Hearted, Evento straordinario | Emily

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view post Posted on 10/4/2024, 14:59
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Il Fato

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PZ7UhaY

coordinate sconosciute

Un vorticare forzato cancella il Cairo dalle tue iridi. Il calore impresso nelle palpebre muta quando ancora serri fortemente gli occhi. Al tuo fianco, la mano nella tua, c'è ancora John. L'unico ricordo del deserto e del tepore - a tratti soffocante - sono i granelli di sabbia incastrati tra le volute strette di stoffa. La pioggia dev'essere appena passata laddove tu poggi i piedi, la terra è morbida, ma il legno posato su di essa regge l'esile peso di cui sono cariche le tue ossa.
Sul tuo volto piovono lente e minuscole gocce d'acqua, filtrate dalle larghe maglie di una veranda in legno. L'umidità regna sovrana, ma non è la stessa che hai percepito sotto pelle in quella caverna, laddove la reliquia dei Gordon risiedeva in attesa.
Ora il bastone degli Dei giace placido nella borsa. Ora puoi aprire gli occhi e vedere. Sei in piedi, un velo di nausea ti investe - avete compiuto un salto considerevole - hai percepito nel trasporto lo sfondamento di una barriera magica.
Benché tu abbia studiato la giungla ed i panorami pluviale, quella che vi circonda ha un'aspetto rigoglioso e spettrale. Le foglie delle piante sono larghe, forate, scure. Il cielo è plumbeo, immobile, ed il fiume che scorre sotto questa villa costruita come una palafitta, è immoto. Reagisce come reagirebbe uno specchio alla caduta di una pioggia incessante.
Dumas non è più con voi, John non ti rivolge parola, tiene salda quella stretta che tu hai caricato, ma guarda davanti a sé.

Difatti, di fronte a voi la porta di casa è aperta. L'interno è scuro, qualche lume fluttua distratto qui e lì. Permea la magia fin nelle fondamenta, che si reggono da anni grazie ad essa. Entrando puoi vedere come la prima stanza sia un soggiorno, ampio, con due ampie finestre a coprire tutto il profilo della stanza. Accanto ad una di esse, un uomo a malapena illuminato da una fiammella fluttuante.
Ad attirare la tua attenzione - forse - una teca vuota, che percorre in lungo la larghezza della seconda finestra in salone. Sembra un terrario grande abbastanza per contenere un uomo grande come John.

5mtQebG
«Emily» il suo tono è caldo, dolce, accorato. Quasi sollevato dall'averti finalmente vista. «... cielo, non credevo ti avrei mai vista in carne ed ossa» ed è credibile nel suo avvicinarsi a te, docile. Il suo è un volto modesto, appartiene ad un uomo sulla quarantina di cui certo non hai memoria. Accoglie in casa - con un cenno che vi faccia avvicinare perché la porta sappia chiudersi da sola alle vostre spalle - sia te che John, ma sei tu il centro della sua totale attenzione.
Ti abbraccia, se glielo consenti, stringendoti a te se per un respiro più lungo del dovuto. «Perdona la segretezza, ma avrai capito che queste faccende "Gordon" sono più complicate di quanto sembrino»

Agita piano la bacchetta, sul piccolo tavolo da quattro posti in salone, accanto ad una delle due finestre, compaiono alcuni muffin, e due bollitori da teiera, con corredo da tè e biscotti secchi. John ti resta vicino, ancora in piedi, sembra che abbia tutt'altro a cui pensare oltre la vostra presenza. «Prego... sarete stanchi, immagino. Chi è il nostro altro ospite?» lo chiede a te, Coriolanus, in piedi accanto alla sua sedia.



Bene Emily, continua qui la tua quest di BG/Evento di Trama.

La situazione ti è stata descritta. Ma resto a disposizione per qualunque cosa.

Hai libero movimento considerato sempre che ogni azione/incanto che vorrai eseguire sarà considerata al condizionale e, successivamente, masterata laddove necessario.
Questo è un momento cruciale per l'evoluzione del tuo BG, nonché l'ultimo passo per la risoluzione del tuo enigma.

Buona fortuna!
Sai sempre dove sono.

