Eclissi di Sangue, Ballo estivo 2023

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view post Posted on 19/7/2023, 16:07
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Ocean eyes.

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Megan M. Haven
V yr. | Ravenclaw Head Girl | Clerk at Ars Arcana | outfit

Mentions: Paul (png). Jean.
Interactions: Draven, Timothy (png).
And that evening I looked at you, like a sailor looks at a lighthouse in the dark of night to find his land. I've lost my way, you have too, but I've never stopped looking in the dark waiting to see you come back to me. [...]


Era estate l’ultima volta che ho guardato il cielo così. La tranquillità abbracciava il mio corpo minuto, le gambe penzolavano dall’albero e stringevo le dita sul tronco mantenendo l’equilibrio. Il mento era rivolto in alto, osservavo una stella in particolare. Brillava di un’intensità diversa ed era impossibile non notarla.
«Quello è un altro pianeta.»
Paul era al mio fianco con un vecchio libro di Astronomia appoggiato sulle ginocchia e gli occhi rivolti nella stessa direzione in cui posavano i miei. Era il secondo pianeta che riuscivamo a vedere da quando le sere d’estate ci ospitavano sotto il cielo cristallino.
Ricordo di aver guardato Paul per un istante soltanto e ho ancora impresso nella mente il suo profilo. Lo trovavo così carino, forse fu quello il primo momento in cui ho provato un sentimento diverso dall’amicizia. Il cuore aveva saltato qualche battito, le gote avevano preso colore; oggi è così familiare questa sensazione.
«Quale?»
Tornavo a guardarlo, rivolgendogli tutta l’attenzione necessaria questa volta. Il biondo dei capelli sotto la luce della luna piena, mostrava sfumature sconosciute. Mi sembrava così diverso. Le iridi chiare avevano perso quell’azzurro intenso, trasformandosi in ghiaccio; il viso fanciullino era macchiato da un’espressione per me indecifrabile. Ricordo di averlo paragonato al Piccolo Principe e che mi ero chiesta chi fosse stata la sua rosa.
A cosa pensi? Avrei dovuto domandarglielo quella sera, forse avrebbe confessato tutto ciò che lo stava tormentando.
Paul mi aveva guardata. E avevo fatto fatica a sostenere il suo sguardo. Mi era già successo durante una delle lezioni di ballo alle quali avevamo iniziato a partecipare insieme, ma avevo tentato di reprimere quella strana sensazione semplicemente allontanandomi.
«È Marte.»
Mi aveva poi sorriso ma il tono della sua voce era insolito, malinconico. A cosa avesse pensato tutto quel tempo me lo chiedo ancora oggi.
Non ho mai avuto alcuna risposta.

«Quello è Marte.»
Torno nel presente. Gli occhi non si staccano dalla volta celeste.
Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell'universo.
Si sogna un po’ quando si guarda il cielo. Sognavo quella sera in cui ero accanto a Paul. Quella vita mi piaceva così tanto che ci credevo più di ogni altra cosa al mondo; poi, ho smesso.
Mi chiedo se ci sia davvero un posto per me, se inconsciamente guardo il cielo perché ancora cerco la mia dimensione.
Il ricordo di quella sera mi lascia addosso una sensazione strana. È piacevole ma allo stesso tempo dolorosa. Paul non c’è più, se ne è andato come tanti altri. Fa meno male rispetto a prima, ci penso meno. Nei ricordi, che vengono di tanto in tanto a galla, a volte trovo rifugio. Lì, tutto resta immutato; lì posso vivere Paul per sempre.
Un velo di tristezza minaccia di mutare la mia espressione ma ciò che provo stando vicino a Draven annulla ogni cosa. Stringo la sua mano, lui fa lo stesso. Gli occhi si posano sul suo viso: lo so quanto gli costa essere qui questa sera.
«Sto bene.»
Sembra cogliere la mia preoccupazione. Gli sorrido e sono certa di avere le guance appena arrossate.
Non riesco a pensare ad altro che a vedere questa piccola e preziosa felicità andare via e so che a volte rischio di rovinare tutto.
Riprendiamo a camminare verso gli stand, il lavoro per buona parte della serata mi terrà occupata. Ho Jean fortunatamente al mio fianco e un nuovo garzone di supporto. Lysander ha trovato un giovane studente che ha bisogno di qualche galeone in più.
“Si è offerto di sua spontanea volontà come commesso per una sera!”, mi ha detto ieri poco prima della fine del turno.
«Ci vediamo dopo.»
Draven mi saluta e schiocca un bacio sulla mia guancia.
«A dopo.»
Rispondo esitando appena nel lasciargli la mano, poi lo guardò andare via.

Arrivata davanti allo stand mi assicuro che tutto sia in ordine. Timothy, così si chiama il ragazzino dall’aria burbera, i capelli rosa e il viso paffuto, mi saluta impettito.
«Ho disposto gli oggetti come mi ha suggerito il Signor Ars Arcana!»
Rido. L’appellativo “Signor Ars Arcana”, è davvero troppo.
«Va bene Timothy, a breve arriverà anche Jean a darci una mano.» Rispondo guardandolo appena.
Lo stand è in perfetto stile del negozio. Una struttura di legno scuro e robusta sostiene scaffali e ripiani con sopra gli oggetti della serata. È spazioso, ma non troppo grande e piccoli intarsi color bronzo seguono disegni sconosciuti lungo tutta la struttura.
È il vecchio “carretto” di Lysander, leggo le sue iniziali al lato della base di appoggio. Quando sono al di là del banco provo ad immaginarlo mentre vende i suoi oggetti sognando un negozio tutto suo.



© Esse | harrypotter.formucommunity.net

 
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view post Posted on 19/7/2023, 17:17
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Nella distrazione del momento, con contorno di imprecazioni, perdo il filo dei miei pensieri; non appena metto a fuoco il suo viso, mi ritrovo altrove. Dimentico su cosa mi stavo arrovellando il cervello e la mente torna a quei fatidici mesi di estenuanti allenamenti e partite. Né durante il torneo, né alla sua conclusione ho avuto modo di parlare con questa ragazza. Ma avrei voluto, tantissimo. Ciò che ho davanti, dunque, mi si presenta come un’occasione ghiotta e, ancor prima che coscientemente possa decidere di dedicarvi tempo ed energie, mi ritrovo a rivolgerle tutta la mia attenzione.
Il senso di frustrazione che provai per il modo in cui venni disarcionato durante quella prima partita di quidditch fu, quasi nell’immediato istante seguente, rimpiazzato da ammirazione nei suoi confronti. Sia vista dall’esterno che a giocarci contro la ritenni formidabile. Era stato divertente scontrarmi con giocatori come lei: intanto per capire che, al di là della mia arroganza di default, non ho molto altro da offrire a quello sport, visto l’impegno fisico e mentale che richiede; in seconda istanza perché, al di là del mero gioco in sé, che avevo trovato molto più noioso del previsto, le sfide stimolano la mia perseveranza.
Non è nella mia indole gonfiare l’ego altrui, soprattutto se a discapito del mio, per cui tengo per me quei pensieri. Senza aggiungere altro, mi limito a osservare i cambi d’espressione sul suo viso: da quello che interpreto come un primo momento di nervosismo –perfettamente comprensibile, dato che uno sconosciuto l’ha travolta e afferrata per un braccio contro il suo consenso– a quello di confusione per via del tono informale col quale mi sono rivolto a lei, per infine realizzare –almeno vagamente– chi io sia e fermarsi a rivolgermi un sorriso che, credo, intenda emulare il mio. Lo accentuo, ancor più divertito dalla situazione quando si decide a rivolgermi la parola. Le fossette che mi si formano sulle guance alleggeriscono i tratti solitamente duri del mio viso.
Mi genera una soddisfazione che non so spiegarmi il fatto che le sia rimasto impresso quel momento.

Bestiacce qualcosa. I miei concasati hanno un’alta opinione di sé. - rispondo ironico, visto che definirci “bestiacce” non può che essere ritenuto un vezzeggiativo alquanto ambivalente.
Da quanto mi interessai alla scelta del nome della squadra, nemmeno lo ricordo più al completo.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi per seguire il picchiettio sulla spilletta che porta al petto. È un Auror, quindi. Beh, considerando l’assoluta concentrazione che ha mostrato di avere in campo durante ogni partita ha perfettamente senso che la sua carriera abbia a che fare con il controllo.

Si prospetta una serata noiosa, allora. Non succede mai niente a questi eventi. - commento, di nuovo con ironia, dato che lavorare ad eventi come questo non è mai particolarmente piacevole, considerando che ogni singola volta si scatena il panico per qualche stronzata.
Al pensiero sul suo lavoro, ecco che mi torna in mente il mio e, di conseguenza, ciò su cui mi stavo arrovellando prima che mi scontrassi con Mary, così dice di chiamarsi pochi istanti dopo.
Devo trovare il banchetto di Sinister e assicurarmi che il vecchio abbia davvero preparato tutto, prima che arrivino eventuali clienti.
L’istinto mi porta a voltarmi nella direzione su cui la vedo deviare fugacemente lo sguardo ed è in quel momento che noto qualcosa fuori dall’ordinario che mi fa rizzare i peli sulla nuca: poco distante dal banchetto in cui si trovano Camille e il ragazzo di Zufolo, insieme a Camillo e un’altra ragazza, ecco fluttuare la testa di… Cosa cazzo è?! Un’anaconda?!

Scusa ma… Un imprevisto. Devo andare. - esordisco, mentre il mio volto si distorce in una smorfia carica di rabbia repressa e preoccupazione. Ho gli occhi sgranati e le sopracciglia corrucciate.

