(P)resent, privata

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view post Posted on 6/6/2023, 15:36
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Il sole primaverile spicca in tutta la sua potenza nel cielo completamente privo di nuvole. Sono fuori dal castello da soli dieci minuti e già mi bruciano gli occhi, nonostante mi sia appoggiato all’ombra dell’ampio portone d’ingresso per evitare i raggi diretti. Mi sento più fuori luogo del consueto, considerando che tutt’intorno a me gli altri ragazzi non possono fare a meno di essere entusiasti per la bella giornata. Li sento commentare con un’allegria che solletica le mie terminazioni nervose e credo se ne siano accorti, perché mi stanno tutti a distanza di sicurezza. La mia solita espressione impassibile non risulta più tanto impassibile da quando sono diventato Prefetto; più o meno chiunque ha imparato ad associarla al fatto che sono perennemente scazzato e voglio essere lasciato in pace. Decisamente conveniente: mi consente di tenermi in disparte senza il rischio di essere infastidito più del dovuto. I primini se ne stanno per fatti loro, alcuni in gruppetti misti, altri solo tra concasati. Nessuno mi ha nemmeno chiesto perché non ci siamo ancora mossi, ma penso sappiano che stiamo aspettando Alice. Nessuno mi guarda e nessuno mi ha rivolto la parola da quando sono arrivato, se non per un cenno di saluto.
Nell’esatto momento in cui la considerazione mi vortica nella mente, mi ritrovo a sentirmi osservato. Mi volto e noto un Serpeverde che si affretta a spostare lo sguardo. Decido di fare finta di niente e limitarmi a maledire mentalmente Alice per essere in ritardo. Il fatto che abbia abituato i presenti a non aspettarsi puntualità mi indispone.
Sospiro e abbasso lo sguardo sull’orologio che tengo al polso. È in ritardo di quasi dieci minuti. Ok che io sono arrivato in anticipo, ma tra un eccesso e l’altro quantomeno una via di mezzo!
Sospiro di nuovo, praticamente sbuffando, e quando rialzo la testa incontro lo sguardo del Serpeverde.

Che c’è? – esordisco di getto, prima che possa avere la possibilità di distogliere di nuovo lo sguardo e fare finta di niente.
Scuote la testa e mette su un cipiglio arrabbiato che lo fa apparire quasi buffo. Immagino che quando sei piccolo e offeso nessuno ti prende sul serio, se non sei me. Nessuno ha mai avuto l’ardire di mettere in dubbio me nemmeno quando avevo ancora l’età per risultare tenero semplicemente respirando.

Hai qualcosa da dirmi? – incalzo, continuando a fissarlo. Sostiene il mio sguardo stavolta, come se volesse sfidarmi, e la cosa lo rende ancora più buffo. Divertente. Incrocia le braccia al petto, sposta nervosamente il peso da un piede all’altro, poi avanza a passo di carica verso di me. Mi schiaccio di schiena contro il portone, con l’istinto che mi porta a indietreggiare per mantenere le distanze.

È la prima volta che vado a Hogsmeade. Mio papà non voleva ci andassi durante l’inverno perché fa buio presto e dice che nel buio succedono cose strane intorno alla foresta.

È vero. – commento freddamente, perché vedergli fluire via il calore dal viso, che assume un’espressione di puro terrore, mi ripaga del fatto che ha superato di troppo la soglia del mio spazio personale. È basso e inquietante come tutti i bambini, mi dà ribrezzo averlo così vicino.

T-tu… TU DOVRESTI ESSERE D’AIUTO! – grida all’improvviso, sbattendo i piedi a terra come un vero moccioso capriccioso. Faceva tanto il sostenuto ed eccolo lì che sbraita alla prima provocazione. Ne è talmente toccato da dimenticare il raziocinio e il fatto che, a rigor di logica, se suo padre gli ha finalmente concesso di andare in visita nel villaggio è perché ora le giornate sono più lunghe e rientrerebbe nel castello che è ancora giorno. L’impulso è di ignorarlo, di non ribattere e lasciarlo lì a navigare tra le sue fobie come il resto dei comuni mortali, ma gli si riempiono gli occhi di lacrime in tempo record. Tira su col naso ed ecco il mio limite. Non per pietà, è che se scoppia a piangere c’è il rischio che inizi a colargli il naso e a quel punto io inizierei a vomitare e una banale gita a Hogsmeade si trasformerebbe nel peggiore dei film di Cronenberg.

Stai calmo, ok? Non corri rischi. – mi affretto a dire, chinandomi sui talloni per avvicinarmi alla sua altezza. Lo guardo dritto negli occhi e, sebbene i suoi siano appannati dalle lacrime, sostiene il mio sguardo con più sicurezza di quanta ne abbia io… Tira di nuovo su col naso e mi ritrovo improvvisamente interessato a guardare per terra. Per non rischiare.

Come puoi giurarlo?

Non l’ho fatto. Ma ci sono io apposta. Non ti accadrà niente. – rispondo senza esitazione. Non per arroganza, per pura constatazione. Anche se non ho mai ben capito per quali precisi meriti sia stato nominato Prefetto, perlomeno so che il senso del dovere mi porterebbe a fare il difensore, anche se si trattasse di proteggere la vita di un insulso essere umano che a malapena può considerarsi senziente.

Posso starti vicino?

Se proprio devi. – rispondo cinico, rimettendomi in piedi. Alzando lo sguardo, mi accorgo che alcuni dei presenti hanno seguito la scenetta con interesse e senza alcun ritegno continuano a fissarmi per rendermelo più chiaro; ma soprattutto, noto che finalmente Alice è arrivata. Alla buon’ora.
Mi esimo dal dare voce ai miei pensieri e mi limito a distendere un braccio in avanti, a darle cenno di fare strada. Ora che è arrivata anche lei e il classico quarto d’ora accademico di ritardo è stato ampiamente superato non siamo costretti ad aspettare altri studenti: chi c’è c’è, chi non c’è non è un mio problema.
Avanzo di un passo verso la Grifondoro con tutto l’intento di incamminarmi insieme al resto del gruppo, ma il Serpeverde di fianco a me mi prende per mano all’improvviso: gli arti si irrigidiscono al contatto e mi rallentano il passo.
 
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view post Posted on 8/6/2023, 14:53
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Mi sono resa conto del tempo che passava solo quando mi sono accorta di essere in ritardo. Stamattina mi sono alzata come al mio solito prima dell'alba, ho fatto la mia solita corsetta mattutina e allenamento giornaliero per rinvigorire le energie, poi mi sono trascinata a lezione. Ovviamente sono passata in sala grande per sgraffignare qualcosa da mangiare lungo il tragitto, altrimenti avrei finito per ingurgitare una sedia o un libro, sperando in quel caso che qualche nozione mi rimanesse nel cervello. Tanto per cambiare. Il mio problema è la concentrazione, la perdo istantaneamente quando si tratta di studiare lunghi e noiosi paragrafi. Nelle prove pratiche sono sempre eccellente e anzi, mi divertono un mondo, ma ammuffire in biblioteca non è una cosa per me. Non sono una che anela al sapere, il mio approccio è molto più pratico. Solitamente se devo studiare qualcosa preferisco stare all'aria aperta e riorganizzare le nozioni in schemi più utili al funzionamento dei miei neuroni. Non sono stupida, semplicemente il mio modo di studiare è diverso. Inoltre se non trovo stimoli e riesco a passare un test senza applicarmi troppo, non mi viene assolutamente voglia di fare di più. Ho bisogno di sfide continue che riescano a mettermi in difficoltà. Se riesco a passare con il minimo sforzo, lo faccio. Non sono una di quelle che si legge interi libri solo per il gusto di saperne di più. Ho una buona memoria e riesco a ricordarmi le cose anche solo dopo averle lette una volta, penso sia una tecnica che ho sviluppato nel tempo mentre scopiazzavo le risposte dei compiti di qualcun altro. O prima di rispondere ad una domanda a bruciapelo. Anche per questo è difficile beccarmi totalmente impreparata. Qualcosa da dire per scamparmela la trovo sempre, inoltre mi dà immensa soddisfazione vedere il disappunto sul viso dei professori che a quel punto, non possono dirmi nulla. La mattinata passata nell'aula di Pozioni con la nuova prof di mia conoscenza, si è rivelata meno pallosa del solito. Ade è una che ne sa a pacchi e cerca di comunicarlo in maniera attiva, anche se per la metà degli studenti la cosa che attrae di più è il suo fondoschiena. Non so quanti di loro abbiano provato a regalarle dei fiori, o a farle complimenti, con mio grande divertimento. Diciamocelo le reazioni di Ade sono state esilaranti, come ho potuto anche solo pensare che la cosa avrebbe potuto darmi fastidio?
La giornata è proseguita con vari problemi sparsi, primini che a seguito di una lezione di volo sono finiti impigliati tra le guglie del piano terra, i bagni del terzo piano esplosi da qualche pozione (ora capisco l'improvviso interesse per le lezioni) e altre rotture di palle inimmaginabili. La cosa sulla mia lista che più mi turba però è la gita con i primini nel primo pomeriggio, quella in cui dovrei far da spalla a Drav. L'ho evitato per bene dopo l'ultimo litigio, sento ancora i nervi risalirmi ogni volta che lo incrocio e anche per questo non siedo più accanto a lui a lezione. Tanto la compagnia di altri serpini non gli manca, soprattutto di Lyvie, che io guardo con un certo astio. L'ho sempre sopportata poco, figuriamoci vederla fare la miglior amica di Drav. Non guadagna di certo punti, anzi. Ma mi sono detta che non m'importa, peggio per lui perdere una persona come me e guadagnarne una come lei.
Proseguo verso il portone dove abbiamo appuntamento, sono tutti lì che mi aspettano. Arrivo come se niente fosse, lo degno giusto di uno sguardo per confermare la mia presenza e mi volto verso gli studentelli. Il sorriso torna sul mio viso, non voglio spaventarli, per quello Drav fa già abbastanza. Li conto e li chiamo secondo la lista che tengo appuntata su un pezzo di pergamena. Non sono una persona organizzata ma sono responsabile.

