| Alexander Hydra | 23 anni
Tu corri, Lex. Corri verso casa da quando la passaporta ti ci ha portato vicino. Lo fai come se fossi un cane che, abbandonato sul ciglio di una strada, si libera per tornare dai suoi proprietari. Certo, ecco, non sei un cane. Non sei neanche stato abbandonato, sebbene Hans ci abbia provato ad essere ancora più durò con te. E soprattutto non stai male a Londra, stai davvero bene. La tua vita si è solo un po' rivoltata, non è male. E va bene, in Inghilterra piove troppo - non è un pregiudizio, lo hai visto coi tuoi occhi - ma è un bel posto. Però cazzo se ami Amsterdam! Fa anche leggermente più caldo, tanto che ti scopri mentre ti avvicini alla porta. In teoria arrivi prima tu, oggi, di Theo. Mamma mia, ci pensi? Rivedrai Theo. Certo che ci pensi! Che quello ogni anno è più grande, più bravo, più forte. Perfino più bello.
Non vedi l'ora di stritolargli le ossa e farti raccontare tutto. Vuoi sapere se la vecchia Sanchez ha smesso di intossicare con il palo santo tutta la classe. Vuoi sapere se quello scheletro di Alvarez continua a chiudere gli occhi di fronte ai funghi che gli nascono anche sotto i piedi, oppure se ha deciso di aiutare il mondo e lavarsi più spesso. Le classiche cose. E, soprattutto, vuoi vedere che faccia farà quando gli mostrerai il mega drago che hai al collo. Perché lo sai che impazzirà e vorrà giocarsi una sessione solo su quello. La tua casina, però, ti rapisce appena entri nel vialetto. E' piccola ma grande, leggermente decorata - preferite le lucine ed il buon cibo, ad addobbi più pesanti - ha ancora i muschio che si arriccia da nord. Ti chiedi se mamma stia provando a richiamare i folletti per spaventare la signora Oshrt oppure se ci abbia rinunciato. Ma il bello è che potrai chiederglielo di persona! Tanto che entri in casa e sembra che dall'altra parte ci sia qualcuno che scodinzola più di te. «Lexy?!» «Mà!» Apri le braccia, vai cadere a terra il borsone, ti prepari all'arrivo. Sono i richiami di un legame profondo, e prima ancora che il calore di casa di scaldi le guance, Loreen ti abbraccia. E tu la stringi, ad occhi chiusi, perché può essere minuta ma cavolo se ti toglie il fiato. «Ik kan je ribben voelen, non mangi abbastanza» *ti sento le costole. «Certo, come faccio a mangiare se nessuno cucina come te?» ma ridi, le riempi la testa di baci, anche se poi stai fermissimo quando lei si alza in punta di piedi e ti bacia una guancia. Vi sciogliete con poco voi due. «Dai, appoggia le cose di sopra, che- AH, LE PATATE!» Un'epifania che la vede allontanarsi verso le pentole che fumano appena. Va beh, anche se le patate avranno più crosta, nessuno se ne lamenterà. Non il tuo stomaco che apre voragini. Ridacchi comunque nel vederla, un piccolo petardo dai capelli castani legati in una coda scombinata. Ha il grembiule da cucina macchiato di pittura - lo lava sempre ma non ha cuore di togliere le tracce del passaggio dei suoi figli - e quando l'hai stretta hai sentito il profumo del pane caldo. Le dai poco tempo per respirare, mentre si gira a sorriderti e tu sei di nuovo lì vicino. Spii tra le pentole, muori dietro il vapore delle polpette al sugo all'italiana. Vi innestate bene in questa casa, in un salone aperto con la cucina a vista. I mobili colorati almeno quanto le tue braccia, una bella luce che fa da addobbo perfetto.