Passa da Magie Sinister. Più tardi. Abbiamo degli oggetti in vendita che potrebbero tornare utili a un Auror. - dico, senza voltarmi di nuovo a guardarla.
È per distrazione che dimentico di dirle il mio nome. Non è mia intenzione risultare maleducato e, anzi, avrei voluto poter approfondire l’argomento quidditch una volta superati i doverosi preliminari di circostanza; il problema è che non posso, in alcun modo, ignorare quell’apparizione demoniaca.
Un rivolo di sudore freddo lungo la spina dorsale mi suggerisce, dettato dal sesto senso, che potrebbe esserci lo zampino del vecchio. Nessuno, con un po’ di buon senso e buon gusto, porterebbe una simile creatura in una scuola; a parte Sinister. Non che mi interessi se qualche moccioso finisse per essere mangiato, ma vorrei evitare l’arresto. O l’espulsione.
Mi incammino con lunghe falcate veloci verso quell’angolo del giardino da cui ho visto apparire la testa ofidea. Supero il banchetto di Zufolo, ignorando i presenti, e raggiungo quella porzione incantata dell'area a cui nessuno –almeno credo– ha fatto caso. Come attraversando un muro invisibile, ecco che mi si palesa di fronte il banchetto di Sinister. Quel coglione di un vecchio pensa di avere senso dell’umorismo? Non siamo a una caccia al tesoro! Il banchetto dovrebbe essere visibile a tutti o addio profitti.
Mi fermo a osservarne le decorazioni: il banco è coperto da un velo nero con dei puntini bianchi, forse a rappresentare un cielo stellato. Su un’impalcatura in legno, alta circa due metri, svetta una targa in bronzo con su scritto “Magie Sinister”; su uno dei lati una pergamena inchiodata al legno con su indicati gli oggetti in vendita, le caratteristiche e il prezzo. Mi sorprende che, effettivamente, non sia un banchetto del tutto anonimo, almeno. Dimentico per un istante ciò che mi ha spinto lì ed è un sibilo che mi solletica l’orecchio a ricordarmene.
Impugno la bacchetta nella sinistra e mi sovviene l’idea di infilzare quella cosa da sotto il muso, ma mi limito a voltarmi verso il muro invisibile e a lanciare un Finite. Fortunatamente, risulta sufficiente a farlo sparire.
L’altro problema da risolvere è l’anaconda al mio fianco che mi fissa con un po’ troppa curiosità. Si trova avviluppata intorno a un uomo più o meno alto quanto me, stessa corporatura, completamente vestito di nero dalla testa ai piedi e con il viso coperto da quello che sembra quasi un passamontagna; il tutto corredato da un cappello a punta che lo fa sembrare un boia in attesa di eseguire una sentenza.

Mio. Nome. Viktor. - mi dice, appena mi volto a guardarlo. Il serpentone indietreggia e appoggia pigramente la testa sulla spalla di quello che presumo essere il suo padrone.

Tuo. Nome. Draven? – aggiunge subito dopo, mentre sto ancora cercando di elaborare l’assurdità della situazione e capire cosa fare di lui. Immagino sia uno dei collaboratori di Sinister, forse il distributore che gli ha procurato gli oggetti in vendita per la serata.
Chiudo gli occhi e presso indice e pollice sulle palpebre chiuse.
Che ho fatto di male per meritare di avere a che fare con gente così?
Prendo un respiro profondo e riapro gli occhi. Forse speravo in un’allucinazione, che chiudendo gli occhi e desiderando intensamente che non esistessero veramente sarebbero spariti. Ma sono veri.

Sono Draven. - rispondo glaciale, sospirando di nuovo.
Non ce la posso fare.

Lui. Viki. - dice, con quel tono così gutturale e robotico da sembrare innaturale, mentre solleva una mano ad accarezzare il muso del serpente, grosso quanto la mia faccia, se non di più.

Non può restare qui. È pericoloso. - inizio a dire, per poi ritrovarmi a sbuffare e a scuotere la testa, incredulo. Sono una persona paziente e mi ritengo anche piuttosto indulgente, ma questo… Questo va ben oltre ogni limite di decenza.

Viki. Buono. È fratello. È rosa.
In piena onestà, non so cosa cazzo fare. Ho anche timore a guardarmi intorno e vedere che qualche docente, il Preside o un Ministeriale si sia accorto della situazione e venga lì a rompere i coglioni a me per una cosa così, di cui non ho colpe.
Nell’isteria del momento, quasi mi viene da ridere.

È una cazzo di anaconda! Il fatto che sia rosa non lo rende meno pericoloso. Non può avvicinarsi ai clienti, siamo intesi?
Viktor mi annuisce e anche il serpente fa un cenno del capo, il che lo rende ancora più inquietante e, al contempo, rassicurante. Perlomeno, sembra rispondere ai comandi.

Viki. Boa. No anaconda. - ci tiene a farmi sapere. Con un gesto della mano gli faccio cenno di indietreggiare e spostarsi di lato rispetto al banchetto.

Non muovetevi se non sono io a dirvelo, ok? - mi premuro di ordinargli, prima di andare a posizionarmi dietro il bancone. Intendo controllare che sia tutto in ordine come la parvenza del banchetto –Viki e Viktor a parte– lascia credere. Tengo la bacchetta in mano perché sono pronto al peggio...

Ok.



Draven Enrik Shaw ∴ Prefetto Serpeverde, III° anno ∴ 16 anni

Menzioni: Camille, Oliver, Niahndra, Camillo
Interazioni: Mary, Viktor e Viki (png aiutanti di Sinister)

Posizione: Banchetto di Magie Sinister (descrizione nel post)
 
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view post Posted on 19/7/2023, 17:25
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Eclissi
di
Sangue

One quite bitter being
Perché Niahndra l'ha obbligato a rimanere sobrio



U
h, si spettegolava già? Camillo sfoggiò una faccia da poker, prima di sparare alto.
«Tutti, tutti? Non importa quante prove portiate a mio carico, continuerò sempre a negare il mio coinvolgimento negli eventi che hanno portato all'incidente nel Canale di Suez».
Brutta storia, quella. Negò con un cenno volutamente placido del capo. Lui nel beneficio del dubbio ci sguazzava e finché il tribunale del Cairo non avesse emesso una sentenza di colpevolezza – anche se l'avesse fatto, per amor di cronaca – avrebbe continuato a dichiararsi innocente.
«Anche voi siete bellissimi! Come diceva Niah, non passate certo inosservati».
La fidanzatina calcolava le distanze in miglia, povera disgraziata. Tutte quelle serie tv americane dovevano averle fatto male. Al netto di quanto piacesse ai britannici il sistema imperiale, al massimo gli era capitato di sentire qualche vecchio decrepito avvalersi dei galloni come unità di misura. Ma che ci si poteva fare?
Oliver e Camille erano splendidi e anche la loro interpretazione del tema del ballo era eccezionale. Entrambi avevano uno stile così aggressivo, seppur per ragioni diverse, e la cosa, non negherò, lo fece sorridere piacevolmente. Rivolse un occhiolino prima all'uno e poi all'altra. Adorava il loro approccio punk; trovava quello di Oliver, come nel caso di Niah, piú spirituale. Camille si era data all'Horror Gotico ed era certo che Caramello fosse un accessorio perfetto per la serata. Non commentò il fatto che fosse mezza nuda, dall'alto dei due reati posti in essere da Scotland Yard per atti osceni, reati che ancora lui si portava appresso come macchioline disgustose su un'altresì immacolata fedina penale. Se solo avessero saputo.
Mentre la sua damigella era alle prese con le Maracas scoppiettanti, Camillo allungò venti Dracme (in realtà Galeoni) all'amico, piantando nel suo sguardo divinatore un'occhiata materialista. Oliver sapeva che lo voleva quell'ukulele. Sapeva anche cos'altro voleva, per completare la sua collezione, ne era certo.
«Ti dispiace se lo provo? Ho un po' di cose nuove nel repertorio…».
Ammise come scusandosi. L'ultima volta di ignoranza ci aveva dato dentro da Zufolo, ma si era recuperato tuuuuuuutta la discografia acquistata e qualche brano l'aveva addirittura imparato a memoria. Se l'amico gliene avesse gentilmente passato uno, mentre aspettava si sarebbe rivolto a Camille.
«Mia cara, ti sta facendo dannare young Caramello o fa il bravone? Ricordami che prima di passare a salutarti ti lascio anche Pancake. Che non è lui, ma lo conoscerai».
Niente malizia. Indicò la rana nel taschino della giacca, tale Leopoldo non-è-lui Leap, prima di sfiorargli la testa con la punta di un polpastrello. Quello dell'indice, per i pignoli. Il bastardo gonfiò il gozzo. Cra cra cra. Aveva un bellissimo Geco Leopardo da lasciarle come ricordo prima di avventurarsi per il mondo e terminare la sua epopea probabilmente accoltellato in un vicolo, da lì a due mesi a farla grossa. Ma questa era la vita, no? Chi poteva dire come sarebbe finita? Quando, soprattutto.
Il suo medico di base gli aveva dato altri 4 anni se continuava così, ma a giudizio di Camillo, il dottore gli era sempre sembrato esageratamente ottimista. Non ci pensò troppo.
Cercò il pipistrello con gli occhi e scoccò un bacino al vento in sua direzione, nella speranza che non fosse ancora traumatizzato dal passaggio di proprietà.
Tornando a Niahndra, che gli aveva chiesto se sapesse suonare, Camillo annuì con un'espressione malevola a macellargli il volto. Il sassofono ormai era stato padroneggiato e un po' delle conoscenze che si portava dal Fiato le aveva passate alla corde della chitarra fiammante che Oliver gli aveva venduto pochi mesi prima. Un po' sapeva già strimpellarla, non partendo da zero: nella sua umile opinione, ogni strumento era il medesimo se ci credevi abbastanza. Cambiava il timbro. Un violino era una chitarra senza tastiera, un marimba un pianoforte che potevi slappare come un basso e via discorrendo.
Se avesse ricevuto da Mr. Brillantino l'Ukulele della Notte Cremisi – nome piú ganzo di sempre, tra l'altro – gliene avrebbe dato una piccola dimostrazione, non prima di averlo ringraziato.
Minuscola pippa: se cavavi ad una chitarra le due corde piú gravi e spostavi il capotasto sul quinto, avevi in mano un ukulele a tutti gli effetti. Una sorta di chitarrino, che bene o male, corda per corda, si ritrovava ad una quarta di distanza dall'accordatura classica della chitarra, con l'eccezione della corda di Sol, un'ottava piú in alto di quanto annoverato in questo spiegone.
E così, dopo una rapida sistemata all'intonazione dello strumento, avrebbe accarezzato la figura di mister Brior con uno sguardo ammiccante, riproducendo la melodia che gli aveva canticchiato in ascensore. Celestina Warbeck a capo delle sue Banshee, a cui sì, qualcuno avrebbe potuto rubare il calderone, ma quel qualcuno non sarebbe riuscito anche ad avere il suo cuore(?). La parte melodica di "Got me under your spell, but guess what, Mister Wizard, you don't know me so well!".
Barava, l'aveva imparata apposta per fargli la serenata un giorno, e gli era bastato trascinarsela a ragione sul nuovo strumento. Ciò nondimeno, tra le ombre rosse proiettate dal suo nuovo giocattolino, si potevano intravedere due scheletri che se ne stavano sdraiati placidamente a tenere il tempo, dondolando le ossa vicino ad un giradischi dall'aria vivace. Gli scheletri erano un presagio di ciò che sarebbe venuto dopo.
Volse il capo verso Niahndra, de botto. Leopoldo gli risalí sulla spalla e anche lui si mise a guardarla con fare giudicante.
«Visto che hai un debole per gli spagnoli…». quasi sette anni che si legava al dito quella boiata su Salazar e continuava a rinfacciargliela.
Strimpellò un Sol (o un Re che era scivolato giú dal suo piedistallo), poi tutto l'arpeggio spagnoleggiante, ed a seguito la parte ritmica di una nota canzone Disney, tratta dal suo film preferito.
Momento Musical Mixtape Vol. II, super a tema con i fenomeni astronomici che governavano la volta celeste, quella sera.
Sol, Re. Un Do si aggiungeva nella parte finale.

