Edward Newgate | Corvonero | 15 anni | I anno
Un pomeriggio libero dalle lezioni e una giornata soleggiata, ad autunno inoltrato, sono una seccatura da non sottovalutare.
Il tempo libero che si era venuto a creare, sarebbe stato ben accetto se qualche idiota non avesse allagato il bagno della bilbioteca, rendendola inagibile. Ovviamente, il Corvonero aveva esposto tutte le sue rimostranze sulla gestione di questi inconvenienti a Gazza. La risposta del guardiano non era stata però soddisfacente, essendosi limitato ad urlargli contro qualche improperio misto a minacce, con lo scopettone puntato nella sua direzione. Così, Edward, con un paio di libri sottobraccio, aveva analizzato le opzioni che gli rimanevano a disposizione: la sala comune o il giardino. La chiusura della biblioteca, però, aveva portato ogni singolo Corvonero a pensarla esattamente come lui, facendo affollare la sala comune della casata. E perciò, tra la folla e il ronzio incessante, più che un luogo di studio, quello era divenuto un vespaio. L’alternativa non lo esaltava. Il giardino non era certo idoneo al suo scopo ma, se ben ricordava, aveva trovato qualche settimana prima un muricciolo isolato, vicino a degli alberi, che nessuno frequentava.
Almeno sarò solo e indisturbato - pensò, tra sé e sé, il ragazzo, mentre attraversava il grande prato.
Un leggero venticello fresco lo travolse, facendo sollevare il tappeto arancione di foglie che cospargevano il manto erboso. Un respiro profondo, con i polmoni che si riempivano d’aria e un senso di libertà che gli sgombrava la mente. Chiuse gli occhi per un secondo, assaporando quella sensazione che di rado riusciva a provare ormai. La scuola, le lezioni, i compagni, i compiti, il negozio di Bibliomagic, gli imprevisti e gli scocciatori. Tutto affollava il suo tempo. Tutto lo distraeva dalla sua passione. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era preso un attimo solo per se stesso e i suoi libri? Sembravano trascorsi anni. Lui sdraiato sul tappeto della biblioteca di casa sua, in Irlanda, con Loki accoccolato sulla schiena e un buon libro da divorare. Forse, tutto sommato, è stato un bene avere questo tempo libero.
Costeggiò la riva placida del Lago Nero, mentre le foglie secche portate dal vento generavano delle piccole increspature sulla sua superficie. Da lì a poco sarebbe arrivato nel suo luogo segreto, lontano dal caos e immerso nella pace. Qualcosa però attirò l’attenzione del ragazzo. Un qualcosa di arancione, che ricopriva il suo muricciolo. Affrettò il passo e, avvicinandosi, si accorse che sopra di esso vi era una immensa fila di zucche, sistemate accuratamente una dopo l’altra.
Ma chi diamine ha messo tutte queste zucche qui - pensò Edward, infastidito. Avrebbe dovuto rimuoverne alcune, per potersi sistemare con i suoi libri e godersi la mattinata. Ovviamente non avrebbe mai usato le mani, col rischio di sporcarsi e poi lasciare impronte su ogni candida pagina dei suoi preziosi tomi. Tirò fuori la bacchetta, che fece roteare nella sua mano per più di una volta. La sensazione di sicurezza che traeva da essa lo calmava e lo aiutava a riflettere.
Potrei farne esplodere alcune, ma gli schizzi potrebbero cospargermi la divisa… - si ritrovò a rimuginare -
magari un semplice incantesimo di levitazione potrebbe essere… - un rumore interruppe il flusso. Anzi, non un semplice rumore, una voce. Girò lo sguardo in fondo alla fila di zucche e vide una ragazza che gli dava le spalle.
Ecco la responsabile di questa seccatura! - e con passo deciso cercò di mettere meno strada possibile tra lui e lei. Si arrestò per un secondo. Sembrava che la ragazza stesse parlando con uno scoiattolo.
Ahhh andiamo bene… - pensò, mentre riprendeva a camminare, scuotendo la testa al pensiero di dover interagire con l’ennesima tipa strana che studiava ad Hogwarts. Sembrava divertita dalla sua conversazione con l’animale. Si accorse in una frazione di secondo che lei si stava girando nella sua direzione e, istintivamente, si nascose dietro il tronco di un albero.
Non credo mi abbia visto - pensò, mentre stringeva i suoi libri al petto.
Aspetta un secondo. Che vuol dire “non credo mi abbia visto”? - si sorprese del suo stesso pensiero -
E anche fosse? È lei che è venuta a disturbare il mio luogo di pace, non il contrario. Sbirciò da dietro il tronco, ma pareva che la ragazza fosse tornata a fissare lo scoiattolo, non avendo notato la sua presenza.
La situazione bizzarra in cui si era cacciato da solo, fece scaturire nel Corvonero una serie di dubbi improvvisi e, forse, anche ingiustificati. Cosa fare? Poteva rimanere lì in silenzio e aspettare che la ragazza finisse il suo colloquio con uno scoiattolo di bosco. No, non poteva rimanere lì immobile. Anche perché uno strano prurito cominciava a scendere lungo la schiena; che fosse a causa della pianta o di qualche formica, in ogni caso, doveva muoversi. Poteva uscire, con naturale disinvoltura, e passare oltre. Si, certo, se non fosse che ormai era dietro quell’albero da un po’. Se la ragazza lo avesse visto uscire da lì, all’improvviso, avrebbe fatto la figura dello stalker.
Per Merlino, e io che volevo solo leggere in pace un libro… - pensò scoraggiato Edward. Più ripensava alla sua attuale situazione, più si infastidiva. Cosa diamine ci faceva nascosto dietro un albero. E perché continuava a restare lì, impalato, senza fare un fiato. Non gli era mai importato un granché di cosa gli altri pensavano di lui, figurarsi una sua coetanea. Tra l’altro, se era del primo anno, doveva conoscerla. Insomma, vero che non badava molto ai suoi compagni di classe, ma gli sembrava di averla incontrata a Incantesimi, forse? No, magari era Trasfigurazione. Ma cosa importa ora la lezione? Era una Tassorosso, sicuramente, per via della divisa. Capelli castano scuri, un indizio importante per chiunque, ma non per lui. Forse era il Prefetto? -
Bah, sono tutte uguali… - doveva ricordarsi il nome! Qual era? Inutile, non lo avrebbe mai ricordato.
Potrei esordire con un colloquiale “Ehi, studentessa” - pensò, ma scosse subito la testa. La stupidità della frase lo fece vergognare per il solo fatto di averla pensata.
Ma si, forse se rimango qui ancora un po’... - il pensiero era quasi concluso, quando notò una vespa poggiata sulla sua spalla.
Per Merlino! - esclamò senza troppi pensieri, mentre si contorceva su se stesso per liberarsi dalla presenza dell’odiato insetto. Girava vorticosamente sul posto, per verificare che quella dannata vespa fosse volata via e non si fosse infilata in qualche piega del mantello, quando si accorse di aver abbandonato il suo nascondiglio. Si fermò di scatto, tenendo ancora i libri sotto il braccio destro e l’orlo del mantello, in alto, avvolto nella mano sinistra. Girò lentamente la testa in direzione della Tassorosso, nella vana speranza che non avesse notato il suo scomposto tentativo di sopravvivere all’attacco dell’insetto.
Pumpkin Fields Forever