Siamo londinesi semplici: c’è un minuscolo raggio di sole? Tutti a fiondarsi all’aperto per poterne godere anche solo per quei venti minuti al dì.
Certo, d’estate siamo molto più fortunati, ma siamo ad inizio giugno e nonostante tutto finora c’è stata una settimana di temporali ammazza-umore non indifferente. Perciò in ufficio siamo tutti di allegri, al punto che io, Ned e Isabella non abbiamo fatto assolutamente un cazzo tutto il giorno. Se mi avessero detto, all’epoca delle spille da Prefetto e Caposcuola, che mi sarei lasciato distogliere così da un mio compito, mi sarei indignato moltissimo. Ora, invece, non me ne importa assolutamente niente. Cioè, sì, amo ciò che faccio, ma sul campo. Scrivere relazioni e traduzioni e rotture varie non fa più per me.
« No, amico. Hai perso la scommessa e adesso paghi pegno. » Sorrido malevolo mentre raccatto i documenti –intonsi– e li ficco dentro la tracolla. Ned arriccia il naso, evidentemente contrariato.
« Diavolo, Hor, ma sei uno strozzino! » Si lamenta, incrociando le braccia e chiudendo un occhio come un vecchio guercio. Io rido, poi chiamo Isabella che ci sta aspettando in corridoio; la sua testa piena di treccine ondeggianti spunta oltre lo stipite della porta del mio ufficio.
« Dica? »« Tu che sei giudice imparziale: mi confermi che Ford ha davvero bevuto quel caffè? »Dietro di me, Ned fa palesemente di no con la testa, agitando le braccia in aria per attirare l’attenzione della nostra amica. Lei fa saettare gli occhi verso di lui ed io mi giro. Ned, colto in castagna, finge nonchalance mentre Isa se la ride sotto i baffi.
« Confermo e se l’è pure bevuto come uno shottino. Così! Sluuuup! » E mima teatralmente uno che beve, buttando indietro la testa.
Io schiocco le mani in un battito entusiasta, Ned, invece, rotea gli occhi.
Scommetto che se gli avessi chiesto cento Galeoni avrebbe fatto meno storie. Sono tentato di proporglielo, ma decido di tacere. Dobbiamo decisamente darci una regolata con queste scommesse, prima o poi ci ammazziamo (o finiamo sul lastrico).
« Ottimo! Andiamo, ho giustappunto un bel casco in avanzo. » Gli metto un braccio attorno alle spalle e lo conduco fuori come un prigioniero al patibolo.
« Oddio, fammi prendere il cellulare, questa voglio proprio vederla! » Isabella si fruga nelle tasche dei jeans mentre ci trotterella dietro.
« Non osare puntarmi addosso quel coso! » La minaccio, ma lei spinge sia me che Ned dentro l’ascensore senza troppe cerimonie
« Ma senti che stronzo, falso, ignobile, infame che sei! » Ned si ribella, svicolando dalla mia presa.
« IO devo salire su quell’affare da pazzo Babbano e TU – Mi punta un dito in mezzo al petto –
« non vuoi essere filmato? Falso! » Dal dito passa ad un pugno che mi tira sul braccio. Caspita, non pensavo fosse così restio: questo rende la penitenza ancora più divertente.
« Occhio, ti fai male. » Sbruffoneggio, alzando le sopracciglia piuttosto eloquentemente. Lui replica con un colorito insulto che fa scoppiare a ridere tutti e tre.
Quando usciamo da questo maledetto edificio, il sole ci riscalda il viso e noi rimaniamo per qualche secondo con i musi alzati e gli occhi socchiusi: sembriamo delle talpe.
« Avanti, ho parcheggiato di qua. » Mi incammino spezzando l’idillio e Ned mi raggiunge
con una mezza corsetta.
« Ma tu muoverti come un vero Mago no? » « Dài Ned, è come andare su una scopa in fondo! » Isabella si intromette e io mi volto allargando le braccia.
« Oooh, grazie! »Vado avanti, ma Ned esclama:
« Aaaah! Giusto! C’è Eloise stasera da me! Ops! » La sua voce è sorprendentemente allegra e agita un braccio in segno di saluto quando, vicino la cabina telefonica dei visitatori, intravede la testolina pel di carota della sorella.
« Dai su, dovete, assolutamente prendervi una birra con noi! » Col tipico ghigno che condivide con la Eloise, Ned mi guarda con l’aria di sfida riflessa negli occhi.
« Sei un gran paraculo, Lynch. » Mi lamento, ma in realtà sono felice di vederla.
« Ciao, El! » Con un gran sorriso, Ned saluta la sorella, poi indica me ed Isa col pollice che, dietro di lui, la salutiamo con la mano come due scolaretti.
« Che ne dici se vengono anche questi due stasera? » Poi si china leggermente in avanti e le sussurra:
« Salvami da Horus. »