«Camille, tu vieni in biblioteca più tardi?» la voce di Abigail si spande da una parte all’altra della tavolata Tassorosso, abbastanza forte da sovrastare gli schiamazzi ed il cozzare stridulo delle stoviglie che caratterizzano gli ultimi minuti della pausa pranzo.
«Oggi no.» sono fin troppo frettolosa all’apparenza, lo ammetto
«Perché, che tu mi creda oppure no, rullo di tamburi…» finalmente faccio trapela un velo di entusiasmo
«…sono riuscita a terminare la tesina di Storia prima del previsto, quindi oggi mi prendo una meritata vacanza dallo studio.» concludo soddisfatta, con un ghigno eloquente stampato in faccia.
«Questa sì che è una notizia da prima pagina della Gazzetta, stai diventano una secchiona dunque?» mi sbeffeggia così, con la semplice ironia di chi ormai ha fin troppa confidenza con me.
«Magari, ho solo avuto due turni in meno da Zonko questa settimana….» «…di conseguenza, più tempo per concentrarmi sui compiti.» faccio spallucce, sottolineando la reale banalità dei fatti.
«Allora ci becchiamo prima di cena in Sala Comune?»«Forse, onestamente devo ancora pensare a come passare le prossime ore.» non credo senta nell’immediato la mia risposta, viene distratta da un concasato che la colpisce per sbaglio con una mollica di pane, incastrandogliela con precisione chirurgica tra i capelli
«Magari farò una passeggiata.» di certo non mi chiuderò tra le quattro mura del castello, mi sentirei un leone in gabbia
«E che sia chiaro, in caso niente biscotti speciali stavolta!» la minaccio con l’indice e fingo un’espressione seria e severa, l’ultima volta è stato fin troppo imbarazzante farle il favore.
Mentre armeggia rapida con una ciocca bionda, mette su un’aria da cane bastonato
«Nemmeno un milkshake?» forse in fondo spera di convincermi a concederle ancora il mio aiuto in futuro.
«Dubito.» mento a me stessa, ovviamente. Lo so bene che finirò per rifare il mio ingresso in quel covo per coppiette, storco il naso solo al pensiero.
«Ne riparleremo Donovan, stanne certa!» mi ammonisce prima di allontanarsi, lasciandomi lì a riflettere sulle sue ultime parole.
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Il cielo è limpido, contrariamente a quanto ci si possa aspettare da una tipica giornata autunnale in Scozia. Il sole riscalda piacevolmente l’aria, i raggi filtrano tra le fronde dell’albero sotto il quale sono comodamente seduta. Ho deciso di godermi ciò che rimane del pomeriggio in giardino, portando con me un buon libro da leggere e un po’ di compagnia. Ho approfittato della bella giornata per far assaporare dell’aria fresca ai miei famigli, nessuno escluso. Caramello è mezzo addormentato – rimarrà così fino al tramonto, all’incirca –, se ne sta appeso ad uno dei sottili rami posti più in basso. Di pari tranquillità è Kermit, che osserva il mondo placidamente appollaiato sulla mia spalla, troppo pigro per saltellare in giro ma non per gracidare di tanto in tanto. Pancake invece trotterella per il prato, in una specie di gara a chi cattura più mosche assieme a Pinky. La piccola pallina di pelo rosa rotola, finché non sbatte contro la mia gamba. Le labbra s’incurvano dolcemente, abbandono il romanzo sul grembo per concederle un delicato grattino sulla testolina. Ciò che ottengo è uno dei suoi tipici trilli compiaciuti, il corpicino che subito dopo preme contro il palmo in cerca di altre coccole.
«Che c’è, stai perdendo la sfida?» la osservo con un sopracciglio sollevato, sinceramente curiosa
«Hai bisogno di farti consolare?» le chiedo con tenerezza. So già cosa desidera, ormai la conosco come le mie tasche. Mi sporgo verso la tracolla scolastica, abbandonata di fianco ad una nodosa radice. Ne estraggo un sacchettino trasparente, contiene il suo il mangime preferito e lei lo percepisce. Ne prendo una manciata, lasciando che l’altra si serva come e quando vuole. Non si fa attendere molto la golosona, in pochi secondi fa piazza pulita, solleticandomi la pelle con la lingua ruvida. Inevitabilmente mi esce una risata genuina, accompagnata dalle ultime attenzioni che le concedo prima che si allontani tornando ai suoi affari. Nel frattempo, il suo compagno di merende sembra aver trovato una nuova amichetta, ne intravedo solo i piedi dalla mia postazione. Pancake senza timore va incontro alla figura di passaggio, allunga le zampette poggiandole sulla sua scarpa e infine solleva il musetto per puntare i suoi occhioni di geco sul volto di una ragazzina. Lo noto appena la guardo meglio, rivolgendole un largo sorriso.
«Gli piaci, sai?» le dico, indicando la creaturina con un cenno del capo
«Credo ti stia invitando a giocare con lui.» aggiungo divertita
«Spero non ti dia fastidio, è solo molto affettuoso il signorino!» la rassicuro con gentilezza.