Paw Power!, Privata

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view post Posted on 28/9/2023, 17:51
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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«Camille, tu vieni in biblioteca più tardi?» la voce di Abigail si spande da una parte all’altra della tavolata Tassorosso, abbastanza forte da sovrastare gli schiamazzi ed il cozzare stridulo delle stoviglie che caratterizzano gli ultimi minuti della pausa pranzo.
«Oggi no.» sono fin troppo frettolosa all’apparenza, lo ammetto «Perché, che tu mi creda oppure no, rullo di tamburi…» finalmente faccio trapela un velo di entusiasmo «…sono riuscita a terminare la tesina di Storia prima del previsto, quindi oggi mi prendo una meritata vacanza dallo studio.» concludo soddisfatta, con un ghigno eloquente stampato in faccia.
«Questa sì che è una notizia da prima pagina della Gazzetta, stai diventano una secchiona dunque?» mi sbeffeggia così, con la semplice ironia di chi ormai ha fin troppa confidenza con me.
«Magari, ho solo avuto due turni in meno da Zonko questa settimana….» «…di conseguenza, più tempo per concentrarmi sui compiti.» faccio spallucce, sottolineando la reale banalità dei fatti.
«Allora ci becchiamo prima di cena in Sala Comune?»
«Forse, onestamente devo ancora pensare a come passare le prossime ore.» non credo senta nell’immediato la mia risposta, viene distratta da un concasato che la colpisce per sbaglio con una mollica di pane, incastrandogliela con precisione chirurgica tra i capelli «Magari farò una passeggiata.» di certo non mi chiuderò tra le quattro mura del castello, mi sentirei un leone in gabbia «E che sia chiaro, in caso niente biscotti speciali stavolta!» la minaccio con l’indice e fingo un’espressione seria e severa, l’ultima volta è stato fin troppo imbarazzante farle il favore.
Mentre armeggia rapida con una ciocca bionda, mette su un’aria da cane bastonato «Nemmeno un milkshake?» forse in fondo spera di convincermi a concederle ancora il mio aiuto in futuro.
«Dubito.» mento a me stessa, ovviamente. Lo so bene che finirò per rifare il mio ingresso in quel covo per coppiette, storco il naso solo al pensiero.
«Ne riparleremo Donovan, stanne certa!» mi ammonisce prima di allontanarsi, lasciandomi lì a riflettere sulle sue ultime parole.

******


Il cielo è limpido, contrariamente a quanto ci si possa aspettare da una tipica giornata autunnale in Scozia. Il sole riscalda piacevolmente l’aria, i raggi filtrano tra le fronde dell’albero sotto il quale sono comodamente seduta. Ho deciso di godermi ciò che rimane del pomeriggio in giardino, portando con me un buon libro da leggere e un po’ di compagnia. Ho approfittato della bella giornata per far assaporare dell’aria fresca ai miei famigli, nessuno escluso. Caramello è mezzo addormentato – rimarrà così fino al tramonto, all’incirca –, se ne sta appeso ad uno dei sottili rami posti più in basso. Di pari tranquillità è Kermit, che osserva il mondo placidamente appollaiato sulla mia spalla, troppo pigro per saltellare in giro ma non per gracidare di tanto in tanto. Pancake invece trotterella per il prato, in una specie di gara a chi cattura più mosche assieme a Pinky. La piccola pallina di pelo rosa rotola, finché non sbatte contro la mia gamba. Le labbra s’incurvano dolcemente, abbandono il romanzo sul grembo per concederle un delicato grattino sulla testolina. Ciò che ottengo è uno dei suoi tipici trilli compiaciuti, il corpicino che subito dopo preme contro il palmo in cerca di altre coccole.
«Che c’è, stai perdendo la sfida?» la osservo con un sopracciglio sollevato, sinceramente curiosa «Hai bisogno di farti consolare?» le chiedo con tenerezza. So già cosa desidera, ormai la conosco come le mie tasche. Mi sporgo verso la tracolla scolastica, abbandonata di fianco ad una nodosa radice. Ne estraggo un sacchettino trasparente, contiene il suo il mangime preferito e lei lo percepisce. Ne prendo una manciata, lasciando che l’altra si serva come e quando vuole. Non si fa attendere molto la golosona, in pochi secondi fa piazza pulita, solleticandomi la pelle con la lingua ruvida. Inevitabilmente mi esce una risata genuina, accompagnata dalle ultime attenzioni che le concedo prima che si allontani tornando ai suoi affari. Nel frattempo, il suo compagno di merende sembra aver trovato una nuova amichetta, ne intravedo solo i piedi dalla mia postazione. Pancake senza timore va incontro alla figura di passaggio, allunga le zampette poggiandole sulla sua scarpa e infine solleva il musetto per puntare i suoi occhioni di geco sul volto di una ragazzina. Lo noto appena la guardo meglio, rivolgendole un largo sorriso.
«Gli piaci, sai?» le dico, indicando la creaturina con un cenno del capo «Credo ti stia invitando a giocare con lui.» aggiungo divertita «Spero non ti dia fastidio, è solo molto affettuoso il signorino!» la rassicuro con gentilezza.



CAMILLE DONOVAN | HUFFLEPUFF PREFECT


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view post Posted on 30/9/2023, 00:21
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Una voce calda avverte Haru delle intenzioni assolutamente malefiche della creaturina che ha deciso di imporle la propria presenza con fare baldanzoso. È bellissimo. La streghetta vuole metterselo in tasca e volergli bene per sempre. Tu diventerai mio amico, gli comunica solennemente con un’occhiata che vuole suggellare quella promessa silenziosa.

