Echoes of the mind

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view post Posted on 17/2/2024, 18:18
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contest a tema Febbraio 2024 - Possesso

Alone again,
naturally

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Juliet giaceva sotto le coperte del suo letto nel dormitorio di Hogwarts, immersa nell'oscurità che avvolgeva la stanza. Le ombre danzavano sulle pareti mentre la luce fioca della luna filtrava attraverso le finestre.

Il silenzio era rotto solo dal sussurro del vento che accarezzava le mura del castello e dal lieve respiro di Juliet. La giovane strega teneva gli occhi socchiusi, perdendosi nei labirinti della sua mente tormentata.

Odio e amore si combattevano all'interno di lei come due forze opposte, tirandola in direzioni diverse. Odio per la solitudine che la avvolgeva come un mantello freddo e amor per la quiete e la tranquillità che solo il silenzio poteva offrire.

Quando era lasciata sola, sentiva il peso dei suoi pensieri schiacciarla, costringendola a confrontarsi con i suoi timori più profondi e le sue paure più nascoste. Eppure, c'era qualcosa di liberatorio nella solitudine, qualcosa che le permetteva di esplorare i recessi della sua anima senza il giudizio degli altri.

Sotto il soffitto del dormitorio, la luce fioca delle lanterne proiettava ombre sinistre sulle pareti, mentre il ticchettio dell'orologio sulla scrivania riempiva l'aria con il suo suono costante. La stanza era silenziosa, rotta solo dal respiro regolare dei suoi compagni di stanza addormentati. Ma dentro di lei, il caos regnava sovrano.

Juliet si stringeva il cuscino contro il petto, cercando conforto nel suo abbraccio, ma era come se non riuscisse a trovare pace. Amava la solitudine, il momento in cui poteva essere sé stessa senza il peso delle aspettative degli altri, senza dover indossare quella maschera di ipocrisia che ormai metteva a dura prova anche il legame creatosi con gli altri.

Ma allo stesso tempo, odiava la sensazione di vuoto che la assaliva quando si ritrovava sola con i suoi pensieri.

Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul respiro regolare, cercando di allontanare i pensieri che la assalivano. Ma era come se ogni respiro la portasse sempre più in profondità nel labirinto della sua mente, dove le ombre del passato la attendevano, pronte a inghiottirla.


Le ombre della notte e della mente sembravano inghiottirla, avvolgendola in un abbraccio oscuro che la faceva sentire piccola e impotente. Eppure, nonostante la paura che provava, non poteva fare a meno di ammirare la bellezza di quelle ombre, la loro capacità di creare forme e figure che danzavano nella penombra e di quelle nascoste agli occhi di tutti

Ma quella notte, la solitudine sembrava avere la meglio su di lei. Si sentiva come se fosse intrappolata in una gabbia di pensieri, incapace di liberarsi dalle catene invisibili che la legavano al suo passato e alle sue insicurezze.

Essere lasciata da sola le dava l'opportunità di riflettere sulle sue emozioni, sui suoi desideri e sui suoi timori. Spesso, però, questa solitudine le faceva sentire un vuoto nel petto, facendola dubitare di se stessa.

Alla fine, quando il silenzio era diventato opprimente e le pareti sembravano stringersi intorno a lei, Juliet riconobbe che, nonostante amasse avere spazio per sé stessa, la solitudine le pesava troppo. Non c'era nessuno con cui condividere i suoi pensieri e le sue ansie, e quella consapevolezza la faceva sentire più sola di quanto avesse mai immaginato.

Juliet si sentì sopraffatta dalla solitudine che sembrava avvolgerla come una morsa. Il vuoto nel suo petto si trasformò in un'opprimente sensazione di disperazione. Anche se aveva sempre amato trascorrere del tempo da sola, ora si sentiva soffocare dal peso dell'isolamento.

Si agitò sotto le coperte, cercando disperatamente un modo per distogliere i suoi pensieri cupi e liberarsi dalla soffocante solitudine. Ma non c'era alcuna via di fuga. Era intrappolata in quel dormitorio, circondata dal silenzio che sembrava urlare il suo nome.

Le lacrime le rigavano il viso mentre cercava di contenere la tempesta di emozioni.


"Perché mi sento così sola?" si chiese a voce bassa come un mugulio, ma le pareti mute del dormitorio non le risposero, nemmeno le sue conpagne di destarono. Era una lotta silenziosa, una battaglia tra il desiderio di rifugiarsi nella tranquillità e la paura di essere consumata dalla solitudine.

Non c'era nessuno a cui rivolgersi, nessuno che potesse capirla veramente. E in quel momento Juliet comprese che la solitudine non le apparteneva, ma era lei ad appartenere alla solitudine.

