Eclissi di Sangue, Ballo estivo 2023

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view post Posted on 27/7/2023, 15:50
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • SchedaOutfit

Lyvie aveva sempre avuto un debole per le creature magiche, Estia le era fin dal primo momento entrata nel cuore. Birbante com'era, quella sera aveva deciso di metterla un po' tanto in imbarazzo. Ovviamente, la Serpina diventò così rossa in viso da diventare tutt'uno col collo mezzo insanguinato, a causa delle parole dell'Elfo che le giunsero inaspettate.
Ma quali grandi cuori?

« Ah ah ah... » rise imbarazzata, arrossendo ma lasciandosi poi andare ad un sorriso divertito. Tutto sommato, un po' voleva credere sue parole e in quell'occhiolino pieno di speranza, che le serviva proprio quella sera.

« Grazie, Estia. Ora mi ci vuole un drink. » replicò con ironia, lasciandosi sfuggire stavolta una risata sincera. Sì, il drink ci voleva davvero, altrimenti avrebbe sudato tutta la maledetta camicia. Grazie alle parole di Estia, prese coraggio e decise di portare con sé le chiavi del cosmo, riponendole nella tasca destra dei pantaloni indossati. Chiese gentilmente di metterle da parte il resto degli acquisti, prima di congedarsi con un sorriso grato.
Sperò visceralmente di non risultare troppo rossa in viso, nell'attimo in cui giunse al bancone di Ars Arcana. Megan le sorrise, Lyvie ampliò il proprio, di sorriso.

« Beh, vero. Ma è anche vero che spesso mi chiudo o in biblioteca o nella sala comune, risparmio le interazioni sociali per eventi del genere altrimenti mi sembra di scoppiare come un cespuglio farfallino. » scherzò la giovane, grattandosi un po' dietro la nuca con fare un po' imbarazzato, soprattutto perché - sì - era vero. Com'era anche vero che la sua indole introversa le impediva di ampliare singolarmente il suo circolo di conoscenze. In fondo, era solo grazie a Draven che si era avvicinata a Megan, ed era grata proprio a lui per averglielo concesso, dato il rispetto innato che provava per lei da sempre.
La ringraziò per l'impacchettamento dell'anello, riponendolo in tasca per poi decidersi a risponderle in una scrollata di spalle.

« Sto benone, alti e bassi, ansie alterne. È normale, credo. » chiese ironizzando volutamente sul suo ultimo periodo lì nel castello, quando per la sua proposta sollevò le sopracciglia dalla sorpresa. Le fece cenno di avanzare ampliando di poco il braccio sinistro verso l'esterno, un invito a farsi avanti.

« Ma certo! Dopo di te. » la risposta giunse spontanea, quell'invito le aveva fatto davvero piacere ed ora l'attendeva per poter proseguire con lei verso la zona del bar.
Nel frattempo cercò Draven con lo sguardo, con tutte le intenzioni di volerlo salutare - almeno da lontano -, quando in quel momento vide Alice nei pressi dello stand di Magie Sinister. Per un attimo storse un po' le labbra, come se avesse appena ingoiato un limone - e tutto ciò solo alla vista di lei -, decidendo che l'avrebbe salutato in un secondo momento.
Per fortuna c'era Megan al suo fianco, così l'avrebbe accompagnata. Nel frattempo, anche il rito in lontananza era appena cominciato.

« E tu? Come stai? » Draven sta facendo il bravo?
Si risparmiò dal chiederglielo.


Location: verso il bar con Megan
Menzioni: Draven, Alice
Interazioni: Estia, Megan
 
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view post Posted on 27/7/2023, 17:02
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner

17 Years Old - Gryffindor prefect - Outfit


Non so perché ma mi sento a disagio, anche se solitamente cose del genere non mi succedono mai, soprattutto con Drav. Stasera in particolare sono in tensione continua e il tormento non sembra riuscire a placarsi. La frase di Draven mi fa bloccare e rigirarmi, gli occhi tornano ad inquadrarlo. Sono velati da un momento di tristezza. Quindi è questo ciò che pensa. Non ha capito un bel niente di quello che gli ho detto l'altro giorno. Non so perché ma non mi sorprende, eppure ci sono due parti di me che si scontrano in questo momento. Una è quella più buona, quella che vede il bene in tutto e che riesce a cogliere la sfumatura di preoccupazione dietro le sue parole, riesce a capire cos'è che lo porta ad elaborare la frase in questa maniera, con l'intento infantile di voler far pace. Questa parte di me lo conosce profondamente e sa dentro di sè che la persona che le sta di fronte ci tiene a me. È solo un po' tardo il ragazzo. L'altra, quella che stasera sembra prendere il sopravvento, è controllata dalle paure e dalle vocine che mi tirano, trascinandomi nel buio. Il fatto che quell'idiota non riesca a vedere nè capire le mie oneste parole, mi fa male. Il nodo nel petto di stringe. Sospiro affranta, faccio per replicare qualcosa

Sei proprio un deficie--

Poi mi blocco perché quel coso rosa tenta di azzannarmi. Faccio un balzo all'indietro, guardandolo in cagnesco. Ma ti pare che una roba del genere possa essere ammessa ad un ballo con così tante persone? Sposto l'occhiataccia su Drav, chiedendogli spiegazioni pur sapendo che probabilmente la cosa non è stata voluta da lui. È decisamente troppo strano per poter essere una sua idea.

Come può questa cosa essere legale?!

Sbuffo scocciata, evitando il suo sguardo, anche se lo vedo frapporsi tra di noi e azzardare una specie di complimento, almeno credo fosse uno. Ci sta provando, Alice penso, ma allo stesso tempo so che non mi basta. Mi fa innervosire il suo far finta di niente. Ora mi sembra di aver perso il filo dei pensieri e non so più cosa dirgli. Magari se compro qualcosa mi torna in mente o cerco di riempire questo silenzio ingombrante così da non sentirlo picchiettare sulla pelle. Mi avvicino al banchetto, stando ben lontana dal boa infervorito e osservo la mercanzia. La spilla attira la mia attenzione più di tutte. Le allungo verso di lui per dirgli che la voglio comprare, aggiungendo i galeoni dovuti. Sollevo lo sguardo per un istante. Vorrei dirgli tante cose. Che la sua amicizia per me conta molto e che in questo momento potrebbe essermi utile per alleggerire il peso che sento addosso e la confusione che mi attanaglia. E invece non dico nulla di tutto questo. Perché non penso riesca a prendermi, se dovessi cadere. Perché perdere ancora qualcuno mi devasta e rimandarlo all'infinito sembra un'opzione migliore.
Non so perchè non riesca a dire altro, dopotutto parliamo di Draven. Eppure non mi esce una parola. La spilla la infilo in una delle tasche tattiche del vestito. Forse se bevo qualcosa riesco a tranquillizzarmi, o mi lascio cullare dalla musica. Le opzioni sono due o spendo tutti i galeoni che mi rimangono o mi ubriaco. Opzioni decisamente allettanti.

_________________________________________

“He stepped down, trying
not to look long at her, as if she were the sun,
yet he saw her, like the sun, even without looking.”


Code by Vivienne & Alice



Menzioni: //
Interazioni: Draven
Zona: banchetto di Sinister

Alice compra:

- Spilla 21 G
 
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view post Posted on 27/7/2023, 22:18
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Ocean eyes.

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Megan M. Haven
V yr. | Ravenclaw Head Girl | Clerk at Ars Arcana | outfit

Mentions: Draven.
Interactions: Timothy (png), Lyvie.
And that evening I looked at you, like a sailor looks at a lighthouse in the dark of night to find his land. I've lost my way, you have too, but I've never stopped looking in the dark waiting to see you come back to me. [...]


«Bene, andiamo.»
Sorrido.
«Tornerò a breve, Timothy. E analcolico sia!»
Esco dal bancone, affianco Lyvie e le faccio l’occhiolino. È chiaro che non ho alcuna intenzione di prendere una di quelle bevande fruttate che ti rifilano agli eventi cercando di convincerti che sono buonissime e in realtà fanno schifo.
Rivolgo un ultimo sguardo allo stand di Sinister, veloce e per lo più con lo scopo di accertarmi che Draven sia ancora lì. Non appena torno a posare gli occhi sulla Serpina, prima ancora di muovermi verso il bancone del bar poco distante, non mi sfugge lo sguardo e la piccola smorfia che per un attimo adombra il suo bel viso.
«Direi che me la sto cavando alla grande.» Uno sbuffo ironico; d’altronde, non sono poi così brava a mentire.
«Sai, periodo pieno con gli esami, più tutte le cose burocratiche e responsabilità varie che il ruolo di Caposcuola richiede...»
Alzo gli occhi al cielo e poi la guardo in tralice.
Il bar non è troppo distante e quando arriviamo lì mi accomodo su uno sgabello adiacente al bancone.
«Cosa prendi? Offro io per averti trascinata qui.»
Mi limito a dire una volta che mi è di nuovo accanto. Appoggio il gomito sinistro sulla superficie e il palmo sorregge il viso che piego leggermente di lato. Rivolgo a Lyvie tutta la mia attenzione: la guardo e le mostro un sorrisino compiaciuto. Sono contenta che mi abbia detto di sì, dopotutto. Anche se parte di me sa perfettamente di aver agito così per meri scopi egoistici perché io da sola con i miei pensieri, soprattutto in questa dannata circostanza, non posso starci.
Nonostante tutto questo, però, alla fine mi ritrovo ad essere piacevolmente sorpresa dalla sensazione che avverto ad averla vicino: potrei definirmi a mio agio, forse.
«Whisky senza ghiaccio, grazie.»
Mi rivolgo al giovane ragazzo che si avvicina.
Poi torno a guardare la ragazza e con la mano libera che prima poggiava sulle gambe le faccio segno di fare silenzio: «Tu non hai visto niente.» Mimo tra le labbra e poi scoppio in una risatina.
Tiro indietro una ciocca che cade libera sul viso e alzo il mento verso l’alto. Di nuovo la malinconia mi assale e il cuore manca un battito, poi due, tre...
Respiro. Riprende il ritmo regolare poco dopo.
È difficile annullare i pensieri che come schegge impazzite urtano le pareti della mia testa dando spazio solo ed unicamente alla mancanza che avverto guardando il cielo ormai pronto ad accogliere l’oscurità. Tuttavia, lo stupore arriva quando cerco di nascondermi il più possibile e provo a concentrarmi su quello; sono convinta che l’alcol mi aiuterà a fare il resto.
«È molto bello, devo ammettere.»
L'allestimento è magico e non posso che ammirarne la bellezza.
«Ti piacerebbe studiare il cielo, Lyvie?»
Chiedo infine. Il blu delle mie iridi cercano il verde delle sue.



