The Heirs, Evento straordinario | Emily & Horus

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view post Posted on 5/1/2024, 17:34
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Il Fato

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"il cairo - egitto"

Il Cairo ti accoglie, Emily Rose, come accoglie il figlio del leone dimenticato. Con un ruggito tiepido che accarezza il collo, un venticello che sposta le gonne degli abiti leggeri ma non fa che lambire i tessuti più pesanti.
Il Nilo si muove placido in un flusso che è più eterno del tempo stesso. I giorni per lui non fanno che susseguirsi in un disegno che si legge solo a lungo termine.
Quattro passaporte illegali, fornite da John, ti hanno permesso di caminare tra queste vie. Ora puoi sentire le spezie dei mercati solleticare le narici. Profumi forti, piccantezze intense, l'acre odore della vita pungente.
Qui è dove il tempo si ferma, i respiri si placano e l'affanno viene meno.
Con la calura oltre le piramidi, i corpo trovano sollievo dall'affaticamento. Il deserto da cui emerge la civiltà è docile con te, accompagna ogni tuo passo guidando i tuoi sensi fino al punto davanti al quale sottostarai. Com'è questa terra ora che la puoi respirare?
Lo senti il potere antico che ne permea ogni anfratto? Ogni piccolo vicolo conserva gemme nascoste di incredibile raffinatezza. Rubini, Topazi, Zaffiri.
Ma forse non è questo ciò che vai cercando, non è il mercato proibito degli ori nascosti. E non sei sola.
A tenere tutto sotto controllo, c'è John. Non ha lasciato il tuo fianco da Casa Gordon, e adesso è qui. Si è drappato di abiti beduini per l'occasione, certamente presi con l'inganno una volta giunti qui.

5mtQebG
«Credo proprio che sia questo» Ed è sua la voce che ti desta o che concentra il tuo sguardo. Come per tutte le meraviglie architettoniche del Cairo, il tempio della dea s'impone feroce nella più tremenda dolcezza.Spunta da un vicolo come se non fosse mai stato lì, eppure lui non s'è mai mosso. «Quando vuoi» il suo è un ringhio, sposta il viso più vicino a te, ti dimostra che c'è. Con una mano ti accarezza la schiena.

PZ7UhaY

"tempio di sekmeth"

Il tempo delle visite si sta esaurendo, puoi notare dei fedeli, rispettosi, che scendono i due gradini per rimettere piede su un suolo meno sacro. Scalzi, indossano ora le calzature lasciate appositamente fuori dal suolo sacro. Sono tutti maghi, le tuniche semplici richiamano un'unione che li lega alla dea. Puoi notare si spalle un paio di donne, all'ingresso. La loro tunica è differente, più ricca, cerimoniale, hanno lunghi capelli castani ingioiellati d'oro, e dei tessuti morbidi che ricadono lungo corpi sottili.
Ti sei accorta, poco prima, di aver superato una netta barriera. Qui non c'è accesso che sia consentito ai nomag, il tuo sangue ti garantisce la visione di tanta supremazia.
La brezza fresca ti accarezza il viso una seconda volta, con i profumi dell'incenso. Nessuna porta di vetro, l'anticamera del tempio è aperta, e le donne di prima - tuttavia - sono ancora lì, ancora di spalle. Una di loro volta il capo a destra, il suo è un profilo adornato da poche rughe, e trai capelli corvini sfiorano ciocche argentee.
Le colonne incise sono alte più metri di quanti immagini, l'atmosfera richiama i colori dell'oro e dell'opale. A guardare dentro, se tu dovessi salire quei due gradini, vedresti delle luminescenze etere, come tracce di patronus. In tutto ciò che vedi, l'iconografia di Sekhmeth è presente, l'aggraziata divoratrice non è che una leonessa dall'indomito potere. L'aura della venerazione permea ogni respiro.
Entri adesso, Emily? E' questo il varco verso l'ignoto? Cosa fai ora?

Emily ed Horus, procediamo con la vostra trama.

Finalmente vi icontrate di nuovo. Sappiate che in questa role vi guiderò solo fino alla fine degli scambi introduttivi, dopodiché interverrò esclusivamente se lo riterrò necessario, o se mi verrà richiesto.

Tuttavia ogni momento è importante, ogni passo che muoverete condurrà verso una o l'altra conseguenza o considerazione. Non esisterà una scelta priva di conseguenze.

Non avrete una regola da seguire, fintanto che le bacchette non si agiteranno. Cioè che deciderete o meno di condividere spetta solo a voi, non interverrò in alcun caso su quei punti, terrò solo traccia delle vie percorse alla fine della role, per stilare il seguito, ed infine l'epilogo.

Potete inserire incantesimi "di contesto" solo previa richiesta a me, ma non dovrebbe essercene alcun bisogno.

In ogni caso, sapete dove contattarmi per qualunque cosa.
Al vostro primo post, non dimenticate statistiche ed inventario coerente.

Buona gioco!
 
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view post Posted on 6/1/2024, 16:07
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– The Heirs –
23 yrs – Head of DMLE – Il Cairo

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È il Caos. E la Calma.
Quando il vento, danzante sulla superficie del Nilo, posa le sue carezze sulle guance, non posso fare a meno di percepire di essere giunta. Lo avverto, contro ogni mio desiderio passato, ora che il legame è divenuto più saldo.

Alla luce tenue di una candela, hai illuminato la mappa che ti ha condotta qui, dove devi essere, sotto lo sguardo vigile di John che ti ha lasciata soltanto per il tempo che serviva per procurarti ciò di cui avevo bisogno. Non ti ha dato tutto, non ti aspettavi che ne fosse in grado, ma ti è bastato per tenertii sveglia nonostante le premure di J che ti ricordava di riposare, perché ne avresto avuto bisogno per affrontare il viaggio. E tu l’ho guardato, senza parlare, perché non conoscevi parole in grado di esprimere ciò che tuttora provi. Non è angoscia, non dolore o paura. È più un insieme di tutto ciò che hai vissuto fino a questo momento, sentimenti pronti a prendere il sopravvento ma che devi controllare.
E ci hai provato, mentre ti lasciavi la dimora alle spalle; dalla prima all’ultima passaporta, quando non avevi più fiato e J ti faceva cenno di andare avanti. Quando ti è sembrato di vedere il volto perfetto di Devon nel tuo riflesso allo specchio. Quando hai chiuso finalmente gli occhi e la torre che Voldemort ti ha mostrato, schiacciava i suoi resti sotto il suo peso.
Quando, credendo di rivederlo in piedi vicino a te, gli occhi di Horus ti hanno ridestato e hai incontrato quelli di John.
Non avevi parole per spiegare tutto questo, ma a lui è bastato il tuo silenzio. Senza alcuna oppressione o troppe domande, è rimasto al tuo fianco, donandoti ciò di cui avevo bisogno per continuare, forse consapevole che se avessi abbandonato tutto - se lo facessi ora - non ci sarebbero stati che pochi respiri e molti rimpianti a dividervi dalla cenere della famiglia, la vostra, che avete visto sgretolarsi come fragili castelli di carta.


La tranquillità delle acque non lenisce l’ardore che sento crescere al petto, né placa i sensi, risvegliati dalla vita ignara che ci circonda. I miei occhi, avidi, si posano su ogni superficie, ogni colore. Ogni volto. Come se fossi sicura di poterlo scorgere tra la miriade di persone dal sangue caldo e dagli occhi di onice. Ma lui non è qui ed è questa consapevolezza che mi spinge avanti, lungo il sentiero di una magia potente, mai sperimentata prima, che stimola le membra.
Cammino, la mappa nel palmo, la stessa che stringevo con troppa forza quando, al minimo sospetto di rumore, alzavo la punta della bacchetta; non sono terrorizzata, ma non sono nemmeno una sciocca: tra poche ore a questa parte, potrei essere un morto che cammina, destinata a subire l’ira del Signore Oscuro. Per quanto ancora potrò prendermi gioco di lui?
« Credo proprio che sia questo. »
Desti la mia attenzione, e ti guardo prima di volgermi verso il tempio. Indugio sui tuoi lineamenti perché voglio che tu comprenda, dai miei occhi che si posano senza timore su di te, che, dopo le scorse notti, non è cambiato assolutamente nulla.
Prostrata dinanzi al Tempio, guidata dal figlio del Leone senza che lo sappia, ripongo la pergamena nella borsa, la cui cinghia taglia possessivamente i seni, al sicuro.
La schiena s’inarca appena al tuo tocco ma è come se l’ignorassi, come se provassi fastidio dinanzi alla vita del Tempio che giunge alla fine e ci fa da spettatrice. Lascio vagare le iridi incandescenti sul perimetro dell’ingresso, ne contorno la pietra con dolcezza mentre lascio da parte le scarpe e i piedi nudi toccano gradini caldi, la veste nasconde i passi.
Scivolo sulla figura delle donne all’ingresso, bellissime nei loro abiti cerimoniali, con le lunghe ciocche castane che riverberano al calar del sole. Sono talmente ammaliata dalla grandezza del tempio che per un attimo, per la prima vera volta negli ultimi due giorni, dimentico il vortice di informazioni e visioni che tormenta la mente. C’è però un leggero timore che abbraccia il petto, lo stesso che mi fa tremare all’idea che io possa essere respinta da questo luogo. Ancor più ora, consapevole di quel che sono, del sangue mutato che agita le vene ma che, in vero, mi ha portata fin qui. Da Lui. Mi volto per un ultimo secondo verso di te, John, poiché è inevitabile - mi dico - che questo pensiero non emerga anche dai tuoi occhi e, trattenendo il fiato, mi lascio accogliere dalle alte colonne che costernano l’interno. Chissà se Lui sa interpretare queste iscrizioni, chissà se posso ritrovarvi i tre simboli che rivedo ogni volta che chiudo gli occhi, impressi per sempre sugli ultimi strati delle mie cornee.
Bagliori incorporei, familiari, ammantano il pavimento, leggeri perché nemmeno loro osano solcare la pietra sacra.
Come oso, allora, io?
Il collo si alza, in direzione della Leonessa che abbraccia il proprio tempio e mi impongo di osare; stringo il polso incriminato, devo farlo.
« Dovrò farlo? Morire. »
Ma è davvero la morte il tuo fato? Glielo chiedi, e lui ti guarda.
« Mi assicurerò che questo non accada »

paperDismantled

La trepidazione si lega alla determinazione, e, nell’avanzare, avverto le tracce di una presenza ancestrale. In questo momento, non sono più una viandante con delle risposte e altrettante domande, ma parte di un rituale millenario, e il mio passato e destino si intrecciano con la storia di questo luogo.

– Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our Fathers –

Abilità
– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
– Smaterializzazione
– Elementalista inesperta ()
– Banshee esperta
Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.


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Edited by Emily Rose. - 21/1/2024, 15:04
 
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view post Posted on 6/1/2024, 17:43
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tempio di sekmeth

Qui giace la culla della vita. E' tutto ciò che permea dal respiro della Dea. Vita, morte, sangue e battaglie. Sekhmeth non è benevola, né priva di spine. Ella ha denti da leonessa e la stessa ferocia di chi non ha timore a far uso di ogni sua arma. L'onore è nella battaglia come nella preghiera. In egual misura si bilancia un cuore.
E lei, Emily, ha occhi su di te. Dall'alto del suo scranno osserva il tuo accesso al suo nido.
Stai per affrontare un branco poiché le leonesse sono una e tutte. Nessuna di loro si muove senza che questa sia una danza felpata in compagnia delle altre. Perfino coloro che restano ferme, non lo sono mai del tutto.
E tu, difatti, come osi?
Emulandoti, John sfila le scarpe, le appoggia a lato in contrasto con quanto il resto dei fedeli fa, tanto che - a breve - le uniche scarpe in quel piccolo deposito, saranno le vostre.
Ti affianca, ha imparato in questi giorni a riconoscere il tuo sguardo, e non per questo a venirne meno scalfito. Lo sa, ciò che vi siete detti vibra nel suo sterno. Il suo sguardo su di te è impietoso, sicuro, onesto.
Forse a tratti brutale, ma non ti mostra quella preoccupazione che cela nel cuore.
Per quanto tu possa vedere, lui è pronto come te, e non arretra. Quando avanzi, lui avanza. Fianco a fianco come ha sempre pensato che dovesse essere.

5mtQebG
«Prego?» Compi un passo, Emily, forse due all'interno del dromos (l'ampio corridoio principale all'ingresso) prima che una voce ti raggiunga. E' la donna dalla veste cerimoniale, il suo è un aspetto austero. Gli occhi fedelmente contornati dal carboncino, sono di un castano profondo. La donna si pone davanti a te, l'aura rigida e severa le impreziosisce il volto.
Ti osserva, da cima a piedi. Nessun cenno di approvazione quando nota che siete entrambi scalzi. Il suo è un modo di osservare indagatorio, non si preoccupa di nasconderlo.
Oltre a lei, ti accolgono le sfingi incolonnate a perdita d'occhio, fiaccole che illuminano le incisioni di altre colonne e qualche bagliore famigliare. Appartiene ai patronus. Per la precisione, se dovessi guardarle, conteresti dieci leonesse. L'undicesima si pone al lato della donna, di fronte a John, seduta a guardarvi a sua volta.


 
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view post Posted on 6/1/2024, 20:58
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È osservando la Dea che permetto alle leonesse di circondarmi. Silenti, fiere, protettive, infastidirebbero l’animo di qualsiasi straniero che, alla loro presenza, si sentirebbe messo all’angolo per l’innocente motivo di non essere del posto.
Eppure io lo comprendo, per quanto veemente è la sensazione di avere tutto il diritto di varcare questa soglia. Non è l’UAS marchiato a vita sul polso, né quello che giace al sicuro protetto dal sigillo, all’altezza del mio cuore, a pretenderlo. È l’ingiustizia, l’incapacità di credere che, a conti fatti, dopo tutto quello che è successo alla mia famiglia, dopo la sua caduta e la promessa di morte che preme sulla mia testa, io non abbia davvero nulla a che fare con questo luogo.
Dopo Horus, io…
Resto immobile ma il mio sguardo s’addolcisce appena per quanto i miei occhi, duri e fermi, diano l’impressione che non ho nulla da temere e che, per quanto rispetti la sacralità del Tempio, non ho intenzione di arrestare la mia ricerca.
Le capisco nella stessa misura in cui so che Horus è ancora vivo. Il sangue che bagnava la sua pelle è uno spettacolo dinanzi al quale mi sento tuttora tremare ma è qui e, come loro, farei qualsiasi cosa per proteggerlo, di tutto. Nonostante tutto.
Senza voltarmi, prego che John non si muova, che non faccia gesti avventati e la mano lascia il polso, le braccia cadono lungo i fianchi; la destra si apre, col palmo rivolto verso le spalle, come ad ammonirlo. Le dita, ornate dagli anelli tra cui spicca una dolente rosa acquamarina, si chiudono quasi immediatamente.
Le iridi non si schiodano dallo sguardo profondo che mi giudica ma la mia vista viene raggiunta da bagliori ora più forti, familiari. È quasi con tristezza che il mio animo li accoglie; è da tempo che non scorgo il mio Patronus e ogni volta che provo ad evocarlo, mi sembra sempre più flebile. Umiliata dinanzi al più primitivo desiderio dell’essere umano - quello di riuscire laddove altri succedono, accolgo anche l’indagare della leonessa di luce.
« Non sono un nemico » asserisco. Per quanto stupido possa essere, per quanto chiunque possa pronunciare queste parole tra cui Voldemort stesso, nascondono della verità. Lasciano intendere che so molto più di quanto un viandante possa sperare di conoscere, molto meno di qualsiasi nemico si aggiri tra queste strade. Il mio tono aiuta perché è assertivo ma comprensivo.
E se mi sbagliassi, se loro fossero solo delle leonesse per niente accomodanti verso gli stranieri, non avrei comunque detto alcunché. Avrei trovato un altro modo. Perché c’è sempre un altro modo.
« Cerco qualcuno. Mi ha detto che avrei potuto trovarlo qui » che non è proprio una bugia, a pensarci bene.
Me lo ha detto, in un certo senso, solo che Lui non lo sa.

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▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
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Edited by Emily Rose. - 21/1/2024, 15:04
 
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tempio di sekmeth

Respiri che vengono trattenuti, cuori che battono nel più totale silenzio. Questa è la sacralità di un luogo in cui ogni parola va misurata, si esprime solo se è necessaria, indispensabile. Altrimenti il silenzio e buona pace per la Dea.
Tuttavia non è che con questo che potrai farti avanti, lo sapete tutti e due. John, dal canto suo, lentamente si irrigidisce. Non compie l'immediato errore di mettere mano alla bacchetta perché a trattenerlo sei tu. Tu che non abbassi il capo, mantieni lo sguardo della Leonessa. Cosa vedrà in te? Il coraggio? La sfrontatezza? Ti crederà profondamente irrispettosa?
D'altro canto, un Tempio non è una Chiesa. È la donna davanti a te è una guardiana, una combattente, una sacerdotessa d'alto rango. I gioielli che le adornano il petto sono modulati in vero oro. Le rughe dell'età rendono il suo lignaggio rispettabile, e tale rispetto lo esige anche solo guardandoti come farebbe la più severa e fiera delle madri. Tuttavia non è disabituata a chi non conosce le usanza o i modi da tenere per essere accogli tra le braccia della Dea. Ma questo non l'ha mai resa poi morbida o malleabile.

5mtQebG
Il vostro è un lento ma prezioso duello, occhi negli occhi. La donna mantiene il suo cipiglio senza muovere il petto, quasi non avesse necessità di emettere fiato.
John, docile, non rilassa le spalle. Accoglie la tua richiesta di fermarsi poiché presto - lo conosci ormai - sarebbe corso alla bacchetta. In fondo, ha distrutto decine di famiglie solo per permetterti di farti largo nell'Infracombe, immagina di cos'altro sarebbe capace. Ma si, non è rilassato. Nel guardarvi attorno anche la sua vista, come la tua, si abitua alla penombra. Ci sono altre donne, si muovono lente tra le sfingi imperiose, spengono ceri, innalzano preghiere che non puoi sentire. Tutto in questo posto è permeato da un credo trascinante. Tuttavia non è come per chi è profondamente devoto a Voldemort. Questa non è cecità disperata, è profondo orgoglio.
Le tue parole, ad ogni modo, arrivano alla donna seppure in prima battuta ella non risponda. Osserva John, fissa gli occhi nei suoi, poi torna da te.
Ha il piglio di una madre rigorosa, inflessibile. Solleva appena un sopracciglio, non è stupore il suo, è l'espressione di chi si chiede se tu sappia con chi stai interagendo. E, tuttavia, non lo sai.
Puoi non essere un nemico a parole, ma cosa di te può convincerla che tu non lo sia davvero?
«Sono queste le parole con cui chiedi di accedere al Tempio della Dea?» Te lo chiede di nuovo, calibrando ogni sillaba, come se rischiassi tu di non comprenderla. Non arretra di un passo, è chiaramente il suo territorio questo, e la protezione non è un optional: è dovuta. Così come è dovuto che tu ti esponga un po' di più, a suo dire.
«Qualcuno» sottolinea il tuo punto, la sua voce è tagliente. «Converrà che abbia un nome. Lui, e voi due» E ti è chiaro che non hai ancora modo di muovere un piede nel suo tempio. Sei sotto esame.
Mesti, i patronus si voltano verso la fine del dromos. Una figura in lontananza si fa avanti con lentezza. Capelli argentei, tratti indistinguibili. E' lontana, il tuo problema è più vicino.


