The Heirs, Evento straordinario | Emily & Horus

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view post Posted on 3/4/2024, 12:30
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Il Fato

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PZ7UhaY

tempio di sekmeth


5mtQebG
John si fa aiutare, non ti si è mai negato, Emily. Non ha mai dichiarato più forza di quanta ne avesse, e questo attacco è un colpo basso. Tu già lo sai che Cavendish non è stato un buon padre. Non gli ha mai raccontato storielle della buona notte e cazzate varie, ma d'altronde neppure Jacob, no? Cinge una mano intorno alla tua vita. «Scusa» ti sussurra, posando la fronte contro la tua, veloce, e solo perché conosce il male che sa di averti procurato con l'oscurità che lo scava da dentro. E' un mormorio che si intervalla alla voce che, nella testa, per un attimo si placa.
Sicuro della sua presa su di te, John alza il capo, punta ad Horus nel sentirlo rispondergli.
«No. Non sa che io e lei siamo qui da voi» torna a guardare Emily.


Quanto segue può sentirlo solo Emily:
Emily. La voce si fa carezzevole, ma non falsa. E' dolce, morbida, calda. «Coriolanus, hai-» quasi percepisci il suo sospiro, forse perfino - di nuovo - la pioggia che scrocia fuori dalla sua finestra. «- hai letto il mio nome sull'albero» Sai anche di fianco a chi, il suo nome spiccava. Coriolanus, senza quella tremenda linea orizzontale tracciata sopra - come invece è stato per tua madre, e tutti i tuoi zii. «Aiutarvi? In quanti siete?» ma non giudica, fa solo un calcolo. Non gli importa molto che tu sia una o dodici, ha solo un bisogno che preme a fondo nella voce. «Non posso dirti dove sono, ma sappi che se ancora respiro è perché qui da me nessuno può arrivare, neanche il tuo Signore. » Anche questa non è un'accusa. «Ti prego, Wymond ritornerebbe solo per uccidermi se sapesse che non ho mantenuto la promessa.» Un velo d'amarezza copre la voce, che si fa più distante. «Ci sono cose che devi sapere, Emily... Ti prego, esci da lì, non è casa tua, cerca l'uomo con turbante blu scuro... Si chiama Dumas, e vi porterà da me» il contatto si interrompe.


5mtQebG
«Horus che dici?» Sitra ti guarda quando torni a rivolgerti a lei. Non capisce, un velo di panico le sfiora le pupille, le vedi dilatarsi e poi restringersi. Si sta sondando da sola, avvampa ma resta solida. «No» ti sibila, avvicinandosi stavolta a te. Quasi viso a viso. «Nessuno entra nella mia testa da-... e comunque no, lui è giù dove merita» ma non è rigida, il suo risponderti è sciolto, dolce e forse docile, si lascia sfiorare, non ti nega i suoi pozzi scuri, li pianta nei tuoi occhi. Sul "dove merita" però percepisci il moto della sua rabbia, il disgusto, il tremendo fastidio che si insinua nella testa e come sia facile per lei ricordare quel momento e perdere il controllo, il suo rigido addestramento viene meno. «Non sono un punto debole» le credi?



 
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view post Posted on 4/4/2024, 13:24
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– Maahes –
|| Menfi || Tempio della Dea Sekhmet

PS: 456 PC: 378 PM: 445 EXP: 107
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Espira.
Inspira.
Espira.
Inspira.