© Esse | harrypotter.formucommunity.net


Megan è seduta al bar con Lyvie.

 
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view post Posted on 28/7/2023, 09:59
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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In questo minuscolo angolo di Terra chiamato Scozia, l’intero cosmo – per una sola notte, unica nel suo genere – è alla nostra mercé. È curioso come sia così facile manipolarlo, tenerlo in pugno, piegare stelle, pianeti e persino un’intera galassia al nostro volere, godendo in pieno di un suo spettacolo esclusivo ed intimo. Sprofondo in quest’incantesimo che segna i confini della cupola, un’accogliente bolla isolata dal resto del mondo: osservo come ti approcci al telescopio, cercando di carpire qualche reazione, finché non mi lascio trasportare dalle tue parole in uno scorcio della tua infanzia. Sapere che la conosci, che qualcuno a te vicino ti ha indirizzato verso di essa, mi lascia addosso – forse ingenuamente – un velo di tenerezza. T’immagino esattamente così, con le stesse movenze, magari più incerte e impacciata data la giovane età. Un bambino che, piano piano, assapora il piacere della scoperta.
«Esatto, è una di quelle.» ti confermo, il mio tono che si fa delicato e si uniforma al tuo. Ti accosti all’obiettivo e – di riflesso – anch’io guardo in alto, attraverso la fenditura del tetto, come a voler cogliere la stessa figura. La luce del crepuscolo, ormai agli sgoccioli, filtra da essa e mi sfiora il volto. Ho quasi paura a parlare, temo che tutto scivoli via troppo in fretta, che la magia svanisca permettendo a questo momento perfetto di sgretolarsi e trasformarsi in polvere. Ma so che attendi delle risposte, quindi mi schiarisco la voce e imbastisco le basi per fornirtele.
«Forse ti avrà raccontato anche che i greci collegavano la costellazione della Lira alla musica, quella dei viandanti e i cantastorie?» riporto l’attenzione su di te. Le braccia si stringono ancora di più attorno alle ginocchia, mi rannicchio come facevo anni fa, quando arrivava l'ora della favola della buonanotte. La mitologia ellenica è tanto vasta quanto intrigante, non so se, in mezzo a tale vastità, qualcosa ti suonerà familiare. «Quella che vedi in cielo….» punto l’indice della mancina verso la sua ipotetica posizione, un gesto fatto più per istinto che per effettiva utilità «…era la Lira di Orfeo, uno di questi famosi musicisti.» parto così, dal principio «Dicono fosse anche una specie di avventuriero.» il naso si arriccia in una smorfia compiaciuta, svelando quanto mi piaccia questa parte della storia «S’imbarcò persino con Giasone, seguendolo nella sua folle ricerca assieme all’equipaggio della nave Argo.» Ciò che condivido è un racconto che mi ha colpito moltissimo, oggetto di una delle ultime tesine che Peverell ci ha richiesto come compito. Sono strana, lo so, alla maggioranza risulta una materia soporifera che alimenta la noia, a me invece ha strappato un sorriso genuino e mi ha indotto a pensare a te. Non solo perché, banalmente, tu stesso hai la medesima passione – che riesci a trasmettere con estrema facilità –, ma possiedi anche la stessa voglia di esplorare e comprendere ciò che ti circonda. O almeno, questo è quello che percepisco – tra le altre cose – ogni volta che siamo insieme.
«La Lira, dono di Ermes, possedeva dei poteri.» mi rendo conto di aver divagato, un leggero respiro e riarrotolo quindi il filo del discorso fino a ridargli una direzione precisa «Esattamente come gli strumenti esposti da Zufolo, per intenderci.» mi affretto a specificare «Lui ne sfruttava gli effetti, oltre che per le sue esibizioni, anche per aiutare chi era in difficoltà.» ed eccoci all’epilogo «Quando Orfeo morì, le Muse la posero lassù perché tutti potessero vederla e sentirsi ispirati, una sorta di punto di riferimento.» nel tempo è diventata realmente un faro, nell’accezione più semplice del termine «I babbani hanno cominciato poi ad utilizzarla per seguire le rotte di navigazione.» questo grazie alla sua peculiare visibilità «Vega, la sua stella più luminosa, serviva ai marinai – assieme alla Stella Polare – per non perdersi in mare aperto.» ed è lo stesso augurio che faccio a te, di trovare in essa una bussola per il presente, per il futuro, per quando ne sentirai la necessità.
Distendo il palmo e lo picchietto sul posto libero di fianco a me, un modo silenzioso per chiederti di raggiungermi. Sciolgo l'intreccio e lascio ricadere le gambe, i piedi nudi a sfiorare il pavimento. Prima di proseguire, i miei occhi cercano i tuoi «Ti ricordi quando, alla grigliata di Pasqua, hai detto che ti sarebbe piaciuto visitare proprio la Grecia?» no, non mi sono dimenticata del tuo sogno. Mi concedo una pausa. Una pausa che mi permette di recuperare due pacchetti dalla borsa: uno cubico e grande quanto un pugno, l’altro più alto e spesso. Sono entrambi avvolti in una carta color avorio, un candore che contrasta con l’oro del nastro, a richiamare la luminosità degli astri. Te li porgo, accompagnati da una breve premessa «Spero che ti guidino in quest’avventura, se e quando deciderai d’intraprenderla, come la costellazione faceva con i protagonisti della mitologia.»
Realizzalo, non esitare.
Le dita sfiorano infine quello più piccolo «E in generale, che questo ti aiuti a orientarti quando avrai bisogno.» e ti prometto che io sarò qui, con te, qualsiasi strada imboccherai.


"Totalmente agli opposti./ Il giorno./ La notte./Hanno dimenticato che, di tanto in tanto, tra di loro c'è un'eclissi"

Fabrizio Caramagna


code by Camille


Interazione: Oliver :<31:

Luogo: Osservatorio

Nei pacchettini Oliver troverà:
- Medaglione con Lapislazzulo: il ciondolo ha la forma della costellazione della Lira, là dove si trova Vega è incastonata la pietra.
- Libro "A Spasso con Omero" di Ignotus A. Peverell
- Un quaderno in pelle, da usare come diario di bordo. Sulla prima di copertina c'è la seguente dedica: “Ricorda, non esistono strade sbagliate, ma solo molteplici avventure da vivere”

Vi vogliamo bene, semplicemente :<31: :<31:
 
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view post Posted on 28/7/2023, 18:53
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind ◆ Tassorosso ~ I anno ~ 12 y.o. ~ Outfit
N
iente bagno nel lago, per quest’anno. Osservo con lieve malinconia l’enorme superficie d’acqua in lontananza, riflettere il colore intenso del cielo, mentre con le mani e le braccia piene di buste e pacchetti cammino con passo svelto affiancando Jamila.
«E con questo carico abbiamo finito!» Annuisco soddisfatta alle parole della mia collega, mentre i Signori Zarathustra, con un rapido colpo di bacchetta, danno l’ultima sistemata al banchetto e dispongono gli ultimi pezzi esattamente come avevamo concordato la settimana scorsa.
Al centro, un grande tavolo di legno scuro coperto da drappi di tulle e pizzi accoglie l’oggettistica: accanto a una pila di Coppe Lunari, una di queste è affiancata da una brocca di vetro colma d’acqua fresca, da versare di tanto in tanto nella Coppa per mostrare le peculiarità della sua ceramica incantata.
Gli Occhiali Felini sono disposti in cerchio e corteggiano le Coppe, mentre una copiosa quantità di Penne Astronomiche ricopre un supporto di marmo bianco traforato, dalla forma di un elegante cigno con le ali spiegate: l’anziana signora Z. l’ha incantato per renderlo quasi vivo, per far sì che ad intervalli più o meno regolari, la creatura si animi e una delle Penne si libri in volo, muovendosi sinuosa come guidata dalla mano invisibile di uno scrittore ignoto.
Anche alcuni dei Veli Oscuri sono stati incantati. Mentre alcuni fluttuano ai lati del banchetto, disposti in due accoglienti file diagonali, altri sono piegati per un terzo in modo ordinato, mentre l’estremità ricade dolcemente sul tavolo, valorizzandone le linee.
Accanto alla cassa, un piccolo cestino di vimini contiene almeno un centinaio di origami che ho preparato con cura per l’occasione. Tra i tanti colori e le tante forme, è possibile distinguere chiaramente una luna rossa, una stella argentea e una Z dorata. Saranno dei piccoli omaggi che io, Jamila o lo stagista di Ilvermorny (che ho scoperto poi essere nipote dei signori Zarathustra), consegneremo a chiunque acquisterà anche solo un oggetto della nostra collezione.
Dopo un controllo generale, i due anziani signori inforcano la scopa e senza dir nulla, spariscono sotto ai nostri occhi.

Più in là, al centro della pista da ballo, qualcosa sta per accadere. Vedo dei sinistri individui passare oltre, superare la folla danzante, fermarsi, fare qualcosa. In silenzio.
«Jam! Prendo una cosa da bere e poi vado a vedere che succede di là. A dopo!» senza aspettare la sua risposta mi muovo rapida in direzione della zona bar, per trovare un po’ di ristoro prima di dire definitivamente addio a quella lettera che ha dato il via a tutto quanto.
La tiro fuori dalla borsetta, la apro e la leggo per l’ennesima volta:
“È ora che tu sappia: lei è ad Hogwarts.”
Lei è la sorella(stra) che mio padre ha avuto contro la sua volontà, con una donna misteriosa che aveva la fissa per la purezza di razza tanto da farne una malattia. E reato.
Insomma, la storia che mi perseguita da subito dopo il mio arrivo ad Hogwarts e che mi increspa il viso di nuovo, per l’ennesima volta. La piego alla svelta e la ripongo in borsa, sperando che almeno questo rituale che ci apprestiamo a fare possa dare una svolta alla situazione.