 
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E queste le parole con cui ci accogliete?
Vorrei rispondere ma mi mordo la lingua e resto in silenzio dinanzi alla provocazione. Sono brava a reggere il giudizio altrui, a nascondere l’espressività del mio volto se lo voglio. Devo probabilmente ringraziare il Signore Oscuro per questo, e gli anni di doverosa devozione che ho sempre mascherato. Chissà se se lo aspetta, infondo, di rivedere la propria fiducia mal riposta, e non per errore, ma per mia volontà.
Reggo lo sguardo del guardiano, che è quello che sono anche io, dopotutto. Ma proprio per il ruolo che non ho voluto e che mi ha scelto, non oso giocare la carta del marchio. Devo proteggerlo, proteggere l’UAS; l’idea che venir fin qui non fosse altro che una trappola - devo essere onesta - ha allettato i miei sensi più di una volta.
Un piano troppo complesso per essere ordito da Voldemort, certo. Lui è un abile stratega ma non è nel suo stile agire in questo modo. Avrebbe piuttosto mandato qualcuno a torturarmi sulle sponde dell’Ilfracombe e gettata nelle segrete. E quando io - o più presumibilmente John - gli avrei consegnato ciò che desidera, mi avrebbe uccisa come chiunque non sia più utile allo scopo. Come il Mangiamorte che ho ucciso davanti ai suoi occhi la prima volta che le spire della Villa si sono chiuse su di me. Come è ancora probabile che possa fare.

Tremo ora al pensiero che tu, John, possa fare qualcosa se solo la donna si azzardi anche solo a far lievitare una mano. È una comprensione connaturata questa, che non mi aiuta e che rende la situazione ancora più difficile da gestire perché le variabili in gioco iniziano ad essere troppe a questo punto.
Le preghiere silenti sono un mantra che non riconosco ma s'affacciano sull’orizzonte della mente. Percepisco i movimenti dei corpi che ci circondano ma non la pericolosità, non ora che sono semplicemente in attesa, come lo sei tu.
Il modo in cui questa donna mi parla è irritante, il mio orgoglio d’altronde riflette quello che permea queste mura. E anche il mio è profondo, devoto.
Le leonesse incorporee avvertono qualcosa muoversi alle mie spalle ma non posso voltarmi, così come non ho l’ardire di trattenere fisicamente il mio accompagnatore: conosco bene le regole di quest’esame. E l’unica cosa che posso fare è, sì, espormi.
« Gordon. Sono l’ultima dei Gordon » , in qual senso non mi arrischio a spiegare.
La più giovane? O l’ultima a morire?
Non sono l’unica a dovermi esporre qui, non ho ancora abbondato l’idea dell’inganno.
« Lui è con me » mi volto verso di te, incrocio il tuo sguardo perché so che, quando anche una ciocca di capelli scivolerà lungo la schiena ammantata di bianco, gli occhi scatteranno in mia direzione, « Garantisco per lui » .
E non è una promessa che faccio al Guardiano, è un ammonimento a lungo termine verso di te.
Non ho intenzione di fare il tuo nome, perché so quanto stai rischiando a causa mia e anche io farò di tutto affinché non ti accada altro. Null’altro.
Sfilo lentamente l'anello vittoriano, senza mosse azzardate, in piena luce affinché tutti, compreso te, possiate vedere.
Lascio che il tramonto carezzi la rosa di berillo e lo porgo alla donna affinché giunga a Lui.
Le braccia, coperte, tornano innocentemente lungo i fianchi.
« Horus Ra Sekhmeth. Ditegli che… Ly è qui. »
Un tonfo al petto.
Era necessario.

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▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
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▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
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Edited by Emily Rose. - 21/1/2024, 15:05
 
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tempio di sekmeth

Un nome non è cosa da poco. L'identificativo universale ti sta legando ai Gordon, come se nel profondo il divario con Jacob fosse ormai incolmabile. Cosa sei Emily? Una Rose? Un'adepto del nemico principale di questo Tempio? Oppure sei davvero una Gordon, figlia di tua madre e nipote di tutti quei poveri nomi cancellati dal tuo albero genealogico? Gordon riverbera nel silenzio che protegge il Tempio.

Nessuna reazione. Nessun varco magicamente aperto: il nulla.

5mtQebG
Possibile che un nome che per te ha tanto valore, qui perda di significato? Possibile che loro non abbiano idea di chi tu sia? Beh, è questo ciò che leggi negli occhi della donna: lo stesso cipiglio di prima. "Gordon" non fa alcuna differenza, per lei niente che tu stia dicendo in questo momento migliora la tua situazione. Che tu sia la prima, l'ultima, o la colonna centrale dei Gordon, questo non richiama alcuna memoria in lei. Non è un lasciapassare universale, sei approdata in un altro mondo. Un nuovo mondo in cui la prima impressione è forse la migliore che tu possa dover dare. Magari anche l'unica che ti è concessa.
Anche il fatto che tu garantisca per John, non genera moti d'accettazione, tutt'altro.
«Qui ogni uomo è responsabile di sé e delle proprie scelte, così come ogni donna» Figlia di uno schema matriarcale, la donna incide queste parole osservando John. E' il chiaro segno che non sarai tu responsabile di ciò che lui potrà dire o fare, sarà lui e basta, padrone di se stesso.
E, d'altro canto, John resta in silenzio, mantiene la sua posizione facendo molta attenzione a non guardare le leonesse.
Eppure, se già puoi avere l'idea che questa donna non sia né benevola, né accogliente: d'altronde non è un luogo devoto alla bontà d'animo, il suo sguardo si fa ancora più sardonico nel guardare l'anello che le porgi. «Accettiamo omaggi alla Dea solo quando il Tempio è aperto», non lo prende in mano ed ovviamente ha capito cosa vorresti che facesse, ma chiederle di trasportare qualcosa al posto tuo, non è accettabile.
Il suo sguardo ricade a malapena sull'anello, e torna immediato a te come una stilettata alle tempie. Irremovibile.

Però tu fai un nome e - se può - questo istiga un lento irrigidimento. Non è il nome che hai fatto il problema, ma è il modo in cui ti appelli al figlio del Leone, al nipote della Sacerdotessa Madre. Nello sguardo della donna vi è palese il "tu non sei degna di un respiro che si affacci a quel nome", inespresso ma presente.

5mtQebG
«Credo tu ci abbia confuse con un servizio differente, Ly» una voce più matura raggiunge il tuo campo. La donna dai capelli argentei si fa strada tra le leonesse, seguita dal suo patronus. La donna con cui hai parato finora, china il capo in segno di rispetto, lasciandole spazio di manovra ma senza perdervi mai di vista.
L'anziana porta i lunghi capelli candidi leggermente mossi, il trucco evidenzia fortemente quegli occhi che riconosci. Seppure di un colore differente, hanno lo stesso taglio di quelli di Horus. La Sacerdotessa Madre è dinanzi a te, ed è imponente nell'aver superato i sessant'anni. Non v'è un solo accenno di debolezza nel suo sguardo o nelle sue movenze, il Tempio respira a ritmo del battito del suo cuore. Seppur ne sia il centro focale, il modo con cui ti approccia può darti l'idea della sicurezza che incarna. Lei sa che - pure volendo - né tu, né John saprete mai sfiorarla con un solo dito.
Lei non chiede rispetto, Emily: lei lo esige per il solo ruolo che incarna, con una durezza morbida che di "nonna amorevole" non ha nulla.
«Cosa ti porta a cercare il mio Maahes in un suolo tanto sacro e con-» osserva John, lo scandaglia piano. «- un ospite?» Non accetta vaghezza.




Edited by MasterHogwarts - 7/1/2024, 15:54
 
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Poiché non credo che la reazione generale sia una menzogna, il cipiglio della donna mi lascia intendere che si sia esposta più di quanto creda e non per come lo intende lei.
Io non sono nessuno qui e per quanto ciò, anni e anni addietro, avrebbe potuto ferire il mio Ego di adolescente incasinata, in questo momento è di conforto.
È come prendere fiato dopo una corsa, tranquillizzarsi e poter dire che un problema è stato appena stato risolto.

Quando il Guardiano osa volgersi a John, stringo appena i palmi, non spaventata da cosa possano fare loro ma, ancora una volta, da come possa reagire lui. Comprendo che, in questo momento, la cosa più saggia che possa fare, sarebbe quella di lasciare il Tempio e attendermi tra i vicoli di spezie.
Ma glielo lascerebbero fare?
Sorriderei nel darmi una risposta, se non fossi abbastanza intelligente da capire che il sarcasmo, qui, non mi è concesso. Allo stesso modo, non m’avvinco a replicare in modo altrettanto sardonico a chi mi sta trattando come se avessi appena sputato sul suolo su cui cammina. Per quanto sacro e non blasfemo, qualcosa mi dice che riceverei lo stesso trattamento qualora imbrattassi il pavimento di Villa Malfoy.
Il Credo non sarà cieco ma il modo in cui si pongono non è tanto diverso da quello di chi mi punterebbe una bacchetta alla gola se solo sapesse dove sono e cosa sto facendo.
Mi urta, più di ogni altra cosa, la consapevolezza che a distanza di due giorni, dopo quello che ho visto e ha visto Lui, con due sentenze di morte a volteggiarmi sulla testa, io debba stare qui a capire perché diamine non posso vedere una persona che
Socchiudo gli occhi, scaccio indietro i ricordi e le paure. Respiro.
Anche quanto la donna mi guarda come se le avessi appena insultato gli avi, respiro.
È ovvio che io non sappia su quale piedistallo abbiano posto Horus Ra Sekhmeth e non sono tanto idiota da contraddirle e dir loro quanto coglione possa, in verità, essere. Anche se sarei veramente, veramente tent—- No, m’impongo. Sono solo stanca, e frustrata. E preoccupata.
E non ho tempo.
Non abbiamo tempo, Ra.
Una voce mi raggiunge, diversa anche nel grado di rispetto che esige, e io attendo che si posi davanti a me prima di alzare lo sguardo su di lei e sentirmi morire nell’esatto momento in cui incontro i suoi occhi.
Parrà che non riesca a mantenerne il contatto per rispetto ma la verità è che, pur sapendo che sono venuta fin qui solo per trovarlo, anche l’eco della sua presenza mi causa un dolore immenso. Quello che avevo nascosto, sotterrato, distrutto. Perché non sono riuscita a odiarlo né a dimenticarlo.
Ancor più di prima, il fastidio lascia formicolare le mani per l’avida presunzione che dona a queste donne il diritto di sentirsi superiori.
Sono qui solo per un motivo e non per discutere di culti e sette, mi dico. Per quanto mi interessi, per quanto affascinante, per quanto potrei arrivare persino ad accettarlo, non ne sono in grado in questo momento.
Non ne ho il tempo.
« Mi scuso, non conosco… L’appellativo con cui riferirmi a Lui in questo luogo. Il suo nome è il nome con cui l’ho sempre chiamato. E ho bisogno di parlargli così come sono certa che lui ha bisogno di parlare con me. »
Scandisco piano. Mi faccio forza, alzo lo sguardo che resta, pur sempre, al di sotto del suo. Chissà che cosa voglia dire con “Maahes” ma l’idea che sia il suo Maahes non mi pare affatto cosa buona.
« Siamo tutti responsabili delle nostre scelte. È vero. » esordisco respirando piano e mi volto con dolcezza verso John, « Lui è libero di assecondare il vostro volere qualora non lo vogliate qui », e no, non è libero. Gli sto mascheratamente ordinando di andarsene se loro diranno di farlo.
« Io resto. E credo anche che, colui per cui ho viaggiato tanto, sia libero di scegliere se incontrarmi oppure no ».
Stringo l’anello nella mano, così forte che sento la pelle tirare dinanzi al dolore che mi sto infliggendo.