Haru leva gli occhi dalla punta delle scarpe e incrocia uno sguardo noto. Intenso. Color cioccolato fuso. «SAFARÀ», esclama ad alta voce ed occhi sgranati, un indice accusatorio automaticamente puntato contro la ragazza castana che ha dato voce all’avvertimento di poco prima. Per poi rendersi immediatamente conto di come la cosa possa apparire giusto un pochino sgarbata.
«Oddio, scusami», si affretta ad aggiungere, passandosi nervosamente la mano colpevole dell’indicazione(?) tra i capelli. Troppo tardi. Le guance sono già belle che in fiamme. Haru è ormai un fiume in piena. «È il mio modo di dire che mi ricordo di te perché sei stata la mia primissima cliente a Safarà e che sono davvero tanto felice di rivederti».

Visibilmente imbarazzata fino alla radice dei capelli ma determinata fino in fondo a strappare una risata all’altra ragazza malgrado la gaffe appena commessa, le ripunta contro lo stesso indice accusatorio e sgrana nuovamente gli occhi con fare teatrale. Stavolta, però, le dice: «Enchantée». E, già che c’è, accenna pure una piccola riverenza. Ma una di quelle eleganti per davvero. «Ora è chiaro ciò che intendevo prima col mio ‘SAFARÀ’, no?», aggiunge con un sorriso birichino, ma non per questo meno sincero.

Torna a guardare il piccolo geco che ancora la osserva con due occhioni dolci e spalancati, le zampine posate senza timore sulle sue scarpe. «Anch’io voglio giocare con te», gli promette con un sorriso aperto. Anche il geco sembra sorriderle. La fossetta è comparsa ed è ormai decisa a restare.

«Come si chiama questo concentrato di tenerezza?», chiede all’altra ragazza, allungando una mano per accarezzare il piccoletto. Poi, una nuova ondata di orrore la colpisce. Non di nuovo. Non con la stessa persona. Non nel corso della stessa identica conversazione. «E tu? Come ti chiami?», chiede in una sola boccata d’aria. «Giuro che so essere più educata di così». Espira in un unico sbuffo. «Ma vedo animaletti adorabili e letteralmente non ci capisco più niente. Le mie sinapsi subiscono una soppressione di massa istantanea».





MIN HARU | HUFFLEPUFF STUDENT


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view post Posted on 2/10/2023, 18:13
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Studio attentamente le reazioni silenziose della giovane, provando ad immaginare i suoi pensieri riguardo le parole che le ho rivolto. Ammetto di aver costruito migliaia di scenari più o meno fantasiosi nella frazione di un singolo secondo, ma quello che accade realmente non avrei potuto indovinarlo neanche tra un milione di anni. Infatti, per qualche istante, mi lascia genuinamente interdetta.
Safarà
Un nome. Tanto basta per visualizzare l’insegna del misterioso negozio sulla cima di una stretta scalinata, ben nascosta nell'angolo di un vicoletto secondario e buio di Hogsmeade. I peli della nuca che si drizzano al cigolare della porta d’ingresso, letteralmente l’unica nota stonata del luogo in cui mi sono imbattuta giorni addietro.
«Oh.» è il monosillabo a cui riesco a dar vita nell’immediato. Reclino la testa per osservarla meglio e in effetti, ora che me lo fa notare, ha un’aria familiare: è la commessa che ha preso in carico il mio ordine «Adesso mi ricordo!» il volto s’illumina, il pollice ed il medio schioccano accompagnando la lampadina che si è accesa per illuminare i cassettini della memoria «Davvero ero la prima cliente? Mi sento onorata!?» non sono mai stata prima in niente, la cosa mi diverte. Mi lascio andare in una mezza risata divertita, che si unisce all’entusiasmo che sprizza dai pori della ragazzina che ho davanti.
«Io ti confesso invece che sei stata la prima faccia simpatica che incrociato quel giorno, la sola che non mi ha minacciata con una caccabomba almeno.» mi esprimo in maniera confidenziale, come se le stessi rivelando un segreto importante. Ancora tremo per quella che ho miracolosamente schivato nel tentativo di portare una bevanda calda a T.J, che alla fine dei giochi non si è goduto perché è andata ad inzuppare il pavimento a causa degli spasmi bruschi del mio corpo.
«Tranquilla, non preoccuparti, non sei affatto maleducata!» lo affermo con totale convinzione. Scuoto la mani con i palmi aperti nella sua direzione, come a cancellare anche solo l’idea che possa infastidirmi. Anzi, al contrario, sono affascinata dal suo essere così spontanea «Io sono Camille, piacere di conoscenti.» mi presento, ammiccando poi verso il tenero geco ai suoi piedi – in tutti i sensi oso dire «Lui è Pancake, oltre che per le coccole va matto per gli insetti.» le faccio cenno di attendere un secondo, per poi tornare a frugare nella borsa. Ne estraggo uno di quei mix appositi che si trovano al Serraglio Stegato, porgendole poi il sacchettino semipieno prima di proseguire «Se vuoi puoi dargli da mangiare, scommetto apprezzerà!» le strizzo amichevolmente l’occhio, segno che ha il permesso di procedere senza timidezza se lo desidera. L’altro, come se avesse inteso le intenzione, toglie le zampette dalla scarpa e le lascia spazio per muoversi, ma senza perderla di vista «Non ci crederai, ma l’ha evocato un ex concasato con la magia.» ho perso il conto di quante creature ci siamo ritrovati in Sala Comune grazie a lui, come da natura sgambettavano ovunque, persino negli anfratti. Per un periodo ci siamo convinti di essere stati catapultati in uno zoo, gli altri Tassorosso possono confermarlo e non con tono ironico «Lo stesso vale per il piccoletto che vedi lì appeso, Caramello.» lo sguardo si sposta sul pipistrello dello stesso colore della salsa zuccherina, che oscilla appena nel sonno carezzato dalla brezza «E i nomi gli ha scelti lui, probabilmente la voglia di dolci era l’unica cosa che lo rendeva effettivamente un degno erede di Tosca.» forse non solo questo, ma il resto purtroppo lo sa solo il Cappello Parlante. Mi trattengo dall’esplicitare quanto Camillo sia sopra le righe, anche se presumo lo abbia almeno in parte intuito dal genere di regali che ha lasciato agli amici prima di abbandonare gli studi dopo gli esami G.U.F.O. Ci sarà tempo per raccontare anche questa mirabolante storia, ora forse è un po’ troppo prematuro.
«E tu invece?» riporto il fulcro del discorso sulla mia interlocutrice «Come ti chiami?» la sprono gentilmente a dirmi qualcosa in più su di lei, sono sinceramente curiosa di approfondire «Non credo di avertelo chiesto al negozio, o sbaglio?» l’espressione si fa interrogativa, un sopracciglio guizza in alto. Infine compio un ultimo semplice gesto: tamburello le dita sulla pezza di terreno libera di fianco a me, invitandola a sedersi per farmi un po’ di compagnia. Kermit intanto emette un gracidio d’approvazione, mentre Pinky – attirata dalle nostre voci – con tutta calma ci viene incontro.



