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li oggetti babbani rappresentavano una dimensione di cultura e praticità che la Tassorosso conosceva bene. Nel mondo magico era inusuale vederli utilizzare, soprattutto con un orgoglio come quello appena mostrato. Un raro esempio di integrazione di elementi di due universi così simili, ma praticamente lontani. Era inevitabile chiedersi quanto anche Ayumo conoscesse dei babbani, oppure se nel suo sangue non scorresse un liquido definito puro. Quello però, non era un argomento che solitamente la Tassorosso affrontava, preferiva di gran lunga evitare che venisse fuori il suo legame con il mondo non magico. Quindi, anche se probabilmente il suo volto rivelava una curiosità sulla faccenda che lei stessa si proibiva di mostrare, si limitò ad accettare quella condivisione osservando con piacere la collezione della concasata, senza aggiungere altro a quel discorso.
Il contrario fu per l'argomento riguardo la cultura orientale, che per lei era affascinante sotto ogni aspetto, aveveva decisamente molto più da dire. Le parole dello chef erano sempre come una finestra su un mondo di tradizioni e conoscenze millenarie che doveva assolutamente scoprire. Solitamente conservava un quantitativo di domande da porgli che continuavano ad accumularsi poiché, per paura di risultare indiscreta, evitava di chiedere in successione nella stessa giornata.
«Ogni volta che racconta storie del suo paese natale, aggiunge dei pezzi alla dimensione che rappresentano tutte quelle tradizioni, miti e leggende» Racconti che non facevano altro che alimentare la sua immaginazione. Nonostante fosse una principiante in quel mondo, mostrava un genuino interesse nell'apprendere e rispettare le usanze orientali: per lei era un'opportunità di allargare i confini della sua conoscenza e di immergersi in un universo tanto diverso.
«E ogni giorno trascorso qui ci regala una fetta di quella cultura» Il suo entusiasmo era evidente sia dal tono di voce che dal bagliore che si intravedeva nei suoi occhi. Scoprire che anche Ayumo mostrava interesse per quel mondo fu una piacevole sorpresa: lavorare in un ristorante frequentato sia da maghi che da babbani poteva essere estremamente impegnativo, non tutti riuscivano ad andare oltre quella gravosa mansione per osservare ciò che avevano intorno. La Nieranth aveva visto arrivare ed andare via diversi colleghi, molti dei quali non erano stati minimamente raggiunti da quelle singolarità. Ma ad Ayumo non importava quanto fosse frenetico il servizio o quante richieste venissero avanzate dai clienti, riusciva sempre a mantenere la sua compostezza e pazienza. Inoltre era evidente che, come lei, stava iniziando ad affezionarsi a quel luogo e ne era veramente felice.
Comunque per la capacità motoria, non sei affatto un disastro.
Dovresti essere meno autocritica nei tuoi confronti.Quelle ultime parole destabilizzarono il suo attuale stato d'animo. Il soggetto era diventato lei stessa e inevitabilmente iniziò a sentirsi più impacciata, incapace di trovare una risposta. Forse Ayumo aveva ragione, ma lei aveva comunque versato una zuppa quel giorno.
«No, ancora non sono sicura di cosa ordinare. Magari un buon Ramen..» Tornò ad eclissarsi dietro le pagine del menù, approfittando della domanda per concentrarsi su altro.
Passarono pochi istanti di contemplazione, durante i quali probabilmente non aveva letto nulla delle pietanze, che però lasciarono via libera ai suoi pensieri. Le venne in mente una cosa particolarmente importante che le fece abbassare il menù per rivolgere nuovamente la sua attenzione alla collega:
«Sai, ho sentito di una novità!» Il suo tono di voce era più basso, come se stesse condividendo un inestimabile segreto, ma la questione era talmente rilevante da farla sporgere appena oltre il tavolo, per essere sicura che Ayumo sentisse ogni parola:
«Stanno pensando di rimodernare i tavoli e le cucine» Sorrise rimettendosi ordinatamente al suo posto, mentre con meno entusiasmo aggiungeva:
«Non sono proprio sicura di cosa debbano ristrutturare in realtà, ho sentito pochi stralci di conversazione dello chef rivolto ad uno specchio comunicante...» Abbassò lo sguardo, non voleva sembrare impicciona dei fatti altrui, anche se tutto quello che aveva raccontato fino a quel momento poteva dire esattamente il contrario.
«Non credevo fosse una conversazione privata, visto che era lì in cucina a parlarne, ma non c'era nessun altro in quel momento.» Fece una piccola pausa prima di completare la descrizione.
«Però mi è sembrato molto inquieto quando si è accorto di me.» Era successo un giorno in cui era arrivata in anticipo. Dopo aver indossato la solita divisa era andata in cucina per salutarlo e be', aveva sentito qualcosa.