Mirror of Daedalus, Evento straordinario | Horus

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view post Posted on 6/10/2023, 09:17
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Il Fato

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nzL5qO7

Hai lasciato Sitra nel suo letto, il respiro silenzioso di una lenta ripresa. Ma è giusto così, ti dici: perché un legame potrà non essere una debolezza, ma per te è un pericolo. Ti muovi nella notte con la speranza che Ra - recapitato il messaggio - ti segua.
E' tuo fratello, non potrebbe fare altrimenti, tanto che il tuo cammino è circondato dal suo batter d'ali silente, lassù nel buio. E questa notte le stelle sono particolarmente luminose, complice una luna quasi piena che illumina il deserto.
Nel momento di incertezza - con la sola indicazione di andare a Giza - è Ra che ti guida. Fischia dall'alto, lui conosce la via?
Quante cose ancora non sai, e quante mano a mano ti si mostreranno come pergamene ingiallite lasciate a seccarsi in biblioteca.
Questa è una di quella. Ra conosce la via che Sitra ha a malapena sussurrato. Non ti deve alcuna spiegazione, può solo far battere il tuo cuore di improvvisa certezza: sei sulla strada giusta.

Sono quasi le 3 di notte, Horus, ma la stanchezza non è parte di te, né di questo processo. Quella cosa, su Osiris, ti tormenta? Quanto è riuscito a scavare a fondo con una sola frase? Abbastanza da destabilizzarti, o sei pronto a stare in piedi altre notti? Ra si ferma. Vortica lentamente per tornare appollaiato in cima ad una palma. Fissa un punto a Nord.

Così puoi vederlo da te, un accampamento di medie dimensioni, si tratta giusto di tre o quattro tende ed un focolare acceso nel mezzo. Avvicinandoti puoi notare ciò che l'ombra cela. Si tratta di tende scure, anche qualora vi fossero luci al loro interno, tu non le percepiresti come accese o spente. Non puoi avere idea se siano o meno più grandi all'interno. Ma grazie alla vegetazione puoi renderti piuttosto inosservato ancora per un po'.
Siete su un versante perfetto, con le tre grandi piramidi allineate all'orizzonte e quelle vie commerciali chiuse, mutate in un deserto piuttosto silenzioso.
A rumoreggiare maggiormente sono i cammelli legati alle palme vicine. Ce ne sono cinque, uno dei quali è particolaremente pallido. Solo due uomini al momento sono visibili in questa zona, e - data la tua vicinanza - puoi udire il loro breve scambio. Il primo uomo è piuttosto alto, indossa una dishdasha nera che arriva fino a coprire i piedi, nudi nella sabbia. Parla un inglese fortemente marcato, con l'accento duro dell'uomo arabo. Punta il dito verso il secondo uomo.

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«Non devi toccarlo, per nessuna ragione. Lui è l'unico che può avere questo onore, e spero sia sufficientemente chiaro che non siamo qui per giocare agli archeologi» stringe i denti, lo fissa negli occhi, la sua voce suona come un ringhio.
«L'ho capito alla prima delle cento volte in cui me l'hai ripetuto, non sono uno sprovveduto, Sahid.» il secondo uomo è quasi un ragazzo, vestito come un turista, un moderno Indiana Jones con una fiaschetta di metallo che di tanto in tanto si porta alla bocca.
Sahid gli ferma un polso prima che possa bere di nuovo, preme puntando la bacchetta, e qualcosa sembra muoversi, serpentino.
«Vedi di essere pronto per quando sarà il tuo turno» ringhia, ancora. L'altro sfila il braccio, si massaggia il polso e mette via la fiaschetta. «Datti una calmata, siamo dalla stessa parte» risponde il ragazzo, più serio adesso. «Farò quello che devo, come sempre» afferma.




Bene Horus,
eccoci qui al terzo livello di Daedalus.


Siamo al fanalino di coda di questa avventura e, tuttavia, non è il meno importante.
Giocati bene le tue carte, ti rivelerò in corso d'opera l'esito dell'ultimo dado.

Sai dove trovarmi, ti lascio qui una mappa indicativa.

 
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view post Posted on 12/10/2023, 12:21
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È il lucore della luna a farmi strada tra le vie invisibili del cielo notturno; le stelle, come lanterne, mi conducono in direzione dell’altopiano.
Il frusciare delle ali di Ra accompagna il mio volo: non ho dubitato nemmeno per un attimo che potesse non raggiungermi. Solo la paura ha inquinato la mia sicurezza ma so che ha compiuto il suo dovere rapidamente pur di tornare da me e che mia nonna ha ricevuto il messaggio con la dovuta urgenza.
Penso a Sitra un’ultima volta, al suo sangue che ho dovuto pulirmi dalle mani e alla morbidezza delle piume di Ra nel vento sostituisco il suo stridio di dolore.
Serro il becco, facendolo scattare con nervosismo e, aprendo la coda per planare verso est, sbatto le palpebre per tornare ad essere ciò che adesso sono –che sono sempre stato: una reincarnazione.
“Vuoi vedere la maschera di tuo padre?”
Le piume remiganti vibrano per le correnti su cui scivolano, ma il solo ricordo di quella voce metallica basta a scuotere il mio intero corpo.
E ancora una volta, alle mie spalle lascio andare tutto: la possibilità di dimenticare per sempre questa maledizione, il calore e l’affetto di coloro che mi hanno circondato e accolto, nonostante i miei tentativi di non stringere legami; la promessa di un amore puro che, forse, non ho mai conosciuto prima e il ricordo di un altro che ho spezzato.

Non ho più niente; ho solo questo.

Il profilo della Sfinge accarezzata dalle sabbie del deserto ci accoglie come guardiana delle piramidi di Khafra, Khufu e Menkheres i cui corpi riposano, involucri vuoti: le loro anime risorte da tempo sono già al fianco degli Dei.
Alzo di poco la testa per scorgere il ventre di Ra sopra di me: ricordo la piramide di Djoser nel mio sogno –lo era davvero?– e la sicurezza con cui il mio falco si muove fra le spire del vento in direzione Nord.
Mi chiedo come faccia a conoscere tutto questo, dove lo abbia visto, ma mi coglie il sospetto, già avuto in precedenza, che la sua scomparsa non sia stata casuale. Non lo è mai stata, del resto, e io non vi ho mai creduto. Eppure non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.
La nostra comunicazione è semplice e complessa al tempo stesso.

