''Per me questa è già grandezza. Sono assolutamente più che soddisfatta e contenta della mia vita e delle mie scelte – del mio presente, esattamente così com’è.- ''
Davanti a questa affermazione di Adeline, SIlias rimase silenzioso. Cercava di analizzare il contesto dietro le sue parole, come se tutto quello che aveva detto in precedenza ora gli risultasse infantile. Davanti a quella maturità, si sentiva a disagio, piccolo, un ragazzino con la mente talmente chiusa nel suo mondo che faticava a stare dietro a quel pozzo di sapere. Adeline sapeva come rispondere, sapeva come prenderlo, non era come i suoi famigliari, che dopo averlo ascoltato si limitavano a dirgli cose già dette e ridette, solo per snobbare i suoi pensieri riportandolo nel loro di presente. In quel momento incrociò le mani, iniziando a stritolarle, non sapeva come comportarsi , come reagire, si limitava a stare in silenzio, fissando ancora quell’albero …
sono invidioso…finalmente aprì bocca, rivolgendosi con uno sguardo cupo alla sua insegnate…
sono invidioso che voi tutti, avete un presente e non necessitate di pensare a un futuro, daltronte avete portato a termine i vostri obbiettivi, però, devo anche dire se mi è permesso, che accontentarsi di questa piccola vittoria è da sciocchi…liberò le mani dalla tortura, lasciandole tornare finalmente libere…
davanti a lei professoressa mi sono reso conto che quello che penso, che quello che provo, sono solo schiazzi di una vita appesa a un filo, non sono in grado di gestire la mia adolescenza, perché come ho detto mi sento come quel platino, e non posso farci nulla, mi opprime questo mio essere, ma non posso farci veramente nulla …il suo viso davanti alla domanda di Adeline cambiò di nuovo assumendo un tratto triste, come se quella domanda in realtà si fosse trasformata in un coltello conficcato dentro lo stomaco…
Sono rimasto bloccato dentro una bolla più che dietro un vetro…fece una pausa, per poi riprendere con un sospiro…
da piccolo conobbi una ragazza che viveva vicino la casa dei miei, come sai mia madre è una nata babbana, quindi a causa di mio nonno, fummo costretti a trasferirci…diede per scontato che Adeline conoscesse la sua natura di mezzosangue, per via del suo status di insegnante …
quella ragazza era una babbana, non sapeva nulla della magia, ma la trovai subito simpatica, iniziai a conoscerla meglio, giocavamo sempre insieme, con lei mi sentivo normale, mi sentivo diverso, soprattutto quando mi mostrava i suoi giochi, oppure quando mi porgeva le sue merendine, era talmente affettuosa che tutta la situazione dietro la mia famiglia iniziava a scivolarmi di dosso… in quel momento si limitò a chinare il capo, come se volesse nascondere il volto…
il pensiero di mio padre che non dormiva la notte, mia madre che non riusciva più a lavorare, e mia nonna che piangeva notte giorno lanciando maledizioni verso mio nonno, insomma, lei era diventata la mia scappatoia..a capo chino , senza guardare gli occhi della professoressa, il ragazzo si sentiva strano, come se in quel momento stesse parlando più con una sorella che con un insegnante..
Ma la felicità per me non è di casa, sono maledetto, sono perseguitato da un destino scritto, e questo fa sì che io viva dentro un limbo senza fine…parole dure uscirono dalla bocca del ragazzo, le parole - maledetto - destino - per uno della sua età non dovrebbero esistere, eppure le pronunciava come se niente fosse…
un giorno lei mi disse che i suoi si trasferivano, lasciavano l'inghilterra per trasferirsi in italia, dove avrebbero raggiunto i nonni paterni..una lacrima scese su il volto del ragazzo…
io mi arrabbiai, diedi il peggio di me, urlandogli contro, e quando lei era in procinto di andarsene, non scesi neanche a salutarla, rimasi dietro il vetro della mia finestra, a fissarla , mentre andava via…un’altra lacrima scese, e il ragazzo la eliminò subito con la manica della divisa …
poi venni a sapere a distanza di giorni dalla sua partenza che il suo aereo non aveva mai raggiunto l’italia…finalmente si decise ad alzare il capo, per guardare Adeline negli occhi …
L’ultima cosa che gli ho detto è stata - ma si vattene tanto non siamo mai stati veramente amici, ti prendevo solo in giro - il mio intento era solo ferirla, fargli sentire il dolore che provavo io...ma non pensavo realmente quello che dicevo…non c’era spiegazione al volto del giovane, era palese che era intriso di sofferenza…
Silias è scomparso quel giorno, al suo posto è emerso un altro Silias, con le fattezze di quel albero, mi imposi una regola, mai più aprirmi con qualcuno…in quel momento sapeva che la sua regola era stata infranta, perchè si stava aprendo proprio con la sua professoressa, ma non gli importava, aveva intriso nelle sue parole tanta sofferenza, quasi tremava, ripercorrere quel corridoio di ricordi era troppo per lui...
questo è un frammento oscuro del mio passato.. .