Incredibile come si dia per scontata un’azione tanto semplice come il respirare; è un automatismo talmente banale per il funzionamento di un essere vivente che quando ci si concentra sull’azione in sé ci sembra una cosa assurda; nel farlo a volte si incespica persino, come se ci dimenticassimo come si fa nel momento esatto in cui ci pensiamo. Semplicemente non te ne rendi conto, ma succede.
Di conseguenza mi rendo improvvisamente consapevole del dilatarsi dei miei polmoni, dell’aria che fuoriesce dal naso, delle ciglia che coprono per un istante gli occhi neri di Sitra, della contrazione delle sue sopracciglia scure, del rossore che le tinge la pelle, dei dettagli del suo viso che non ho mai visto davvero, come quei piccoli nei vicino al naso.
Mi accorgo della ferita Sheiva ha lasciato in lei e che il solo pensiero di Sahid ha contribuito a risvegliare minando il suo autocontrollo di guerriera.
Mi chiedo se si sia resa conto di non possedere più controllo su di sé in questo momento, manche le emozioni, in fondo, sono degli automatismi, no? Nascono e vivono quando non ce ne si rende nemmeno conto: la paura, l’ansia, la felicità, l’odio, l’amore.

Ed è il suo volto così vicino ed il suo respiro a farmi accorgere di tutto questo; è il suo tono morbido quando si rende conto di essere in realtà libera delle costrizioni del Legilimens. Eppure non aiuta, anzi. In un certo senso, il suo ribadire è come un pizzico sotto pelle. Sono sollevato che lei sia libera, ma non lo sono nel pensare che, se io porto ancora addosso i segni della Maledizione Cruciatus, lei invece trascina in sé la violenza della propria mente profanata. È talmente forte e radicato in lei che sento tutta la sua frustrazione nel ripetere che no, lei non è un punto debole.
« Non ho mai detto che lo sei. » Replico, atono.
Non voglio guardarti con questo gelo che invece ti rivolgo; voglio rispondere al tuo stesso modo, magari accarezzandoti una guancia per dirti con più dolcezza che lo so, tu non lo sei. Voglio ricordarti cosa ti ho detto nel tempio questa mattina, quando mi hai ringhiato che non sei una damigella indifesa.

« E tu credi che io ti abbia lasciata indietro perché ti reputo una damigella in pericolo? » Ti guardo, ancora seduto, e alzo un sopracciglio come a voler sottolineare l’ovvio.
« Tu sei la Prescelta che mia nonna non ha potuto vedere in me. » Dico triste: mi costa ammetterlo, ma mi sfioro la voglia rossa sotto l’occhio sinistro.
« Io sono stato consacrato ad Horo. Io sono il falco di Nekhen, tu la leonessa di Menfi, che lo vogliamo o no. »
Lascio cadere la mano in grembo, ma non abbandono il tuo volto.
« E proprio come lei, sei la più coraggiosa che io abbia mai conosciuto. » Dico serio, abbassando solo per un istante gli occhi.
« Quell’uomo ti è entrato nella testa, ti ha costretto a puntarmi un pugnale al fianco,
ti ha colpita. È che ho avuto … »

Silenzio. « … Ho avuto paura di perderti. Seriamente. »
Mando giù il groppo che mi sale in gola con l’immagine tua e di Ra feriti.
Ammutolisci, sembri divorare le mie parole una alla volta, impaziente al punto da avvicinarti di un passo.
La lunga veste candida fruscia a terra e ti sfiora le caviglie.
Capisco, dallo svanire del tuo cipiglio, che non sei più così arrabbiata.
« Ne ho avuta anche io… » Ammetti, con un fil di voce.
Arriccio un labbro e mi rialzo piano, maledicendo ancora questo residuo di debolezza.
paperLazarus II

« Ma ammettere le proprie debolezze non è così grave, Sitra.» Ribatto duramente, lasciando con riluttanza la presa sulla tua spalla un dito alla volta, compiendo un passo indietro. Comprendo il tuo astio, sta’ tranquilla.
«Non sei tu il mio punto debole. » Non sai che, mentre ti baciavo la fronte dopo averti adagiata ferita sul tuo letto, ho sottolineato che no, non sei debole e non lo sono nemmeno i legami; loro sono semplicemente pericolosi per me. Lo dimostra come tutta la mia stabilità sia stata minata dal momento in cui il nome di Emily è stato pronunciato.
«E non lo è nemmeno lei.» Riporto il braccio lungo i fianchi. « Non più. » Aggiungo in inglese.
È solo Lui, adesso, il mio punto debole e del resto lo è sempre stato.

