblin in conflitto con la società e appassionato di moda. "Spero che tanti altri come me riescano a trovare la loro strada trovando il coraggio di esprimersi liberamente, fuori da ogni schema imposto”.


Sicuramente un ottimo libro ma Megan immaginò una fila di Folletti sfilare sulla passerella e non riuscì a trattenere un riso divertito. Poi, venne distratta dal tintinnio di una moneta, si voltò verso destra incontrando lo sguardo di Camillo Breendbergh.

 
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view post Posted on 11/7/2023, 21:56
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CodiceTin. Un balzo, qualche piroetta. Il tuffo: testa.
Ormai era una certezza, giocare a testa o croce con il Merlion aveva perso ogni attrattiva; si era domandato più e piú volte se tutta quella valuta fosse stata coniata con una faccia più pesante rispetto all'altra o se avesse avuto la sfortuna di ritrovarsi tra le mani proprio l'unica moneta truccata.
S'annoiava, Camillo. E quando s'annoiava lavorava di fantasia per dare un senso anche al nulla, alle cose meno interessanti, forse per evitare di rimuginare troppo sulle questioni importanti, quelle da cui comunque mai riusciva a scappare, perché di notte tornavano a trovarlo.
Lo sguardo sondava i dintorni, lì nel villaggio di Hogsmeade, in cerca di qualcuno con cui attaccare bottone. Di tornare al castello non aveva alcuna voglia, specialmente considerando che quelle quattro mura, per quanto ampie all'apparenza, iniziavano a soffocarlo in una morsa claustrofobica. Poi gli occhi, che instancabilmente avevano scandagliato l'area circostante, protetti dalla penombra delle lenti scure, si erano agganciati sulla figura di Megan.
Un pensiero tanto stupido, quanto vero, gli attraversò il cervello da emisfero a emisfero. Bene o male tra studenti ci si conosceva, metti per via del fatto che Hogwarts fosse una sorta di collegio, tra le tante cose. Metti anche per il fatto che se seguivi gli stessi corsi con un altro studente, già ti era capitato di averci in qualche modo a che fare. Eppure, da che aveva memoria, non gli era mai successo di scambiare quattro chiacchiere a tu per tu con lei. Cosa che in un certo senso trovava buffa, per una serie infinita di ragioni che non starò a sviscerare.
Quel poco gli era bastato per abbandonare la sua comoda postazione e avvicinarsi in maniera involontariamente furtiva al Caposcuola Corvonero, intenta a sbirciare la vetrina di Bibliomagic. Già c'aveva dato un'occhiata, lui – seppur non fosse un gran lettore – incuriosito dalla novità esposta in vetrina. La montagna di libri che parlavano dello stilista folletto non gli aveva fatto un'impressione positiva, e su questo probabilmente torneremo più avanti, evitò di partire in quarta e si abbandonò ad un'etichetta, che pur stampata con la propria impronta, etichetta rimaneva.
Prima si annunciò, non con un saluto, né con un colpo di tosse per schiarirsi la gola, com'era consuetudine fare. Uno schiocco, il volo del Merlion tintinnante. Testa, che novità!
Quando Megan si voltò le abbozzò un sorriso a malapena accennato, facendo guizzare lo sguardo verso la vetrina. Si sporse leggermente volto al cartellone e impresse quell'immagine bene a mente.
Pur collaborando con la Gazzetta, non si era mai interessato del lavoro di Olivia Lee, men che meno di questo fantomatico personaggio su cui aveva deciso di puntare i riflettori.
«Lo trovo buffo anche io, sai? Forse per i motivi sbagliati». L'aveva sentita ridere, ma lui era rimasto serio, forte del suo spirito critico e delle perplessità che serbava per tutta la tiritera del folletto svincolato dalle proprie radici.
Poi riconquistò la propria statura e nascose la moneta sul dorso della mano, stretta tra il medio e l'anulare, celata alla vista della Caposcuola.
«Non credo abbiamo mai avuto modo di presentarci formalmente, ma ne approfitto ora. Piacere, Camillo». Ruotò di poco il corpo così da porgerle la mancina, con il palmo supino – per intenderci la stessa in cui aveva occultato il conio singaporense – per via del fatto che si fosse ritrovato alla sua destra e che ancora non avesse completamente staccato gli occhi dalla pila di libri, questa volta sul suo viso era comparso un sorriso più ampio.
«Posso approfittarne e rubarti dieci minuti?» Domandò, quasi distrattamente, fingendosi incuriosito dalla mole di tomi accatastati oltre la parete trasparente. La realtà dei fatti era un'altra. A lui di Zakzai non fregava nulla, ma lo considerava un'esca sufficientemente efficace per attirare Megan in trappola e rifilarle un simpatico trucchetto da bar che teneva in serbo per le occasioni speciali. Certo, non erano in un bar. Certo non era il caso. Magari nemmeno le andava di stringergli la mano. Ma in fin dei conti un no gli andava più che bene, così – si era detto – avrebbe trovato la motivazione per togliersi finalmente di mezzo e andare ad impegnare il suo tempo in qualcosa di utile.

