Not Berry Good Vibes, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/10/2023, 09:46
Avatar

Weave, weave the sunlight in your hair...

Group:
Tassorosso
Posts:
106

Status:


IMG_6396
oie_aZeLSZE1EGus
IMG_6395-16969007871828
M
ERLINO SCALZO NELLA VALLE DEI CHIODI.
Così si aprì l’interminabile (e francamente irripetibile) sequela di imprecazioni particolarmente ineleganti con cui Haru prese a maledire mentalmente l’eleganza vaporosa e traditrice del suo intero guardaroba.
Si strinse lo zaino malconcio sulle spalle. Non l’avrebbe mollato per nessuna ragione al mondo. Non ora che il suo amico dorato l’aveva incantato, rendendolo ancora più prezioso. Non ora che traboccava di mille tesori di inestimabile valore. I due brutti ceffi che l’avevano puntata –sicuramente notando l’inequivocabile lusso del suo abbigliamento e sovrastimando il denaro che la ragazzina aveva con sé– potevano proprio scordarselo.

Quel pomeriggio d’ottobre, Haru era uscita in una breve gitarella a Diagon Alley assieme ad altri primini, accompagnata dalla raccomandazione esplicita un po’ torva e vivacemente colorita di Draven di non fare stronzate NON COMMETTERE SCIOCCHEZZE e quella implicita – di cui Haru, che di tanto in tanto aveva avuto modo di osservare da distante il Prefetto Serpeverde in giro per Hogwarts, sospettava l’esistenza – di non piantargli grane inutili, essenzialmente. Per tutta risposta, lei aveva solo annuito energicamente. Non lo conosceva se non di vista, ma poteva rispettare il desiderio di un’esistenza pacifica e grane-free. Tra l’altro, gli era genuinamente grata di averle regalato un’occasione in più di perdersi in una delle sue mirabolanti avventure. E apprezzava anche il fatto che, invece di tenere lei e gli altri primini bloccati in una lunghissima paternale sul comportamento da tenere in giro per Diagon Alley, li avesse semplicemente mandati in gloria. Parolaccia più, parolaccia meno, ma nel senso–

Non vedeva l’ora di cominciare coi suoi giri. Una volta che ebbe acquistato alcuni snackini strategici che Haru pianificava di comprare ormai da settimane, una delle sue prime tappe fu la Gringott; non perché dovesse prelevare soldi, oh no. Semplicemente le era venuta voglia di passare a dare una seconda occhiata al portico semicircolare polistilo con colonne doriche tuscaniche che aveva catturato la sua attenzione all’ingresso della banca la prima volta che c’era stata. Ah, e perché possibilmente le sarebbe piaciuto passare a salutare Krik, il folletto che le aveva aperto letteralmente il conto bancario alla Gringott e metaforicamente le porte a Hogwarts. «Avevi proprio ragione», avrebbe voluto dirgli. «Mi sono davvero trovata bene a Hogwarts, sai?». E poi gli avrebbe proposto di andare a comprare degli occhiali nuovi di zecca con lei, nel caso in cui a lui avesse fatto piacere avere una personal shopper particolarmente ferrata sui modelli all’ultimo grido in fatto di ottica di lusso.

Preoccupata di dar fastidio e timidina per natura com’era, tuttavia, aveva continuato ad esitare sull’uscio simil-absidale della banca e a vagabondare qua e là alla ricerca del coraggio di entrare e di andare ad attaccare bottone col folletto che tanto le era rimasto impresso.
Nel giro di neanche mezz’ora di quel suo peregrinare senza meta, l’incantevole strada lastricata con antiche pietre e circondata da edifici a tre piani con facciate colorate e particolari architettonici unici che era Diagon Alley si era improvvisamente trasformata nello squallore di una stradina laterale in cui Haru non aveva mai messo piede prima d’allora, ma che sembrava rispondere molto bene alla descrizione di Nocturn Alley che aveva sentito fare da alcuni studenti più grandi. Tempo neanche trenta secondi in quel vicolo buio e la ragazzina si era ritrovata affiancata da due figure sinistre che le avevano bloccato ogni via d’uscita, oltre che la bocca dello stomaco. Un senso di nausea soffocante l’aveva subito assalita. Era in trappola.

Haru fece qualche rapido calcolo mentale. Non si faceva particolari illusioni sull’esito di un’eventuale zuffa coi due loschi figuri. Al di là della disparità numerica, i tizi avevano dalla loro anche il netto vantaggio di una stazza taurina contro cui la corporatura sottile della ragazzina avrebbe potuto fare gran poco. L’alterco fisico, pertanto, andava evitato a tutti i costi.

Di una sola cosa Haru era assolutamente certa. Se le avessero messo anche un solo dito addosso o se avessero provato a separarla dalla sua cartella (e dalle meraviglie che quella racchiudeva) anche solo per scherzo, lei avrebbe fatto valere ogni minuto della sua infanzia passato a soffrire la disciplina ferrea delle lezioni di arti marziali. Ne sarebbero usciti minimo minimo entrambi guerci. Promesso. Il leggero brivido di apprensione che l’aveva inizialmente invasa mutò repentinamente forma.

«Di’ un po’, ragazzina. Com’è che ti chiami?», le disse il tizio più alto, tentando (con risultati desolanti) di simulare una complicità che non esisteva fra loro. Che recitazione penosa, pensò la streghetta.

A dirla tutta, ciò che fece Haru di lì a poco fu infatti la conseguenza di una decisione maturata in una frazione di secondo. La rabbia allo stato puro che la alimentò era, tuttavia, qualcosa di ben più atavico. Certo, alla ragazzina non era sfuggito lo sguardo famelico che i due avevano rivolto ai suoi vestiti. I due malintenzionati erano chiaramente incantati da quella mostra di ricchezza e pensavano di poterla circuire o intimorire per impadronirsene. Ma, più di tutto, la infiammò l’idea che due ignobili dilettanti dell’arte manipolatoria potessero credere davvero di intortare così facilmente lei, che fra i mostri-non-mostri mostruosi ci era cresciuta da una vita intera.

Volete un assaggio della vita d’alta società?, pensò. Tutta vostra. Contro ogni istinto di sopravvivenza (che in quel momento la stava implorando di darsela a gambe levate), Haru avanzò quasi a passo di danza verso i due cafoni incompetenti, che la guardarono un po’ confusi.

Gli occhi ridotti a due fessure, Haru incurvò la bocca in un sorriso inquietante e ferino che le scoprì tutti i denti senza preavviso. Inclinata la testa di lato ad un angolo innaturale, accennò poi un sinistro e gutturale «Meredith. Vuoi giocare con me?» che avrebbe fatto invidia alle più terrificanti bambole dei film dell’orrore. Questa è vera recitazione, incompetenti. Le mille occasioni di gala in cui Haru era stata costretta a mutare radicalmente e meccanicamente espressione a beneficio di terzi stavano finalmente dando i loro frutti. L’intrattenimento regalatole dagli sguardi raccapricciati dei due loschi figuri non aveva prezzo.
Dopo qualche brevissima frazione di secondo in cui i due la fissarono inorriditi, Haru mutò ancora una volta completamente espressione del viso, atteggiando i suoi occhioni a mo’ di tenera ingénue col cuore infranto. «Perché non mi rispondete?». S’imbronciò, adorabile. Il suo lamento aumentò significativamente di decibel. «Ho solo detto che voglio giocare con voi. PERCHÉ NON VOLETE GIOCARE CON MEEEE?».

Uno.

Due.

Tre.

Tempo di esprimere tutta la sua sofferenza di matrice ludica col gran finale.

Sbarrò gli occhi. Rovesciò il capo indietro. Lo stridio struggente da velociraptor che Haru produsse dal fondo della gola fu da premio Oscar. E il commitment dimostrato dalla ragazzina nel muovere le mani come fossero le zampe anteriori atrofiche dei suddetti dinosauri avrebbe meritato almeno una menzione speciale.