«Que el cielo no es azul
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Que es rojo, dices tú
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!

Ves todo al revés
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!
Creo que piensas con los pies
¡Ay, mi amor! ¡Ay, mi amor!

Tú me traes un poco loco
Un poquiti-ti-to loco
Estoy adivinando
Qué quieres y pa' cuándo
Y así estoy celebrando
Que me he vuelto un poco loco
»
.

Solo quella parte lì, non infierì oltre. Dalle ombre cremisi, questa volta, sfiammò l'immagine della Spagna – À la manière d'une carte géographique – consumata da un rogo. Poi la spagna prendeva la forma di un cuore, prima spezzato, poi accartocciato e tirato in un bidone come un rifiuto.
Mai piú avrebbe pronunciato una singola parola di spagnolo. In vita sua.
Si voltò verso Oliver.
«lo amo, ti scocci se passo a ritrarlo piú tardi? È meraviglioso, sono senza parole»



Il bastardello è vestito con un abito casual, le stoffe nere hanno riflessi rossi e quelle bianche hanno riflessi perlacei




Interazioni: Niah, Oliver e Camille
Compro l'ukulele e il cofanetto coi dischi <3
 
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view post Posted on 19/7/2023, 21:40
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«If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?»


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«Bestiacce qualcosa. I miei concasati hanno un’alta opinione di sé.»
Ridi. Non riesci a fermare la risata che lascia le tue labbra né riesci ad eliminare il sorriso che ti dipinge il volto. È la prima volta, da moltissimo tempo, che un serpeverde ti fa ridere, che ti fa provare un sentimento che non sia rabbia o fastidio. Non hai nulla contro di loro, di per sé, ma quella casata è piena di gente cui carattere si oppone completamente al tuo. Fermi d’improvviso il flusso di pensiero e ti senti in difetto anche solo ad aver formato quell’idea. Il ragazzo di fronte a te non è la casata a cui appartiene.
«Vedo che non sei stato parte della scelta, è un bene direi.» aggiungi, accodandoti alla sua ironia. È piacevole sapere che il quidditch non è solo divisivo, che il torneo sia riuscito a riunire due persone come voi. Forse non è il quidditch, forse è solo il serpeverde che ti è venuto addosso.
«Oh, lo so bene.» dici divertita, la mano destra a spostare la ciocca di capelli che ora pare infastidirti. «Non è il mio primo ballo. Ma sai, magari questa volta succede qualcosa di movimentato concludi, non credendo nemmeno tu alle tue parole.

Il serpeverde non ti stringe la mano. Non è cattiveria, affermi subito, ma distrazione. Segui il suo sguardo, quello che ti porta nuovamente ad Oliver. Non sai se il moro stia guardando da quella parte per la tua stessa ragione, ma poco importa: Oliver ti ha vista. È comica la velocità con cui il tuo volto si illumina, imbarazzante come la tua bocca si schiuda in un sorriso che mostra di poco i denti. Il battito del tuo cuore ti risuona nelle orecchie, ora, e fa ridere se pensi che appena cinque minuti prima ti eri detta che l’amore è anche calma, dopotutto. Alzi velocemente la mano destra e ricambi il suo saluto. Ci sono persone intorno a lui, più di quante erano prima quando lo hai osservato. Figure che dovresti e potresti riconoscere ma che ora ti appaiono sfumate.

È il tempo d’improvviso si ferma.
Stai camminando nella sua direzione, gli occhi fissi sul suo volto, il sorriso che mai ha lasciato le tue labbra. Cinque, poi quattro, poi tre passi e sei di fronte a lui. Figure sbiadite al vostro fianco, voci trasportate lontano che come sottofondo sembrano melodia. «Ehi.»

Scuoti la testa, la voce di Draven ti riporta con i piedi sul manto erboso. Ha detto qualcosa, lo sai per certo ma quando riporti lo sguardo sul serpeverde sei talmente distratta da non cogliere ciò che ti dice. «Sì-» ti affretti a dire. Ha detto qualcosa su Sinister, ti pare o un qualcosa con uno degli stand lì. Forse lavora da qualche parte, sicuramente avrai modo di raggiungerlo nuovamente in serata. «- certo, noi auror. Sì, è stato un piacere…» Lo vedi andare via, superarti come se non fosse mai stato lì.
È stato così veloce che poteva essere anche lui frutto della tua mente, una serie di visioni e paranoie l’una a seguire l’altra.
Hai il tempo di riportare lo sguardo sul grifondoro, ora e mettere davvero a fuoco chi ha intorno. Riconosci Niah, dopo Camille, e vorresti avvicinarti per salutarla, farle pat pat sulla testa e ricordarle di quella scommessa tra voi due, al torneo. E fai un passo, poi un altro. Ti fermi.

Sarebbe così facile assecondare la tua visione, sarebbe così facile lasciare che tutti gli altri scomparissero, che tu ed Oliver restasse da soli in mezzo al mondo. Abbassi lo sguardo e ti ripeti ciò che appena un attimo fa ti eri detta. Ti ripeti che sai cosa vuoi ma non sai cosa voglia lui. Ti ripeti che sei pronta ad essere tutto per lui ma hai bisogno che lui sia lo stesso per te. Scuoti la testa più volte mentre cammini alla ricerca del bar.
Quando lo trovi, infrangi la prima delle tante promesse fatte per quella sera.
«Un luna acida, per favore.» e quando ti chiede se lo vuoi alcolico fai un cenno con la testa, non pensi neanche di aver sentito la sua domanda. Ringrazi e al primo sorso vedi Oliver ovunque. Ti chiedi se sia fortuna o una dannata maledizione.

Il serpeverde non ti ha detto il suo nome e la cosa ti è venuta in mente solo adesso.
Code • Oliver



Interazione: Draven
Menzione: Oliver, Camille, Niah
Al bar.

 
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view post Posted on 21/7/2023, 16:36
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • SchedaOutfit

Il pensiero c'era stato, presente tutto il tempo, ma Lyvie vi si era ritirata con la coda tra le gambe proprio agli sgoccioli prima del ballo.

« Che vuoi farci? » sono una cogliona, continuò mentalmente, dando un'occhiata loquace al suo topo che, in silenzio, la osservava prepararsi. O la stava giudicando per non aver avuto le palle di invitare una singola, dannata persona al ballo?
Dentro di sé, sperava di incontrare Vivienne presto. Durante tutto l'anno scolastico non sono riuscite proprio a mantenersi in contatto e proprio tale distacco, probabilmente, le aveva impedito di farsi avanti. O era forse la paura del rifiuto?
Per quanto schietta ed impulsiva fosse, se si trattava di sé ci pensava non una, ma cento volte prima di prendere una decisione. Ma ormai era fatta, forse la sua damigella improvvisata dell'anno precedente aveva già trovato un partner, dunque sapeva di potersi aspettare di tutto quella sera. Non che i balli precedenti fossero stati proprio tranquilli. Lo sapeva, presto si sarebbe ritirata in anticipo, troppe interazioni sociali finivano sempre per farle venire l'orticaria.
Sbuffò a quel pensiero mentre indossava una camicia bianca, di seta perlaceo, abbellita da un corpetto fatto di gocce di sangue cristallizzate, croci e un cuore incastonato al centro. Le unghie lunghe erano dorate con schizzi di rosso finto sangue, gli orecchini ricordavano dei cuori avvelenati sciolti. Il trucco, per quel ballo, fu più scuro dei precedenti: rossetto rosso sangue con delle sfumature nere sui bordi, matita scura, tracce di sangue finto anche sul collo; i capelli, invece, erano tutti tirati all'indietro, solo alcuni ricci si intravedevano sopra le spalle. Si affidò, infine, a dei pantaloni aderenti e sul marroncino scuro, che finivano con degli stivaletti lucidi nero-rosso molto vampireschi che la slanciavano di poco, data la sua figura già piuttosto alta e longilinea.
E ora? Si guardò un attimo allo specchio apparentemente in cerca di difetti, ma in realtà il pensiero volava su tutt'altro. Voleva davvero andarci?
Cercò un po' di incoraggiamento nel voltarsi per cercare Smirch, ma quello era già andato a dormire sul suo cuscino. Beato lui.
Prese coraggio e decise di uscire dal dormitorio, superare la sala comune dei verde-argento per avviarsi verso il giardino. Ce la poteva fare, doveva solo mettere un piede davanti all'altro e, in un attimo, si sarebbe ritrovata a destinazione. Il tema di quel ballo la sorprese piacevolmente, tutte le attrazioni sembravano così interessanti da volerle fare tutte, ma quello che le interessava di più e che si voleva affrettare a sbrigare subito era spendere i propri galeoni. Ogni anno, si poteva dire che quella fosse la sua gioia ai balli.
Quest'anno, lo sarebbe stata anche l'eclissi lunare.
Scrutò solo da lontano l'osservatorio astronomico, decisa a volerci tornare più tardi, decidendo di camminare ancora sul sentiero principale. La pista da ballo era immensa, la cupola permetteva di seguire gli spostamenti della luna, il naso di Lyvie si sollevò immediatamente alla sua ricerca, anche se non era ancora il momento. Aveva sentito parlare anche di un rito, ma non era tra le sue priorità allora.
Il ballo non era ancora granché affollato. Conosceva solo di vista alcuni dei presenti: Camille, Oliver, Mary - e Alice? - Nieve; di altri, invece, conosceva solo i visi. Per fortuna vide Draven e Megan da lontano, apparentemente separati causa i due stand differenti.
Ma Estia col suo stand - il Focolare Domestico - catturarono la sua attenzione immediatamente: anche Lyvie faceva parte del C.R.E.P.A., dunque andarla come minimo a salutare era d'obbligo. Vi si avvicinò con un sorriso che le curvava le labbra. L'entusiasmo di Estia non poté che metterla di buon'umore subito.

« Ciao Estia! Come stai stasera? Vediamo un po'... »

Prima tappa, fatta. D'istinto decise di visitare poi lo stand Ars Arcana, poggiando una mano al bancone mentre rivolgeva un sorriso sincero a Megan. Lei le stava molto simpatica, si poteva dire, per tal motivo aveva paura di fare qualche figuraccia da lì a poco o di darle fastidio.
Come al solito, in ogni caso, era splendida.

