PS: 456 PC: 378 PM: 445 EXP: 107
Non guardarmi così.
Non guardarmi con quel sollievo a rischiarare le tue iridi d’argento.
Non sorridermi così.
Non sorridere come se fossi davvero felice di vedermi.
Come fai ad esserlo nonostante tutto quello che è successo tra noi?
Sei davvero riuscita a non farmi il favore di odiarmi?
Ho fatto di tutto affinché tu lo facessi, consapevole –egoisticamente– che sarebbe stato più facile lasciarti indietro. Eppure tu hai comunque infestato i miei incubi, mi hai ricordato continuamente che non posso permettermi più di avere legami, non posso amare nessuno, non finché non avrò dato un senso a tutto questo.
Sarebbe facile dire che ho fatto tutto per proteggerti e, sì, in parte è stato anche così.
La verità, però, è che davvero tu per me rappresentavi un pericolo. Non per il tuo legame col Signore Oscuro, ma perché mi spaventava il tuo desiderio folle di proteggermi, a costo di morire. E se tu fossi morta, cosa ne sarebbe stato di me? Sarei stato un cadavere, incapace di muovere un solo passo, roso dai sensi di colpa. Io non voglio essere protetto, te l’ho detto: sono stanco di essere protetto dagli altri. E non posso salvare la tua vita, se voglio salvare la Sua. Io non ero pronto a morire per te, come invece tu lo eri per me; questo perché se fosse stato necessario, avrei trovato il modo di salvare entrambi, ne sono sicuro. Eppure non potevo rischiare la mia libertà col rischio di ritrovarmi ad essere un cavaliere che salva e non un cavaliere che distrugge. Io sono questo: brandisco una spada per uccidere, per aprirmi un varco; io non salvo nessuno, tranne Lui.
E se fossimo rimasti insieme, se avessimo continuato ad amarci, non sarei riuscito a trascinarti con me in quest’incubo. So che non mi crederai mai se te lo dicessi, ma eri così importante per me e ti ho amata a tal punto da cominciare ad immaginare una vita insieme sacrificando così la speranza di ritrovare mio padre.
Quando ho capito questo, ti ho lasciata andare.
È uno scherzo del destino che tu sia qui, adesso, sotto lo sguardo degli Dei.
Il mio viso è travolto da un tremito quando ti sento pronunciare il titolo che, qui, mi spetta. Un titolo che a lungo mi sono rifiutato di accettare. Mi ero detto che il motivo era semplicemente che non ero io, il Maahes; io ero il Falco di Nekhen e il Maahes è sempre stato mio padre. È un onore che spetta a me di diritto nel momento in cui sono divenuto maggiorenne ma che io in cuor mio ho respinto perché convinto che mi rendesse troppo uguale a Lui in un momento in cui non volevo esserlo, accecato dal dolore e dalla paura.
“
Annie aveva ragione. Assomigli di più a me.”
L’ombra di un sorriso mi sfiora le labbra sfregiate.
Ora, come quando ero piccolo e me lo sentivo ripetere in continuazione, sono fiero di essere come Lui, di essere il Maahes, l’Erede di questo Tempio.
Così studio il tuo viso accarezzato dalla luce perlacea del Patronus, la stessa luce che a lungo ti ho donato e che tu hai amato. Il leone ti guarda, ti scruta e riverbera di ogni mio ricordo. È qui per ricordarmi qual è il mio destino, quali sono le mie scelte.
Io non ti odio, Emily. Non riesco ad ignorare quel velo di nostalgia che adombra il mio nome sulle tue labbra; non riesco a non ricordare il tempo passato insieme o le parole che ci siamo sussurrati un’infinità di volte; non ho dimenticato nemmeno i battibecchi ed i silenzi. Non li ho mai scordati, ma ho fatto di tutto affinché finissero in fondo alle acque torbide dei miei sentimenti.
Adesso che sei qui è diverso. Quando tornano a galla, mi ricordi che il Nilo non è il posto per loro. Non posso fare ciò che Sitra desidera fare con l’amore che prova per me.
Ciò che posso fare, invece, è scavare. Scavare nella sabbia e ivi inumarli, dare loro una degna sepoltura, pregare affinché Seth li conduca via con le sue tempeste. Vederli sfumare nel vento rovente del deserto.
Per la prima volta nella mia vita, vorrei che facesse lo stesso con i tuoi. Perché leggo, sul tuo viso, il fantasma delle memorie, lo stesso che pesa, ora, sul lobo sinistro del mio orecchio.
Quel giorno mi hai detto in un sussurro che mi avresti amato comunque. Ed io l’ho negato, l’ho odiato, l’ho rifiutato fino ad ossessionarmi.
Non voglio che mi ami, Emily.
Perché fa più male così.
Fa più male, con quel cane alle tue spalle.Alzo gli occhi verso di lui, seguendo l’eco della tua voce morbida; ti rivolgi a quest’uomo con dolcezza e quella speranza che ho covato dentro di me nel breve lasso di tempo in cui ho ripreso coscienza da ciò che è accaduto a Giza, viene spazzato via dal vento che scuote i lembi degli abiti, le ciocche dei capelli. Ho sperato, ricordandoti in quella grotta dove hai trovato l’Uas, che tu fossi stata costretta. Non perché volessi il tuo male ma perché avrei potuto giustificare la sua presenza. Avrei potuto non credere alla voce che maligna mi sussurrava “
ti ha tradito” ogni qualvolta ti rivedevo nel gelo di quello scorcio.