 
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view post Posted on 23/4/2024, 19:13
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Ho fatto appello alle ultime forze per stringerti la mano perché, già avanti di qualche passo, m’indicavi l’uscita dal tempio. Ti avrei sussurrato di aspettarmi ma persino scendere le scale di pietra mi è sembrata un’impresa ardua; nelle iridi dei miei occhi, è indelebile l’espressione dipinta sul volto di Horus che non sono riuscita a decifrare.
So che le mie parole lo hanno turbato, come hanno frustrato me d’altronde: mi ero ripromessa che sarebbe stata l’ultima volta, l’ultimo viaggio, l’ultimo sguardo. Eppure… Scuoto appena il capo mentre arranco al tuo fianco, cerco il polso; la mia mano che scivola nella tua. Voglio dimenticare la frazione di secondo in cui ho sentito il cuore cedere, il bruciore che ancora infierisce sul palmo laddove ha sostato la punta delle sue dita. Provo a lavarlo via, stringendo forte la presa su te, guardando avanti.
È l’ultima volta, comunque. Mi convinco. Perché in qualche modo lo è, meritiamo solo di dircelo senza il tempo che scorre via come sabbia futile agitata da una tempesta in arrivo.
Meritiamo che ci sia un dopo, alla fine di tutto, che non ci contemplerà insieme, certo, ma permetterà di coesistere con la consapevolezza che il dolore ha avuto un motivo d’esistere e che, seppur in un passato ormai remoto, Lui mi ha amata.

Le gocce di pioggia sono al pari di un respiro a pieno petto quando l’aria è venuta a mancare troppo a lungo. Alzo istintivamente il capo per accoglierle, le ciglia vermiglie tremolano dinanzi al loro freddo, improvviso tocco; sono in grado di lenire la nausea, e per poco svanisce il peso tra le costole che ancora attenta al cuore.
Il luogo è irreale e, al contempo, familiare; dovessi ipotizzarne una posizione sulla mappa, cadrei inevitabilmente nella brace di infiniti paradossi: l’umidità e la vista nitida, l’assenza di luce e gli arbusti rigogliosi.
Insisto nel tenere la tua mano, ma continui a guardare avanti, impassibile. Qualcosa ti turba, lo sento scivolare tra le ossa come vapore invisibile emanato dalla superficie satinata del fiume. Il mio sguardo, però, viene catturato dalla porta aperta che si staglia sullo sfondo e quasi svanisce il contorno della dimora come se, da quella sottile apertura, provenisse l’unico punto di riferimento di cui necessito.
La fiducia è scontata, tanto è forte la sovrannaturale consapevolezza di trovare delle spalle amiche ad attendermi.
Nonostante le finestre, è quasi impossibile delineare le forme che riposano nell’ampio salotto ma una fiamma, per quanto flebile, è quanto basta per illuminare il viso dell’uomo che vi abita e la teca vuota che si stende in secondo piano.
Lascio l'ancora che mi tiene a te, ora che m'avvicino; i passi si muovono sulla melodia della sua voce che mi chiama, che riconosco più nitida di come l’avevo sentita nella mia mente.
Mi lascio stringere, sono le mie braccia che cercano la sua schiena eppure sembra che sia lui, più alto e grande, a portarmi al petto.
Sembra di conoscerlo da sempre e anche se le mie labbra si schiudono per parlare, non riesco a pronunciare parola. Annuisco man mano che l'abbraccio s’affievolisce. Mi stringo al petto, potessi contenere il calore che mi ha appena donato.
In qualche modo, nel profondo e nel pulsare del sangue nelle mie vene, percepisco l’amore che Wyamond provava per lui, forse memore dello sguardo sul volto di mio zio nel mostrare l’anello.
L’anello. Se solo l’avessi trovato, se solo avessi potuto donarglielo.
« È un Gordon anche lui », rispondo con voce flebile sperando che basti come informazione poiché non sono abbastanza forte per sopportare il pregiudizio sulle labbra di qualcun altro. Perché, forse, non sono pronta a leggere una possibile delusione sul volto di Coriolanus.