« Buonasera, Megan! Sono la prima cliente rompi? » ironizzò, guardandosi solo brevemente attorno prima di cercare nuovamente il suo sguardo. « Posso chiedere a te? »


Location: prima il Focolare Domestico, poi lo stand Ars Arcana spendacciona
Menzioni: Vivienne, Camille, Oliver, Mary, Alice, Nieve, Draven
Interazioni: Estia, Megan

Lyvie acquista:
dal Focolare domestico 1 Crocicchio - 1 Chiave del cosmo = 22G + 1G di mancia
da Ars Arcana 1 Anello delle eclissi = 32G + 1G di mancia

:flower:
 
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view post Posted on 21/7/2023, 21:14
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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«Una bambola voodoo?» ti faccio eco «Beh utile in effetti, se l’intento è lanciare maledizioni all’insaputa del destinatario, ammettiamolo!» le labbra s’increspano divertite, così come le sopracciglia si sollevano creando sottili rughe sulla fronte, in un’espressione fintamente sorpresa. Una persona normale dovrebbe restare scioccata, ma a me non mi stupisce in realtà, sono proprio la sua firma i regali strambi – ma sempre e comunque apprezzati. La creaturina intanto si mette a suo agio: apprezza le coccole che gli vengono elargite, se ne bea, ed emette un versetto compiaciuto quando gli viene offerta la mela. La morde con vigore, i minuscoli dentini schioccano e affondano nella polpa. La fa scrocchiare, le sue guanciotte si gonfiano mentre la mastica felicemente e con gusto. Questo conferma il mio racconto: è un vero golosone.
Qualcosa, ad un certo punto, lo distrae. Abbiamo visite, ne avverte la presenza – una delle due, in particolare, è per lui fin troppo familiare – con largo anticipo. Il piccoletto, infatti, termina in fretta il suo spuntino, le orecchie appuntite vibrano e impaziente svolazza incontro a voi Tassini in arrivo. Sente le vostre voci farsi sempre più vivide al diminuire della distanza, fa un paio di giri sulle vostre teste prima di tornare da noi in gran carriera, quasi volesse scortarvi attraverso la folla. Accolgo entrambi con calore, ricambiando immediatamente le tue battute, Camillo «Chiama il tuo Avvomago migliore, Breendbergh!» non è una vera minaccia – anche se il ghigno che metto indurrebbe a crederci –, ma una semplice battuta da prendere con ironia «Non uno scarso d’ufficio, mi raccomando, ma uno che valga fior fiore di Galeoni.» ci tengo a precisare «Avrai bisogno di un ottimo difensore al Wizengamot, credimi!» concludo così la pantomima, un rapido gesto d’intesa ad accompagnare l’affermazione.
«Niah!» ti saluto subito dopo come una vecchia amica, spero che l’unione creata con il Quidditch me lo possa concedere «Sei stupenda!» un complimento sincero, te lo rivolgo mentre ammiro il tuo abito scuro come la notte. Ti dona e ti calza a pennello «Ah e te ne rendo atto, hai persino convinto Camillo a tirarsi a lucido.» l’ultimo ballo a cui ci siamo incrociati è un ricordo lontano, ormai sbiadito, ma sono sicura tu non fossi tanto elegante quanto stasera «Tanto di cappello, davvero!» mimo il gesto di sfilare l’accessorio dalla testa, con un successivo mezzo inchino.
«Caramello è buono e dolce quanto un bignè alla crema, per adesso non ha mai causato problemi per fortuna.» ti rassicuro appena mi chiedi aggiornamenti su di lui «Cibo e attenzioni non gli mancano, forse lo troverai un po’ viziato temo.» azzardo, con la faccia da nonnina che riempie di caramelle il nipote senza badare alle raccomandazioni dei genitori. Lui non perde tempo, vuole ricambiare il bacio che gli hai lanciato e viene verso di te, Camillo. Si posa con leggerezza sulla tua spalla sinistra, osservandoti attentamente con grandi occhi da cucciolo innocente. Non si è dimenticato di te, non oserebbe «Vedi, un vero pasticcino!» faccio spallucce, sottolineando quello che per me è piuttosto ovvio. Non resta fermo a lungo, però. Torna a solcare l’aria, giocando con qualche ombra rossastra creata da uno degli strumenti.
«Pancake eh…» lascio che la bocca assapori il nome, giusto un secondo «Lo trovo già simpatico, sappilo!» non so cosa attendermi stavolta, ma sarò pronta a riceverlo a prescindere da tutto «Forse non dovrei dirlo con troppa convinzione, ma amo il rischio!» seguo curiosa i tuo movimenti, finché non mi accorgo che non siete un duo, ma un adorabile terzetto. D’istinto, allungo l’indice della mancina verso il taschino che tu stesso indichi, imitandoti nel carezzare la testolina del rospo con il polpastrello. Lo faccio piano, con delicatezza, un po’ come fosse di porcellana, non voglio certo fargli male. È buffo e mi ricorda il mio, Kermit, mi è difficile non trovarlo estremamente adorabile. Le chiacchere scorrono piacevoli, la ciliegina sulla torta è – paradossalmente – la musica melanconica dell’ukulele, che accompagna la storia di un cuore spezzato. Il mio unico commento, schietto e diretto, è un applauso che fa presto a sfumare e a perdersi tra i suoni circostanti.

******


Anch'io, come i miei concasati, sono interessata a fare qualche acquisto. Aspetto però che tutti si allontanino, in quel momento di tranquillità – dopo averli salutati – faccio le mie scelte ben ponderate – l'ukulele, il bongo e la raccolta di album – e ne approfitto inoltre per farti una proposta, ho in serbo infatti una sorpresa per te. Ci penso da qualche giorno, da quando hanno annunciato le varie attrazioni «Non ti dispiace se te lo rubo per un po’, vero?» me ne esco così, rivolgendomi inizialmente a James, per poi voltarmi a cercare i tuoi occhi «Vorrei portarti all'osservatorio, c’è una cosa lì che desidero mostrarti!» lascio che un sorriso si dipinga sul mio volto «Che ne dici, ti va di venire?» magari ti risulterò sciocca a mettere in tavola un invito così, dal nulla, in maniera completamente inaspettata «Non te ne pentirai, promesso!» allungo una mano, un semplice modo per chiederti di fidarti di me.


"Totalmente agli opposti./ Il giorno./ La notte./Hanno dimenticato che, di tanto in tanto, tra di loro c'è un'eclissi"

Fabrizio Caramagna


code by Camille


Interazione: Oliver (ultimo pezzo concordato), Camillo e Niah :<31:

Camille acquista:
- Bongo dell'eclissi (10 G)
- Ukulele della notte cremisi (13 G)
- Half-Blood (7 G)

E si parte con le mani bucate :sballo:


Edited by Camille Donovan - 21/7/2023, 22:39
 
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view post Posted on 24/7/2023, 12:34
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Il Fato

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EjDLDr0

C'è un uomo che attraversa la pista da ballo. È entrato come tutti gli altri, percorrendo il sentiero di cristalli azzurri. Sarà strano, nel momento in cui tutti voi riconoscerete la cappa rossa che indossa come l'uniforme degli Aruspici. Nessuno di loro si è fatto vivo ancora: aspettano in silenzio come da voto dietro una tenda cremisi.
L'uomo avanza. Spalle larghe, cappuccio che cade sugli occhi a mandorla, petto nudo vestito di disegni orientali. Le arcate sopraccigliari stritolano gli occhi già sottili contro gli zigomi alti, in un'espressione truce che sa poco della serenità meditativa cui mira la sua coven oggi.
Con passo spavaldo, ignora la folla. Si rivolge al sipario e, come se una zaffata di tanfo l'abbia appena colpito in pieno, storce le labbra carnose.
Scompare dopo poche larghe falcate, raggiunta la sede del rituale.

Si ferma la musica. Hobgoblins e Aruspici viaggeranno di comune accordo fra silenzi, nenie e ritmi ossessivi lungo la realizzazione del rituale. Ognuno con i suoi momenti di solismo.
Nello spegnimento delle voci, la platea danzante s'arresta e volge lo sguardo al tremolio delle tende. Queste cadono all'improvviso nascondendosi nell'erba, e rivelano una piattaforma circolare in pietra dal diametro di circa dieci metri. Al suo centro si erge un obelisco nero largo un metro e mezzo e alto otto, la cui punta acuminata mira al cielo.
Se si guarda da vicino e con attenzione, le due entità litiche sono state scavate da uno scalpello gentile. Sulla pietra verticale, rune antiche descrivono lo svolgimento del rituale sacro. Il cerchio di pietra, invece, è percorso da canali sghembi come rami che dipartono dall'obelisco e che, pari a vene che si insinuano nella carne dividendosi in capillari più sottili, si disperdono in direzioni diverse riempiendo tutto lo spazio della piattaforma.

Lo strido di un uccello echeggia da lontano. Pare una lingua di fuoco quella che ha appena attraversato in volo la cupola traslucida che racchiude la pista da ballo. Un ghirigoro, due, tre, e con le ali spalancate sopra il pubblico la fenice Isidora si mostra in tutto il suo incanto. Quanti hanno potuto osservare così da vicino una creatura come lei?
Il suo arrivo ha segnato l'apertura delle danze. Sbucano lente tre figure dal retro della piattaforma: Laoise Alasdair, un gradino più sù, e i suoi due aiutanti incappucciati di rosso Margot e Caius.
La Alasdair trascina il suo lungo vestito perlaceo, sormontata da una corona che disegna dietro al suo capo una luna rossa attraversata dai raggi solari. Un velo rosato le copre il viso. Si allarga e ricade sulla sua pelle, condizionato da una respirazione profonda ma veloce. Vi è tensione in lei: una fossetta sopra il naso descrive un cruccio irrisolto o il nervosismo portato dalla sua esibizione.
Margot e Cauis abbassano all'unisono i loro cappucci. Lei possiede il volto di una Vergine Addolorata, lui quello dell'Aruspice che poco prima attraversava la pista da ballo. Si scopre così che anche il suo teschio calvo è ricoperto di tatuaggi.
Vibra nell'aria l'armonico di un basso del palco, sottofondo dell'entrata del resto degli Aruspici. Una fila di incappucciati giunge dalla boscaglia dietro palco in pietra e, circumnavigandolo, vi si dispongono attorno, in cerchio. La coppia in coda trasporta a mano un grande gong. Lo posiziona alle spalle di Laoise, fra Margot e Caius.
Tutti alzano i palmi verso il cielo e chiudono gli occhi. Gli Aruspici chinano il capo, Laoise lo volge alle stelle. È dopo un minuto di silenzio che Caius li apre, animato da un respiro turbolento, ed estrae dalla tasca una lunga bacchetta di ottone con un rigonfiamento su un'estremità. Egli raccoglie la propria energia e suona con forza il gong.