Ci siamo tutti sì? Bene. Allora mi raccomando vi lasceremo liberi di girare per Hogsmeade, il punto di ritrovo è Mielandia, se non sapete dove vi trovate o qualsiasi cosa fermatevi lì. Okay? In ogni caso noi siamo sempre in giro. Vi divertirete, mi raccomando niente stronz--- ehm niente cose stupide ok?

Proseguo in avanti, facendo strada e non curandomi di Drav o di cosa vorrebbe fare. E' una normalissima gita, ne abbiamo fatte a migliaia, la cosa non mi preoccupa più di tanto. Basta semplicemente ignorare la sensazione di fastidio allo stomaco che ho in presenza del serpino. Sembra anche essersi beccato un ragazzetto stile cozza, ben gli sta, così impara a fare lo stronzo, il karma colpisce tutti prima o poi. Gli studenti sono piuttosto su di giri, eccitati da una giornata passata in semi libertà e il loro vociare mi conforta da qualsiasi pensiero spiacevole, vedere le nuove leve spesso mi rallegra la giornata. Sono così innocenti e a tratti anche stupidelli, è impossibile non trovarli esilaranti. Indosso la divisa ma senza giacca, la camicia, di cui le maniche tengo tirate fino a metà avambraccio, mi sembra già troppo pesante. La cravatta mi irrita profondamente ma non posso liberarmene. L'unica cosa positiva del portare la gonna vien fuori proprio in questo periodo, quando le giornate si fanno più calde e avverto il sollievo del vento sulle gambe. I capelli mi stanno crescendo ora sono appena sotto le spalle e sembrano arricciarsi sulle punte, avrei potuto sistemarli in maniera da avere meno caldo, ma ovviamente non ho avuto tempo. Le gote sono già arrossate, il sole illumina il mio viso con ancora più lentiggini e rende i miei capelli del colore di un falò estivo. Fa caldo sì ma è piacevole per ora. Le belle giornate mi riempiono lo spirito e l'umore. Il tragitto è piuttosto breve e a parte qualche piccolo screzio ci ritroviamo tutti di fronte Mielandia, lancio un'occhiata a Drav per capire se vuole andare lui per primo, poi mi rendo conto che è meglio per loro se parlo io.

Okay siamo arrivate a Mielandia. Da qui in poi potete girare liberamente, ancora una volta vi dico di non fare stupidaggini. Non mettete i vostri compagni in pericolo, qualche scherzetto è permesso ma niente di pericoloso. Divertitevi, godetevi la giornata e riempitevi di dolcetti!

Li ammonisco con fare sempre bonario. Non voglio sembrare già immediatamente una personaccia. Mi fissano tutti con quegli occhietti spaesati, sono adorabili. Sorrido e li incoraggio a provare qualche negozio o dò qualche consiglio su dove andare per primi, quando mi sembrano a posto immagino, andrò a godermi un po' il sole. Non voglio assolutamente e nemmeno per sbaglio dover parlare con Drav. Me ne tengo lontana manco fosse la peste.
 
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Nel palmo di una mano si nascondono almeno centocinquanta tipi di batteri diversi e mi piace avere la prerogativa di scegliere da chi prenderli. Quella di questo maledetto ragazzino non è mai stata in lista. Ha preso anche a sudare e il tragitto fino a Hogsmeade non mi è mai sembrato più lungo ed estenuante di così. Mi muovo praticamente per inerzia, a malapena riesco a respirare per via dei conati che trattengo d’impegno. La mascella è tesa perché sto stringendo i denti a forza e lo sguardo è fisso sulla schiena di Alice che mi indica la via da seguire, come una specie di faro su cui spiccano scompigliate ciocche rosse. In un certo senso mi mantiene lucido e mi ricorda che in quel pomeriggio ho uno scopo da realizzare. D’altro canto, ciò non mi impedisce di desiderare, veramente tanto, che qualcosa dalla foresta esca a ucciderci tutti. Considerando che sto trattenendo io stesso l’istinto omicida, l’accondiscendenza delle creature magiche mi spiazza d’improvviso. Se decidessero di ribellarsi, probabilmente mi ritroverei ad appoggiarle tutte, anche a scapito della mia stessa esistenza. Col senno di poi, non sarebbe un dispiacere non poter mantenere fede alla parola data al moccioso. Nonostante dal sangue possano derivare numerose infezioni, penso che mi renda più facile sopportare la tortura pensando che l’appiccicaticcio sia scaturito da una qualche ferita che lo lascerà moribondo nel tempo che ci vorrà per raggiungere Hogsmeade. Altrettanto, mi consola fantasticare sul fatto che potrebbe morire senza aver mai visto il villaggio.
L’unica nota positiva è che Alice, essendo Alice, mi ha liberato del peso di comunicare le solite raccomandazioni di rito. È stata lei a fare tutto il discorso da Prefetto ed è sempre lei a ripeterlo quando raggiungiamo Mielandia. Nemmeno mi è mai piaciuto questo negozio, ma mi appare così bello.
Appena ci fermiamo abbasso lo sguardo a vedere se il ragazzino ha mollato la presa, perché mi rendo conto di essermi dissociato al punto da impedire ai miei nervi di percepire la sensibilità della mia mano destra, quella sporca. La sua è ancora lì.
Non ho idea di che tipo di faccia abbia in questo momento, ma ho l’impressione di non avere un bel colorito e nemmeno un’espressione amichevole: il ragazzino mi guarda a occhi sgranati e gli ci vuole qualche secondo di troppo per riuscire a elaborare un “grazie” bisbigliato a mezza bocca. Mi lascia andare la mano e si allontana veloce per raggiungere gli altri.
Di rimando, avanzo anche io di qualche passo in direzione di Alice, ma senza alcuna fretta… Anche perché non ho energia. Credo di averla spesa tutta per trattenere gli istinti omicidi e l’ipocondria.

