HT: Hostile Takeover, privata

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view post Posted on 13/1/2024, 19:09
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Alexander Hydra | 23 annijpg

Oh ma tu lo sai che si chiama Sam il suo amico. Pensi sia la prima cosa che ti sei appuntato di lui. Non che tu sia un asso nel ricordarti le cose è che certe persone... ecco con loro sei più incline a prestare attenzione.
Lui l'hai ben notato la prima volta che l'hai visto raggiungere Niahndra. Hai notato soprattutto la loro diversità, e per quanto l'ostilità della tua collega sia un bello scudo di cui armarsi, ti è parso di percepirla più docile in sua presenza.
Oh certo non esagerando, ti piace da morire quando si aggrappa con le unghie a qualcosa o mostra i denti. Il problema è tu non sai percepire una minaccia finché questa non arriva ad un palmo dal tuo naso, come quella notte in cui se non ci fosse stata Lady Diamond a tirarti fuori dai casini... beh, Camillo ti avrebbe accolto in casa con un occhio nero e due costole rotte. Il mondo - a volte - ti è naturalmente ostile.

Tuttavia un po' il fiato lo trattieni mentre Niah si prende tutta la sua calma per risponderti. Ti mastichi la guancia dall'interno, fingendo una noncuranza che non t'appartiene.
In fondo sei nato e vissuto nell'idea di non nascondere mai niente a nessuno.
O, più che altro, per te mentire è impegnativo. Non capisci lo sforzarsi di mantenere in piedi trame che non esistono, quando fai già fatica a gestire quelle palesi.
E sì, poi c'è quella piccola cosa che tutte le emozioni ti si leggono in volto, non sei un libro aperto, sei un libro apribile continuamente, spalancato davanti alle persone che ci buttano un'occhio.
Fingi di fare un po' di ordine su un bancone ormai vuoto, per occupare il tempo che Niah ci mette a darti una risposta.
Una risposta che non solo va a segno, ma un po' pizzica in petto.

«Ah-» ti esce molto simile ad un "ouch" sordo. Il dispiacere ti sembra così genuino che non puoi fare che crederle.
D'altronde tu non parti mai dell'idea che qualcuno potrebbe avere ragioni per mentirti. Però storci le labbra, al risolino stavolta non rispondi nell'immediato.
Ok, non è un dramma eh, però sì ecco ci hai fantasticato.
Ovviamente sei molto abituato al rifiuto generico, in fondo capire chi in questo mondo la pensa come te e parteggia per i tuoi stessi interessi, è un po' come giocare d'azzardo.
«Mi sa che ho usato un giro di parole per niente, mh?» ti gratti la nuca piano piano, ma la guardi negli occhi solo adesso, recuperando un leggerissimo sorriso.
«Il mio cuore ne risentirà, ma posso accettarlo» scherzi, sì, anche se con molta meno verve del solito. «Avevo un po' d'ansia a chiederlo a lui direttamente, ho meno fortuna di quanta si pensi»
Ancora non sai che - a volte - la tua onestà non è richiesta, quindi torni a tirar dritte le spalle.
«Hai deciso che nome dargli?» indichi il menichino alto quanto te.

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view post Posted on 14/1/2024, 19:18
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Niahndra Alistine
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L'atmosfera era cambiata drasticamente e Niahndra non aveva dubbi di esserne la principale responsabile. Ingranaggio stridente dai denti taglienti. Ogni tanto sottovalutava quanto in profondità potesse mordere il gelo che finiva per brandire come un'arma, ma non per questo se ne pentiva necessariamente. Aveva più difficoltà a controllarsi, questo sì, almeno da quell'estate in cui con Renzo aveva scardinato un lucchetto di cui aveva dimenticato l'esistenza; come se il ribollire arrabbiato tenuto a bada in tutti quegli anni avesse deciso di esplodere tutto ad un tratto, o come se —molto più semplicemente— le sue misure di sicurezza avessero ceduto ed ora fosse stato impossibile pigiare di nuovo tutto dentro al proverbiale vaso di Pandora.

Lex non fece niente per dissimulare la delusione (un'abitudine a dir poco fastidiosa) e, benché Niah non si aspettasse certo i salti di gioia, neppure fu pronta al contraccolpo che le toccò incassare. Non era esattamente senso di colpa quello che provava, non quando i muscoli erano ancora così tesi ed i sensi affilati, ma qualunque cosa fosse le tinse d'amaro il dolce sapore della soddisfazione di aver eradicato la potenziale minaccia. *Guastafeste*, sputò al riparo della propria mente. Qualcosa di scomodo le pizzicava adesso sulla pelle, alimentando già il rogo innescato dalla rabbia.
Stirò le labbra in un sorriso obliquo senza veramente partecipare dell'emozione di Lex. L'ultima cosa che desiderava adesso era lasciarsi coinvolgere e finire col compatire il biondo; quello sì che sarebbe stato completamente fuori di testa. Eppure, la sensazione che a livello sociale fosse richiesto almeno un pat pat metaforico continuò a frullarle per la testa. Erano pur sempre colleghi, in fondo, ed erano costretti a passare tempo insieme; rammendare un po' la situazione le sarebbe tornato utile a semplificarsi le cose in futuro.
Lavorava per omissioni e mezze verità, evitando quasi sempre bugie dirette, ma era difficile pensare a qualcosa da dire, in tutto quel rosso. La bocca si mosse a produrre la più generica e distaccata delle risposte, una che —come sempre— rendeva difficile interpretare cosa pensasse veramente.
«Com'è che dicono? Il mare è pieno di pesci*Quindi getta l'amo un po' più in là*e tu...sei appena arrivato a Londra». Quanti equilibri voleva stravolgerle in così breve tempo?

Il cambio repentino di argomento la disorientò, ma lo accettò di buon grado una volta riuscita a recuperare il bandolo della matassa. In realtà, voleva lasciarsi tutta quella storia alle spalle e andarsene da lì il prima possibile.
«Devo dargli un nome?». Il tono imbevuto di dubbio. Beh, lei aveva solo voglia di prendere a cazzotti qualcosa, di certo non aveva pensato di dare un nome al menichino, ma le era impossibile non prendere seriamente quella domanda perciò si limitò a scrutare il suo agognato acquisto per qualche istante. «Non avevo letto niente a riguardo nelle istruzioni. Dici che ne inficia le prestazioni se no?»
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view post Posted on 14/1/2024, 22:42
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Alexander Hydra | 23 annijpg

Va detto che non ti sei mai tirato indietro di fronte all'onestà, né hai mai omesso che cosa sei tu.
Sebbene ci abbia messo un po' a capirti. Hans dice sempre che è stata Loreen a rendersi conto di quanto per te l'amore fosse variegato, prima ancora che te ne accorgessi tu.
E qui non è che si parli di colpi di fulmine o forti sbandate eh, è solo che quel Sam ti aveva colpito. Forse per la furbizia dietro i primi sguardi, forse perché - beh, è anche un po' il tuo tipo esteticamente.
Ma sta bene, in fondo, ti fai andare bene la conferma di chi deve conoscerlo come le proprie tasche. Di certo non andrai mai a chiederle con chi Sam sia impegnato, a quel punto smette immediatamente di essere affar tuo. Potrebbe essere anche un pesce rosso, e non dovresti preoccupartene.
Arricci le labbra, e ti lasci andare ad una mezza risata che un po' ti rincuora. E' vero che tu non menti, ma alcune cose non le dici: tipo che non è ancora arrivato qualcuno in grado di farti mettere la testa a posto - forse.