Gli Aruspici riaprono gli occhi. La Alasdair per prima. Non più in posa, si porta una mano al petto e si stacca dal collo un ciondolo nascosto in un un sacchettino di cuoio. Avanza, seguita dallo sguardo di Caius tutt'a un tratto sconcertato, e si china ai piedi dell'obelisco per posare l'oggetto. Torna alla sua postazione.
Da questo momento in poi tutti quanti potranno imitarla e posare il proprio oggetto da sacrificare sotto l'obelisco, supervisionati dallo sguardo degli Aruspici attenti alle mani leste.
Margot e Caius sono i secondi a fare la propria offerta. La Vergine Addolorata adagia una bambolina di pezza accanto al ciondolo nascosto, e torna in raccoglimento con modestia. Il ritardatario, invece, slaccia dalla propria cinta un sai e lo posa sulla pietra scavata profondendosi in un inchino.
Gli Aruspici abbassano i palmi, ognuno di loro deve fare la propria offerta, così come tutti i partecipanti del ballo che hanno scelto di prendere parte alla novità. Laoise intreccia le gambe nella posizione del loto: levita a mezz'aria, e all'improvviso una barriera d'energia scarlatta l'avvolge per proteggere la sua meditazione dalla confusione. Isidora, seguito l'esordio del rituale dall'alto, si rifugia in un albero dietro il palco degli Hobgoblins, i quali ricominciano a suonare.

Gli ultimi raggi di sole sono pronti per tuffarsi dietro l'orizzonte.
Il cielo conserva dei bagliori rossastri sopra le teste degli alberi sullo sfondo.
Il crepuscolo sta per impossessarsi di questa porzione di mondo.
La luna, ancora sbiadita per i rimasugli luminosi della sua controparte diurna, è già sorta.


Benvenut* partecipanti. Comincia il rito.
Tutti i vostri PG sanno di dover imitare Laoise e gli Aruspici dopo il suono del gong. Come primo passo si dovrà posizionare il proprio oggetto personale alla base dell'obelisco. Ricordatevi che l'oggetto deve avere un'importanza specifica per voi, come spiegato qui, altrimenti il rito avrà pochi effetti sul vostro finale. Per chiarezza, l'oggetto può riguardare qualsiasi cosa/momento/persona, il cui legame si desidera dimenticare oppure mutare o rivoluzionare.
Non consideratevi limitati dai miei interventi. Potete postare più volte fra un masteraggio e un altro, salvo se intendete interagire con l'evento in maniera più attiva tentando di richiamare l'attenzione di uno dei PnG o facendo qualcosa di sconsiderato peculiare. Ricordatevi che gli Aruspici hanno fatto voto del silenzio e che restano in meditazione: consideratele quasi come le guardie di Buckingham Palace. :ihih:
Ovviamente oggetti magici fondamentali come la propria bacchetta o quella di altri non potranno essere donati. Come già scritto nel bando, gli oggetti offerti andranno poi perduti.

I masteraggi saranno 4, questo compreso, tutti a distanza di 10-15 giorni in base alle esigenze off, per restare entro i tempi dell'evento. Dunque ne rimangono altri 3. Salvo imprevisti.
La scadenza per postare la prima azione è il 3/08/2023 alle ore 23:59.
Cortesemente, scrivete in rosso in fondo al post dedicato al rituale l'azione svolta, cosicché io possa riconoscerlo nel caso in cui postiate più volte.

Rimango a disposizione via MP per qualsiasi domanda.
Buon rituale a tutt*!

 
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view post Posted on 24/7/2023, 18:19
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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rivolto a Camillo, Oliver e Camille | [menzione a Viki]
Stand di Evviva lo Zufolo ▶ verso Magie Sinister

Boiled like water and made pure again
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M
a davvero?». Fece eco all'affermazione di Oliver, che le stava facendo scoprire le misteriose virtù delle maracas agitate poco prima. «Le prendo, allora. Sia mai che mi aiutino col febbrone che mi atterra ogni inverno».
Le venne il dubbio di star condividendo più informazioni di quante fossero necessarie o appropriate. Non che avesse tanta influenza, in realtà. Camille era una tipa tranquilla e Oliver aveva fin troppo garbo per farle notare l'eventuale gaffe, si disse.
In ogni caso, il complimento della concasata le fece comparire un sorriso genuino sul volto. «Mi piace un sacco il colore del tuo vestito!», ebbe fretta di ricambiare.
Fu grata che le successive attenzioni gravitassero naturalmente verso Breendbergh, perché significava che Niahndra non doveva sforzarsi troppo.
Solo in un secondo momento notò il pipistrello —young Caramello?— volato sulla spalla di Camillo e inarcò un sopracciglio. Poi sentì nominare Pancake e inarcò anche il secondo. Donovan pareva tranquilla e quindi lei decise di continuare a farsi i fatti suoi e lasciare il suo accompagnatore ai propri affari.
Ne approfittò per pagare il prezzo delle maracas e accordarsi con Oliver per farle recapitare nella sua stanza. Nel frattempo, Camillo mise mano sull'ukulele.
Le note di Celestina tinsero l'aria, facendo concorrenza ai ritmi serrati degli Hobgoblins, e —proprio come Oliver aveva avvertito— le ombre del tramonto si torsero e arrossarono a plasmare qualsiasi immagine affliggesse la mente del povero Breendbergh. Sperava non si trattasse di una qualche forma di presagio, fu il pensiero di Niah mentre scrutava i due scheletri appena comparsi.
Poi, senza preavviso, il tassorosso tirò fuori gli spagnoli, lasciandola molto confusa. Per rincarare la dose, persino il ranocchio la guardava col medesimo cipiglio di disapprovazione. «La devi finire con 'sta storia». Parole al vento.
«Non è manco spagnolo», mormorò poi tra sé e sé, come se quella fosse la parte che più la infastidiva. Inutile, di nuovo; Camillo era già partito a strimpellare la sua stramba serenata.
Lei scosse la testa nel vedere i contorni iberici incendiarsi, poi l'ombra di un sorriso le increspò le labbra al cuore spezzato. Mimò una lacrima che le scendeva dall'occhio destro. Una vicenda strappalacrime, quella; se solo fosse stata vera.
«Ci spostiamo allo stand di Magie Sinister? Voglio dare un'occhiata prima che cominci il rituale». Una proposta rivolta all'indirizzo del suo "ispanicida" preferito cui, se accolta, sarebbe seguito un saluto ad Oliver e Camille.

Lo stand di Magie Sinister era riconoscibile per la targa bronzata che ne adorna il fronte. Tra i filamenti aranciati del tramonto, il telo scuro e puntinato svettava come un faro d'ombra.
«Tu sei interessato a seguire il rito?», domandò Niahndra a Camillo, mentre entrambi si muovevano verso lo stand. «Perché se non ti frega, ci separia-- porco Merlino, ma è un pitone quello!?»
Una domanda onesta, seguita da un'altra domanda onesta. «È un altro dei tuoi esperimenti?»

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Eclissi

DI
sangue


Niah acquista da Zufolo → maracas del riverbero.
 
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view post Posted on 26/7/2023, 11:15
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boSBsic
Lyvie Synfenir
crocicchio • 10 galeoni
chiave del cosmo • 12 galeoni
+1 galeone mancia
spesa totale • 23 galeoni
Il Ballo dell'Eclissi di Sangue era ufficialmente iniziato, le porte erano aperte — letteralmente. Dopo essere scivolata via dal tappeto volante con un saltello, Estia aveva sistemato le ultime decorazioni dello stand: oltre i manufatti in esposizione, l'uno accanto all'altro con pietre, cristalli lunari e varie ampolle colorate, aveva ben pensato di mettere su un punto più tranquillo, e di certo esclusivo, per i tatuaggi all'henné magico. C'erano così tendine variopinte, proprio accanto al lungo bancone principale. File di perline, di gemme e di frammenti di vetro brillante facevano una bella figura, attirando l'attenzione dei più anche solo per un guizzo di curiosità. Aveva lasciato ai colleghi, altri Elfi Domestici come lei, il compito di assecondare le richieste dei passanti: tribali, parole, simbologie, era tutto un gioco di ricami e di inchiostro già stregato. Da parte propria, Estia poté dirsi felicissima. Con il vestitino pastello che deliziava la figura, somigliava quasi ad una ninfa dei boschi — un po' come le creature che popolavano le fiabe preferite. Aveva lasciato Arrie per dedicarsi all'intaglio dei cristalli, un po' per distrarsi pure dal soffio al cuore che provava ogniqualvolta l'altro Elfo Domestico fosse nei dintorni. Lo scrutava di sottecchi, senza farsi notare. Non tentò di rivolgergli la parola, non subito. Ma... una parte di lei, in cuor proprio, non voleva altro. L'arrivo di Lyvie, che riconobbe all'istante, riuscì a strapparla dal turbinio di pensieri, e — com'era ovvio che fosse — le diede modo di sorridere con gentilezza. Estia, infatti, conosceva la Serpina: le riunioni, le avventure, le battaglie affrontate e altre in arrivo, Lyvie sapeva il fatto suo e combatteva una causa alla quale Estia credeva moltissimo.
«Estia tutto bene, ciao ciao» salutò, acciuffando al volo una testa di Ecate allo sbaraglio. « Signorina Lyvie è tanto bella stasera, conquisterà grandi cuori.» Non dimenticò le prime richieste: ripose delicatamente le statuette magiche in una scatola di legno, recuperò poi una delle chiavi sospese dietro di sé, come fate. Ticchettò sulla base: un sole, una luna.
«Chiave del Cosmo crea una connessione, un legame forte. Se troverà persona speciale, potrà dare una parte e...» L'etichetta dell'oggettino avrebbe spiegato meglio, ma Estia — un po' malandrina — batté lunghe ciglia con tanto d'occhiolino. Se Lyvie avesse voluto lasciare gli acquisti allo stand, avrebbe potuto riprenderli a fine serata. O, senza problemi, Estia avrebbe saputo dove recapitare tutto. Con il pagamento di ventitré galeoni (e tanti ringraziamenti per la mancia, con un sorrisone degno di nota), la salutò affettuosamente. Altre statuette erano già pronte alla fuga.
 
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view post Posted on 26/7/2023, 15:43
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner

17 Years Old - Gryffindor prefect - Outfit


Qualche ora prima, sala comune Grifondoro

Sto cercando di convincere per la quindicesima volta questa ragazzina che il ballo di fine anno non è così spaventoso come sembra. Anche se ora lo sembra, a tutti gli effetti. Alcune concasate più giovani si sono rinchiuse in bagno, occupandolo a suon di piagnistei e inutili pettegolezzi, generando la più totale anarchia e mandando in crisi metà dormitorio. A suon di bestemmie. Le mie. E' con tutta la pazienza del mondo che mi affaccio alla porta del bagno e non la scaravento per terra a suon di bacchetta. Ovviamente sono in ritardo, ovviamente sono ancora in divisa. Ovviamente farò tardi.