CAMILLE DONOVAN | HUFFLEPUFF PREFECT


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view post Posted on 9/10/2023, 14:00
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Quando si siede accanto all’altra strega, Haru non può fare a meno di notare come l’altra sia di poco poco più bassina di lei. Giusto una manciata scarsa di centimetri, eh, per carità. Ma abbastanza perché Haru lo noti e sorrida divertita all’idea. Anche perché le è chiaro che lo spazio fisico che il prefetto Tassorosso manca di occupare in altezza è compensato –con gli interessi– da quello emotivo e sociale che occupa invece con la sua esuberanza chiacchierina. Camille sembra avere il tipo di personalità effervescente che travolge e accoglie al tempo stesso, e che, cristallino, non ti fa mai dubitare di essere la benvenuta o meno in un dato posto o in un certo momento. La streghetta pensa che, se seguisse l’esempio di Pancake e le appoggiasse senza preavviso il capo sulla spalla, Camille probabilmente reagirebbe semplicemente regalandole un sorriso compiaciuto e forse aggiungendoci anche un pat pat saputo sulla testolina ramata. Magari le allungherebbe pure un biscotto. Haru non lo fa, ma la consapevolezza le fa incurvare gli angoli della bocca all’insù.

Nel mentre, Pancake le sorride beato, godendosi tutte le coccole e gli snackini che la ragazzina gli elargisce con entusiasmo silenzioso. Curiosa, la streghetta segue attentamente le descrizioni che il Prefetto le fornisce dei tanti animaletti che le circondano, ognuno provvisto di un nome e di un musetto più adorabile dell’altro. «Ho conosciuto un ex Tasso con cui condivido il mio debole per i dolci giusto un po’ di tempo fa», Haru ridacchia, felice di poter condividere la strana coincidenza con Camille. Si premura di omettere sapientemente il debole che lei e il suo protégé condividono per la devastazione delle vetrine e della pseudoletteratura. Quello è il loro piccolo segreto. «Alto, capelli dorati, fattezze da Principe Azzurro, vibe da Cappellaio Matto», lo condensa in poche parole all’altra ragazza.

Haru non sa bene come dirlo, ma le è sinceramente grata per non averle fatto pesare la stranezza del suo comportamento. Si aspettava una qualche forma di rimprovero per la dimostrazione di distrazione cronica – l’ennesima – che ha dato, ma non ne è arrivata nessuna. Gli occhi di Camille si sono posati su di lei con curiosità entusiasta e rassicurante. Per nulla giudicanti, al massimo un po’ (giustamente) confusi dalle sue farneticazioni. Il Prefetto Tassorosso ha un viso dolce che le ispira simpatia, e sorriderle è fin troppo facile. Sapere di averle svoltato la gita a Safarà le riempie il petto di un calore soffuso e generalizzato.

«Haru», dice la streghetta tutto a un tratto e senza alcun tipo di preavviso. Poi si rende conto che, di nuovo, sta dando per scontato che la sua sciagurata interlocutrice faccia in automatico deduzioni che sarebbe più accurato definire strampalati voli pindarici, a giudicare dalle scarsissime informazioni che lei le sta fornendo e dei tempi di risposta strambi di cui sta dando prova. Dopotutto, il suo non è un nome così diffuso da queste parti.
E Haru non sa neanche esattamente per quanto tempo si sia persa nelle sue fantasticherie dopo che Camille le ha chiesto come si chiamasse. Dieci secondi? Sette minuti? Tre quarti d'ora? Chi può dirlo?
La ragazzina si affretta quindi a fornire all’altra qualche cue di contesto un po’ meno equivocabile.
«Mi chiamo Haru», dice stavolta. E, già che c’è, si indica pure il viso, come a voler rimarcare senza ombra di dubbio (ma abbastanza inutilmente, in tutta onestà) ciò a cui sta facendo riferimento.