Mi costringo finalmente a voltarmi a guardarla: finora non l’ho più fatto nemmeno con la coda nell’occhio. È che anche in questo caso, l’automatismo è giunto a rivelarsi come il respirare, il battere delle ciglia, il pulsare del cuore.
Quell’automatismo –amarti– che ho riconosciuto quando John mi ha guardato oltre la tua spalla, il braccio attorno alla tua vita: è stato come respirare.
Ecco perché i ricordi tornavano continuamente a galla.
Ecco perché non sono riuscito a provare qualcosa per Sitra.
Ecco perché è stato così difficile dimenticarti in tutti questi anni.
Ecco perché la mia mano è scattata troppo tardi quel giorno al ballo.
Ecco perché è stato insopportabile restare in quella stanza con te.
Nel momento esatto in cui vi ho visto poco fa, ho compreso che è sempre stato lì il frammento che ancora giaceva in fondo alla mia cassa toracica. Ostinatamente ancorato in me, ha affondato le sue radici di parassita.
La differenza è che respirare è necessaria per vivere, ma amarti no.
Anzi, è pericoloso: proprio ciò che ti dicevo, Sitra.
Quando è successo? Da quanto è lì? Ma soprattutto… che cazzo ci fa?

Ma la rabbia, ora, non è più una vampa incontrollabile: si è acquietata lentamente cullata dalla stanchezza e dal tocco rassicurante di Isabella. Di quella cenere è rimasto solo un senso di sofferenza che mi stringe lo stomaco. Poi, poco a poco, stravolto, scivolo nel sonno.
Quando sto per addormentarmi, sento Isabella sospirare, avvilita.
« Non hai mai smesso… »
paper–Erased [Endurance]

Avevo giurato a me stesso che non avrei mai più ceduto, non avrei mai più accettato di fallire. Me ne ero così convinto da procedere senza rendermi conto che avevo dimenticato qualcosa, la stessa che come un simulacro mi porto ancora dietro, agganciato al lobo dell’orecchio sinistro.

Espira
Inspira
Espira.
Chiudi piano gli occhi,
riaprili.

« Se il Signore Oscuro non sa che siete qui, siete liberi di andare se è ciò che volete. » Esordisco dopo aver guardato velocemente mia nonna, accanto le Leonesse. Sto fissando Emily, ascolto il suo desiderio, ma non John perché non mi interessa cosa pensa lui, come non mi interessa la sua vita, i suoi patemi, il rapporto con suo padre. Voldemort non sa che sono lì? Tanto meglio.
Ma è inutile, non posso costringerla a rimanere qui, per quanto mi occorra l’Uas. Questo pensiero, lasciar andare non più lei, ma la reliquia, mi devasta.
Significa che ho contravvenuto alle mie stesse parole; significa che si allontana, di nuovo, una delle chiavi di cui ho disperatamente bisogno per liberare mio padre. Ora che è qui, ora che può essere nelle mie mani, mi basterebbe ordinare alle Leonesse di bloccare loro il passaggio, costringere Emily finché non cederebbe alla sua consegna.
So, però, che non lo farebbe mai.
E so che io non riuscirei mai a farle questo.
Trattengo a stento un sospiro stanco mentre mi volto e mi allontano di qualche passo. Cammino sentendo addosso un macigno che mi schiaccia a terra con la sua sola forza di gravità. Raggiungo uno dei piccoli altari fra le statue e da lì, da un piccolo scrigno di pietra, prelevo il manufatto con cui torno da lei. Mentre la supero, non guardo nemmeno Sitra.
Sono stanco.
Sono troppo stanco.