« J » non è un’aggiunta alla risposta, non vi sto presentando anzi, do le spalle al nostro rifugio per guardarti, sperando tu non fugga ai miei occhi.
« Se devi dirmi qualcosa, fallo ora » ti supplico ora che il dubbio s’impossessa di me, alimentato dal comportamento schivo che mi hai riservato.

Mi sto fidando di te, John, ma non rischierò la vita di Cory, né la protezione di questo rifugio.
E allora indugio nonostante ogni fibra del mio cuore mi spinge verso quello che è, a conti fatti, un altro frammento ritrovato della mia famiglia.

– Make my messes matter
Make this chaos count
Let every little fracture in me
bright out loud –

Abilità
– Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium, Plutonis
– Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus;
– Smaterializzazione
– Elementalista inesperta ()
– Banshee esperta
Equipaggiamento
Coerentemente alla situazione:
▸ UAS riposto in una piccola borsa con incantesimo estensibile; una volta per quest puoi annullare l'azione di un avversario (a tua scelta) o tornare indietro di un turno d'azione in duello.
▸ BORSA con incantesimo estensibile protetta da sigillo persona. Oltre ad Emily, nessuno può aprirla (appartenuta a John Senior prima)
▸ DOCUMENTI secretati - all’interno della borsa sopracitata
▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida
▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore)
▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco;
▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
▸ ANELLO DEL CORAGGIO: Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario;
▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate;
▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon;
▸ AMULETO PROTETTIVO: occhio di Ra.



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view post Posted on 26/4/2024, 14:06
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PZ7UhaY

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Quei due ragazzi, ben nascosti sotto le coperte, sorridono in piena notte. Villa Gordon dorme, silenziosa, i genitori di Wymond russano, ma Cory non li sente, non fa che guardare il suo ragazzo e soffocare le risate. Wymond, per contro, lo zittisce, a metà tra l'essere infastidito ed il ridere con lui. «Shhhh se sanno che dormi ancora qui, ti fucilano» con il cipiglio serio, Cory lo guarda, fintamente spaventato. Per poi avvicinarsi e rubargli un bacio veloce, uno che lo faccia stare zitto cinque secondi, che spenga il divertimento ma accenda una tensione differente. «Ma va-... sei solo un melodrammatico» sussurra, viso a viso, quasi sul punto di fargli le fusa. «Darren ti odia perché frughi nel suo armadio» stavolta è Wymond a non farsi andare bene un bacio soltanto. «Non è colpa mia se ha la mia taglia e più vestiti di quanti possa indossarne» ma anche la sua voce scema, si fa più roca nello scaldarsi di quei baci. «Sei un cane randagio» «Mi piaci anche tu»


A fronte di ciò che gli hai detto, Coriolanus ti guarda, poi sposta lo sguardo su John. Lo analizza in un battito di ciglia, dopo averti stretta per tutto il tempo che serviva, ad entrambi. Annuisce alla tua affermazione, seppur storca il naso su un tecnicismo. Cory sa già chi ha davanti, più lo guarda più ne ha una certezza. E' pronto comunque a farvi spazio per entrare.
«E' il benvenuto anche lui» afferma dolcemente, quando tu già ti volti - percepito il malumore si John. Lo spazio per entrare l'avete, ma John, dopo aver lasciato un cenno di ringraziamento al padrone di casa, ti cerca. Quando gli parli lui ti cerca, si aggrappa al tuo sguardo pur non toccandoti come, in altri casi, avrebbe fatto.

5mtQebG
Soppesa parole che non dice. «No, va tutto bene... sono solo stanco e, magari ne parliamo dopo, prima Ti fa cenno alla casa in cui è già pronto ad entrare. Il suo tono è mite, spento, forse in cerca di una rassicurazione che non sei tu a dovergli, o potergli, dare. Tanto che nel farsi largo a casa di Cory, si prende uno spazio preciso, più defilato, interessato alla teca trasparente, che - però - non osa toccare.