Rendendosi conto che, per qualche strano motivo, oggi non riesce proprio a smettere di indicare le cose e le persone implicate nei suoi discorsi, Haru decide di gestire il senso del ridicolo che già le sta tingendo le guance di un rosso brillante nell’unico modo che conosce: affrontandolo in pieno petto, a viso scoperto e con un'immancabile dose di autoironia. «E che dire se non enchantée», ripete quindi, facendosi il verso.

In certe situazioni sociali, il facepalm è proprio d’obbligo.






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view post Posted on 17/10/2023, 10:08
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Mentre ascolto assorta le parole della giovane, con delicatezza mi porto Kermit in grembo, in modo da muovermi con più libertà e senza il rischio di fargli male. Ruoto il busto verso di lei per darle tutta la mia attenzione, la schiena poggiata contro il massiccio tronco. Sul mio volto, quando nomina un possibile ex concasato incontrato per caso, si dipinge un’espressione sempre più sorpresa a mano a mano che aggiunge dettagli.
«Da Cappellaio Matto eh?» un sopracciglio si solleva di scatto, probabilmente le appaio come un Antimago che mette sotto torchio i sospettati in una scura sala interrogatori «In giro per la scuola ti direbbero, con ogni probabilità, che noi Tassi siamo tutti un po’… matti l’indice della destra ruota di fianco alla tempia, a indicare un importante ingranaggio saltato via e mai più ritrovato «Potrebbero dirlo anche di te, sai?» la mia serietà va a farsi benedire, quasi scoppio a ridere, ma mi trattengo e l'attutisco portandomi una mano alla bocca «No, non è vero. Sto scherzando, giuro!» mi sbrigo a rassicurarla, non voglio scandalizzarla. Mi ricompongo e, mettendo sottosopra i cassetti della memoria, mi rendo conto di non riconoscere qualcuno di specifico che corrisponda alla descrizione «Sfortunatamente però non ricordo nessun principe azzurro, nemmeno vagamente. Dev’essersi diplomato prima del mio arrivo.» faccio spallucce, evidenziando l’opzione più ovvia per giustificare la mia – forse grave – lacuna «Però sembra un tipo simpatico, o sbaglio?» l’essere sopra le righe, a mio parere, fa apparire le persone decisamente più interessanti. Immagino la mia interlocutrice non mi giudicherebbe se esprimessi questo pensiero ad alta voce, è una ragazzina sveglia, lo si nota a chilometri di distanza. Inoltre trasmette allegria, è piacevole stare in sua compagnia. Ma in compagnia di chi? Oh, ecco che rivela la sua identità «Haru!?» sul momento lo trovo curioso, tanto da credere di aver capito male. Ma la conferma arriva, lo ripete, e io rimango affascinata «Ma che bel nome, dico davvero!» sono sincera, non è comune e il suo essere esotico – almeno in terra anglosassone – è ciò che lo rende unico.
«Dunque Haru, spero tu sia a tuo agio al Castello? Tassi matti che ti circondano a parte! stavolta ridacchio davvero, non è uno sbuffo represso come il precedente, ma un suono decisamente più cristallino.
«E, a proposito di ambientarsi tra queste quattro mura, se anche a te piacciono i dolci ricordami di presentarti Estia!» il solo parlare di lei mi scalda il cuore, è la creatura più gentile che ho incontrato finora «È un’elfa, lavora nelle cucine, oltre ad avere un negozietto di artigianato tutto suo ad Hogsmeade.» un enorme traguardo raggiunto con l’aiuto del C.r.e.p.a, un luogo che sa di casa persino per chi vi mette piede con iniziale indifferenza «Prepara dei biscotti buonissimi, sarà felicissima di farteli assaggiare caldi appena sfornati.» quelli al cioccolato sono decisamente i migliori «Poi la Sala Comune è proprio di fianco, mi sembra quasi una tappa obbligatoria.» le regalo un’occhiata complice, una tacita promessa per una futura incursione in uno degli angoli più accoglienti di Hogwarts.
«Ultimamente le chiedo spesso qualche mela verde per lui.» con un cenno del capo le faccio intendere che il destinatario è Caramello. Intanto Pinky tira fuori la sua audacia, si avvicina alla nostra ospite e struscia la testolina vicino all’incavo del suo ginocchio «La signorina qui, invece, ha meno pretese.» con delicatezza la traggo al mio petto «Le basta essere lanciata in aria, così.» infine, le dò una dimostrazione pratica. Pochi secondi e nuovamente atterra morbidamente tra le mie braccia, emettendo un trillo gioioso «Non ho mai capito perché la diverte, so solo che le puffole pigmee hanno questa vena spericolata, chiamiamola così.» le dita indugiano sulla testolina pelosa, un rapido grattino e lascio che la piccoletta torni da lei, in modo da farle prendere confidenza «Non credo si offenderà se le concedi un giretto anche tu!» la vede già come una presenza degna di fiducia, non proverebbe ad allontanarla in alcun modo.



CAMILLE DONOVAN | HUFFLEPUFF PREFECT


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view post Posted on 4/11/2023, 17:19
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Wow, Camille mi sta dedicando davvero tutte le sue attenzioni.
Per quanto le faccia piacere avere un’interlocutrice così attenta e partecipe, Haru non è abituata a sentirsi ascoltata e osservata in maniera così intenzionale e… direzionata? Lo trova segretamente molto dolce da parte del suo Prefetto, ma cerca comunque attivamente di non soffermarsi troppo a lungo a pensarci per non cedere all’imbarazzo. Ogni volta che la streghetta commette l’errore di rifletterci un istante di troppo, le sue guance vanno impietosamente (e ripetutamente) a fuoco. Fissa quindi testardamente lo sguardo su Pancake, che la continua a spiare con quei suoi occhioni adorabili e sembra sempre più felice e soddisfatto delle coccole che sta ricevendo.