Voglio solo che finisca, voglio solo chiudere gli occhi e tornare a dimenticarmi di come si respira.
« Questo è uno scarabeo di Kephri. » Lo mostro sul palmo della mano, l’amuleto di faience. Il coleottero è finalmente intarsiato, di magnifica fattura nella sua semplicità. Le ali incise ai lati sono ripiegate. Al di sotto, nella parte piatta, alcuni geroglifici ne descrivono il funzionamento che spiego brevemente.
« Serve a comunicare: basta tenerlo per pochi istanti fra entrambi i palmi finché le ali non spuntano fuori. Non saprò dove sarai tu e viceversa, ma potremo parlarci in caso di bisogno. Io avrò l’altro. »
Se mi fermassi a pensare –ancora e ancora– accosterei questo momento a tutte quelle volte in cui ci siamo scambiati un regalo.
Se lo facessi, le ricorderei tutte una per una: le incursioni dell’Elfa nel cuore della notte perché lei non poteva venire nel mio dormitorio (e che gran disappunto provavo); le volte in cui la raggiungevo nell’ufficio dei Caposcuola o il ballo da cui eravamo scappati per rifugiarci all’aria aperta, il momento in cui mi ha donato il cuore della Banshee che conservo in una scatola a Villa Andromeda dove c’è Cora, l’Augurey di cui mia madre si prende cura e che io non ho il coraggio di guardare.
Ed, infine, il momento in cui ci siamo scambiati gli anelli che ancora portiamo, in un modo o nell’altro. Non ci penso adesso, ma tanto lo so che tutto questo giungerà come un’onda a travolgermi, per l’ultima volta naufrago nel tuo mare che mi accingo a lasciare davvero una volta per tutte.
Non sono mai stato un naufrago, non ho mai voluto scendere nei tuoi abissi, non ho mai voluto l’oscurità: ho solo cercato di mostrarti che c’era luce al di fuori dei meandri bui di cui eri ammantata.
Poso lo scarabeo nella tua mano con una lentezza che vorrei non mi appartenesse. Oh, Amon, come non vorrei sentire ora le tue parole, osservare i tuoi gesti.
Tuttavia lo sguardo si posa sul gioiello al tuo anulare sinistro e il viso viene travolto da un fremito che non riesco davvero a fermare.
È così che gli Dei hanno deciso? Che questo momento non segua il corso del tempo normale, ma venga sancito dagli ultimi granelli di sabbia di quella clessidra che avevamo girato?

Così sia.


« Mi dispiace. »
Non me le sento nemmeno pronunciare le parole che scivolano in un sussurro mentre, senza rendermene conto, sfioro con le dita la punta delle tue quando ritraggo la mano nel depositare il prezioso oggetto nel tuo palmo.
Alzo gli occhi le cui iridi, vedrai un’ultima volta, non sono più d’acciaio non per l’istante in cui li guarderai.
« Per… tutto. » Esalo, compiendo un passo indietro. E poi un altro, e un altro ancora.
Un’ultima volta, un’ultima volta avrai la precedenza.
« Tiye, Menhet. » Atono, chiamo le due sacerdotesse che alzano silenziose il mento.
« Per favore, potere rendere loro le bacchette e gli effetti personali prima di accompagnarli fuori? Grazie. » Le due donne annuiscono brevemente battendo appena la base della lancia, dopodiché si allontanano giusto il tempo di recuperare quanto richiesto. In silenzio seguo i loro movimenti, osservo le mani di Emily mentre riprende lo stiletto –proprio quello che le regalai io nel pieno delle paranoie perché convinto che fosse meglio di una stupida borsetta.
« Le Leonesse vi scorteranno fuori dal tempio. » Annuncio privo di qualsiasi inflessione. Quando le vedo avanzare in direzione del dromos e, poi, dei portoni, do loro le spalle. Ho già visto abbastanza.

Ti lascio andare, Emily.
È finita, sei libera.
E lo sono anch’io: ora posso dirlo.