Ti maledirei seduta stante, Ra, se non rischiassi di farmi seppellire nel loro amato tempio.

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– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
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Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.


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Edited by Emily Rose. - 21/1/2024, 15:05
 
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tempio di sekmeth

Una piccola chiave di volta nell'imperiosa morbidezza del volto di Meresankh. Le ampie sfaccettature di Horus hanno nomi differenti nelle vostre origini. E tu hai potuto sentire la sua carica sfilarti piano lungo il collo, quando la Sacerdotessa Madre gli ha dati l'appellativo corretto. E le sue correzioni sono come bacchettate sulle mani, impietose e non inclini al perdono. Più si lacrima e meno si viene accolti. D'altronde, è così che crescono le sue guerriere. Guardiane, cacciatrici, leonesse.

5mtQebG
La donna accoglie le tue scuse con un lento cenno di capo, non dismettendo l'aura coriacea che la contraddistingue. Il dosarsi della sua dolcezza si innalza solo in corrispettiva all'affetto. E quanto ne nutra per Horus, va oltre ogni previsione. Puoi leggere nei suoi occhi il barlume di una lenta speranza, per qualche istante è indecisa, deve capire se spiegarti ciò che non sai, o lasciarti ignorare il culto della sua Dea e tutte le sottili ma fondamentali derivazioni. «Maahes» ripete perché tu senta lo scandire solenne di ogni parola. Ti indica la raffigurazione di Sekhmeth alla tua sinistra, accanto a lei un uomo dal volto di leone. «Il leone». Una lezione che inizia e finisce così, quando lo sguardo della donna si posa ancora su John.
John ti guarda, Emily, lo vedi quanto dentro di lui il ringhio scalpiti e l'oscurità maceri piano le iridi. Non è un bravo cane, non sa stare sempre al suo posto, ma... beh, la voglia di starti accanto adesso è più potente di ogni suo desiderio meschino. Proverebbe a radere al suolo anche questo Tempio se servisse a voi due.
La tua in ogni caso è una supposizione che rende Meresankh ancora meno dolce. Il fatto che tu abbia deciso di restare, non la scalfisce più di tanto, seppur apprezzi la perseveranza. D'altronde, puoi restare, ma dentro o fuori che sia non sarà una scelta che dipende solo da te.
«Mio nipote è sempre libero di decidere con chi avere udienza» Conviene Meresankh, ma senza arretrare di un passo. Il suo petto quasi non si muove mentre respira. E' una dote comune alle leonesse, l'essere mortalmente ineccepibili.
«E fintanto che la tua richiesta sarà messa al vaglio-» allunga una mano in tua direzione, a metà tra te e John, il palmo verso l'alto. «-le vostre bacchette, siete in suolo sacro, che apparteniate al nostro culto oppure no, ne rispetterete le usanze fintanto che avrete la protezione delle mie leonesse e di queste mura»
Ti parla con seria tranquillità, non assume alcun tono di minaccia, sono l'ineluttabile realtà dei fatti posta davanti ai tuoi occhi.
«L'alternativa...» poiché siete comunque in un paese libero, vi indica un punto dietro di voi, fuori dal luogo sacro, nella piazzola davanti al Tempio. In questo, ad ogni modo, John non è stato rifiutato.


 
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Inclino il capo verso il leone che accompagna la Dea, come lo vedessi per la prima volta eppur la millesima. E anche quando la donna traduce il termine che ora riecheggia nella mia mente, mi trova ancora lì, con lo sguardo rivolto alla raffigurazione.
Il suo Leone, mormoro quanto basta a schiudere le labbra, la voce giunge solo a me. È il mio volto ad addolcirsi ora, forse perché il cuore già conosce cos’altro lei avrà da sottolineare. Dura un istante, però, quel che basta per ridarle attenzione e notare che il suo sguardo è volto altrove.
Lo so che John non si muoverà da qui, lo leggo sul suo volto quando piego il collo e incontro il riflesso dell’oscurità. Mi viene da sorridergli con tenerezza, perché so quanto gli costi tutto questo, so con quanta difficoltà affronti il tenere a bada le redini del suo male.
Meresankh parla e quel che pronuncia mi fa prendere un respiro. È suo nipote. Horus è suo nipote e mi verrebbe da dirle che comprendo quanto vogliano proteggerlo. Al tempo stesso, io non posso fare a meno dell’unica protezione che ho. Non c’è un branco di leonesse alle mie spalle, né un capofamiglia pronto a sbranare al primo allarme.
Ho solo la mia bacchetta. Il salice che freme lungo la gamba nuda e lui, che vibra al mio fianco. Non posso permettermi di rinunciare a nessuna delle due cose e quindi, nel momento in cui la sua mano s’alza per ricevere i nostri scudi, chino di poco il volto. Le ciocche vermiglie nascondono le mie guance così il morso che, veemente, attanaglia il labbro inferiore.
Restare qui con John è un rischio e so di dover rispondere prima che lo faccia lui.
« Apprezzo l’offerta ma preferisco non disturbarvi ulteriormente. Aspetteremo fuori » decreto alzando nuovamente lo sguardo per incontrare fugacemente quello della donna. Credo che capisca e mi fido del fatto che avviserà suo nipote della mia presenza.
Non rinnego la protezione né ho problemi a starmene in silenzio, in un angolo, ad attendere che il Sommo vagli la mia richiesta ma non le biasimerei se, per difendere il Maahes, offrirebbero tranquillamente il mio corpo fatto a pezzi al primo mercante.
D’altra parte, vorrei poter dire di essere ancora sicura che lui verrà, certa come lo ero stata poco prima ma, ora che l’idea di poterlo trovare diviene possibilità concreta, non posso fare a meno di pensare al modo in cui l’ho guardato e al modo in cui, invece, lui ha guardato me, quando scettro e chiave si sono cercati.

— Il tuo volto m’appartiene ma solo per momento eterno che si stabilisce in un fragile attimo […] Chiudo gli occhi nell’istante in cui serri i tuoi perché non riesco più a sopportare il modo in cui mi guardi, non riesco a pensare che da quel giorno in cui hai deciso di salvarmi, tu mi abbia solo donato frustrazione e risentimento.
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« Grazie », è con un dolore invisibile ma familiare che piego il capo, e mi rivolgo verso l’uscita.
Mi fermo accanto a John solo per essere certa che venga con me, consapevole che è l’unico modo per tenere a bada il suo animo irrequieto.

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Edited by Emily Rose. - 21/1/2024, 15:05
 
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view post Posted on 9/1/2024, 13:55
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tempio di sekmeth

Emily.
La Sacerdotessa Madre accondiscende alla tua scelta, d'altronde le possibilità erano solo due e la libertà di prendere la più incline ai tuoi voleri, c'era. Il patronus - tuttavia - non si muove, la leonessa traslucida resta lì, si accuccia placida estendendosi quasi per metà apertura.
Il resto del Tempio si rianima piano, le donne in fondo al corridoio non si spostano, restano in guardia alta. Ma la prima Guardiana che vi ha accolti, pure non smettendo di osservarvi, si accomiata spostandosi verso l'interno, non più in vista ma comunque presente.
Meresankh, tuttavia, si congeda per il momento, vi dà le spalle con la stessa sicurezza con cui vi ha affrontati prima, si ritira al centro della stanza, è un generale dopotutto. Lei al comando di un mondo che non è mai stato accogliente. Tu e John, in compenso, siete lì fuori. Lungo quei due gradini a ribasso, ancora scalzi, in attesa. John ti guarda, colpevole di avere l'incontenibile voglia di spezzare il mondo e la tremenda certezza di non averne ancora uno in cui vivere.

Horus.
E quanto quest'attesa duri, dipende da te, Horus. Sei stato avvisato dell'arrivo di un paio di ospiti con l'urgenza di parlarti. L'ha fatto il patronus di Rajah, la voce che ha portato il messaggio è stata precisa ma certo ha evitato di sottolineare quanto tua nonna sia già indisposta. Gli infedeli hanno un solo luogo in cui stare, certo non il vostro Tempio.
Quando ti avvicinerai, le vedrai: il tuo branco, le leonesse schierate al comando di Meresankh, e Anukhet e Neferet ai lati della porta, accanto ai drappi rosso cremisi.