 
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view post Posted on 27/9/2023, 20:26
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Megan gli rivolse un sorriso.
Forse sì, era buffo immaginare quelle creature in un contesto così diverso ma non era interessata a quello che pensava il Tassorosso. Si era fermata unicamente perché se lo era ritrovato a fianco, dopotutto. Così, lo guardò sorpresa mettendo a fuoco dapprima il viso paffuto e concentrandosi poi sugli occhi di un intenso nocciola.
«No, direi di no» rispose scuotendo la testa, «Megan, piacere».
Non aveva mai avuto occasione di poter parlare con Camillo benché sapesse chi fosse. Lo aveva incontrato durante alcune lezioni e non vi aveva posato lo sguardo più di un paio di volte durante l’intero anno. Sapeva che era l’ex ragazzo di Casey e solo il pensiero le fece contorcere lo stomaco. Dei! Sospirò silenziosamente, si chiese subito se Camillo sapesse qualcosa su di lei e la Grifondoro. Scacciò via il pensiero l’attimo seguente; di certo non avrebbe voluto incappare in domande scomode. Le iridi cobalto rimasero fisse sul Tassorosso; se prima Megan apparve sorpresa, adesso, un sorriso cordiale aveva accompagnato quelle poche parole.
Seguì i movimenti di Camillo e lo sguardo si posò sul palmo aperto verso la propria direzione. Al centro esatto una moneta spiccava brillando ai suoi occhi curiosi. Megan strinse le palpebre, aggrottò le sopracciglia in un’ espressione interrogativa. Tirò indietro una ciocca, che era scivolata davanti al suo viso quando aveva reclinato leggermente la testa verso il basso, poi rizzò la schiena e fissò il ragazzo ancora intento a scrutare la pila di libri oltre la vetrina. Non badò alla scortesia di non avergli stretto la mano, apparve rapita dall’oggetto in bella mostra.
«Posso approfittarne e rubarti dieci minuti?» chiese Camillo.
«Stavo per entrare ma... Certo. Se posso esserti utile, ovviamente» si affrettò a dire Megan. La curiosità era svanita l’attimo seguente. Non aveva voglia di intrattenersi più del dovuto, eppure si accorse di come avesse smesso di pensare a ciò che era successo qualche ora prima. Non aveva la minima idea di come avrebbe dovuto affrontare il discorso con Draven né se l’avrebbe mai fatto. La cosa che la terrorizzava di più era conoscere la sua reazione. Le faceva male il solo pensiero di poter vedere l’espressione delusa sul suo volto. Perché si sentiva così in colpa?
«Cos’è quella… Moneta?»
Aveva deciso di tornare a porre la sua attenzione sull’oggetto ancora al centro del palmo del ragazzo; sì, prima che continuare pensare di aver dimenticato quella mattinata - analizzando per filo e per segno ogni dettaglio - potesse diventare controproducente.
Non ci pensava, punto, il perché non doveva interessarle.
«Ars Arcana potrebbe essere interessato» gesticolò appena e poi incrociò le braccia al petto. «Se ha una bella storia potrei comprarla, mh?»
Il sorrisetto gentile, infine, si accentuò.



Perdoname por mi tardanza loca. :gattello2:
 