«Diciamo che la pesca è diversa in ogni punto del mondo» ti fregi di una piccola aura da seduttore, se non fosse che tu sei più ironico che credibile.
Non voglio sembrarti stupido, Nià, è solo che una volta tanto ci vado più piano, giusto per non rischiare di prendermi di nuovo un pugno nello stomaco. - Ma questo non lo dici.
Oh, però quando le carte le tiri fuori per davvero, mica sei tanto male, è che adesso stai solo scherzando. Il punto con Niahndra è che un po' credi di averla capita, credi che i dettagli di te non richiesti non siano di suo gradimento, per questo quando inizi una frase poi non vai davvero fino in fondo con il discorso.
Prendi un nastro e componi uno splendido nodo alla cravatta al menichino.
Fai il nodo per non guardarla, è piuttosto palese, perché non è che devi dare realmente peso a questa cosa, non così tanto almeno.
In fondo: uno dei tuoi crucci e che non ti piace stare solo, e quando Camillo è amorosamente impegnato, tu ti aggiri come un fantasma molle in giro per la casa.

«Anche Pinocchio aveva un nome» commenti, incrociando le gambe per guardarlo meglio. «Cosa ti ispira?» oh, quel gioco, Lex. Quante volte lo hai fatto con Theodore.
In parte per allenarvi entrambi con la lingua dei segni, in parte perché guardare gli oggetti e dare loro una vita, accendeva il suo lato artistico e lo distraeva alla perfezione. «TuttotranneRocky, ti prego» ridacchi.

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view post Posted on 18/1/2024, 19:17
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«Diciamo che la pesca è diversa in ogni punto del mondo».
Niahndra ignorava totalmente cosa volesse dire l'altro (quell'analogia sui mari e sui pesci era sfuggita di mano piuttosto in fretta), ma non le piacque lo sguardo suggestivo che aveva assunto. Benché desiderasse lasciarsi quel discorso alle spalle, una parte di lei si chiese se non sarebbe stato meglio tastare il terreno e farsi un'idea dell'entità della potenziale minaccia.
Sentiva la pelle troppo stretta e avrebbe voluto soltanto saltare via, ma si sforzò comunque di ricacciare indietro il nodo in gola, e il cringe. «Sì? Era diverso in Olanda per te?»
Probabilmente non avrebbe neanche ricevuto una risposta soddisfacente, pensò, visto il modo in cui Lex evitava il suo sguardo. Ben le stava, dopo avergli quasi mangiato la faccia. Nemmeno lei era del tutto pronta a tornare alla normalità.
Se non altro, l'energumeno inanimato offriva loro un diversivo utile.
Niahndra scrollò le spalle, incerta se indulgere in quel gioco con Lex quando ancora sentiva di avere questione in sospeso e il pizzicore sulla pelle a dimostrarglielo.
Pinocchio aveva un nome, questo era vero, ma aveva anche una storia propria. Siccome quel menichino una storia non ce l'aveva e Niahndra non era dotata di abbastanza fantasia in corpo da inventarsene una sul momento, era costretta a dargli in prestito una delle proprie. Non dubitava che il biondo avesse fatto quel commento con genuina innocenza, ma l'idea di cedere quella piccola parte di sé la indisponeva. Perché era ovvio che adesso si sarebbe messa a cercare una risposta ragionata, figurarsi se Niahndra Alistine poteva mai non prendere sul serio e alla lettera qualcosa. Per cui rimase in silenzio per un po', immersa nei propri pensieri. Poi, un ghigno fece la sua lenta comparsa sulla bocca insieme ad un rumore divertito di gola.
«C'era un bulletto che detestavo da bambina», cominciò a dire, denti che mordevano le labbra per reprimere quel ghigno che continuava ad allargarsi e occhi fissi in un punto indefinito del negozio. Li spostò brevemente sul menichino. «Non mi dispiacerebbe avere l'occasione di pareggiare un po' i conti».
A quel punto sorrise tra sé e sé. «Buffo», ammiccò nella direzione del collega come se un nuovo pensiero l'avesse colpita per la prima volta solo in quel momento.

«Si chiamava Lex anche lui».
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view post Posted on 18/1/2024, 20:32
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Alexander Hydra | 23 annijpg

«Ah, beh sì» sì, in Olanda era diverso per te. In Olanda eri a casa e forse la totale libertà lungo le vie ha reso la popolazione leggermente più accogliente.
In Olanda andavi forte, ma anche a Castelobruxo non te la cavavi male.
Ma per te il punto non sono le conquiste, non sono gli altri una tacca sulla tua cintura, sei piuttosto tu una sulle loro. Perché il bisogno di lasciar andare i dettami più rigidi è aria per te.
Va bene se il sesso si slega all'amore, se per una volta qualcuno trova il coraggio di dire apertamente di cosa a voglia: ché tu ascolti, ascolti sempre benissimo. E ti piace, da morire, stare bene.

Ecco magari questo di te non fa un buon partito. Forse non sei il tipo da presentare ai genitori o da matrimonio e legami fissi. Però è innegabile che stare con te significhi trovare nuovi modi per essere felici una volta tanto.
E non hai filtri con Niahndra. «Nel senso che lì avevo meno problemi ad essere come sono» soffi piano, non la guardi in modo diretto, ancora, ma sei qui vicino, un modo come un altro per non scamparla del tutto. «Al massimo, se non andava ci si faceva una risata e dopo era tutto come prima» accarezzi il menichino, quasi fiero del tuo operato anche se - a conti fatti - non hai fatto nulla. «Qui sono tutti più rigidi, la prima sera in un locale sono uscito con un occhio nero» te la ridi, un po', anche se amaramente. Non ti fa male essere discriminato, non provi dolore, solo un po' di dispiacere verso chi non ha capito che il mondo è a colori. «Ma non è un problema, devo solo prendere le misure e stare più attento, quando mi va, quando non mi va-» fai spallucce.