Rinunciò alla lotta, lasciandosi avvolgere dalla marea di pensieri e emozioni che la trascinavano sempre più in profondità. La solitudine aveva vinto, aveva preso possesso di lei. E mentre cadeva nell'abisso dell'isolamento, sentì che la parte di sé che amava la pace e la tranquillità si dissolveva nel vuoto.

Juliet si raggomitolò sotto le coperte, contemplando la solitudine che la circondava. Lentamente si rese conto che la solitudine stessa poteva essere un compagno silenzioso e paziente. Accettò che fosse parte del suo essere e, con una tranquillità sorprendente, decise di abbracciarla. Si addormentò, lasciando che i suoi pensieri la portassero in un sonno profondo, preparandosi per il giorno seguente.




my head is a very dark place








Ciao belli :flower: si potrebbe avere titolo in font courier e #5d5287, please?
 
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view post Posted on 30/3/2024, 15:15
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Contest a tema Marzo 2024 - Focolare

Algiz

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Nella quiete della notte inglese, il villaggio di Hogsmeade giaceva avvolto da un mantello di oscurità. Le strade deserte e le case sonnolente sembravano aspettare il respiro del nuovo giorno. Eppure, in una modesta dimora nascosta tra gli alberi, la luce danzante di un focolare rompeva l'oscurità, illuminando il volto concentrato di Juliet.

Juliet si trovava seduta di fronte al suo focolare, avvolta nella luce calda delle fiamme che crepitavano tranquille. Le fiamme danzavano come spiriti liberi, riflettendo nei loro movimenti le profondità dell'anima di Juliet. Era una notte di silenzio e riflessione, una notte in cui la solitudine si manifestava come compagna silenziosa.

Con gli occhi socchiusi, Juliet respirava profondamente, lasciando che il calore del fuoco penetrasse nelle sue ossa e scaldasse il suo spirito. In quel momento di quiete, la solitudine che la circondava non era un peso, ma un'opportunità per esplorare i recessi più profondi della sua anima.

Le fiamme del focolare diventavano uno specchio dei suoi pensieri, riflettendo le sue emozioni più intime e i suoi desideri più profondi. Juliet meditava sulla natura della solitudine, esplorando le sue sfumature e i suoi significati nascosti. Non era la solitudine un'opportunità per la crescita personale, un momento per riscoprire se stessa e il suo rapporto con il mondo che la circondava?

Con pazienza e determinazione, Juliet si immerse nella sua meditazione, lasciando che i pensieri fluissero come acqua limpida di un ruscello. Attraverso il fuoco, trovava conforto e consolazione, come se le fiamme stesse la abbracciassero con amore materno. Era in quei momenti di solitudine che Juliet si sentiva veramente libera di essere se stessa, senza maschere o convenzioni sociali a frenare il suo spirito.

Juliet si trovava seduta davanti al focolare nella sua casa a Hogsmeade, persa nei suoi pensieri mentre osservava le fiamme danzare con grazia, guardava quelle fiamme che di solito lambivano la canna fumaria per far passare quelle persone a cui lei era affezionata. La solitudine era una compagna costante, ma anche la sua arma migliore. Da quando aveva memoria, aveva imparato a contare solo su se stessa, a fidarsi delle proprie capacità e a non dipendere dagli altri. Era meglio star soli che raccontarsi bugie in mezzo alla gente.

In quel momento di riflessione, Juliet realizzò che la sua solitudine non era una debolezza, ma una fonte di forza. Le aveva permesso di sviluppare un'intelligenza acuta, una determinazione incrollabile e una capacità di adattamento straordinaria. Mentre molte persone temevano la solitudine, per lei era diventata una compagna fedele, una alleata che l'aveva portata ad affrontare le sfide della vita con coraggio e risolutezza.

Era consapevole che la sua indipendenza poteva spaventare gli altri, ma non si preoccupava di ciò che gli altri pensavano. Preferiva essere sola piuttosto che circondata da persone che non comprendevano il suo spirito libero e la sua determinazione a seguire il proprio cammino.

Guardando il fuoco che ardeva davanti a lei, Juliet sapeva che la sua solitudine non significava essere sola nel mondo, ma piuttosto essere libera di essere se stessa senza restrizioni o compromessi. Era la sua arma migliore, la sua difesa contro le delusioni e le aspettative degli altri.

E mentre il calore del fuoco avvolgeva il suo corpo, Juliet si sentì più forte che mai, pronta ad affrontare qualsiasi sfida che il destino avesse in serbo per lei. La sua solitudine era diventata il suo rifugio, il suo santuario di pace e tranquillità, e lei non avrebbe mai permesso a nessuno di minare la sua indipendenza o la sua libertà.

