Niahndra non è mai stata tanto terrorizzata nella sua vita come in quel momento. Qualcosa nella sua testa le suggerisce che per poco non ha visto Sam morire, proprio davanti ai suoi occhi, ma quello è
diverso. Perdere Sam sarebbe perdere un pezzo di anima, forse tutta.
Il tipo di terrore che sta sperimentando adesso, però, ha contorni scheggiati che grattano dall'interno; sembra domandare col cuore in mano,
resti? E appena più in profondità, sotto strati di vergogna, si smuove un pietoso quanto muto,
sono amabile abbastanza perché tu resti?Si sente così fragile che una sola parola sbagliata, una sola occhiata ambigua di Eloise potrebbe annientarla in quel momento. È il tipo di terrore di chi affida l'intera posta in gioco alla fortuna; anzi, peggio, alle mani potenzialmente disattente o noncuranti di un estraneo. È chiudere gli occhi e lanciarsi da un burrone, senza sapere se sotto ci sarà la rete di salvataggio ad accoglierti o acqua solida quanto cemento.
«Hai presente quella sensazione che hai sentito mentre cadevi? Quando non sapevi ancora se ti avrei preso al volo o meno? Ecco...Io quella sensazione non la provo più da un po’ di tempo».
Non riesce a dimenticare le parole di Eloise sul ponte sospeso, non riesce a dimenticare quella verità bruciante sulle labbra. Perché per Niahndra, quella è la sensazione più ricorrente quando si tratta di Eloise. Che sia in sella a una moto, mentre la rossa le grida di fidarsi e non decelerare; che sia fuori da scuola mentre le chiede di buttarsi indietro a peso morto e occhi chiusi e fidarsi.
Ogni volta, Niahndra si fida. Contro ogni istinto, Niahndra si lancia. Eloise l'ha sempre presa al volo.
Almeno finché non lo ha fatto.
Niahndra ha la testa che ronza, il cuore che martella, le mani che sudano. Lo stomaco sta facendo salti carpiati e giri della morte; s'accartoccia nel modo che ormai riconosce a menadito. Quasi ride quando si accorge che è
lei a voler scappare, fuggire a gambe levate, rimangiarsi i propri sentimenti —il proprio cuore se necessario— pur di non lasciarlo lì incustodito. Come fanno le persone a tollerarlo? A esporsi, sostenere l'incertezza, quel senso di vuoto nelle viscere.
A tenerla bloccata è unicamente il respiro di Eloise vicino al collo. Non si azzarda a muovere un muscolo, esattamente come quando Lou dichiara tregua e finisce per accoccolarsi tra le sue gambe o contro la sua pancia sotto le coperte, e a quel punto lei è costretta a mantenere la posizione per ore per paura di spaventarlo e allontanarlo.
Adesso che le stelle sembrano quasi a portata di mano, Niahndra si accorge di non sapere quale desiderio esprimere. La luminescenza che ha visto da lontano, minaccia di abbagliarla così da vicino; il tepore immaginato, ora è ad un passo dall'ustionarle la pelle. Maestose e terribili, le stelle richiedono un tributo che non è sicura di poter pagare.
Niahndra ha interrotto il bacio anche per quel motivo. Eppure, al tempo stesso, è assolutamente certa che non sopporterebbe il vuoto dell'assenza di Eloise. Per cui rimane immobile e fa respiri lenti; non sa cosa darebbe per far durare quel silenzio per sempre e cristallizzare quell'istante di limbo per l'eternità.
Invece, ancora una volta, i suoi riferimenti crollano.
Aveva fatto i conti, più o meno, col non essere corrisposta; quello, si è detta, era un ruolo che poteva giocare purché i confini fossero chiari. I sentimenti unilaterali hanno il vantaggio di essere perfetti e idealizzati, non pagano alcun pegno alla realtà dei fatti; miraggi e chimere sono i loro unici padroni. È facile crogiolarsi nella commiserazione a quel punto, protetti dalla consapevolezza che qualcosa che non è mai cominciato non deve preoccuparsi di finire. In quella terra di nessuno fiorisce un potenziale senza limiti; e Niahndra può piegare la narrativa al proprio volere: è solo lei a soffrire, a subire, e accetta il castigo con la fierezza del martire.