Riprendi la tua proverbiale leggerezza, mai abbandonata se non nelle parole, per gravitare di nuovo intorno al Menichino. Ci sta che lo chiami con un bullo. Per tua fortuna non hai avuto problemi quando vi siete trasferiti in Perù, è stato Theo che ha dovuto lottare molto più di te.
«Ehi» ridi «... non vorrai mica associarlo a me!?» ridi ancora, fintamente offeso da qualcosa che invece non fa male davvero.
Poi, l'illuminazione, perché c'è una cosa che ti piacerebbe sapere e questa va un po' oltre. Non che tu non regga, anzi, puoi gestire benissimo anche le sue giornate no, come quelle di chiunque altro, sei empatico abbastanza da capire.

«Io, non ti sto per niente simpatico, mh?» ma lo affermi, quasi. Emetti un suono che non porta rancore, solo calcoli mentali che ti sei fatto.
Ti dispiace, lo sai, ma neanche tu puoi davvero piacere a tutti.
Magari per alcuni - o per lei - sei solo "tollerabile" e va bene così. La sincerità è la sola cosa che t'importa. Per il resto, assorbi ogni danno.

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view post Posted on 18/1/2024, 23:59
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Non sapeva esattamente cosa aspettarsi da quella conversazione, forse qualche conferma razionale del fatto che la decisione istintiva di tenere Sam lontano da Lex fosse giusta e motivata; in quella maniera, avrebbe potuto dormire sonni tranquilli senza rimorsi di coscienza e, soprattutto, senza dover ammettere che le sue ragioni avevano più a che vedere con lei e con la sua insicurezza che col biondo.
«A essere come sei», ripeté scandendo le parole lapidaria, un fremito nelle narici e la fronte aggrottata. *Intendi non etero*, ma non lo disse. Non aveva bisogno di spiegazioni per trarre le proprie deduzioni, non dopo l'interesse che Lex aveva dimostrato per Sam (e poi, parliamoci chiaro, the gaydar was a thing); e, detto sinceramente, non era suo diritto domandare o pretendere conferme. Che poi potesse esserci anche altro in quel "come sono", detto sinceramente, non era affar suo né lo sarebbe stato a meno che l'altro non avesse deciso di condividerlo spontaneamente.
In ogni caso, non le piaceva dove sospettava che stesse per andare a parare. Sentì i muscoli del collo irrigidirsi e si fece forza per smettere di digrignare i denti.
Non si curò di camuffare l'astio nella sua espressione alla menzione dell'occhio nero, ma per il resto si ostinò nel suo silenzio. Non si sentì neppure in obbligo di dimostrare compassione, ci aveva provato mezza volta quando aveva scoperto che il fratello di Lex era sordomuto e aveva capito in fretta che le cose non toccavano il ragazzo nel modo che la gente si sarebbe aspettata.
*Sì, ma cazzo.* Probabilmente non aveva il diritto nemmeno di alterarsi, non dopo aver dato in escandescenze alla solo vaga idea di vedersi soffiare via l'unica certezza della sua vita, ma quello era diverso, maledizione.

«Nah», schioccò la lingua. «Le somiglianze tra voi iniziano e finiscono col nome».
Per un attimo si chiese se non le facesse rabbia anche il fatto che Lex si scrollasse di dosso le cose con una fluidità che non le sarebbe mai appartenuta. La infastidiva che non puntasse i piedi o che non si ribellasse, che non le avesse detto chiaro e tondo di stare nel suo e rinfoderare gli artigli. Il che non significava che non reagisse, almeno a suo modo; quello le era chiaro, le era stato chiaro abbastanza rapidamente durante il loro primo incontro in assoluto.
Per esempio...
«Io, non ti sto per niente simpatico, mh
Beh, quello era stato...interessante a dir poco.
Niahndra si voltò per la sorpresa, inclinò la testolina di lato e gli rivolse un sorriso sghembo e involontariamente derisorio.
«La simpatia non c'entra niente».
Prese a tamburellare con le unghie sul bancone, rimuginando. La simpatia era un criterio strano da usare per misurare le persone; lei, di certo, non l'aveva mai capita per bene. Ogni tanto le veniva voglia di rompere le cose, solo per vedere come funzionassero. Lex era una di quelle.
«È che proprio non riesco a inquadrarti. E non vado tanto d'accordo con le cose che non riesco a inquadrare, o che arrivano a scombussolare la norma così come la conosco». Continuò. Forse quello faceva di lei una bigotta, un'abitudinaria, una creatura limitata nella sua dicotomia.
«Ma Breendbergh tiene a te», concesse. Per Merlino, neanche Camillo le stava simpatico, si rese conto; però le piaceva. «Quindi facciamo così. Io faccio marcia indietro, beneficio del dubbio e quant'altro— Fece uno svolazzo sbrigativo con la mano prima di ripuntarla verso il basso e picchiettare con l'indice sul bancone —E tu mi dici il nome del figlio di puttana che ti ha fatto l'occhio nero». Per darlo al menichino, ovviamente.
«E una sua descrizione». Un altro tap sul tavolo. «E anche il nome del locale».
Per realismo, neanche a dirlo.

---
Dovrai dormire ad una certa :fru:
studentessa Tassorosso
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view post Posted on 19/1/2024, 11:38
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Alexander Hydra | 23 annijpg

Il tuo punto di forza è, a volte, anche il tuo punto debole. Non sai distinguere la sottile differenza che smuove l'ago di una bilancia. Non sei calibrato quando ti muovi, anche se ci provi ad esserlo.
E' che tua madre ti ha cresciuto per vivere in un mondo che non esiste, o forse sì, mh?
Però diciamo che non sei al mondo per gareggiare con qualcuno, per vedere chi ringhia di più o chi si spinge tanto a fondo da "vincere" qualcosa.
Tu pensi che la vita serva a farne ciò che più ti piace, certo magari rispettando alcune leggi - alcune assolutamente no! - e basta. Che senso ha vivere di preoccupazioni che ti tengono fermo su un fondale quando puoi benissimo scegliere di muoverti diversamente?
Ecco questo è concetto complicato, non è che tu non sia profondo, e lei dev'essersene accorta quando ha toccato il tasto di Theodore. Tu tieni tantissimo alle persone che ami, soffri se lo soffrono, certo, e le volte in cui non vuoi fare nulla se non stare accoccolato da qualche parte - beh - esistono.
Però ecco non sono mai invalidanti, non vuoi lo siano, soffri di più a sprecare occasioni come questa, nel dialogo appuntito con Niahndra.