Mi serve un consig- esordisco, senza troppe cerimonie, ma per quanto la parola stessa mi irriti, non è il pronunciarla a darmi la nausea, bensì il primo soffio d’aria che inalo a pieni polmoni per la libertà riacquisita. Mi ritrovo a testa china, le labbra serrate e le palpebre chiuse per il conato più atroce degli ultimi dieci minuti. Ho il braccio destro disteso lungo il fianco come fosse una carcassa. Devo lavare questa cazzo di mano. Adesso.
Alzo la sinistra nella direzione in cui, prima che chiudessi gli occhi, si trovava Alice. Spero sia ancora lì per vedere che le faccio cenno di aspettarmi un minuto.
Mi giro e apro gli occhi a fessura, il necessario per capire dove cazzo camminare senza andare a sbattere contro un muro. Mi gira la testa.
Entro da Mielandia e mi districo a passo spedito tra la gente davanti al bancone per raggiungere il fondo del negozio. Credo che non sia socialmente accettabile avere bagni facilmente trovabili nei locali commerciali, soprattutto quelli che trattano cibo, non è proprio il massimo in effetti… ma, di rimando, si rendono rintracciabili andando a intuito. Di fatti, lo trovo a colpo sicuro e mi ci fiondo dentro. Apro il rubinetto e con una quantità disumana di sapone mi sfrego le mani finché non inizia a farmi male l’epidermide dei palmi. Immediatamente rassicurato, mi passa l’affanno sullo sterno e mi sento di riprendere a respirare meglio.
Non ci sono molti clienti nel negozio ed esco rapido come sono entrato.
Alice è rimasta ad aspettarmi e mi riavvicino a lei come se niente fosse.

Ok. Mi serve un consiglio. È... per Megan. – riesco finalmente a dire, puntando lo sguardo nei suoi occhi.

L'attesa di Aliciotta è concordata :dance:
 
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view post Posted on 11/6/2023, 14:41
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Non so se mi venga automatico prendere il controllo della situazione perché avverto quasi sulla pelle, la difficoltà di Draven di andare avanti o se perché è una cosa che ormai mi viene così naturale con lui, da nemmeno farci caso. In ogni caso, entrambe le opzioni mi irritano profondamente. Ho notato con un'occhiata di sbieco che uno dei primini gli si è appiccicato come una cozza e ha osato addirittura prenderlo per mano. Mi chiedo, quale desiderio così prematuro di morire abbia quel ragazzino. Ma vabbè, come il Prefetto Serpeverde intenda gestire la propria casata non mi riguarda. Che se la vedano tra di loro. Ho altri pensieri, ben più intrusivi e asfissianti, che non mi fanno chiudere occhio da ieri. E' chiaro dai cerchi neri che nemmeno il make-up riesce a camuffare più di tanto e anche dal succhiotto sul mio collo che per qualche ragione inconscia ho cercato di coprire. Come se avesse un significato diverso rispetto agli altri. Cerco di buttare le paranoie e le supposizione in un angolo della mia mente, almeno mentre lavoro, ma è così maledettamente difficile sta volta. Mi sembra di stare impazzendo, mi comporto in maniera anomala e onestamente credo di aver preso qualche malattia incurabile. Non mangio, non dormo, mi sembra di soffrire ogni attimo di questa esistenza e nel realizzare tutte queste cose a mente fredda mi fa sentire ancora più ridicola. Mi dico che devo smetterla, devo dimenticarmi di quello che è successo. E' un'illusione, non tornerà mai più. Poi mi tornano in mente i suoi occhi. Il suo tocco gentile. Il sussurro della sua voce. Il respiro corto tra i nostri visi. E sprofondo in un vortice d'oblio. Il mio corpo non mi appartiene nemmeno più, ormai fa quello che vuole. Appena ripenso a lui sprofondo. Mi sento come se avessi volutamente bevuto del veleno e come se il gusto di questo veleno fosse così dolce da lasciarmene dipendente. E ora lo cerco, lo cerco ovunque, ma maledizione non lo trovo da nessun altra parte. Dio, Alice smetti di pensarci. Smettila. Siamo di fronte Mielandia e ho appena finito il mio discorso, penso che forse dovrei cercare di tenermi impegnata, quando Drav mi si avvicina per chiedermi qualcosa. Il mio sguardo, ancora infuriato per l'ultima lite lo squadra con un certo astio. Mi fa ancora ribollire il sangue ciò che mi ha detto, aggiunto poi agli avvenimenti degli ultimi giorni mi fa proprio uscire di testa. Inclino il capo rimanendo in attesa della conclusione della sua frase, quando scappa via facendomi segno di aspettare. Non può essere davvero così disgustato da quel ragazzino. Non può essere, vero? Per qualche motivo trovo la cosa divertente, per cui il mio sguardo si addolcisce appena al suo ritorno. Se non fosse stato per il fatto che mi sta servendo una distrazione su un piatto d'argento lo avrei ignorato. Ma l'idea di poter impiegare il mio tempo senza tormentarmi, mi spinge a rispondere. Mento, non è l'unico motivo. Lo sa bene anche lui o non si sarebbe avvicinato. Probabilmente finiamo per incamminarci senza che nemmeno me ne renda conto, in fondo siamo qui a posta per girare e controllare i piccoli studentelli.

Che consiglio?

Sollevo un sopracciglio. Pensavo non volesse parlare della sua preziosissima fidanzata, pensavo che gli desse fastidio anche solo nominarla e ora me la butta lì così, come se niente fosse? Deve essere disperato. Non c'è altra spiegazione. Lo squadro ancora dall'alto in basso, il risentimento è ancora lì e non posso ignorarlo. Per cui lo punzecchio. So benissimo che qualsiasi cosa sia finirò per aiutarlo, ma devo fargliela pagare almeno un pochino.

Pensavo che la faccenda non mi riguardasse.

Il sole mi colpisce sul viso, porto una mano sulla fronte per non rimanerne accecata. Il Testa di Porco ci passa accanto, mi fermo senza nemmeno accorgermene e lo fisso un'intensità fuori luogo. Sto implodendo. Come si respira. Abbasso lo sguardo. Smetti di pensarci, Alice. Mi ricordo di non essere sola e di dover comportarmi in maniera normale. Soprattutto non ho la minima intenzione di far notare qualcosa a Drav, per cui fingo che non sia successo nulla, proseguendo ad allacciarmi il laccio della scarpa che con l'arte dell'illusione ho sciolto pochi secondi prima. Per quello mi ero fermata. Mica per altro. Torno a guardarlo, attendo una sua risposta.
 
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view post Posted on 12/6/2023, 22:38
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Non appena mi riavvicino a lei ci ritroviamo praticamente a camminare lungo la via principale di Hogsmeade. Sento il bisogno di fermarmi in uno dei locali a chiedere un bicchiere d’acqua e mi pento di non averlo fatto da Mielandia, ma il punto è che adesso che sto meglio mi rendo conto di quanta gente ci sia in giro in questo momento ed esito a esporre l’esigenza, nella speranza che mi passi. Non ho la minima voglia di affilarmi dietro a un fiume di gente solo per bere. Intanto mi tolgo la giacca della divisa e me l’appoggio su una spalla. Allento la cravatta, sbottonando i primi due bottoni della camicia e ne arrotolo poi le maniche fino ai gomiti.
Le gite organizzate al villaggio rappresentano sempre un grosso motivo di angoscia per me. Principalmente perché è un pomeriggio che dovrebbe essere libero e non lo è per doveri non ben specificati. Considerando che i ragazzini, una volta accompagnati, se ne stanno per fatti loro, ogni volta viene da chiedermi che senso abbia per i Prefetti restare in zona a controllarli. Insomma… Che potrebbero mai fare degli undicenni? Strozzarsi con una caramella?
Alzo gli occhi al cielo e sospiro, scocciato. Un po’ per il filo dei miei pensieri, un po’ per le parole di Alice.

Dipende dalla faccenda. - ribatto, vago, prima di prendere il pacchetto di sigarette magiche e afferrarne una tra i denti. Questa cosa che Zonko vende sigarette con delle erbe particolari mi piace più di quanto dovrebbe.
L’accendo e prendo un lungo tiro per temporeggiare.
In piena onestà, mi dà sensibilmente fastidio l’idea di condividere con qualcuno ciò che mi riguarda, ancor di più se c’è di mezzo Megan. Se tornassi a Londra con questo cruccio, però, mi ritroverei Eliana addosso come un condor su una carcassa, per cui l’unica scelta, la meno peggiore, ricade su Alice. Spero di non pentirmene.
Espiro la boccata di fumo, mi schiarisco la gola, prendo un altro tiro. Le lancio un’occhiata di sbieco per testare il livello di umore, visto che ultimamente mi è parsa strana.
Non so davvero come esporre la cosa senza dare spiegazioni. Quantomeno un contesto è necessario. Non voglio un consiglio inutile, mi serve un aiuto concreto.