Lo so, lo so che può risultare la fine del mondo non avere il vestito adatto o non essere state invitate da tizio o sempronio, ma in fondo quello che importa non è niente di tutto ciò. Farete delle belle esperienze e vi divertirete, lo giuro.
Ma tanto tu che ne sai? Ti sei vista dico? Hai sempre qualcuno che ti vuole!
Ma cosa c'entr-
No no Alice io non ci vengo! Non posso sopportare che Timmy abbia invitato quell'arpia di Jasmine!

Oh cristo sparatemi. Giuro che non sono fatta per queste cose, ho la pazienza di Gazza al mattino quando vede il pavimento sporco di rugiada e inizia a sclerare contro il primo malcapitato. Ma ci provo, lo faccio davvero. La convinco ad aprire la porta le bagno, le dico che stasera la trucco così bene che quella stronzetto di Timmy rimpiangerà la comunione e che Jasmine who, se la scorderà in un battibaleno. Riesco a scampare una guerra civile per un soffio, una volta liberato il bagno tutto torna alla normalità, la ragazzina di prima, Rebecca, sembra soddisfatta della mia proposta tanto che si mette seduta tranquilla, lasciando che mi prepari anch'io.

Troppe ore dopo, Giardino.


Quando riesco a scendere di sotto sono un fascio di nervi. Non lo so manco io perché sono così nervosa, forse ha a che fare con gli avvenimenti degli ultimi giorni, che mi hanno scombussolato il cuore, non poco. È come se questo maledetto, cercasse tra la gente ciò che può riscuoterlo con lo stesso vigore. Due occhi color muschio che non mi sembra di incontrare. Ed è il vuoto ad ogni occhiata. Il vestito che indosso è colorato della luce del sole al tramonto, ne tengo i lembi di stoffa tra le mani mentre scendo le scale, ha una scollatura a cuore sul petto, le spalline sottili, il corpetto rigido fino alla gonna che scende ampia, ma morbida a ricoprire il resto della mia figura. Mentre mi muovo i capelli ricadono sulla mia schiena e in parte sulle spalle, finendo in punte appena arricciate. Le luci che decorano la sala, balzano sulla mia pelle, evidenziando i brillantini che la rendono luminosa e scintillante, così come il trucco sui miei occhi. L'ambiente intorno a me è magnifico e decorato in maniera perfetta, l'espressione del mio viso rimane incantata, mentre scorge ogni dettaglio intorno. Come di fronte ad un'opera monumentale ma con la stessa avidità e sciocca innocenza di un bambino, come se volessi riuscire a racchiudere tutto all'interno del mio palmo. Mi rendo conto di star iniziando a guardarmi intorno, un po' spaesata. Non sono mai stata brava con le indicazioni e non ricordo esattamente dove si trovi cosa. Ricordo solo di avere appuntamento con Camille vicino ai banchetti dei negozianti, quale fosse il banchetto che avevamo concordato manco me lo ricordo più. Nemmeno a dirlo, sono in ritardo. Proseguo in una direzione a caso, scorgendo già diverse persone, pronte a godersi la serata. C'è una ragazza che urla ad altre due di raggiungerla, una coppia che già sta pomiciando in un angolo e mentre osservo le persone intorno a me torna a colpirmi. L'angoscia. La sento pulsare all'interno della gola e continuare a sbattere contro le pareti del cuore, come un mare in tempesta, come il borbottio della risacca nel porto, in balia della marea. Io solitamente non sono mai stata una persona che si crogiola nei suoi pensieri, ma più cerco di isolarli, metterli in qualche angolo della mente, più mi sembra di incontrarli ad ogni incrocio. La lotta non fa che nutrirli e fortificarli, dovrei arrendermi e sventolare bandiera bianca ma non è nella mia natura arrendermi.
Nel mio cieco vagare, per qualche motivo a me sconosciuto finisco per ritrovarmi di fronte ad un tizio con un serpente arrovellato intorno, la cosa chiaramente, mi riporta immediatamente alla realtà.

Ma cosa caz-

Balbetto tra le labbra cercando di visualizzare quella cosa davanti a me. Mi ha colpito qualcosa in testa? Eppure mi sembra di vederci proprio bene. Ma allora perché c'è un uomo con una serpente arrotolato intorno. Un boa enorme. E rosa. E' uno scherzo vero? Volto il busto di lato per inquadrare il banchetto di fianco, quello che tiene in esposizione 'sta cosa e non trovo nemmeno un po' sorprendente che ne sia Sinister l'artefice. La cosa che mi perplime più di tutto è, perché?
E' una trovata di marketing? Tengo ancora su un'espressione tra lo scioccato e schifato quando il mio sguardo incontra quello di Drav, i suoi occhi verdi annoiati dalla vita. Per qualche istante avevo dimenticato che lavorasse lì e non avevo minimamente pensato al fatto di poterlo incontrare, non così presto. Il fascio di nervi che tengo intorno al petto sembra stringersi, lui deve essere uno dei fili che lo attanagliano. Scosto lo sguardo rapidamente. Magari non mi ha visto. Magari non mi ha riconosciuto.
Lo so, so benissimo che questi pensieri che mi racconto non abbiano senso ma non riesco in questo momento a raccontarmi la verità. Mi sento ancora in bilico con lui e mi sembra di star cadendo da un dirupo. Voglio voltarmi e ignorare il pavimento che crolla da sotto i piedi. Magari se faccio finta di nulla tornerà ad ignorarmi, dopotutto è piuttosto bravo in questo. Constatarlo mi stringe ancor di più il petto tanto che sembra mi manchi l'aria. Perché finisco sempre per circondarmi di persone di cui non frega un cazzo di me? E' una maledizione la mia?

_________________________________________

“He stepped down, trying
not to look long at her, as if she were the sun,
yet he saw her, like the sun, even without looking.”


Code by Vivienne & Alice




Menzioni: Camille, Draven, Casey
Zona: banchetto di Sinister

Edited by Nontiscordardime - 26/7/2023, 20:01
 
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hEH9zxn
Divine violence
FexfCqi
Astra in sanguine
wZ2g6v3
Intorno è una danza di voci, colori e sensi in dissolvenza. Il cuore, dapprima in tumulto, imperversa caotico alla stregua di riflessioni che non sono in grado di cogliere — lampi di conversazione, come sottintesi veri e propri. Il futuro, mi accorgo, è in frammenti, e non mi è più nitido. Cosa vi sia in agguato, per me, è un paradosso che mi perseguiterà per l'intera serata, per ora s'acquieta nell'ultimo, veloce respiro. Rinnego ogni parte di me, facendomi pressione e impedendomi di volgere l'attenzione altrove; in visione, tangibile, catturo la figura di Mary finché non ho l'impressione di perderla. La mia mano, in solitaria, sfiora tuttora il petto all'altezza del cuore, imprimendo una forza affatto consueta lungo la pelle scoperta. Il solco che lascia, come un marchio di sangue, mi spinge ad un senso di confusione e nostalgia, un rimorso che non comprendo appieno. Come un'eco in pensiero, mi consolo all'idea che Mary abbia potuto vedermi — che abbia potuto vedere la mia mano, un gesto di per sé insignificante e tuttavia, ora, carico di vita. Non so bene cosa stia accadendo, in me. Nel profondo ho la mente che annaspa, alla ricerca di volti che immagino dispersivi, in modo irreversibile. Cosa stia provando, in effetti, è un dubbio atipico perfino per me. Che il rituale di stasera, allora, possa concedermi chiarezza — è il mio unico augurio. Non pretendo di più.
«Aspetta, è un ranocchio nel tuo taschino?» Con un cenno divertito al commento di Camille (un Avvomago è esattamente quello di cui il Tassino avrebbe bisogno, poco ma sicuro), la domanda sfuma appena mi sembra di scorgere la creaturina. Il resto, almeno per me, è una giostra che mi manda in visibilio: ho una curiosità innata che, ora più che mai, cresce a dismisura. Vorrei chiedere chi o cosa sia Pancake, sapere come mai Camillo sappia lo spagnolo (ecco, così mi appare). L'accento è delizioso, mi rimanda alle voci della mia famiglia alle coste iberiche, l'unico ramo materno con cui ho tuttora contatti. Accade tutto così in fretta, mi sembra di partecipare ad una pièce di Malécrit (e no, non mi dispiace affatto). Muovo le mani con fare ammiccante, quando Camillo mi dedica un estratto del brano di Celestina — mi manda in estasi, come potrebbe essere diversamente? Sorrido con trasporto, le fossette spuntano sulle guance con una nota più rosea sull'incarnato diafano; e, per giunta, il motivetto spagnolo che Camillo canta in seguito mi conquista totalmente.
«Ay, cariño» è il solo sospiro che abbandona la mia bocca ridente. Cos'è questa storia di una relazione con uno spagnolo? Non sono riuscito a beccarne neanche uno, ad Hogwarts. Vorrei saperne di più, come una vecchia megera che confabula davanti ad un calderone.
«Chi dedica una serenata del genere non merita di essere lasciato solo, non me lo farei scappare.» Non conosco le dinamiche in gioco, non è da me intromettermi per davvero: guardo velocemente Niahndra, ma è come se mi rivolgessi a chiunque. Maracas, Ukulele e tutti gli altri acquisti dei Tassini sono pronti, vi aggiungo pochi dettagli preziosi riguardo effetti magici, manifattura artigianale e via discorrendo.
«Potete provare tutto, lasciate pure allo stand e ritirate dopo. Oppure dateci un indirizzo e vi spediamo tutto, James parla con i gufi.» Il mio collega, in risposta, mi scocca un'occhiataccia vera e propria.
«Se volete acquistare altro, tornate pure. Niah, ti consiglio anche il cofanetto dei dischi. The Hobgoblins vi faranno impazzire stasera.»
Auguro loro un'ottima serata. Pur breve, è stato un incontro piacevole e seguo un'ultima volta la coppia di Tassini con lo sguardo. La proposta di Camille, infine, mi trova naturalmente d'accordo: mi offre un senso di aspettativa e di sorpresa che, per chi come me con un passo verso il futuro, è altrettanto emozionante. Non ho idea di cosa abbia in programma, non una volta però sono titubante: molti dei miei ricordi più belli sono con lei, e tanto basta per spingermi ad annuire con un cenno del capo e indicare la strada di fronte con un cenno buffo, benché gentile.
«Opzione numero uno: mi aspetta un assalto dei tuoi scagnozzi. Opzione numero due: un rituale mistico in cui mi sacrifichi.» Sa bene, mi dico, quanto mi abbia già colpito al cuore, e l'espressione sul mio volto è lampante. Continuo, nel tepore estivo che rende la serata d'incanto. «Opzione numero tre: un incontro segretissimo con gli Hobgoblins. A proposito... ti devo qualche anticipazione, come promesso.» Lascio che la conversazione prosegua per conto suo, e in effetti non manco di segreti musicali che nessuno, ad ora, può conoscere in assoluta anteprima: Half-Blood tratta il tema dell'identità, il concetto del sangue come sentiero per un posto nel mondo magico; il viaggio che hanno intrapreso lungo le coste di Haiti; e...
«Il terzo disco, acqua in bocca... è in Goblinese!»