Nella tranquillità della notte, Juliet trovò la forza di accettare la sua solitudine non come una condanna, ma come un dono prezioso. Era nella solitudine che aveva scoperto il suo potere magico più profondo, il potere di connettersi con il divino e di esplorare i misteri dell'universo.

Quando infine aprì gli occhi e si alzò dal suo posto accanto al focolare, Juliet portava con sé un senso di pace interiore e di consapevolezza. La solitudine non era più un'ombra minacciosa, ma una compagna di viaggio preziosa lungo il cammino della sua vita.

Con un sorriso sereno sulle labbra, Juliet si avvicinò al focolare, sentendo ancora il calore delle fiamme avvolgerla in un abbraccio protettivo. La notte poteva essere oscura e solitaria, ma lei sapeva che dentro di sé brillava una luce che nessuna ombra poteva oscurare: la luce della sua stessa anima.




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view post Posted on 29/4/2024, 23:42
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Contest a tema Aprile 2024 - Testamento

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Studentessa Grifondoro
15
Juliet
Little
Strega
Juliet stringeva la lettera di ammissione a Hogwarts con un misto di gioia e apprensione che le avvolse il cuore come una morsa. Settimane prima aveva ricevuto la lettera e quindi la certezza di essere diversa era così tangibile. Quante volte aveva sognato il momento che qualcuno venisse da lei e dirle che faceva parte di un altro mondo. Quel momento era arrivato e ora non sapeva se essere felice o mostrare quel suo vero sentimento di apprensione. Voleva immergersi nel mondo della magia e della stregoneria. Eppure, nonostante il suo desiderio ardente, una fitta nebbia di timori le offuscava la mente.

Seduta sul letto, la lettera stretta tra le mani tremanti, Juliet fissava lo stemma di Hogwarts impresso sulla pergamena. Le mille possibilità e avventure che attendevano dietro quelle mura secolari si scontravano con il timore persistente di non essere all'altezza. E se non fosse abbastanza brava? E se non riuscisse a tenere il passo con gli altri studenti, nati in famiglie di maghi, con una conoscenza del mondo magico molto più profonda della sua?

Il pensiero di fallire le fece stringere la lettera con maggiore intensità, sentendone i contorni taglienti contro la pelle. Era una sensazione travolgente, quella paura di deludere non solo se stessa, ma anche quei suoi poveri genitori che non capivano, o facevano finta di capire, i suoi mutamenti e ora era venuto tutto alla luce. Era scritto nero su bianco che lei fosse una strega. E se il peso delle aspettative fosse troppo grande da sopportare?

Quel suo troppo pensare l'aveva portata nel parco dell'ambasciata, così silenziosa in quel momento e così di compagnia.

Juliet fissava con sgomento la lettera che teneva tra le mani in mezzo alle piante che filtravano la poca luce presente in quella giornata che ormai volgeva al termine. Hogwarts. Il nome evocava immagini di magia e incanto, ma per lei significava l'inizio di un'avventura spaventosa. Non si sentiva pronta per abbandonare la sicurezza del suo mondo per entrare in quello dei maghi e delle streghe.

"Non voglio andare," sospirò, mentre le lacrime di frustrazione le offuscavano la vista.

In quel momento, un signore anziano avvicinatosi con passo lento le sussurrò gentilmente:
"Non temere, giovane strega. Hogwarts è un luogo meraviglioso, pieno di segreti da scoprire e amicizie da coltivare."
Juliet sollevò lo sguardo, trovando conforto nel sorriso del vecchio che le stava dietro le spalle. Trovarsi il vecchio le mise ansia, ma il sorriso dolce e rassicurante dissipò quel sentimento.

Juliet stringeva la lettera di ammissione a Hogwarts tra le mani tremanti, l'ansia serrandole il petto. Il pensiero di dover lasciare tutto ciò che conosceva per un mondo sconosciuto la spaventava profondamente.


"Mi scusi" sussurrò, gli occhi imploranti. "Ma come posso essere sicura che Hogwarts sia davvero così meravigliosa?" Chiese la piccola di casa Little mentre il vecchio si sedeva accanto a lei sulla panchina.

Il signore anziano sorrise, gli occhi pieni di saggezza e di ricordi.
"Oh, giovane strega, lascia che ti racconti di quando ero uno studente a Hogwarts. Ricordo ancora il primo giorno che ho messo piede nel Grande Salone. Le candele fluttuavano sopra di noi, il soffitto sembrava un cielo stellato. E poi ci sono state le lezioni di incantesimi, i duelli tra studenti, le feste nella Sala Comune..."