E' vero, alle volte sembri un ragazzino, a malapena un undicenne, ma non lo sei. E quando devi dimostrare che li hai tutti questi ventitré anni, lo fai. Ti fermi lì vicino al bancone, lo sguardo appena sollevato, in attento ascolto di quella spiegazione.
Immagini che non c'entri la simpatia, ma il piccolo dardo dovevi scoccarlo anche tu, anche se di plastica e contro un bersaglio di gomma.
«Ah, ok, questo mi è più chiaro...» per nulla ferito, né giudicante, la capisci. Lo sai anche tu che effetto fai alcune volte. Tu non reagisci come le persone si aspetterebbero, non ti rifletti nello specchio di nessuno di loro.
Non dev'essere facile per qualcuno che vive sulla difensiva come credi viva lei. Perché tu non solo non attacchi, ma sei altrettanto disarmato.
Tuttavia, sia chiaro, non cambierai ciò che sei, né credi di essere capace di scusarti o che lei voglia qualcosa del genere.
«In effetti, io non sono bravo a fare da quadro appeso al muro» cerchi le parole con calma, in realtà di ciò che sei vai particolarmente fiero, ma non sei pronto, né vuoi, a scardinare i suoi pensieri. «Cambio colore appena ti giri, ed ogni volta dopo avrò colori e forme diversi»
E' la metafora di quello che ti dice sempre Theodore, che nella tavolozza dei suoi colori non ce ne sono mai abbastanza per descriverti completamente. «Però so cosa è importante.» Ci tieni a specificare.

Sai bene perché continui a darle in pasto qualcosa di te, perché lei sappia che può testare i tuoi confini come e quando vuole, tenderti agguati, sfoderare gli artigli, mordere, può accanirsi su di te come vuole. In primis perché c'è sempre qualcuno nel tuo passato ha fatto di peggio, ed in secundis perché beh, dai, serve un secondo motivo?

Comunque il suo passo indietro ti convince a sorridere per quella nuova presa di posizione.
Appoggi un gomito al bancone, e ti prepari a fornire ogni stupido dettagli utile, per sua sfortuna. Lo sai dove vuole andare a parare e sì, ognuno deve poter fare ciò che meglio crede, non fermerai il suo impeto neanche morto.
«Si chiamava Adam, ero allo Shelby Pub» prosegui, cerchi i ricordi migliori. «Il problema è che ti giuro, ci stava. Mi ha trascinato lui in quel bagno, è che dopo... beh, dopo sono entrati quelli del suo gruppo, o una cosa simile, non ho più capito molto » fai spallucce, che ad incassare sei piuttosto bravo, non sei in grado di fare la vittima a meno che tu non voglia un briciolo di compassione, ma non è quel giorno oggi. «Comunque era bello, cazzo se era bello. Alto, capelli scuri, occhi di un verde impossibile, forse sulla quarantina, non so dare l'età alle gente» sfiati in mezza risata. «Ti basta?» la punzecchi.

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view post Posted on 20/1/2024, 16:46
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Non c'era bisogno di essere dei geni per capire come mai Lex le avesse rivolto quella domanda; quel che aveva incuriosito Niahndra era stata, piuttosto, la tempistica. Che avesse tenuto con Lex un comportamento a dir poco ambivalente e capriccioso era un dato di fatto; anzi, con ogni probabilità il ragazzo si era beccato anche qualche dose doppia del veleno di Niahndra. Ciò dipendeva non tanto dal piacere malsano che lei traeva dal "farsi grossa coi deboli" (anche se...), quanto dalla sua naturale predisposizione alla sfida; stuzzicava, stanava, punzecchiava e provocava per il gusto di ottenere una reazione. Il fatto che Lex gliele negasse la infiammava.
Fu un piacere quindi vederlo tenere posizione e opporre resistenza (almeno per i suoi personali standard) con nientemeno che una di quelle domande-affermazioni che talvolta usava anche a lei a mo' di steccata. Diretta, in pieno petto.
*Delizioso.*
Di solito le persone ponevano domande alle quali non erano pronti a dar risposta e poi colpevolizzavano l'interlocutore per quel bagno di realtà. Niahndra lo detestava, per cui talvolta finiva per usare l'onestà come arma e forse, solo forse, ignorava volontariamente i filtri sociali necessari. Anche in quel caso, tuttavia, a dispetto di quello che stava effettivamente dicendo, mancavano nel suo tono malizia e desiderio di offendere. Le era stata rivolta una domanda franca ed era suo dovere esporre i fatti e accompagnarli da evidenze.
Semplice, lineare, a tratti poetico.

«Precisamente!».
Niahndra emise un verso di frustrazione, strozzato in mezzo al sorriso storto che accompagnava. Un improvviso luccichio le balenò negli occhi quando Lex mise in parole qualcosa che non era stata in grado di verbalizzare lei stessa.
Era come provare a far presa sull'acqua, inutile e frustrante. E appena uno si adattava con dighe e canali scopriva che era diventata vapore. Era persino in grado di possedere forma propria?
*Per forza*, si disse. L'aveva intravisto a pezzi e bocconi in quei mesi, piccoli indizi e frammenti qui e lì. Sotto la superficie fluida, dinamica e condiscendente si nascondeva un'ossatura di ghiaccio. O così intuiva. Era a quella che mirava.
«Però so cosa è importante».
Per l'appunto.
Certo, nemmeno il ghiaccio era prevedibile, bastava un passo falso per scivolare o sentirlo rompersi sotto ai propri piedi. Però era qualcosa su cui poteva far presa, e tanto le bastava.
«Riuscirò a inchiodarti, Alexander Hydra». Scoprì i denti in un sorriso affatto rassicurante, l'avvertimento palese nel resto dei lineamenti. «E ti metterò in mostra nella mia personalissima galleria».
Annuì soddisfatta per quella minaccia promessa. In qualche modo, adesso che avevano messo le cose in chiaro, si sentiva meglio e sospettava che lo stesso valesse per Lex che, nel frattempo, si era messo comodo sul bancone. Se aveva intuito il sottotesto nelle domande implicite di Niahndra non lo dette a vedere e lei non si preoccupò di spiegarsi.
Dilf-Adam-capelli scuri-occhi verdi dello Shelby Pub finì sulla lista nera. Con nove milioni di abitanti sarebbe stato quasi impossibile rintracciarlo, ma non si preoccupava. Hameeda le aveva insegnato che per un malocchio bastava molto meno.
Si prodigò in un sospiro drammatico. «Ero proprio curiosa di sapere ogni singolo e inutile dettaglio della tua serata andata a rotoli, ma a quanto pare dovrò farmi bastare questo». Roteò gli occhi, poi aggiunse: «Segni particolari di qualche tipo? Neanche ti chiedo se ti è rimasto qualcosa che gli appartiene». A volte aiutava a localizzare le persone, le aveva spiegato la vicina di casa.
Poi, qualcosa le fece clic nel cervello e Niahndra si voltò di nuovo verso il biondo. Questa volta c'era del biasimo nella sua espressione. «Sulla quarantina? Ti piacciono con un piede nella fossa e prole a casa?».
Niahndra non giudicava spesso, ma Merlino ladro.
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Avere a che fare con Niahndra, molte volte, somigliava tremendamente all'avere a che fare con il filo spinato dell'orto degli Osebahmn
O meglio, con la loro sciocca ostinazione a rimetterlo su ogni volta che tu trovavi un modo per oltrepassarlo.
Non che con Niah ci sia mai riuscito, al massimo hai messo un piede oltre il filo, tenendolo sollevato con il palmo della mano, salvo poi guardarti sanguinare. E riderne, chiaramente.
Ma diverso è vederla entrare così animatamente nel tuo territorio, con la baldanza chi dovrebbe saperci fare, e dio se ti fa scendere un brividino lungo la schiena.
Magari più d'uno, mentre ti rialzi incuriosito dal modo in cui ha preso la tua metafora, e ti ha servito un'immagine tremenda dritta in muso.
Non devi chiudere gli occhi per capire chiaramente dove cazzo va la tua immaginazione, Lex, e forse è meglio che tu non li chiuda mai nei paraggi di Niahndra Alistine.
«Ah si?» dolce, con un timbro di miele, fai giusto un mezzo passino avanti, anche solo perché non si nasconda il tuo improvviso interesse.
Il fatto è che lei può riuscirci, e lo sai. Le lo troverà un modo, magari quando sarai appena più giù di morale, o leggermente meno attento ai tuoi ricordi, per inchiodarti al suo muro, ma proprio non vedi come questo debba dispiacerti.
E', tuttavia, una bella sfida, alto come sei. «E quando sarò lì, appeso, inchiodato al tuo altissimo muro, a cambiare fastidiosamente forma-» mormori piano, felino, se potessi mostreresti a malapena una zanna, di quelle che brillano se illuminate da un piccolo faro. «- che farai, mi lascerai solo guardare dai tuoi... visitatori?» continua, dai, ti prego, fammi giocare un po'. Sogghigni, preso.

