È strano come certe volte il numero di sentimenti che si riesce a provare nello stesso momento possa essere così incredibilmente alto. L'arrivo nella serra insieme a Damian aveva costituito per Edmund l'apertura del vaso di Pandora delle emozioni e, come spesso accade, ci si accorge che si tratta di un vaso di Pandora soltanto dopo che lo si è aperto. Se inizialmente nei confronti della ragazza sconosciuta aveva provato titubanza, diffidenza, incertezza, paura, e persino una certa dose di commiserazione, alle successive parole della ben identificata Serpeverde a questi si aggiunsero anche rabbia, fastidio, senso di impotenza, astio, antipatia e nervosismo. La diffidenza c'era ancora tutta, mentre la commiserazione sparì del tutto e cedette il posto a un incredibile desiderio di rivalsa. La misura era evidentemente ben colma, diamine, come si era permessa! Passasse pure l'averlo chiamato pivellino, era fastidioso, vero, ma non più di tanto, era vero che era piccolo, non per colpa sua. Ma mentirgli così spudoratamente era un vero e proprio affronto alla sua intelligenza: gli disse che ci sentiva benissimo quando subito dopo affermò di non aver nemmeno sentito i loro nomi. Le due frasi erano esattamente una il contrario dell'altra, che razza di bugiarda senza pudore! Che lo chiamasse pivellino poteva starci, ma trattarlo come tale era veramente inaccettabile! E poi c'era quel definire "sproloquio" il discorso di Damian; Edmund effettivamente non sapeva bene cosa volesse dire sproloquio, in altre circostanze lo avrebbe chiesto, ma in quella situazione era decisamente meglio non farsi vedere impreparati prestando il fianco così gratuitamente al rivale. In ogni caso, quella parola usata con quel tono non sembrava proprio un apprezzamento e questo contribuì a infastidirlo ulteriormente: come poteva definire un discorso che diceva di non aver nemmeno sentito? Se qualcosa capì da quelle prime parole della ragazza fu che si chiamava Lyvie, che non gli stava affatto simpatica e che il sentimento era ricambiato. Totalmente. Bene, gli erano sempre piaciuti i sentimenti corrisposti. Il Corvonero, mordendosi il labbro inferiore per il nervoso, continuò a studiarne attentamente i movimenti, con occhi vigili e sguardo torvo, e con la bacchetta sempre a portata di mano; la Serpeverde aveva deposto la mandragora ma nulla escludeva che fosse ancora una minaccia nei suoi confronti, la ragazza sembrava infatti alquanto suscettibile e non era da sottovalutare la presenza di Damian, vera e propria benzina sul fuoco, lui, il suo carattere esuberante e l'incapacità di starsene zitto. Quanto lo infastidiva poi quel modo di fare, quanto avrebbe voluto risponderle a tono, farle vedere che non era affatto un pivellino, ma che era intelligente almeno il doppio di lei. Ma doveva accettare il fatto che c'era troppa disparità di forze e non era nella condizione di dare le carte. Ma sarebbe venuto il momento in cui glielo avrebbe rinfacciato quel "pivellino", altroché se ci sarebbe stato. Forse un giorno. Se era vero che Lyvie non aveva sentito nulla, aveva perlomeno una buona memoria visto che si ricordava entrambi i nomi dei due primini, non che quello di Damian fosse così arduo visto che lo avrà sentito centinaia di volte in sala comune, ma pure il suo si ricordava. Questo non andava affatto bene, proprio no. C'era il rischio che quella tizia con buona memoria si ricordasse di loro e non gli desse tregua nei giorni successivi. Sai che incubo, era molto più grande di loro, e se era più grande aveva pure amici più grandi. No, no, quello non andava affatto bene, un problema serio! Doveva agire e sistemare la situazione prima che Damian e le sue proposte assurde la facessero infuriare più di quanto già non lo fosse e che si mettesse ad attaccarli con piante mangiabambini. Le celluline grigie di Edmund lavoravano a più non posso, la sua mente stava giusto ragionando sulla memoria della ragazza quando fu colpito dal fulmine di un'intuizione e realizzò di avere un'importante e imperdibile occasione davanti a sé: salvare lui e l'amico dalla minaccia verde-argento con un incantesimo preciso e accurato. Mosso dalla rabbia, e da un recondito desiderio di sopraffare la ragazza, il dodicenne arrivò a partorire la sua idea geniale, quell'incontro non avrebbe dovuto mai esserci stato: doveva rimuoverle il ricordo. Non l'aveva mai usato a scopo difensivo su un essere umano, ma non andava male con gli incantesimi e quello era certamente alla sua portata; purtroppo non aveva tutta la pratica del mondo su questo incantesimo ma che ci poteva fare, chi lo avrebbe mai detto che gli sarebbe servito così presto! Certo, ci voleva un po' di concentrazione ma nulla che un mago come lui non potesse fare. Sentì Damian continuare a parlare con la ragazza, forse gli stava ripetendo la sua proposta, o forse gli stava parlando della sua famiglia o di quanto era bravo in tutte le materie. Ad un certo punto Edmund smise di ascoltare e si concentrò solo sulla parte sinistra del viso della Serpeverde, doveva infatti capire come fare ad estrarre in velocità la bacchetta e puntargliela al capo per eseguire l'incanto prima che quella si accorgesse di quanto stava facendo. Forse non era così facile come gli era sembrato in un primo momento. Forse prima avrebbe dovuto stordirla, però stordirla avrebbe voluto dire attaccarla e non sarebbe stato educato attaccarla alle spalle in quel modo, sarebbe stato da vigliacco, avrebbe dovuto piuttosto proporle un duello. A quel punto però avrebbe quasi sicuramente perso quindi che senso avrebbe avuto? Era meglio rimuoverle il ricordo da fuori magari da una delle finestre...
«Vero che sei curioso anche tu?»
Edmund era immerso in tutte queste elucubrazioni quando vide il Serpeverde voltarsi verso di lui rivolgendogli la parola. Edmund lo guardò un po' incredulo, e un po' perplesso. Si era perso qualche passaggio e non aveva capito di cosa avrebbe dovuto essere curioso. Anche se lo avesse capito, non era nemmeno certo di cosa avrebbe dovuto rispondere, gli dispiaceva placare gli entusiasmi del coetaneo ma da certe cose era sempre meglio starne fuori. Nel dubbio, meglio starne fuori. Qualunque fosse stato il complemento di quella domanda, Edmund decise di proseguire per la propria strada e portare avanti il suo piano per condurre i due in salvo, prima all'uscita e, di lì, sistemare quel problema della memoria. Guardò rapidamente Lyvie e poi Damian e poi di nuovo Lyvie, e poi di nuovo Damian, per capire se la situazione fosse adeguatamente calma. L'espressione perplessa avrebbe detto più di mille parole ma era meglio provare a tranquillizzare la Serpeverde che i pivellini avrebbero tolto il disturbo. Le orecchie gli diventarono rosso fuoco per e il battito cardiaco aumentò sensibilmente, ma non poteva arretrare ora, c'era quasi. La mano destra a pochi millimetri dal legno della bacchetta, il piede sinistro che tamburellava agitato, gli occhi chiari in cui brillava dietro l'espressione timorosa la scintilla della rivincita.
«Ehm veramente no, io veramente non sono più curioso anzi meglio se ce ne andiamo, vero Damian? Noi abbiamo da fare in sala grande, vero? Scusa il disturbo, ce ne andiamo subito, arrivederci signorina pivellona!»
|