Megan e io siamo usciti insieme per la prima volta la scorsa estate. Anche se è capitato più o meno per caso. Non è stato un vero appuntamento, però vale, credo, come riferimento temporale. Più o meno, simbolicamente… - inizio a dire, incerto. Praticamente arranco e mi ritrovo ad arricciare le labbra in una smorfia. Le occupo di nuovo a reggere il filtro della sigaretta per inalare un altro tiro di malattie polmonari.
Tengo lo sguardo davanti a me, ma con la coda degli occhi cerco di tenerla sotto osservazione perché al benché minimo cenno di qualcosa che mi fa ruotare i coglioni sono pronto a girare sui tacchi e lasciar perdere.

Se volessi… Se stessi pensando… Non lo so. Tipo farle un regalo. Che le ricordi quel giorno. E mi viene in mente solo l’avocado, perché a me fanno schifo e a lei piacciono un casino… - annaspo di nuovo, cercando di fare pace ad alta voce tra i miei pensieri. Vorrei solo che fosse qualcosa che possa farla sorridere, a riprova che non si è pentita in questo lasso di tempo di avermi dato una possibilità quel giorno.
Mi volto verso la Grifondoro con l'intento di studiare l'espressione del suo viso e decidere se effettivamente vale la pena tanto sforzo per spiegarle la questione o se è solo una perdita di tempo che comporterà una presa per il culo senza esiti utili, quando mi accorgo che abbiamo appena superato il Testa di Porco ed Alice si è fermata qualche passo indietro per allacciarsi una scarpa.
Al Testa di Porco non c'è mai abbastanza gente da farmi pentire di averne varcato la soglia, ma i problemi di quel locale sono altri e altrettanto disdicevoli.

Ce l'avranno una bottiglia d'acqua che non abbia dell'unto sopra?
 
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view post Posted on 13/6/2023, 08:47
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Il fatto che sia venuto a chiedermi consiglio in qualche modo mi fa pensare che si senta al sicuro con me. La trovo quasi tenera come cosa. Ma poi la odio al tempo stesso, perché mi rendo conto di quanto stracazzo sia facile per gli altri usarmi. Non mi spiego ancora dove stiamo esattamente io e Drav in questa amicizia, litighiamo così spesso e siamo così diversi che ancora mi chiedo come facciamo a non mandarci a quel paese in maniera definitiva. Mi fido di lui in realtà ed è questo che mi ferisce quando litighiamo, il fatto che so che stia diventando per me una persona importante, sulla quale fare affidamento. Per quanto si dica estraneo a gesti di affetto e per quanto il suo egocentrismo faccia spesso da protagonista, forse non è così indifferente come penso.

Hm. Okay

Mi appunto mentalmente quello che mi dice, cercando di riflettere su ciò che potrebbe piacere alla Haven. Non conosco Meg abbastanza per poter dire cosa potrebbe piacerle, ma in fondo quello che Drav vuole è farle un regalo che possa rimanere con lei come ricordo di una giornata. Sinceramente penso che la cosa sia anche legata al fatto che vogliano celebrare il loro "anniversario" il che avrebbe senso a questo punto. Per fortuna Drav non è un tipo melenso e non si perde in dettagli romantici che mi farebbero venire il voltastomaco. C'è una cosa nella mia mente che ricollega il romanticismo allo stare insieme. Non potrei mai essere una tipa romantica, me lo sono sempre detto. Perché in fondo non mi permetterei mai di provare qualcosa di romantico per nessuno. Io non lo permetto, ma il mio cuore fa sempre ciò che vuole. E lo odio per questo.

Non conosco Megan così bene, ma in generale posso dirti che è bello ricevere qualcosa che si può tenere con sè. Tipo una collana, un braccialetto, qualsiasi cosa che possa ricordare--- be' di te in questo caso o di voi.

Solitamente quando penso ad un regalo è una cosa molto intima. Non mi va di regalare souvenir a caso che poi vengono lasciati ammuffire su uno scaffale o roba che è necessario comprare solo di dovere. E' uno dei miei modi per dimostrare affetto, cura e interesse nei confronti della persona. Non sono brava con le parole ed esprimere la mia emotività funziona sempre in maniera strana ed incontrollata.
Quando qualcuno mi regala qualcosa lo custodisco sempre gelosamente.

Ti viene in mente altro oltre all'avocado? Magari qualcosa legato a lei che ti ha colpito, un dettaglio della sua personalità o a qualcosa che vi siete detti di particolare, o anche un suo hobby... in base a quello possiamo muoverci in una direzione più precisa. Non devi dirmelo se non vuoi, basta che lo sappia tu.

Replico spiegando le cose con tono neutro. Non servirebbe a nulla mostrarsi interessata perché poi finirebbe per trovarlo eccessivo, se invece lo ignoro se la prende. Avere a che fare con Drav è un'enorme rottura di coglioni. Ormai ho imparato a conoscerlo. Mi tiro su e passo lo sguardo da lui al testa di Porco. Arrossisco. No. Non posso rimettere piede lì dentro. Avverto lo stomaco contorcersi in mille spasmi. La pioggia. I vestiti bagnati. Quell'abbraccio, così stretto, così disperato, così intenso. Il battito del suo cuore. La rabbia e la tenerezza. No. No.

NO è troppo presto---

Lo fisso, mi rendo conto di quanto questa frase non abbia il minimo senso. Provo a spiegarmi meglio. Okay non devo impanicarmi, basta buttarla sul ridere. Pensa a qualcosa di stupido Alice. Veloce. Per qualche motivo la cravatta mi dà fastidio quindi me la allento, andando a rovinare il già pessimo make-up che avevo messo su per nascondere quel succhiotto.

E'-E' troppo presto per ubriacarsi. Figurati se hanno dell'acqua. E poi c'è tutta gente strana. Non penso ti piacerebbe.

Sono maledettamente brava a tenere il punto su qualcosa e convincere gli altri che questa sia la soluzione migliore, soprattutto riesco a farlo con nonchalance. Al momento sono così confusa che ritornare lì dentro mi farebbe esplodere in mille pezzi. E non posso, non posso farlo. Devo semplicemente smettere di pensarci ed ossessionarmene in questa maniera. Era solo un momento, non tornerà mai più.

Il regalo perfetto richiede tempo. Andiamo, su.
 
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view post Posted on 16/6/2023, 00:48
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L’indice e il pollice della sinistra reggono la sigaretta mentre l’avvicino alle labbra un’altra volta. Ho come l’impressione che, negli ultimi tempi, ogni volta che sono con Alice fumo più di quanto effettivamente vorrei; credo sia a causa dei discorsi che ci hanno coinvolto e continuano a vorticarci intorno come il fumo che espiro a ogni boccata. Mi rende nervoso e sento l’esigenza di tenermi distratto. Considerando che il solo pensiero di fare conversazione mi pesa in maniera indicibile, il fatto che con lei mi impegni addirittura per condividere pensieri, come se aspettassi un’improvvisa realizzazione pendere dalle sue labbra, mi destabilizza.
E do la colpa a Eliana. L’invadente fidanzata di mia madre ha preso subito, appena l’ho conosciuta, la pessima abitudine di agire come un grillo parlante alla mia coscienza.
Questo bizzarro meccanismo di condivisione è iniziato la scorsa estate quando Alice aveva avuto una qualche discussione con sua madre, io avevo fumato in compagnia di quella che dovrebbe essere una figura genitoriale e un discorso sull’amicizia era derivato dalle circostanze.
Dovrei rileggere quei messaggi per capire quanto facile, seppur da fatto, fosse stato parlare con Alice. Dovrei fare mente locale per cercare di ricordarmi come o perché non abbiamo più smesso di parlarci da allora, ma con crescente aggressività. È come se il disinteresse nei suoi confronti fosse stato convertito in un’irrazionale paura di essere giudicato da lei. Non so come, non so quando. Siamo cambiati entrambi in così poco tempo.
Le lancio l’ennesima occhiata di sbieco. Sembra aver preso sul serio l’argomento e questo la fa apparire ancora più strana di prima, quando se ne stava sulle sue. Nessuna battuta irriverente, nessuna domanda invadente. Sono sinceramente colpito.
Abbasso lo sguardo, sovrappensiero per via dei suoi input.
Passo al setaccio tutto ciò che so di Megan.
Non è molto, in realtà.
Le informazioni inerenti la sua vita non sono utili al contesto.
Per quanto riguarda le attività nel suo tempo libero, lo passa quasi del tutto con me; per quanto bello sia il sesso tra di noi, comunque non lo definirei il suo hobby.
Le piace leggere e le piace ascoltare la musica con la tecnologia babbana. Le piacciono gli zuccotti di zucca e i cibi dolci in generale. E l’avocado.
Mi viene più facile ricordare quali sono le cose che non le piacciono, a dire il vero.
In ogni caso, il punto è che non vorrei farle un regalo fine a se stesso. Vorrei che le ricordasse quello specifico pomeriggio: il vestito di sua madre portato nella sartoria in cui lavora mia madre, l’incontro fortuito sul marciapiede, la fuga tra i semafori, il Coko Momo o come cavolo si chiama lo stupido locale che ci accolse in quel primo improvvisato appuntamento, i discorsi su Londra, la coincidenza del vivere nello stesso quartiere, le possibilità, le opportunità, la fiducia… E l’avocado.
Roteo gli occhi al cielo, spazientito da me stesso.