Gli occhi cristallini non si staccano da quelli di Niah, non esiste che tu ti perda anche solo una smorfia in questo momento.
Ché tu non ti ci vedi male, per niente, ed è facile vedere la sua stretta lungo i tuoi polsi, la tua risata muoversi tra le labbra, e dio so solo sa che cazzo faresti con quei denti appuntiti.
Ti mordi le guance, ragioni su quello che ti ha chiesto, provi a malapena a distrarti un attimo dai quadri e dai muri.
«Dopo due Cuba Libre fatti da dio, penso di ricordare solo che aveva un tatuaggio ma non credo tu voglia sapere dove»
Alludi, traendo un sospiro da quel ricordo, che sì magari quel pugno non te lo meritavi, ma è già "passato", non è divertente guardarsi indietro così a lungo. «Ma!» ridi, che forse ancora qualcosa di te gliela puoi dire, piccolo libro aperto che non sei altri: ti piacciono grandi eh? «Sai che non lo so? Mi piacciono tante cose, credo un po' tutte...» torni a guardare il menichino adesso, almeno lei è maggiorenne? Alzi le spalle, torni a cercarla. «In quel momento mi andava bene che avesse quarant'anni, si reggeva ancora in piedi decentemente» le sorridi. «Guarda che non puoi sottovalutare la forza della mezza età» cerchi ogni punto possibile per infierire, per capire se al tuo gioco gioca un po' anche lei. «Dovrebbero solo capire che cosa vogliono, prima di spingermi in un bagno» sbuffi, giochi. «Ho le mie esigenze» e ora?

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Niahndra Alistine
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Ogni tanto Niahndra si chiedeva cosa ne pensasse Camillo della dinamica instauratasi all'Atelier. Per carità, le forme più estreme di mobbing e bullismo in quei casi non erano da imputarsi a Niahndra ai danni di Lex, bensì a Breendbergh stesso e ai Gaudium Infundo lanciati a tradimento sui dipendenti, in combinazione con la fastidiosa abitudine di modificare il loro colore di capelli. Vista da quella prospettiva appariva evidente perché il carattere mutevole e polimorfo del biondo (almeno quel giorno!) riscuotesse tanto successo col capo della baracca: Camillo era il classico tipo capace di fare amicizia con auror e mangiamorte senza farsi il minimo scrupolo, mentre Niahndra provava distintiva antipatia per le banderuole. Da lì, la sua ostinata agenda di riuscire a inquadrare Lex.
Lo stesso Lex che si era improvvisamente rialzato in tutto il suo metro e novanta e la guardava adesso come si studia un ratto da esperimento. Niahndra, per niente abituata a stare dalla parte sbagliata del tavolo da laboratorio, raddrizzò la postura di riflesso e gli scoccò un'occhiata da sotto il sopracciglio arcuato; era costretta ad inclinare la testa per riuscire a guardarlo e la cosa la infastidì come non mai.

Certo, nemmeno il ghiaccio era prevedibile, bastava un passo falso per scivolare o sentirlo rompersi sotto ai propri piedi.