Plana in una discesa e lo seguo, cogliendo con lo sguardo i bagliori rossastri di un falò riverberare sulla stoffa di un gruppo di tende ai piedi delle tombe.
Seguo l’esempio di mio fratello e, anch’io, scivolo silenzioso fra le fronde di palma, aggrappandomi con gli artigli ad un ramo particolarmente spesso in grado di celarmi agli occhi di due uomini.
Li osservo e sento l’odore e lo sbuffare di cammelli non poco distanti. L’istinto ferino mi costringe a voltare la testa e piegarla in loro direzione: noto subito quello più chiaro, malato.
Ma il capo scatta di nuovo verso un altro tipo di prede.
Con le ali ripiegate sul corpo ascolto la conversazione, la vista acuta mi permette di identificare persino la fiaschetta argentea che il più giovane dei due individui si porta spesso alla bocca.
Lo scambio è chiaramente interessante e, lo so, non sono sprovveduti o turisti. Ad ogni modo sospetterei di loro anche nel caso lo fossero davvero.

Squadro velocemente l’ambiente, scrutando fra le tende per trovare indizi. Poi scocco un’altra occhiata a Ra, non poco distante, valutando il da farsi.
C’è qualcosa che mi spinge ad agire sui cammelli, su quello malato tanto per cominciare, ma decido di non rischiare per la mancanza di coperture e, soprattutto, di informazioni.
Non so se è l’anima del falco a chetare la mia irruenza, ma rispetto a prima, quand’ero sul terrazzo animato da una furia cieca, questa volta sono più calmo… e più cauto.
Decido di rimanere fra le fronde sicure della palma ancora per qualche momento: studio l’accampamento silenzioso e sui due uomini che sono dalla stessa parte.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Generi di viaggio.
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 17/10/2023, 17:47
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nzL5qO7

Puoi godere così della brezza del tuo mondo, seppur l'aria sia dura. Palpabile come nebbia fitta in una palude, la tensione trai due uomini è incerta.
La vedi, sai che esiste, scuote piano le piume - smosse come le fronde di queste palme. Il giovane non è che il solito irriverente, non pensi? Lì per non farsi dire più volte ciò che già sa. Con la mano di Sahid a tenergli fermo il polso in un chiaro messaggio: smettila di bere, mi servi sveglio.
E, tuttavia, quel tono e quei modi l'hanno fatta da padroni, convincendo il ragazzo a fare quel passo indietro che serve a guadagnarsi la fiducia.
Non è uno sprovveduto, lo vedi quando fissi con più attenzione gli occhi precisi in quella direzione. Il loro parlarsi è umanamente riconosciuto anche dal falco che sei.
C'è una forma di complicità basica che si instaura nei loro gesti. Quando Sahid annuisce il silenzio, l'altro prende fiato e si guarda intorno.
Nessuno ti ha ancora visto, appollaiato come sei. Nessuno ha cuore di alzare gli occhi al cielo e contare le stelle nella volta celeste.

Ma questo non basta, quando sposti lo sguardo più intorno, puoi notare che nelle altre tende si accendono luci flebili.

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«Comunque non lo so quanto ancora dobbiamo aspettare» il suo parlare era stanco, ma terribilmente greve. «Da quando è tornato non parla neanche con me» asserisce, si avvia piano verso i cammelli, ne sfiora uno, ti sembra sia il più scuro, in linea d'aria sotto Ra.
«Ha rischiato come un coglione» rimarca l'altro, avviandosi dietro Sahid ma senza smettere di guardarsi attorno.
Dalle tende ancora qualche movimento: distingui adesso due figure. Una per tenda, in quelle più distanti. Una è coricata, spegne la luce - probabilmente dormirà a breve. L'altra, invece, ti sembra in ginocchio. La schiena dritta, un libro - o qualcosa di simile tra le mani - le ombre sono vaghe.

Una cosa però attira la tua attenzione: il ragazzo si avvicina ad un secondo cammello, quello pallido del gruppo, e sfila con cautela un pugnale insanguinato dalla borsa di cuoio legata alla sella. Lo riconosci.

E' il pugnale che Sitra ha conficcato nella gamba di quel Mangiamorte.




 
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view post Posted on 21/10/2023, 15:54
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Anche in questa forma, mi si gela il sangue.
Osservo il bagliore sinistro della lama che l’uomo più giovane tiene tra le mani e l’incrostazione scarlatta sul filo, visibile grazie al riverbero del falò, mi fa ribollire di rabbia.
Mi costringo a non pensare a Sitra, a non chiedermi come sta, se mia nonna ha già ricevuto il messaggio e se la mia maldestra magia curativa sia riuscita, in qualche modo, a fermare l’emorragia. Non voglio nemmeno domandarmi cosa penserà, non trovandomi, anche se, in fondo, credo se lo aspetti.
Serro il becco, ma lentamente abbandono la presa sulla palma allentando gli artigli. Abbasso lo sguardo cercando un punto riparato per planare silenzioso e tornare umano. Non ho bisogno di comunicare con Ra, ma mi accerto che sia ben nascosto dietro le foglie. Così, da predatore quale sono, prendo il volo nell’intervallo di questo vociare, lontano dai loro occhi così da scivolare sinuoso dietro le fronde che, per fortuna, rappresentano una delle poche macchie verdi di quest’oasi.
Il frullio d’ali è una carezza nel vento e le mie ginocchia umane, ora, toccano la sabbia morbida e fresca del deserto. Fra le mani tengo la bacchetta, stretta così convulsamente da sbiancarmi le nocche. Non ho più la vista acuta del falco ma la scena che mi si para davanti e che osservo fra gli spazi fra un ramo secco e l’altro, è chiara; meno, invece, lo sono i discorsi di questi due.
Il cammello bianco, che ora noto essere albino, mi crea un senso di disagio e stona a tal punto con il resto dello scenario, da accendermi un campanello d’allarme. Mi chiedo se sia una trasfigurazione o… un Animagus. È una teoria assurda ma da quando anche io lo sono, ogni animale con un aspetto diverso mi fa porre il dubbio. Io per primo sono anomalo in quanto falco, con le mie piume rosse e bianche, e gli altri della mia stessa specie mi schivano e fischiano minacciosi, non riconoscendo in me uno di loro. Solo quando sono con Ra, mi ignorano.
Mi mordo un labbro in un momento d’indecisione che mi spinge ad ascoltare con le orecchie tese ciò che i due si stanno dicendo. Il mio sguardo, nel frattempo, sbircia le due tende dove poco fa ho visto muoversi delle figure.
Ho come l’impressione che quel qualcuno di cui stavano parlando i due sconosciuti possa essere il Mangiamorte da me incontrato. Perché, altrimenti, dove avrebbero potuto trovare il pugnale di Sitra?
La cosa non mi stupirebbe: sapevo che le probabilità per cui lui potesse essere qui fossero molto alte, a conferma di ciò che lei ha visto.
Non voglio rischiare, questa volta, benché il desiderio di ammazzare quel figlio di Morgana alimenti dentro di me una rabbia minacciosa e pericolosa. Più per me che per lui, in realtà.
Mi muovo piano e con cautela perché non voglio destare l’attenzione degli uomini, ma, al contempo, voglio essere in grado di capire cosa diavolo stiano facendo con quel pugnale e, soprattutto, che problemi ha quella bestia. L’albinismo è molto, troppo raro, a maggior ragione per un tipo d’animale come il cammello. Non è una coincidenza, me lo sento.
Nonostante questo, voglio –letteralmente– vederci chiaro per capire cosa si celi dentro quelle tende. Trovando uno spazio libero fra le foglie, punto la bacchetta verso quella dove intravedo una sagoma intenta, spero, a fare tutto meno che vedere al di fuori del suo rifugio. La luna piena sopra di me e il falò scoppiettante sono un’arma a doppio taglio, ma adesso potrebbero giocare a mio favore.
Devo sapere se lui è lì.
Piego il gomito, trattenendo quasi il respiro, e allento leggermente la presa sulla mia bacchetta, quel che basta prima di tornare, una volta finito, ad aggrapparmici con ostinazione.
Poi allungo il braccio in direzione della tenda: non è facile nascondere la punta della bacchetta senza, tuttavia, toccare le foglie e deviare così l’effetto dell’incanto; per questo pongo ancora più attenzione, assottigliando gli occhi per la concentrazione.
*Vitreo.*
È un incanto semplice, s’impara alle primissime lezioni ad Hogwarts, ma, a dirla tutta, nel mio lavoro questo tipo di magia è piuttosto utile in molte più occasioni di quel che si pensa.
Mi permetterà di vedere per pochi secondi oltre la tenda, quel che basta per capire cosa si nasconda dietro la spessa stoffa senza però rischiare che qualcuno s’allarmi per un’improvvisa trasparenza. In fondo il deserto è famoso per le sue illusioni ed è facile lasciarsi suggestionare, anche se il sole non è alto nel cielo. E poi, nel frattempo, posso sempre ascoltare.