 
Top
view post Posted on 14/10/2023, 16:38
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,926
Location:
London, UK

Status:


iZh1RrY
3qhfTIR
swDSIlO
Nessuno, oltre i diretti interessati, aveva piena coscienza di quanto duro fosse il ruolo da Prefetto. Per Draven quella spilla aveva significato una grande soddisfazione personale e lo era ancora, ma all’inizio del nuovo anno scolastico si era reso conto di quanto pressante la percepisse. Vuoi per la stanchezza e la mancanza di sonno, o forse per la sua insofferenza nei confronti di altri esseri umani; in ogni caso, quando due o più fattori problematici si coalizzavano contro di lui nella stessa giornata, non andava mai a finire bene. La notte precedente era stato di ronda, quella mattina aveva avuto un turno in negozio e nel pomeriggio gli era stato appioppato un gruppetto di ragazzini per rifornimenti vari ed eventuali tra i negozi di Diagon Alley. Come se non bastasse, qualcosa tra gli ultimi arrivi che aveva dovuto inventariare quella mattina da Magie Sinister gli aveva fatto allergia. Aveva la gola graffiata e dolorante, il naso gli pizzicava e da allora non aveva più smesso di starnutire a minuti alterni. Con un pacco di fazzoletti in una tasca e qualche galeone nell’altra, aveva atteso la mandria fuori il portone principale del castello. In silenzio, aveva lasciato passare il solito “quarto d’ora accademico” per dare modo agli eventuali e fastidiosi ritardatari di raggiungere il punto d’incontro, poi si era incamminato con loro verso l’area delle passaporte.
Una volta giunti a destinazione, si volse a guardarli in viso, uno ad uno. Non ne avrebbe ricordato nessuno, lo sapeva già, ma voleva farglielo credere; più nel caso in cui qualcuno avesse fatto qualcosa che non avrebbe dovuto, piuttosto che per assicurarsi di non lasciarne indietro un paio.

Restate in gruppo. Non allontanatevi oltre la strada principale e non fate stronzate. Ci rivediamo qui tra due ore, non un minuto di più o vi lascio indietro senza troppe cerimonie. – esordì, glaciale. Le mani nelle tasche dei jeans scuri, il cappuccio della felpa tirato su come anche le maniche sugli avambracci. La posa era quella di uno a cui non poteva fregare di meno cosa sarebbe potuto succedere a quel gruppo di creature più o meno senzienti. Era annoiato, stanco e lo sforzo di trattenere gli starnuti per non dare a vedere che non si sentisse granché in forma gli aveva messo mal di testa.

Andate. – li congedò poi, aspettando di vederli sparire tra i negozi, prima di allontanarsi lui stesso e dirigersi, senza indugio, verso l’unico luogo nel villaggio in cui sapeva per certo che avrebbe trovato silenzio e tranquillità: Nocturn Alley.
Era bizzarro il modo in cui per lui, quel quartiere, fosse ormai divenuto un porto sicuro. Straripava di delinquenza e follia ed era una delle zone con la peggior fama nel'intero mondo magico; era rasserenante. Passava inosservato e non c’erano colori o bambini urlanti. Tutto era grigio e spento, come avvolto da un cielo perennemente plumbeo per via della conformazione degli edifici, così a punta e appiccicati l’uno all’altro che il sole non trovava mai il modo di filtrarvi i suoi raggi. I frequentatori più assidui lo riconoscevano come il garzone di Sinister e non gli attaccavano grane, il più delle volte. Era il posto perfetto in cui passare del tempo. Lo scorso anno, seguendo la strega delle unghie, aveva anche trovato il passaggio segreto in una delle bettole locali; non aveva ancora mai avuto modo di entrarci, ma forse quello era il giorno più adatto per affogare l’ipocondria in un bicchiere sudicio di whisky incendiario.
Con uno starnuto si abbassò ulteriormente il cappuccio della felpa a coprire il viso e, a testa china, intraprese la via verso la salvezza. O così credeva, almeno.
Ebbe modo di raggiungere la bettola e nessuno gli chiese conferma della maggiore età. Nessuno gli rivolse proprio parola: era il paradiso. Inoltre, il bicchiere che gli venne passato dal barista – un elfo domenico con cespugli di peli bianchi nelle orecchie e un lercio grembiule grigio topo addosso, che una volta doveva essere stato bianco – lo trovò, sorprendentemente, ben più pulito di quelli che aveva visto girare tra le tavolate del Testa di Porco. Lo afferrò nella sinistra e ne mandò giù l’intero contenuto in un solo sorso. L’ennesimo starnuto della giornata quasi rischiò di farglielo risputare.
Chiese un altro giro. Poi un altro ancora. Al quarto si fermò. Era passata a malapena mezz’ora da quando aveva lasciato i mocciosi in giro per il villaggio ed era già brillo. Se avesse continuato con quel ritmo non sarebbe mai riuscito a tornare sui suoi piedi al punto d’incontro. Fermò l’elfo, pronto a versargli altro whisky, con un cenno della mano e si alzò dallo sgabello ondeggiando su se stesso.
Perlomeno, il mal di gola era passato.
Pagò il barista e uscì da quel postaccio che era appena diventato il suo bar preferito in tutto il mondo magico e non. La gente lì dentro era talmente strafatta di fumi alcolici e sostanze sconosciute ai più che a nessuno era importato della sua presenza, nessuno aveva provato a socializzare. Stupendo.
Di nuovo nella sua posa apatica, con le mani nelle tasche dei jeans e la schiena un po’ ricurva, riprese a camminare seguendo l’andamento delle pietre sul terreno per assicurarsi di andare dritto. Avrebbe cercato un posto in cui appisolarsi per la seguente ora per farsi passare l’ebrezza, poi sarebbe tornato a Diagon Alley per recuperare i mocciosi.
Doveva resistere alla noia e alla stanchezza ancora un altro po’. Una volta tornato al castello, avrebbe passato il resto della giornata e della serata insieme a Megan e gli sarebbe tornata la voglia di vivere.
Un sorrisino ebete gli illuminò il viso al pensiero della sua ragazza, ma durò poco.
I suoi piani di assoluta pigrizia e svogliatezza vennero interrotti da un siparietto tra due maghi dall’aspetto losco e una ragazzina che rispetto a loro sembrava una mosca. Non colse nulla della conversazione, seppur fosse facilmente ipotizzabile dalla postura molesta dei due; normalmente, se ne sarebbe disinteressato, ma la sua attenzione venne catturata dai dettagli gialloneri nella sciarpa di lei. Una studentessa Tassorosso. Presumibilmente parte del gruppo di primini che aveva accompagnato lì.
I piedi si mossero con l’intenzione di avanzare e avvicinarsi ai tre, prima ancora che la testa – piacevolmente rallentata dagli effetti del whisky incendario – potesse suggergli che intervenire per sedare la cosa e riportare la bambina nelle strade sicure di Diagon fosse la cosa migliore da fare per non avere rotture di coglioni ben più grosse di questa poi di ritorno a Hogwarts.
Schiuse le labbra e inspirò quell’aria che sapeva di chiuso pur stando all’aperto. Forse l’istinto gli aveva comandato di dire qualcosa, ma gli si mozzò in gola nell’assistere alla reazione della ragazzina. Un paio di coraggiosi passi in avanti, un gran sorriso da stramboide stampato sulle labbra, la testa inclinata di lato in un modo che Annabelle poteva solo sognarselo e qualsiasi pensiero avesse avuto voglia di esprimere Draven svanì. Puff. Surclassato da quella che interpretò come una vaga forma di preoccupazione.
Se in qualsiasi altro luogo del pianeta quella reazione avrebbe suscitato in lui ammirazione, ipoteticamente parlando, in quel posto dimenticato dalla decenza non faceva altro che attirare attenzione. Il meno pazzo lì avrebbe potuto ingaggiare un duello solo perché infastidito dalle grida.
I due ceffi di fronte a lei, rimasti basiti per un istante, scoppiarono a ridere in risposta al suo grido seguente e nei loro occhi il Serpeverde non vide altro che curiosità.
Tre lunghi passi, fatti più o meno in linea retta, e la manica della felpa che aveva alzato sull’avambraccio sinistro tornò fino all’altezza del polso, che spinse nella bocca spalancata della ragazzina a fungere da sordina.