Al bar, riconosco Megan che discorre con una ragazza che non conosco. La mia espressione si fa di nuovo mite e le rivolgo un saluto con un cenno della mano. Non ho mai avuto modo di approfondire la conoscenza con lei (figurarsi se una Caposcuola ha tempo di fermarsi a chiacchierare con una primina), ma le sono grata per aver portato me ed Edmund ad Hogsmeade ed essere stata una presenza discreta.
Già, Edmund. Chissà se è arrivato alla sua meta di vacanze con la sua famiglia. Dopo una noiosa parentesi buia la nostra amicizia sembra essere tornata quella di un tempo. Pranzi, cene, studio, ore libere insieme come abbiamo sempre fatto. Un cercarsi reciproco intermittente, genuino e mai opprimente.
Mi spiace che non sia qui al ballo. A dire la verità, tra la sua assenza e quella della mia compagna di avventure Ingrid, mi sento un po’ sola.

Ed ecco che, mentre ripenso ai cori sgolati con lei (I.) durante il Torneo Crownspoon, riconosco Mary Grenger, la super battitrice della Squdra T’Assalto. Mi avvicino a lei e al barista e subito mi accodo al suo ordine.
«Un luna acida anche per me, per favore. Analcolica.» Ovvio. Faccio spallucce e sorrido alla giovane con rassegnazione.
Non appena il mio drink è pronto, ringrazio e faccio per allontanarmi, in direzione del grande obelisco per partecipare al rituale.
No. Un attimo. Subito mi blocco.
Realizzo che forse, in lei, qualcosa non va. «Signorina Mary...» Mi avvicino di un passo, la osservo per un attimo e cercando di avere quanto più tatto possibile, azzardo un approccio. «...tutto bene?»
Non so se abbia chiaro chi sono. Ma è probabile che riconosca la mia voce.


Menzioni: Jamila (png garzona di Zarathustra), Edmund
Interazioni: Megan, Mary
Location: zona bar
 
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view post Posted on 29/7/2023, 01:21
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Megan sembrava tranquilla al suo fianco, ciò l'aiutò a rilassarsi di conseguenza. Prima di quel momento, non avrebbe mai creduto di poter avere una reale e genuina conversazione con la Corvonero, quell'invito da parte sua era stato così inaspettato da averla lasciata per un attimo senza parole. E lei che aveva creduto di rimanere completamente sola, quella sera. No, invece poteva approfittare ancora una volta del ballo scolastico per poterla conoscere meglio.
La riccia non poté che lasciarsi andare ad un sorriso divertito per l'occhiolino di lei, capendo al volo le sue intenzioni. Da parte sua, Lyvie non aveva mai bevuto più di tanto. Forse, quella sera, proprio lì sarebbe stata l'occasione giusta per fare qualcosa di diverso, qualcosa da "grandi". L'affiancò, cogliendo la sua ironia immediatamente. Come biasimarla? Tutte le responsabilità che aveva sulle spalle - soprattutto come Caposcuola, ma anche come studentessa - avrebbero affossato un po' chiunque.

« Posso solamente immaginare. In situazioni del genere, qualsiasi distrazione aiuta. Forse... Ehi, sei una tipa da pista da ballo? » chiese curiosa Lyvie, sedendosi al suo fianco e poggiando solo un gomito sulla superficie piana del bancone, con una mano si teneva il viso con l'indice alla tempia e il pollice sotto la mandibola, il busto era rivolto verso di lei, le gambe disordinatamente scomposte sulla sedia, una su e una comodamente giù. Per fortuna, anche a quel giro di ballo scolastico aveva evitato la gonna come la peste.

« Perché io no. Vengo ai balli solo per il cibo. » ironizzò schiettamente, stirando le labbra in un sorriso sagace.
Era vero. Ma, quella volta, aveva avuto anche un motivo in più per presentarsi.

« Offri tu solo se mi permetti di offrirti il secondo giro! » azzardò un patto, quando aggiunse con la sua solita punta ironica: « Hai fatto bene a trascinarmi, tanto mica ce l'ho l'accompagnatrice. »
Solo successivamente si rese conto di aver usato il femminile, cosa che le sfuggì del tutto naturale. La consapevolezza di sé le aveva reso, se possibile, ancora più franchi i pensieri. Cercò, comunque, di risultare naturale.
Ovviamente, non sapeva cosa ordinare. L'avrebbe semplicemente imitata. Rise con lei, afferrando il suo gioco e al tempo stesso anche una chiave immaginaria, che servì a serrarle la bocca, il tutto mimando per farle capire che avrebbe mantenuto il segreto.

« Lo stesso, però col ghiaccio. » si rivolse al giovane al banco, quando non poté che seguire la linea dello sguardo di Megan, rivolgendolo al cielo.
Come non essere d'accordo con lei?

« Aspetto il terzo anno solo per materie come astronomia e divinazione. Non sembra... Ma credo di essere una Corvonero mancata. E tu? Che sai del cielo? »

Nel frattempo, i loro whisky furono serviti. E così abbassò il muso per poter recuperare con la mano libera il bicchiere, stringendolo tra le falangi affusolate e beandosi della freschezza che il ghiaccio vi aveva lasciato. Di che sapeva il whisky? Ne assaggiò giusto un sorso, l'espressione un po' schifata che ne conseguì sarebbe stata inequivocabile.
Però, tutto sommato, il retrogusto non fu poi così malvagio.


Location: seduta al bar con Megan
Menzioni: //
Interazioni: Megan
 
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view post Posted on 29/7/2023, 09:12
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Eclissi
di
Sangue

One quite bitter being
Perché Niahndra l'ha obbligato a rimanere sobrio



U
na volta terminato il giro di acquisti allo stand di Evviva lo Zufolo, Camillo aveva augurato a Oliver e Camille una splendida serata, riservando un occhiolino al suo amico di vecchia data, Caramello. Era sinceramente felice che si trovasse in sintonia con la sua nuova padrona, ed era altresì felice che la Donovan lo avesse accolto nella sua vita con affetto.
Leopoldo, nervoso come una testuggine per essere stato toccato, guardava Breendbergh come se fosse stata colpa sua. Cra cra. Gracidava di prepotenza affianco al suo timpano, in quelli che – per l'immediata vicinanza – si presentavano all'udito come lamenti esasperati ed esasperanti. Breendbergh in tutta risposta lo prese e se lo ficcò di nuovo nel taschino. Silenzio.
«A me non me ne frega 'na mazza del rituale. Dal passato non si scappa, gli spoiler non mi piacciono e ancora meno gli schemi piramidali». Spiegò convinto a Niahndra, che aveva fatto il grave errore di domandargli se fosse interessato. Qualcuno se lo sarebbe vissuto con spiritualità, altri con una curiosità di natura più scientifica, nonostante la componente magica. Lui non se lo sarebbe vissuto affatto, almeno non in prima persona.
«Se vuoi ti faccio compagnia, confido nella tua capacità di dirmi chiaro e tondo di togliermi dalla palla se vuoi immergerti nell'atmosfera serenamente». Perché, lo sapeva bene, la sua presenza come accompagnatore implicava che l'unica cosa in cui si sarebbe immersa sarebbero stati una valanga di commenti salati e battute poco inclusive sui muti.
Con lo sguardo era andato nuovamente a cercare la figura dell'amica. I suoi neuroni si erano già squagliati da tempo ormai ed in un primo momento non aveva capito per quale ragione si fosse fermata di soprassalto, avesse accennato a pitoni ed esperimenti, esperimenti coi pitoni, forse. Malandrina, pfiufuufewphefiu. Poi, quando poté fare esperienza visiva del banchetto di Sinister, realizzò.
In effetti c'era un serpente, ma non gli sembrava un pitone. Inoltre qualche pensiero impuro venne automaticamente formulato dalla mente dell'olandese – mai vi sarà rivelato se fosse rivolto a Niahndra, a Draven, all'altro commesso o alla sua bestiola, arditamente a tutta la combriccola nel euo insieme. Certo, un Boa rosa aveva il suo fascino. C'era anche Alice nei paraggi.
Si frullò totalmente a caso un incantesimo nella manica, bacchetta nella mano dominante, poi salutò il Garzone Serpeverde.
«Hey Draven, che manzo stasera, sai che quando vuoi io, te ed il boa…» lasciò in sospeso la frase, guardandosi attorno con una luce curiosa nello sguardo.
«Mi recapiti due sacchetti di polvere misogina in dormitorio, per favore?» Gli domandò, porgendogli la somma dovuta con la mano che prima teneva la bacchetta, ora scivolata nella manica. Molto stoico nei confronti dell'animale potenzialmente letale presente allo stand e delle sue interazioni con Alice. Non l'aveva presa in simpatia. Trovò comunque buffo che vendessero l'equivalente magico dell'acido per sfigurare le donzelle che ti rifiutavano, da Sinister. Non per il fatto che non fosse una cosa da Sinister, sia chiaro, è che si sarebbe aspettato una trappola per orsi o qualcosa del genere, sapete, no? Per acchiapparle senza fatica.
Si voltò verso Niahndra. «Pazzesco, non trovi? Mi sento come se avessi buttato tutte le ore impiegate con la chimica di fronte a queste innovazioni».
Si tornava sempre al discorso di quante cose illegali riusciva a creare usando la candeggina come base e mixando questo o quell'altro ingrediente, bla bla bla. Forse non gli era mai capitato di farlo a Niahndra e le sarebbe suonato "nuovo". Il che era sia un bene che un male, una sorpresa raccapricciante ed al contempo un momento di sollievo dalle solite tiritere, tipo la faccenda del fidanzato spagnolo.
Ennesimo occhiolino della serata a Draven, prima di voltarsi verso un'ingenua Alice. Povera anima pia, pensava davvero che le opzioni fossero solo due? Non aveva considerato che Camillo esisteva soltanto per distruggere gli equilibri psicofisici e socioeconomici, ecopolitici, nonché ecologici, di maghi e non maghi. In questo caso, inconsapevolmente, le diede una terza opzione per aggiungere caos al caos.
«Alice!» Richiamò l'attenzione della fanciulletta esagitata, così che non potesse usare la scusa di essere stata colta alla sprovvista nel bel mezzo di tutto quel tran tran. «Hai un vestito meraviglioso, ma mi sembra tu abbia una cosa nei capelli. Posso?» Le disse con tono gentile, muovendo un passo verso di lei ed allungando la sinistra in sua direzione, se gli fosse stato concesso. "Hai qualcosa dietro l'orecchio, fammi vedere cos'è…" solito trucco da prestidigitatore, sapete come vanno queste cose, no?
Poi avrebbe tirato fuori, beh. «Ecco tieni».
Avrebbe quindi detto, porgendole un lucertolozzo di una quindicina di centimetri. Un patato sorridente, coi denti aguzzi ma non abbastanza da causare lesioni, anche solo lievi. «Si chiama Garry, come Kasparov». Le avrebbe dato, senza esitazione, il signorinello-bella-vita. Pacato nei modi, ansioso di vivere. Solo che non era una lucertola, ma un Caimano Nano, neonato come se fosse appena sgusciato dal proprio uovo.
«Volligli bene e sii paziente con lui, è un cucciolino». Avrebbe aggiunto, per disorientarla ulteriormente.