La stava sfidando, era palese. Lesse la provocazione nei movimenti prima ancora di registrare il tono mellifluo, prima ancora di udire le parole, prima ancora di recepirne il significato. Era una bestiola che avanzava a passo felpato e se avesse avuto le zanne appena più scoperte, Niahndra avrebbe provato l'impulso di strappargliele una alla volta. Una parte di lei non poté fare a meno di irritarsi per l'audacia in quella provocazione diretta; l'altra, invece, si elettrizzò all'idea che Lex l'avesse presa sul serio e le avesse gettato un guanto di sfida. Era diverso dalla prima volta in cui il ragazzo aveva fatto appello alla compassione per convincerla a non rubare un paio di catenocchiali; non poté fare a meno di considerarlo un progresso.
Qualcosa avrebbe dovuto metterla in all'erta in quell'ennesimo; forse la posa fiera, il passo in avanti o il tono di voce tenuto basso e vibrante. Fu a malapena un pensiero, apparso e scomparso prima che la coscienza potesse intrappolarlo.
«Verresti esaminato a fondo, ovviamente; per scoprire cosa rimane, quando il resto viene strappato via».
Non era quello lo scopo, alla fine? Un'ispezione minuziosa per impadronirsi di tutti i suoi segreti.
Alistine ridacchiò tra sé e sé. Era certa che Lex glielo avrebbe reso tutt'altro che semplice; non tanto per antagonismo intenzionale, quanto per la naturale capacità di lui di mettere alla prova i suoi nervi.
«Oh, per Morgana». Incassò il commento sul tatuaggio con uno sbuffo che fece eco al sospiro sognante dell'altro. Stuzzicarlo su Dilf-Adam fu la reazione spontanea e l'espressione impertinente che gli servì in risposta a quel finto offendersi faceva poco per mascherare la sua genuina curiosità: Sam era tante cose, ma di certo non era un uomo di mezz'età non dichiarato, per cui le sfuggiva il target di Lex.
«Credo un po' tutte».
Forse perché non ne aveva uno specifico.
«Mmh-h». Niahndra assorbì l'informazione con un cenno del capo, annotandola nel file che raccoglieva quello che sapeva (e soprattutto che non sapeva) di Lex. Era davvero possibile farsi piacere tutto? Sembrava un po'...svilente, e non era sicura le piacessero eventuali implicazioni, se applicate a Sam.
Tenne in sospeso quel pensiero rianimandosi al commento sulla forza della mezza età, attratta dall'opportunità di infilare ulteriormente il dito nella piaga. Girò al largo rispetto alla battuta servita su un piatto d'argento su come la mezza età in questione ancora se la cavasse coi pugni (sentiva il sangue ribollire) e disse solo: «Ah, no non posso?». Si chiuse nelle spalle dissimulando un ghigno diabolico con quella che voleva far passare come un'espressione innocente. «Non ho esperienze con gli attempati, ma suppongo che se uno ha certe esigenze ed è abbastanza disperato...»
Nessun dubbio su chi fosse il disperato.
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view post Posted on 24/1/2024, 23:51
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Eccoti qui. In una delle tue tante forme, probabilmente la più genuina. Anche se tu sei "bio" nell'anima e non hai strati che fungano da protezione.
A volte - e certo non te ne rendi conto - la tua strategia è solo quella di fare un passo avanti. Disequilibrare perché sei disequilibrato. Sbilanci te stesso nella certezza di non aver mai vissuto in equilibrio, e quindi dell'essere allenato a scossoni che ti fanno rimanere su una corda, a trecento piedi da terra, senza sicurezza ed in bilico su un piede.
In quel caso sai essere tanto abituato da ricentrarti in un punto diverso, spostare il tuo peso e non perdere per nulla al mondo il brivido che ti concede il rischio.
Lo stesso brivido che Niahnadra istilla quando ti guarda.
Quando piega il capo perché sei troppo alto, e vorrei dire di no, ma a te 'sta cosa piace. Ti piace più di quanto altri vorrebbero.
Non sei per niente un domatore di tigri, tuttavia ti stai abbottonando una nuova casacca proprio ora.
Se tu fossi un filo più in confidenza, le faresti le fusa in piccoli ringhi dietro il collo.
Invece - sornione - fai ancora un passo avanti, la istighi, ma è molto più che carina come ipotesi. Quella che lei si prefigge è una missione rischiosa, al massimo della vulnerabilità.
Perché è vero, magari rimarrebbe delusa. Di te c'è molto da dire ma niente che davvero possa essere usato contro te stesso.
O quasi. Ci sono punti di dolore che non vuoi vedere, e sei quasi certo che - dandole una possibilità - lei li scoverebbe come un segugio. E non sarebbe sazia prima di averli divorati tutti.
Però cazzo se ti sembra erotico comunque. Ed è per questo, che ti lasci far venire la pelle d'oca lungo il braccio scoperto.
Non freni mai niente di ciò che senti, e non le impedisci di vedere quello che le metti davanti: tutto.

«Adesso, tornare a casa ancora intero mi sembra un'idea poco allettante»
Ed in qualche modo sai infondere curiosità nel tuo tono, un rincaro più basso ma divertito. Sarebbe capace di fare quello che ha detto, anche adesso? Qui sul posto? Chiudendo la serranda? Ah, non ci pensare Lex.
Oh non metti in dubbio che lo farebbe, ma cazzo se adesso pensi a tutto tranne che al dolore.
Ti rendi conto dopo che, quando giochi così, trattieni il respiro, come se non volessi perderti le micro espressioni perfino sbattendo le ciglia.
E la guardi, Niahndra, nei suoi giochi. Ti chiedi se sappia fino in fondo quello che sta facendo, o se sarai tu, alla fine, l'adulto dei due.

Allenti la presa per dare spago alla lenza.
Questa è la tua partita. Eppure non ti piace schiacciare l'avversario, privarlo di ogni forza o affondare colpi prematuri.
Ti piace vedere come il mondo reagisce a te, che sia nel bene, nel male, o in Niahndra. Nella sfida che ti senti correre lungo le vene, in quel brivido che le sue parole hanno smosso.
Quel ghigno stupido non te lo scacci di dosso, lo lasci alleggiare sottostante.
«Ah! Disperato!»
Ti porti una mano al petto, fintamente colpito da quel dardo avvelenato. Stai già morendo?
«Dio, sei crudele, non stava cadendo pezzi»
ma risuona in una risata cristallina, quasi fosse un complimento: o come se avessi capito che lo prenderà come tale.
Ma in fondo ha ragione, un po' disperato lo eri. A volte lo sei. Ma la intendi sempre in senso buono, tu. Quel senso che ti porta a non essere mai deluso da te stesso.
Quando la risata si spegne, però, sei ancora qui. A guardare la serpe muoversi come una pantera ed attenderla quasi fossi un cerbiatto abbagliato dai fari di un'auto.
Non ti scansi neanche a pagarlo, le dita tamburellano docili sulla superficie davanti a te, che canzone stai suonando?
«Potrei difendermi dicendo che lui era più disperato di me, ma non ci farei una bella figura» Di te sai ridere ancora.
Anche questo ogni tanto spiazza. Tu ridi già di te stesso, le volte in cui ti prendi sul serio sono poche: Niahandra forse è sulla strada di guadagnarsi un accesso allo spettacolo.

Te lo ricordi, sì, che Niah non ha ancora finito gli anni di scuola?
Guarda come è facile dimenticarsene quando invece di arrestarti, tasti il terreno per un terzo passo avanti. Ti fai a malapena più serio.
Quanta paura può incutere uno come te?

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view post Posted on 26/1/2024, 22:32
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Niahndra aveva l'impressione di aver svegliato il proverbiale can che dorme. Fu un dubbio fugace che le illuminò le sinapsi a giorno per un breve istante, il tempo necessario per scoprirsi intrigata dalla prospettiva più che preoccupata. Lex rispondeva alle sfide —era l'unico pensiero che riusciva a registrare in quel momento. La sua era una resistenza quieta ma testarda, di quelle che alle volte finiscono inosservate; ma c'era, e lei non vedeva l'ora di avere l'ultima parola.