La sera è fresca, il movimento in città è contenuto ma presente. Benché siano in pochi quelli che passano lungo la via che conduce al Tempio, il vociare lento nei dintorni è ben udibile. E' questo ciò che attendavate?



Horus, sei stato avvisato della presenza di un'ospite che richiede la tua attenzione. Attualmente è sui gradini fuori dal Tempio.

Da qui, fino a che non riterremo diversamente: la role è vostra.
Qualora fosse necessario interverrò a muovere i PNG dovuti.

 
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– Maahes –
|| Menfi || Tempio della Dea Sekhmet

PS: 456 PC: 378 PM: 445 EXP: 107
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« No, no per favore non sono capace! »
« Ma sì che sei capace! È solo questione di ritmo! »
« Appunto! Per favore lasciami sta––»
Quando la punta del giradischi tocca il vinile, la musica di Enya, calda ed eterea, si insinua nel salone illuminato dai tenui raggi del sole. Accarezza le pareti come velluto tra le mani, solletica le orecchie che l’ascoltano. I primi accordi cominciano a vibrare, i flauti e le percussioni sono respiro e battito del cuore che si rincorrono l’un l’altro. Sono quelli che s’intrecciano tra tuo padre e tua madre quando lei ride e la melodia si dispiega; è questa musica ad essere animata dalla sua risata argentina che sembra fatta apposta per quest’armonia le cui note sono perle sul filo dei suoi capelli rossi come il fuoco.
« Annie! » Osiris l’implora disperato, cerca il tuo sguardo per convincerti ad aiutarlo, ma tu stai ridendo come un matto.
Ainsel allunga le braccia giusto in tempo per afferrare quelle di lui in procinto di darsela a gambe.
« Dai, Riri! Dammi la mano! »
Divertita lei gli prende il polso e preme il palmo contro il suo; poi piega leggermente le ginocchia e, seguendo la voce soave del disco, comincia a volteggiare in circolo. Tuo padre, infine, si arrende con un sorriso. Ricambia l’inchino, porta l’altro braccio dietro la schiena e asseconda la danza, alternando le mani con quelle di lei. Nonostante tutte le storie che ha fatto, è bravo.
I loro piedi si muovono agili, seguono la musica con eleganza ed i loro occhi non si lasciano andare, mai. L’argento di lui e il mare di lei: sono i riflessi di luna che bagnano le acque dell’oceano. Quando sarai grande è questo che ti ricorderanno quando nella notte ti ritroverai a ricordare, quando ancora queste immagini non ti avranno dolorosamente abbandonato.
Così guardi estasiato tuo padre e tua madre ballare delicati come nuvole nel cielo, la gonna verde smeraldo del lungo vestito di lei cinge le loro gambe ad ogni piroetta; i loro passi seguono le volute di una danza antica nata nelle terre d’Irlanda che scorrono nelle vene di Ainsel e, in parte, anche nelle tue.
Sono due ballerini perfetti, almeno per te che te ne stai seduto sul divano, abbracciato ad un cuscino a fissarli ammirato.
Vedi i loro volti felici, gli sguardi che si rincorrono tra le melodie di suoni; per quanto tu sia lì, piccolo spettatore silenzioso, tuo padre e tua madre sembrano essersi nascosti in un mondo tutto loro e quando la canzone termina ed i loro corpi si avvicinano, le braccia di Ainsel avvolgono il collo di Osiris. Quando li scorgi sorridere complici, comprendi, nel tuo cuore di bambino, che è quello l’amore.


Mi manca il respiro quando lo vedo.
La bacchetta mi scivola dalle mani improvvisamente inermi e atterra sulla pietra con un fastidioso suono sordo.
Le labbra mi tremano mentre cerco di parlare senza, tuttavia, riuscire.

I miei occhi non l’hanno abbandonato nemmeno per un attimo. Seduto a terra, con le ginocchia al petto, ho continuato a guardarlo ipnotizzato per non so quanto tempo. Mi chiedo se non sia stato ciò che ho ricordato improvvisamente a chiamarlo. Come se potesse rispondermi, allungo un braccio verso di lui, ma poi ci ripenso, timoroso.

« Satiah… per favore, puoi chiamare Sitra? Ho bisogno di lei… qui. »
Nemmeno mi sono reso conto di essere uscito dalla stanza e aver parlato con un'ancella, così come, del resto, non ho avuto contezza dei minuti trascorsi da quando ti ho chiesto di venire finché non ti ho vista comparire silenziosa alle mie spalle.
« Hai mai sentito che potesse cambiare? » Ti chiedo spostando lo sguardo da te all’animale che ci è davanti. Il suo lucore bluastro tinge la sabbia dorata che ci avvolge i piedi nudi. Il calore morbido del tramonto abbraccia le foglie delle palme che proteggono il grande cortile interno della villa.
« Può essere… il suo? »
Ho quasi paura a formulare questa domanda perciò cerco di guardarti. Nei tuoi occhi neri riconosco il bagliore della curiosità mentre sfiori il profilo della creatura. Lo studi concentrata e non rispondi subito; mi chiedo cosa possa passarti nella testa. Poi ti volti piano e una ciocca di capelli corvini ti scivola oltre il collo. Gli orecchini d’oro ti carezzano la guancia.
« Non è di tuo padre… è tuo. » Mi guardi, un velo d’angoscia nascosta tra le ciglia scure.
Apro la bocca per rispondere, ma taccio perché le parole mi sembrano che sfuggano dalle mie labbra come l’acqua da un vaso rotto. « Io credo sia perché lo hai ritrovato e, adesso, puoi essere ciò che sei nato per essere.»
Questa volta stringo i pugni perché la stretta che provo al cuore mi toglie il fiato. Tu allunghi una mano verso di lui, tocchi l’aria con le dita inanellate con una tenue tenerezza dipinta sul viso. « Mio padre dice sempre che il cambiamento non va temuto, va abbracciato. »
Il leone d’argento allunga il collo e scuote la criniera; sembra quasi voler cercare la carezza che vuoi donargli quando la tua mano gioca con la sua trasparenza. Io guardo questa scena idilliaca con un calore che s’irradia nel petto laddove in precedenza la paura l’aveva costretto al gelo. Sento sciogliersi quel timore che mi aveva avviluppato la gola e sorrido con dolcezza al leone che sbadiglia placido.
”Adesso puoi essere ciò che sei nato per essere.”
Stavolta sono io ad allungare la mano e a non ritrarla.
« Maahes… » Mormoro.

Avrei dovuto immaginare che tutto questo non sarebbe potuto durare molto. Ci allarmiamo entrambi quando una folata annuncia l’arrivo di un altro Patronus. La leonessa di Rajah parla con la voce della sua padrona; è marziale, chiara, spietata.
« Maahes, una ragazza, Ly, chiede udienza con voi. Non è sola. Ora è fuori dai confini del Tempio. »
Quel cuore che aveva appena ritrovato un briciolo di pace, si ferma. Schiudo le labbra, irrigidendomi. Gli occhi guardano fissi il muro del perimetro del cortile dove la leonessa è appena svanita.
Il mio leone invece trema nell’aria, la sua immagine perde consistenza, vibra e sfarfalla finché non svanisce in una voluta di fumo ceruleo.

Ly. Si è presentata al Tempio come “Ly” e non so perché, ma questa cosa mi destabilizza enormemente.
Mi porto una mano sulla bocca cercando conforto nella frescura del palmo, senza tuttavia trovare sollievo. Mi volto piano e ti guardo smarrito trovando i tuoi occhi interrogativi. Io annuisco piano.
« Sì, è lei. » Mi sento mormorare.
Sapevo che entrambi avevamo condiviso la stessa visione, così come sapevo che lei possiede l’Uas come io possiedo l’Ankh. Non ho la più pallida idea di come sia riuscita ad entrare in possesso di una reliquia magica di tale potere. Mi mordo un labbro ma lo rilascio subito, infastidito dalla stilettata di dolore che mi procura il profondo taglio che, so, non guarirà mai del tutto. Cerco invano di cancellare l’immagine di quel pezzo di merda di Cavendish che l’attendeva in quella grotta dove lei ha allungato la mano per prendere lo scettro.
"Non è sola" ha detto Rajah.
Lo so che è con lui. Non ho bisogno nemmeno di vederlo per provare un moto di nausea generato da una furia cieca ed incontrollabile.
« Cazzo. » Ringhio all’improvviso, tirando un pugno al tronco della palma.
Non adesso, non così, Ly, cazzo.
Non con lui.
Non mi domando nemmeno come abbia fatto a sapere dove mi trovo, come se in cuor mio sapessi che potesse trovarmi con facilità; forse, mi dico, è stata proprio l’Ankh a dirglielo quando è entrata in risonanza con l’Uas. Allora perché io non ho avuto lo stesso presentimento? Mi dico che probabilmente non ho voluto soffermarmici, sopraffatto come sono dal ritrovamento di mio padre. Così i ricordi della notte al ballo di Hogwarts ora sono liberi di tornare prepotentemente a galla e digrigno i denti. Sono pronto a rivederla, a parlarle senza lo scudo dell'indifferenza?
No che non lo sono.
« Ehi. »
Sussulto a malapena quando ti sento avvicinarti. Un sorriso dolce incurva le tue labbra, gli occhi brillanti come il cielo di stelle che raccolgono.
« Hai noi adesso. » E la tua voce è una carezza che mi fa tremare. Annuisco piano, mi aggrappo alle parole che mi hai detto stamani al tempio. Ti guardo a lungo, scrutando ogni centimetro del tuo viso.
« Puoi… Puoi restare al mio fianco? » Chiedo, in un sussurro.
Il tuo sorriso si allarga e una mano si posa delicata all’altezza del mio cuore. La stringo con forza, sperando tu non ne senta il battito sconvolto. Non hai bisogno di rispondere alla mia richiesta, perché so già che lo farai.
« Andiamo, dài. »
Piego il capo in avanti, serrando le palpebre.
Ti rivedo, It-y, nella tua prigione dorata.
Ti rivedo stanco, ferito e spezzato, ma sento la vibrazione della tua rabbia risuonare con la mia.
« Sì. »