Tengo gli occhi fissi sul viso di diorite di Sekhmet finché non odo i passi allontanarsi; alle mie spalle ci sono Sitra e a Meresankh cui però non rivolgo lo sguardo.
« Andrò da Sahid. » Dichiaro, consapevole che in realtà è la scelta meno saggia che potessi fare.
Forse è un po’ un segno di autolesionismo, questo: spingermi oltre il limite possibile del mio fisico e della mia mente. Magari, penso ingenuamente, posso riuscire a riprendere il controllo di me stesso perché in questo istante la consapevolezza più grande è averLo messo in secondo piano.
È questo che mi fa male, più di qualsiasi altra cosa. Andando da Sahid in queste condizioni, potrei espiare le mie colpe.
« Prima voglio stare un attimo da solo. » Dichiaro con durezza, quasi rimproverassi me stesso per la debolezza che ho appena ammesso.
Non ascolto eventuali risposte o repliche quando mi avvio nella piccola stanza dentro la quale solo pochi minuti fa io ed Emily parlavamo. Non voglio udire nessuno, nemmeno la voce degli Dei.
Quando mi chiudo la tenda alle spalle e mi addosso alla parete, alzo il viso coprendomelo con le mani gelide.
Una dopo l’altra le immagini di questi giorni si susseguono come una polaroid in un movimento perpetuo, sommandosi tra loro in una pila cui vorrei solo dar fuoco. Sono così tante che mi stupisco di quanto sia accaduto in così poco tempo.
Digrigno i denti mentre mi lascio scivolare a terra.

Sono stanco.

|| You can't live without the fire 'cause you're born to live and fight it all the way ||

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. [indossato mano dx]
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Agganciato alla cintura]
▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


code ©Horus.

 
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view post Posted on 8/4/2024, 18:55
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23 yrs – Head of DMLE – Il Cairo

PS 470 PC 380 PM 422 EXP 106
La voce si rivela e lo sguardo si apre nel vuoto. Non sono le leonesse di luce a rischiarare il buio, adesso, ma la gioia sul volto di Wyamond che mai potrei dimenticare. Ho letto il suo nome sull’albero e i ricordi della casa in rovina tornano ad addolorarmi. Le crepe, la polvere e la distruzione non possono essere immagini più forti del calore che ho avuto modo di percepire attraverso il respiro di mia madre, eppure… Lilian urla ancora nella mia testa, piange il nome di suo fratello sul cadavere che giace sul pavimento. Ma ora che è Cory a pronunciarlo, l’amarezza mi giunge con tutta l’ostinata dolcezza insita nella promessa che non osa infrangere.
Ha ragione, non è casa mia, e man mano che la sua voce si fa più distante, la mia vista torna nel luogo a cui non appartengo, se non in un’altra vita.
La presa di John sulla mia vita è ora un’ancora alla realtà crudele che c’attende.
Faccio un passo indietro mentre scuoto appena la testa portandomi via da te. Non c’è bisogno di chiedermi scusa, ti rammento guardandoti, venendo però meno al tuo tocco.
Non fraintendermi, J, non ho paura di te ma inizio a provare terrore dinanzi all’idea di poterti ferire a mia volta. È così chiaro quanto ti stia sacrificando per me checché tu ne dica. C’è altro oltre al tuo desiderio di redimerti, lo avverto dal modo in cui mi proteggi, dall’intensità con cui mi hai stretta a te la scorsa a notte.
« Dobbiamo andare » ti dico prima di sfiorare flebilmente il tuo palmo, prima di darti le spalle.
Non credo di poterti amare, ma posso salvare la parte di te che vuole ancora essere salvata.

La tua voce, Horus, irrompe con un tempismo sadico e quando ti scopro a fissarmi riconosco lo sforzo che ti costa lasciarmi andare.
È una prova di fiducia la tua, o almeno è così che m’accoglie il tuo consenso. Va contro ciò che mi è parso di percepire fino ad ora; potrei essermi sbagliata o potremmo semplicemente vivere in una dicotomia costante. D’altronde, l’ho ammesso a te quanto a me stessa: erano molte cose che avrei potuto dirti, se solo avessi avuto la resilienza e il tempo per farlo. E non parlavo solo di oggi ma anche di quella sera al ballo, quando hai lasciato che remassi inerme tra la folla come una stupida - quando io ho deciso di andare via.