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▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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nzL5qO7

La tua forma ti riaccoglie trai rami morbidi di queste fronde.
Incredibile come da umano tu percepisca molto meno ciò che ti circonda, vi è sempre un momento in cui l'immagine davanti a te si fa meno nitida, più aperta ma con pochi dettagli.
Così come il vento, ora ti accarezza la pelle come faceva con le piume, ma non ti stimola a farti avanti, a chiudere gli occhi e gettarti in suo completo controllo.
Non ti invita a danzare come fa con il falco e - tuttavia - questo cambio ti da modo di ascoltare ancora un po' i due uomini nei loro scambi.
Usano movimenti lenti, non hanno alcuna fretta, né di sbaraccare, né di andarsene da lì. E' la calma di un'oasi inquieta.

Ra non si muove, immobile nel suo perfetto nascondiglio, osserva. Se lo guardi puoi solo vederlo spostare il capo a destra o a sinistra ma solo perché - come te - sta analizzando ogni cosa.

5mtQebG

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«Dici che ci tiene tanto a questo il giovane si rigira il coltello di Sitra, lo fa roteare in equilibrio con la punta contro il polpastrello dell'indice.
Sogghigna, ma l'espressione di Sahid non si ammorbidisce troppo, ha giusto un accenno di ghigno simile.
«Dico-» afferma con un tono che resta greve, screziato del giusto sadismo. Ferma il pugnale, strappandolo al collega, lo rimette dov'era. Il cammello non fa una piega, ma Sahid prende il ragazzo stringendogli l'avambraccio.
Per contro, l'altro ringhia divertito. « Dico che se ti vede toccare le sue cose, ti spezza le ossa. Per quanto sarebbe piacevole zittirti, serviamo tutti in piedi» «Si si, per il figlio di Osir-» La mano di Sahid scatta in direzione delle labbra del biondino, gliele serra incitandolo al silenzio con l'altra mano. «Zitto, pivello» stavolta tutto di lui è ferreo, come l'intenzione con cui lo tacita.
L'altro alza le braccia, in segno di resa totale. Guarda altrove, dritto dove sei tu. Ma non ti vede, si sposta solo lì con lo sguardo per evitare Sahid.

Intanto, il tuo incantesimo fa ciò che deve fare. Hai 5 secondi, e ciò che vedi è un'immagine si fa trasparente, appartiene alla tenda con la luce accesa. Un uomo dai lunghi capelli cinerei si rigira un oggetto tra le mani. E' un fagotto poggiato su di un libro, tra la stoffa vi è una piccola luminescenza dorata. Te ne accorgi quando ne scorre i tratti sotto la luce accesa. La figura estrae quell'oggetto di metallo, a distanza puoi riconoscerlo con la forma simile a quella di un Ankh. Il mantello scivola via e noti delle bende vicino al punto che Sitra aveva ferito. E' lui.

Di nuovo, torni cieco di fronte al tendaggio spesso e ingiallito.

Sahid e il ragazzo sono ancora davanti a te, leggermente spostati - ora - verso i cammelli.
«Era tuo amico, me l'ha detto Sheiva» «Non ho amici, e faresti bene a non averne anche tu» risposte secche. «Vado a chiudere occhio, vedi di non farmene pentire» Sahid estrae la bacchetta e la stende dritta a puntare il cielo, pronuncia una formula inudibile ad occhi chiusi e tu percepisci un bagliore delineare una cupola che arriva giusta dietro la tua schiena, inglobandoti per poi tornare invisibile. «Svegliami tra due ore» Poi si infila nella tenda senza luce. Ogni luce, lo noti, ora si spegne.




 
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24 yrs – cursebreaker – Giza

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Sarebbe stato ingenuo da parte mia credere che non si aspettassero il mio arrivo. Ciò che mi dà da pensare è perché. La visione di Sitra è stata indotta solamente dal controllo che il Mangiamorte ha esercitato su di lei. Fino a quel momento, sapevo solo che sarei dovuto andare alla piramide di Djoser, a Saqqara; è stato, perciò, un colpo di fortuna apprendere che il vero luogo d’interesse era a Giza.
Eppure quando sento nominare mio padre, serro la mascella, stridono i denti.
Vuoi vedere la maschera di tuo padre?
La voce dell’uomo torna a riecheggiare nella mia testa, annebbiandomi la vista. Più passa il tempo da quando le sue parole sono riecheggiate sul terrazzo di casa di Sitra, più queste si insinuano dentro di me, venefiche. Mi fa così incazzare questa mia reazione. Vorrei essere impassibile, ignorare la provocazione, eppure rimane in qualche parte del mio cervello, si intromette malevola in ogni mio pensiero; persino in questo delicato momento.
Sentirmi chiamare ”il figlio di Osiris” mi procura una commistione di sentimenti che si concentrano dolorosamente alla bocca e dello stomaco .