Non pensavo di comprarlo adesso. Era solo per avere un consiglio. Non può essere qualcosa di banale, dev’essere specifico. Di quel giorno. - commento, nonostante l’arsura in gola.
La sigaretta ha assunto un sapore poco gradevole e la spengo sotto la suola di una scarpa. Solitamente metterei in tasca il filtro, perché a furia di occhiatacce da Megan sono diventato un rispettabile cittadino modello che non inquina l’ambiente, il più delle volte. Lo lascio a terra, a pochi passi dall’ingresso del Testa di Porco perché non è la cosa peggiore che c’è qui, fuori e dentro questo locale.
Mi deconcentro dall’inutile filo dei miei pensieri nel notare la reazione eccessiva di Alice non appena accenno all’idea di chiedere dell’acqua lì.

Che problemi hai? Ci siamo ubriacati alle dieci del mattino. Ho un cazzo di piercing alla lingua per colpa tua. E comunque ho nominato solo dell’acqua, senza secondi fini. - ribatto, stizzito. Più per presa di posizione che per altro. Non è minimamente credibile che si preoccupi dei miei disagi quando vedermi a disagio è il suo passatempo preferito.
La squadro dall'alto in basso.
Più si muove, meno le regge il trucco sul succhiotto che ha al collo. Solitamente li sfoggia come medaglie… Inclino la testa di lato, riflessivo. Le sopracciglia corrucciate in un’espressione di pura concentrazione mentre cerco di collegare i puntini e un’improvvisa realizzazione mi balena nel cervello.

Oh, cazzo. Hai scopato con Lyvie?!
 
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view post Posted on 16/6/2023, 16:12
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Sono nervosa, chiaramente. Non mi comporto come al mio solito e ho paura che Drav possa accorgersene. Il che mi fa agire ancora più stranamente, come in un loop senza via d'uscita. Il potermi concentrare su qualcos'altro mi ha aiutato, focalizzarmi sulla loro storia, un incontro che non mi è stato propriamente descritto ma di cui sono riuscita a dipingerne dei pezzi nella mia mente. Chissà com'è uscire con qualcuno che ti piace, mi chiedo improvvisamente, avverto lo stomaco rivoltarsi a quel pensiero. Sarebbe orribile. Mi sentirei insicura tutto il tempo, come se camminassi su dei carboni ardenti che mi bruciano dall'interno, mi sentirei esposta a qualsiasi intemperia e di questo non mi fido. Non mi fido di nessuno abbastanza per poterci pensare senza sentire i nervi attanagliarmi. Comunque sono così presa da questa crisi di mezza estate che non sono nemmeno più arrabbiata con lui. Me ne rendo conto quando dice di non voler comprare il regalo per Megan subito, il che mi fa pensare al perché abbia deciso di chiedermi consiglio. Forse voleva solo parlarmi e mettere da parte la tensione dei giorni precedenti, forse è il suo modo per scusarsi. Ascoltarlo comunque non mi pesa, non mi sento nemmeno in grado di punzecchiarlo più di tanto al momento. Mi chiedo in effetti come siamo arrivati al punto da infastidirci a vicenda. Siamo entrambi spaventati di tenerci troppo?

Sono sicura che troverai qualcosa.

Non voglio chiedere altri dettagli data la sua reazione dell'altro giorno. Penso che per lui sia un argomento taboo, anche per questo mi sorprende che mi abbia chiesto consiglio. Ci fermiamo di fronte al testa di porco e quella sorta di calma infusami dal parlare dei fatti altrui mi abbandona tutta insieme. Lui intanto mi fissa, deve aver notato qualcosa? Come? Cosa? Non ho detto niente. Riesce a leggere nel pensiero? Non capisco perché non posso semplicemente ignorare i miei sentimenti come faccio sempre, perché devono uscir fuori in questo modo. Forse la differenza sta tutta lì, forse devo imparare a conviverci. Nel sentire il nome di Lyvie uscire trattengo a stento un conato di vomito.

TI PREGO. Ho degli standard anche io. Piuttosto mi rinchiudo in un convento.

Per fortuna non potrebbe essere più lontano dalla realtà anche se non riesco a capire come abbia fatto a collegare il mio nervosismo ad un mio possibile amante. Non mi sono minimamente accorta di quanto il mio fondotinta sul collo si sia sciolto con il sudore. Inoltre se fosse stato un mio amante mi sarei fiondata tra i tavoli del locale a flirtarci. Questo, questo è qualcosa di diverso. Qualcosa di cui sono insicura, qualcosa che mi spaventa. Qualcosa che scalda il mio cuore ma che al tempo stesso lo mette seriamente in pericolo.

Okay come ti pare. Posso benissimo aspettarti fuori. Semplicemente è meglio che un Prefetto sia visibile in caso non sappiano dove siamo.

La butto lì a mo di scusa anche se in effetti ha perfettamente senso. Non fosse che non sono una solita seguire le regole così tanto. Mi volto dandogli la schiena e molleggiandomi sui talloni, cercando di non pensare a ciò che sto pensando. Non funziona benissimo. Qualcuno mi dia un colpo in testa e mi faccia dimenticare tutto.
 
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view post Posted on 20/6/2023, 14:52
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Stare al passo con i cambiamenti umorali di Alice è un po’ come se mi guardassi allo specchio e vedessi il mio opposto passare da un’esuberanza socievole a un’isteria esagitata. Di base, pensavo di essere io quello più lunatico con cui fossi mai entrato in contatto; negli ultimi tempi, Alice mi tiene banco. È passata dall’avere la solita personalità raggiante senza preoccupazioni, all’essere pensierosa e incupita. Poi a un certo punto, e senza alcun motivo, ha preso a ignorarmi, ma non si è tirata indietro poco fa quando le ho chiesto di darmi un consiglio, oltretutto senza prese in giro o ironia com’è suo solito. Ora, al solo nominare Lyvie, è tornata isterica di nuovo.
Pensare alla mia concasata è stato come fare 2+2, insomma… Lei e Alice tipo si odiano da quando sono entrate nella scuola, per motivi a me sconosciuti e di cui mi disinteresso, e guarda caso nell’era di libertà di Alice, mentre passiamo davanti al Testa di Porco, reagisce con un NO esacerbato come se le avessi chiesto di rinnegare i Grifi e proclamarsi Serpeverde davanti a tutta la scuola. È la tipica situazione romanzesca in cui si interpreta l’odio come un amore mancato. Non sono io a decidere le regole.
Mi sento improvvisamente curioso. Alzo gli occhi al cielo e prendo un respiro profondo, che sa quasi di uno sbuffo silenziato.
Ho l'amara sensazione che potrei pentirmi di approfondire la cosa e mi trattengo dall'esprimere i miei pensieri ad alta voce per evitare di indispettirla, perché mi serve davvero il suo aiuto per il regalo a Megan.
Se l'unico problema è che non vuole entrare al Testa di Porco, indipendentemente dal perché, che mi aspetti fuori. Così sia.

Certo, sì. Assolutamente. - mi limito a dire, scettico, prima di entrare al Testa di Porco.
Faccio veloce: mi dirigo spedito al bancone, chiedo dell’acqua, mi impongo di ignorare il contenitore in cui mi viene consegnata, bevo, chiedo quant’è, mi rispondono con una scrollata di spalle ed esco con gli stessi galeoni con cui sono entrato.
Lyvie non è nemmeno di turno, altrimenti credo che l’avrei notata. Il Testa di Porco non è un pub così tanto grande da far disperdere clienti e dipendenti, anzi.