OutfitOliver

Interazione: Camille, Camillo, Niah
Menzioni: Mary

Aggiornamento Zufolo

Camillo
Ukulele della Notte Cremisi | 13 G
Half-Blood, The Hobgoblins | 7 G
Totale: 20 Galeoni

Camille
Ukulele della Notte Cremisi | 13 G
Bongo dell'Eclissi | 10 G
Half-Blood, The Hobgoblins | 7 G
Totale: 30 Galeoni

Niahndra
Maracas del Riverbero | 18 G
Totale: 18 Galeoni

Aggiornati, grazie ♥

 
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view post Posted on 26/7/2023, 20:32
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Il sibilo di Viki mi accompagna fin dietro lo stand di Magie Sinister. Tengo d’occhio lui e il suo padrone/fratello con la coda degli occhi, ma intendo prestare maggiore attenzione a ciò che ho davanti. Il mio datore di lavoro non mi ha esattamente spiegato nel dettaglio cos’è che vendiamo qui stasera e, dopo aver dato un’occhiata al listino su una delle travi, mi è tornato in mente qualcosa riguardo a una sabbia che “non dovrà tornare in negozio”. Ergo: dovrò spingere per venderne fino all’ultimo sacchetto.
Prima di iniziare l’ispezione dei materiali, però, sfilo via la giacca e mi metto più comodo; la piego con cura, perché non posso sapere se nel proseguo della serata ne avrò bisogno, e l’appoggio su un angolo del bancone, un po’ in bilico ma al sicuro. Poi, arrotolo le maniche della camicia fino ai gomiti e mi guardo un po’ intorno. È ancora tutto calmo. Le persone sono sparpargliate e non ancora ammassate come di solito accade in eventi come questo.
Intravedo qualcuno da Ars Arcana, ma non mi ci focalizzo troppo per non perdere di vista il mio obiettivo della serata: fare soldi. Quindi, torno a osservare il retro del bancone in cui mi trovo.
Tutto sembra sorprendentemente in ordine. Sinister ha sistemato tre scatole sotto il bancone che, con una qualche magia estendibile, contengono parecchie riproduzioni degli articoli che ha deciso di mettere in vendita per la serata. Sono davvero sorpreso; piacevolmente, ma nondimeno sconvolto. Non è mai stato un tipo ordinato e mi viene più facile credere che sia tutto merito di Viktor. Come riflesso incondizionato, mi volto a lanciargli un’occhiata. Nell’eseguire il movimento, noto Camillo e quella che presumo essere la sua accompagnatrice dirigersi verso di me, per cui alzo il braccio destro e accenno un saluto. Spero vivamente che si stiano avvicinando per interesse nei confronti degli oggetti in vendita di Sinister.
Torno da Viktor, che se ne sta lì, immobile, come gli ho ordinato di stare pochi minuti fa.
La figura di una rossa esagitata che tiene le gonne di un ampio vestito arancione come fosse una principessa in cerca della scarpa di cristallo mi si palesa nel campo visivo. Mi chino in avanti per appoggiare un gomito sul legno e sostenere il viso sulla mano chiusa a pugno. Mi godo la scena, semi-nascosto dalla trave dell’insegna sul banchetto: osservo tutta la fase di camminata frenetica, realizzazione di essere a un soffio dal muso di un boa potenzialmente pericoloso, l’incrocio di sguardi con me, il fare finta di non conoscermi...? Che problemi ha?!

Mi odi ancora? – dico a voce alta, per farmi sentire da quell’Alice nel Paese delle Meraviglie.
Ultimamente è strana e, ora che ci penso, non credo ci siamo più parlati dal suo sclero a Hogsmeade. Tra la ricerca del vestito con Megan, il modo in cui quel pomeriggio e i giorni a seguire mi hanno totalmente assorbito, lo studio per gli esami… Non ci ho fatto caso fino ad ora. Soprattutto Megan è stata fonte di preoccupazione nelle ultime settimane, convogliando tutti i miei pensieri su di lei. Forse dovrei affidarmi a Viktor, lasciare che si occupi lui delle vendita e assicurarmi che Meg non resti da sola troppo a lungo. La Prefetto corva è con lei?
Riporto di nuovo la mia attenzione verso lo stand di Ars Arcana con un’occhiata veloce, ma non vedo granché da quell’esigua distanza. Oltre che a preoccuparmi, seriamente, per le mie diottrie, mi ritrovo a vergere ancora il focus della mia attenzione quando sento Viki sibilare contro Alice in un tono un po’ più aggressivo rispetto al blblbl di lingua biforcuta che ha accompagnato me dietro lo stand.
Mi volto verso di lui e, con la mano libera, gli faccio cenno di indietreggiare. Non so nemmeno io se rivolgo quel gesto al serpente o all’umano, ma indietreggiano entrambi.

Non mangiarla, per favore. Ha un bel vestito. Sarebbe uno spreco.



Draven Enrik Shaw ∴ Prefetto Serpeverde, III° anno ∴ 16 anni

Menzioni: Lyvie (anche se non riconosciuta), Megan, Jean, Niahndra, Camillo
Interazioni: Alice, Viktor e Viki (png aiutanti di Sinister)

Posizione: Banchetto di Sinister
 
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view post Posted on 26/7/2023, 23:26
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Ocean eyes.

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Megan M. Haven
V yr. | Ravenclaw Head Girl | Clerk at Ars Arcana | outfit

Mentions: Paul (png), Draven.
Interactions: Timothy (png), Lyvie.
And that evening I looked at you, like a sailor looks at a lighthouse in the dark of night to find his land. I've lost my way, you have too, but I've never stopped looking in the dark waiting to see you come back to me. [...]


«Secondo te i ciondoli devono stare a destra o a sinistra rispetto ai Tamburi?»
Lo sguardo volge in direzione di Timothy.
Non mi sta facendo davvero questa domanda, penso.
«Va benissimo così come è stata posizionata e comunque… Sono Timpani.»
Lo guardo appena, mi sistemo dietro al bancone e cerco di fare un lungo e profondo respiro: devo prepararmi a queste lunghe ed estenuanti ore, sforzarmi di ridere e fare ciò che ho sempre fatto durante i balli scolastici.
Dei! Perché è diventato così difficile?
«Ok, Timpani. Però, c’è qualcosa che non mi convince affatto.»
Risponde Timothy ed io alzo gli occhi al cielo.
«Se c’è una cosa che ho imparato con Lysander è non mettere bocca su quello che dice, anche se ha torto marcio. O meglio, non se non si ha troppa confidenza e... Direi che non puoi permettertelo.»
Lo guardo finalmente. Lui mi rivolge un’espressione dubbia. Il petto non è più gonfio, le spalle sono rivolte verso lo sterno e le braccia penzolano sconfitte.
«Senti, penso anche io che l’allestimento sia da rivedere.»
Gli accenno un sorriso questa volta, lo faccio per gentilezza. Timothy sembra trovare in quelle parole una magra consolazione, non può cambiare nulla della disposizione degli oggetti ma almeno sa di non avere torto e questo tanto gli basta. Così, mi sorride di rimando e torna a starsene impettito davanti al bancone.
Poso la borsa in uno scomparto davanti a me, sciolgo i capelli che mi tirano le tempie. Devo aver stretto troppo la coda perché ora ho un mal di testa atroce.
Passo le mani tra le ciocche e le scuoto mandandole indietro; massaggio le tempie e mi concentro il più possibile su un punto indefinito di quel luogo. Il Planetario sarebbe una soluzione se non fosse che qualsiasi cosa qui dentro mi ricorda Paul e non ho alcuna distrazione che mi porti altrove adesso.
«Buonasera, Megan! Sono la prima cliente rompi? Posso chiedere a te?»
Alzo la testa, gli occhi blu incontrano il bel viso di Lyvie Synfenir. Le sorrido e in lei vedo la distrazione necessaria, anche fosse solo per pochi attimi.
«Chi si vede! Ciao Lyvie! Ormai è un’abitudine incontrarsi ai balli, o in Sala Grande.»
Le sorrido e mi avvicino poggiando le mani sul banco.
«Come stai?» Chiedo con genuino interesse.
«Puoi chiedermi ciò che vuoi.»
Le do le spalle poco dopo per prendere l’Anello dell’Eclissi. Lo ripongo all’interno di un piccolo pacchetto nero che chiudo con l’aiuto della bacchetta. I lembi di un nastro si legano attorno ai manici formando un piccolo e perfetto fiocco rosso sangue.
«Ti va bene?»
Chiedo mentre ripongo i galeoni dentro alla piccola cassa nel ripiano interno del bancone.
Non ascolto realmente la sua risposta, mi limito a sorriderle e ad annuire nella speranza che non si sia troppo accorta della mia distrazione. Questo perché quando alzo lo sguardo su di lei i miei occhi si fermano su Draven poco distante. Vorrei poter stare con lui, mi sentirei più tranquilla ma il lavoro è una responsabilità e so perfettamente che è ligio alle regole. Scosto lo sguardo, torno su Lyvie e poi guardo Timothy.
«Per caso vuoi qualcosa da bere? La serata è lunga e...»
Alzo le spalle.
E ho bisogno di un bicchiere che anestetizzi il mio dannato mal di testa e tutti i pensieri su Paul, sugli esami e il senso di responsabilità che non sento più di avere.
«Sì, certo. Niente alcol quando si lavora però, giusto?» Risponde il ragazzo.
«No, beh… Ovvio!» Mento spudoratamente ma lo faccio con così tanta fermezza che alla fine mi ritrovo ad uscire dallo stand convinta che non prenderò nulla di alcolico.
«Ti va di venire con me Lyvie? Mi farebbe piacere.»
Rivolgo a lei quell’ultima domanda nella speranza che accolga l’invito a seguirmi verso il bar.



© Esse | harrypotter.formucommunity.net


Megan si muove verso la zona bar.
_

VENDITE ARS ARCANA:

Lyvie Synfenir
Anello dell'Eclissi | 32G
Totale: 32G + 1G mancia
_

NB: Tutti gli acquisti saranno aggiornati a fine evento per praticità.