Mi ritrovo a guardare il manufatto che mi porgi come se mi fossi appena persa i momenti intercorsi tra l’accettare che vada via e questo istante.
Un lieve macigno s’aggiunge al peso che rende ormai difficile respirare; una sensazione triste e familiare m’avvolge. Sono nel Tempio ma sono anche fuori, tra le persone che scappano dal ballo, con la musica che fa da sottofondo. Batto velocemente le palpebre e accetto il tuo dono porgendoti la mano.
« Avrai bisogno dell’Uas a un certo punto. Ti dirò dove trovarmi »
La lentezza di questo momento scivola tra i granelli di sabbia che ancora ci sono concessi. Le tue dita sfiorano la pelle e, senza accorgermene, ritraggo appena le mie, come a voler trattenere la tua mano.
Una contrazione impulsiva la mia, di cui ti sarai certamente accorto, e che vorrei cessasse nel momento in cui anche io ne prendo consapevolezza. Stringe, invece, la mia mano prima di ritrarsi come scottata dal mio stesso errore.
Non posso permettermi di cedere ai ricordi. Non più.

« Mi dispiac- »
« No- »
È il mio istinto che, però, ci trattiene. Basta così poco, un dissenso pronunciato col fiato sospeso, per non dirci addio nel peggiore dei modi?
Puoi vedere la mia incertezza, nell’angolo delle labbra che torturo mentre mi costringo a reggere il tuo sguardo. So di aver osato ma non posso accettare che tutti questi anni si concludano in questo modo.
Se quel che una volta ci legava è stato così intenso come ancora il mio cuore dolorosamente ricorda, il nostro Amore merita una sepoltura migliore di questa.
« Non ora, non così. Quando tu avrai salvato lui e io me stessa », un lieve sorriso increspa le mie labbra ma solo per un istante perché devo apprestarmi a nascondere il dubbio che, inevitabilmente, m’assale. Io sono certa che riuscirai nel tuo intento, non fraintendermi, ma parimenti non ho idea di cosa attenda me.
Ma tu lo sai, alcune non cambiano nonostante il tempo, e io sono testarda: il Destino non avrà cuore di reclamare i miei resti nemmeno questa volta.
« Se lo vorrai »
Mi affretto ad aggiungere permettendomi di indugiare sul granito ridotto a morbida nebbia che per un attimo sono i tuoi occhi. La mia attenzione passa fugacemente a Sitra. Se solo tu potessi sentirlo, il dolore sordo di qualcosa che riprende inaspettatamente vita al centro del petto, capiresti che la sua vista accanto a te è un fastidio che non avevo visto arrivare.

Abbasso il capo, non posso permettermi di farmi cullare nella malinconia. Sarei felice per te se mi dicessi che vi amate? Mi interesserebbe, certo, ma in che misura?
Non ora - prego - non devi dirmelo ora.

I tuoi passi indietro, i miei in avanti verso l’uscita e siamo nuovamente distanti. Stringo lo scarabeo nella mano, rientro in possesso delle mie cose, alcune delle quali sono ancora un po’ tue. Chissà se conservi ancora i miei doni, chissà cosa ne è di quel pulcino che ti ho affidato tempo fa. Te ne sei preso cura? Lo hai amato al posto mio?

Mi lasci andare così come io ho lasciato andare te e prima di sparire al seguito di John mi volto un’ultimo istante. Il mio sguardo non va a te Horus, non più. Ho fatto quel che dovevo col poco tempo concessomi e ora posso andare in pace.
Ma lo so che vivremo, deve andare per forza così.
Cerco tua nonna invece, senza un cenno, senza dire nulla, prima di voltare le spalle al Tempio un’ultima volta.

– Will we burn inside the fires of a thousand suns?
For the sins of our hand
The sins of our tongue
The sins of our Fathers –

Abilità
– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
– Smaterializzazione
– Elementalista inesperta ()
– Banshee esperta
Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.



