| E Benedicta arriva prontamente con un vassoio d'argento al di sopra del quale c'è un bicchiere d'acqua. Un po' troppo pomposo per un semplice contadino che deve solamente riprendersi da un misterioso svenimento, non trovi? Che poi, non è la stessa ragazzina che ti ha guardato con tanta curiosità, quando ti sei affacciato all'improvviso alla porta della dimora di LeVane? Beh, poco importa. Mentre lei trotterella verso la signora Waverly in uno svolazzo di grembiulino candido e pieno di volant e mentre la governante resuscita il cadavere... cioè... il poveretto, tu ti accomiati piuttosto frettolosamente. In un altro contesto sarebbe stato alquanto azzardato puntarsi una bacchetta in faccia con tanti pericolosi sguardi. Ma hai scelto il momento giusto, pare, perché sono chini sul signor Ascoe che piano piano rinviene e guarda la governante confusamente. Tante care cose per davvero: lui è sveglio, la Waverly ha ripreso il controllo, Benedicta ha compiuto il suo dovere di cameriera. Tu, Vagnard, non ti sei appurato di tutto questo perché sei sgusciato rapido fuori da questo salone per dirigerti verso le scalinate di destra. Il corrimano intagliato splende come se mille stracci si siano impegnati per lucidarlo al meglio per riflettere i caldi raggi del sole che penetra dalla grande finestra che hai visto entrando. Alle pareti trovi quadri di gente che sonnecchia, principalmente signori ottocenteschi che nemmeno si avvedono di te; qualcuno persino, ignaro del ladro che si è intrufolato, gioca a bridge col vicino. Sei silenzioso come un Lethifold e senza incontrar nessuno ti ritrovi al piano superiore. Noti subito di esser giunto nell'ala della casa più lussuosa e ricca di dettagli. Un busto di un principe romano sembra essere la pietra miliare che divide il corridoio. A sinistra, una porta aperta apre uno spiraglio su una biblioteca di cui vedi a malapena un angolo di libreria ma che promette gran ricchezza di volumi, probabilmente (conoscendo il proprietario di casa), molto ricco. A destra grandi porte a doppio battente chiudono una stanza che tuttavia non ti è dato sbirciare. L'uscio è ben decorato, le maniglie in ottone sono un trionfio di ghirigori. Nonostante il borbottio che giunge dal piano di sotto, senti, al di là del pesante legno, un rimestare che giunge attutito proprio dalle porte. Sei chiamato a scegliere, ancora una volta, a cosa dare precedenza, ma voltandoti, senti una voce strana. Non lo puoi sapere, perché non l'hai conosciuto, ma è quella di LeVane. «Ti ho visto, intruso.» La sua voce giunge piuttosto atona, quasi inumana ma ti giunge in un sussurro. Intorno, non vedi nessuno. Usa la tua proverbiale astuzia, adepto.
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