L’excursus di Camille sulla (presunta o, in certi fortunati casi, accertata) follia dei Tassi passati, presenti e futuri riscalda il cuoricino di Haru, sollevata di essere finalmente in ottima compagnia. Al «Potrebbero dirlo anche di te, sai?» del suo Prefetto, Haru si trattiene a stento dallo scoppiare a ridere. Invece, sogghigna soddisfatta. «Sarà per quello che mi sono sentita subito a casa fra queste mura». Annuisce tra sé e sé, insolitamente spensierata. Camille ha un’energia luminosa, che rasserena e tranquillizza le persone. «E sicuramente la vicinanza delle cucine male non fa», aggiunge poi Haru con fare cospiratorio. Checché se ne dica in giro, gli snackini fanno la felicità. Specie se implicano il cioccolato in qualsiasi sua forma, aspetto o variante.

Quando il Prefetto Tassorosso le rivela che non pensa di essersi mai imbattuta nel suo amico dorato e le chiede lumi in merito alla personalità di lui, Haru in primis si affretta a sottolinearne la simpatia –un eufemismo, davvero. L’ex Tasso è uno spasso. Poi, inclina la testa di lato, perplessa. «Dici davvero?», chiede disorientata. La situazione è paradossale in una maniera che la ragazzina trova personalmente molto buffa. Haru decide di metterla momentaneamente in pausa per rispondere alla raffica di domande curiose che Camille le spara contro ad una velocità impressionante. Arrossisce al complimento sul suo nome. Non le capita spesso che qualcuno accolga con così tanto entusiasmo il suo essere fondamentalmente diversa. «È coreano. Significa ‘giorno’ in coreano e ‘primavera’ in giapponese», spiega timidamente. Per qualche inspiegabile motivo, è convinta che a Camille farà piacere saperlo.
Alla proposta della ragazza di andare a fare la conoscenza della celebre Estia e dei suoi ancor più celebri biscotti, il volto di Haru si illumina completamente. Non batte felice le mani solo perché è certa che Pancake se ne avrebbe a male, se lei lo privasse improvvisamente dei grattini che palesemente gli spettano di diritto. Il «SÌ TI PREGO ANDIAMOCI» che le sfugge di bocca è incredibilmente rapido e accorato.
Sorride intenerita prima a Caramello e sposta poi uno sguardo altrettanto adorante sulla sofficissima puffola che ora sembra averla puntata. Si scusa sentitamente con Pancake e gli promette altre coccole di lì a poco per rassicurarlo. Accetta entusiasta l’invito di Camille a far svolazzare a mezz’aria la piccina. Così, tra un tiro altissimo e un trillo gioioso della piccolina, Haru si rende conto che è giunto il fatidico momento to pop the question.

«Tornando all’ex Tasso di cui ti parlavo prima... Ecco, lui mi ha chiesto di recapitarti un messaggio?», aggiunge la streghetta a scopo puramente informativo. Anche se Haru è così visibilmente confusa che persino il tono che utilizza si fa ascendente verso la fine, e la sua affermazione suona come una domanda persino alle sue orecchie. La ripete una seconda volta, stavolta con la giusta intonazione. Tanto oggi è già la giornata delle stramberie e delle gaffe sociali, si rassicura silenziosamente. Che sarà mai l’ennesima ripetizione dello stesso concetto?
Non ha idea di come il suo Prefetto reagirà.
Scuote la testa, divertita. Ovviamente il suo strampalato amico dorato dev’essersene inventata un’altra delle sue per portare scompiglio e colore nella vita delle persone che lo attorniano. E a ‘sto giro dev’essere toccato alla fortunata Camille. Beh, non sarà certo Haru a ostacolare l’apparentemente sconclusionato piano di caotico dominio del mondo del suo Fato Turchino preferito. Tutt’altro. Gli occhi improvvisamente ridenti e danzanti di una luce che sembra promettere intenzioni solennemente non-buone, accenna un «Perché ti rifiuti categoricamente di rispondere alle sue lettere d’amore struggenti?» esageratamente sgomento, ma genuinamente incuriosito. Lo charme esplosivo del suo Cappellaio Matto preferito è innegabile e Haru non si spiega come Camille ancora non sia capitolata.




MIN HARU | HUFFLEPUFF STUDENT


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Edited by ~ En - 5/11/2023, 09:18
 
