idontwannabeyou, Concorso a Tema: [Novembre 2023]

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view post Posted on 28/11/2023, 22:48
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entropia.

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Nieve Rigos
18 anni
Settembre-Ottobre
Hogwarts
Ambientazione: prima di Acquaviola
Canzone di ispirazione: P l a y


tell the mirror what you know she's heard before

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Sorrido. Il fuoco scoppietta allegro nel camino della Sala Comune. Regna un silenzio pacifico tra queste mura, fatta eccezione per le chiacchiere dei quadri. Si aggiornano sugli ultimi pettegolezzi. È la sola distrazione che abbiano, immagino — vivere la loro vita attraverso gli altri.
Non è quello che fai anche tu?
Sospiro. Non dovrei essere qui. Il programma delle lezioni, deposto alla mia sinistra sul divano bordeaux, pulsa; io l’ignoro. Dovrei essere nell’aula di Divinazione, ma… non posso. Semplicemente non riesco. Se raggiungessi la botola e mi affacciassi oltre il suo imbocco, perderei i sensi. O il senno, quel poco che resta.
Ti nascondi.
Lo so. Lo dico al fuoco, guardandolo insistentemente finché non ho l’impressione che della mia cornea non sia rimasto altro che un liquido al veleno. Allora batto le palpebre e abbasso lo sguardo sulle mie mani. Sono fredde e pallide, steli appassiti di un fiore battuto. Dov’è la suola che l’ha calpestato?
È troppo presto, mi giustifico.
È troppo tardi, vorrai dire.

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
La voce della Vicepreside supera appena la bolla di indifferenza che mi avvolge. Poggio il mento sul palmo della mano, assorta. Il septum raccoglie un raggio di sole. Non voglio essere qui e, in effetti, non lo sono. Il tiglio argentato giace, inerme, sul banco di quercia. Abbiamo smesso di comprenderci, di comunicare. La mia magia strilla, il legno restituisce indifferenza. Non mi stupisce più. Ho smesso di essere una strega — una persona — molto tempo fa.
«Rigos.»
La voce della McLinder mi riporta alla realtà. Volgo il capo, la osservo. Vuole richiamare la mia attenzione. Le sarei grata se ci riuscisse. Forse, lo sarebbe anche lei se mostrassi quel po’ d’interesse necessario a fingere che si sia trattato di un caso isolato. Non ricapiterà più, dovrei dirle. Invece rimango impassibile. È troppo lontana per raggiungermi.
Puoi tornare, lo sai bene.
Pensi che lo voglia?

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Il favore della notte è la sola cosa che riesca a consolarmi. Inspiro l’aria frizzante di Ottobre. Le creste degli alberi danzano sul ritmo di una brezza contenta; la assecondano. Porto la sigaretta alle labbra, aspiro. La guardo accendersi, rosso su bianco sporco. Brucia la carta sottile ove trovano riparo le erbe che uso per attenuare il tormento — suona note lagnose nel mio petto, nella mia testa.
Cosa sei diventata, Nieve Rigos?
Cosa sono mai stata, correggo.

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Tremo. Qui dentro c’è lo stesso odore, la stessa aria densa di Te. Come se le pareti, i mobili e le suppellettili avessero assorbito la Tua essenza. Sciolgo il nodo del mantello della disillusione. Ripongo gli arnesi da scassinatrice in una tasca del cardigan. RideresTi se lo sapessi; che sono entrata impropriamente nel Tuo ufficio come una criminale. Non Ti sorprenderesti, però. Hai sempre visto il vortice nebuloso annidato sul fondo dei miei occhi screziati di giallo.
Le hai permesso di rubarti l’identità.
Sono io a vestirmi della Sua… con scarsi risultati, aggiungerei.
Supero il mappamondo con il quale ho giocato distrattamente tante volte, quando eri docente. Ti manco come mi manchi Tu? Mugugno. Il cuoio capelluto tira, di nuovo. So già cos’accadrà. Quando raggiungerò lo specchio appeso alla parete, vedrò il riflesso falsato della Te che non sarò mai.
Il mogano non è il mio colore.

