Don't erase me.Travisi tutto. Travisi l'espressione sul mio volto, travisi le mie domande. O sono io che mi rendo travisabile? Ho la sensazione di averlo fatto anche io, di averti parlato sopra. Ma è come se per te io abbia appena aperto un Vaso di Pandora.
Il problema della comunicazione mi affligge da quando ho cominciato a comprendere che le mie azioni e le mie parole avevano un effetto sugli altri. Sono brusco, sono pungolante, sono arrogante. Tento da tempo di darmi un contegno, misurando le parole e i gesti, non lasciando trasparire i pensieri con l'espressione. Non voglio manifestare disgusto, ira, tristezza, tantomeno i pensieri ossessivi e la visione continua che ho di me che salto da una finestra per cancellare tutto con la speranza di non dover ricominciare mai. Perché le persone, proprio come hai fatto te, travisano. Allora mi sono ridotto al silenzio.
Riflettere tanto prima di agire e comunicare reclude in un labirinto di rovi, e lentamente, col passare delle stagioni, le foglie secche si accumulano sulle uscite rimaste intrappolando fra mura apparenti. E, Dio, quanto è semplice rimanere lì dentro, fra quelle quattro mura conosciute, rispetto a tentare di voltare l'angolo verso l'ignoto.
Quel bacio, per me, è stato come uscire finalmente di casa dopo un anno di isolamento. Una casetta diroccata di Nocturn Alley, soffocata fra palazzine a schiera, mangiata dalle tarme e dai topi e invasa dalla polvere e dall'umidità.
«Non capisco perché tu te la stia prendendo.» Mi sembra che il respiro mi si blocchi nel naso. Cerco di riavvolgere il nastro per ricomporre ciò che hai detto. Speravi di vedermi, forse? «Non me ne importa niente di Coso, là, Tyler, Taylor, come si chiama. Sei tu che mi importi.»
«Io non ho relazioni, Cas. Non permetto mai a nessuno di... di avvicinarsi troppo a me.»
Sono congelato, dopo quest'ultima tua rivelazione. Questa è una barriera che frapponi a noi due. Vorrei chiederti perché tu non permetta mai a nessuno di avvicinarsi troppo a te. E' una regola che ti sei imposta, quindi, ed io mi ci rivedo. Quanta gente ho fatto avvicinare a me? Nessuna. Nemmeno te, fino a tre giorni fa. Sono io che mi sono avvicinato, e tu mi sei venuta incontro. Tu sei tanto abituata a giocare. Forse per te la vicinanza fisica non è la stessa cosa della vicinanza interiore?
«Sei venuto a cercarmi per questo? Ora hai la tua risposta. Spero ti soddisfi.»
Mi volto, mi abbandono al muro e scivolo lentamente a terra. Ho un flash nella mente che segna un eterno ritorno. Quella festa, quel ballo, il fumo, la lite, il rifiuto evidente e palpabile, l'odio represso e infine il silenzio. E' un dolore atroce che mi assale e l'esigenza di ripararmi e di nascondermi è forte, quanto quella di tre giorni fa nel baciarti.
Respiro male, non respiro. Sembra che io pensi, invece sto solo rivivendo uno dei grandi motivi per cui non mi avvicinavo più a nessuno. La stessa posizione delle gambe sul pavimento, la sensazione di occlusione della gola nel catrame delle sigarette. La sensazione di vuoto che lascia la perdita. E taccio.
Non ho intenzione di lasciarmi prendere dal panico qui, di nuovo, davanti a te. Reprimo la pressione con altra pressione, freddezza e costrizione. Controllo il respiro. I polmoni non si aprono, ed io, con tutta la forza di volontà che ho nel corpo spingo contro le pareti interne per allargarli.
Non ho intenzione di rivivere tutto questo. Non ho intenzione di arrabbiarmi, non ho intenzione di lasciarmi assalire. Non ho intenzione di soccombere ancora ad una perdita autoinflitta per via del dolore. Sono troppo stanco. Sono così stanco che, penso, qualsiasi cosa potrebbe spezzarmi.
Dopo minuti interminabili metto a fuoco il discorso.
«Senti, Alice» comincio. Parlo piano, con voce stanca ma senza titubanze. «Io non so che idea tu ti sia fatta di me. Capisco che sembro tanto distaccato e disinteressato, ma sono una persona molto sensibile. Più di quanto mi piacerebbe ammettere.» Mi porto una mano alla bocca, come per sostenere il timbro. Che non si spezzi, che non tremi. «Se tu non lasci mai entrare nessuno nella tua vita, io lo capisco. Penso di essere perfettamente in grado di comprendere e di rispettarlo.» Ti guardo. «Io non sono il tipo di persona che si concede agli altri con tanta facilità. Per me un bacio è importante. Cambia tutto. Non so che cosa tu faccia e se abbia storie rilevanti o no, e non intendo giudicarti. Io, però, voglio solo sapere come comportarmi. Vuoi giocare? Giochiamo, fin dove mi è possibile.»
Non so se questa cosa potrebbe piacermi. Ho la forte sensazione che io e te non vediamo i rapporti alla stessa maniera. Infatti, se tu avessi avuto un rapporto esclusivo con qualcun altro, io mi sarei fatto da parte.
«Vuoi che ci conosciamo meglio? Vuoi che ci dimentichiamo tutto?»
Sbatto le palpebre, che cedono sui miei occhi al solo pensiero di vedere questa luce spegnersi.
«Non mi soddisfa la tua risposta. Perché non include me. Quindi sii più chiara, non voglio incertezze.»