Betty Pixie Bookshop brulica di fate, stamattina. Hanno ali di cartapesta, colorate e iridescenti, che ricordano le tinte pastello delle prime ore dell'alba. Il cielo, in comunione, indietreggia quasi con un soffio di invidia. Come potrebbe mai reggere il confronto, si domanda.
Le fate volteggiano, scintille d'arcobaleno. Invano, allora, la notte tenta di sovrastarle, hanno gocce di colore che brillano perfino al buio. Hanno pelle sottile, delicata, come il chiaro di luna. Qualcuna è stanca e si riposa, qualcuna scivola via in un battito di ciglia – l'ultima guida, per loro, è la frenesia. Qualcosa turba anche loro, è evidente. La libreria – un angolo di paradiso per ogni lettore – vi dona omaggio, porta il loro nome. Si scorge un folletto, le ali blu elettriche e il visetto imbronciato, che bacchetta le fate con un rotolo di pergamena stretto stretto tra le antenne. E c'è lei, Betty. La proprietaria dell'abitacolo, una vecchina tutta d'un pezzo, in veste rosa confetto e con una cuffietta azzurrina in bilico sulle onde argentee dei capelli. Non sembra contenta, affatto. Circondata da Fate e Folletto della Cornovaglia, ha un ché di tragico. Stringe la bacchetta tra le mani, ticchettando la punta da un palmo all'altro. Borbotta poche, rapide parole con voce stizzita. Potevate avvisare, dice. Non è giusto, non ci si comporta così. Frasi dispersive, tutto sommato, perché intorno a lei e alle sue creature d'aria si muove un'intera pattuglia di maghi e streghe – molti, curiosamente, giovanissimi. In prima linea, il volto gentile e pieno di rimorso, c'è Dominic Khalwa: è un londinese molto slanciato, mingherlino, tratti del viso come scolpiti, occhi azzurro ghiaccio e capelli biondissimi. Allontana una fata tra i ricci, districandole le manine e imponendole di lasciarlo in pace. Lungo le pareti sfilano tanti camini, tutti traboccanti di libretti e di pergamene. All'interno il fuoco ha lingue di smeraldo che presto trasfigurano persone in carne ed ossa, c'è chi tossisce, chi scappa via dalle braci, chi si batte colpetti leggeri sugli abiti per togliere via la metropolvere. C'è una linea che collega anche Hogwarts, in via eccezionale e per la durata di un solo, celere viaggio.
Ti attendono, Megan. Il Quartier Generale degli Obliviatori ti ha convocata, Dominic stesso ti è apparso nel camino dell'Ufficio dei Caposcuola. E tu, allora, sei in viaggio?
Se è così, accettando l'invito, potrai spuntare a tua volta dal camino. Le fate, incuriosite, ti balzeranno contro, e ti sembrerà di essere in una tela di Fuseli. Potrai cogliere le parole affrettate di Dominic, riconoscerlo presto. Ha la stessa voracità, diretta e priva di fronzoli, che hai catturato poco prima. Veste giacca e pantaloni di jeans, ha lo stemma ministeriale appuntato al petto. Non è in uniforme, quasi volesse amalgamarsi alla folla. Si rivolge ad un gruppetto di tre giovanetti, una ragazza dalla carnagione olivastra e capelli ribelli, un ragazzo dai tratti orientali con un bizzarro ciuffo blu sulla fronte, e un altro ragazzo piuttosto grassottello con tante lentiggini, sopracciglia e ricci di rosso acceso. Scoprirai, Megan, che saranno i tuoi colleghi per l'occasione. Altri gruppetti sono nei dintorni, la libreria è un putiferio.
«Dominic Khalwa, rappresentante della pattuglia di Obliviatori. Siete stati convocati in risposta alla vostra richiesta di stage presso il nostro dipartimento. Lei è Betty Harvin, ci ha gentilmente offerto il collegamento Metropolvere.»Gentilmente, ripete Betty. Ha così sonno che non si regge in piedi. Dominic non si lascia intimidire, sente altri ministeriali ripetere indicazioni simili.
«Siamo alla periferia di Londra, la nostra destinazione è Highams Park Lake. Vi spiegherò strada facendo, dobbiamo fare in fretta. Siamo in territorio babbano, non voglio neanche una scintilla di magia.» Colte sul punto, le fate si tirano indietro, alcune celandosi tra le pieghe della camicia da notte della vecchina.
«Che non siano Fate, ti prego...» si lamenta la ragazza, mettendosi in moto.
«Peggio. Sono Sirene.» Dominic lascia tutti così, in colpo di scena. Non aggiunge altro, distribuendo però copie di giornale. In prima pagina, fresco di stampa, il titolo
Caso Malala Wisk svetta a caratteri cubitali, seguito dall'immagine di un cadavere sul pelo dell'acqua. Il gruppo abbandona la libreria, l'alba ha tinto il cielo di rosa.
Il mondo magico è agitato, si nutre di energia caotica. Coinvolge più luoghi, le grandi istituzioni sono intimorite: è un'onda che si riconosce, perché familiare.
