Slytherins are known for their ambitionNon ho ancora capito perché questo biondino del primo anno mi gira così tanto intorno. Prima mi impedisce di tornare in sala comune per stendere le gambe e fare un pisolino, poi mi costringe a rimanere lì con lui, in biblioteca, più di quanto io riesca a sopportare. È vero, amo l’odore dei libri e l’atmosfera silenziosa tra i banchi; ma quando è troppo, è troppo.
Sbuffo, dopo essermi passata il palmo della mano sul viso in un’espressione scocciata. Ora sono Prefetto, non posso mica insultare a denti stretti i primini e le seccature che comportano: mi ci vuole uno sforzo immane per non guardarlo malissimo.
Maledico il momento in cui ho deciso di dargli una mano, qualche oretta prima.
« Senti, coso– » sì, ho già dimenticato il suo nome. « Ho finito i compiti da un pezzo, quanto ti ci vuole ancora? » e con uno sguardo rapido faccio cenno ai miei appunti che scopiazza da quando siamo arrivati qui.
Mi dice “un attimo” senza smettere di copiare le mie parole riga per riga, così sospiro mentre mi massaggio le palpebre coi polpastrelli. Devo avere pazienza: la spilla che porto ora sulla divisa scolastica dovrebbe aiutarmi a essere una persona migliore, non peggiore!
Così mi costringo a tenere un comportamento tranquillo, quando al suo “finito!” improvvisamente entusiasta sobbalzo un po’ sulla sedia.
« Porc–- » inizio solo col dire, rimangiandomi l’imprecazione. Quello è stato un improvviso scatto alquanto insolito da parte sua, come se si fosse improvvisamente ripreso e avesse capito qual è il suo scopo nella vita.
Lo guardo con occhi confusi, ma presto realizzo: possiamo tornare in sala comune. Finalmente posso alzarmi, ma di certo non lo aspetto; raccolgo le mie cose e avanzo dritta verso l’uscita della biblioteca. E proprio mentre attraverso l’ingresso me lo trovo di fianco, con un palese entusiasmo sul viso che mi provoca una sensazione di disagio non indifferente.
Ancora una volta, non capisco perché mi giri così tanto intorno, come una fastidiosa zanzara. Il suo sorriso è a tratti inquietante, non capisco proprio il motivo di tutta questa felicità improvvisa, a partire dagli ultimi istanti trascorsi con lui in biblioteca.
« Come mai tutto questo entusiasmo? » chiedo, perché ormai sono curiosa.
« Eh–? No, niente. » risponde lui, e la cosa mi puzza. Mi guardo attorno con più attenzione, come se avessi paura che da un momento all’altro dovessi aspettarmi un qualche indesiderato scherzo. Tuttavia, non insisto.
Giungiamo ai sotterranei inaspettatamente senza problemi e, davanti alla porta della sala comune, mi tranquillizzo. Entro e delle luci mi offuscano un po’ la vista, portandomi a socchiudere leggermente gli occhi. Luci? Nella sala comune? Questo sì che è strano.
« SORPRESA! » sento in coro e allora sgrano le palpebre in un’espressione incredula. Addobbi e festoni ovunque, candele fluttuanti e fuochi fatui sparsi per l’atrio principale della sala comune mi portano i brividi. Sorpresa? A me o al biondo al mio fianco? Mi sono persa qualche compleanno? Non che me ne importi più di tanto, di solito mi chiudo in dormitorio.
Dalla cima delle scale all’ingresso vedo un gruppo numeroso di serpini che applaudono, fischiano e sorridono tutti verso la mia direzione. E, presto, collego i pezzi. La zanzarina bionda ha avuto l’arduo compito di tenermi occupata, mentre gli altri studenti allestivano la sala in mio onore. Non ho chissà quante amicizie tra tutti i visi che vedo, ma in fondo in fondo apprezzo il gesto.
Con un rossore alle guance evidente, mi scompiglio i ricci dietro la testa in un’espressione abbastanza imbarazzata.
« Ehi, ragazzi, non dovevate! » mi limito a dire, sentendomi le ginocchia di burro mentre scendo le scale per unirmi alla festa.
Vengo investita da pacche sulla spalla, strette di mano e applausi, grida nelle orecchie che mi fanno venire l’orticaria. Non sono abituata a tutte queste attenzioni e dalle labbra contratte in una piccola smorfia lusingata si evince perfettamente il mio disagio. Per quanto mi faccia piacere, non so davvero cosa dire. Non ho preparato nemmeno un discorso!
Abbozzo numerosissimi grazie a destra e manca e sento gli angoli del mio sorriso tirarsi così tanto da farmi male; nemmeno il buffet abbondante di cibo mi fa sentire meglio.
« Discorso! Discorso! Discorso! » sento il coro tra la folla di studenti che mi circonda, e così il terrore mi assale inevitabilmente.
Ecco, lo sapevo.
« Ehm–, i-io... » esordisco, ormai di fuoco e fiamme in pieno viso. Bell’inizio come Prefetto balbuziente.
Ma presto mi riprendo, così mi alzo su una delle poltrone della sala comune, per poter vedere meglio la folla di gente che sembra pendere dalle mie labbra. E fanno male.
« Che dirvi, ragazzi? Grazie! Mangiate e abbuffatevi! SEMPER FIDELIS! » esclamo infine e allargo teatralmente le braccia dal basso verso l’alto, aizzando la folla quel giusto per potermela filare a gambe levate. Salto giù, quasi subito dopo aver dato il via alle danze verso il buffet. Ed è qui che - mentre la marmaglia va via via ad allargarsi - noto Draven nei pressi del camino.
« Caposcuola. » esordisco mentre mi avvicino a lui con un cenno del capo, pregno di riverenza giocosa, e un piccolo inchino, quando aggiungo: « Come sono andata? »
Un pizzico di autoironia si evince dal mio tono di voce e, ovviamente, mi riferisco al discorso di mezza frase che ho appena fatto. Non ne vado chissà quanto fiera ma, a mia discolpa, non ero affatto preparata a tutto ciò.
and the ability to achieve their goals