Ma sei tu a comandarlo e non viceversa, non è così?
Il mio sguardo si indurisce mentre sostengo quello di Cavendish.
J.
Incurvo un angolo della bocca, con disprezzo.
Mi sono chiesto per un solo istante se lui non fosse diverso dal padre, se non avesse condiviso lo stesso destino di Aryadne, domandandomi se anche sulla sua schiena ci fossero i segni delle vessazioni di John.
Tuttavia come posso crederlo, quando qualsiasi tratto di lui me lo ricorda?
Nonostante io sappia
dentro di me che tu non lo faresti mai –che non mi tradiresti mai–, non riesco ad accettare di vedervi insieme e so bene che non è gelosia, la mia. Sarei stato pronto a salutarlo come tu hai salutato Sitra, se fosse stato un altro.
Ma quando qualcuno è marcio dentro, non può che contagiare ciò che ha intorno, anche tu, Ly.
Siamo diversi ed ora, uno davanti all’altra, me ne rendo conto più che mai.
Io non sarei mai sceso a patti. Eppure non ti biasimo, non ora che riporto la mia attenzione silenziosa su di te. Come io ho le mie, tu hai le tue battaglie.
O almeno così credo, prima che una semplice frase distrugga ogni mia convinzione.
« Ho bisogno di parlarti della persona per cui sei andato via. »La tua voce mi trafigge come una lancia, da parte a parte, penetrando nella carne morbida del cuore. Questi si contrae all’interno del petto e, mio malgrado, spalanco gli occhi. Odo Sitra trattenere il respiro e, se non fossi sostenuto dal mio orgoglio, indietreggerei.
Il Patronus vibra, la sua trasparenza si accentua, ma io lo guardo, desideroso di distogliere lo sguardo da te.
Rimani. Ti prego. Non riesco.Mi concentro. Mi concentro sui ricordi, sui sorrisi, sugli abbracci, sull’affetto.
Mi concentro sul momento in cui ho rivisto i suoi occhi dopo diciotto anni.
Mi concentro in un luogo che non è qui, ma è con Lui.
Ed allora il leone si alza, ritrova forza e si muove scuotendo la folta criniera. Mi sfiora mentre cammina e quasi mi sembra di percepirne la tangibilità, di ritrovare la forza che credevo di aver perduto.
Quando torno a guardarti e annuisco alla tua richiesta, lui si è seduto vicino a Sitra, tra me e lei.
”Hai noi”.
Mi rifiuto di credere che tutto questo non sia servito a nulla.
Mi rifiuto di credere che sia tutta una bugia.
Voglio credere che tu non sia caduta in quegli Abissi da cui ho cercato di salvarti.
Non sei ancora corrotta, non sei ancora sprofondata del tutto, vero?
Consapevole di essere sotto il giudizio severo degli occhi di diorite della Sterminatrice, scendo un gradino per avvicinarmi a te, Emily.
I miei occhi si posano su ogni centimetro del tuo viso, ricordandone ogni screziatura donata dalle lentiggini, constatando che, a differenza della mia, non c'è nemmeno un graffio sulla tua pelle bianca. In me, però, non vedrai nulla di ciò che mi squassa dentro; non capterai la tempesta che agita la mia anima: io non sono come te e non posso esserlo.
Non posso permettermi di esternare nulla perché non voglio cadere; non voglio cedere, non ora.
« Parleremo, ma non qui fuori, non è sicuro. »La mia voce è arrochita dal silenzio, ma controllata. Il mio sguardo si ammorbidisce, indugia nel tuo. Non ricordo l’ultima volta in cui siamo stati così vicini, tu sì?
Nonostante ciò, il mio cuore, benché contratto dall'ansia, non è più agitato al tuo cospetto.
« Per favore, Ly. Vieni – non “venite”–
nel Tempio. »Non ti imploro e nemmeno te lo ordino, ma te lo chiedo con gentilezza.
Lancio un’occhiata dietro di te, mentre una coppia ci passa davanti chiacchierando animosamente. Più avanti, le luci dei locali si accendono pronti ad accogliere gli avventori. Il profumo del pane appena sfornato riempie le narici.
Io, tuttavia, sento solo quello del sangue: quello di Ra, quello di Sitra, quello del Mangiamorte,
il mio.
« Da' la bacchetta a mia nonna. Non si entra armati nella casa della nostra Dea, ma non ti accadrà nulla, te lo prometto. » Misuro le parole, le scelgo accuratamente. Questa volta la puoi sentire, la sincerità che permea la mia voce.
Non riesco ad accettare la tua alleanza con Cavendish, ma
so dal modo in cui mi guardi che non mentiresti. So che ciò che hai da dirmi sarà necessario e varrà tutto questo.
Sono pronto a crederti.
Perché Lui è la mia priorità.
Io sceglierò sempre il mio It-y.