Fuori dalle palle. Sparite. – esordì, fissando lo sguardo sui due. La schiena improvvisamente eretta e la sua altezza a fare da deterrente contro la loro stazza ben più ridotta. L’istinto lo aveva portato a zittire la ragazzina col braccio sinistro, quindi si trovava temporaneamente impossibilitato a estrarre la bacchetta…
Forse per via del whisky ingerito non riuscì a mostrarsi minaccioso come avrebbe voluto e le risate dei due si fecero più fragorose.
Vuoi per orgoglio ferito o per presa di posizione, a costo di rimetterci un braccio se la mocciosa avesse disgraziatamente pensato di morderlo o a costo di ritrovarsi nella condizione di dover schiantare i due, rimase impassibile, ma se la ragazzina non si fosse mossa da quella posa l’avrebbe spronata a indietreggiare, quantomeno a farsi scudo dietro di lui.
Solo quando, dopo qualche istante, i due fecero dietrofront, continuando a ridere divertiti ma senza più interesse, Draven si concesse di far vagare lo sguardo tutt’intorno: ogni occhio nella strada principale era puntato su di loro.
Così se ne andavano a fanculo i suoi sforzi di passare inosservato...

Che diavolo credevi di fare? Hai idea di dove ti trovi? – le bisbigliò a denti stretti, senza voltarsi per poterla guardare. Nel momento in cui si fosse concesso di dare le spalle a quella massa di avvoltoi avrebbero rischiato di ritrovarsi in guai ben più grossi della loro portata.

Cammina. Entra nel vicolo cieco alla tua destra. In silenzio, cazzo. Non respirare nemmeno. – aggiunse subito dopo, prima di darle la possibilità di rispondere alle precedenti domande che, a quel punto, riteneva retoriche; perché era chiaro che non sapesse dove fosse finita. Se gli avesse dato retta, e sperava per entrambi di sì, l’avrebbe condotta nella stradina di Magie Sinister, dove il flusso di gente era ben più ridotto per via del fatto che fosse una strada senza uscita. Magari avrebbe aspettato lì qualche minuto che la fauna di Nocturn Alley dimenticasse l’accaduto; per quanto, quando posò finalmente lo sguardo sulla ragazzina, si rese conto che fosse la quintessenza materiale del concetto di “attirare attenzione”.
 
Top
view post Posted on 15/10/2023, 10:59
Avatar

Weave, weave the sunlight in your hair...

Group:
Tassorosso
Posts:
106

Status:


IMG_6396
oie_aZeLSZE1EGus
IMG_6395-16969007871828
H
aru non amava affatto attirare l’attenzione altrui su di sé, ma negli anni se n’era ritrovata involontariamente così spesso al centro che ormai aveva cominciato a capirne persino gli ingranaggi più profondi e astrusi. Quindi, quando il Prefetto la invitò senza troppe cerimonie a svoltare strada nel tentativo di distogliere gli sguardi della poco raccomandabile folla altrove, Haru seppe che non era davvero un’opzione percorribile. Non immediatamente, quantomeno.

La streghetta aveva fatto a malapena in tempo a registrare lo shock per quel contatto fisico inatteso che le era stato rifilato di colpo dall’altro mago, che l’odore acre e pungente del whiskey incendiario le invase le narici. L’algido, controllato Prefetto Serpeverde era uscito a sbevazzare. E doveva aver alzato il gomito. Più di qualche volta. Su e giù. Le contraddizioni solitamente divertivano Haru. Era certa che la cosa l’avrebbe fatta sorridere, se solo ora lui non fosse stato impegnato a mettere la sua vita a repentaglio per proteggere quella di lei. Lei, che si era cacciata nei guai per la sua solita distrazione cronica. Merlino infame. Ammutolì pressoché istantaneamente.

Era tutto troppo. Incapace di processare qualunque cosa, per un attimo, la ragazzina ebbe paura. Quel tipo di paura che si prova solo quando si scopre di avere inaspettatamente qualcosa da perdere, ma che si vuole proteggere a tutti i costi. Il fatto che quel Prefetto a lei semisconosciuto si fosse esposto a potenziali pericoli immani per una perfetta sconosciuta le gonfiò il cuore nel petto, ma la gratitudine prese subito a pesarle come un macigno ghiacciato sullo stomaco. Non si sarebbe potuta perdonare se il giovane fosse stato ferito o fosse finito male a causa sua. Ringraziò Merlino per i modi bruschi e indelicati del ragazzo. Se l’avesse trattata coi guanti di velluto, Haru sarebbe andata in mille pezzi. Non sarebbe stata capace di tollerarlo. Non c’era abituata. Non sapeva davvero che farsene, della tenerezza.

Haru sentiva gli sguardi degli altri camminarle addosso come insetti. Una colonia di formiche rosse che le pizzicava la pelle.

La conoscenza è potere. E io so qualcosa che tu non sai, pensò Haru. Annuì tra sé e sé quasi impercettibilmente. Sì, perché quello che il ragazzo non poteva conoscere erano i provvidenziali e micidiali contenuti della fitta corrispondenza altamente top secret che Haru intratteneva ormai da un bel po’ col suo ex Tasso preferito. Era un salto nel vuoto, ma non aveva altra scelta. Le era chiaro. Inspirò profondamente. Espirò. Mi hai appena difeso tu. Adesso tocca a me. Ti proteggerò io, pensò, rivolta al Serpeverde.

Prima che il Serpeverde potesse dire o fare altro, Haru si alzò un poco sulle punte, in maniera tale da poter posare agevolmente entrambe le mani sull’avambraccio del ragazzo disteso di fronte alla sua faccia. Non strinse con forza. Semplicemente vi si appollaiò, serafica come una cocorita sul suo trespolo. Spalancò gli occhioni alla ricerca del suo sguardo, sbattendo le lunghe ciglia.
«Prima ero un Serpeverde, ora sono un velociraptor». Disse per la prima volta. E uno, pensò. «Prima ero un Serpeverde, ora sono UN VELOCIRAPTOR». E due. «Prima ero un Serpeverde, ORA SONO UN VELOCIRAPTOR». E tre. Prima piano, appena un mormorio, poi via via sempre più forte, con voce sempre più insopportabilmente petulante e gracchiante. E quattro. E cinque. E avanti così, fino a perdere il conto. Una vocina dentro di lei si chiese, «Di grazia, ma il velociraptor come fa?», ma Haru la mise (rapidamente, seppur parecchio a malincuore) a tacere. Purtroppo, non c’era tempo per preoccuparsi a dovere dell’accuratezza scientifica del verso che stava producendo. Aveva un Prefetto gigantesco e adorabilmente scostante da salvare.

Alcuni avventori di quella che – Haru se ne rese definitivamente conto – non poteva che essere davvero Nocturn Alley le rivolsero sguardi inquieti, come se la sua formuletta stesse triggerando qualche flashback di guerra nelle loro menti ottenebrate dai fumi degli alcol e delle sostanze più o meno sorprendenti che dovevano aver consumato nel corso della giornata e, in generale, della loro vita. Altri presero propriamente a indietreggiare, qualcosa di simile al terrore che deturpava i loro volti. Altri scossero la testa, come a dire, «Ah, i giovani d’oggi non hanno più rispetto per niente e per nessuno. Ai miei tempi, invece…». Altri, in chiaro stato confusionale, ridacchiarono, apparentemente estasiati dallo spettacolo. Altri ancora quasi guardarono con occhi pietosi il povero Draven, che persino agli occhi dei peggiori malintenzionati presenti pareva essere passato da loro “potenziale bersaglio” a “vittima inerme di un gremlin caotico e incontrollato”. Quella formula doveva essere spaventosamente familiare alle orecchie degli astanti, perché improvvisamente sembrava non desiderassero altro che tenersene alla larga. Attorno a loro si creò il vuoto più totale. Grazie, Fato Turchino.