Code © HorusDON'T copy



Edited by Emily Rose. - 8/4/2024, 21:31
 
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view post Posted on 9/4/2024, 14:49
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tempio di sekmeth

5mtQebG
Come ordinato, e come di consueto per il Tempio, le leonesse si muovono per accompagnare te e John - che prende il tuo allontanamento con il dovuto silenzio - fuori dal luogo sacro a Sekmeth. Ti viene ridata la bacchetta, e gli oggetti che avete depositato tornano nelle vostre tasche. Così come, fuori dal Tempio potete riappropriarvi delle scarpe e cercare Dumas.
Il moto in cui vieni accompagnata all'esterno è mesto, sicuro ma per niente frettoloso. Un capitolo si è chiuso alle tue spalle? Hai in tasca qualcosa in più, uno Scarabeo, un modo per comunicare ancora con Horus quando ne avrete bisogno.
Al contempo, non ti sarà difficile - uscita sotto il manto stellato del Cairo - individuare l'uomo indicato da Coriolanus. Egli ha già una mano tesa verso di te e l'altra verso John. «Sì, andiamo»
John, che certo non lascia il tuo fianco è ora muto. Silente, riflette - forse - su ciò che lui ha dovuto sentire e di cui né tu né Horus siete pienamente al corrente. Meresankh, quando la cerchi, non ti guarda. Non è quasi lì, la donna si è ritratta all'ombra di una colonna, e lì resta.
Comunque John annuisce, come prima, ovunque lo porterai lui verrà.

5mtQebG
Sitra resta silente, gli occhi nei tuoi finché non torni a guardare Emily. Non pronuncia alcuna risposta, ma puoi notare come la sua espressione sappia cambiare, forse anche lei stanca di questi alti e bassi che hanno segnato i vostri giorni e la sua tempra. Torna a spalle dritte a fare quello che ci si aspetta da lei.
Eppure lo sguardo non lo sottrae alla tua figura, a maggior ragione quando estrai lo scarabeo come dono. E' funzionale, è utile, lo sa. Meresankh silenziosamente annuisce, stanca a sua volta, ma sempre coriacea a presente per te. Sitra le si avvicina, mentre tutto il Tempio si mobilita. Ogni leonessa ritrova il suo posto all'interno di una vita che le ha cresciute alla perfezione. Chi - da te indicato - accompagna gli ospiti oltre i confini e poi risigilla il tempio. Chi torna alle proprie mansioni, e chi, come Neferet resta qui alle tue spalle. Lei, Sitra e Nonna si guardano quando parli di Sahid, ma nel momento in cui ti spingi in quella stanza, solo, è Meresankh a fermare ogni loro moto con un braccio teso a bloccarle.

E' un accordo silente, un momento di riposo dovuto. Un respiro, infine.

Siamo giunti anche alla fine di questo importante capitolo, BRAVI!

Emily e Horus dovranno ancora affrontare un piccolo percorso personale prima di giungere al termine della nostra avventura.

Per l'ottimo role e per ciò che siete riusciti ad ottenere, vi conferisco:

1 punto exp a testa
2 punti stats a testa

Aggiungete in inventario attivo anche lui:
CITAZIONE
Scarabeo di Kephri
[Scarabeo di antica fattura risalente all’Antico Regno. È composto da due pezzi uguali. Presenta incisioni geroglifiche sul fondo che indicano sia il funzionamento sia il collegamento fra i due oggetti. Ogni coppia è unica. Se premuto fra i palmi, le ali incise ai lati dello scarabeo si spalancano e questi si solleva a un paio di centimetri dal palmo, mettendosi in comunicazione con l’altro possessore del manufatto.]

Avrete modo di ragionare sulle informazioni che vi siete scambiati, e trovare i pezzi mancanti - singolarmente - del vostro puzzle.

Restate sintonizzati, scenderemo per la cascata con i massi appuntiti a breve.
 
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33 replies since 5/1/2024, 17:34   930 views
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