L
a pressione sanguigna schizzò alle stelle e Niahndra sentì una vena iniziare a pulsare sulla tempia.
Doveva imparare a rilassarsi, era stato il brillante contributo di Camillo —il quale, ironia della sorte, era anche il motivo per cui lei si trovava costretta a campare di Maalox e decotti per l'ulcera.
*Ora lo prendo, lo squarto a mani nude e coi denti ci faccio una collanina.*C'era stato un tempo in cui la ferocia di quei pensieri intrusivi l'avrebbe fatta ritrarre raccapricciata; adesso si limitava ad assecondarli con una scrollata di spalle.
In una gara di caparbietà senza senso, Niahndra si era rifiutata di muovere un muscolo e aveva invece sfidato il bricconcello a dare seguito alle minacce che aveva sputato.
Un moto contenuto di sorpresa si fece strada alla vista del segno rossastro sul collo esposto del ragazzo. Una parte di lei era stata fermamente convinta che Breendbergh se ne sarebbe uscito con un qualche asso nella manica; ma a quanto pareva l'unica cosa che nascondeva lì sotto erano solo i polsi —e a dirla tutta temeva che, se non fosse intervenuta, lui avrebbe offerto anche quelli al suo giustiziere brufoloso.
Sospirò sonoramente, detestando ogni singolo appellativo romantico che le venne rivolto. Ingoiò il rospo per mantenere la parte, ma la sua pazienza era appesa ad un filo sottile.
«
Non mi ricordo», si rifiutò di abboccare e indurì la propria espressione. Puntava il Gen Alpha con occhi truci e mascella serrata. «
L'ultimo che ti ha infilzato come uno spiedino non si è più rialzato da terra, però». Quello lo ricordava bene. Il faccione di Camillo, contorto dal dolore e dalla paura di quel giorno nell'ufficio di Gazza, le era rimasto stampato nella memoria. Sentiva il sangue salire al cervello solo a pensarci.
Faticava a far combaciare quell'immagine con il ragazzo che aveva di fianco adesso, tutto spavalderia e istinti suicidi. Solo la capacità di frantumarle i boccini era rimasta la stessa. Decuplicata, forse.
Un altro sospiro quando lo vide cacciare fuori il coltello intarsiato e cercare di convincere il maranza a fare un ulteriore tentativo. Niahndra non sapeva più che pesci pigliare, tutto quel teatrino le stava facendo venire male; le situazioni di limbo la confondevano perché non sapeva come reagire: era impossibile fermarsi su un'emozione soltanto. Paura? Non poteva prendere sul serio quell'aspirante delinquente. Noia? Neppure, perché c'era Camillo ad assicurarsi che rimanesse sempre sull'attenti. Preoccupazione? Un po', dovette ammettere; ma faceva a gara col fastidio e con la rabbia. Tanta rabbia.
Se c'era una cosa che non sopportava era l'incompetenza. Niente di tutto ciò sarebbe successo se a metterli all'angolo fosse stato un rapinatore come si deve. Ma era come dicevano i vecchi, alla fine: le nuove generazioni mancavano di motivazione e spirito d'intraprendenza.
Si era persa le ultime battute e l'evoluzione che aveva quasi folgorato lo
sgreng sulla via di
Damasco Brixton, verso un'onesta retribuzione.
Non le sfuggì, tuttavia, il suo segnale d'entrata. «
Chiamami amore in pubblico un'altra volta e ti tiro una testata».
Lasciò che l'ammonimento venisse recepito prima di scuotere il capo e portare la mano al berretto da baseball per sistemarlo in un moto nervoso. Si era accorta solo in quel momento di essere rimasta innaturalmente immobile, occhiatacce a parte.
Riservò un'espressione impietosita alla canaglia redenta che, in effetti, tutti i torti non ce li aveva. Niahndra si sentì quasi in colpa per la parte che aveva giocato in tutto quel brutto affare. Certo, Breendbergh aveva i nargilli nel cervello, ma cosa dire di lei che continuava a passarci tempo assieme? Le compagnie che sceglieva dovevano pur essere, in certa misura, indicative di una sua predisposizione personale. Non le rendeva merito quella facilità all'ira, si trovò a valutare con dispiacere.