SE entri anche tu, la porta si chiude con calma alle tue spalle, e Cory agita velocemente la bacchetta sul tavolino perché un servizio diverso prenda posto ed insieme a qualche pizzo - a dir poco stonato con l'arredo di casa -, assieme a lui anche qualche ciotolina di caramelle colorate di ogni sorta. Due o tre, non ricolmi, quel che serve per voi se ne voleste.
5mtQebG
«Mi perdonerete, non sono un grande amante de té all'inglese, preferisco la cioccolata calda» specifica, sorridendoti timidamente. Compaiono lì tre tazze di cioccolata bollente, pronta a scacciare l'umidità dalla vostra pelle. L'affetto con cui ti ha accolto è ancora lì, incastonato nel suo sguardo che riporta su di te, avvicinandosi. «Te lo diranno in tanti, che le somigli in modo impressionante» ti sfiora una guancia, lo fa con calma, aspettando di vedere se il suo contatto lo accetti ancora. «Dobbiamo dirci tante cose io e te, ma voglio che tu sappia che qui siete al sicuro, questo posto non è su nessuna mappa, nemmeno colui-che-non-va-nominato sa dove tu sia ora» Si fa serio, ma profondamente sincero. Ci sono cose di te che, ovviamente, non sa. «Puoi restare tutto il tempo che vuoi»



 
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view post Posted on 26/4/2024, 18:58
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Forse sfugge, ribelle, il piccolo sospiro di sollievo dinanzi alla temuta accettazione della presenza di John. E quando lui mi cerca, io sono già lì, in attesa.
Non gli credo, è evidente sul mio volto preoccupato. Chino il capo perché ciò che d’orribile s’insinua nei miei pensieri, diviene ora realtà tangibile. E se lui l’avesse appena saputo?
Non posso perderti, sibilano i miei occhi nella penombra ma non posso insistere, non ne ho le forze ora e ha ragione, c’è dell’altro prima.
Si allontana da me e per quanto mi rassicuri la sua presenza, qui con me, non posso fare a meno di sentire il freddo farsi spazio tra noi, al pari della distanza fisica che, fino a poche ore fa, era impensabile, insostenibile.
Una mancanza questa, però, colmata nell’esatto momento in cui Cory parla e i miei occhi abbracciano la sua figura. Sento ancora le sue braccia cingermi, in un modo in cui le membra non avevano mai avuto modo di percepire.
Accolgo il suo timido sorriso, e non posso fare a meno di rivolgergli lo stesso imbarazzo. Dura un istante e per quanto celere, mi rendo conto che il solo sapere chi sia, basta per calmare il mio animo irrequieto, stanco. Infuriato.

Accetto di sedermi, perché so che saremo qui per il tempo necessario a ricevere le risposte che cerco e per rimettermi in forze, ma anche perché non voglio recargli più disagio di quanto non faccia la mia presenza.
Attento alla tazza e, nell’allungare il braccio, avverto il tremolio della mia stessa mano che costringe alla ritirata, nemmeno avessi anticipato parole che mai avrei pensato di udire e che, difatti, accompagnano la carezza che mi spinge ad alzare lo sguardo, accettandola.
« No » sentenzio, soffermandomi troppo a lungo sui i suoi occhi, come se potessi vedervi impresso il viso di mia madre, « Non ho mai avuto nessuno che mi parlasse di lei. Non so nemmeno… Io non so come fosse. » affermo, sconfitta.
Sono stata così stupida. Non che l’idea di osservarla nell’immagine di un qualsiasi riflesso, non mi fosse saltato in mente eppure… Non ho osato. La paura di vedere che fosse completamente diversa da me, che io non avessi nulla in comune con lei, era più potente di qualsiasi curiosità. Era già intollerabile il dolore che stavo provando, se avessi avuto la conferma di essere più simile a mio padre che a chiunque altro, non avrei retto oltremodo. Nemmeno le braccia di John a sorreggermi avrebbero potuto contenere la mia collera. Tutti gli anni passati a ripetere che eravamo diversi, persino nell'aspetto, tutto il tempo perso a cancellare in qualsiasi modo ogni parallelismo, sarebbero allora stati vani.
« Però… » avanzo, tenendogli la mano tremante, in cerca della sua, « Io so. Io ho visto quanto Lui ti amasse, l’ho sentito quando la Casa me lo ha mostrato ».
E se avessi altre lacrime, non avrei timore di mostrartele, Cory.
Se hai stretto la mia mano, vedrai che la sto lasciando ora che una, tra mille altre domande, fa capolino sulle mie labbra.
Ci sono molte cose che dobbiamo dirci, alcune che, di me, non saprai mai, ma perché solo adesso?
Stringo al petto la borsa, lo sguardo rifugge la tua luce e si posa su John, sulla curiosa teca trasparente nel mio campo visivo.
« Perché non mi hai mai cercata? Perché ora? »

