l viaggio procede senza battute di arresto, tutto volge all'agitazione del cielo. A malincuore, Vivienne, il meteo non risponde al tuo appello in promessa: il temporale è in tensione, pulsa come una ferita purpurea. Artiglia la Carrozza, in preda, con un mantello color carbone; ben presto la flebile luce della candela a mezz'aria non vale nulla, l'abitacolo versa in buio. Se non fosse per i lampi, i tuoni e i capitomboli oltre le vetrate, avreste l'impressione d'essere tra gli abissi, in modo indistinto. Caligine, oramai, sonnecchia. Alla tua domanda, Niahndra, ha risposto appena con un grugnito scontroso. No, non gradisce da bere. Ad onor del vero, non gradisce
nulla. Pari all'Orco, con voi, c'è il Segugio — il Cane è sveglio, d'un tratto. Gli occhietti fiammeggianti indagano le pareti, come alla ricerca di una presenza segreta. Volge l'attenzione in alto, al finestrino, là dove è apparso poco prima il vessillo fantasma. Quasi si trattiene, un ringhio sottile che abbandona le fauci; poi scivola in dormiveglia, distrattamente. La coda gli si attorciglia attorno, le zampette si stringono. Si acciambella e vi lascia in solitaria. Non è granché come vincita alla lotteria, potreste pensare. Un cielo violento, un tamburo di pioggia, saette e accadimenti che potrebbero essere parto o meno di suggestioni. O cos'altro. In verità, è soltanto il preambolo. Le nubi trattengono il lamento delle Megere che voi, Sorelle, incontrerete.
Non c'è molto altro da fare, è vero. Magari un brindisi? Non è il caso, la bottiglia presenta un liquido con occhietti sospetti, letteralmente. Potrebbe apparire come una pièce tetrale, affatto riuscita. Scoprirete presto, tuttavia, che di Viktor Haunt non vi sia lo zampino. Lui ha soltanto programmato la visita al Castello di Cawdor, nulla di più. Arcani maggiori, in silenzio, vi governano.
Finalmente, la Carrozza comincia a perdere quota. Volontariamente, i Thestral discendono in volo, s'avvicinano alle coste scozzesi. Quant'è lunga la strada tra Hogwarts e Cawdor? Benché il temporale persista, il tramonto tentenna — sciocco superstite. Le ultime pennellate di fiamma vi regalano uno scorcio che neanche la pioggia può mescolare via: il fiume Ness, oltre le vetrate, vi saluta con un tripudio di cascate, d'onde tremanti. Poco oltre l'acqua si fa scurissima, come inchiostro; è intervallata da una scogliera, un perimetro di salici piangenti e pietre marine. Questo, Streghe, è il Moray Firth, che risponde all'abbraccio e all'incontro. Finché per voi, pochi istanti dopo, la destinazione diventa ufficiale. I Thestral nitriscono, vestigia d'invisibilità. Si ancorano al suolo con uno scatto secco, un tonfo deciso ma leggero; vi scuote appena, dandovi certezza di essere arrivate. Caligine è già sveglio, forse non ha mai dormito. Spalanca la porta della Carrozza con un impatto violento, affatto necessario, delle spalle. Anche se siete in movimento verso i metri restanti, Caligine salta via, un tuffo buffo. Lo vedete rotolare poco oltre, un macigno verdastro. Subito dopo, Erebo spicca il balzo a sua volta, una macchia nera oltre un fazzoletto di terra. Non temete, non dovrete fare lo stesso. Basta pazientare poco, affinché la Carrozza si fermi del tutto. Al sicuro, potete scendere. La pioggia è sottile, aghi pungenti e gelidi: il temporale è affievolito, qui ed ora. Il punto, però, è
dove vi troviate. Di fronte, altro non c'è che un manto erboso: è un giardinetto velato dalla sera, illuminato a stento da lampioni di passaggio su una strada d'acciottolato. Abeti, querce, chiome d'arancio, giallo e sabbia, il perfetto paesaggio d'Autunno. E poi? Cos'è che resta? Eppure, le foglie brillano. In modo sospetto, per di più. Catturano i riverberi di fiamme autentiche, scintille di blu e di verde come onde di un lago; è una luce più forte, che né luna né stelle — coperte dalle nubi — potrebbero offrire.
«Saaangue. Per eeentrare.» La voce di Caligine, che vi raggiunge, è un graffio tuttavia ben distinto; indica alle vostre spalle, oltre la Carrozza. Dietro di voi, difatti, tutto cambia. Il Castello di Cawdor spicca lontano, sullo sfondo: un'imponente struttura di tufo e colonne, un gigante di roccia in torre. Il giardino che lo circonda è splendido, pur alle intemperie del tempo e della notte; è vestito di ortensie colorate, di cardi blu e di cespugli di astri d'indaco. Basta affacciarvi di poco oltre l'abitacolo, girarvi soltanto, per cogliere tutto d'insieme.
Il punto, però, è la luce.
Abbagliante, feroce, fastidiosa — è un'esplosione. I confini del Castello di Cawdor, infatti,
bruciano. Fiamme violente, tinte d'oltremarino e smeraldo, s'innalzano come roghi di streghe lungo il territorio, estendendosi per molti, moltissimi metri. C'è un... incendio, in corso? Eppure, le fiamme non sono rosse, né arancio. Né calde. Non c'è nulla, del fuoco reale. Questa è opera della stregoneria, è evidente. Caligine si taglia il polso con un coltellino da manico, che prende dal panciotto. Il sangue zampilla, scurissimo, oltre le colonne di fuoco, e l'Orco passa tranquillamente. Lo vedete dall'altra parte della barricata, un'ombra che presto è affiancata da un'altra. La voce che si alza oltre vi raggiunge con tutta pace.
«Care ragazze, benvenute.» Le fiamme disperdono le sillabe, eppure si afferra il senso; è un uomo che parla, e non lascia troppa confusione.
«Tempismo perfetto, o forse no. Il Castello di Cawdor ospita la Congrega delle Megere, stasera. Occorre un sacrificio di sangue, prego, fate in fretta.» Sacrificio di sangue. Erebo saltella via, d'un tratto mutato in ombra tra le altre. E per voi? Cosa capiterebbe, diversamente? La risposta è quanto mai tempestiva. Vi passa un pipistrello, sulle teste. S'imbatte nella barricata di fiamme, e muore.
Bruciato, completamente.