Una volta ne andavo fiero, perché per me nessuno era al pari della conoscenza che aveva mio padre della storia, nessuno poteva eguagliarlo per intelligenza e bravura e… dolcezza.
Ricordo poco i dettagli ma rimembro chiaramente la sensazione del tappeto sotto le mani e il fuoco del camino sul viso, mentre guardavo e ascoltavo papà raccontarmi di favole e leggende dei luoghi in cui era stato. Amavo il suo viso illuminato dal calore delle fiamme che rendeva i suoi occhi liquidi come il mercurio, i riflessi accesi sui capelli che spesso raccoglieva i in una coda laterale. Quando mi teneva in braccio, mi divertivo a tirare le ciocche rosso scuro, strappandogli di tanto in tanto un lamento o una carezza.
Adoravo additare un punto del suo mappamondo dove i piccoli omini che lavoravano agli scavi dove era collaboratore o direttore si muovevano come tante formiche. E ogni volta, lui enunciava tutti quei nomi strani dei siti che a me suonavano divertenti come fossero filastrocche. E lui rideva, rideva persino quando quel cinghiale mi ha inseguito. Diavolo, quante gliene aveva dette mia madre. E la sua risata… Dio, come mi è mancata la sua risata. Quanto ho sofferto quando, a poco a poco, il suo suono scompariva dalla mia memoria.
E come mi stringeva a sé, più di quanto facesse mia madre, come fossi il suo tesoro più prezioso. Come in quella foto, la cui cornice Nieve ha rotto, generando in me una rabbia pari a quella che sto provando ora.

Il nome di Sahid in un qualche modo non mi è nuovo, ma è così comune che non riesco ad accostarlo a niente. Era amico di mio padre? E quando? Dove? E poi, chi è Sheiva? Anche lui era suo amico? In fondo non so nulla di lui, perché mia madre ha sempre evitato di parlarne, come i miei nonni. So solo che aveva amici di merda, a quanto pare.
Sentire negare il più grande dei due, mi spinge a provare un rinnovato senso d’odio che si rigenera e s’infiamma quando, tramite il mio incanto, riconosco il Mangiamorte dentro la tenda. Percepisco il sangue rombarmi nelle orecchie e se non facessi caso a ciò che sto facendo, spezzerei la bacchetta in due, tanta è la tensione con cui la stringo. Eppure mi concentro, felice di avere qualcosa di diverso dalla vendetta a cui pensare. Memorizzo per quei pochi istanti l’Ankh dorata che si cela tra le pieghe della stoffa che tiene in mano e confermo così i miei dubbi. Poco, ma sicuro, è quella che i due qui davanti non devono toccare.
Socchiudo gli occhi, richiamando alla memoria ciò che è stato disegnato sulla pergamena nascosta.
”Amor ch'a nulla amato amar perdona”
I versi in italiano mi tornano alla mente e ricordo come ho febbrilmente cercato il loro significato.
“L’amore che obbliga chi è amato ad amare a sua volta.”
Che cazzo vuol dire? Che siccome ti amavamo, allora ci facevi il favore a ricambiare? O che devo continuare ad amarti solo perché tu hai amato me?
”Vuoi vedere la maschera di tuo padre?”
Vaffanculo.

Rigido come una statua, torno a guardare i due uomini, scacciando i pensieri via dalla mia mente. Mi devo concentrare, mi dico e così faccio, osservando (o aggrappandomi?) alle figure davanti ai miei occhi. Arriccio il naso in un’espressione di fastidio quando l’uomo chiamato Sahid si allontana, lasciando il più giovane con i cammelli.
Guardo nuovamente quello più chiaro e di nuovo m’assale un dubbio.
Questa volta mi mordo il labbro, indeciso sul da farsi: se voglio raggiungere la tenda del Mangiamorte devo mettere KO il ragazzo, affinché non dia l’allarme.
Allo stesso tempo… Scruto il cammello dal manto chiaro e noto che, a dispetto di quanto creduto inizialmente, non è proprio un albino. Alle fiamme del falò riesco a scorgere il cupo nero dei suoi occhi. Non dovrebbe allarmarmi, è una bestia come tante, ma è così raro, così strano vederne uno…
Lo sguardo saetta da lui al ragazzo ciondolante: ho tre opzioni, tutte e tre plausibili anche se una particolarmente sciocca, forse superflua. In fondo, però, non ho nulla da perdere. La calma placida del campo mi spinge a pensare che non si aspettano la mia presenza così presto.
Come prima, punto la bacchetta sul giovane, senza arrischiarmi ad uscire fuori dalle fronde. Dopo, però, cambio idea e la sposto verso il cammello.
Devo togliermi il dubbio.
Descrivo un cerchio includendo l’intero corpo della bestia. Il mio respiro è calmo, la mia concentrazione è distante da tutti quei pensieri che finora mi hanno annebbiato la mente. Non so se il mio sospetto è fondato, è probabile di no, ma in ogni caso vale la pena tentare.
Se anche il mio incantesimo fallisse, il mio nascondiglio rimarrebbe ancora sicuro e il ragazzo –nonché il campo– non verrebbe allarmato. Se funzionasse… potrebbe essere una semplice instabilità della trasfigurazione, qualcosa che in realtà è meno rara di quanto si creda, soprattutto in determinati momenti di stanchezza; ne so qualcosa. Anche in questo caso, comunque, la mia copertura dovrebbe essere ancora al sicuro. Mi reputo piuttosto fortunato ad essere rientrato nell’incantesimo protettivo eseguito da Sahid ––perché di questo dev’essersi trattato quando ha puntato la bacchetta in alto. Per uno che fa il mio lavoro, non è difficile comprenderlo.
Passo poi alla testa dell’animale, concentrandomi in particolare modo sulla rivelazione di un volto sotto il muso piuttosto ottuso della creatura.
*Animaleus NobODYX* La mia voce, all’interno della testa, sale di tono nell’ultima parte, appellandomi alla Magia.
Lo scrupolo è pur sempre uno scrupolo e avendo tempo –spero– a mia disposizione, posso permettermi anche un fallimento.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Generi di viaggio.
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 26/10/2023, 15:40
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«E' sempre un piacere parlare con... te» la voce del giovane si perde dietro la schiena di Sahid. L'uomo, ormai lontano, non emette più alcun suono in sua direzione.
Il ragazzo stringe i denti, mediamente dispiaciuto, ma nulla più. Disegna piccoli anelli con la punta della scarpa nella sabbia rada. Incappa in qualche filo d'erba ma il silenzio non viene smosso.
L'unica fonte di rumore sono i cammelli. Uno dei quattro ha il respiro molto pesante, è accucciato a terra, pronto a godere di un sonno meraviglioso.
Gli altri dormicchiano in piedi, ancora ruminando, con le code a frusta per scacciar via le mosche.