Ma di rado la vita concede il privilegio di un taglio netto. Disordinata e caotica, sfuma i confini, ribalta le posizioni, impartisce insegnamenti. Niahndra non può più fingere che sia un'illusione; non quando ha il volto di Eloise incuneato nella curva del suo collo, non quando la sua pelle è ancora in fiamme laddove la rossa l'ha toccata. Quanto più forte deve stringerla a sé, Eloise, quante altre volte le loro labbra devono sfiorarsi perché possano ammettere entrambe di essersi spinte troppo oltre?
Non è più il vagheggiamento di una ragazzina che si confessa alle pagine di un diario, senza doversi curare delle conseguenze dei propri desideri, senza responsabilità alcuna se non quella verso sé stessa. Adesso che il manto dell'illusione è sollevato, la realtà fa capolino in tutta la sua concretezza.
Nell'immobilità, la stanza restituisce a Niahndra l'unica domanda che veramente conti qualcosa.
Se Eloise restasse, avrebbe lei il coraggio di fare altrettanto?Alistine tiene il collo rigido, non riesce a lasciarsi andare nelle palme delle mani dell'altra. Qualunque cosa abbia visto prima dardeggiare nello sguardo di Eloise è ancora presente e sembra consumarla. Poi spunta quel ghigno adorabile che porta il marchio Lynch e per un attimo sembra che niente sia cambiato.
Niahndrà trattiene il fiato. Cristo.
Quello è un treno di pensieri sul quale non le conviene salire, ma è già tardi ovviamente ed una nuova scarica di terrore le arpiona il cuore. Perché anche se sembra che niente sia cambiato, qualcosa
è in procinto di farlo, lì e in quel momento; Niahndra avverte la statica febbrile di un qualcosa
in potenza che carica l'aria. Come un elastico che viene tirato; e non importa in che direzione, lo schiocco farà comunque male.
Niahndra ha fatto i conti con l'idea del non essere corrisposta. Invero, non ha mai visto alternative. Persino adesso dubita delle azioni e delle reazioni di Eloise, di quel ghigno malandrino che cela la varietà di trucchi e assi nella manica per la quale la rossa è tanto nota. Dubita; e il suo dubbio è un testamento alla propria insicurezza, più che al carattere dell'altra. Dubita; e sa di essere il suo peggior nemico. Dubita; e c'è conforto nel tenersi stretta un pezzo d'armatura.
Avvolge le mani intorno a quelle di Eloise e le allontana dal proprio viso. Sta scuotendo la testa e il nodo che ha in gola preme per uscire.
«
La nostra amicizia è l'unica cosa che conta per me e l'unica che non posso perdere». Tutto il resto impallidisce al confronto. Come può metterla a repentaglio per quella che è né più né meno che una scommessa?
«
Posso– dammi un po' di tempo per far passare...qualsiasi cosa sia questa —Il viso si accartoccia nella smorfia di chi ha appena assaggiato qualcosa di aspro—
Posso continuare ad essere tua amica. Voglio esserlo. Lo giuro. El. Non serve che tu faccia niente *che non vuoi fare*...di...*più* diverso».
Si accorge di come il nodo salato nella sua gola faccia assumere alla sua voce un tono incerto e quasi lagnoso. Prova a compensare cercando il contatto visivo con Eloise e accennando un sorriso nervoso.
Nel resto del corpo, tuttavia, si legge il tentativo di sgusciare via e recuperare una distanza di sicurezza.
«
Quello che abbiamo funziona, vero? La nostra amicizia». Annuisce, come a cercare conferma nel viso di lei. «
Non vale la pena metterla a rischio, mmh?»
Quanto male può fare qualcosa che non è mai esistito?
Un elastico non può schioccare se non viene tirato.
Your love is suspicious
for I do not deserve it