H
aru sorride, orgogliosa dell’ultima aggiunta al suo guardaroba. Incapace di resistere, piroetta sul posto, e la gonna bordeaux segue il suo movimento entusiasta e al tempo stesso temerario.
Per qualche inspiegabile motivo, qualche innominato nume (o forse Merlino stesso) le fa la grazia e le consente di non inciampare. Merlino gratias. Il vero protagonista del suo outfit, tuttavia, è palesemente il maglioncino che indossa con la gonna. Un tempo il maglioncino era uno dei fiori all’occhiello del suo armadio, un raffinato capo in
cachemire in un modesto rosa pastello. Il sorriso della bimba si fa più profondo, assumendo i contorni di un ghigno.
Ora, il suo amico dorato gliel’ha trasfigurato –su sua esplicita richiesta.
Anche se, a dirla tutta, l’ultima volta che si sono incontrati l’ex Tasso era in realtà più bronzeo che dorato, riflette Haru.
Con indosso una camicia giallo canarino e un completo rosa acquerellato cool da paura. Non è che lei abbia smesso di farsi domande sulle stramberie del suo co-spaccavetrine preferito, è che lui sembra essere costantemente in grado di sorprenderla in maniera diversa e geniale. Il fatto che paia mutare drasticamente aspetto ogni volta che si rivedono non la preoccupa particolarmente. Haru è fermamente convinta che lo riconoscerebbe ovunque. La parte migliore è che il suo stesso amico sembra intenzionato a farsi riconoscere ovunque da lei, a giudicare da quanto spesso le rivolga quelle sue inconfondibili linguacce tricardiche e luccicanti, indipendentemente da quanto irriconoscibile sia il suo aspetto.
FATTO STA CHE
ora il maglioncino di Haru è un trionfo –
qualcuno lo definirebbe più
un’accozzaglia, ma sarebbe un
qualcuno che chiaramente non si intende affatto delle audaci bizzarrie dell’alta moda parigina– di sfumature distinte di rosa shocking, fucsia, magenta, albicocca pallido, zucchero filato, cocomero selvatico, ciclamino, corallo, glicine, malva, cipria. Un intricato disegno di frecce che si rincorrono alla rinfusa e che sembrano indicare tutte le direzioni si estende dal centro del petto di Haru, percorrendone il torso, le clavicole, le braccia, i fianchi,
tutto.
La bimba continua a trotterellare felice e rigorosamente senza meta ma
leggermente più cauta del solito per le vie di Diagon Alley.
Il motivo?Non è che Haru abbia una qualche vendetta personale contro l’autunno, eh.
Assolutamente no. È che l’autunno non può dire lo stesso nei suoi confronti, pensa la bambina con aria torva.
Calca con particolare decisione i passi successivi, come a rimarcare il suo sdegno nei confronti di un’intera stagione. In una
I-want-to-speak-to-your-manager-because-this-is-unacceptable kind of way. Che poi se ci pensa davvero, è anche una
devo-piantare-per-bene-i-piedi-a-terra-o-finisco-diretta-con-la-faccia-sul-pavimento kind of way. Saggia la solidità del terreno, diffidente.
L’autunno ha dei bellissimi colori, ma a che prezzo? Non solo il rischio di spezzarsi l’osso del collo ogni volta che mette piede sui tappeti di foglie umide e scivolose che lastricano le strade di Diagon Alley
non è zero per Haru. È pure
significativamente più alto, se considera le sue capacità di coordinazione e di concentrazione che lasciano giusto un pochino a desiderare. Scuote la testa, incredula.
E poi la gente osa pure dire che non esistono più le mezze stagioni, oh! Le allergie prettamente primaverili e le scivolate automaticamente autunnali di Haru si permettono di dissentire, grazie prego arrivederci.
È ancora totalmente persa nelle sue fantasticherie (e nei suoi sogni di vendetta sanguinosa contro le condizioni meteorologiche sfavorevoli alla sua costituzione ontologica), quando una mela caramellata dall’aspetto delizioso le si materializza davanti agli occhi quasi dal nulla. Il singulto strozzato che le sfugge dalle labbra è tanto prevedibile quanto lo è il saltello scioccato che fa all’indietro. Incredibilmente, atterra in piedi.
Merlino oggi è insolitamente clemente con lei, non c’è che dire.Lo sguardo di chi si è appena bruscamente risvegliato da un sogno ad occhi aperti corre veloce dalla mela laccata alla persona che gliel’ha offerta.
No, niente strega cattiva di Biancaneve. Tutt’altro.«Professoressa Walker?», chiede, sollevando di poco gli occhi per incontrare quelli della sua affabile interlocutrice. La sua dorata insegnante di Pozioni la sta guardando con quel suo bel sorriso rassicurante che Haru segretamente adora e che cerca in ogni modo di guadagnarsi a lezione a furia di decotti ben riusciti e calderoni ben classificati.
Un aroma dolce e invitante le invade le narici. Timidamente, allunga entrambe le mani per accettare educatamente il dono che le sta venendo offerto. Non sa bene come comportarsi. Si sente stranamente in soggezione, anche se nulla nella posa dell’insegnante suggerisce che si aspetti particolare deferenza da parte sua. Haru non capisce bene l’etichetta della situazione, e teme di fare un passo falso in quello strano limbo sociale.
Non appena la mente della ragazzina registra i complimenti per i risultati scolastici, le guance vanno a fuoco, rivaleggiando col rosso brillante della mela caramellata. Con gli occhi bassi, farfuglia dei ringraziamenti imbarazzati. La voce della professoressa ha in sé il tepore affidabile di un abbraccio, e Haru vorrebbe accoccolarcisi contro.
Poi, un pensiero si fa improvvisamente strada nella sua testa e, limpido e genuino, le sfugge di bocca prima che lei possa anche solo provare a frenarlo.
ABITO A SALOPETTE VERDE SALVIA, GIROCOLLO BIANCO E OCCHIALI ROSA A FORMA DI CUORE? MA STIAMO SCHERZANDO? «Come ci si sente ad essere letteralmente un’icona di stile?».