Nel passaggio secondario che collega la villa al Tempio camminiamo in silenzio e altrettanto in silenzio ci inchiniamo entrambi dove la più grande delle statue in diorite della Dea ci osserva severa.
Prego silenzioso, il pugno al petto e gli occhi in quelli di Sekhmet. La imploro di non lasciarmi andare, di proteggermi dall’ira, dal rancore, dalla paura. Dal momento in cui l’Ankh mi ha trascinato su un cammino che s’incrocia a quello di Emily, ho capito che quella distanza che ho voluto mettere in tutti questi anni, sarebbe andata vanificata. Ho compreso che il Fato che ci aveva unito sin dall’inizio non si può ingannare, non si può mettere a tacere. Ciononostante ho sperato, ho pregato che ciò non avvenisse, che il filo non si annodasse attorno alle nostre gole ma fosse stato reciso quel giorno di cinque anni fa, sotto al faggio che tante volte ci aveva accolto fra le sue radici e che ci avesse liberato entrambi.
Ho pregato affinché Amon mi aiutasse ad allontanarmi da lei.
Ora prego Horo di fare lo stesso, che con le sue ali possa condurmi alla meta finale.
Ora prego Sekhmet affinché mi dia la forza di fare ciò che devo.
Quando mi rialzo, in cima ad un’alta feritoia scorgo il bagliore dorato degli occhi di Ra. Mi guarda severo: so che è arrabbiato perché gli ho detto di rimanere qui, al sicuro e protetto. Distolgo dolorosamente lo sguardo da lui, ma incrocio il tuo, Sitra. La tua espressione risoluta e orgogliosa mi sprona ad avanzare.
Io chiudo gli occhi, voltandomi verso il corridoio che porta al Naos.
Sento, nelle orecchie, quella musica che mi avvolge la mente quando afferro la bacchetta e la punto in avanti.
« Expècto Patronum. » Ordino.
Il leone d’argento si delinea nell’aria polverosa con uno sbuffo perlaceo, riflettendo sui nostri volti la sua luce eterea.
I Patronus, qui in Egitto, sono la dimostrazione della presenza degli Dei e della loro benevolenza. Solo chi è in pace con loro può vederli manifestarsi. Io, nella mia dualità, posso contare sulla forza di entrambi i miei Dei protettori.
Avanziamo e il mio animo si ancora alla schiena del leone che ci apre la strada verso l’ingresso, dove le alte colonne in pietra scolpita ornano i lati della camera del Naos. I giganteschi portoni di bronzo sono spalancati verso la strada.
Le Leonesse, posizionate a guardia ai lati del corridoio d’entrata si voltano all'unisono quando io e Sitra entriamo nell’atrio e passiamo fra loro. Ci salutano con un cenno del capo, in segno di rispetto, ma poi scattano tutte e nove con il viso verso mia nonna che si muove lentamente avanti e indietro, un felino in attesa della caccia. È lei il comandante, splendida e austera signora di questo luogo, seconda solo a Sekhmet stessa e a lei sola esse obbediscono.
La guardo intensamente, ma scorgo i suoi occhi d’argento sfiorare me, Sitra e il mio Patronus con granitica durezza. So già, scrutando il suo viso, che è turbata e nervosa e questo non fa che lasciarmi presagire la pesantezza di quest’incontro. Non posso fare a meno di chiedermi come si sia svolto il primo approccio.
Tuttavia, per dimostrarle il mio coraggio, alzo il mento con fierezza nel guardarle tutte lì, le guerriere figlie della Sterminatrice disposte a protezione del nostro Tempio. Un angolo delle mie labbra si incurva in un sorriso breve, ma orgoglioso.
Avevi ragione, Sitra.
"Un leone non è niente senza il suo branco."

Saluto con uno sguardo Anukhet e Neferet quando giungiamo alla porta. Il mio leone ci precede e ne varca la soglia, immobilizzandosi come me quando La vedo.
Dio, come mi si contorce il cuore nel petto: i riflessi del tramonto baciano i suoi capelli, infuocandoli come le terre dell’inferno. Il suo viso pallido quasi scompare dietro le ciocche vermiglie che le lambiscono la pelle; il velo che le adorna la testa le accarezza la fronte ed i suoi occhi mi riportano ricordi che con tanta fatica avevo seppellito nelle mie memorie.
Eppure il mio sguardo va oltre lei, si pianta sulla figura alle sue spalle. Allora sì, che il mio stomaco si contrae, perché lo fa anche la mia mascella. Se solo potessi ringhierei e, come se il mio leone l’avesse percepito, la sua coda frusta l'aria.
Tuttavia non cederò a quest’ira e tutto ciò che mostro all’uomo che è due gradini più in basso di me –dove gli spetta– è la superbia ed il disgusto dietro le iridi d’acciaio. Se i miei occhi fossero spade, l’avrebbero crocifisso all’obelisco dietro di lui.
Silente, il leone si siede vicino la leonessa di mia nonna; col suo sguardo cieco scruta gli esseri umani sotto di sé.
Il lieve tintinnare dei gioielli smossi a malapena da un leggero refolo d’aria calda anticipa l’arrestarsi di Sitra al mio fianco.
Dietro di noi, c’è il branco.
Il mio branco.
La mia famiglia.

Questo è il cielo d’Egitto, Emily: qui tu e Cavendish siete al cospetto dei nostri Dei, come tutti noi. Ti guardo, celando qualsiasi sentimento dietro una maschera indecifrabile dove l'odio, la rabbia, la paura e l'apprensione svaniscono e si nascondono, al sicuro.
« Ly. » Ti saluto, fiero.

|| You can't live without the fire 'cause you're born to live and fight it all the way ||

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. [indossato mano dx]
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Agganciato alla cintura]
▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


code ©Horus.






Dialoghi con Sitra concordati col Master.
 
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view post Posted on 21/1/2024, 15:23
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– The Heirs –
23 yrs – Head of DMLE – Il Cairo

PS 470 PC 400 PM 422 EXP 106
Scendo pochi gradini, le spalle al Tempio, il capo piegato sulla nuda pietra. Sei davanti a me e alzo lo sguardo. Non c’è frustrazione nei miei occhi ma percepisco il tuo senso di colpa e ti sorrido, con dolce resa.
« Va bene così. » affermo. Non è colpa tua, vorrei dirti, e sono fiera di quanto tu sia riuscito a trattenerti, ma il nodo alla gola stringe e io non riesco a pronunciare altro.
Sono dove dovrei essere eppure sento il rifiuto premere sul petto ancor prima che possa vedere Horus avanzare un passo verso di me. È giusto che sia così, mi convinco; se sono arrivata fin qui è perché lui non ha provato a cercarmi.
Scuoto il capo, le iridi si aprono al cielo e respiro a fatica l’aria della sera.
No, Emily. Cazzo, no.
Non di nuovo.

« Ly. »
Mi volto pochi istanti prima che il mio nome possa spegnersi sulle tue labbra. Abbasso lo sguardo, abbandono le prime luci della notte per incontrare i tuoi occhi. I miei, d’altronde, non possono fare altro che carezzare ogni millimetro del tuo viso. Tu puoi vederlo Horus, oltre la fierezza e la maschera di cui ti adorni, che io, in vero, ho il coraggio di non nasconderti nulla. È lampante, la felicità di vederti in piedi, vivo. Sorrido appena, con una dolcezza che so non meriti; per un momento il mio respiro ritrova pace e i battiti che mi hanno condotta fin qui, alimentati da un legame che avrei tanto voluto veder cedere, si chetano.
« Ra. », ti saluto pur restando immobile.
Stringo i palmi, annodo la pelle intorno al tuo anello e lascio che la brezza porti via l’eco di nostalgia che per un momento, anche tu, devi aver udito nella mia voce.
« Non abbiamo molto tempo » e non oso smettere di guardarti fin tanto che riesco a trovare il coraggio di allontanare il dolore e il ricordo del nostro ultimo incontro. Tutto questo, è ben più grande dell’umiliazione subita, del tuo odio e della tua rabbia.
La luce del tuo Patronus rivederbera nel mio sguardo come nel mio cuore, abbasso finalmente lo sguardo sul Leone e la dolcezza torna a contornare i miei tratti.
« Maahes » mormoro, con la conoscenza ad accarezzare le mie labbra come se capissi soltanto ora cosa Meresankh voleva impartirmi.
Sono pronta ad incontrare la persona che ti accompagna ma non c’è rabbia nel mio piegare il capo in cenno di saluto verso di lei, bensì fugace gratitudine. Riconosco lei come la persona al tuo fianco nel momento in cui ne avevi bisogno, sul campo, e, forse, persino come il motivo per cui sei ancora in vita.
« J » la mia schiena si torce appena in tua direzione, il vento porta con sé il tuo profumo. Mi rifiuto di chiamarti come tuo padre nello stesso modo in cui tu rifiuti lui prendendoti cura di me.
« Potresti accertarti che non ci abbiano seguiti? » ti chiedo amabilmente. So quanto ti costa allontanarti ma capirai in qualche modo. Riluttante mi guardi con insistenza prima di allontanarti a denti stretti, la mascella tesa. Horus non ti piace, lo avverto; come me, soffri quest’incontro ma lo riconosci come necessario.
Osservo per qualche secondo la tua schiena, consapevoli entrambi che se ci avessero seguiti, se Lui ci avesse seguiti, saremmo entrambi già morti. Non sono così stupida da sottovalutare l’ira dell’Oscuro. Lo sono molto di più mentre, voltandomi nuovamente verso di te, Horus, cerco di prendermi gioco di lui.
« Possiamo parlare? »
È evidente che io non voglia espormi qui, né che voglia farlo con lei al tuo fianco. Ho già dato quel che le dovevo. E so che non t’importa più niente di me, non starò qui a raccontarti di come tutta la mia famiglia sia morta né di quanto poco tempo io abbia per combattere il mio destino.
« Ho bisogno di parlarti della persona per cui sei andato via. »
Perché non è stato lasciarmi la cosa peggiore che tu potessi fare, ma voltarmi le spalle,
Lo comprendo ora, sai? Quindi non mi rivolgo a te con sufficienza, né ti rinfaccerò di avermi causato un dolore immenso inutilmente. Hai preso la tua decisione anni fa e mi sembra evidente che tu sia stato abbastanza forte per accettarne le conseguenze. E se son qui per dare prima priorità a tuo Padre piuttosto che alla mia salvezza, vuol dire che, in modo diverso, ho fatto lo stesso.
Anche io ci sono riuscita, vedi?

– Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our Fathers –

Abilità
– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
– Smaterializzazione
– Elementalista inesperta ()
– Banshee esperta
Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.


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view post Posted on 22/1/2024, 19:43
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– Maahes –
|| Menfi || Tempio della Dea Sekhmet

PS: 456 PC: 378 PM: 445 EXP: 107
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Xq3Xktx
Non guardarmi così.
Non guardarmi con quel sollievo a rischiarare le tue iridi d’argento.
Non sorridermi così.
Non sorridere come se fossi davvero felice di vedermi.
Come fai ad esserlo nonostante tutto quello che è successo tra noi?
Sei davvero riuscita a non farmi il favore di odiarmi?
Ho fatto di tutto affinché tu lo facessi, consapevole –egoisticamente– che sarebbe stato più facile lasciarti indietro. Eppure tu hai comunque infestato i miei incubi, mi hai ricordato continuamente che non posso permettermi più di avere legami, non posso amare nessuno, non finché non avrò dato un senso a tutto questo.
Sarebbe facile dire che ho fatto tutto per proteggerti e, sì, in parte è stato anche così.
La verità, però, è che davvero tu per me rappresentavi un pericolo. Non per il tuo legame col Signore Oscuro, ma perché mi spaventava il tuo desiderio folle di proteggermi, a costo di morire. E se tu fossi morta, cosa ne sarebbe stato di me? Sarei stato un cadavere, incapace di muovere un solo passo, roso dai sensi di colpa. Io non voglio essere protetto, te l’ho detto: sono stanco di essere protetto dagli altri. E non posso salvare la tua vita, se voglio salvare la Sua. Io non ero pronto a morire per te, come invece tu lo eri per me; questo perché se fosse stato necessario, avrei trovato il modo di salvare entrambi, ne sono sicuro. Eppure non potevo rischiare la mia libertà col rischio di ritrovarmi ad essere un cavaliere che salva e non un cavaliere che distrugge. Io sono questo: brandisco una spada per uccidere, per aprirmi un varco; io non salvo nessuno, tranne Lui.
E se fossimo rimasti insieme, se avessimo continuato ad amarci, non sarei riuscito a trascinarti con me in quest’incubo. So che non mi crederai mai se te lo dicessi, ma eri così importante per me e ti ho amata a tal punto da cominciare ad immaginare una vita insieme sacrificando così la speranza di ritrovare mio padre.
Quando ho capito questo, ti ho lasciata andare.
È uno scherzo del destino che tu sia qui, adesso, sotto lo sguardo degli Dei.

Il mio viso è travolto da un tremito quando ti sento pronunciare il titolo che, qui, mi spetta. Un titolo che a lungo mi sono rifiutato di accettare. Mi ero detto che il motivo era semplicemente che non ero io, il Maahes; io ero il Falco di Nekhen e il Maahes è sempre stato mio padre. È un onore che spetta a me di diritto nel momento in cui sono divenuto maggiorenne ma che io in cuor mio ho respinto perché convinto che mi rendesse troppo uguale a Lui in un momento in cui non volevo esserlo, accecato dal dolore e dalla paura.
Annie aveva ragione. Assomigli di più a me.
L’ombra di un sorriso mi sfiora le labbra sfregiate.
Ora, come quando ero piccolo e me lo sentivo ripetere in continuazione, sono fiero di essere come Lui, di essere il Maahes, l’Erede di questo Tempio.
Così studio il tuo viso accarezzato dalla luce perlacea del Patronus, la stessa luce che a lungo ti ho donato e che tu hai amato. Il leone ti guarda, ti scruta e riverbera di ogni mio ricordo. È qui per ricordarmi qual è il mio destino, quali sono le mie scelte.

Io non ti odio, Emily.
Non riesco ad ignorare quel velo di nostalgia che adombra il mio nome sulle tue labbra; non riesco a non ricordare il tempo passato insieme o le parole che ci siamo sussurrati un’infinità di volte; non ho dimenticato nemmeno i battibecchi ed i silenzi. Non li ho mai scordati, ma ho fatto di tutto affinché finissero in fondo alle acque torbide dei miei sentimenti.
Adesso che sei qui è diverso. Quando tornano a galla, mi ricordi che il Nilo non è il posto per loro. Non posso fare ciò che Sitra desidera fare con l’amore che prova per me.
Ciò che posso fare, invece, è scavare. Scavare nella sabbia e ivi inumarli, dare loro una degna sepoltura, pregare affinché Seth li conduca via con le sue tempeste. Vederli sfumare nel vento rovente del deserto.
Per la prima volta nella mia vita, vorrei che facesse lo stesso con i tuoi. Perché leggo, sul tuo viso, il fantasma delle memorie, lo stesso che pesa, ora, sul lobo sinistro del mio orecchio.
Quel giorno mi hai detto in un sussurro che mi avresti amato comunque. Ed io l’ho negato, l’ho odiato, l’ho rifiutato fino ad ossessionarmi.
Non voglio che mi ami, Emily.
Perché fa più male così.
Fa più male, con quel cane alle tue spalle.

Alzo gli occhi verso di lui, seguendo l’eco della tua voce morbida; ti rivolgi a quest’uomo con dolcezza e quella speranza che ho covato dentro di me nel breve lasso di tempo in cui ho ripreso coscienza da ciò che è accaduto a Giza, viene spazzato via dal vento che scuote i lembi degli abiti, le ciocche dei capelli. Ho sperato, ricordandoti in quella grotta dove hai trovato l’Uas, che tu fossi stata costretta. Non perché volessi il tuo male ma perché avrei potuto giustificare la sua presenza. Avrei potuto non credere alla voce che maligna mi sussurrava “ti ha tradito” ogni qualvolta ti rivedevo nel gelo di quello scorcio.
Ma sei tu a comandarlo e non viceversa, non è così?
Il mio sguardo si indurisce mentre sostengo quello di Cavendish.
J.
Incurvo un angolo della bocca, con disprezzo.
Mi sono chiesto per un solo istante se lui non fosse diverso dal padre, se non avesse condiviso lo stesso destino di Aryadne, domandandomi se anche sulla sua schiena ci fossero i segni delle vessazioni di John.
Tuttavia come posso crederlo, quando qualsiasi tratto di lui me lo ricorda?
Nonostante io sappia dentro di me che tu non lo faresti mai –che non mi tradiresti mai–, non riesco ad accettare di vedervi insieme e so bene che non è gelosia, la mia. Sarei stato pronto a salutarlo come tu hai salutato Sitra, se fosse stato un altro.
Ma quando qualcuno è marcio dentro, non può che contagiare ciò che ha intorno, anche tu, Ly.
Siamo diversi ed ora, uno davanti all’altra, me ne rendo conto più che mai.
Io non sarei mai sceso a patti. Eppure non ti biasimo, non ora che riporto la mia attenzione silenziosa su di te. Come io ho le mie, tu hai le tue battaglie.
O almeno così credo, prima che una semplice frase distrugga ogni mia convinzione.

« Ho bisogno di parlarti della persona per cui sei andato via. »
La tua voce mi trafigge come una lancia, da parte a parte, penetrando nella carne morbida del cuore. Questi si contrae all’interno del petto e, mio malgrado, spalanco gli occhi. Odo Sitra trattenere il respiro e, se non fossi sostenuto dal mio orgoglio, indietreggerei.
Il Patronus vibra, la sua trasparenza si accentua, ma io lo guardo, desideroso di distogliere lo sguardo da te.
Rimani. Ti prego. Non riesco.
Mi concentro. Mi concentro sui ricordi, sui sorrisi, sugli abbracci, sull’affetto.
Mi concentro sul momento in cui ho rivisto i suoi occhi dopo diciotto anni.
Mi concentro in un luogo che non è qui, ma è con Lui.
Ed allora il leone si alza, ritrova forza e si muove scuotendo la folta criniera. Mi sfiora mentre cammina e quasi mi sembra di percepirne la tangibilità, di ritrovare la forza che credevo di aver perduto.
Quando torno a guardarti e annuisco alla tua richiesta, lui si è seduto vicino a Sitra, tra me e lei.
”Hai noi”.
Mi rifiuto di credere che tutto questo non sia servito a nulla.
Mi rifiuto di credere che sia tutta una bugia.
Voglio credere che tu non sia caduta in quegli Abissi da cui ho cercato di salvarti.
Non sei ancora corrotta, non sei ancora sprofondata del tutto, vero?
Consapevole di essere sotto il giudizio severo degli occhi di diorite della Sterminatrice, scendo un gradino per avvicinarmi a te, Emily.
I miei occhi si posano su ogni centimetro del tuo viso, ricordandone ogni screziatura donata dalle lentiggini, constatando che, a differenza della mia, non c'è nemmeno un graffio sulla tua pelle bianca. In me, però, non vedrai nulla di ciò che mi squassa dentro; non capterai la tempesta che agita la mia anima: io non sono come te e non posso esserlo.
Non posso permettermi di esternare nulla perché non voglio cadere; non voglio cedere, non ora.
« Parleremo, ma non qui fuori, non è sicuro. »
La mia voce è arrochita dal silenzio, ma controllata. Il mio sguardo si ammorbidisce, indugia nel tuo. Non ricordo l’ultima volta in cui siamo stati così vicini, tu sì?
Nonostante ciò, il mio cuore, benché contratto dall'ansia, non è più agitato al tuo cospetto.
« Per favore, Ly. Vieni – non “venite”– nel Tempio. »
Non ti imploro e nemmeno te lo ordino, ma te lo chiedo con gentilezza.
Lancio un’occhiata dietro di te, mentre una coppia ci passa davanti chiacchierando animosamente. Più avanti, le luci dei locali si accendono pronti ad accogliere gli avventori. Il profumo del pane appena sfornato riempie le narici.
Io, tuttavia, sento solo quello del sangue: quello di Ra, quello di Sitra, quello del Mangiamorte, il mio.
« Da' la bacchetta a mia nonna. Non si entra armati nella casa della nostra Dea, ma non ti accadrà nulla, te lo prometto. » Misuro le parole, le scelgo accuratamente. Questa volta la puoi sentire, la sincerità che permea la mia voce.
Non riesco ad accettare la tua alleanza con Cavendish, ma so dal modo in cui mi guardi che non mentiresti. So che ciò che hai da dirmi sarà necessario e varrà tutto questo.
Sono pronto a crederti.