5mtQebG
«Vedi, Rahajs, siamo rimasti solo noi due in tutto questo mondo» sfiata il ragazzo, rivolgendosi al cammello dormiente. Tanto che gli si siede accanto. La schiena pericolosamente vicino a te, Horus.

Eppure tu sei stato veloce, preciso, abile. No? La prudenza prima di tutto. Prima di un nome che martella nel cervello e prima di un figlio che non senti più d'essere. E' così?
Quante speranze per un solo cammello bianco. Che - nonostante i tuoi sforzi - resta tale. Un cammello bianco.

«Oppure no» il cammello bianco scalcia con lo zoccolo, ma il ragazzo a lui rivolge solo un ghigno. Abbassa di più il tono, piega la testa per farti vedere il suo profilo. Si porta un dito alle labbra. «Shhh» sibila, cauto.
Non estrae la bacchetta, non fa nulla ma puoi capire chiaramente che adesso non parla con il cammello, lui parla con te.
«Dovresti nascondere meglio la punta della bacchetta, sai? Sei fortuna..to? Che Sahid non ti abbia percepito» si gira a cercare il tuo volto tra le fronde «Mi fai un po' di compagnia?Tanto non puoi uscire»




 
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Trattengo un’imprecazione tra i denti.
Non tanto per il buco nell’acqua dell’incanto –me l’aspettavo ed è stato meglio così–, ma per il fatto che questo imbecille si è venuto a sedere proprio davanti a me.
Da stamattina Seth sembra si stia divertendo particolarmente a farmi impazzire con queste congiunzioni caotiche. Pensare che sia accaduto tutto in una sola giornata mi lascia senza parole. Il tempo sembra essersi dilatato infinitamente e non penso di aver mai vissuto qualcosa di così intenso. Se mi fermassi a pensare che stamattina me ne stavo tranquillo per le strade di Roma, ciondolando fra i Fori Imperiali mentre ora sono qui, in mezzo al deserto, crederei d’essere impazzito. Mi scorrono veloci davanti agli occhi tutti gli eventi che, uno dopo l’altro, si sono susseguiti: la ragazzina fissata con la Vespa, il fratello inquietante, la voce di John Cavendish. E poi mia nonna, la verità sui sentimenti di Sitra, Sitra, Ra, il Mangiamorte, l’Ankh. Mi sembra di essere in balia di una tempesta, intrappolato come un granello di sabbia in una clessidra sdraiata su un piano di legno.
Trattengo il respiro quando il ragazzo mi mostra le spalle, si siede, si volta. La sua voce è un sussurro, così calmo e placido da insospettirmi ancora di più. Certo, dal breve scambio a cui ho assistito, tra i due questo mi sembra più disinteressato degli altri, ma è proprio questa sua tranquillità a farmi innervosire. Mi viene in mente quel Marco e un brivido mi scorre lungo la schiena. I miei occhi saettano in alto verso Ra, assicurandomi che sia ancora lì –e che possa eventualmente agire in caso ne abbia bisogno–, *poi la mia mano libera scatta fra le fronde e afferra la maglia del ragazzo, attirandolo appena verso di me. A trovarlo c’è la mia bacchetta tra le scapole e faccio attenzione a rimanere nascosto fra le foglie.*
« Sssh. » Ripeto, sardonico. « Non ti faccio niente. »
Ha ragione, non posso mostrarmi ed il mio errore è stato quello di lasciarmi fregare dalla mia paranoia. Storco la bocca, irritato: sono decisamente troppo stanco per queste stronzate. Ed è proprio questa mia stanchezza a preoccuparmi. Benedico solo l’adrenalina che mi scorre nel sangue e che mi mantiene lucido.
« Ma come, non vuoi andare a dormire? Vuoi compagnia, o una ninna nanna? » Flauto in un bisbiglio. La mia voce è morbida, s’accosta alle foglie come la carezza del vento del deserto che sa di sabbia e pietra cotta dal sole.


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▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
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▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Fra asterischi l'ipotetico.
 
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«Ah, la bacchetta tra le scapole, un classico» sospira, annoiato.

Il ragazzo ti sorride, anche se ora guarda un attimo dritto davanti a sè. Il falò distante da voi, scoppietta tra le tende. Il silenzio permane, invaso dal vivere lento dei cammelli.
Non sembra che tu l'abbia propriamente colto di sorpresa e, tuttavia, neanche che sia genuinamente preoccupato.
Così ravvicinato puoi sentire il suo profumo, un formicolare di gelsomino che appanna le narici, per poi scorrere via con la dolcezza dell' arancia. E' tutto vagamente familiare, fin troppo tranquillo. Sei in un campo per nulla sicuro, chiuso dietro una bolla protettiva in cui sei rientrato per puro e fortuito tempismo.
E certo non sei accerchiato dalle persone più serene e festaiole di questo mondo, eppure stai parlando con uno di loro.

«Tranquillo puoi anche farmi qualcosa, se vuoi» annuncia, per nulla agitato, anche se non ha ancora alzato le mani. «Non mi piacciono gli stalli alla messicana, è più divertente se hai un certo vantaggio»
Ancora sembra parlar per enigmi, forse non con tutte le rotelle al loro posto, non trovi?
Contro la tua bacchetta gratta piano la schiena.
«In quel punto, grazie stavo impazzendo» ancora scherza, ancora sdrammatizza la forza con cui sai porti. Eppure non sa chi sei, non ti chiama per nome, non ha potuto guardare bene il tuo volto prima di trovarsi la bacchetta nella schiena.