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Puttana. È questo che sussurra Matt Davies passandomi a fianco. Ghigno. Pensa ancora di ferirmi, munito della sua ignoranza boriosa. Mi fermo. Non gli do più le spalle. Aspetto che si volti. So che lo farà.
Brandisci un’intoccabilità crepata.
Slaccio un bottone della camicia, poi un secondo, lo sguardo ammiccante. Lui mi guarda. Indugia. So anche che non ti dispiacerebbe, Davies. So che torneresti da me, pur odiandoti. E io ti darei molto più di quello che vuoi e ti aspetti. Potresti essere il mio diversivo, ora che il sole è andato a scaldare terre lontane da quelle inglesi. Non hai gli stessi capelli, però, né infiammi la parte di me rimasta vitale, incapace di spegnersi.
Lo puniresti.
Oh, se lo farei!

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Raccolgo un capello rimasto sul cuscino. Giace, docile, tra le mie dita. Mogano, osservo. Lo tengo stretto nel palmo della mano, mentre raggiungo il bagno. Argento su candore, ecco cosa mi restituisce lo specchio.
Dovrei smetterla di sgattaiolare nel Suo ufficio.
Non è più il suo ufficio da un pezzo.
Silenzio!

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Dice che ho il viso smunto, Isabella. Mi accarezza una guancia con quel suo fare gentile che devo essermi meritata senza sapere come. Le sorrido, sminuendo le sue preoccupazioni. Sono solo le luci, le dico.
Cosa c’è che non va nei neon del locale?
C’è che mettono in evidenza ciò che mi ostino a nascondere ogni giorno.
Mi scappa una confessione più accorata di quanto avrei pensato. Sono felice di averla vista in queste ultime settimane. Mi fa bene stare con lei. I suoi occhi sanno di casa, per me. E ora luccicano, bagnati dal calore del mio trasporto.
Vuoi sostituire Thalia? Non ti vergogni?
Sto solo vivendo la mia vita, lasciatemi in pace.
Sarebbe anche l’ora!

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Dove sono finiti i miei anelli, maledizione. Tutta china sul pavimento, cerco sotto il letto un tesoro che sembra scomparso, sgraffignato dalle mani felpate di un ladro più bravo di me evidentemente. Una ladra in realtà.
Ania mi osserva con quei suoi occhi blu, accucciata sul pavimento con i cuscinetti sopra un cosino d’oro che raccoglie un rubino. La guardo, divertita. Poi faccio scattare le mano verso di lei. La afferra e comincia a morderla senza pietà, muovendo le zampette posteriori con quella foga che ricorda l’urgenza dei conigli.
Quando non pensi a lei, sei felice.
Lei. Non lei. Lei.

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Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira. Non andrà mai tutto bene.
Sobbalzo. La camera è immersa nel buio, le lenzuola stanno rannicchiate scompostamente ai piedi del letto. I miei occhi posano sul telo rosso e oro del baldacchino. Un incubo, va bene. Quello che vivo non è la realtà.
Poggio i piedi sulla pietra, ora seduta sul materasso. Ho il respiro corto; tento di riacchiapparne il ritmo. Un fascio di luce lunare rifrange sullo specchio, mi costringe ad alzare la mano per non rimanerne accecata.
Hai di nuovo i tuoi capelli. Lei non è più qui.
Lei è sempre qui, dovreste saperlo. Eppure, mi alzo e raggiungo la cornice arzigogolata che circonda lo specchio ovale. Con un braccio, mi reggo al muro su cui appoggia. Gli Abissi hanno ragione: onde d’argento sfiorano le mie guance, le mie spalle. Cos’è rimasto di me nella persona che adesso mi guarda?
Indice su indice, la superficie è fredda. Ci muoviamo all’unisono, io e me, ma respiriamo arie diverse. Mi domando se possa lasciarti lì stanotte, intrappolata in un regno capace di contenere la mia cupezza.
Hai smesso di indossare la maschera?
Non voglio essere più te, perdonami.

Alzati. Respira. Senti il contatto freddo con il pavimento. Respira. Guarda il tuo riflesso sullo specchio. Respira.
Andrà tutto bene.

I don't wanna be you, I don't wanna be you... anymore
 
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