Un ghigno divertito le si dipinse fulmineo sulle labbra, giusto per un istante, prima di svanire come se non fosse mai esistito. Nella prossima missiva al suo ex concasato dorato, Haru si ripromise di non mancare di riportargli con dovizia di particolari come la peggio gente del demi-monde magico lo temesse al punto tale da averla scambiata per un suo qualche messo demoniaco. Cosa che comunque non si distaccava poi così tanto dalla realtà, rifletté. Già sapeva che l’altro ne sarebbe stato assolutamente estasiato. Ciò che stava facendo lei in quel momento dopotutto non era che mettere in pratica un singolo item della lunghissima lista di tips and tricks che l’ex Tasso aveva condiviso con lei “affinché il mondo divenisse la sua ostrica”. O qualcosa del genere. Riccioli D’Oro gliel’aveva posta in termini molto meno PG-13, ma il senso era quello, ecco.

Haru non arrestò nemmeno per un singolo istante la sua recita. La formuletta era divenuta ormai un agghiacciante «PRIMA ERO UN SERPEVERDE, ORA SONO UN VELOCIRAPTOR». Sperò che, almeno a livello meta, il Prefetto Serpeverde potesse apprezzare la sua dedizione a quel siparietto salvifico. Al tempo stesso, le dispiaceva parecchio perché – a giudicare da quanto alticcio dovesse essere – probabilmente lei gli stava devastando i timpani e anche i sentimenti. Applicò poco poco più pressione al suo trespolo di fortuna (l’avambraccio del povero Draven, sì). Una, due volte, in rapida successione. Come a dire, «Sì, sì, andiamo pure nella stradina di Magie Sinister. Ora la gente non ci si avvicinerà manco per sbaglio». Gli scivolò accanto in un movimento insolitamente fluido. Stette bene attenta a non sfiorare la pelle del ragazzo, ma gli si tenne vicina, pronta a sorreggerne parte del peso per mascherare il fatto che il Prefetto sbandasse. Non sembrava particolarmente saggio mostrarsi vulnerabili in quel momento. Completamente fuori di testa sì, vulnerabili no.
Non vedeva l’ora di trovare un posticino in cui magari sedersi un attimo col Prefetto. Sperava che lui non sarebbe stato troppo devastato dalla vita. Sicuramente l’avrebbe riempita di parole, ma non avrebbe avuto tutti i torti. Si sentì stranamente protettiva nei suoi confronti. Le premeva solo di trarlo in salvo. «Devo darti una cosa», gli preannunciò sottovoce con aria serissima. Poi, diligente, riprese il suo teatrino. Si sarebbe fermata non appena fossero stati al sicuro, una volta svoltato l’angolo. La gente di quel posto pareva troppo fatta per ricordarseli più a lungo di così, e lei ormai li aveva traumatizzati a sufficienza da renderglielo ancora più difficile. Ma intanto, «PRIMA ERO UN SERPEVERDE, ORA SONO UN VELOCIRAPTOR».





 
Top
view post Posted on 16/10/2023, 17:54
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,926
Location:
London, UK

Status:


iZh1RrY
3qhfTIR
swDSIlO
L’istinto è una gran cosa. Ti porta ad agire prima ancora che il raziocinio si inneschi e ti faccia fare cose come soprassedere sulla germofobia pur di zittire una ragazzina urlante ed evitare, così, speranzosamente, di attirare troppo l’attenzione. È davvero triste che i Tassorosso non ne abbiano. Né quello, né la minima percezione del concetto di autoconservazione e sopravvivenza. Incapaci fino al midollo. Scelti con il lanternino per rompere la quiete altrui e anche qualcos’altro…
Draven si ritrovò allibito dinanzi alla constatazione. Era un dato di fatto che il suo cervello si rifiutasse di accettare i limiti della decenza che gli appartenenti alla casa di Tosca erano in grado di superare e ne restava sempre sorpreso.
Con criterio e considerato l’ambiente circostante, il Serpeverde aveva agito per limitare eventuali conseguenze, o addirittura annullarle, quindi era assolutamente sensato per una Tassorosso andare controcorrente e fare l’esatto opposto di quanto suggerito da un input intelligente.
Se, in un primo momento, pensò che la bambina avesse qualche tocco nella testa che la rendeva stupida, perché non solo non gli aveva dato retta ma s’era anche messa a gridare peggio di prima, il pensiero subito seguente sedò ogni giudizio a riguardo; il dejavu lo colpì come un calcio nelle palle, con un’eco di frustrazione e fastidio che gli riverberò nella mente per non essere riuscito a evitare la circostanza e, anzi, essersela andata a cercare.
Il ricordo di Mike, il pappagallo Mike, e la giornata di letterale merda che aveva passato da Magie Sinister con la sfavillante compagnia di Camillo era ancora fresco nella sua memoria per non riuscire a collegarlo alla frase urlata dalla bambina.
Le cose erano due: o, per qualche motivo a lui sconosciuto e di cui non era minimamente interessato, Camillo le aveva raccontato della vicenda (il che, razionalmente, non aveva granché senso nemmeno se fosse stata la sorella; insomma, soprattutto uno come Camillo doveva avere di meglio da raccontare) oppure quella ragazzina era Camillo, che ultimamente aveva dato mostra di essere un gran portento con la trasfigurazione umana. Per uno a cui la trasfigurazione non allettava granché e la studiava il minimo indispensabile per poter andare avanti con gli studi, risultava un’opzione plausibile. Per quanto ne poteva sapere Draven - ed era oggettivamente molto poco - qualcuno talentuoso in materia poteva anche essere in grado di modificare il proprio aspetto, finanche genere ed età.
Dalla valutazione della situazione gli si presentarono due vie di fuga: credere che fosse Camillo e, quindi, stare un po' al suo gioco e andarsene alla prima occasione perché, tanto, era più che in grado di difendersi da solo; legare la bambina, tapparle la bocca, riportarla al castello e segnalare la sua stupidità come irresponsabilità. In entrambi i casi, sarebbe stato divertente vedere come se la sarebbe cavata - o almeno venirlo a sapere - e fu indeciso per diversi secondi su quale delle due opzioni fosse la sua preferita, ma l’aroma del whisky incendiario ancora tangibile sulle papille gustative gli ricordò che se avesse segnalato la ragazzina, la ragazzina avrebbe potuto segnalare lui… Se la sarebbe potuta cavare con occhi dolci e collutorio; forse valeva la pena di rischiarsela.
Perlomeno, il livello di follia era tale che i pochi maghi ancora rimasti lì intorno a seguire la vicenda sembrarono tirarsi indietro, decisi a non avvicinarsi a quel concentrato di incoscienza.
Improvvisamente lucido, come se tutto quel rimuginare sulla situazione avesse riattivato ogni singola sinapsi stordita dall’alcool, prese le distanze dalla mocciosa isterica e lasciò che lo superasse verso il vicolo di Magie Sinister. A quel punto, era anche inutile cercare di andare a nascondersi lì in attesa di un momento di calma per passare inosservati e andare via: ogni singolo mago e strega del quartiere si era accorto di loro. Per meglio dire: si erano accorti di lui perché per colpa di quella cazzo di spilla da Prefetto che gli brillava in petto sulla felpa nera s’era fatto convincere dalla coscienza a mettersi in mezzo a questioni che non lo riguardavano.
Tra un’imprecazione e l’altra, si disse che col senno di poi avrebbe avuto meno grane se l’avesse lasciata morire lì.
Rimise la mano destra nella tasca dei jeans. La manica sinistra abbassata fino al polso e insalivata schifidamente dei germi della mocciosa lo portò a trattare il braccio come fosse un ciocco di legno che non poteva entrare a contatto con null’altro del proprio corpo per evitare che qualche scheggia lo ferisse; impugnò la bacchetta con una rigidità quasi dolorosa. L’altro avambraccio, invece, se ne stava tranquillo e scoperto a godersi della brezza autunnale.
Rimase a guardarla, inclinando il capo da un lato con un accenno di curiosità quando la sentì dire che aveva qualcosa da dargli. Sempre meno convinto che fosse Camillo in disguise, sospirò e incanalò la pazienza nei meandri dei limiti di sopportazione ormai altamente superati. Ci provò, quantomeno…
Se solo quella ragazzina fosse stata Serpeverde si sarebbe divertito parecchio. Quasi si intristì che non lo fosse, pensando alle grandi cose che avrebbe potuto farle subìre dalla catena del Barone Sanguinario.