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view post Posted on 7/11/2023, 16:11
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Haru incarna davvero il significato del suo nome, è calda e solare come un sereno giorno di Primavera. Le chiacchiere e i sorrisi con lei sbocciano come fiori profumati, i loro delicati petali che si perdono nella brezza frizzantina.
«Coreano eh?» le dono tutta la mia attenzione, ho le orecchie ben dritte per cogliere ogni informazione in merito «Non stupirti se ti scroccherò qualche lezione, sembra una lingua molto musicale.» ho un’aria complice, un nuovo pretesto per progettare ulteriori incontri in futuro. È entusiasta, questo mi rincuora e mi riempie di gioia, rende naturale approfondire la sua conoscenza.
«E chissà, in cambio dei biscotti, potresti suggerire qualche ricetta tipica coreana ad Estia.» scherzosa, le do una gentile gomitata d’incoraggiamento sul braccio «Sarebbe un esperimento interessante!» già vago con la fantasia.
L’atmosfera frivola fa presto però a sfumare, a mutare da piuma a denso e irrespirabile piombo. La percepisco ricadermi addosso pesantemente, come un dannato macigno, quando l’altra nomina ancora l’ex concasato. Non mi aspettavo una svolta del genere, resto in shock per diversi secondi senza emettere un singolo suono. La voce infine torna, stridula per la sorpresa «Lui cosa?» strabuzzo gli occhi appena mi riferisce il messaggio del ragazzo «Quali lettere d’amore?» sono evidentemente confusa, ho uno sguardo ebete perso nel vuoto. Scuoto la testa per allontanarlo dal volto, intanto rifletto su quella strana domanda e provo a richiamare la calma al mio fianco. Le rotelle nella mente girano finché il meccanismo, forse, comincia a marciare nella giusta direzione «Oh aspetta….» ho il nome sulla punta lingua, finalmente «Merlino ladro, hai incontrato quel piantagrane di Breendbergh!» è un’affermazione che esce di getto. Non sono sicura gli abbia rivelato il suo nome in effetti, ma tutto riporta a lui «In realtà gli ho risposto, ma beh, ecco, non a quella specifica…parte dovrei sentirmi in colpa? No, ma il mio corpo lascia intendere il contrario e mi costringe a distogliere rapidamente lo sguardo dalla mia interlocutrice, per puntarlo poi su un soggetto indefinito davanti a me. La verità e che gli ho recapitato la missiva direttamente sul luogo di lavoro senza troppe cerimonie, affidandola alle cure dei suoi commessi: Niah e Lex «Anzi, ammetto di non averla presa nemmeno seriamente la sua presunta dichiarazione.» mi rendo conto che è triste come confessione, finora non osavo farla nemmeno a me stessa, figuriamoci a terzi. Faccio pena a gestire queste situazioni, è un argomento che sviscero con difficoltà e che tendo ad evitare come la peste. Comico, nemmeno io so perché possiedo tale refrattarietà. Ho sviato il discorso anche con Thalia al Ballo, ho letteralmente finto di non sapere a cosa si riferisse con i suoi accenni ad Oliver. Distrattamente intreccio le mani in grembo, nervosamente le dita si tormentano l’una con l’altra e si contorcono come il mio stomaco.
Essere adolescenti fa schifo.
Essere presi a schiaffi da ciò che si prova fa schifo.
È tutto così sbagliato.
«Vedi, la definizione “Cappellaio Matto” gli si addice alla perfezione. Pare inventata appositamente per lui.» le spiego con calma. Ci sarebbe pure da riderci su, se solo un’insopportabile senso di disagio non mi attanagliasse dolorosamente la gola «Per questo credevo stesse mentendo, non era proprio insolito che se ne uscisse con delle colossali assurdità. Così, di punto in bianco.» dentro di me spero abbia perso quest’abitudine, seppur per certi versi divertente. Se non per il bene di amici e conoscenti, lo faccia almeno per quello dei poveri clienti del suo atelier «Se ho capito male, beh, non so che dire.» Che mi dispiace? Che avrei dovuto reagire anziché ignorarlo? Banale.
Sento la pelle delle guance bruciare, le fiamme dell’imbarazzo che si spandono e raggiungono la cima delle orecchie «Se fosse vero la risposta non gli piacerebbe per niente, fidati.» è sottointeso che si tratterebbe di un rifiuto netto «Non che sia una cattiva persona, o abbia fatto qualcosa di male, non fraintendermi. Lo hai conosciuto, quindi comprenderai.» il problema immagino di essere io, è l’unica conclusione plausibile che riesco a trarre.
«Semplicemente non è…» Non è cosa? Non è chi? Ha qualche lacuna che ritengo incolmabile? Sono ipocrita infatti, nemmeno riesco a dare una motivazione sensata al mio no. È solo un no nella mia testa, nient’altro.
«È che…» sospiro, mi arrendo «È complicato, ecco.» o magari è piuttosto facile, ma io non voglio accettarlo. Mi fingo cieca anche quando la soluzione è sotto il mio naso, perché sono una stupida di prima categoria.
«Comunque sono sicura si sia già dimenticato, avrà trovato qualcun’altra a cui dedicare pensieri struggenti.» le parole escono con noncuranza. Le spalle si alzano e si abbassano, mentre torno a guardarla e con un gesto della mano cancello lo sfogo che mi ha travolta. Che sia così o meno poco importa, l’unica cosa di cui sono convinta adesso è che mi odi a morte e io non so come chiedere scusa.