Inspira docilmente, alza piano la mano destra, forse per testare la tua reazione. Ovviamente è vuota. A qualunque gioco stia giocando, ora ci sei dentro anche tu. «Posto singolare in cui accamparti, non pensi?»
Il suo sorriso brilla sotto i raggi di una luna generosa. Sul dorso del polso puoi notare un tatuaggio. Riconosci nei tratti neri la forma di Seth.
«Raccontami questa come storia della buona notte, mh? Ne sarei lieto»




 
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view post Posted on 27/10/2023, 09:26
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Arriccio il naso per il profumo che mi giunge alle narici.
Detesto il gelsomino. E già così, partiamo male.
Il crescendo pruriginoso –e non quello della sua schiena– della sua presuntuosa arringa mi fa venire voglia di ficcargli non la bacchetta, ma il pugnale dritto fra le scapole.
Ho letto di un’interessante pratica vichinga che prevede il taglio verticale all’altezza della cassa toracica e l’estrazione dei polmoni a mo’ di ali. Mi solletica l’idea, ma non mi pare decisamente il caso. Mi trattengo dallo Schiantarlo perché ho come l’impressione che, nonostante tutto, possa darmi informazioni utili. Una parte di me, in realtà, ne dubita. La sbruffonaggine è sempre un’arma a doppio taglio, a maggior ragione se si sente abbastanza sicuro da prendere il pugnale del Mangiamorte. Potrebbe essere un cialtrone, ma potrebbe nascondere anche qualche asso nella manica. Allora sbuffo sommessamente con palese disprezzo e gli ficco maggiormente la bacchetta fra le vertebre della colonna vertebrale.
« Potevi dirlo che avevi prurito… » Sussurro amabilmente, in netto contrasto con il fastidio che sento dentro. Di certo la soddisfazione di far breccia nella mia calma non gliela darò. Sono molto bravo, a celare i miei turbamenti e anni e anni come Prefetto e Caposcuola mi hanno insegnato una voce di miele, sotto le stille di veleno.
*Così la mano che finora l’aveva trattenuto verso di me, fruscia rapida verso il suo collo, dove i capelli biondi si arricciano sulla nuca. Le mie dita l’afferrano come un mazzolino di fiori e premono appena sulla carne.
« Vuoi anche una grattatina sul collo, già che ci siamo? »
Non mi sporgo tra le foglie, prestando ben attenzione a tirar lui, piuttosto, verso di me, in maniera rigida, ma mantenendo comunque la sua stabilità. Il mio fiato caldo giunge al suo orecchio, poi rido sommessamente alla sua richiesta di favole, così magistralmente infantile che quasi, quasi gli crederei. La presa sulla bacchetta si rinsalda. Si volta, cerca di individuare il mio volto e io di certo non voglio facilitargli il compito. Motivo per cui ho cercato di prendergli il collo.
Che ‘sta storia non mi piaccia è chiaro, ma non sono sicuro che mi abbia riconosciuto o meno.
”Il figlio di Osiride.”

Tendo le labbra, contrariato. Scalpito nel voler sapere di più, se mio padre è davvero qui nei paraggi, se è intento anche lui a studiare chissà quale manufatto magico… per il Signore Oscuro.
In ogni caso, come diamine ha fatto a notarmi tra le foglie –visto che la bacchetta è di legno e poteva esser scambiata per un frammento di ramo– non mi è concesso sapere. E tuttavia, questa faccenda del “percepire” potrebbe confermare l’ipotesi di un Salvio Hexia. Ciò che mi perplime è perché non sia stato eseguito prima e questo è altrettanto sospetto.
Non mi ci vuol molto ad esaudire la sua richiesta.
« Mi piacciono i classici. » Sottolineo, riprendendo il filo della sua provocazione.
« Suggestivo, non trovi? »
Non voglio attardarmi con motivazioni più o meno loquaci. Per quel che mi riguarda, potrebbe benissimo star guadagnando tempo. Io, però, ho bisogno di informazioni: sono in netto svantaggio numerico e non so quanti ancora si celano dietro le tende.
Di sicuro, il Mangiamorte vale per due e questo mi indispone parecchio.
« E tu? Sei in gita scolastica? » Soffio sulla sua nuca.
*Le dita premono appena sulla pelle, il pollice sulla carotide.


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▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
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«Ah, si mi- piacerebbe» afferma, anche quando la voce gli si spezza per il pomo d'Adamo premuto contro le tue dita.
Ma Horus, non è quello che dice il problema. E' quello che è, forse. E' la sua pelle, che a contatto con la tua si mostra gelida. Fredda seppur non abbia l'aura pallida di un vampiro o di una creatura della notte. No, il suo colorito è caldo, dolce, miele al fuoco, eppure contrasta nettamente con la temperatura corporea.
Sembra un corpo in costante fremito febbrile, come se stesse sudando freddo ma più di una persona normale, più di quando stai male tu.

Ma ti ascolta, i suoi movimenti sono minimi. Sta bene attendo a non spingere la schiena più indietro, ora che la tua bacchetta punta ferocemente al suo obiettivo.
Sta anche attendo a non ridere troppo, perché i vostri sussurri minaccio si non finiscano per svegliare Sahid e chiunque altro sia nei paraggi. Per ora vi mantenete ancora sulla stessa onda del respiro dei cammelli.

«I classici» ti fa eco, il sorriso si estende da morire, ma ora quasi oltre i confini delle labbra. L'hai vista bene la sua mano alzata? Dovresti stare attento a quello che fa quando abbassa l'altra. La infila innocente nella sabbia.
Non fosse che le ossa delle nocche scricchiolano e lui non oppone resistenza alla tua presa più stretta. «E cosa succede nei classici quando ti avvicini all'accampamento dei nemici, e sei solo tu?»
Ti parla come se foste amici, e certo questo non è normale, se non per qualcuno incredibilmente sicuro di sé. Un voce roca che aggiunge, dolce, quando ti fai più vicino, il suo piccolo inno. Feroce nella sua staticità «Fuochino. Io sono l'attrazione della gita» ed a quanto pare si stava annoiando prima che arrivassi tu. «Chiamami Celsius» ringhia.

** Una stretta alla caviglia. La tua, Horus. Come se d'improvviso un rampicante con cinque dita oblunghe avesse deciso di trascinarti di un metro indietro. Uno strattone forte tanto da richiedere la tua attenzione. Le dita della mano sinistra di Celsius incavate nella sabbia.



** Questa è la mia azione ipotetica, puoi agire per fermarla, o puoi agire dando per scontato che sia avvenuta.

Scegli, ed in seguito ti dirò l'esito del tuo incanto/azione.
 