Grazie ♡

 
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view post Posted on 27/7/2023, 08:11
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Un ampio sorriso mi illumina quando accetti l’invito, sono felice che tu mi abbia dato fiducia, non lo do mai per scontato. Approfitto anch’io di James per la custodia degli acquisti prima di uscire all'aperto. Il caos della cupola principale finalmente si placa fino a scomparire dietro di noi, così come la folla, a farci compagnia resta la calma della sera. Istanti di pace, intervallati solamente dallo scalpiccio di qualche studente ritardatario sul selciato e dalle nostre chiacchiere. Caramello ci segue come un'ombra, lo puoi notare sopra di noi mentre cerca di acchiappare una piccola, ma audace, falena. Io lo imito rincorrendo le tue fantasiose congetture, senza farmene scappare nemmeno una. Vorrei rimanere seria, scuotere la testa per indicare un errore palese, o annuire se azzecchi la risposta giusta, come farebbe chiunque. Ma non sarebbe da me, preferisco un approccio leggermente diverso, lo sai.
«Vittima sacrificale, tu?» t'interrompo dopo aver ascoltato tutte e tre le opzioni. Un sopracciglio guizza fintamente sorpreso, faccio presto a metter su l’espressione di chi si è visto mandare in frantumi un piano ben congegnato in mesi di duro lavoro «Come hai fatto a scoprire le mie intenzioni così facilmente?» porto una mano al petto con sgomento, lo stesso che si dipinge sul mio volto «Pensavo fosse un rito segretissimo quello per riportare in vita il povero Zenzy!» la mente sembra elaborare in fretta un'altra strategia, una valida per togliersi dai guai «Ora sarò costretta a legarti prima del dovuto e scoprire chi ha spifferato tutto, giuro che la pagherà!» sono tutt’altro che minacciosa quando punto l’indice accusatore, al contrario lascio trasparire un'aria divertita.
«Mi spiace, non è esattamente l’incontro privato con la band che sognavi!» la falsa crolla come un castello di carte e scoppio a ridere, completamente presa dal gioco. E proprio gli Hobgoblins diventano i protagonisti, tra alcune anticipazioni sul nuovo album e la meraviglia di un viaggio esotico da loro intrapreso «In Goblinese, davvero?» sono sinceramente interessata, provo già ad immaginare le melodie che si mischiano a quel linguaggio a me nuovo – e, suo modo, suppongo affascinante – «Non vedo l'ora di ascoltarlo, sicuramente sarà una chicca!» lo dico trasportata dall’entusiasmo «Non potrai che essere il primo a sapere cosa ne penso, quindi se non ci vediamo aspettati un Gufo durante le vacanze!» una promessa che aleggia tra noi, mentre spingo la porta dell’Osservatorio.
La prima cosa che avverto quando entriamo è l’odore dolciastro e pungente della pergamena, mi inonda le narici e mi fa sentire immediatamente a casa, tra i ricordi di pomeriggi passati a leggere sdraiata sul pavimento. Per pochi secondi calo le palpebre e respiro a fondo, godendomi ogni sensazione familiare che riesco a percepire. Quando le riapro, le iridi s'inchiodano sugli scaffali pieni di libri, che tappezzano le pareti rendendo l’ambiente fiabesco. Non nego di esserne già follemente innamorata, ma per quanto io sia capace di perdermi tra i vistosi volumi, non è questo lo scopo per cui ti ho portato fin qui. Ti garantisco che non rimarrai sulle spine per molto, giusto il tempo di schiudere le labbra e articolare una semplice frase «Costellazione della Lira.» un ordine chiaro, dato con tono gentile, ma deciso. La mia voce induce il telescopio a muoversi nell'attimo successivo, il tetto lo segue in sincrono nella rotazione, adattandosi alla perfezione ad ogni spostamento. Un clangore metallico ci avvolge e Caramello pare detestare questo rumore – troppo stridulo per le sue orecchie delicate e sensibili –, si allontana per provare ad attutirlo con la distanza. Vola fino a trovare posa su una delle scale a pioli, usate per raggiungere i punti più alti della struttura. Lo strumento intanto, con ogni suo singolo meccanismo, si prodiga per inquadrare con cura l’obiettivo richiesto. Quando lo trova si ferma di scatto, proprio in quel momento allargo leggermente il braccio, incoraggiandoti a farti avanti per dare uno sguardo al cielo attraverso le lenti. Gli astri che da inarrivabili diventano vicini e quasi tangibili, si mostreranno a te in tutto loro splendore. Ti lascio lo spazio ed il tempo che desideri, io invece vado a sedermi su uno dei divanetti lì di fianco, abbandonandomi al morbido abbraccio dei cuscini che lo rivestono.
«La conosci?» ti domando di getto, curiosa, immaginando forse che la McLinder si sia lasciata sfuggire il nome in Aula. O magari, come nel mio caso, l'hai scoperta puntando il naso verso l’alto in una calda notte estiva. Mi metto a mio agio per osservarti all’opera – in silenzio –, mi tolgo le scarpe che ormai risultano scomode e le abbandono da un lato. Sollevo le gambe e le stringo al busto, gli occhi che ti seguono passo dopo passo.


"Totalmente agli opposti./ Il giorno./ La notte./Hanno dimenticato che, di tanto in tanto, tra di loro c'è un'eclissi"

Fabrizio Caramagna


code by Camille


Interazione: Oliver :<31:

Luogo: Osservatorio

Quello che Oliver vede dal Telescopio è questo:
 
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view post Posted on 27/7/2023, 10:22
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Divine violence
FexfCqi
Astra in sanguine
wZ2g6v3
Il sentiero verso l'Osservatorio — lungo la collinetta — è di un'armonia che cattura il cuore. Forse è per la linea dolce che traccia sul terreno, forse per l'erba fresca che solletica le mie caviglie scoperte, chissà per cos'altro. Si svela come un dipinto di tinte pastello, il tramonto oramai calante e le avvisaglie cremisi dell'Eclissi in illusione già in cielo rendono tutto più incantevole. Hogwarts non è mai stata così bella, mi dico. O, per correttezza, non lo è stata da molto, almeno per me. Le guglie delle torri svettano verso l'alto come artigli di rondine, la pietra è in riflesso chiaroscuro per una magia che è naturale e, forse per questo, perfino più vivida. Se allungo lo sguardo verso alberi e cespugli, ho come l'impressione di partecipare alla danza segreta del popolo del sottobosco — l'idea di essere circondato da folletti, elfi e spettri in pace. Per me, ecco, è come entrare di sfuggita, in modo leggiadro, in una tela d'inchiostro di Delaguerre. Dov'è, stasera, l'ombra eterna?
Il memoriale — orme di narcisi, di corpi spenti — s'assopisce in mente, scivola in punti cardine che non andranno via. Eppure, almeno per un istante è come se trattenessero finalmente misericordia. Tanto basta, per me, per concentrarmi altrove: le tue parole, Camille, sono un toccasana. Mi spingono a ridere in modo genuino, privo di fronzoli. Di nuovo, con una punta di egoismo, vorrei fermarmi. Vorrei fermare anche te, sai. Tirarti via dal futuro, dall'inatteso. Allontanarti dal pericolo, ed io con te. C'è un ché di disarmante, questa notte, che seguita a porre i sensi in allerta... Ripeto tra me che sia solo una sensazione, fuorviata dai risvolti peggiori degli ultimi giorni. Mi basta l'incanto che vive in una sola, semplice passeggiata.
«Ho ascoltato una parte in anteprima ed è sensazionale. Credo sia uno dei dischi più belli in assoluto, in serata la band canterà alcuni brani nuovi. Chissà, forse qualcuno anche in goblinese.» Il mio commento, un suono dopo l'altro, sfuma alle onde di foglie, rami e sassolini gettati via da passanti come noi. Il vento estivo, oggi, carezza la pelle, e non una volta mi fa rimpiangere la scelta del mio abito. Mi sento bene, pur nell'accezione del significato. Bene, per me, è un istante, e ho imparato a non pretenderne subito di più. Oltre l'Osservatorio, è come se entrassi in un mondo nuovo. Il planetario è una costellazione in divenire, una geometria di stelle, di pianeti e di punti luce che non ho mai vissuto prima d'ora. Invita a perdersi, a girarvi attorno di un passo, e di un altro, e un altro in successione; è una tessitura che omaggia il cielo, incalza la notte in una trama che affascina fin nel profondo. In effetti, mi ricorda le notti di campeggio — un manto splendente sopra di noi, oltre occhi stanchi e felici; mio zio Albert e i suoi racconti di leggende e di mito; il canto delle cicale e dei gufi, il respiro del vento e della foresta.
Quanto potere hai tra le tue mani, Camille, se sei in grado di guidarmi avanti, e portarmi parimenti indietro nel tempo. Divento, ora, un viaggiatore: è una mente che mescola ricordi e nostalgia, un velo di tristezza più dolce del solito. Mi accosto allora al telescopio, un po' sovrappensiero. La tua voce comanda equilibrio alle stelle, e mi lascio trasportare dalle stesse. Pianeti girovagano attorno, un palpito di brillanti che nessuna notte potrà mai eguagliare. Volgo l'attenzione al vetro, finché il buio s'illumina in stille d'aurora — è un sortilegio, questo, che arriva dritto al cuore. Sento d'esserti vicino, benché mi lasci spazio in una danza che è per me coinvolgente. Vorrei raccontarti di zio Albert, di come abbia cullato gli anni della mia infanzia con storie di stelle, costellazioni e divinità arcane; vorrei raccontarti della tradizione di noi Brior, ad ogni stagione, di correre in alture, rocce e boschi con tende e caminetti stregati; e vorrei dirti di esserne lontano, oramai. Perché il tempo mi ha sottratto tutto. Non andare via anche tu, Camille. Non farlo.
«È il Triangolo dell'Estate.» La mia voce è un sospiro, un tremito che è possibile percepire; mi coglie l'emozione dei grandi momenti. Gli occhi convergono verso le stelle, per un attimo è come se immaginassi di essere con te, e con tutta la mia famiglia. Quest'illusione è devastante, mentre catturo le voci di chi mi ha istruito e stregato in passato. Riconosco la geometria in visione, è un ritrovo che s'imprime in memoria.
«Il Cigno, l'Aquila, la Lira. Mio zio Albert è uno storico e astronomo magico, ogni Estate mi faceva seguire le loro orme in cielo. Questa... è una in particolare, vero?» Socchiudo gli occhi per accostarmi meglio alle stelle, ma lascio a te il compito di guidarmi. Di nuovo, finché vorrai.
OutfitOliver

Interazione: Camille
 
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