Se gridi un'altra volta ti faccio del male. E ti lascio qui agonizzante.
 
Top
view post Posted on 20/10/2023, 09:03
Avatar

Weave, weave the sunlight in your hair...

Group:
Tassorosso
Posts:
106

Status:


IMG_6396
oie_aZeLSZE1EGus
IMG_6395-16969007871828
F
orte delle sue ormai svariate primavere, Haru era giunta a maturare un certo grado di autoconsapevolezza rispetto alla propria tendenza a partire a narrare qualsiasi vicenda attraverso premesse infinite con origini preistoriche, ogniqualvolta venisse interpellata. Dal momento che lo sciagurato Prefetto Serpeverde aveva già dovuto subire una malsana dose di fauna preistorica ad opera sua – courtesy of il provvidenziale e salvifico velociraptor di cui sopra – la streghetta decise di fare del suo meglio per risparmiargliela e tagliare corto. Per quanto le fosse possibile, per carità.
Il labbro inferiore momentaneamente stretto fra i denti in un’espressione totalmente concentrata, prese a rovistare nei meandri del suo zaino incantato. Nulla da fare. A quel punto, quasi ficcò l’intera faccia nella cartella. A mali estremi, estremi rimedi.
«Qualche giorno fa ho sentito Pix congiurare specificatamente ai tuoi danni», disse, il volto una smorfia contrariata e incredula. Ancora non poteva credere alla faccia tosta del poltergeist. La voce uscì un po’ ovattata dalle pareti dello zainetto. Wow, l’interno era pazzesco. Così spazioso. Il suo amico dorato era UN GENIO. «Era tutto gongolante perché già pregustava l’assalto trionfale alle cucine che ti avrebbe rovinato la giornata», continuò a denti stretti. Le giornate, in realtà. Merlino brigante. Scosse la testa, ancora impegnata a frugare fra le sue cianfrusaglie e i suoi preziosissimi snackini. Lo zaino si mosse con lei. Vibrò della sua stessa ira funesta. «Un paio di settimane fa mi ha giocato quello stesso brutto tiro e ha fatto sparire TUTTA la cioccolata da Hogwarts». Serrò la mascella. Alzò lo sguardo sdegnoso dalla cartella per qualche istante. Qualcosa di sinistro le baluginò negli occhi. Se Pix le fosse aleggiato davanti in quel momento, non avrebbe passato un bel quarto d’ora accademico. Dopotutto, l’infame aveva gongolato sull’hate crime perpetrato ai danni di Haru per dieci giorni, sedici ore e ventiquattro minuti esatti. Non che Haru avesse tenuto il conto, eh.

Finalmente e all'improvviso, il viso le si illuminò tutto nel riconoscere il pacchetto sigillato da uno dei migliori negozi di Diagon Alley. Era certa che l'altro l'avrebbe riconosciuto. Lo afferrò per porgerlo quasi timidamente all’altro. Vergate nella sua grafia nitida ed elegante, le parole ‘Al Prefetto Draven Enrik Shaw’ svettavano su un foglietto accanto all’accurata riproduzione della spilla brillante che il giovane sfoggiava appuntata sulla felpa nera e che Haru aveva abbozzato poco prima di partire alla volta di Diagon Alley. Più in piccolo, la bambina aveva apposto il proprio nome.

«Sono mirtilli», spiegò con fare solenne. «I più belli e succosi che ho trovato fra tutti i negozi di Diagon Alley». La fossetta fece la sua comparsa, accompagnata da un rossore soffuso sulle guance di Haru. Fare regali era sempre una faccenda particolarmente vulnerabile per la bambina, che prestava grande attenzione ai dettagli dei suoi doni affinché questi fossero di massimo gradimento a chi li riceveva. Aveva pianificato quel particolare pensierino sin da quando aveva captato per caso i piani malefici di Pix ed aveva deciso di sventarli a modo suo. L’idea che qualcuno soffrisse la sua stessa sorte nefasta era semplicemente inconcepibile. Non poteva sopportarlo.
Anticipò quella che immaginò potesse essere la risposta del ragazzo. «So che non ci conosciamo, ma nessuno merita di ritrovarsi senza i propri snackini preferiti. È illegale». Poi abbassò la voce di qualche ottava e, guardando di sottecchi il mago più grande, accennò un «Ascolta, ma parliamoci chiaro: tu che tipo di ascendente eserciti sul Barone Sanguinario?» con fare cospiratorio. «Non è che riusciresti ad assoldarlo tipo mercenario per vendicarti di un certo poltergeist ladro che prende di mira le merende degli onesti cittadini di Hogwarts?».

Avanzata la sua richiesta, Haru si soffermò a guardare con più attenzione il suo interlocutore. Inclinò il capo di lato, una cocorita improvvisamente incuriosita. «Ti hanno mai detto che hai una bella faccia?», proseguì poi con aria assorta. Quello di Haru non era propriamente un apprezzamento estetico, quanto più un’osservazione genuina. Aveva seguito rapita tutte le increspature del viso che avevano accompagnato i gesti e le parole del ragazzo sin dal primo momento che era entrato nel suo campo visivo e che si era rivolto a lei. Ogni sguardo, ogni microscopica espressione di quel volto pareva matchare in maniera perfetta lo stato d’animo del giovane, che non faceva proprio nulla per mascherarlo. C’era qualcosa di estremamente gratificante in quell’identità pressoché assoluta fra parole proferite e mimica facciale d’accompagnamento. La streghetta non aveva mai visto un viso così genuinamente espressivo. Sincero. Era rilassante guardarlo. Non pareva celare particolari trappole o segreti. C’era bellezza in quella trasparenza spigolosa. Persino le sue minacce erano cristalline. Non davano adito a dubbi. Erano inconfondibili. Se A, allora B. Haru le trovò stranamente rassicuranti, nella loro limpidezza. Draven era così buffo, pensò non senza una nota d’affetto. ‘Cameratismo’ forse era la parola più corretta. Di indole apparentemente chiusa e impenetrabile, il Prefetto aveva il viso più aperto che la bambina avesse mai visto. Si chiese se il whiskey incendiario avesse qualcosa a che vedere con quell’apertura. Haru annuì soddisfatta. Era felice di aver avuto l’occasione di dargli i mirtilli prima di rientrare a Hogwarts. Non aveva nemmeno più motivo di fare il velociraptor, ora che erano entrambi in salvo. Anche se già da un po' aveva una mezza idea di dirgli che adorava il colore dei suoi capelli, perché erano di un chiaro color velociraptor. Scosse in maniera rapida e impercettibile il capo, come a scrollarsi l'idea di mente prima di finire malauguratamente per verbalizzarla. Le pareva che il Prefetto gigante ne avesse avuto già abbastanza di dinosauri per oggi. Magari la prossima volta...

«Mi dispiace davvero tanto per quello, comunque», ammise poi sinceramente la bimba, indicando con un cenno del capo la posa innaturalmente rigida assunta dal braccio sinistro del Prefetto. L’idea di sfiorare un’altra persona senza il suo esplicito consenso le avrebbe dato la nausea a prescindere, costantemente attenta com’era a non sconfinare mai sul versante fisico e dolorosamente consapevole di come un’intrusione di quel genere potesse turbare o persino ferire in maniera irreversibile. Come se ciò non fosse bastato, il ragazzo le era parso particolarmente scosso dalla cosa. Quando lei aveva avanzato di qualche passo verso il vicolo di Magie Sinister e lui non l’aveva immediatamente seguita, Haru si era arrestata, ma non aveva fatto nulla per accorciare la distanza creata fra loro dal ragazzo. Si rifiutava categoricamente di invadere nuovamente la sua delicata bolla di confort. Semplicemente, si scusò e si limitò a rimanere in attesa della reazione del giovane.