Beh? Quanti studenti sono passati in questo breve frangente per sapere dove siamo? – esordisco, una volta tornato in strada. Non riesco a trattenere il sarcasmo e, anzi, accompagno le parole con un mezzo sorrisino arrogante.
Sì, ok, mi ero detto di non volerla indispettire, ma è tutto troppo strano. Lei è strana; solitamente, a quest’ora, mi avrebbe già fatto arrivare al terzo esaurimento nervoso a suon di battutine irriverenti e invadenti. Non mi lamento della calma, ma so che arriverà una tempesta e voglio solo trovarmi pronto ad affrontarla senza ritrovarmene coinvolto di sorpresa. Ammesso che, in qualche modo, mi coinvolga. Spero a prescindere di no, ma meglio andare sul sicuro.
Mi tolgo l’elastico che porto al polso destro, lo faccio dondolare tra due dita che le avvicino al viso.

Nessun giudizio. – le offro, continuando a sventolarle davanti agli occhi quella silente promessa fatta mesi e mesi prima.
 
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view post Posted on 23/6/2023, 10:27
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L'idea anche solo di potermi avvicinare a Lyvie senza l'intenzione di gettarle qualcosa in faccia mi fa venir voglia di rimettere. Semplicemente non andremo mai d'accordo nella vita. Abbiamo personalità diverse e ogni cosa che l'altra fa, di qualsiasi tipo sia, ci fa venire l'orticaria. Onestamente mi dà perfino fastidio che sia amica di Drav, la cosa stuzzica abbastanza la mia gelosia nei confronti del Serpeverde. Sono una persona territoriale che devo farci e i miei amici, sono MIEI e basta. Mi urta accettare il fatto che siano concasati e abbiano un bel rapporto. Già ha cercato di rubarmi Vivienne. Questa cosa ancora mi fa bruciare di rabbia. Tiro gli occhi al cielo, lanciandogli un'occhiataccia.

Magari la tua amica è di turno così puoi chiedere anche a lei del regalo da fare a Megan.

Mi assicuro di sottolineare la parola amica con più acidità possibile, lanciando una frecciatina che espone chiaramente i miei sentimenti a riguardo. Non m'importa nemmeno se finisce per prendermi in giro, anzi dato che è abbastanza stupido potrebbe perfino arrivare a capire una cosa per un'altra. Cioè ha osato suggerire che io possa essere andata a letto con lei. Che orrore. ORRORE. Rimango ferma lì fuori, dando di spalle il locale. Ho troppi ricordi che mi tornano in mente e sono sicura che se vi entrassi non sarei capace di funzionare in maniera normale. Il problema maggiore è che sento come un vuoto, una mancanza che non riesco a colmare in nessun modo. Mi rifiuto di accettare che sia per via di Cas. Non posso permettermi una cosa del genere, ho cercato di tenermi lontana da tutto ciò appositamente e anzi, il suo modo di respingermi mi ha fatto un favore, portandomi a sotterrare qualsiasi cosa fosse quella che provassi per lui. Poi ha avuto l'ardire di baciarmi, confondendomi ancora di più. Detesto il fatto che la cosa mi abbia lasciato una sete insaziabile. Odio sentirmi così. E' patetico. Io sono patetica. Draven esce fuori e lo guardo come un salvagente umano mentre affondo nei miei pensieri. Rispondo sarcastica facendogli la linguaccia. Il mio piercing compare urtando un raggio di sole.

Simpatico.

Sollevo il viso e osservo l'elastico che mi sventola sulla faccia. Ah quindi ce l'ha ancora. Per qualche motivo sono sorpresa che non lo abbia buttato via. La cosa un pochino scalda una parte di me che non pensavo ci tenesse così tanto. Sorrido nonostante le sue battutine irriverenti, allungando una mano per afferrarlo. Lo fisso con più intensità del previsto per accertarmi che sia proprio il mio elastico ed in effetti vi ci ritrovo una crepa che ne conferma la provenienza. Torno a guardare Drav, lo allungo nella sua direzione.

Ho capito, non ti sto giudicando e poi ho già accettato di aiutarti con il regalo. Puoi tenere l'elastico per qualcos'altro.

Non so perché in effetti abbia cercato di scambiarlo come "favore" quando avevo effettivamente già deciso di accollarmi il regalo per Megan. I misteri di Shaw. Probabilmente non lo capirò mai. La cosa del regalo almeno mi fa spaziare su altri argomenti, provo a focalizzare tutte le mie energie su quello, anche se in effetti non posso davvero sapere cosa sia successo quel giorno.

Una collanina a forma di avocado?

Suggerisco e la cosa fa tornare il sorriso sul mio volto. E' una cosa sciocca ma divertente in qualche modo e probabilmente verrebbe apprezzata dalla Corvonero. Mi sto impegnando davvero per questa cosa e per qualche motivo oggi, mi sento senza la forza di combattere, sono lì, senza difese, semplicemente Alice, senza le mia battutine e il solito sarcasmo, senza punzecchii vari, forse mi sento derubata del mantello che indosso per proteggermi. Non ferirmi di nuovo Drav. Non posso sopportarlo. Non oggi.
 
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view post Posted on 23/6/2023, 18:23
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Dalla sua risposta acida inerente la mia ‘amica’, che presumo sia Lyvie dato che è stato l’argomento di una breve teoria, deduco che prima o poi mi toccherà affrontare la questione che le riguarda e capire che problemi abbiano l’una con l’altra. Mi piacerebbe tenermene all’oscuro, ma potrebbe rivelarsi un problema nel lungo andare visto che tutto il mio tempo lontano da Megan lo passo con Alice e che, effettivamente, Lyvie è mia amica. Tra i pochissimi a cui attribuirei questo ruolo, per definizione del termine. Ci siamo conosciuti in un periodo della mia vita particolarmente orribile, che per fortuna ricordo poco; non potrei mai dimenticare, però, quello che lei, suo fratello Kiros e sua nonna Iris fecero per me. Non credo che loro tre abbiano mai davvero capito quanto quel weekend a casa loro di sette anni fa mi abbia letteralmente salvato la vita.
Ciò nonostante, non mi è venuto in mente di poter chiedere a Lyvie un suggerimento per il regalo a Megan. Non parlo con lei di queste cose, non parlo con lei di niente di effettivo, a dirla tutta. È quasi introversa quanto me e ha le sue cose da risolvere… Alice, d’altro canto, non ha mai un cazzo da fare o voglia di farlo e tende a ignorare i pensieri che ha per la testa invece che restare inerme a rimuginarci sopra, come faccio io costantemente. L’indole della Grifondoro mi distrae e, al contempo, mi dà come l’impressione che, pur di dare ascolto a quella vocina altruista nella testa che le dice di doversi prodigare per il prossimo, farebbe carte false per aiutarmi. Ed è inconcepibile per me, perché non le tornerebbe nulla indietro.
Forse, questo non mi rende tanto diverso dalle persone di cui si circonda e che tendo a offendere senza ritegno; forse, è questo che mi spinge, una volta tornato in strada dal Testa di Porco, a offrirle il mio aiuto.
Ma non coglie, nemmeno vagamente.
Deve sembrarle strano; in effetti, lo è.
Mi scappa uno sbuffo divertito per il fraintendimento e non so se farglielo notare o cavalcare l’onda e approfittare del suo interesse per liberarmi di questo mio cruccio sul regalo per Megan.

Non avevo capito che valesse solo per un’occasione. - le rispondo, rimettendo l’elastico al mio polso destro. Non sono nemmeno sicuro di aver propriamente capito la promessa che Alice mi fece con quel pegno la scorsa estate, visto che presi una sbornia epocale e dovette trascinarmi alla passaporta per Hogwarts quasi di peso. Credo che se ne ricordo dei frammenti sia solo merito di questo coso che porto fisso come fosse un braccialetto.

Mhm… Banale? E poi, boh: sarebbe troppo in vista? Non so nemmeno se indossa collane… - inizio a dire, ritrovandomi a esprimere le ultime parole quasi in un sussurro, come un pensiero sfuggito dalle labbra. Realizzo la cosa solo ora: ho mai visto Megan indossare delle collane? È incredibile che non sappia la risposta, considerando che a ogni occasione possibile mi ritrovo con la faccia sul suo seno. Questo fa di me un ottimo o un pessimo fidanzato?
Mentre mi soffermo a riflettere sul dubbio appena acceso dal filo dei miei pensieri, noto una panchina all’ombra sul bordo della strada, in prossimità di Madama Piediburro. Nonostante il locale sia sempre saturo di gente, oggi non circolano tante persone su quel tratto della via principale e la panchina, su cui di solito gli avventori si accomodano anche per ore, è vuota. Mi ci fiondo, annullando la distanza che mi separa da lei con due sole falcate. Mi accomodo a braccia incrociate e gambe distese, incrociando una caviglia sull’altra. Non vedo l’ora di essere vecchio per avere una scusa valida per essere sempre, perennemente, stanco, annoiato e burbero.
 