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Se ne accorge adesso, quando ti parla, e quando tu gli rispondi: è il vuoto. L'assenza, la mancanza di un cuore che battesse vicino al tuo. Una madre, una guida, un sostegno anche solo per darti modo di volare - dopo - tu non l'hai avuto. Eppure sei lo stesso qui, in piedi o seduta che sia, sei qui e lui non può fare a meno che intenerirsi. Butta solo un occhio verso John per assicurarsi che le sue mani restino in tasca, prima di sedersi ed avvicinare la sedia a te. Così come fa con una delle tazze che non sei riuscita a raggiungere.

«Mi dispiace, io-» dolce, ti parla con una nota di serietà adulta: non sei una bambina, eppure non hai la sua età, non può che accoglierti come la nipote che non ha mai avuto. Ma prima che ti possa dire per bene come Louisa riempiva la stanza ogni volta che vi entrava, tu gli stringi la mano. Lui fa altrettanto con tutte e due. E tu vai a segno. Alimentata a dolore, sai leggerlo nei suoi occhi. Wymond è una ferita che non sa rimarginarsi, e lui non abbassa lo sguardo nonostante questo si veli.«Speravo potessi vederci dentro solo le cose belle» appoggiandoti all'albero genealogico. «Però era così, l'albero non può mentire. Ero un disastro quando mi ha raccolto e credimi, non pensavo neanche che sarebbe durata, e non smetto di amarlo ogni giorno che passa» Puoi vederle, ora che le sue mani sono qui a stringere le tue, due fedi. Una rosata ed una argentea, entrambe sullo stesso anulare.
«Sono riuscito a mantenere in piedi solo quei ricordi, perché tu li leggessi, anche quando non mi appartenevano-» ti spiega «-immagino avrai anche visto quando è morto. Io quel giorno non c'ero.»

Non sai distinguere se il suo sia un rimorso, per non aver tentato di combattere al suo fianco, o una fortuna per essere almeno rimasto in vita per ricordarsi di Wymond ogni maledetto giorno. Ritrae le mani quando stringi la borsa e dedica qualche minuzioso secondo per comporre una decorazione di marshmallow in cima alla sua cioccolata calda. «Perché adesso hai l'UAS» Ti guarda, sicuro di cosa tu abbia in quella borsa che tanto gelosamente custodisci. «Ho potuto contattarti solo perché Wymond l'aveva previsto, mi ha fatto sfiorare l'UAS quando ancora era protetto dai sigilli, quando tua mad-.. quando Louisa ci ha condotti in quella caverna di insidie.» Insidie che tu, Emily, non hai incontrato. Come mai? Ti racconta un viaggio molto più pericoloso di quello che hai vissuto tu. Lo fa guardando al volo la teca prima di tornare a te. «Lui sapeva che l'avrebbero ucciso, anche se gli dicevo che era solo un paranoico, lo sapeva. Mi ha dato questo posto, mi ha chiesto se ero pronto a vivere per lui, a proteggere il Guardiano con ogni mezzo, e... ora il Guardiano sei tu» Aggiunge gli zuccherini alla cioccolata. «Ho aspettato tutti questi anni, ho visto la vostra famiglia decimarsi, ed i colpevoli fuggire. Sono stato dato per disperso e questo posto è diventata casa mia, e sua- » guarda la teca, ancora, John ha smesso di girarci attorno, guarda fuori la pioggia che imperversa. «Ma non voglio rattristarti, non sono sempre stato solo questi anni, come immagino a scuola non lo sia stata tu. Hai già-... colui-che-non-va-nominato ti ha già minacciata?» Questo per lui è un punto fondamentale. Ti attende, ora.




