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h, si spettegolava già? Camillo sfoggiò una faccia da poker, prima di sparare alto.
«Tutti, tutti? Non importa quante prove portiate a mio carico, continuerò sempre a negare il mio coinvolgimento negli eventi che hanno portato all'incidente nel Canale di Suez».
Brutta storia, quella. Negò con un cenno volutamente placido del capo. Lui nel beneficio del dubbio ci sguazzava e finché il tribunale del Cairo non avesse emesso una sentenza di colpevolezza – anche se l'avesse fatto, per amor di cronaca – avrebbe continuato a dichiararsi innocente.
«Anche voi siete bellissimi! Come diceva Niah, non passate certo inosservati».
La fidanzatina calcolava le distanze in miglia, povera disgraziata. Tutte quelle serie tv americane dovevano averle fatto male. Al netto di quanto piacesse ai britannici il sistema imperiale, al massimo gli era capitato di sentire qualche vecchio decrepito avvalersi dei galloni come unità di misura. Ma che ci si poteva fare?
Oliver e Camille erano splendidi e anche la loro interpretazione del tema del ballo era eccezionale. Entrambi avevano uno stile così aggressivo, seppur per ragioni diverse, e la cosa, non negherò, lo fece sorridere piacevolmente. Rivolse un occhiolino prima all'uno e poi all'altra. Adorava il loro approccio punk; trovava quello di Oliver, come nel caso di Niah, piú spirituale. Camille si era data all'Horror Gotico ed era certo che Caramello fosse un accessorio perfetto per la serata. Non commentò il fatto che fosse mezza nuda, dall'alto dei due reati posti in essere da Scotland Yard per atti osceni, reati che ancora lui si portava appresso come macchioline disgustose su un'altresì immacolata fedina penale. Se solo avessero saputo.
Mentre la sua damigella era alle prese con le Maracas scoppiettanti, Camillo allungò venti Dracme (in realtà Galeoni) all'amico, piantando nel suo sguardo divinatore un'occhiata materialista. Oliver sapeva che lo voleva quell'ukulele. Sapeva anche cos'altro voleva, per completare la sua collezione, ne era certo.
«Ti dispiace se lo provo? Ho un po' di cose nuove nel repertorio…».
Ammise come scusandosi. L'ultima volta di ignoranza ci aveva dato dentro da Zufolo, ma si era recuperato tuuuuuuutta la discografia acquistata e qualche brano l'aveva addirittura imparato a memoria. Se l'amico gliene avesse gentilmente passato uno, mentre aspettava si sarebbe rivolto a Camille.
«Mia cara, ti sta facendo dannare young Caramello o fa il bravone? Ricordami che prima di passare a salutarti ti lascio anche Pancake. Che non è lui, ma lo conoscerai».
Niente malizia. Indicò la rana nel taschino della giacca, tale Leopoldo non-è-lui Leap, prima di sfiorargli la testa con la punta di un polpastrello. Quello dell'indice, per i pignoli. Il bastardo gonfiò il gozzo. Cra cra cra. Aveva un bellissimo Geco Leopardo da lasciarle come ricordo prima di avventurarsi per il mondo e terminare la sua epopea probabilmente accoltellato in un vicolo, da lì a due mesi a farla grossa. Ma questa era la vita, no? Chi poteva dire come sarebbe finita? Quando, soprattutto.
Il suo medico di base gli aveva dato altri 4 anni se continuava così, ma a giudizio di Camillo, il dottore gli era sempre sembrato esageratamente ottimista. Non ci pensò troppo.
Cercò il pipistrello con gli occhi e scoccò un bacino al vento in sua direzione, nella speranza che non fosse ancora traumatizzato dal passaggio di proprietà.
Tornando a Niahndra, che gli aveva chiesto se sapesse suonare, Camillo annuì con un'espressione malevola a macellargli il volto. Il sassofono ormai era stato padroneggiato e un po' delle conoscenze che si portava dal Fiato le aveva passate alla corde della chitarra fiammante che Oliver gli aveva venduto pochi mesi prima. Un po' sapeva già strimpellarla, non partendo da zero: nella sua umile opinione, ogni strumento era il medesimo se ci credevi abbastanza. Cambiava il timbro. Un violino era una chitarra senza tastiera, un marimba un pianoforte che potevi slappare come un basso e via discorrendo.
Se avesse ricevuto da Mr. Brillantino l'Ukulele della Notte Cremisi – nome piú ganzo di sempre, tra l'altro – gliene avrebbe dato una piccola dimostrazione, non prima di averlo ringraziato.
Minuscola pippa: se cavavi ad una chitarra le due corde piú gravi e spostavi il capotasto sul quinto, avevi in mano un ukulele a tutti gli effetti. Una sorta di chitarrino, che bene o male, corda per corda, si ritrovava ad una quarta di distanza dall'accordatura classica della chitarra, con l'eccezione della corda di Sol, un'ottava piú in alto di quanto annoverato in questo spiegone.
E così, dopo una rapida sistemata all'intonazione dello strumento, avrebbe accarezzato la figura di mister Brior con uno sguardo ammiccante, riproducendo la melodia che gli aveva canticchiato in ascensore. Celestina Warbeck a capo delle sue Banshee, a cui sì, qualcuno avrebbe potuto rubare il calderone, ma quel qualcuno non sarebbe riuscito anche ad avere il suo cuore(?). La parte melodica di "Got me under your spell, but guess what, Mister Wizard, you don't know me so well!".
Barava, l'aveva imparata apposta per fargli la serenata un giorno, e gli era bastato trascinarsela a ragione sul nuovo strumento. Ciò nondimeno, tra le ombre rosse proiettate dal suo nuovo giocattolino, si potevano intravedere due scheletri che se ne stavano sdraiati placidamente a tenere il tempo, dondolando le ossa vicino ad un giradischi dall'aria vivace. Gli scheletri erano un presagio di ciò che sarebbe venuto dopo.
Volse il capo verso Niahndra, de botto. Leopoldo gli risalí sulla spalla e anche lui si mise a guardarla con fare giudicante.
«Visto che hai un debole per gli spagnoli…». quasi sette anni che si legava al dito quella boiata su Salazar e continuava a rinfacciargliela.
Strimpellò un Sol (o un Re che era scivolato giú dal suo piedistallo), poi tutto l'arpeggio spagnoleggiante, ed a seguito la parte ritmica di una nota canzone Disney, tratta dal suo film preferito.
Momento Musical Mixtape Vol. II, super a tema con i fenomeni astronomici che governavano la volta celeste, quella sera.
Sol, Re. Un Do si aggiungeva nella parte finale.
«Que el cielo no es azul
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Que es rojo, dices tú
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Ves todo al revés
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Creo que piensas con los pies
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Tú me traes un poco loco
Un poquiti-ti-to loco
Estoy adivinando
Qué quieres y pa' cuándo
Y así estoy celebrando
Que me he vuelto un poco loco».
Solo quella parte lì, non infierì oltre. Dalle ombre cremisi, questa volta, sfiammò l'immagine della Spagna –
À la manière d'une carte géographique – consumata da un rogo. Poi la spagna prendeva la forma di un cuore, prima spezzato, poi accartocciato e tirato in un bidone come un rifiuto.
Mai piú avrebbe pronunciato una singola parola di spagnolo. In vita sua.
Si voltò verso Oliver.
«lo amo, ti scocci se passo a ritrarlo piú tardi? È meraviglioso, sono senza parole»Il bastardello è vestito con un abito casual, le stoffe nere hanno riflessi rossi e quelle bianche hanno riflessi perlacei