CAMILLE DONOVAN | HUFFLEPUFF PREFECT


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view post Posted on 25/12/2023, 17:39
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La proposta del suo Prefetto di “scroccarle” qualche lezione di coreano fa sorridere Haru. Le è sempre piaciuto imparare cose nuove, ma ancor più inventare fantasiosi modi per agevolare l’apprendimento altrui. Dove i più vedono noiosi e complicati concetti, Haru vede un immenso potenziale per renderli nozioni divertenti e indimenticabili a suon di memes rigorosamente di dubbio gusto. La bimba annuisce con fare energico, ma l’ondata di entusiasmo rischia pericolosamente di scemare alla menzione da parte dell’altra delle “ricette tipiche coreane”. Sulla carta, Haru ne conosce un bel po’. Di fatto, non ha mai avuto occasione di metterle in pratica, né qualcuno che si prendesse effettivamente la briga di insegnargliele. Per quanto l’ambiente “cucina” si sia in passato rivelato più di qualche volta come un incubo sensoriale a tutti gli effetti per la piccina, questo non l’ha fermata dal divorare voracemente qualsiasi manuale di ricette coreane le capitasse a tiro, alla disperata ricerca di quelle radici che le sono state negate sin da principio. Scuote piano la testa, intenzionata a scacciare quei pensieri malinconici dalla mente. Adesso no.
Haru teme per qualche istante che il suo improvviso cambio d’umore possa saltare all’occhio di Camille, ma è presto in parte rincuorata dalla distrazione e –prevalentemente– scioccata dalla reazione del suo Prefetto alle profferte amorose del suo Cappellaio Matto. Certo, Haru si aspettava che trasmettere quel messaggio avrebbe portato dello scompiglio entro quell’interazione, ma, per qualche motivo che le sfugge, Camille sembra profondamente scossa da quella rivelazione. Il cuoricino si stringe nel petto della piccola Tassorosso e il volto le si contorce in un’espressione crucciata al vederla così chiaramente in difficoltà. La bambina non è certa di poter nominare con accuratezza totale le mille emozioni contrastanti che sembrano rincorrersi sul viso della concasata mentre infila una spiegazione frenetica dopo l’altra. Tutto quel farfugliare imbarazzato e quell’evitamento di sguardi la confondono. Si aspettava risate e caos, e invece ha trovato imbarazzo e sospiri quasi rassegnati. Peggio. Li ha provocati lei. Una piccola pieghetta fa capolino fra le sopracciglia corrugate della bambina. Una sola certezza emerge: Haru l’ha chiaramente ferita. Non capisce come né perché, ma è così. Ad un certo punto, involontariamente Haru smette addirittura di ascoltare la cascata di giustificazioni che Camille sta adducendo alla sua risposta. Non perché sia disinteressata a ciò che il suo Prefetto ha da dire, ma perché le sembra più irrispettoso continuare ad ascoltare. Le pare di aver inavvertitamente invaso la sfera intima dell’altra ragazza e che ora ascoltare i suoi tentativi di giustificarsi corrisponda al farle un ulteriore torto. I segreti di Camille sono giustamente suoi, non dovrebbe sentirsi obbligata a concederglieli.
Si chiede se sia il caso di toccare Camille per consolarla. Con un buffetto gentile, una pacca delicata come a dire “Andrà tutto bene”. Alcune persone sembrano apprezzarlo. Haru, tuttavia, non può essere sicura che il suo Prefetto sia una di quelle persone. Punto uno. E, punto due, il faux pas sembra averlo commesso proprio Haru. A chi piacerebbe essere anche solo sfiorati da qualcuno che li ha appena feriti? E punto tre… Bah, in realtà non c’è un punto tre. Semplicemente non le sembra una buona idea.
Decide quindi di lasciar stare. Invece, alza lo sguardo, incontrando con decisione quello di Camille. “Ti chiedo scusa”, ammette molto seriamente. “Mi dispiace di averti ferita o messa in imbarazzo”. Poi, accenna un sorriso. “So che a posteriori non è stato esattamente un gran successo, ma il mio intento era davvero solo quello di disorientarti e di farti ridere”.
Torna a concentrare le sue attenzioni sulla puffola minuscola che sta aspettando di essere nuovamente lanciata in aria, anche per lasciare un po’ di tempo e spazio a Camille per processare le cose con più tranquillità. “Se hai qualche cotta e ti va di chiacchierarci su, sono felice di ascoltarti”, aggiunge con leggerezza tra un trillo spensierato e l’altro della puffola. “E se non ti va, sono felice comunque”. E giù altri trilli.
Poi inclina la testa di lato, un sorriso birichino che già danza sulle sue labbra. “È solo che sono una shipper nata and I love love. Non riesco proprio a resistere dal fare questo tipo di domande”.



MIN HARU | HUFFLEPUFF STUDENT


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view post Posted on 13/2/2024, 19:11
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Quando il mio umore cambia tanto repentinamente non ci faccio caso, non finché il medesimo mutamento si rispecchia nei miei interlocutori. Me ne accorgo e sento una violenta stretta allo stomaco, mi pento e tento di trovare velocemente un rimedio. O una pezza all’altezza del danno, perlomeno. Non è mia intenzione mettere a disagio gli atri, soprattutto se nessuno di loro ha fatto altrettanto con me. Sono io che devo trovare il coraggio, mio malgrado, di affrontare certi argomenti che al momento ritengo spinosi. Non devo renderlo un tabù, non è giusto nei miei confronti in primis, ma nemmeno di quelli di chi cerca di comunicare con me.
«Mi dispiace veramente, non devi preoccuparti, tranquilla.» ci tengo a rassicurarla, quasi rischiando d’interromperla. Il tono è pacato e privo di tentennamenti, sul volto già spicca un sorriso gentile. Come se percepisse il tumulto che ho dentro, il piccolo Pancake si fa strada lungo le mie gambe, fino ad acciambellarsi dolcemente sul ventre per starmi vicino. Il musetto in alto, mentre si gode gli sporadici raggi solari che gli baciano la pelle. Con l’indice gli concedo un grattino sotto il mento squamoso e freddo, di rimando assottiglia gli occhietti soddisfatto e la lingua vibra tra le sue labbra fini «Non hai fatto niente di sbagliato fidati, sono io che mi pongo problemi probabilmente inesistenti.» lo dico con tutta la sincerità che ho in corpo, mi spiace averla fatta sentire in colpa. La verità è una sola: penso troppo, ecco dove sta il dannato punto della questione. Di solito mi lascio andare senza badare al resto, ma quando si parla di relazioni così intime comincio a tirare inevitabilmente un freno d’emergenza alle emozioni. Un freno che m’impone d’interrogarmi sui possibili scenari che potrebbero verificarsi, ma che alla fine per mia fortuna non si materializzano. Tali scenari finiscono sempre male nel mio immaginario, per cui mi dico che è meglio tacere e nascondere la testa sotto la sabbia pur di non creare imbarazzo e rovinare i rapporti con coloro a cui tengo. Codarda, ecco cosa sono «Problemi che diventeranno di Millo se mi ha presa in giro, precisiamo.» sdrammatizzo, le faccio un occhiolino complice e accantono così i pensieri che mi offuscano la mente. Le parole che mi rivolge mi colgono ancora più in contropiede delle precedenti, se possibile. Ma non mi lasciano sconvolta, anzi mi tira fuori una reazione che non credevo in linea con la situazione in cui mi trovo.
«Se ho una cotta?» la squadro un secondo, le sopracciglia che si sollevano interrogative «Bella domanda.» stavolta ciò che chiede – con tanta leggerezza – mi suscita davvero una risata divertita, anche se considerando il mio essere un disastro quando si parla di “amore” molti scuoterebbero il capo con biasimo. Sono un giocattolo difettoso in ambito sentimentale, non ironicamente è come se avessi costanti malfunzionamenti «Non lo so.» lo ammetto candidamente, le spalle che si alzano e abbassano rassegnate in sequenza «O almeno, se la dovessi avere temo di non riconoscere quelli che possiamo definire…segnali?» l’unico segnale che potrei comprendere, forse, sarebbe un’enorme freccia che mi indica la persona che mi fa battere il cuore, con su scritto “è qui, per Merlino, buttati”. Più mi figuro la scena, più lo trovo imbarazzante a livelli indescrivibili. Non dovrei aver bisogno di spintarelle da terzi, non sono come Pinky che necessita di mani amiche come quelle dalla mia concasata per raggiungere l’obiettivo. Ma ce anche altro sotto, qualcosa per cui la vergogna potrebbe aumentare ulteriormente «O più semplicemente non voglio accettarli, che è pure peggio…credo sul volto si dipinge una smorfia, non sono proprio fiera delle conclusioni a cui sono giunta. Rabbrividisco, ma non a causa della leggera brezza. Detesto mentire, qualsiasi sia il motivo. Se davvero mento a me stessa, mi domando poi come farò ad essere onesta con gli altri.