Il bastardello è vestito con un abito casual, le stoffe nere hanno riflessi rossi e quelle bianche hanno riflessi perlacei




Interazioni: Niah, Draven e Alice
Compro due colpi di Sabbia di Sangue.


Edited by Camomillo - 29/7/2023, 11:47
 
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Location: Stand dello Zufolo
Interazioni: Oliver <3


• Auror • 28 anni • Outfit
I passi dell’Auror sono lenti, misurati, che si staccano di poco dal terreno, come se volesse accarezzare gli steli d’erba sui quali va’ a piantare le scarpe di pelle di un nero lucido. Non da l’impressione di avere una meta precisa, no, lui semplicemente vaga e indugia con lo sguardo un po’ ovunque, la fronte un poco aggrottata, con quel fare concentrato e attento, di chi è ben focalizzato nel compiere qualcosa di ben specifico e quella cosa è pattugliare il perimetro; gli occhi ridotti appena a due fessure, poi, enfatizzano quanto sia particolarmente guardingo, in quella diffidenza che - per chi non lo conosce - potrebbe benissimo dare l’impressione sbagliata. Ma a lui non importa, non gliene è mai importato granché dell’opinione altrui e, pertanto, lui prosegue come se nulla fosse, zelante come pochi.
Le scarpe sono in perfetta sintonia con i pantaloni e il bavero della giacca, in netto contrasto con il candore del tessuto che va’ a confezionare il resto della giacca e la camicia sottostante. Ad occhio e croce, se non fosse per le piume che adornano le spalle della giacca, probabilmente quell’abito sarebbe stato catalogato come sobrio ma pur sempre elegante. Fatto sta, però, che quelle piume dai motivi accesi, caldi, che ricordano quelle di una Fenice, ci sono, così come una Fenice stessa è ricamata con fili d’oro nel retro della giacca. Senza contare, inoltre, che perfino il capello che ha in testa non è da meno, sempre con una piuma ben coordinata con le altre sulle spalle. Non porta orpelli di alcun genere, a parte quell’anello in metallo nero che è agganciato al lobo dell’orecchio sinistro, nemmeno l’anello che fu di suo padre. Niente. Assolutamente niente.
Sotto l’occhio sinistro vi è una piccola cicatrice, attraversata da un tatuaggio che scende a cascata dall’angolo dell’occhio fin verso lo zigomo, in un complesso di rune dal significato misterioso. Ma non sono gli unici tatuaggi che si intravedono, giacché ciascuna mano, se non addirittura dito, è cosparsa di rune che si uniscono tra loro per mezzo di linee e si perdono dentro le maniche abbottonate della camicia. Si vedono bene, sì, visto che cammina con le braccia abbandonate lungo i fianchi e non nelle tasche come di consueto.
Muove il capo ad intervalli irregolari, non segue schemi ben precisi, sebbene non indugi più di venti secondi nello stesso punto, né cerca volti in particolari. A lui interessa assicurarsi che sia tutto nella norma, che non vi siano possibili pericoli per nessuno dei presenti. Di tanto in tanto dilata le narici, come una fiera in piena caccia, ma per il resto si può considerare tranquillo.
Si appresta a raggiungere le zone con i vari stand e qui l’occhio indugia, sì e no, qualche secondo in più rispetto al resto che la location fornisce. Si sofferma su alcuni articoli, con le narici che rilasciano un respiro profondo e le spalle si abbassano un poco, mentre mette a fuoco la figura di Oliver, dietro al banco dello Zufolo, nonché prima faccia della serata che riconosce e per la quale si interessa, finalmente, escludendo tutte quelle varie componenti della location in sé che ha provveduto a studiare con dovizia. Sbatte le palpebre per qualche secondo, come indeciso, per poi avvicinarsi al Grifondoro, sfilandosi il cappello e lasciandosi così riconoscere senza nulla che ne intacchi la fisionomia del viso. I capelli sono lunghi, rossi come sempre, che arrivano quasi alle spalle, mentre la barba non è eccessivamente lunga ma anch'essa rossa.
Si sforza, sì, in quello che è un tentativo maldestro di sorridere all’altro. Non si vedono da moltissimo tempo e tornare a manifestarsi nella vita di qualcuno non è mai semplice, non lo è mai stato. E lui è cambiato, suo malgrado, e sorridere genuinamente gli pare un’impresa titanica.
Oh Elayne, perché mi hai privato anche del sorriso?
Un semplice pensiero, nostalgico, ma anche molto arrabbiato, che tuttavia non manifesta in alcun modo.
«Ciao Oliver.» sfiata, placidamente, quel saluto che pare un soffio di vento gentile che ti accarezza la guancia. «Ti… ti trovo bene.»






Edited by Aiden Weiss - 5/8/2023, 12:23
 
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view post Posted on 30/7/2023, 13:27
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CodiceHo emozioni contrastanti che si agitano e scontrano entro il mio costato e sai che novità.
Gli eventi sociali – peraltro in grande stile, come questo – da una parte per me sono una grande attrattiva - mi entusiasmano, affascinano, incuriosiscono e divertono (in effetti, non vedo proprio l’ora di scendere acciderbolina) - dall’altra però, mi fanno cadere spesso preda di un’agitazione sottile che non controllo, fanno scaricare le mie batterie sociali più in fretta di quanto mi piaccia ammettere, troppi stimoli, troppe variabili da considerare e a cui reagisco più o meno volontariamente, troppo tutto insieme – persino le mie stesse emozioni, per assurdo l’appunto – il che mi fa saltellare da un angolo all’altro della stanza, mezza pronta e mezza no, senza alcun reale motivo che non sia il temporeggiare.
Peraltro, in positivo o negativo che sia, non partecipo ad un ballo da.. beh, da un po', ai tempi vestivo ancora i panni di una studentessa – i docenti inoltre, in quanto tali hanno anche una sorta di dovere morale (?) rispetto alla presenza e poi ci saranno mille e uno bancarelle con articoli interessanti, persone che ancora conosco poco ma a cui già tengo così tanto, ci sarà la musica, sicuramente qualche via di fuga all’occorrenza, il cibo sì, sicuramente, qualche via di fuga c’è sempre, i miei studenti e i colleghi - poi mi piace così tanto osservare le persone - beh, avanti, devo andarci e basta, su.

Con un colpo di bacchetta i sottili lacci del mio vestito si annodano a dovere, e lo sguardo di bosco e di mare rimira allo specchio il risultato finale: sono dovuta venire a patti con il tema della serata - il sangue, sebbene una ex Medimag con tanto di insana passione per i veleni, non è un concetto che si addice particolarmente alla mia persona.
Ho optato così per un bel vestito blu notte: nella parte alta lo scollo a cuore lascia scoperte le spalle e parte della schiena, sebbene la cascata dorata lasciata libera mi solletichi la pelle coprendola quasi per intero - mentre dalla vita in giù molteplici strati di chiffon ondeggiano fluidi ad ogni mio movimento, il che sommato alle piccole decorazioni luminose lungo l’intero tessuto.. mi dà l’impressione di portare con me una parte di volta celeste notturna e/o di galleggiarci dentro, dir si voglia: entrambe le immagini mi piacciono così tanto da concedermi una piccola giravolta su me stessa, nella privacy del mio studio, con unica testimone Abith – i cui occhioni tondi seguono la mia figura accigliandosi appena, preoccupati (da che mondo e mondo, più l’abito è impegnativo più le occasioni per inciampare aumentano in maniera direttamente proporzionale).
Le sorrido rassicurante – sebbene neanche io ci creda che non incespicherò da qualche parte, ad un certo punto – e le motivazioni che le sciorino tutta frizzantina mentre rimbalzo da una parte all’altra della stanza la tranquillizzano talmente tanto che, quando infine mi accingo ad uscire..
-E la signorina alzi sempre i bordi del vestito e li tenga non più in basso delle caviglie – e cerchi di vedere prima gli ostacoli - e non si distragga troppo spesso!-
Ridacchio – zittendomi l’istante successivo quando perdo una decina di anni di vita saltando involontariamente un gradino.
Dannati tacchi.


Il giardino, una volta all’aria aperta, è a dir poco splendido.
Mi fermo alle soglie dell’ingresso e il respiro si ferma con me per un imprecisato lasso di tempo - sono incantata.
Sento il battito cardiaco rallentare, attimi infiniti nascere e morire – c’è il brusio degli studenti, vestiti eleganti, colori, musica – i polmoni si riempiono poi tutt’insieme di tiepida aria estiva e solo in quel momento riprendo a camminare.
La mia attenzione si disperde in fretta, agitata e iperattiva: la sento saltellare da uno stimolo all’altro mentre le dita affusolate suonano tasti di un pianoforte invisibile sulle stoffe leggere del mio abito.
Stemperare le mareggiate intrappolate nel mio costato sarà cosa ardua – privata del mio rassicurante dondolio sui talloni da dei tacchi già colpevoli di tentato omicidio – così sbuffo appena, silenziosa, e mi concentro sul movimento lieve delle dita che dà nuova vita a melodie che non suono al piano dalla mia infanzia.
Lo sguardo di bosco e di mare così si concentra su qualcosa che certamente può distrarmi e tranquillizzarmi al tempo stesso – ho un’eccitazione o agitazione, va a sapere tale negli occhi, che non mi sorprenderei se risplendessero di luce propria.
Studio incuriosita giusto un paio di bancarelle – prima di capire che probabilmente passerò più tempo a fare compere che sulla pista da ballo e per il bene e la sicurezza di tutti, aggiungerei - motivo per cui, attenta a tutto e al contempo al niente, mi lascio scivolare addosso la serata che mi solletica così appena la pelle, come i capelli dorati lasciati liberi sulle spalle – e in ugual modo scivolo io, tra le persone e la musica e l’aria profumata di chiacchiere, fiori e frizzantina eccitazione e allegria.