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view post Posted on 27/10/2023, 11:49
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Rabbrividisco quando percepisco la sua temperatura, persino più gelida della mia –un regalo di Hagalaz che stenta ad abbandonarmi anche quando sono in un luogo che è cinquanta gradi sopra lo zero.
Capisco che non ho sbagliato la mia supposizione quando mi ha ricordato quel Marco perché riconosco sia il brivido che è sceso sulla colonna vertebrale, sia la sensazione della sua insalubre malattia.
Anche lui è andato… oltre. Anche lui è un esperimento di Cavendish. Mi dico, inquietato e nervoso.
La mia mano lascia la presa dal collo improvvisamente, come se quel gelo, quel febbricitante sudore mi avessero punto, e corre alla tasca posteriore dei pantaloni, sfilando il pugnale normanno che mi porto sempre dietro. Non abbandonandolo con gli occhi, però, noto con un balzo del cuore in gola un simbolo che verga la sua mano alzata: Seth. Le mie labbra si muovono silenziose mentre pronunciano il nome del Dio del Caos. Non poteva essere più eloquente di così e i miei denti si serrano così forte, da stridere.
Trattengo una bestemmia che mi sale alla bocca con un sapore amaro, d’arsenico. Ho azzeccato anche questo nel mio gioco di ipotesi: faceva bene ad essere così sicuro di sé.
Sahid lo sapeva? Lo sanno tutti? Ma certo, figuriamoci se Cavendish non l’ha detto ai suoi compagni di merende.
« Che nome di merda. » Ringhio fra i denti, che snudo feroce come un leone.
Il punto è che ha ragione. Al di là di Ra, che può fare ben poco –e quasi, a questo punto, spererei volasse via–, non ho supporto, né alleati. Il rovescio della medaglia di non volere gente in mezzo ai piedi. E legami.
Sento d’un tratto la sua scapola muoversi; delle due braccia alzate, faccio in tempo a vedere la mano infilarsi tra la sabbia. Potrei ignorare la cosa, pensare che ne stia prendendo una manciata per tirarmela negli occhi, banalmente e allora mi basterebbe allontanare il busto e chiuderli. Eppure il parallelismo con Marco e il simbolo di Seth mi allertano al punto da mandare al diavolo l’amabile chiacchierata e la buona educazione e a muovermi perché so di essere in grave pericolo. I miei nervi sono così tesi che il braccio reagisce come una molla al percepire del suo movimento. *Carica il colpo, elastico, la forza data da tutta la tensione che ho accumulato finora e pianto il pugnale sulla schiena del ragazzo. Potrei cercare di ficcarglielo fino all’elsa, ma non ho tempo, mi basta colpirlo più forte e velocemente che posso. Lo strappo quando scarto di lato, buttandomi sulla sabbia quando mi rendo conto con la coda dell'occhio di una mano d’ombra serpeggiare come un cobra fra le dune. Il mio cuore dalla gola scende nel petto, batte così forte da farmi male. Spalanco gli occhi, comprendendo che quella mano è di Celsius. Con orrore la vedo scivolare verso la mia caviglia e tento di spostare la gamba, mentre l’altro braccio si piega verso di me.
Altro che giocare all’archeologo, Sahid del cazzo.
Rapido, mi punto la bacchetta addosso, poi, con un movimento a parabola, punto verso l’alto, in direzione della parte opposta, oltre le tende. Serro la mascella per l’inquietudine, ma mi mantengo lucido, perché devo visualizzare esattamente il punto in cui devo atterrare necessariamente. Oltre le tende, ma al sicuro, o almeno, abbastanza da permettermi ancora una difensiva.
*Proiècto*
Nella mia testa imperante c’è solo un solo allarme che preme su ogni parte del mio corpo: scappa.


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Qualunque cosa si sia messa in moto, Horus, è viva da tempo. Riemerge solo dalla sabbia, come in un vecchio film degli anni '90.
Non ha fatto altro che attenderti. Aspettava che tu mettessi piede qui per darti il benservito. In sigillo che tu hai spezzato.
Così come stai per infrangere il sonno del dormiente. Stai attento, Ra!

5mtQebG
«Ok amico, ora è personale» è l'ultimo ringhio che odi da Celsius, prima che il tuo corpo venga proiettato al confine opposto dell'accampamento.
Nell'atterraggio freni il corpo lungo la sabbia rada, tra altre sterpaglie secche. Ma almeno non sei nella morsa di quella mano d'ombra. Per ora.
Davanti a te, se alzi gli occhi, puoi percepire il segno opaco della barriera che ti sfrigola contro. Ti allerta di non toccarla, e questo tuo esserle tanto vicino sembra farle riverberare contro delle onde lente. A ben guardarle, partono tutte da un punto preciso, se alzi il viso puoi notare come sia l'esatto centro della cupola: lì si innesca tutto, come un cumulo lieve di magia instabile, un atomo che si confonde tra le stelle.

Dietro di te, Celsius sorride. Si rialza con il tempo che ti viene dato per girarti verso di lui e non mostrargli le spalle. Non ti attaccherebbe se fossi totalmente indifeso. E' lì ad otto metri da te, e siete equidistanti dal fuoco di campo.
Tuttavia, il ghiaccio dei suoi occhi, quel brillare sinistro, ti raggiunge, ti raggela. Ricorda la carezza di Marco.

Celsius allarga le braccia, non ha un'arma che tu possa vedere, ma questo, beh, perché l'arma è lui.
Ti guarda con un misto di dispiacere, poi muove il braccio distendendolo davanti a sé, e la mano d'ombra ti si scagli contro, è grande come quella di un gigante. Le luci delle 4 tende si accendono in sequenza.



HORUS
PS 437 | PC 363 | PM 430
...
celsius
PS 220 | PC 200 | PM 260
...
sheiva
...
...

sahid
...
...
???
...
...