Perché Lui è la mia priorità.
Io sceglierò sempre il mio It-y.


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Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. [indossato mano dx]
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Agganciato alla cintura]
▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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view post Posted on 26/1/2024, 19:18
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Mi sono interrogata incessantemente sul motivo per cui avresti potuto considerarmi un ostacolo. Su quale ragione facessi forza quando hai deciso perentoriamente di non contare più su di me, preferendo affrontare una battaglia che - allora e forse ancora oggi - s’ergeva ben al di là delle nostre possibilità. Il mio sguardo si posa fugacemente su Sitra, solo per un istante, e comprendo - accetto - che non si tratta soltanto del tuo imponente e sconfinato Ego; neanche questo avrebbe potuto spingerti a credere di potercela fare da solo. Non sei così stupido - anche se talvolta mi piace pensarlo. Hai qualcuno dalla tua parte, qualcuno di cui ti fidi; semplicemente non hai voluto me.
La scusa di avermi voluta proteggere non regge. Sai bene che ho difeso la mia vita con tutte le forze, facendo ciò che era necessario per preservarmi. Credi davvero che avrei avuto bisogno della tua protezione? Ho sempre e solo desiderato che la corruzione altrui non ci annientasse completamente. Tuttavia, hai permesso che accadesse, e ancora non riesco a comprenderlo. Non avevo bisogno che ti frapponessi come scudo, e non mi sarei mai sacrificata per te. La vita è l'unica eredità che Louisa mi ha lasciato, la cosa più preziosa che posseggo, e non posso permettere a nessuno di disprezzare il sacrificio che ha fatto per me.
Persino ora, con due condanne a morte che gravano sul petto, persiste l'incrollabile convinzione che ne uscirò indenne. Avrei potuto salvarmi da sola, avrei potuto salvare entrambi.
Avrei trovato il modo.

Mi hai mai amata veramente?
Non ho potuto fare a meno di chiedermelo più e più volte, fino a che la risposta ha perso ogni rilevanza. In un certo momento, mi è bastato sapere che tu eri vivo, e che anch'io lo ero, convinta che le nostre strade si sarebbero inevitabilmente incrociate. Perché altrimenti il mio sangue impuro avrebbe continuato a pulsare in armonia con i battiti del tuo cuore? Perché il mio essere sovrannaturale persisteva nella silenziosa ricerca della tua presenza? Perché sapevo esattamente dove trovarti?
Credo che, in fondo, anche tu lo sappia; devi aver letto abbastanza sulla mia natura per capire come sia giunta fin qui. Non c'è sorpresa nei tuoi occhi, infondo. Se fosse stato così facile trovarti, altri avrebbero già avuto successo. E so che le leonesse temono che qualcuno ti rintracci, anche se il perché mi sfugge, altrimenti non le avresti, agguerrite, a proteggerti.
Anche io sono qui, e sebbene non sia mia intenzione sottolineare quanto inutile si sia rivelata la tua crudeltà o la tua fuga da ciò che provavo - da ciò che tu millantavi di provare - è evidente per entrambi che tutto ciò ha perso ogni importanza adesso.

Non ho notato il fremito che ha arricciato le labbra in un sorriso ma so che, se anche se lo facessi, non sarebbe rivolto a me. L’ho accettato nello stesso modo in cui ho fatto i conti con i miei sentimenti, rifugiandoli insieme a tutto ciò che mi ha causato sofferenza.
Insieme a te.
O meglio, si sono riuscita, fino a quanto la voce dolce di Didi non ha riportato indietro tutto quanto, compreso te.
Non sono riuscita ad alzare lo sguardo sul viso di mia madre ma ne ho scrutato il riflesso negli occhi dei suoi fratelli. Ho sentito il suo infinito amore per loro quando Wymond ha confessato di voler chiedere a Cory di sposarlo. Ho percepito in che modo era in grado di donare conforto attraverso le carezze sul viso del più piccolo.
Mi si spezza il fiato a pensarci, e il mio corpo tentenna perché non sono pronta ad accogliere questo dolore. Non lo so ora, né mai.
E potrei causarne a mia volta, finendo per annientare tutto, le tracce delle nostre madri che risiedono in me, in John, Hope, Aryadne… Un’intera dinastia persa perché nessuno dei suoi eredi è stato in grado di adempiere al proprio scopo - quello a me ancora sconosciuto.
Non posso fisicamente percepire il peso dell’UAS ma schiaccia il petto, trafigge le mie costole e io rimango inerte. Non sono poi così coraggiosa perché questo tormento decido di non mostrartelo.
Ti vedo quando alzi lo sguardo su di lui, riconosco lo stesso astio che attraversa gli occhi di John e l’istinto di protezione agita l’istinto.
Stringo i palmi di nuovo, l’anello trafigge l’epidermide e il dolore di una ferita inesistente, per quanto lieve, mi dona un po’ di lucidità.
Traviso per un istante il tuo disprezzo, lo associo alla mia figura quando torni a me, quando il tuo Patronus riverbera una lieve debolezza; non importa, perché il mio viso s’addolcisce comunque di cupa accettazione. Mi ritrovo improvvisamente a penare per la distanza che ho richiesto a John. Gli avevo promesso che non l’avrei lasciato indietro ed è vero, non ho intenzione di farlo. Non ho bisogno che anche lui mi protegga ma è grazie a lui se posso ancora provare a lottare.
È lui che ha messo a repentaglio la propria vita per me.
Mi ha dato tutto ciò che poteva affinché potessi entrare in possesso di quante più informazioni possibili.
È grazie a lui se ora posso fare qualcosa per te, Horus, e per tuo padre.

Ti avvicini e il Leone ritrova la propria luce. Non sono io il motivo, vero?
Sono troppo stanca, è ovvio che io mi ponga questa domanda. I miei pensieri confusi devono aver accusato il viaggio, ritrovarmi da sola, qui con te, dopo tanto tempo, confonde i sensi. È normale.
É normale.
Va bene se perdo i sensi per un po’. Perché non ti ho fatto il favore di odiarti. Ma non ti amo. Non più. E tu non ami me, non più.
« Parleremo, ma non qui fuori, non è sicuro. »
Ma io ti conosco, io lo so cosa vuol dire quello sguardo così controllato. Vorrei dirmi che sei cambiato, che siamo cambiati in tutto questo tempo. Ma è poi vero?
Sei troppo vicino, così vicino che non sei mai andato via.
Annuisco appena, con gentilezza, emulando la tua richiesta.
John è lontano, mischiato tra i passanti, pronto a sotterrare qualsiasi Mangiamorte si avvicini a noi perché delle leonesse, lui non si fida. Lo so che teme per me, posso immaginare lo sguardo che regali a chiunque osi guardare lui, ma io sono al sicuro qui. E di questo non ne dubito.
Ti senti al sicuro anche tu, con me?
Guardo Sitra, sospiro tacitamente quando mi viene nuovamente ricordato perché non posso tenere la bacchetta ma il Salice non è la mia unica arma, seppur l’unica che io sia in grado di controllare.

Ti seguo, tendo le mani nel calore che persiste nell’aria. L’umidità avvolge delicatamente la pelle. Mi lascio alle spalle il richiamo della città che si sveglia alla fresca brezza serale e abbandono la volta, su cui avevo steso lo sguardo e dinanzi a cui avevo chiuso gli occhi per trovarvi pace.
Mi lascio alle spalle John e spero che tu faccia lo stesso con Sitra perché, se è questa l’ultima volta in cui potrò vederti, non voglio che ci sia nessun altro.
Ed è questa l’ultima volta in cui potrò vederti perché tu, Horus, non hai mai voluto le mie battaglie e io posso concederti solo un ultimo atto.
Perché ho ancora così tante cose da fare e l’immagine di Cory mi dà la forza di salire ancora un altro gradino, verso di te.
Ho ancora tante cose da vivere.
Ne uscirò indenne. Come sempre.
Perché non ho bisogno del tuo odio, né di quel che è rimasto di un amore che si è dissolto nel tempo.

L’istante che ci è stato concesso, tuttavia, è stato un lampo di luce, abbagliante come il riverbero fugace di mille soli. È a questo che lo devo.

Non voltarti, non guardarmi come per implorarmi di non amarti ancora.
Ho smesso.
Mentre indosso l’anello al dito, ed estraggo la bacchetta per consegnarla, ho smesso di amarti.
Quando mi abbasso per prendere il pugnale scostando la veste e me ne privo, ho smesso di amarti.
Quando consegno le mie armi e mi ritrovo spoglia di ogni protezione nella tua ombra, io…
Non ti amo.

– Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our Fathers –

Abilità
– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
– Smaterializzazione
– Elementalista inesperta ()
– Banshee esperta
Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.


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