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view post Posted on 23/6/2023, 19:07
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Hm. Be' l'avevo pensata così, ma non ci sono regole in effetti.

Ricordo come quel giorno fosse il suo compleanno e io non avessi alcun tipo di regalo per lui. Quindi mi ero inventata questa cosa dell'elastico, ma onestamente non pensavo l'avrebbe presa sul serio. Il fatto che se la ricordi mi fa rivalutare il fatto che forse, forse, in un angolo profondissimo e oscuro dentro di sè, un pochino a me ci tiene. Ma non so quanto fidarmi della cosa, dato che è riuscito a ferirmi solo poche settimane fa in maniera piuttosto orribile. Uno sbuffo di vento mi fa finire i capelli sugli occhi, per cui dato che non vedo più niente, mi fermo un istante per portarli via dal viso. Avverto il sole scottare sulle mie guance. E' una bella giornata ed è piacevole passeggiare, soprattutto ora che non litighiamo. Quando non ci punzecchiamo continuamente mi rendo conto che mi piace passare del tempo insieme. Forse è per questo che continuo a farlo. Non so.

Bro mi servono più dettagli. Ho capito l'avocado ma ci sarà altro che avete fatto, che ne so che vi siete detti.

La scusa del regalo sta funzionando alla grande, il mio cervellino viaggia per trovare un modo di rendere felice la coppia di neo-sposini. Sono genuinamente felice per entrambi perchè vedo come le loro espressioni si illuminino nel vedere l'altra persona entrare nella stanza. E' una cosa che effettivamente non avevo mai notato prima. Mi chiedo se mi sia mai successa una cosa del genere e onestamente non ne ho idea. Non riesco a vedermi al di fuori di me stessa, quando vivo le mie emozioni è sempre tutto così intenso e confuso da lasciarmi senza nessun indizio.

E allora? Potrebbe iniziare a portarle se non le porta. Per te.

Minchia ma gli devo insegnare tutto io a 'sto qui? Ancora mi chiedo onestamente come abbia fatto ad accaparrarsi una delle ragazze più belle della scuola, totalmente fuori dalla cerchia a cui potrebbe mai ambire. Ma vabbè magari ci sa fare, ne dubito, ma in fondo che ne posso sapere io? Oddio il solo pensiero mi fa quasi rimettere, ne provo repulsione immediatamente, come se avessi immaginato mio fratello nudo o qualcosa del genere. A questo punto era meglio tornare nei pensieri ossessivi. No no no Alice, non aprire quella porta.

Capisco che tu ci tenga a fare qualcosa di carino, magari non scontato ma la cosa è irrilevante. Sarà felice qualsiasi cosa sia, perché sei stato tu a regalargliela.

Troppo tardi. Torno a pensarci. E più ci penso più dico cose che non sembrano nemmeno appartenermi. Forse non sto nemmeno più parlando di loro a questo punto. Il fatto che custodisca gelosamente la stupida pozione regalatami da Cas rende la mia frase ancora più veritiera.
Più ci ripenso e più mi rendo conto di quanto questa faccenda mi stia rammollendo, ora finisco anche per dire cose carine. Devo aver preso un bruttissimo virus. Lancio un'occhiata nella direzione del Serpeverde, è chiaro che ci tenga e il fatto che sia così lo trovo piuttosto insolito. Non ho mai conosciuto questa parte di lui e in qualche modo so quanto sia prezioso il fatto che abbia deciso di mostrarmela. Per questo voglio aiutarlo. Lo vedo sparire dopo qualche istante, perché in poche falcate si ritrova già a tre metri di distanza da me, comodamente poggiato sulla panchina vicino a Piediburro.

Ehy-- non siamo tutti mezzi giganti qui!

Gli arrivo dietro camminando più velocemente, lievemente accigliata per essere stata lasciata indietro. Poi finalmente mi appoggio allo schienale e sollevo una gamba sull'altra, chiudo gli occhi per qualche istante e mi godo il sole che colpisce il mio viso. Forse potrebbe essere perfetto prendere qualcosa di dolce da mangiare, anche se mi ricordo, Drav odia le cose dolci.
 
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view post Posted on 25/6/2023, 22:23
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Il peso della giacca in bilico su una delle mie spalle ha iniziato a farmi un po’ troppo calore già da un po’, forse per demerito al nero che assorbe l’essenza di quel sole spaccapietre, ma non saprei in quale altro modo portarmela dietro. Non avevo previsto una simile temperatura dopo settimane di clima altalenante ed è in momenti come questo che rimpiango le previsioni del tempo sul cellulare; se avessi saputo prima che avrebbe fatto un tale caldo, non l’avrei di certo indossata. Ignoro la cosa, però, perché la conversazione attualmente in corso con Alice mi impedisce di lamentarmi di robe così superficiali. Torno a concentrarmi subito sulle sue parole, ma mi concedo qualche istante per rifletterci mentre mi accomodo pacioso sulla panchina.
L’ombra della palazzina che svetta alle nostre spalle la copre quasi per intero e, nonostante ciò, Alice si mette a sedere a distanza per prendersi l’unico spiraglio di sole che arriva in quell’angolo.
Ha un che di allegorico: io immerso nelle tenebre, lei nella luce. Mi ritrovo con il viso rivolto verso di lei. Mi rendo conto che la sto fissando. Penso che troverei interessante farmi un viaggio nella sua testa per capire cosa ci frulli dentro e perché sia in grado di generare (quasi) sempre tanta solarità. Con ironia mi dico che potrebbe essere per eccesso di vitamina D, in realtà penso che il suo modo di vivere la vita, le persone, le situazioni, tutto sia un’indicibile spreco di energia. Anche l’essere gentile e disponibile con me, nonostante mi torni immensamente comodo.
Mi tolgo di dosso la giacca, appoggiandola sulla panchina nello spazio d’ombra che ci separa. Riporto le braccia incrociate sul petto e inclino la testa indietro, alzando lo sguardo al cielo.
Cos’abbiamo fatto quel giorno, Megan e io? Abbiamo parlato. Io parlai, per la precisione, e lei acconsentì a darmi una possibilità, perché le promisi di non farle pressioni, di non pretendere niente, di andare con i suoi tempi. Niente di materiale, niente che potrei trasformare in un oggetto da donarle, a parte l’avocado protagonista di quella cena e a meno che non decida di impacchettare me stesso per simboleggiare le varie promesse fatte quel giorno e mantenute in questo lasso di tempo. Con un nastro abbastanza lungo potrei riuscirci, concludendo con un grosso fiocco sulla testa. Di sicuro la farebbe ridere e io adoro quando ride: le pupille le si ritirano, le iridi le si illuminano e guardarla negli occhi è come osservare due fari che abbagliano nella notte.
Ma Alice ha anche detto che qualsiasi cosa dovessi regalare a Megan le piacerebbe perché sono stato io a regalargliela…
Che cazzo significa?!
Non vorrei mai ricevere qualcosa che non mi piace per sentirmi in obbligo, poi, a portarlo sempre con me solo perché è un regalo. È un pensiero che mi fa rabbrividire e basta così poco a innescare il principio di una nuova insicurezza: l’improvvisa preoccupazione di dare a Megan qualcosa che si sentirebbe in obbligo a portare con sé anche se le facesse schifo.
Riesco a vederla. Riesco a vedere il suo sorriso, le guance lievemente arrossate a coprirle le lentiggini, il naso arricciato per il tenero imbarazzo che le scaturisco ogni volta che la colgo di sorpresa… mentre mi dice che è il regalo più bello del mondo… e non lo pensa davvero. Non lo saprei mai. L'idea di sbagliare, di portarla a mentire, mi lacera solo a pensarci.
Cambio improvvisamente posizione. Improvvisamente nervoso. Con uno scatto agitato, mi tiro più su con la schiena. Chino la testa e acciglio lo sguardo, che si posa sul terreno senza vero intento. Mi ritrovo protreso in avanti, con gli avambracci sulle cosce e le dita delle mani che si intrecciano l’una con l’altra solo per tormentarsi a vicenda.
Non mi sono mai posto prima un simile problema e mi sento stupido per non averlo fatto. Le foto, a casa sua, quelle che le ho mandato, col senno di poi credo che abbia tentato di farmi capire quanto poco apprezzato fosse stato come regalo. Volevo che le piacesse e l’ho praticamente costretta a farselo piacere.
È successo altre volte? Quanti altri regali le ho fatto? Cazzo, non riesco a ricordare.
Serro nervosamente la mascella, un paio di dita scrocchiano sotto la pressione a cui le sto sottoponendo e, nel marasma dei miei pensieri autodistruttivi, mi rendo conto di essere rimasto assorto, in silenzio, per un bel po’.
Se Alice ha detto qualcos’altro, non l’ho sentita.