 
Top
view post Posted on 28/10/2023, 12:09
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,926
Location:
London, UK

Status:


iZh1RrY
3qhfTIR
swDSIlO
Tenne lo sguardo fisso su di lei, a malapena si concesse di battere le palpebre se non il minimo indispensabile. Andava tenuta d’occhio; a quel punto, non tanto per la sua incolumità, quanto per la propria. Che fosse bizzarra lo aveva intuito subito, ma per qualche motivo aveva la tendenza di credere che chiunque avesse un briciolo di sale in zucca, sufficiente ad attivare un mero istinto primordiale di sopravvivenza. Lei no. Per certi versi, gli ricordò una Camille più piccola e dispettosa e il paragone non fece che accentuargli la smorfia sul viso. Il labbro superiore si arricciò leggermente su un lato a mostrare i denti, quasi come un animale pronto a ringhiare e aggreddire al minimo accenno di pericolo. Si mise in guardia, non appena superato l’angolo che portava al vicolo di Magie Sinister. Con tutto che c’era sempre un certo caos in quel quartiere, senza più le grida della ragazzina gli sembrò di stare nel silenzio; almeno questo era rassicurante. Tenne la testa appena inclinata da un lato, mossa da un istinto muscolare per assumere una posa che intendeva trasmettere curiosità. La osservò e l’ascoltò, perché a quel punto era curioso e maledisse la propria indole. Ormai, degli effetti benefici del whisky incendiario, dopo quella botta di adrenalina terrificante, non era rimasto che il ricordo sulle papille gustative.
Non era insolito che il poltergeist di Hogwarts tramasse in barba alle regole pur di avere dieci minuti di divertimento. Tra le mura di quel castello era una specie di ispirazione per chi avesse la predilezione alle burle. Non a caso, infatti, rientrava nella top three delle persone/cose verso cui Draven aveva sviluppato un vero e proprio astio. Lui e gli altri Serpeverde erano perlopiù salvi, almeno rispetto alla media di scherzi effettuata a danno di chiunque altro e da ciò che il Prefetto aveva potuto constatare, solo ed esclusivamente per via del Barone Sanguinario. Se c’era qualcosa o qualcuno di cui il poltergeist aveva indicibile terrore, era proprio il fantasma Serpeverde.
Strana scelta, dunque, che di tante vittime avesse deciso di prendersela con lui, sapendo che avrebbe poi dovuto vedersela col Barone.

Quindi? – incitò, nella speranza che si desse una mossa ad arrivare al succo della questione. Quasi con la testa nella borsa scolastica pur di riuscire a trovare qualsiasi cosa fosse che stava cercando, riemerse solo dopo un po’ con in mano un pacchetto su cui c’era un biglietto che portava il nome del Serpeverde, con tanto di riproduzione artistica della spilla da Prefetto.
Non accettò il pacco, nemmeno si avvicinò per poterlo guardare più da vicino; dopo filtri d’amore e cioccolatini avvelenati rifilati per San Valentino, aveva imparato a sue spese che non poteva fidarsi dei regali dei maghi che non conosceva. Nonostante la curiosità, dunque, non accettò quello che, visto il pacchetto, ipotizzò essere un regalo e, anzi, la smorfia sul suo viso si accentuò a dimostrazione di quanto diffidente e disgustato fosse da quell’iniziativa.
La ragazzina aveva saputo per tempo che sarebbe toccato a lui portare i primini in giro quel pomeriggio e aveva preparato tutto questo per coglierlo di sorpresa?
Iniziò a ragionare sulla bizzarra situazione, ma quando lei riprese a parlare, lui smise di pensare.

Mi hai stalkerato?! – fu la manifestazione verbale della prima reazione a quella vicenda. Con la testa ancora curiosamente inclinata da un lato, strinse maggiormente l’impugnatura della bacchetta. Se solo avesse saputo come rimuoverle dalla mente quella vicenda, lo avrebbe fatto: obliviata seduta stante e riportata di corsa al castello fingendo che non fosse successo nulla e che nemmeno fosse a conoscenza del suo nome, tantomeno delle sue preferenze alimentari, abitudini e relazioni intrascolastiche. Ma gli venne il dubbio che potesse essere in qualche modo illegale… Ammesso anche che avesse un qualche rapporto con Camillo, vista la scena a cui aveva assistito precedentemente, comunque non c’era verso che lei o lui fossero a conoscenza della sua ossessione per i mirtilli.

Il Barone ha tipo mille anni e non dà retta ai ragazzini, fa solo ciò che vuole lui. – fu la verbalizzazione della seconda reazione. All’effettivo era così, ma come tutti gli altri fantasmi di casata aveva un qual senso di protezione nei confronti dei suoi concasati e, storicamente, era riportato che Pix avesse timore di lui e della sua ben nota aggressività, di cui dava mostra specialmente nei confronti dei trasgressori a danni del decoro e della reputazione dei Serpeverde. Ciò non toglieva che Draven non avesse alcuna leva su di lui, al massimo il fantasma acconsentiva a giocare a gobbiglie con lui nelle notti insonni e ad aiutarlo a punire chiunque avesse leso l’immagine del suo venerato Salazar.
Nonostante lo stoicismo che era riuscito, più o meno, a mantenere da quando era intervenuto nella peculiare faida tra la Tassorosso e la variegata fauna di Nocturn Alley, alle parole seguenti della ragazzina si ritrovò a sgranare gli occhi.
Ok, quindi s’era presa una cotta per lui, lo aveva seguito e fatto tutto questo di proposito?! Cazzo, faceva paura… Se così era, aveva appena superato in inquietudine la ragazza che lo scorso anno aveva assoldato Camille Donovan per fargli recapitare una lettera impregnata di filtro d’amore; ragazza che, ad oggi, non aveva la minima idea di chi fosse e l’incognita l’aveva resa a dir poco terrificante… Ma questo era peggio.
Ripose la bacchetta e, dopo quel breve istante di assoluta sorpresa con annessa realizzazione, l’espressione del suo viso tornò alla solita maschera d’indifferenza glaciale.

Hai ancora un po’ di tempo per fare acquisti a Diagon. – concluse, decidendo di ignorare l’osservazione su quanto le dispiacesse per averlo costretto a restare come un manichino monco. In tutta onestà, si rendeva conto da sé che lei non gli aveva chiesto proprio di fare nulla ed era stato il suo istinto ad agire incondizionatamente. Sapeva essere melodrammatico; ne dava la colpa alla sua parte più babbana e agli influssi di mascolinità tossica a cui era stato esposto nel corso degli anni di crescita. Insomma, a dirla tutta: non era colpa sua, ma di certo non le avrebbe tolto di dosso il dispiacere dopo l’altalena di inquietudine a cui lo aveva appena sottoposto.
Si voltò a darle le spalle e si affacciò oltre l’angolo del quartiere per essere sicuro che avessero il via libera senza rischiare che qualche altro pazzo si unisse a quella sagra della bizzarria.
Una delle entrate al quartiere non si trovava distante dal negozio di Sinister: bastava virare a sinistra, proseguire per qualche metro e poi, all’incrocio, andare sulla destra dove avrebbero trovato la celebre scalinata che li avrebbe ricondotti a Diagon Alley.
Si volse a lanciare un’occhiata alla ragazzina, facendole cenno con la testa di seguirlo verso la direzione indicata dal capo; poi, si sarebbe incamminato su quella via. Con o senza di lei.
 
Top
view post Posted on 4/11/2023, 17:35
Avatar

Weave, weave the sunlight in your hair...

Group:
Tassorosso
Posts:
106

Status:


IMG_6396
oie_aZeLSZE1EGus
IMG_6395-16969007871828
W
ow, pensò Haru. Questo ragazzo non sbatte praticamente mai le palpebre. La cosa la stranì non poco. Stando alle sue analisi sociologiche pregresse, erano le persone con gli occhi azzurri quelle che tendevano ad avere un blinking time angosciosamente lungo. E gli occhi verdi del Prefetto Serpeverde di fatto non rientravano in quel campione. Curioso, rifletté in prima battuta; poi si corresse rapidamente. Dopotutto, ogni regola doveva pur avere la propria eccezione. Inoltre, perlomeno significava che il giovane non soffriva di blefarospasmo. Haru se ne rallegrò. Aveva già provocato sufficiente tensione emotiva al poverino, il quale non aveva decisamente bisogno di essere sottoposto ad ulteriori fatiche di quella natura.