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view post Posted on 27/9/2023, 21:39
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Codice*Porca di quella vildracca, questa qui ha la vista a raggi-X, sono fottuto con le spine*
Camillo per un istante percepì un brivido gelido scuotergli l'intero sistema nervoso. Quando pensava di averle viste e sentite tutte, saltava fuori una nuova abilità magica a sorprenderlo.
Sudava freddo. Tra sé e sé si domandava che altro avesse visto la Caposcuola Corvonero in tutti quegli anni e solo il pensiero lo fece rabbrividire. Ne aveva combinate così tante che nemmeno riusciva a contarle. Alcune cose gli provocavano un imbarazzo che il solo ricordo gli infiammava le guance, colorandole di un rosso sanguigno. La pressione alle stelle, le orecchie che fischiavano.
Ci aveva provato a cacciarle il buon vecchio trucco da bar della moneta, ma a quanto gli era sembrato di capire era stato sgamato all'istante. Si domandava se le sue doti di prestidigitatore si fossero affievolite a tal punto da non essere piú in grado di performare i giochi di prestigio piú banali, ed in un certo senso ne ebbe la conferma. Si domandava cosa gli stesse succedendo. L'unica altra opzione era che davvero lei fosse in grado di vedere oltre la apparenze, oltre le sue burle, oltre la realtà. Detestava l'idea e cercò di non pensarci, anche se il danno ormai era fatto.
«Oh questa dici?» Rispose con tono sorpreso, celando a stento un guizzo di timore che quasi lo fece balbettare. Poi l'autismo si mise alla guida e tutto tornò piú o meno regolare. Spostò la moneta, che prima aveva tentato di celare agli occhi di Megan, al centro del palmo, così che potesse osservarla meglio. In ogni caso non gli era sfuggita.
«È un dollaro di Singapore. Non vale molto, poco piú di mezza sterlina». Spiegò, voltandosi verso di lei con un sorriso che all'apprenza sembrava divertito, ma che dietro celava una paranoia impossibile da contenere. Per quanto ci provasse, non riuscì a nascondere del tutto la vergogna che lo stava attanagliando.
«Te la regalo volentieri, se ti piace, è una moneta particolare, una sorta di talismano». Provò a giustificare la sua decisione così, senza perdersi tanto in chiacchiere. Avrebbe potuto parlarne per ore, ma quel piccolo conio si raccontava da sé in tutta la sua eccentricità. Era qualcosa che andava esplorato e compreso, ma nel complesso rimaneva una moneta buffa. Le lasciò intendere che per lui non aveva molta importanza, perché poteva averne altri identici, come anche no. Ma ciò non toglieva che se lei fosse stata interessata, avrebbe potuto prenderla e non le avrebbe chiesto nulla in cambio. Così gliela porse.
«Megan, ti chiedo scusa, mi sento un cretino a dirtelo dopo averti disturbata, ma mi sono appena ricordato che ho un impegno improrogabile». Avrebbe aggiunto alla fine, facendo saltellare uno sguardo dispiaciuto dalla schermatura delle lenti scure.
«Non me ne volere». Il giro di scuse terminò con quella richiesta sincera. Voleva solo andarsene e rimettersi un attimo in sesto, rinchiudersi nella sua fortezza di solitudine e aggiustare qualcosa nei suoi pensieri che sembrava essersi irrimediabilmente spezzato.
Poi, se lei avesse deciso di accogliere l'offerta – come già sottolineato – il Merlion sarebbe stato suo. Se avesse declinato, lo avrebbe ficcato in tasca.
«Sarà per un'altra volta. Ti auguro un buon proseguimento».
Tranciò secco la conversazione, negandole la sua presenza. Il che, pensò, non le avrebbe fatto né caldo né freddo, ma proprio non se la sentiva di rimanere.
Un cenno placido della mano per salutarla, poi si avviò frettoloso verso il castello, confermando la bugia bianca che le aveva raccontato.
Meglio così, si disse, non sarebbe stato molto di compagnia.

 
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view post Posted on 23/10/2023, 13:32
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L’improvvisa reazione del giovane Tassorosso stillò in Megan un piccolo campanello di allarme. Che l’avesse offeso in qualche modo? Alzò un sopracciglio e lo guardò con aria interrogativa: lui sembrò riprendersi da quell rapida piega d’imbarazzo e lei parve più confusa dell’attimo precedente. Si fece appena indietro, gli occhi blu ridotti a fessure intenti a scorgere gli occhi nocciola dietro le lenti scure. Una curiosità insolita la spinse a non distogliere lo sguardo da Camillo, nemmeno per un singolo istante.
«È un dollaro di Singapore. Non vale molto, poco piú di mezza sterlina»
Megan piegò la testa da un lato e cercò di analizzare il piccolo oggetto con accurata attenzione: la moneta luccicava tra le dita del ragazzo. La trovava particolarmente interessante nonostante il poco valore che aveva.
«Te la regalo volentieri, se ti piace, è una moneta particolare, una sorta di talismano»
«Oh, è molto gentile da parte tua» Megan prese la monetina e la fece roteare tra pollice e indice. Le iridi oceano osservavano la forma sferica comune a tutte le monete che avesse mai visto fino a quel momento. Poi tornò a guardarlo quando lui tentò di salutarla in tutta fretta. Scosse appena il capo, le sopracciglia aggrottate e il viso interrogativo: non riusciva proprio a comprendere per quale motivo Camillo avesse deciso di fermarla senza preavviso e poi darsi alla macchia l’attimo seguente.
«Ehm, Camillo?» si azzardò a chiamarlo nel momento in cui egli aveva alzato il braccio e già le dava, non curante, le spalle.
«Ho… Cosa è successo esattamente?» avrebbe chiesto se lui l’avesse degnata dell’attenzione che si aspettava di ricevere. L’aveva chiamato e non si era limitata a sussurrare il suo nome, bensì a scandirlo con un tono del tutto stupito. Nonostante il profondo imbarazzo per la situazione avrebbe continuando incalzante: «Perché mi hai fermata e ora hai tutta questa fretta di andartene? Volevi dirmi qualcosa?»
Tuttavia se non ci fosse stato alcun modo di comprendere la strana situazione che si era creata, dunque parlare con il Tassorosso, Megan avrebbe semplicemente continuato la sua giornata entrando nella libreria vicino.

 
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5 replies since 10/5/2023, 23:07   188 views
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