Realizzo che ho voglia di impegnare le mani e le labbra con un bicchiere di qualcosa di fresco – motivo per cui alla fine – volto lo sguardo un paio di volte e.. ”Ottimo” - il bar.
-Una Eclissi di Fata, per piacere.-
Il battito di ciglia seguente sono al banco, mentre sorrido quieta al giovane che in tempi record mi prepara quanto richiesto: lo ringrazio e mi volto poggiando leggera la schiena contro il bancone, scrutando il panorama sempre più affollato.
-…credo di essere una Corvonero mancata.-
E’ un po' come quando nel chiacchiericcio indistinto di una festa, si sente distintamente il proprio nome, riconoscendo il suono familiare a dispetto del caos e del vociare circostante: non voglio ficcanasare o disturbare la qualsiasi, tantomeno trattandosi di studenti.. ma il mio sguardo si volta automaticamente alla ricerca della fonte di quelle parole, appena incuriosita e sorridente.
Riconosco un paio di studentesse, tra cui la Caposcuola dei Corvonero – che dubito a questo punto abbia parlato – e una Verde Argento i cui lineamenti sono parzialmente nascosti per la nostra disposizione nello spazio ma – beh – difficile in fondo scappare da Pozioni, probabilmente rientra anche lei nella schiera degli studenti a cui insegno, seppur da poco.
Sorrido ad entrambe, anche se impegnate nella loro conversazione, mi fa semplicemente piacere che si stiano godendo la serata.
Lo sguardo di bosco e di mare ricade anche su una figura che spicca tra quella marea di adolescenti – anche per il semplice fatto di non essere un’alunna ma neanche un insegnante, affiancata ad ogni modo da una studentessa: non voglio interrompere alcuna discussione né tantomeno intromettermi, motivo per cui dopo appena un battito di ciglia, distolgo lo sguardo e sorseggio un po' del mio drink - - l’attenzione, già dispersa altrove.


Interazioni: //
Menzioni: Megan, Lyvie - Mary, Helena
Luogo: Bar

 
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view post Posted on 30/7/2023, 20:33
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We are all immortal until proven otherwise

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CASEY ☉ CAPOSCUOLA GRIFONDORO ☉ 17 ANNI
Sta ciondolando con aria assorta verso il bancone del bar, e non si accorge della fila di ragazzine che sgambetta, mano nella mano, in mezzo alla pista da ballo. Gli pestano un piede, ed è solo uno zigomo che si alza verso l'occhio a dar sfogo al fastidio. D'altronde, lui è perfettamente consapevole di star intralciando la strada agli altri con estrema disattenzione, e che prima o poi qualcuno potrà andargli a sbattere addosso. Il punto è che non gliene frega assolutamente un cazzo. Ci sono cose più importanti lì dentro, nell'involucro di carne, nella poltiglia grigia che sobbolle nel calderone d'osso che ha nel cranio proprio come la pappetta fangosa della Polisucco pronta per essere gettata, o rigettata, in o dalla gola. C'è troppo da fare lì. Districare nodi e parlare alla velocità della luce col proprio Io pensante, causando una lentezza bradiposa all'esterno nel passo e nei riflessi.
La prima stella che domina il suo sistema cerebrale —una gigante rossa, pronta per annichilirsi dirigendosi verso l'implosione— è Oliver Brior. In secondo luogo, pari ad una meteora pronta all'impatto, vi è la coincidenza degli eventi predetti dagli astrologi e da quelli visti nei sogni più recenti. In terzo luogo, Alice regna sovrana in uno spazio all'apparenza distante ma inconsapevolmente vicino, paragonabile ad una pulsar, densa e lampeggiante, dal campo gravitazionale talmente elevato da trascinare ogni pensiero, confondendo terribilmente le acque e addossandosi paure e congetture in cui nemmeno dovrebbe essere considerata.
Porta al collo il medaglione di Ecate, e non era una coincidenza. Una scia di comete che lo attraversa di tanto in tanto gli ridacchia addosso che si sta prendendo per il culo da solo in tal modo. Da quand'è che ha cominciato a dar spazio alle superstizioni? Allora, eccolo perdersi in una nuova ramificazione della galassia, cercando di argomentare nella maniera più scientifica possibile che, nel suo sogno, a Brior veniva impedito di osservare Luna, e la Luna come Arcano Maggiore rappresenta l'inconscio e la Divinazione, allora l'energia magica che fluisce nell'amuleto della dea pagana della Luna, che Oliver stesso gli aveva donato, potrebbe confluire con le vibrazioni sottili che collegano il terzo occhio ai mondi superiori, e se bisogna dirla tutta quell'Eclissi...
Si vuole prendere a schiaffi. Non sa nemmeno perché all'improvviso stia dando tutto questo peso all'Astronomia, la materia del triennio col programma più pesta-palle di tutti. Sa di aver bisogno di un goccio di vino, sia per schiarirsi meglio le idee, che da due giorni sono più gassose della superficie di Giove —piantiamola, si è detto, per tutti gli astri del cielo, gnnnnn—, sia perché ormai non ha più nemmeno voglia di tergiversare sull'opzione alcol come rimedio per l'ansia sociale.
Forse deve semplicemente parlarne con qualcuno. Alice, pensa subito. Ormai sa tutto o quasi. Ma si preoccuperebbe e, da buona pulsar —basta— attrarrebbe anche le sue di preoccupazioni.
Ferma un attimo il passo, nel bel mezzo della pista.
Un momento, si dice, forse devo davvero preoccuparmi?
Riprende a camminare, più in fretta, ormai bruciato da tale timore. E per l'appunto, assente, non si accorge di essere arrivato. Incastra un piede sotto uno sgabello e il bordo del bancone gli si conficca fra le costole.
Non emette un suono. Semplicemente si sveglia. E si rende conto di aver davanti una schiera delle bottiglie del vino che ambiva bere e, voltando il capo per puro istinto, di essere inciampato nello sgabello su cui era seduta una persona che, se fosse stato in sé, avrebbe evitato come la peste. No, non era Megan, anche se è lì nelle vicinanze e presto se ne renderà conto con un brividino. E' la nuova prof di Pozioni.
Cazzo.
«Scusi» sussurra alzando le sopracciglia per un attimo e facendo finta di essere venuto regolarmente a tutte le sue lezioni dall'inizio del suo contratto a quel momento. Facendo finta di non rischiare di non passare l'esame. Facendo finta che sia tutto normale. Così comincia a meditare di fare dietrofront, ma il barista lo prende in contropiede e gli chiede cosa vuole.
«Eeeeh» cerca di connettere. «Eh...» Casey telefono casa?
«Una Coca Cola.» Inaspettato, come l'acqua su Mercurio —Cristo. Ma all'improvviso si sente di undici anni, e a undici anni non puoi bere alcol davanti ai prof.


Vabbe', ho scritto, almeno questo. Se non capite non chiedete, non ho capito manco io.
Menzioni: Alice W, Oliver, Megan.
Interazioni: Adeline.
Casey è al bar. Qualcuno venga a salvarmi dal pasticcio in cui mi sono inguaiato io stesso. Una salada de fruta, por favor.

 
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view post Posted on 30/7/2023, 22:07
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EDWARD NEWGATE
CORVONERO - I ANNO

jpgSospirò. Come quando ti svegli malvolentieri al mattino e sai che dovrai affrontare una giornata infernale; come quando durante una corsa ti rendi conto che non hai percorso neanche metà della strada che dovrai fare, e così, dolorante e ansimante, ti trascini passo dopo passo verso la meta; come quando vedi la persona che non sopporti, ma che un tempo consideravi amica, venire inevitabilmente verso di te. Si, insomma, come quando devi andare al ballo di fine anno. Chiuse solo per un attimo gli occhi, che gli bruciavano a causa delle ore passate sui libri al lume di candela, si guardò allo specchio e sistemò il fermaglio del mantello, prima di scuotere la testa, girarsi ed avviarsi a quel maledetto ballo.

Sembrava che fossero passati secoli dall’ultima volta che aveva messo piede fuori dalla sala comune di Corvonero o, meglio, dalla sua stanza. Tutto gli sembrava un po’ diverso, finanche nuovo. Mentre incontrava volti sconosciuti o, meglio, distrattamente conosciuti e subito dopo dimenticati, si accorse di stare a stringere tra le dita della mano sinistra un foglietto di pergamena. Ormai l’inchiostro era del tutto rovinato, tra lo stropicciamento e il sudore della mano, ma ancora si potevano leggere alcune parole “Domani mi trovi ad annoiarmi al ballo se vuoi farmi delle domande a proposito”. Mi sudano le mani – pensò, mentre si asciugava le dita sporche dell’inchiostro sbavato sulla divisa. Dannata agitazione. Non potevano incontrarsi in biblioteca? Un luogo maggiormente consono in cui discutere del contenuto di un libro. Ma no, il ballo di fine anno. Mentre persone si dimenano su una pista da ballo, al ritmo di musica di dubbio gusto, lui avrebbe dovuto porre quesiti sull’applicazione di incantesimi o sul loro meccanismo. Dannato Casey - mormorò.
Per non parlare dei libri che gli aveva affidato. Logori, stropicciati, scarabocchiati e macchiati. Quando li aveva visti una scossa gli percorse la schiena e, muovendo di scatto il collo, gli venne una fitta alla cervicale che lo paralizzò per qualche secondo. Dannato Casey, due volte.