Non li so nemmeno io i dettagli. – esordisco, riallacciandomi alle sue parole precedenti, forse di cinque o dieci minuti fa.
Cosa so di lei? Cosa so di noi?
Cazzo, sto affogando.
 
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view post Posted on 26/6/2023, 06:54
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Mi rimetto nel mio angolino di sole, ignorando l'ombra che il palazzo crea alla mia sinistra. Fa caldo è vero, ma io adoro l'estate, il sole e le giornate che lentamente si allungano, migliorano il mio umore così tanto che mi sembra di voler sprofondare in quel blu intenso del cielo. Tengo gli occhi chiusi per qualche istante, lasciandomi cullare da quella sensazione e tenendo comunque un orecchio in ascolto per Drav, quando dopo un po' mi rendo conto che non sta minimamente parlando. Le mie iridi vagano per cercarlo senza tuttavia risultare intrusive. Ha cambiato posizione e si poggia in avanti, torturandosi le mani. Sembra in lotta con se stesso, come se stesse ragionando troppo su una cosa fino ad arrivare ad un loop mentale. Conosco la sensazione da un paio di giorni, solitamente però non c'è niente che mi tormenti così tanto. È incredibile quanto siamo diversi. Sembra che questo regalo per lui sia una missione, quando per me è un semplice gesto di affetto. Conoscendolo potrebbe entrare in panico per una cosa del genere, forse lo è già. Sarà qualcosa che ho detto? A volte non ci penso, ma il Serpeverde al mio fianco è più sensibile del solito e per il fatto che siamo così diversi, molte volte nemmeno mi rendo conto di poter averlo mandato nel panico. Non riesco a pensare a niente di sbagliato, però vederlo in quello stato mi fa star male. Maledetta empatia. Mi alzo dalla panchina, probabilmente lui non avverte nulla, così catturato nella sua mente, mi posiziono di fronte a lui, chinandomi sui talloni. I miei occhi cercano i suoi, lo guardano fisso. Me lo ha insegnato lui, a focalizzarsi su un qualcosa di vicino per non andare in panico.

Drav, parlami.

Lo chiamo cercando la sua attenzione in modo che si focalizzi su qualcos'altro. Sarei tentata di sfiorargli un braccio, per farlo uscire da quella trance ma non oso. So che odia il contatto fisico e potrebbe essere peggio che mai. Nonostante ciò sono abbastanza sicura di poterlo sbloccare.

È tutto okay. Ci stai rimuginando troppo.

Sono sicura che il fatto che ci rimugini eccessivamente sia dovuto al fatto che tenga estremamente a Megan e come mi sembra di aver notato dall'ultima volta, da una certa quantità di insicurezza che lo pervade. Prima di ieri non sarei riuscita nemmeno a comprenderlo, ma ora quelle sensazioni di incertezza mi colpiscono come una pallonata in faccia. Continuo a guardarlo, provando a pensare ad una soluzione per questa improvviso panico.

Perché non le scrivi una lettera allora? Cosa c'è di meglio che custodire le parole che provi per lei?

La butto lì, mi sembra irreale il fatto che io abbia suggerito una cosa così romantica, ma qui non si tratta di me. Si tratta di Drav. Ed essendo una persona introversa, una lettera potrebbe essere un regalo perfetto. Chi dice che bisogna per forza regalare qualcosa di materiale?
 
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view post Posted on 27/6/2023, 23:46
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“Ci vuole tempo per costruire, ma basta un attimo per distruggere”. Sono abbastanza sicuro che un qualche poeta dalla metrica spicciola abbia fatto suo questo concetto e lo abbia spacciato come massima per esprimere quanto cazzo complicata sia la vita. Giusto per far sì che io me ne ricordassi nei momenti meno opportuni. Tipo adesso.
Mi ero convinto di aver fatto progressi, di essere riuscito a soprassedere sulla paranoia e l’insicurezza che mi trillano nel cervello ricordandomi che Megan impiegherebbe dieci secondi a trovarsi qualcuno migliore di me, solo per andare in frantumi al minimo cenno di incertezza.
La questione del regalo, per quanto miccia, passa immediatamente in secondo piano rispetto all’incendio che mi si è scatenato nella testa.
Quando mi soffermo a rifletterci –e non posso nemmeno dire che questa sia la prima volta che mi capita di farlo– mi rendo conto che non so praticamente niente di lei. Ho sempre e solo voluto una possibilità per conoscerla, per condividere con lei qualsiasi cosa avesse mai avuto voglia di condividere con me. Una parte più razionale mi chiede di concentrarmi sulla mole di momenti speciali e splendidi che abbiamo vissuto insieme, mentre quella meno lucida mi chiede a cosa serva donarle un’effimera felicità se non ho poi i mezzi e le capacità di renderla effettiva.
Mi sfrego il viso in una mano, spazientito. Chiudo le palpebre e presso i polpastrelli quasi di forza, fino a generare delle lucine nel buio su cui cerco di focalizzarmi per tenermi distratto.
Riapro gli occhi dopo diversi secondi e vedere Alice irrompere nel mio campo visivo spezza il filo di pensieri.
Mi tiro indietro con la schiena per istinto. Prendo le distanze, ma non distolgo lo sguardo; corrucciato, furente.
Stringo i denti. Le labbra si storcono in una smorfia.
Mi avrà anche fatto il piacere di distogliermi –almeno temporaneamente– dalle mie paranoie, ma non sopporto che la gente mi dica che è tutto ok quando, porca puttana, non c’è un cazzo di ok. Ho i miei motivi per cui rimugino, non sono pazzo. Non del tutto, almeno. Che cazzo ne sa come ci si sente? Lei che si appoggia su rapporti superficiali e si autoimpone di non provare sentimenti per restare un automa fintamente soddisfatto, ma non può fare a meno di fare la crocerossina perché la sua indole le impone di provare inutile empatia.
Ho le parole sulla punta della lingua, ne sento l’acredine sollecitarmi le papille gustative.
Sto per dire qualcosa di cattivo, me lo sento, quando lei parla di nuovo e sparisce tutto. Tutto. La rabbia, la frustrazione, l’insicurezza, la paranoia, l’ansia… Cazzo, se n’è uscita con una buona idea.
Posso scrivere una lettera.
Perché non c’ho pensato subito?!
E ora quasi, quasi, mi sento in colpa per essere stato sul punto di disintegrarla per il mero gusto di togliermi di dosso il disagio e vederlo riversarsi tutto in lei.
Inspiro ed espiro profondamente, a bocca aperta. Mi riappoggio allo schienale della panchina e cerco le sigarette.
Ogni volta che ne accendo una ricordo del mio primo giorno da Magie Sinister. Di quando Casey mi offrì da fumare e da ragazzino ancora un po’ responsabile rifiutai, per la paura di restare soggiogato da una dipendenza su cui non avrei avuto alcun controllo. Io che non volevo che niente e nessuno potesse impedirmi di raggiungere i miei obiettivi… quando cazzo sono diventato così arrendevole?
Stringo il pacchetto nella mano, ancora nella tasca dei pantaloni. La lascio lì, a contemplare la dipartita del mio tabagismo.

Che programmi avevi per il pomeriggio? – chiedo di getto, cercando il suo sguardo. Non ho idea di come risulti l’espressione del mio viso, ma credo sia tornata alla sua solita maschera di fredda indifferenza.
Non ho voglia di parlare. Il discorso è degenerato, mi ha sfiancato. Già ero stanco prima, adesso mi sento drenato della linfa vitale. Ma sono bloccato qui ancora per qualche ora; è bene che mi tenga occupato il più possibile per impedirmi di pensare.
 
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