 
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È un tonfo al centro del petto quello che avverto quando mi parli di Lui.
Non sono pochi gli anni che ci dividono ma, nella mia arroganza, posso azzardare e confessare che so esattamente di cosa tu stia parlando.
«… Non smetto di amarlo ogni giorno che passa », fanno eco le tue parole. Vorrei poterti dire che andrà meglio, spinta dall’innato desiderio di spezzare via il dolore che vedo appannare il tuo sguardo. Ma mi colpisce questa frase, in qualche modo fa breccia nel mio cuore e gli occhi questa volta sì, si riempiono di una sofferenza evidente. É singola la lacrima che mi riga il volto, gli occhi si aprono sorpresi e poggio la tazza che mi hai teso solo per precipitarmi a spazzare via la consapevolezza umida che si fa strada tra le efelidi e giunge alle labbra.
Chissà per quale futile motivo, credo di aver imposto a me stessa di non piangere più, arrecandomi il danno di credere di aver già usato tutte le lacrime per cause inutili.
Ma come può, questo dolore, questo amore, ritenersi inutile?
E io? Io smetterò?
« Non so come sia accaduto, ma l’ho visto. Ho sentito l’urlo di Lilian. »
Non riesco a sostenere il tuo sguardo, perché anche io vorrei raccontarti di cose belle ma non ne ho, Cory. I miei ricordi sono tutti brutti e anche quelli dolci, avvolti dall’affetto che mia madre provava per i suoi fratelli, si piegano come fragili foglie al volere del Fato crudele.
« Quindi sei stato tu, a permettermi di vedere », la mia voce da’ fiato a questa verità con la tranquillità di chi sta finalmente iniziando a mettere insieme i pezzi, « Perché? »
Ed è ovvio che la mia domanda non riferisca solo ai ricordi che mi hai concesso ma conserva le mille interruzioni che ho taciuto durante il tuo racconto.
« Perché mia madre vi ha condotti lì? »
Puoi sentirlo il tono che si fa sempre più accorato.
« Perché sono morti tutti? Perché… »
Il fiato corto, i polmoni in preda alla tempesta.
« ... Ho l’Uas? »
Mi alzo, ti do freneticamente le spalle. Guardo John senza vederlo, dinanzi ai miei occhi riprende vita l’antro dove si nascondeva lo scettro.
Rivedo le maniche dell’abito di mia madre cingerle i polsi, i miei polsi, mentre le mani vanno alle tempie e le dita scivolano violente fra i capelli.
« Ok, sono il Guardiano. Ma di cosa? »
Perché Voldemort ha bisogno delle reliquie? Non vuole che io adempi al mio compito ma come faccio a impedire i suoi piani se io non so quale esso sia?
« Non l’avrà mai »
Rispondo alla tua domanda con voce flebile ma non per questo meno sicura perché ti ho appena svelato l’unica certezza che posseggo.
Ho l’Uas, è mio tanto quanto io sono sua, e nessuno lo porterà via da me.
Se è questo dannato bastone ad aver condannato la mia famiglia, se per la sua protezione Wymond, Lilian… Mamma, Didi… hanno deciso di sacrificarsi, dovranno uccidermi per poterlo avere.

« Scusa », sospiro quando le braccia ricadono lungo i fianchi e torno a guardarti. Mi spiace averti afflitto, lo so che vuoi aiutarmi ma io sento di non avere più tempo. E vorrei davvero passarne il più possibile con te ma devo capire se ne avrò ancora a disposizione, cosa dovrò sacrificare. Lo sguardo, fugace si posa su John e, Dio, spero tanto non sia lui.
« Casa tua e “sua”, hai detto »
Lo sguardo si posa sulla teca, la stessa che hai guardato quando hai instillato il seme del dubbio tra i miei pensieri.
Sono così tante le risposte di cui necessito che è ormai inevitabile la raffica con cui ti colpiscono le mie domande. E vorrei non mi conoscessi così, vorrei star qui a parlare di mia madre, di Wy, di tutto ciò che avete vissuto insieme.
Ma non esiste dimensione per i vivi, né per l’amore; non adesso, anche se sei parte di tutto ciò che ho desiderato trovare.

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▸ ANELLO VITTORIANO: Base in argento lavorato, presenta una rosa acquamarina, nessun effetto;
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