«Ik heb honger» *ho fame, mormori, come se non avessi fatto un casino atroce entrando in casa. Ché Loreen ti sente anche se sei nel vialetto, ormai ha affinato un'orecchio assoluto solo per i suo figli. E tu sei indubbiamente il più rumoroso dei due. Sai benissimo dove sono i mobili di casa, ma ti ostini a prenderti le spigolate sugli angoli, anche quelli smussati. Però non fa niente, no? Non fa niente se a casa ci torni comunque, se giri per casa a piedi nudi perché ci sei abituato. Magari avresti potuto salutarla in modo meno invasivo? - sei comunque sufficientemente molesto - è che mamma ti è mancata. Insomma, sì ti sei fatto i tuoi giri per il mondo, ma è da Marzo che non la vedi. Tranne quando hai fatto un salto veloce per il suo compleanno. Quella volta sei stato con lei qualche ora, un po' vittima delle imposizioni di tuo padre. Ora però torni a casa vittorioso: hai un lavoro, stai perfino facendo "il mago" come voleva lui, quindi non ha nulla da rompere. Appoggi il muso su una sta spalla, spiandola ancora. Lei che ancora rimesta l'impasto di patate e rosmarino. Casa, ha il suo profumo. «Ik mis je». Mi sei mancata. «Jij ook, ma adesso vai dai, lasciami finire prima che arrivino a casa altri due affamati»*anche tu. Lei ti risponde sorridendo. Non è un lamento il tuo, forse un miagolio impunito di un figlio che deve crescere per forza, ma che ama la sua famiglia a dismisura. Ecco, tu neanche in adolescenza hai mai allontanato le coccole. Non come Theo che non si fa più strapazzare senza il giusto preavviso. A te andava bene che ti stringesse perfino davanti a scuola, o lungo i binari del treno. Perfino davanti ai tuoi amici, perché l'amore non deve essere debolezza, ve lo siete sempre detti.
Stacchi un pezzo di Kerststol dalla sua splendida forma, che hai una fame da lupi anche se è ancora presto. « Porto fu la roba...» ingoi il boccone «... e vengo a darti una mano. Nehomangiatopochissimo, è buono da paura Mà.» Però ti aspetti le sue rimostranze, la risata con cui - teatrale ma un po' affaticata da tutto quel lavoro, ti addita - «Non esiste proprio, non voglio ritrovarmi il sugo sul soffitto» ti piace tanto quando ride, che ridi con lei. «E poi lo so che scalpiti, non staresti attento» Mamma ha sempre ragione, quanto ti conosce!
Zompi sulle scale a cuor leggero, è vero che la casa in cui stai, a Londra, è bella... ma questo posto è la tua vita, racchiude i segni del tuo passaggio. Come il muro tra le camere, dove ancora sono segnati gli scatti d'altezza che avete raggiunto tu e Theo. I tuoi in verde, azzurro e rosso - rosso per il momento in cui sei quasi arrivato al metro e ottanta in un'estate. I suoi in arancio e viola, a rincorrersi. Sei dannatamente felice. Sorridi anche nel lanciare al volo il borsone sul letto. Tanto starai qui qualche giorno, non puoi restare a contemplare e basta, i tuo piedi scalpitano. Roba che per poco non voli già dalle scale per coprire più spazio possibile nel farle.
PS 180 | PC 120 | PM 115 ▾ EXP 45.5 ∴ Bacchetta: Legno di Vite, Crine di Qilin, 14'' molto flessibile ↳ In un porta bacchetta da fianco.
∴ Caramella d'illusione [in tasca] ↳ Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!
∴ Maleficium [collana] ↳ Antiche leggende dicono che la magia dei Draghi non smetta d'esistere neanche dopo la loro morte: il Maleficium è un teschio permeato di magia, ha la forma di una testa di Drago in miniatura (come monile) con fauci e zanne. Sacrificando una goccia del proprio sangue come pungendosi sulle corna, il teschio torna in vita, mutando in un Drago scheletrico di circa due metri a propria difesa e attacco (privo di fuoco, ad es. codata, carica, zanne ecc.) per 3 turni. Dopodiché tornerà teschio in attesa di sacrificio. Valido una volta in Quest / Eventi, tempo di ricarica un giorno
∴ Intreccio di scaglie [bracciale] ↳ Bracciale fatto con scaglie di drago, note per essere refrattarie a quasi tutti gli incantesimi. Realizzato sul momento, si potranno scegliere le scaglie del Drago preferito oppure richiedere una combinazione di scaglie differenti (colori, forme e resistenza cambiano). Se indossato, vi proteggerà dalle fatture presenti fino Quarta Classe (esclusi Proibiti). Utilizzabile una sola volta in Quest / Eventi | ©Mistake
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