Il Caso Malala Wisk riaccende i riflettori, devastando la Corte del Wizengamot come poche altre vicende hanno mai saputo fare. I Giudici vestono abiti di porpora, il sonno svezzato mentre si materializzano di fretta verso le aule del tribunale. Benché sospeso, il processo legato all'enigmatica, suadente figura della Veela Cantante è apparso a lungo concluso. Sono trascorsi più di cinque anni, oramai, dall'assassinio. Malala Wisk, origini bulgare, stella del panorama musicale internazionale. Il corpo, ritrovato alla periferia di Hogsmeade, risulta a suo tempo violato dalla ferocia disumana, privo di sangue. Opera di un vampiro, il marchio del famigerato Nicholas Black? A nulla sono valse le lunghe processioni commemorative, le sedute legislative, le proteste per la verità ultima. Malala Wisk è un ricordo a mezz'aria, che porta con sé il ritmo malinconico di una vita recisa di netto. Le accuse, difatti, sono passeggere. Illusioni del tempo, hanno scritto. È stato rapido, alla fine, puntare il dito verso l'affetto più vicino, il marito Albert Scottdale. Più articolato, invece, è stato sciogliere i capi d'accusa. Gli costa una settimana alla prigione di Azkaban, l'assoluzione, infine il silenzio.
È la sua storia che hai raccontato, Lucas. La tua piuma è inchiostro vivo, anela al sangue e alla rivelazione. Il giornale favorisce il tuo scritto, la cronaca nera ti pone in risalto. Albert Scottdale è stato ucciso, il suo cadavere sorge dai fondali di Highams Park Lake. Le tue parole hanno inciso l'inevitabile, sei tra i primi sul luogo del delitto. È una moneta di bronzo, la tua Passaporta. E con te, immediati, fotografi e reporter di vicende oscure. Sei tu a guidare tutti loro, il lago vi accoglie in un soffio gelido. Ti accorgi che la rimessa delle barche, lungo le rive, pulluli di presenze: giornalisti, medimaghi, obliviatori in arrivo. E avvoltoi, gente comune, già oltre il tepore delle villette vicine, babbani confusi e maghi curiosi. Una linea gialla, all'apparenza carta, delimita la scena del lago e blocca il passaggio. Sembra un gioco poter superarla, ma la verità è che già siano in atto i primi sortilegi.
«Solo personale autorizzato» ti intima un uomo robusto.
«Lui è con me. Da questa parte, Scott.» Basso, smilzo, stretto in una tunica verde pallido, un uomo di mezza età – capelli lanuginosi, occhiaie profonde e segni di stanchezza evidenti – ti chiama subito. Vi conoscete, è stato il primo punto di riferimento per la cronaca mattutina. Bachelor Tompkins, il Medimago, ti attende.
«Maledizione, Scott. Bastava attendere un po' prima di pubblicare alla Gazzetta, ora siamo presi d'assalto. Dove sono gli Auror?» Rivolge l'ultima domanda altrove, un po' distratto. Ha le mani vestite di guanti di lattice, mostra impazienza.
L'alba, in risposta, brilla d'azzurro; è un barattolo di latta che ti porta sulla scena, Aiden. Sei sveglio prima degli altri, il Gufo del Quartier Generale degli Auror è stato solo il primo vessillo della giornata. Agire, sbrigarsi, partire – la schiera di comandi ha condizionato la tua routine, eppure è incantevole il modo in cui la tua carriera ti conceda adrenalina. La notizia del ritrovamento del cadavere ti ha raggiunto subito, sei stato informato: frasi selezionate in modo chirurgico, lo stretto necessario affinché la Passaporta (il barattolo) ti risulti più nitida. Sei in squadra, con te un paio di colleghi. Malgrado la Gazzetta abbia pubblicato l'articolo da poco, scopri che il mondo sia già sull'attenti: il parco è presieduto dai controlli, non si afferra subito il confine tra maghi e babbani. Hai con te una copia di giornale, il fascicolo del Caso della Wisk, i cenni biografici della famiglia e dello stesso Scottdale. D'altronde, è un episodio affatto sconosciuto, non di certo tra i vostri ranghi. Il lago è una commistione di suoni, odori e colori, appena offuscato dalla notte in dissolvenza. Non c'è modo di sostenere convenevoli, il tempo di dimenticare la Passaporta e vi trascinano verso le rive. Sembrerebbe un dipinto, le onde placide e un manto di ninfee rosate, eppure... si sentono grida, sinistre e ruvide, finché l'acqua si erge in un ciclone. Le onde sollevano altre proteste, una voce tra tutte vi attira veloce.
«Cacciate questi stramaledettissimi Maridi. Dov'è il mediatore?»Il lago è in tempesta, la folla ti blocca la visuale.
Caso Malala Wisk – Il Profeta parliamo delle prime ore dell'alba, quando il corpo privo di vita di
Albert Scottdale – nonché marito della oramai defunta star musicale
Malala Wisk – viene rinvenuto nei
pressi del lago da una coppia anziana che passeggiava da quelle parti. Si tratta per certo del caso di
cronaca nera più intricato e complesso della storia Londinese. [...] Quesiti irrisolte che con l’aggiunta di nuovi elementi potrebbero portarci finalmente alla
chiave del mistero.