Quando il labbro superiore del Prefetto si arricciò in una smorfia che gli scoprì i denti, per un brevissimo, folle istante, Haru si domandò se per caso non stesse per unirsi al suo siparietto e non si stesse apprestando ad impersonare anche lui un qualche dinosauro. Prese a pregare silenziosamente. Per favore, sii uno stegosauro. O almeno un tirannosauro.
Purtroppo, la magia svanì e quel momento passò rapido. Il ragazzo rimase perlopiù serio. E niente, sarà per la prossima volta, si ripromise nuovamente la bambina. La speranza è l’ultima a morire.

Quando il Prefetto non accettò il suo regalo, Haru se ne dispiacque sinceramente. Non tanto per lei, ma per la penuria di snackini che avrebbe dovuto subire il ragazzo per mano del poltergeist. Sperò almeno che il Barone l’avrebbe difeso da quel furto, grazie alla soffiata che gli aveva fatto lei. In ogni caso, non le sembrò cortese insistere affinché lo prendesse. Fece spallucce e infilò il pacchetto in una delle ampie tasche del lungo cappotto che indossava.

Tutto a un tratto, la smorfia promettente rifece capolino sul volto pensoso del Serpeverde, accentuandosi, e Haru ricominciò improvvisamente a sognare. Okay, dai, anche un triceratopo va bene. Pure un diplodoco. Ma ancora niente da fare, oh. Il ragazzo sembrava proprio determinato a non tramutarsi in una nobile creatura rettile estinta, pur essendo un Serpeverde. Il desiderio di alzare gli occhi al cielo per invocarne il provvidenziale aiuto si fece più pressante.

Haru non poté trattenere una risata divertita dal gorgogliare alla base della gola di fronte alle accuse di stalking. Il Prefetto Serpeverde era spassoso e sembrava avere un’ottima opinione delle sue (presunte) competenze di spionaggio. La bambina, tuttavia, non amava attribuirsi meriti che non le appartenevano. “Oh no, il mio attention span non me lo consentirebbe mai”, lo corresse quindi con un certo zelo. Si tamburellò una tempia con due dita per non lasciar spazio a dubbi. “Mi mancano proprio le facilities neurali per farlo”.
Ancora sorridente, scosse la testa di fronte all’impossibilità materiale di quello scenario assurdo. L’idea di riuscire a mantenere la propria attenzione incrollabilmente focalizzata su qualcuno così a lungo era letteralmente un miraggio per lei. Un evento più unico che raro. La mente di Haru correva precipitosa da un oggetto al successivo, sempre alla ricerca di un nuovo scintillante bersaglio su cui concentrare i propri fanali. L’immagine di lei dipinta dal ragazzo era un capolavoro surrealista, non c’era che dire.
Vabbè, senza contare le implicazioni etiche della cosa, poi. Prode velociraptor dispensatore di snackini sì, sgarbata ficcanaso irrispettosa dei boundaries altrui mai. Haru aveva un codice d’onore molto rigido e a cui teneva particolarmente.

Quando il Prefetto le spiegò che il Barone faceva solo ciò che pareva a lui, un viscerale “Che mood” uscì dalla regione più profonda dell’anima di Haru, che lo articolò con fare insolitamente solenne. “Voglio essere unbothered come lui da grande”, borbottò quasi fra sé e sé. La demand avoidance era una bestia difficile da gestire per la ragazzina, e sapere che c’era chi non solo aveva imparato a conviverci, ma addirittura ci aveva prosperato per più di un millennio era molto rincuorante.

Al commento di Haru in merito alla sua “bella faccia”, il Prefetto reagì sgranando gli occhi prima e tornando repentinamente ad un’apparente impassibilità poi. Haru non se ne preoccupò particolarmente. La rapida successione di emozioni contrastanti che increspò il volto del ragazzo non era così fuori dal comune. Molte persone –Haru su tutte– erano a disagio coi complimenti e, totalmente scioccate nel riceverli, finivano per tentare di schivarli a tutti i costi con una destrezza notevole (e che meritava una categoria a parte di complimenti, a dire il vero). I complimenti di Haru, nella fattispecie, parevano sortire quell’effetto piuttosto di frequente sulla gente. La bimba era semplicemente giunta alla conclusione che ci fosse qualcosa di intrinsecamente intimidatorio nel tipo di attenzioni che lei era in grado di rivolgere agli altri, in quel suo focus estremamente preciso ma rigorosamente circoscritto nel tempo a cui le persone che la circondavano venivano invariabilmente sottoposte.

Quando il Prefetto le rammentò della possibilità di fare altri acquisti a Diagon Alley, Haru si illuminò.
Resistette con un grado ammirevole di forza di volontà all'intensissima tentazione di rispondergli “Ti seguo” in tono sinistro solo per il gusto di ravvivare le accuse infondate di stalking di poco prima. Per quanto l’assurdità di quella teoria la divertisse in maniera tale da farle venire voglia di comportarcisi da gremlin, era genuinamente felice di avere un compagno di viaggio. Non ci teneva particolarmente a portarlo all’esaurimento nervoso –col rischio che il poveraccio avesse un meltdown e che la piantasse lì. E che magari sviluppasse pure un blefarospasmo da stress? No, grazie. “Mi affido al tuo senso dell’orientamento”, disse invece incoraggiante, apprestandosi a seguire fiduciosa i passi del suo malcapitato cicerone. “Io ne sono completamente sprovvista, come avrai avuto modo di notare”.






 
Top
view post Posted on 14/11/2023, 16:09
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,926
Location:
London, UK

Status:


iZh1RrY
3qhfTIR
swDSIlO
Se, per un principio meramente legato al senso del dovere che la spilla da Prefetto gli imponeva, si era lasciato convincere a intervenire affinché non succedesse nulla a quella ragazzina, dopo la breve ma intensa interazione con lei si rese conto che qualsiasi cosa le fosse successa di lì in poi non era più affar suo. Non poteva fregargliene di meno. Anche a costo di portare dei testimoni davanti al tribunale magico e dichiarare, mentire, di aver fatto di tutto per salvarla… Se si fosse persa nel tragitto di ritorno, ne avrebbe affrontato le conseguenze senza rimorsi. E senza interesse.
Sentiva di aver fatto più di quanto fosse dovuto per via del suo ruolo e la ragazzina avrebbe fatto bene ad esserne consapevole. Per quanto nella sua testolina bacata potesse non essersi ancora sviluppata la comprensione del pericolo, bazzicare per Nocturn Alley e attirare l’attenzione era da incoscienti. Ma percependosi ancora addosso l’inquietudine per l’essere stato spiato da lei, sperò che a posteriori le sarebbe arrivata la consapevolezza di quanto avere gli occhi addosso non fosse piacevole.
Poteva dire qualsiasi cosa in quel suo modo strano e fastidioso di parlare, ma era un dato di fatto: non c’era alcun’altra spiegazione che giustificasse come o perché fosse a conoscenza di un tale dettaglio su di lui. Pix non lo sapeva di certo. Era abbastanza sicuro che non lo sapesse nemmeno la sua ragazza!

Anche io mi perdo facilmente, ma cazzo questo è un altro livello di inettitudine. – replicò poi, quando la Tassorosso commentò di non avere senso d’orientamento. Non sapeva nemmeno leggere i cartelli? O vedere che la conformazione architettonica intorno a lei cambiava radicalmente scendendo un gradino che, in un villaggio in pianura, non avrebbe nemmeno dovuto esistere?
Scosse la testa tra sé, sospirando avvilito.
All’interno del castello vigeva la secolare convinzione che i Serpeverde fossero dei mezzi delinquenti arroganti e buoni a nulla, che per la loro ambizione sarebbero in grado di eliminare la concorrenza pur di primeggiare; non che fosse del tutto errata come convinzione, ma si chiese perché determinati preconcetti si fossero agganciati alla sua casa, quando i Tassorosso venivano solo considerati leali e nessuno aveva mai menzionato negli annali quanto fossero tutti mezzo cerebrolesi? Due pesi, due misure? Non era molto onesto.