«Io in realtà sono l'amante, lei se la spassa da anni con uno spagnolo di nome Salazandro o qualcosa di simile».
...
Ripensandoci, no. Non era dispiaciuta per niente. Forse, soltanto dell'occasione sprecata di menare cazzotti.
Decise di rimediare e sbollire parte della sua carica nervosa con un buffetto risentito della mano sul braccio dell'amico, troppo debole per fare effettivamente male. «
Ancora con questa storia?!» Era esterrefatta. Quella di Salazar era un
qui pro quo che si trascinavano dietro da
anni. «
Pensavo che l'avessimo superata, ti stai costruendo castelli in aria».
Si avvicinò cercando lo sguardo di Camillo, scrutando per una traccia di ilarità, un qualunque indizio che le confermasse che fosse un
inside joke tra di loro. Uno che aveva ormai fatto il suo corso, ci teneva a precisare.
Un movimento convulso agli estremi del suo campo visivo la distrasse prima che potesse convincersi della serietà nel tono del mago.
«
Guarda che questa ti sta facendo ghosting! No...glinting mmh»
Niahndra volse con deliberata lentezza la testa verso il ragazzotto (di cui, in tutta onestà, si era momentaneamente dimenticata l'esistenza) e sbatté un paio di volte le palpebre mentre lo osservava agitarsi e impappinarsi in cerca della parola adatta. «
Gosling...gassing?»
Provò pena. «
Stai— stai cercando di dire gaslighting?» Fu la sua offerta misericordiosa.
Il viso del galeotto pentito si illuminò e lui prese nuovamente vita, volgendo tutta la sua disperata attenzione verso Camillo. «
Gaslighting, sì! Non farti manipolare, queste sono tutte uguali! Trovano il modo di intortarti e prima che te ne accorga finisci a rapinare persone in un vicolo solo "per dimostrare di avere ambizione"». Pareva ad un passo da una sincope, ma il terrore che gli guizzava negli occhi era reale.
*Well, that took a turn.*L'invasato s'aggrappò al braccio di Camillo nel punto in cui la sua mano gli pesava ancora sulla spalla.
«
Guardami, frà! Io volevo solo fare il piscicoltore» Era rimasto in attesa, orbite sbarrate, come a cercare l'approvazione della figura paterna che Breenbergh adesso incarnava.
Passò un secondo. Due.
Niahndra si schiarì la gola. «
Beh, sei ancora in tempo —Non le serviva chiedere conferma a Breendbergh, ma gli rivolse comunque una rapida occhiata—
possiamo lasciarci questa esperienza alle spalle».
L'altro parve sul punto di dire qualcosa, forse sempre a Camillo per salvarlo dalle grinfie della sua fidanzatina toxic, poi dovette ripensarci perché tirò sul col naso e annuì vigorosamente, ponendo finalmente distanza tra di loro.
«
Spero che riusciate a salvare la vostra relazione. Con uno bravo, magari».
Niahndra sentì l'occhio twitchare. Tirò un respiro.
«
Buona fortuna con la piscicoltura».
Quando, pochi attimi dopo, lei e Breenbergh rimasero soli in quel vicolo dimenticato dal Creatore scosse di nuovo la testa. «
Ero convinta che in tasca avessi la bacchetta— ammise lei infine, rompendo il silenzio—
Invece, sei la solita testa di troll. Dovevi proprio mettergli in mano un coltello?»
Più ci pensava e più usciva di cervello. Un altro pensiero la colpì subito dopo. «
Rubato, poi!»
Perché finiva sempre così? Con lei che scuoteva la testa e metteva le mani sui fianchi, delusa dal comportamento irresponsabile del pargoletto monello. Solo che non aveva un pargoletto di fianco, bensì una branda di 180 cm che sapeva il fatto suo.
«
Non posso credere che io non mi sia accorta di niente mentre lo rubavi. Sei sempre stato così furtivo?» A metà della sfuriata, il tono assunse l'eco di una risata. Poteva dirsi arrabbiata quanto voleva, ma la realtà dei fatti non cambiava: Camillo era una delle poche persone che riusciva a prenderla in contropiede. E, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto
veritaserum, lei gli voleva bene per questo.