«Adesso, tornare a casa ancora intero mi sembra un'idea poco allettante».
Tra tutti i segnali che avrebbero potuto allarmarlo, il cervello di Niahndra pensò bene di inciampare su quello. Se lo rigirò tra le mani per guardarlo da ogni prospettiva e poi lo aggiunse come pezzo di puzzle al quadro (...) che stava creando in background. D'improvviso, ogni cosa pervenne al proprio posto tutto insieme e a Niahndra giunse soltanto un fermoimmagine, come un clic da lampadina che si accende: improvvisa chiarezza. Il suo corpo si immobilizzò innaturalmente; chiuso e serrato, perché Niahndra non era più lì, ma da qualche parte rintanata nella sua testa mentre ripercorreva gli ultimi minuti e li filtrava con una lente diversa. Si chiese come avesse fatto a non notarlo prima.
Lex non stava opponendo resistenza alcuna. I passi in avanti, il lampo di interesse, l'espressione scaltra; tutto in lui era aperto e invitante, come un venditore che espone la mercanzia e invoglia i potenziali clienti ad avvicinarsi. C'era almeno una parte di Lex che voleva essere presa —in quella caccia al topo che Niahndra gli stava offrendo— almeno quanto lei era in fibrillazione all'idea di mettere le grinfie su qualsiasi mistero lui nascondesse.
Possibile che si stesse offrendo come agnello sull'altare sacrificale? La prospettiva le rubò il fiato e ogni singolo altro pensiero. Fino ad un attimo prima Alistine sarebbe stata pronta a usare denti e unghie per ottenere il suo scopo, ma adesso un'immagine nuova stava assumendo forma; potenzialità inedita. Per lei le interazioni erano sinonimo di incursioni e sconfinamenti, trovava inconcepibile che per qualcun altro non fosse lo stesso. Contemporaneamente non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato se Lex si fosse proposto spontaneamente al macello; se lei glielo avesse reso un'opzione tanto appetibile da non dover nemmeno lottare per cavargli le cose a forza. Docile, mansueto, addomesticato.
Era una vertigine inesplorata, che la lasciò stordita e (per una volta tanto) sprovvista di risposte sagaci. Tornò alla realtà in tensione, aspettandosi che Lex approfittasse del suo momento di défaillance per assicurarsi il punto in quello scambio; ma c'era misericordia nel modo in cui lui si muoveva e sceglieva le proprie battaglie. Un'altra cosa a cui Niah non era abituata.
Magari fu per quel motivo che lei gli mostrò una cortesia simile poco dopo; o magari, aveva riconosciuto un altro grande classico del suo repertorio, l'autoironia; magari ancora, la disturbava l'idea che potesse essere stato Lex a rimetterci del tutto in quello sfortunato tête-à-tête col paziente geriatrico.
«Sì, disperato di approfittarsi del toy boy prima che lui smaltisse la botta dei cuba libre». La nota di disprezzo era tutta per Adam-coso.
Okay, forse doveva ancora prenderci le misure con questa storia della misericordia.
Abbassò lo sguardo e prese un bel respiro, sul viso balenò l'espressione di qualcuno che odiava ciò che stava per dire. Il suo corpo, addirittura, si mosse fluidamente indietro nel tentativo di mettere il bancone tra sé e il suo interlocutore.
«È stato un momento di debolezza, capita a tutti». A lei era capitato. Che storia, anche quella. Dio santo.
«È un copione trito e ritrito». Fece uno sventolio con la mano, fintamente annoiata, poi ne portò il dorso alla fronte con fare drammatico, gettò la testa all'indietro e iniziò a declamare nel tono più monotono e monocorde possibile: «Il nostro eroe valoroso è costretto a scappare dai demoni del suo passato. Approda alla nuova terra, ma il passato continua a tormentarlo: non riesce a dimenticare l'amato che si è lasciato oltre-Manica ed è costretto a ripiegare sui vecchi decrepiti in un attimo di debolezza». Non era sempre quella la storia?
Forse stava proiettando. Di nuovo.
Scosse la testa. «È una tragedia, davvero». Zero empatia, zero emozioni. Lo disse come avrebbe potuto dire "piove".
Ma la recita non durò a lungo perché fu impossibile frenare il ghigno divertito che spuntava ostinato. Avrebbe spremuto la storia del vecchiardo per settimane.

Lo sguardò cadde repentino a controllarlo quando Lex si mosse per un terzo passo. Niahndra serrò le labbra e fece spuntare il mento testardo prima di riportare gli occhi su senza fare niente per nascondere che lo stesse soppesando e valutando. L'espressione suggeriva di non proseguire oltre.
studentessa Tassorosso
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view post Posted on 27/1/2024, 00:40
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Oh si, tu ti offri come tributo volontario al suo altare, pronto a spingerti in ginocchio solo per farle vedere che puoi. Che il tuo essere un piccolo spilungone trasformista non ti fa perdere il centro.
E' nei tuoi occhi il segreto di tutto. L'àncora ha base in quei Caraibi che racchiudi tra le ciglia chiare. Puoi essere tante cose, ma non farai mai a meno di essere Lex. La legge, eh?
Tu fai questo di natura. Ti rendi arrendevole quando la cosa stuzzica alcuni sensi più di altri. Ma non sei mai del tutto uno sprovveduto, un barlume d'idea ce l'hai nella testa e diavolo se ti ci aggrappi.
Ma insomma, come'era il motto? "Girls just wanna have fun!"
Come non crederci fermamente? E come - soprattutto - non rispondere al richiamo primordiale della teatralità?
Oh, giammai ti faresti un tale affonto. Tu, dungeon master, tu thiefling druido di ventesimo livello con la sottoclassi in via di costruzione, figlio della luna perché ti fa trasformare in lupo per salvarti la pellaccia.

Batti una mano sul bancone, un ringhio ti smuove le labbra, feroce e poco credibile come sempre. Ma tu la recita non la tralasci mai: sarebbe un sacrilegio. Lei scherza, magari, ma tu no.
«Per non parlare dei coccodrilli! Ti ho accennato ai coccodrilli? Dio non sai che impresa! Ed ero solo uno scudiero! Robe da Troll» poi ti chiedi perché a Theodore piace tanto giocare con te a D&D. Lo sguardo tragico ricade scaltro su Niahndra.
Non ti aspetti che penda dalle tue labbra ma, ehi, il teatro non si ferma certo davanti ad un pubblico difficile.
Tuttavia lei non sa quanto è riuscita a fare il pelo alla verità, a sfiorarla per sfilare con le unghie a filo con la pelle.
«Poi uno si chiede perché fermarsi alla prima locanda ed al primo sguardo gentile» alzi gli occhi al soffitto, la mano in petto a simulare il massaggiarti una ferita da morso che non esiste. Con un occhio la guardi, vuoi capire quanto fastidio le dà, o quanto invece poi si carica per rispondere.
Tu la complicità non manchi di cercarla nei toni e nei modi.
«Cielo! Che sprovveduto sono stato!» scuoti il capo, profondamente deluso da te stesso.
E ridi, ti crogioli nell'idea che sapresti inventare stronzate tutta la sera, ma queste non sono che un semplice piacevolissimo preliminare.

«Quindi...» improvvisamente il tuo tono si cheta, scende in una nota più profonda. Niah la guardi per bene, ricambi il suo studiarti con le barriere ancora alzate, contro il tuo cercare senza alcuna arma in mano.
«... poi come finiva la storia dello sventurato eroe in un viaggio disperato?» le passi la palla dell'inventiva, così che possa trovarlo lei un finale meno banale. Ma accetti, stavolta, di non muoverti. Come se fossi già appeso davanti a lei. «Tornava a casa da solo?» Ti chiedi anche tu.

