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| 24 yrs – cursebreaker – morning; portobello road market |
Ho sempre pensato che badare ai fatti miei sia la scelta giusta nel novantanove percento dei casi.
Quando ero ad Hogwarts, almeno durante gli anni da Prefetto e Caposcuola, sono invece stato spesso obbligato dalle circostanze a venir meno ad uno dei miei propositi base. I problemi relativi alla didattica dei più scellerati, le infrazioni ai regolamenti e al coprifuoco, i futili litigi tra studenti erano all’ordine del giorno e il mio dovere mi imponeva di intervenire, finendo sempre nel pantano dei pasticci altrui.
Crescendo e liberandomi della pesantezza dell’autorità, ho ritrovato la pace interiore del farsi gli affari propri. Certo il mio lavoro a volte mi impone ancora di indagare, ma la limitatezza dei fatti in cui mi devo immischiare è un ottimo compromesso.
Perciò tutto mi aspettavo, oggi, meno che questo.
Il mio giorno libero si prospettava illuminato da un sole brillante e da temperature stranamente miti per questo giorno d'estate che mi ha messo facilmente di buon umore, anche se, ora, sono abituato a ben altro tipo di caldo. Ho così organizzato i miei impegni in modo da avere il pomeriggio libero, concentrando degli acquisti nella mattinata.
A piedi, vista la poca distanza dal mio appartamento, ho raggiunto Portobello Road e ho curiosato fra i banchi del mercato dove, spesso e volentieri, si trovano cose piuttosto interessanti fra le tante chincaglierie. I Babbani non hanno idea di quanti oggetti magici si nascondono nelle proprie soffitte o cantine, magari dimenticate da chissà quanto tempo e ricevute in dono da mani sospette. Spesso e volentieri trovo anche qualcosa da requisire e portare al Ministero, più che altro nella zona —preclusa ai Babbani— magica del quartiere. Oggi, però, non sono qui per lavorare così mi sono concesso un giro tranquillo, diretto alla mia bancarella preferita, quella dei libri vintage. Ho intenzione di comprare un regalo per mia madre, che mi aspetta per pranzo dopo diverse settimane in cui non sono riuscito ad andare a trovarla.
Non dovrei stupirmi della sua testardaggine e permalosità (due tratti che ho preso sicuramente da lei…), ma non riesco a capacitarmi di come non accetti che io mi sia trasferito per conto mio, qui a Londra. In realtà, non comprende e non ha mai compreso la necessità di sentirmi libero e lontano dal suo controllo, qualcosa di cui mi sono reso conto solo all’alba della mia adolescenza.
Comunque, me ne sono andato dal mercato con un sacchetto pieno di libri, tra cui una copia di “Cime Tempestose” del 1900, pagata fior di sterline per cui, credo, di esser stato pure fregato vista la mia poca familiarità col denaro babbano, quando decido di fare un salto nella zona magica, giusto per curiosare, essendo decisamente in anticipo per il pranzo.
Mi infilo nella scorciatoia designata, infilata tra due case dai muri color pastello così strette fra loro da non mostrare alcun passaggio ai Babbani, ma lasciando intravedere, a maghi e streghe, una stradina che collega ad una zona più interna.
Ed è proprio qui che un odore fastidioso e pungente mi pizzica le narici. Sorpreso, mi volto verso un muro dove troneggia una scritta gigantesca. Lì per lì, leggendone il contenuto, mi viene da ridere e, in fondo la strada, intravedo una figura ammantata di nero che comincia a correre non appena sente il mio sbuffo divertito. Lancia qualcosa in aria che atterra rotolando con un fastidiosissimo tintinnio. Batto le palpebre sorpreso e con la fronte corrugata osservo lo sconosciuto filarsela dietro un angolo.
Per deformazione professionale mi viene l’istinto di inseguirlo, poi mi ricordo che farmi gli affari miei è cosa buona e giusta e, con una scrollata di spalle, me ne frego altamente e riprendo a camminare.
Tuttavia non posso fare a meno di guardare, ancora, la scritta rossa che cola sul muro intonacato di rosa confetto.
Elegantissima, recita: “Stronzo, rubati la moglie di qualcun altro”
Mi fa così ridere, questa cosa, che non posso fare a meno di fermarmi di nuovo a rimirare l’opera, immaginando l’autore decisamente a corto di idee, per ricorrere a qualcosa di così stupido.
Decido, comunque, di proseguire, ma con la punta della scarpa colpisco qualcosa e la faccio rotolare; mi chino a terra per prendere la bomboletta abbandonata dall’imbrattatore sull’asfalto e me la rigiro curiosamente fra le mani. Ha ancora un ugello —credo?— sporco di vernice. Non è un oggetto che solitamente si trova fra i maghi, non ci sono dubbi, e dunque mi chiedo… come diamine c’è finita una roba Babbana nel bel mezzo di un passaggio magico? Ma soprattutto… come ci è arrivato un Babbano, qui?
– there's an ordinary world somehow I have to find –
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