"Vuoi sentire la storia di quando sono salito sulla scopa per la prima volta?" chiese, gli occhi pieni di luce mentre il ricordo di quel giorno speciale prendeva forma nella sua mente.

Juliet annuì con entusiasmo, incuriosita dal racconto che stava per ascoltare. Si accoccolò sulla panchina, pronta ad immergersi nelle parole del vecchio signore.

E così iniziò il racconto di un'avventura indimenticabile, un viaggio attraverso il tempo che li avrebbe portati indietro nel tempo fino all'epoca dei suoi giorni di scuola a Hogwarts.


***



Era una giornata uggiosa di inizio autunno quando il giovane signore, all'epoca solo un ragazzino con gli occhi pieni di sogni, si trovò di fronte alla Scopa Magica di suo padre. Era un vecchio modello, usurato dal tempo e dalle numerose avventure che aveva vissuto, ma per lui rappresentava molto di più di un semplice oggetto.

Con le mani tremanti di eccitazione, il giovane signore si avvicinò alla scopa, sentendo il cuore battere forte nel petto. Aveva sentito parlare delle gesta dei grandi giocatori di Quidditch, delle acrobazie incredibili che riuscivano a compiere in aria, e ora era il suo turno di provare quelle stesse emozioni.

Con un respiro profondo, il giovane signore salì sulla scopa, stringendo forte il manico mentre sentiva l'adrenalina scorrere nelle sue vene. Si sentiva libero, come se potesse volare via e raggiungere le stelle.

Con un colpo secco, si lanciò in aria, sentendo il vento sulla pelle e il suono del vento che fischiava nelle orecchie. Era un momento di pura gioia, di pura libertà, che avrebbe tenuto nel cuore per sempre.


***



Le parole del vecchio signore si persero nell'aria, lasciando un silenzio carico di emozioni nel parco, pure il cinquettio degli uccellini non si sentiva. Juliet guardò il vecchio signore con occhi luminosi, incapace di nascondere l'ammirazione per la storia che aveva appena ascoltato.

Juliet lo ascoltava, rapita dalle sue parole. Ogni descrizione riaccendeva una piccola fiamma di curiosità nel suo cuore spaventato. Forse, forse c'era qualcosa di magico ad attenderla a Hogwarts, qualcosa di più grande di tutte le sue paure.

Il signore continuò a raccontare, trasmettendo a Juliet l'amore e l'emozione che aveva vissuto in quegli anni passati nel castello magico. Alla fine, Juliet si sentì pronta ad affrontare l'avventura, grazie alle parole del signore che erano state come una luce nel buio della sua incertezza.


"È stato incredibile," disse lei con un sorriso, immaginando la scena vivida nella sua mente. "Grazie per aver condiviso quel momento con me."

Il vecchio signore le restituì il sorriso, gli occhi brillanti di gratitudine. "È stato un piacere," disse con voce sommessa. "Spero che tu possa provare le stesse emozioni quando sarà il tuo turno di salire sulla scopa." se ne andò come era venuto, in mezzo al silenzio.

<i>Tra tutte queste paure e queste nuove parole confortanti Juliet sapeva che c'era anche un filo sottile di speranza. Una fiamma tenue, ma persistente, che ardeva nel suo petto. Era la fede in sé stessa, nel suo potenziale, nella sua capacità di superare le sfide che si sarebbero presentate lungo il suo cammino. Era la consapevolezza che, anche se avrebbe potuto inciampare lungo la strada, avrebbe trovato la forza di rialzarsi e continuare a lottare per i suoi sogni.

Con un sospiro profondo, Juliet si alzò in piedi, lasciando che la lettera scivolasse dalle sue mani per cadere leggermente sul prato. Sentì un senso di calma scendere su di lei, come se accettasse il suo destino con tutte le sue incertezze e imperfezioni. Sì, poteva esserci il rischio di fallire, ma c'era anche la possibilità di crescere, di imparare, di diventare la persona che era destinata a essere.


"Non importa quanto sia difficile," mormorò a se stessa, "non importa quante sfide mi aspettino. Andrò a Hogwarts e farò del mio meglio, perché è ciò che voglio io. Lo devo al signore che ha condiso con me il suo passato"

Con quella determinazione nel cuore, Juliet raccolse la lettera, sentendosi pronta ad affrontare tutto ciò che il futuro avrebbe portato, sia che fossero successi o fallimenti. Perché, alla fine, era il viaggio che contava, e lei era pronta a intraprenderlo con tutta la forza che aveva dentro di sé.
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