Oh – esclamò, ritrovandosi innanzi ad un bivio. Un piccolo sentiero lasciava quello principale per condurre gli invitati del ballo in quello che sembrava un solitario osservatorio astronomico poco frequentato. Interessante – pensò, prima di voltarsi e vedere schiere di studenti festaioli percorrere il sentiero principale e dirigersi verso la pista da ballo. Se fosse dipeso da lui, sicuramente non ci sarebbero stati dubbi sulla direzione che avrebbero intrapreso le sue gambe. Ma poi pensò al suo dovere. E lui doveva incontrare Casey. Magari aveva scritto dove avrebbe potuto incontrarlo su quel foglietto che stringeva ancora in mano. Lo aprì, esaminando bene la scrittura a zampa di gallina. Nulla. Dannato Casey, tre volte.
Se lo conosceva, e non lo conosceva, le possibilità di incontrarlo vicino la pista da ballo erano maggiori, probabilmente al bar, dove poteva “annegare i suoi tormenti”. Come se servisse a qualcosa. Così prese la direzione della folla, sconfortato dal chiasso che proveniva dalla sua meta. Sospirò.





Interazioni: -
Menzioni: Casey


Ion; ©harrypotter.fc.net
 
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view post Posted on 31/7/2023, 09:39
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Susan Gɯen
nieranth
Hufflepuff student — 15 y.o.
I colori della divisa Tassorosso risaltano sotto la luce del sole estivo, persino attraverso l'ombra di un albero a fioritura inoltrata. Sdraiata sul prato del giardino, con il braccio sinistro posato sulla fronte come maschera per gli occhi, lasciava imprimere sulla sua pelle le forme di un bracciale dalle origini sconosciute, seppur indossato fin da quando ne aveva memoria.
L'ennesimo ballo era sulla bocca di tutti, praticamente sia dentro che fuori Hogwarts e stavolta non era riuscita a trovare un motivo per non andarci. Si sarebbe sicuramente goduta la vera eclissi dalla Torre di Astronomia prima di partire per le vacanze, luogo decisamente più accogliente delle piste da ballo, ma non avrebbe più avuto occasione simile a quella che l'evento forniva. Anche se il nome della Coven che sarebbe stata ospite non era molto rassicurante, aveva iniziato a rimuginare tempi indefiniti sul rinomato rituale che aveva eco in ogni corridoio e luogo del Castello, come ogni altro aspetto del ballo.
Prima che la targhetta con il suo nome lasciasse davvero l'impronta sulla propria fronte, la Tassorosso sollevò il braccio ed aprì piano gli occhi, dando modo alle pupille di rimpicciolirsi per consentirle di osservare quel bracciale dorato: non sapeva nulla di quell'oggetto e non aveva idea di cosa potesse significare il privarsene. In qualche modo continuava a sentirsi legata al monile, non perché vi era il suo nome inciso sopra – questo per lei andava principalmente a suo scapito – ma perché apparteneva a questioni ancora irrisolte sulle sue origini. Le sembrava insensato volerlo usare come cambiamento se ancora non aveva assunto alcun vero significato. Continuava ad osservarlo, incapace di prendere una decisione.
Durante i pasti alla tavolata Tassorosso, pur di evitare di parlare del suo dilemma, si concentrava nei termini fin troppo babbani che spiegavano il fenomeno della Luna di Sangue. Dirette interessante sicuramente Olivia e Patricia: la prima ascoltava con interesse, al contrario della seconda che preferiva mettere sempre di mezzo la magia. Ma tra le concasate con le quali parlava ininterrottamente c'era la cara Memory: era l'amica con la quale aveva condiviso praticamente più dolori che gioie! E probabilmente per questo avevano acquisito una fiducia reciproca senza pari. Il ballo sarebbe dovuto essere quello che avrebbe corretto l'ultimo tassello mancante del loro rapporto, un dettaglio che per Gwen poteva essere trascurabile tanto quanto il motivo per il quale la concasata avrebbe potuto decidere di troncare i rapporti con lei. Aveva mentito sul suo stato sociale per così tanto tempo che avrebbe più che compreso se l'amica avesse preso una decisione simile.
Nessun momento le sembrava quello giusto, non aveva nemmeno idea di come cominciare il discorso. Cosa avrebbe dovuto dire? "Sai, in realtà non ho mai conosciuto i miei genitori", oppure semplicemente "sono un'orfana", così senza alcun contesto? C'era un modo più giusto per dirlo ed evitare che Memory non la guardasse più come la guardava adesso? Avevano condiviso così tante cose che era diventato impossibile buttare al vento gli anni in cui aveva portato avanti questa menzogna.
Quando ne aveva parlato con Casey era stato facile, il discorso era venuto fuori in maniera naturale ed ogni volta che ci ripensava, la Tassorosso non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto. Con la Grifondoro non aveva avuto alcun timore, ma non era più riuscita a trovare la stessa semplicità con nessuno. Ci aveva provato persino con Thalia, ma il coraggio fuggiva via in ogni occasione. Era già convinta che con Mem avrebbe collaudato nuove emozioni, del tutto diverse dai due casi precedenti. Solo, sperava di riuscirci.

• • • •

Nel buio della notte del 22 Giugno, era nel dormitorio Tassorosso, intenta a prendere in giro Galileo che tentava inutilmente di nascondersi: aveva ormai assunto la consapevolezza che il suo manto scuro si celasse dietro l'oscurità, ma non faceva mai i conti con il riflesso dei suoi occhi gialli che rivelavano la sua posizione e rendevano vani i suoi tentativi di agguato verso la povera Marie. La puffola se ne stava solitamente tranquilla sulla metodica scrivania, sulla quale ogni oggetto aveva una posizione precisa, scelta con accortezza, e si rendeva utile mangiucchiando ogni residuo di polvere che vi si posava. Comunque, il gatto non le faceva del male e preferiva allontanarsi per cacciare qualcosa di più sostanzioso, sfruttando il favore della notte, e mentre la Tassorosso salutava il felino offeso da quel momento, un gufo nero si posò a piede libero sull'ordinata scrivania. La Nieranth non mancò di sobbalzare per lo spavento e per qualche istante anche Galileo e Marie soffiarono verso quella presenza, quasi a voler proteggere la ragazzina, ma tornarono presto ai loro agi.
Conosceva bene quel gufo, i cui occhi penetranti la osservavano in maniera tanto inquietante che non osava nemmeno avvicinarsi. Aveva sentito tante, orribili, storie su di esso che il suo respiro rallentava fino quasi a fermarsi per tutto il tempo che lo aveva vicino. Si creava così un qualche tacito accordo tra i due: il pennuto si ipnotizzava percependo esclusivamente i battiti del cuore della ragazzina, senza i quali poteva benissimamente credere che fosse passata a miglior vita; la Nieranth in risposta lo fissava implorando mentalmente che volasse via e forse quell'espressione significava qualcosa per quel gufo. Senza distogliere lo sguardo, Marcabrù posò la lettera sulla scrivania, volò via dopo qualche istante con rinnovata quiete.
Nel dilemma che stava vivendo in quei giorni, ma soprattutto dopo tutto quel silenzio, quella lettera era una vera e propria sorpresa. Il suo cuore mancò un battito, credeva di dover percepire quella fitta da sensi di colpa da aggiungere alla sua collezione, invece si ritrovò con un sorriso a fine lettura.

• • GIARDINO • •

Il giorno del ballo, percorreva la distanza che cominciava dai sotterranei del Castello. «Lo scattering di Rayleigh descrive il fenomeno per cui alcune onde dello spettro luminoso si diffondono maggiormente rispetto ad altre e nel caso dell'eclissi di sangue, sono proprio quelle che compongono i toni dell’arancione e del rosso a raggiungere i nostri occhi!» Parlava con tono poco sicuro, incerta della completezza delle proprie conoscenze, ma l'entusiasmo era tale da nasconderlo completamente. Non stava discutendo da sola -non era ancora arrivata a questo punto- era rivolta a Memory, con la quale aveva passato le ultime settimane a cercare di capire come avrebbero potuto attuare la loro idea. Qualsiasi altra cosa pur di tenere la mente occupata ed evitare di pensare al momento in cui avrebbe dovuto dire la verità. I vestiti che avrebbero indossato dovevano cambiare colore in qualche maniera, allo stesso modo in cui la Luna cambiava abito la sera dell'eclissi. A rigor di logica, era necessario un terzo elemento per rendere concreta la faccenda, ma mancavano di esperienza e la Nieranth aveva fin troppi garbugli per la testa, alla fine lasciò tutto nelle mani della fidata concasata, la sua unica richiesta era poter indossare una mantella con il cappuccio, così da potersi eclissare nel momento in cui – era convinta – sarebbe rimasta sola. Quest'ultimo pensiero lo tenne per sé, mentre le sue colpe le suggerivano che non si meritava la compagnia di nessuno.
«Quindi il rosso della Luna è il colore della luce rifratta dallo strato di atmosfera terrestre, come quando il Sole è basso nel cielo. Praticamente è la Terra che dedica alla Luna le albe e i tramonti! E durante questa eclissi la guarderemo arrossire.» Non appena pronunciata l'ultima frase, non senza entusiasmo, fermò imbarazzata quel fiume di parole. Come facevano ad essere così facili da dire queste scemenze? Sorrise per smorzare il disagio, iniziando a guardare altrove. Le sembrava il momento adatto per indossare il cappuccio, ma trattenne quell'impulso continuando a camminare. Qualsiasi altro termine era sicuramente più adatto di quelli che avrebbero rivelato la realtà.

Giunte a destinazione, l'ambiente non lascia delusioni. Gli unici due motivi per cui la Tassorosso adorava partecipare a questi eventi erano il cibo, ovviamente, e gli addobbi senza eguali. Non erano necessarie ulteriori descrizioni, e di certo non erano paragonabili alle orribili cartapeste che preparavano i bambini dell'orfanotrofio. Si rese conto che, mai come quel giorno, ogni cosa che la circondava faceva riferimento all'istituto, riportando i suoi pensieri sempre in quel punto. Cercò di cambiare pensieri chiedendosi dove Casey avesse deciso di compiere la sua eclissi, senza però guardarsi troppo intorno inspirò; aveva un obiettivo ben preciso per quella sera, lo aveva già evitato per troppo tempo. Propose quindi alla compagna di andare a dare un'occhiata ai banchetti preparati dai negozianti, ricchi di pane per il portamonete.
Uno sul quale probabilmente si fermarono più tempo del dovuto era lo stand di Zarathustra. Elegante ed ordinato, fu presto apprezzato dalla Tassorosso che chiese una dimostrazione della Coppa Lunare, sebbene avesse già deciso di acquistarne una. Si complimentò anche per gli origami, conscia della pazienza necessaria per prepararli. Avrebbe poi seguito la concasata a qualsiasi altro banchetto che avrebbe voluto raggiungere.