CAMILLE DONOVAN | HUFFLEPUFF PREFECT


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Scusa il ritardo, stellina :flower: :<31:
 
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view post Posted on 20/4/2024, 15:52
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Haru sorride. L’occhiolino complice del suo Prefetto la rassicura sul nuovo equilibrio ritrovato. È felice di notare che Camille si sia rasserenata e la nuvoletta carica di pioggia fosse in realtà solo passeggera. Non è certa di possedere gli strumenti per gestirne una di più permanente, e la cosa un po’ la spaventa. Il tono minatorio, invece, la fa sogghignare di cuore. Trova sempre molto divertente quando le persone più insospettabili e dall’aspetto meno minaccioso possibile rivelino una particolare streak vagamente… violenta?. Haru sghignazza tra sé e sé. Non è tanto la violenza in sé a divertirla, quanto l’accostamento bislacco di qualcosa di così intimidatorio con il genere di fattezze ed il tipo di personalità che sembrano non averci nulla a che fare. Il contrasto la intriga e la intrattiene.
«O almeno, se la dovessi avere temo di non riconoscere quelli che possiamo definire…segnali, spiega la Tassorosso in prima battuta.
Oh. Lo dice anche ad alta voce. «Oh». Non le sfugge la particolare enfasi che il suo Prefetto pone sulla parola “segnali” e, prima che possa rendersene conto, si ritrova ad annuire energicamente per tutta risposta alle sue osservazioni. Le pare che l’altra ragazza sia ragionando ad alta voce quasi tra sé e sé, ma non può che trovarsi perfettamente d’accordo con le sue considerazioni. Le rivelazioni dell’altra ragazza hanno un che di epifanico anche per lei, in un certo senso.
«Penso di capire ciò che intendi», Haru replica lentamente, come se stesse ancora processando ciò che ha appena sentito e ciò che sta dicendo anche finché continua a parlare. E in effetti è così. È convinta di aver già ragionato in background su questo tipo di argomenti e di aver già intavolato questi discorsi un miliardo di volte con le sue voci interiori nel corso di uno dei suoi tanti monologhi quotidiani, ma le parole di Camille li stanno facendo riaffiorare sotto una nuova luce.
«I sentimenti…», comincia con convinzione, ma rabbrividisce contestualmente e si frena quasi subito. «Veramente una brutta bestia, eh?».
Scuote la testolina ramata come a voler scacciare via quella sensazione di formicolio di dosso, un luccichio birichino già danzante nello sguardo. «So che caterve di libri di self-help e la psicoterapia dicono di no, ma sono dell’idea che se li conosci, li eviti». La fossetta fa di nuovo capolino all’angolo della bocca. Continua a rimuginare sulle riflessioni che il suo Prefetto sta condividendo con lei.
«O più semplicemente non voglio accettarli, che è pure peggio…credo», aggiunge infine Camille. La incuriosisce particolarmente l’ultima affermazione del suo Prefetto, ma al tempo stesso ne è piuttosto confusa. Inclina la testa verso la Tassorosso.
«Che intendi nello specifico? Non vuoi accettare di provare sentimenti? O che altri possano provarli per te?», chiede interessata. «Solo se sei a tuo agio a spiegarmelo, naturalmente», si affretta a rassicurarla con un altro sorriso.



MIN HARU | HUFFLEPUFF STUDENT


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Ce l'ho fatta, finalmenteeeeee! Giusto con quei duecentomila anni di ritardo :quote: :old: Ti chiedo perdono per l'attesa eterna :occhioni:
 
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