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view post Posted on 29/1/2024, 17:25
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Lex la stava assecondando.
Niahndra era abbastanza intelligente da capirlo, ma non abbastanza matura da impedire che —almeno su qualche livello— funzionasse. Dire poi che le dispiacesse sarebbe stata una bugia. Preferiva decisamente quella situazione rispetto alla tensione che si era creata in precedenza e per lei era chiaro che quel botta e risposta giocoso fosse esattamente quello: lo scambio divertito tra due persone costrette a condividere gli spazi e a trovare un equilibrio. Niahndra non era sicura che lo avrebbero trovato; sospettava, piuttosto, che lei e Lex sarebbero stati continuamente in movimento, un tira e molla perpetuo che era solo una delle tante conseguenze di quel suo essere fluido. Eppure, Niah avrebbe potuto trarre piacere anche da quel gioco continuo di accorgimenti e assestamenti nell'inesauribile tentativo di mantenersi in bilico, almeno finché la sua esigenza strutturale di categorizzare ed etichettare ogni cosa si fosse fatta intollerabile. Per il momento si godeva la sensazione intossicante del passatempo e della caccia, la consapevolezza che sotto i ghigni e le battute irriverenti prima o poi qualcosa avrebbe fatto presa su Lex: ne aveva già intuito le avvisaglie qui e là, con quel suo avanzare sfrontato seguito dal ricorso all'ironia —e, a quel punto, lei non avrebbe più mollato l'osso.

Non avrebbe dovuto sorprendersi del fatto che Lex avesse preso la sua stilettata sarcastica per trasformarla in un monologo accorato e decisamente più variopinto, eppure la verve con la quale il ragazzo sbatté sul tavolo e letteralmente ringhiò la colse totalmente in contropiede. Occhi sgranati e mascella serrata, ogni singolo muscolo tirato nel tentativo di domare il sussulto che altrimenti l'avrebbe scossa da capo a piedi.
Lex era...intenso.
E quella sì che era una sorpresa.
Fu il tono teatrale e caricaturale a rassicurare un poco il cuore che aveva preso a rimbombarle nel petto e Niahndra si lasciò catturare dalle sventure dell'eroe perseguitato più per la curiosità di vedere fino a che punto si sarebbe spinto Lex che per altro. Gli piaceva fare il buffone o era soltanto un diversivo? Un escamotage per rabbonirla e guadagnarne il favore? Lex non aveva fatto altri passi in avanti, ma questo non significava che non stesse comunque avanzando.
Alla fine, in mancanza di elementi validi su cui basarsi, Niah decise di godersi il ruolo da spettatrice partecipando a suon di micro-espressioni sdubbiate, alzate di sopracciglio e uno specialissimo rotear d'occhi alla menzione del primo sguardo gentile.
L'equilibrio mutò di nuovo, svegliando nuovamente i sensi di Niahndra. Aveva aspettato pazientemente che Lex scoprisse le sue carte ed ora le spettava la meritata ricompensa. Solo che non arrivò nella forma in cui lei si sarebbe aspettata.
Fece finta di immergersi in profondi ragionamenti, e un po' era vero: in mancanza di inventiva le toccava prendere in prestito dalla realtà, ma al tempo stesso non era sicura di star recependo tutti i sottintesi del caso. Perché rispondere le sembrava così stranamente incriminante?
«No», svelò infine. «S'imbatte in un altro sguardo gentile che si propone di accompagnarlo». Azzardò un'occhiata allusiva, come a dirgli di dedurre il resto. Non aveva più il tono piatto di prima, ma era comunque ben lontana dalla teatralità di Lex.
«I due si avviano a casa. Sembra tutto perfetto, ma all'improvviso...L'orrore! Lo sguardo gentile altri non è che una strega malefica che vuole punire lo sfortunato eroe per le colpe del suo passato». Fece uno schiocco con la lingua, allargò le braccia come a dire "che vuoi farci". «E così, il nostro eroe rimane intrappolato alla mercé della strega malefica per sempre. Fine».
Scosse la testa avvilita. «Una tragedia, te l'avevo detto».
studentessa Tassorosso
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view post Posted on 2/2/2024, 11:17
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Adesso che un po' i fianchi li hai lavorati, puoi scorgere il singolare barlume di un aggancio. Un punto comune, o meglio: un terreno su cui potersi dare battaglia.
Non devi neppure pensare al singolo uso di una parola rispetto all'altra, perché è il tuo istinto a fare tutto il lavoro sporco al posto tuo.
Tu te la godi e basta, ti crogioli in un momento di tepore che ti prende allo stomaco. Il limite tra lo scherzo e l'abbordaggio è sottile, ma diavolo se fai bene l'equilibrista.
Tra un ringhio ed una risata che si pianta in occhi che non si staccano da Niahndra, ti rendi conto piano di una verità assoluta.
Ti entra dentro, ti pervade, ti riempie. Si fa spazio così come se l'era fatto l'idea di rimanere appeso come un quadro alla sua parete.
Non posso dire che tu glielo legga negli occhi, ma forse lo percepisci dai movimenti. Di solito quando osi così tanto, le cose scattano o... non scattano. A volte aspettano a momenti migliori, oppure hanno bisogno di crescere.
Quindi sì, anche se la tua curiosità entra a scavare a fondo, le iridi placano appena la fame. Oh tu di fame ne hai parecchia, ma Niah ha diciassette anni, ed a volte lo schiaffo arriva come una carezza, altre come un pugno in muso. Devi ancora decidere cosa sia questo per te.

Ma sei gentile, Lex, ti senti un po' frenare i movimenti. Perché lo vedi un po' meglio, ora, con chi hai a che fare.
Niahndra sa giocare con te, ma forse per alcune cose è ancora... piccola? Dio lo sai che se glielo dicessi ti farebbe a pezzi, sì?
Però a giocare, beh, giochi ancora. «Oh no, un eroe recidivo, sono i peggiori... non imparano mai» ironizzi, assorto dalla conclusione tragica contro cui in teoria andresti, se non fosse che Niah ti strappa un sorriso di nuovo. Forse più un ghigno che si amalgama alle espressioni che ti sono arrivate prima in risposta.
«Ah, maledizione!» fingi, come prima, di essere talmente preso dalla vita di questo fittizio eroe con il tuo volto, da soffrire dei suoi fallimenti, anche se sotto sotto non sai smettere di sorridere.
Spingi il menichino più avanti, che questa è l'ora di chiusura, allunghi una zampa - hai gli arti di un fenicottero - a recuperare le chiavi dietro la cassa. Ma non hai finito di giocare.
«Però ho da ridire sulla tragedia» incalzi, le torni vicino ma dandole il giusto "spazio di manovra" sia mai che per qualche perfetta congiunzione non sia lei ad inciamparti in muso.
«Credo che per il nostro eroe apprezzi le trappole più che le strade fatate» ah credi eh? Guarda un po'. Chi l'avrebbe detto. «Che tragedia»

©Mistake

 
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