• • RITUALE • •

Quando d'un tratto la musica si ferma, la Tassorosso volge lo sguardo verso il cambiamento che quel silenzio stava creando. Ipnotizzata da quei taciti movimenti, osserva il rivelarsi dell'obelisco e rimane ferma, incantata, da ognuno di essi. Una fiamma avvolge il cielo ed il suo verso la risveglia: non arde davvero, sono solamente piume, tanto incantevoli quanto rare; i colori del vespro non fanno che esaltare i suoi voli. Poi il suono del gong riporta l'attenzione della Tassorosso dal cielo alla terra, è l'inizio del vero cambiamento. Alcuni dei presenti procedevano, imitando la sacerdotessa velata, lasciando i propri affetti, o i propri dolori.

La Nieranth inspirò e si voltò verso la compagna, avrebbe voluto pronunciare qualche parola e farle capire che in un certo senso stava facendo qualcosa che aveva a che fare anche con lei. Il suo sguardo era più che preoccupato, a tratti quasi disperato alla sola idea che Memory voltasse le spalle allontanandosi da lei, ne avrebbe avuto tutto il diritto e probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso. In qualche modo, sentiva di riuscire sempre ad allontanare tutti quelli che aveva intorno. Cercò di reggere lo sguardo il più possibile, senza rispondere ad alcuna domanda, d'altronde era nota ad entrambe la partecipazione al rito. I suoi occhi poi si abbassarono, mentre le mani estraevano da una tasca del mantello il suo cimelio.
Svelò un righello babbano, i dettagli per le misure cancellati dal tempo e gli angoli quasi completamente smussati. Ricoperto di graffi ed evidenti segni di usura, oltre che dei continui viaggi che lo stesso aveva effettuato, tra Hogwarts e l'istituto nel quale aveva raccolto ricordi indelebili. Era un oggetto semplicissimo, ma ricco di molte più consapevolezze rispetto al bracciale che indossava sempre al polso sinistro; certezze dalle quali non voleva separarsi, ma che in qualche modo desiderava correggere, o forse meglio: rivelare.
Guardò l'oggetto per quella che doveva essere l'ultima volta, riportando alla mente il giorno in cui Paul glielo aveva restituito quasi come un re rende la spada al suo cavaliere, poi fece i passi necessari per raggiungere l'altare sul quale posarlo.

Everyone is a moon
and has a dark side which never shows to anybody.
© CODE BY SUGUNI

Chiedo venia per il post interminabile, ma era necessario...

Menzioni per Casey.

Interazioni con Memory (concordate) e lo stand di Zarathustra.
Consumiamo un po' di risparmi:
✔ OCCHIALI FELINI (18G)
✔ COPPA LUNARE (21G)
✔ VELO OSCURO (18G)


Ultimo paragrafo per il Master: la Tassorosso posiziona un righello (babbano) sull'altare.

 
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view post Posted on 31/7/2023, 19:21
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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rivolto a Camillo e Draven
menzione a Viki, Viktor, Alice
Stand di Magie Sinister

Boiled like water and made pure again
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L'
assoluto disinteresse —tinto di un marcato disgusto ed un velo di disprezzo— di Camillo nei confronti del rituale non la sorprese affatto. Così come non si sorprese nemmeno della rapida fitta di fastidio che le stritolò le viscere, all'idea di veder sminuito qualcosa che lei invece percepiva come profondamente intimo, scoperto e vulnerabile.
«Io penso che sia qualcosa di più di quello che descrivi tu», provò comunque a ribattere pacata. Pur non desiderando entrare nei dettagli con Breendbergh, lo spunto di conversazione la stava agganciando. Aiutava, probabilmente, il fatto che l'altro paresse insperabilmente lucido. «Alla fine è un po' come per i propositi di Capodanno. È chiaro che in sé si tratta di un giorno come un altro, ma è il fatto che si crei un'occasione, no? Per raccogliere quanto fatto, fare un bilancio, e poi stendere dei pronostici per l'anno che viene».
Rimaneva implicito che per tutto ciò che Niahndra aveva appena descritto non era necessario un rituale così grande e poteva bastare una autoanalisi più raccolta; ma si nascondeva un potere enorme nelle masse, nei riti collettivi, nella figura di un officiante. «Alle volte credo che, nonostante tutti gli anni passati sui libri e sui banchi, nonostante tutte le pergamene piene zeppe di informazioni, nonostante tutto quanto...la magia, quella vera, rimanga progredire in armonia con i ritmi e i flussi della natura». Come in cielo, così in terra.
Ovviamente non ci incastrava nulla il fatto che in lei avesse fatto presa il concetto di colpa e peccato tipico della matrice cristiano-cattolica in cui era cresciuta. Non ci incastrava niente il magone che sentiva nel petto, che si contorceva e dilatava minaccioso in risposta all'approcciarsi dell'Eclissi. Non ci incastrava niente l'ombra di Suor Prudenzia che continuava a tormentarla dalla tomba e ricordarle che sì, le sue mani erano sporche di sangue.

☽ magie sinister ☾

Ancora perplessa, dal momento che il suo accompagnatore non si era espresso circa la natura del rettile —checché se ne dicesse, lei decisamente non era un'esperta di serpenti—, Niahndra optò ancora una volta per scrollare le spalle in un metaforico "fanculo, facciamolo" e raggiunse lo stand di Sinister.
Se inizialmente era stato il pitone/anaconda/boa a turbarla, adesso che si avvicinava e prestava un occhio anche alla persona attorno alla quale era avvolto, Niahndra suo malgrado si ravvide: l'omone in passamontagna era ancora più sospetto.
Aveva messo piede da Magie Sinister una sola volta nella sua vita ed aveva sentito il bisogno di una doccia decontaminante subito dopo. Non che fosse servita a lavarle di dosso la voglia di mettere le mani sulla loro collezione di ossa. Tutto in quel locale era stato pensato per far accapponare la pelle, per cui non si sorprese di vedere quello che sembrava un ex-galeotto dietro al 'bancone'. Piuttosto, si chiese con che cuore il preside avesse permesso al proprietario del negozio di noleggiare uno stand al ballo.
Ci pensò Camillo, come sempre, a farle sperimentare una nuova, intensissima varietà di brividi. Quando lui salutò il garzone come fossero vecchi amici, anche Niahndra dette un'occhiata —che divenne subito dopo uno strabuzzamento contenuto d'occhi alla menzione del threesome col boa. Sempre a sopracciglio alzato, come a dire "guarda, scusa, non è colpa mia", monitorò la reazione di tale Draven. Non che potesse intervenire, in ogni caso: quando partiva, Camillo era come un treno in corsa. Lei poteva solo sdraiarsi sulle rotaie.
Scrutò con sospetto la descrizione della sabbia di sangue. Ai bordi del campo visivo teneva ancora il boa umano e il boa animale.
*Chimica?*
Si volse verso Breendbergh. «Intendi pozioni?». Non era quello il punto, in fondo? Spaccarsi di lavoro prima e poi avere un prodotto trasportabile e utilizzabile nell'immediato?
Tornò a guardare il commesso, approfittando della distrazione dell'amico. «Non farci caso, a volte lo fa». Perché si stesse giustificando era un mistero anche per lei. «Vorrei anche io due sacchetti di sabbia e una spilla crescente e calante. Se riesci a farlo recapitare in Sala Comune Tassorosso, ottimo; altrimenti ripasso a fine serata».
Si rifiutò di guardare in direzione di Camillo e della rossa che stava importunando [Alice].
*But if you close your eyes...*
I_fear_I_will_be_ripped_open_and_found_insightly__3_
Eclissi

DI
sangue


Niah acquista da Sinister → 2x sabbia rossa + spilla crescente e calante
 
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view post Posted on 31/7/2023, 22:01
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Ho come l’impressione che Alice ce l’abbia con me e non ho la minima idea se sia per colpa della discussione a Hogsmeade o se quella sia stata solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Indagherei sulla questione, se non fosse il momento e il posto più sbagliato. D’altronde, la procrastinazione è ciò che mi riesce meglio; penso che avendo aspettato tutti questi giorni, senza scambiarci nemmeno una parola, posso aspettare ancora. Oltretutto non saprei nemmeno che dirle. Mi sono limitato a tastare il terreno con quell’esordio a mo di saluto, per cercare di capire se l’astio nei miei confronti sia andato scemandosi o sia ancora parecchio acceso.
Forse dovrei ringraziare Viki per aver deviato l’attenzione della Grifondoro. Chissà da un “sei proprio un deficiente” cosa sarebbe potuto venir fuori poi.
Fatto sta, però, che resto nel dubbio se mi odi ancora o no.
Sollevo le spalle al suo seguente commento e arriccio le labbra perché mi scappa da ridere, ma temo che se mi lasciassi andare si incazzerebbe ancora di più.
Vorrei spiegarle che per uno come Sinister non esistono grossi divari tra cosa sia ammissibile e cosa no, tantomeno tra legale e illegale; mi astengo dal farlo solo perché Viktor potrebbe essere un chiacchierone sotto quell’apparenza da timidone e voglio evitare che spifferi al mio già-di-suo-pessimo datore di lavoro qualsiasi personale pensiero riguardo la sua figura.
Nonostante le apparenze di quei due bizzarri collaboratori, comunque, sembra davvero tutto in ordine. Potrei quasi, quasi, pensare di lasciare a loro lo stand e lavarmene le mani. Il problema è che non so delegare e a malapena so prendermi cura delle mie responsabilità, figuriamoci se potrei mai addossarle ad altri a cuor leggero. Resisterei poco senza la preoccupazione di come stia procedendo il lavoro e passerei la serata corrucciato a chiedermi se Viki abbia ingollato qualche mocciosetto e Viktor spaventato i superstiti con quell’aria lugubre.
Ma ho davvero bisogno di tornare da Megan.
Devo solo decidere se mi fa più ansia restare lì ad arrovellarmi su come stia Megan o se andare da lei e sperare di poter riporre un briciolo di fiducia almeno in Viktor, se non anche a Viki.
Sospiro sovrappensiero, ma resto perso tra i meandri delle mie riflessioni ancora per poco. È la soave voce di Camillo a ridestarmi e le sue parole mi si assestano addosso come una sberla in pieno viso. Inarco un sopracciglio; un po’ incredulo, un po’ stizzito. Al contempo, però, le labbra tornano ad arricciarsi in un sorriso trattenuto, perché la sua bizzarria, presa nei momenti giusti, poco poco mi diverte.