Resta sulla strada principale, è dritta, non fare deviazioni: non ci sono negozi nelle strade laterali. Al massimo fanno angolo e da dove entri puoi uscire. Non c’è modo di perdersi. – aggiunse a spiegarle, tanto per chiarire quanto facile fosse orientarsi a Diagon Alley. Evidentemente, aveva l’indole di ficcare il naso ovunque senza nemmeno rendersene conto. Aveva un futuro da spia, quantomeno; auror in incognito?
Oltretutto, per non perdersi, le sarebbe bastato seguire l’orda di ragazzini. Ne aveva portati un mucchio lì in gita… Eh, sì. Porca merda. Aveva dimenticato quanti ne avesse contati.
Poteva solo augurarsi che nessuno fosse una testa calda come quella Tassorosso…

Perché ti sei separata dagli altri? – chiese poi, proseguendo verso l’uscita del malfamato quartiere fin quando non vide le scale illuminate dalla luce del giorno, segno che erano giunti di nuovo in prossimità di Diagon Alley.
 
Top
view post Posted on 25/12/2023, 18:27
Avatar

Weave, weave the sunlight in your hair...

Group:
Tassorosso
Posts:
106

Status:


IMG_6396
oie_aZeLSZE1EGus
IMG_6395-16969007871828
P
er quanto Haru andasse molto fiera della sua forza di volontà, c’era da ammetterlo: alle volte, non è che fosse proprio a prova di bomba.
All’udire quella gemma sulla sua (presunta, ma in effetti accuratissima) inettitudine geografica, semplicemente non poté resistere. Ok forse, se l’avesse davvero davvero voluto, ci sarebbe potuta riuscire. Ma come faceva a volerlo, quando il Serpeverde le stava riservando alcune delle reazioni più magiche e divertenti che lei avesse sperimentato nella sua breve vita? Non poteva.
Con precisione, si sfilò quindi una ciocca di capelli da dietro l’orecchio vicino al viso. Poi, con aria civettuola e come se non avesse costruito ad arte la scena proprio sotto lo sguardo incredulo del Prefetto Serpeverde, la rimise al suo posto dietro all’orecchio. Non contenta, sbatté le lunghe ciglia e cinguettò un: “Stai dicendo che sono fuori dal comune e che non hai mai incontrato nessuna come me?”.
Il sospiro avvilito del giovane la intenerì un pochino. Se fossero stati entrambi amanti del contatto fisico, Haru gli avrebbe dato un’amichevole pacca commiserativa sulla spalla. Dal momento che nessuno dei due pareva esserlo, la bambina risolse a farlo ad almeno un metro dalla sua spalla, simulando amichevoli pacche commiserative a mezz’aria ma rigorosamente a distanza di sicurezza (per entrambi, ad onor del vero) dal ragazzo. Il gesto attirò qualche occhiata curiosa dai passanti, ma la ragazzina non se ne curò. Consolare lo sciagurato aveva decisamente la precedenza sulla sfilza di norme sociali che era assolutamente certa di star infrangendo comportandosi in quel modo forse un po’ singolare. Meglio essere unapologetic rispetto all’intera vicenda.
Quando il Serpeverde prese a darle istruzioni sul dove andare, l’espressione di Haru – da dispettosa – si fece incredibilmente vacua. Niente di meglio che fornirle delle istruzioni verbali da processare in tempi rapidissimi per stunnarla in maniera pressoché irrimediabile. Con la fronte improvvisamente aggrottata, fece cenno con l’indice al Prefetto di attendere qualche istante. Tornò a frugare rapidamente nello zainetto e ne pescò fuori un quadernino e una penna. “Mi ripeti le stesse indicazioni che mi hai appena dato, ma abbastanza lentamente perché io possa annotarle?”.
Le dispiaceva l’idea di non poter più trotterellargli dietro o accanto, ma era bene arrivarci pronti, in ogni caso. Dopotutto, il Serpeverde aveva l’aria di chi avrebbe occultato il suo cadavere senza troppi rimpianti o ripensamenti, se Haru si fosse persa una seconda volta. Ed era proprio per quello che le stava istintivamente simpatico. Era un giovanotto chiaramente molto pragmatico. Sarebbe stato un triceratopo coi fiocchi, la bambina ne era certa.
“Gli altri?”, chiese Haru con aria confusa. “C’erano degli altri?”. Poi scoppiò a ridere. Si era davvero distratta così bene da non essersi resa conto di essere arrivata a Diagon Alley assieme ad altri studenti di Hogwarts?
Scosse la testa, incredula. “Volevo farmi qualche giretto tranquillo e passare a salutare un mio amico di vecchia data”, spiegò poi al Prefetto. “Tu invece che ci facevi in quel vicoletto maleodorante?”, gli chiese incuriosita. L’odore acre del whiskey incendiario che aveva inizialmente avvolto il Prefetto tornò repentinamente alla sua mente. “Eri andato ad annegare qualche dispiacere nell’alcol?”. Haru non giudicava gli unhealthy coping mechanisms altrui, era genuinamente interessata a capire se ce ne fossero di validi anche fra quelli non propriamente ortodossi. Non si sapeva mai quando avrebbero potuto tornarle utili.



 
Top
view post Posted on 13/1/2024, 17:07
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,926
Location:
London, UK

Status:


iZh1RrY
3qhfTIR
swDSIlO
Non si era mai trovato a sentirsi sollevato semplicemente mettendo piede nell’affollata strada principale di Diagon Alley, anzi tutt’altro: di solito è più propenso alla fuga tattica dal villagio, proprio perché tra buonumore e odore vari l’aria lì gli sembra viziata pur stando all’aperto. Eppure, dopo quanto appena vissuto a Nocturn, con tanto di una piacevola sbornia di whisky incendiario mandata in gloria in pochi minuti per esigenza, si sentiva proprio felice di potersi liberare a breve di quella palla al piede che lui stesso, erroneamente, s’era agganciato.
Le rivolse un’occhiataccia di sbieco, l’ennesima da quando avevano iniziato a intraprendere la ripida scalinata di ritorno verso la luce: era tanto odiosa quanto sveglia e, per quanto il suo modo di fare e parlare gli avesse già dato parecchio sui nervi nel breve tempo passato insieme, non poteva che ammirarla un pochino. Insomma, quanti anni aveva? Undici? Dodici? Era sorprendente per la sua età. Snervante, assolutamente, ma notevole.

Se ti piace metterla così. - ribattè serafico, con una disinteressata scrollata di spalle.
Ora che il peggio era passato, poteva tirare un sospiro di sollievo e tornarsene ad annegare la noia in qualche altro modo; se non con il whisky, magari con una più salutare visita da Il Ghirigoro.
Dopo averle indicato doverosamente come sopravvivere a quell’uscita di gruppo, si fermò in prossimità proprio del negozio di libri. Le indicò la strada su cui si trovavano e, alle sue parole seguenti, si pentì immediatamente di aver pensato che fosse svelta…
Prendersela con una ragazzina avrebbe richiesto un dispendio di energie che non sentiva alcuna necessità di consumare; non più di quanto avesse già fatto. E aveva fatto anche troppo.
Restò a guardarla, inebetito, senza ribattere. L’ascoltò aspettando pazientemente che smettesse di dare fiato alla bocca per non accentuare la suggestione della sua mancanza di intelletto.
Con un’altalena di riflessioni a riguardo che nemmeno la più problematica delle personalità descritte da uno psicanalista potrebbe mai scatenargli, si fermò lì, in cima alla scalinata, nel bel mezzo della strada principale di Diagon Alley.

Resta in vita finché non è ora di tornare a Hogwarts, se ti perdi di nuovo denuncerò la tua scomparsa con gran gioia. Questa è l’unica via su cui puoi camminare. Ci rivediamo lì tra un’ora. - rispose, infine, indicandole a pochi metri di distanza da loro il punto in cui aveva dato appuntamento agli altri ragazzini. Poi, si voltò e si allontanò con tutto l’intento di lasciarsi alle spalle la bizzarra esperienza. Almeno fin quando non fosse arrivato il momento di riportarla al castello; ammesso che si sarebbe presentata al punto di ritrovo...
 
Top
9 replies since 10/10/2023, 09:46   281 views
  Share