 
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PS 437 PC 363 PM 430 EXP 101,5
L’impatto con la sabbia è morbido eppure io lo percepisco come se mi fossi appena schiantato su una delle superfici rocciose della piramide di Khafra.
Ho il cuore in gola e batte a tal punto che potrebbe sfondarmi il torace, ma sono così abituato –ormai– a rischiare la vita che quasi non ci faccio caso. Oltre la serie di sfortunati eventi che mi hanno visto in procinto di schiattare una miriade di volte, mi sono scelto persino un lavoro in cui una valutazione errata o un glifo letto male potrebbero compromettere la mia testa e quella di coloro che proteggo in uno scavo o ricognizione.
I miei riflessi sono allenati al punto che il corpo scatta in automatico, la bacchetta punta come fosse una freccia verso l’obiettivo.
Ma mentre il proiecto mi porta in salvo a distanza di sicurezza, so già che mi sono giocato l’anonimato. Impreco mentalmente, ma mi rialzo di scatto, facendo leva sul palmo e balzando in piedi. Le luci delle tende s’accendono come stelle, una dopo l’altra, ma non è l’idea che, presto, dovrò fronteggiare molti più nemici di me a allertarmi, ma è il bagliore sinistro che anche a questa distanza riesco a scorgere negli occhi di Celsius. Ho la conferma che anche lui è un esperimento andato a me, una creatura distorta frutto di un lavoro che…
È ancora instabile.
In questa frazione di secondo, la calligrafia di mio padre mi si para davanti come impressa sulla volta celeste dietro il ragazzo che mi è di fronte.
È qui che percepisco il cadere del cuore, una scivolata in fondo al mio intero corpo, quando mi rendo conto che quel Velo è ciò oltre al quale Marco è andato quando è morto, nell’incidente stradale. Morto, come deve esserlo Celsius. Non è, possibile. Non è possibile tornare dal mondo dei morti, questa è una regola che persino in una religione come la mia, non si può infrangere. Potrebbe essere una situazione di limbo, un coma?
So solo che è probabilmente questo che stava studiando mio padre, ai tempi (oppure anche adesso) dello scambio con Cavendish.
Sono loro, ad essere instabili, non è così? Ma non sono Inferi, creature ritornate dal mondo dei morti e sprofondati nello stomaco di Ammut al giudizio finale della psicostasia.
L’inquietudine è come un fulmine che mi attraversa da parte a parte, ma questa rivelazione non ha tempo di esistere al di là del bagliore che rappresenta in un angolo del mio cervello.
La priorità ora come ora è sopravvivere a questo cazzo di mostro.
Mi trovo ancora all’interno della barriera, le cui onde vedo propagarsi sopra la mia testa confermando così il mio sospetto. Se vado ancora più indietro, sarò fuori e non potrò rientrare a meno che non mi metta ad eseguire i rituali di cancellazione –e decisamente tempo non ne ho.
Rinsaldo la presa sulla bacchetta, alzo il braccio e la punto verso di me nel momento in cui vedo ergersi il braccio di Celsius davanti ai miei occhi induriti come l’ardesia. Capisco che quest’ombra è un prolungamento del suo… corpo? No… è un ibrido. Sono due entità unite tra loro, forse il corpo è solo un involucro e quel che resta del suo spirito aleggia sotto varie forme. Non ne ho idea, sta di fatto che la vedo ancora, l’ombra della morte.
« Incendio! » Ruggisco, con controllata furia.
Al diavolo la precauzione, abbiamo fatto talmente tanto casino che, di certo, i belli addormentati non torneranno al loro sonno ristoratore.
Ho direzionato la bacchetta verso il falò dinanzi a me e che la mano sta stranamente evitando: voglio buttare, letteralmente, petrolio sul fuoco e mi appello a tutta la mia Magia affinché il danno davanti a loro sia abbastanza per tenerli occupati –o bruciarli vivi– mentre io mi lancio di lato, saltando con tutto il mio peso più in là che posso in direzione del retro di una tenda da usare come riparo. Sono abbastanza lontano, spero, da non rischiare di venir preso o, quantomeno, di ustionarmi il meno possibile. Un buon prezzo che pagherei volentieri, se mi permettesse di fuggire. Del resto, non è che io abbia avuto molto tempo per fare altro.
Non ho possibilità di fermare l’avanzata della mano, ma se quando sono scappato con il Proiecto questa non mi ha inseguito e se, davvero, è un prolungamento degli arti di Celsius, allora potrei scamparmela di nuovo… per altri dieci secondi, prima di rischiare di nuovo di rimanerci secco.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Generi di viaggio.
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 7/11/2023, 11:10
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Il Fato

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Le fiamme, il nemico primordiale delle ombre. Il fuoco, risolutore del gelo, brama degli Dei. Il volere di uomini arrampicatisi fino alla fine dei tempi, pur di avere una stilla di fiamma eterna.
Il fuoco è luce, quando dirada le ombre. E' la lampadina che si accende in uno scantinato umido, quando sei piccolo ed hai paura del buio.
Lì temi che le dita allungate di un mostro siano pronte a sopraffarti, perché senza vista niente potrebbe prepararti all'ignoto.

Ma tu accendi la luce più grande che hai a disposizione, e con la forza di un ricordo che si fonde nel caos, le dai fuoco.

5mtQebG
(-30PS; -30PC) La fiamma divampa, e quel piccolo fuoco da campo diventa un falò alto quanto una delle palme più vicine. L'onda di calore che si propaga con lo scoppio, appicca il fuoco a tre delle quattro tende presenti. Ma la principale fonte di grida è Celsius. «CAZZO!» Ulula ritraendo la mano di scatto, ma solo quella fisica, perché il suo prolungamento d'ombra si incenerisce davanti ai suoi occhi. Puoi vedere nel vago riflesso un Celsius che si tiene il braccio destro con forza, dondolandosi su se stesso, è annerito fino al polso.
«FIGLIO DI PUTTANA, CAZZO!» impreca, ma non risponde più.

5mtQebG
(-5PS; -5PC) Ma le fiamme hanno invaso le tende, e con questo hanno svegliato Sahid, e non solo lui. Se non fossero state quelle, sarebbero certo state le urla di Celsius. «Abbiamo un ospite illustre, vedo» sibila il mangiamorte pestando una fiamma con la pianta di un piede, la spegne ma non bada molto a come il resto possa andare in fiamme, non è una sua priorità ora, punta velocemente la bacchetta verso di te. Il tuo scartare ti salva da gran parte delle sue catene, tuttavia una riesce a stringersi attorno alla caviglia. «Dove vai?» (-12PS)

5mtQebG
Ma fuori, dietro Sahid c'è qualcun altro. Oh tu lo riconosci Horus, è Marco. «Già, dove vai amico?»
Il suo aspetto è quasi più frastagliato di prima. I contorni del suo corpo sono nebulosi, sembra che emani vapore scuro, denso quasi. «Boo!» Un battito di ciglia ed è dietro di te. Le mani sulle tue spalle. Ti tiene giù, o almeno ci prova. Percepisci un profondo gelo che ti fa rabbrividire ogni muscolo, perfino le tue ossa tremano di freddo. Ma ciò che più conta, è adesso davanti a te. Oltre le fiamme che ardono brandelli di tenda e le urla di Celsius che Sahid è non placa. E' nei passi di un uomo che viene fuori dalla tenda intatta.

5mtQebG
Riconosci il mantello dell'uomo con la maschera, così come la ferita che hai visto attraverso il vitreo. Imponente nella sua sola presenza, non s'impegna ad indossare la maschera stavolta. Non ti onora di tale privilegio, piuttosto ti guarda.
Ride in un moto di crudo sarcasmo, sembra gli piaccia vederti a terra e con una caviglia incatenata al volere di Sahid.«Il figlio di Osiris» esclama, sputando a terra vicino a te.



HORUS
PS 425/437 | PC 363 | PM 430
Caviglia sinistra legata da una catena di ferro, il capo è in mano a Sahid
celsius
PS 190/220 | PC 170/200 | PM 260
Avambraccio destro carbonizzato
sheiva
PS 390 | PC 390 | PM 400
...

sahid
PS 305/310 | PC 295/300 | PM 310
...
MARCO
PS 220 | PC 200 | PM 260
...




 
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