Dubito sia la cosa più strana che abbia mai detto... O fatto. - commento poi, rivolto alla ragazza che gli sta di fianco. Sembra rassegnata al suo destino, ma per qualche motivo ci tengo a farle sapere che sono avvezzo alle peculiarità di Camillo. Dopo l’esperienza vissuta insieme a Nocturn Alley sento che niente più potrebbe mai stupirmi di questo Tassorosso.
Mentre si dedica a salutare Alice, a modo suo, preparo il suo ordine sotto il bancone. Non ho la minima idea di come si scriva il suo cognome; scrivo Camillo B. e me lo faccio andare bene.
Quando poi sistemo anche l’ordine della ragazza, rialzo lo sguardo su di lei e le porgo penna e foglio.

Nessun problema. Se mi lasci i tuoi dati… - inizio a dirle, quando una sorta di déjà vu mi blocca le parole in gola.

Sei la ragazza del mazzo di carte insanguinato. - realizzo ad alta voce, fissandola dritto negli occhi nel mio solito modo invasivo, con le sopracciglia appena corrucciate. Sembra la stia giudicando con un'occhiataccia sdegnosa; in realtà sto solo sforzandomi di riportare alla memoria le parole del mio capo quando gli chiesi informazioni riguardo quell'articolo a cui lei si era mostrata interessata. Sono abbastanza sicuro sia lei, ma faccio schifo in quanto a memoria: mi tengo pronto alle scuse di rito nel caso in cui abbia commesso un errore.

Credo di aver dimenticato di fartelo sapere, ma Sinister non ha intenzione di venderle. Sono solo da esposizione, dice che quello che c’è sopra è un sangue senza prezzo. Magari lui sa la storia che c’è dietro meglio di me. - spiego, porgendo a Camillo un cenno del capo per indicarlo.
Lancio un’occhiata rapida di controllo a Viktor e Viki, ora che l’attenzione su di loro è scemata: se ne stanno fermi lì dove gli ho chiesto di stare. E il pensiero torna all’ipotesi di lasciargli gestire lo stand per un po’.
Solo per un po’, il tempo di fare un giro…
Riporto per un attimo l’attenzione sui ragazzi di fronte a me, per assicurarmi che siano a posto con i loro ordini – ad Alice nemmeno chiedo se voglia comprare qualcosa, penso che già solo per presa di posizione non mi darebbe soddisfazione, figuriamoci per via della peculiarità degli oggetti in vendita – poi mi distanzio di qualche passo dallo stand per avvicinarmi a Pinco Panco e Panco Pinco.

Mi allontano per qualche minuto, occupatevi voi dei clienti. Ma non spaventateli. Per quanto possibile. Vado da Ars Arcana e torno. - gli dico, in tono piatto e quasi annoiato, per nulla perentorio come vorrei e mi rendo subito conto che è per via del fatto che sto considerando un serpente come una creatura senziente in grado di servire clienti dietro un bancone.



Draven Enrik Shaw ∴ Prefetto Serpeverde, III° anno ∴ 16 anni

Menzioni: Megan
Interazioni: Alice, Camillo, Niahndra, Viktor e Viki (png aiutanti di Sinister)

Posizione: Banchetto di Sinister -> verso Ars Arcana

Gli acquisti verranno aggiornati tutti insieme alla fine del ballo!

Da questo momento fino a nuovo ordine (?) avrete Viktor e Viki a servirvi. Fatene ciò che volete (se non siete Camillo).

 
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view post Posted on 1/8/2023, 12:45
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Ocean eyes.

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Megan M. Haven
V yr. | Ravenclaw Head Girl | Clerk at Ars Arcana | outfit

Mentions: Casey.
Interactions: Lyvie, Helena e Adeline.
And that evening I looked at you, like a sailor looks at a lighthouse in the dark of night to find his land. I've lost my way, you have too, but I've never stopped looking in the dark waiting to see you come back to me. [...]


Sorrido e annuisco non appena Lyvie non mi da altra scelta di farle offrire il giro successivo. La vedo ordinare il Whisky senza ghiaccio e un ghigno divertito si fa spazio tra le mie labbra. La vendita di alcolici ai minori è vietata, mi chiedo di cosa saprà mai quel finto distillato. Poi, lo sguardo si sposta di lato ma non distolgo l’attenzione alle parole della Serpina; mi limito solo a salutare Helena poco distante, con cenno del capo e un movimento delle dita della mano appena alzata.
«Cosa so del cielo?»
Torno a guardare Lyvie. Il cobalto dei miei occhi si perde in direzione del planetario. Seguo le linee della mappa celeste e d’istinto stringo la mano che poggia sul tavolo in un pugno, mentre l’altra la nascondo tra le gambe accavallate. Inspiro ed espiro, sollevò le palpebre sulle miriadi di stelle disperse nell’infinito universo che ora accoglie la sera.
«Fin da bambina amavo osservare le stelle sull’albero nel giardino di casa. All’epoca leggevo molti libri sui misteri dell’universo e ho condiviso momenti con qualcuno… Qualcuno che per me era molto importante.»
Le parole escono da sole, il tono caldo le muove su una metrica che appare come l’incipit di una storia tormentata.
Abbozzo un piccolo sorriso contraddittorio.
«Era molto più bravo di me a riconoscere le stelle, sai? Leggeva la mappa celeste e ricostruiva nel cielo le coordinate per cercare di individuare costellazioni, corpi celesti e pianeti. Era tutto così facile per lui, così come per me poterlo ascoltare con il naso all’insù e stupirmi ogni volta che confermava la presenza di un corpo celeste nel buio.»
Uno sbuffo carico di malinconica dolcezza esce dalle labbra e mi accorgo che sto sorridendo davvero questa volta.
«Ho scoperto dove fossero Venere e Marte prima ancora di studiarlo qui ad Hogwarts. I tecnicismi non mi interessavano all’epoca, mi bastava sentire il cuore riempirsi di gioia ogni qualvolta riuscivo ad intravederli nel cielo.»
Il tintinnio dei bicchieri mi distrae. Ringrazio il barista con un piccolo cenno e bevo un sorso di Whisky l’attimo seguente, senza lasciarmi sfuggire l’espressione della Serpina al sapore di quella bevanda.
«Ad oggi so anche quello che mi è stato insegnato in questi anni ad Hogwarts, cose che imparerai anche tu molto presto. Ho letto storie interessanti, miti e leggende che hanno attraversato secoli di storia.»
Un attimo di pausa e finalmente poso gli occhi su di lei.
«Ma quello che conosco del cielo è qualcosa che va al di là di questo, della teoria scientifica; è personale. Un tempo credevo che fosse un appiglio, un posto dove proiettare i miei più grandi sogni. Sai quando cade una stella ed esprimi un desiderio? Ecco.»
Respiro, bevo un altro sorso e lascio il bicchiere sul ripiano. Le dita accarezzano la superficie del vetro, gli occhi sprofondano nel liquido color ambra.
«Oggi è semplicemente diverso.»
Tutti quei sogni si sono rivelati illusioni e così si sono trasformati in dolore.
Distolgo lo sguardo, la figura della professoressa Walker mi cattura. La vedo osservarci con curioso interesse e accennare un sorriso, così le restituisco di rimando lo stesso cordiale saluto.
Finisco buttando giù l’ultimo sorso del distillato scozzese e faccio cenno al barista di farmene avere un altro. Credo che, dopo quelle poche parole, non basti un solo bicchiere a calmare i nervi. Poggiò il gomito sul bancone, la mano sorregge il mento, gli occhi osservano Lyvie per qualche attimo, poi, l’istinto mi guida oltre la sua figura.
Il respiro si blocca nel momento in cui riesco a distinguere il profilo di Casey Bell.
Mi riesce difficile sostenere lo sguardo verso la sua direzione, abbasso le palpebre l’istante seguente ma ormai so di poter distinguere i suoi tratti anche ad occhi chiusi. Non so se mi ha notata, in realtà non mi importa ma una parte di me, per quanto io possa negarne l’esistenza, spera che l'abbia fatto.
Ho passato un anno intero ad evitare qualsiasi tipo di interazione con lei. Ho cambiato turni, fatto finta di non vederla quando ero obbligata a presenziare alle riunioni importanti. La rabbia mi ha resa cieca e il dolore non ha mai smesso di contorcermi lo stomaco in una morsa troppo stretta da darmi la nausea. Ho perennemente la sensazione che ci sia qualcosa di irrisolto tra noi e fa male essere consapevoli, anche dopo così tanto tempo, che tutte le promesse si siano infrante in una notte. Forse avevamo creduto con presunzione di poter riuscire ad essere semplicemente noi contro tutti. Tutto ciò che so, ora, è che siamo due estranei che si incrociano nei corridoi senza accorgersi dell’esistenza dell’altro. Non riesco a non pensare al fatto che avremmo potuto fare di più, combattere per esempio; ma è più facile arrendersi, lo so bene.
«Allora? Come è il “Whisky”?» Chiedo.
Scaccio via quel flusso di pensieri che credo abbia cambiato la mia espressione per qualche secondo; nel mentre, il barista ci raggiunge portando il secondo bicchiere.
«Se vuoi puoi assaggiare dal mio, mh?»
Mi mordo le labbra, le sopracciglia si alzano e un piglio di malizia mi illumina il volto.
«Senza farci vedere, ovviamente.»



© Esse | harrypotter.formucommunity.net


Megan è seduta al bar con Lyvie.

Vi ricordo che - nonostante l'assenza di Megan adesso - potete comunque fare i vostri acquisti all'Ars Arcana, troverete Timothy a servirvi.
NB: Tutti gli acquisti saranno aggiornati a fine evento per praticità.

 
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