Mission 3P: Pigiama Party Peverell, Privata: per Evocati e loro invitati.

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versus zero
view post Posted on 13/7/2015, 16:29





Cuscino

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Trave




L'Hogs Head Inn non tradiva la sua natura.
Nel mezzo del vicoletto, dopo un'ultima risolutiva svolta a destra, ne giunsero in vista. Una costruzione vecchia, non ancora antica, che aveva sicuramente goduto di tempi migliori qualche decade addietro, e che ancora sfidando i principi basilari della fisica moderna si reggeva in piedi, in barba anche alla robusta brezza che quella notte spirava dal Nord. L'inverno stava arrivando, ormai era metà Ottobre, era inevitabile che accadesse, e nessuno se ne sarebbe angustiato eccessivamente. Immancabile la Fenice veleggiava alta, in avanti, aprendo la via, di quella che si era dimostrata tutto sommato una semplice passeggiata, nelle vie di un Hogsmeade sonnolento, pronto alle asperità della stagione entrante. Rispetto alla settimana precedente, vuoi per l'epoca, vuoi per semplice fortuna, il seppur breve viaggio non era stato rallegrato da allegre brigate di Troll, Templari, Tranelli, ed altre cordiali creature. Una semplice passeggiata, al chiaro di luna. Una mezza clessidra di cammino, ed eccoli giungere in prossimità della destinazione. Certo, niente guglie, o pietra traforata ad arte ad accoglierli, ma qualcosa più simile ad una cadente catapecchia in legno, vittima di una serie di annosi assedi, ma così era la Storia. L'imponente Abbazia a distanza di dieci secoli conservava a stento le fondamenta di qualche transetto, la pericolante ed incerta catapecchia si reggeva ancora in piedi, con baldanzoso sprezzo per regole, e norme. Che fosse anche quella una sfida a Vitruvio?
Il vociare allegro della comitiva si faceva sempre più prossimo, come l'insistenza del battere ritmico di un bastone da passeggio. Erano tanti? Una legione d'invasori? Tanti da spingere i difensori all'armi? O sarebbe stata una convivenza pacifica? Da parte di quest'ultimi, andava precisato, si era fatto il massimo. Si era raggiunto il giusto equilibrio tra tradire il preconcetto di un'Epoca, violare l'essenza della locanda, e mettere a loro agio gli eventuali ospiti, che avessero voluto partecipare. Una pulizia tanto radicale, quanto inattesa, che aveva suscitato più di una qualche protesta da parte degli abituali avventori, avvezzi all'unto, all'appiccicaticcio, alla polvere, ed agli aromi tipici del locale. In fondo, sostenevano da sempre, per i damerini i locali si sprecavano, non si capiva perché l'Ufficio Igiene dovesse ficcare il suo naso adunco nel loro dominio. Se a loro andava bene così, ed erano loro i clienti, uno schiantesimo, ed una mazzata diretti ai ficcanaso. Oltre alla pulizia, discreta, e non troppo manifesta, seppur incisiva, i traballanti tavoli e le tarlate sedute di sempre erano state rimesse in un apparente disordine, tale però da liberare un'ampia zona centrale, innanzi il bancone, conferendo all'intera taverna quel Quid di spazio ed ariosità in più, che sembrava aver perduto dall'inaugurazione. Sparsi con prodigalità, appesi alle travi, ed agli angoli, gli stendardi della ragione che spingeva tanti a riunirsi lì quella sera: Atene. Un trespolo, in posizione defilata, avrebbe ospitato chi avevano imparato a conoscere, a modo suo. I tavoli, pronti ad ospitare la Colonna, e la sua ormai nota controparte, si fregiavano con fiera ostentazione delle semi squagliate candele di sempre. Le cui fiamme, però, erano state abilmente stregate. Da una, non troppo lontana dal bancone, prendeva forma distintamente un Troll, con la sua mazza mulinante, pronto a mietere vittime, o mietere se stesso, poco lontano una coppia di cavalieri Templari si sfidavano a duello, animati dall'incandescenza luminosa del fuoco, danzando sul piccolo specchio di cera fusa. Segugi, Monaci, Berretti, e Kelpie si mostravano, animati dalle piccole fiammelle delle candele, rischiarando sufficientemente la scena, da poter vedere qualcosa, ma non troppo. Una serie di piatti sparsi qui e là, sembravano invitare i più o meno incauti ad assaggiare quanto l'arte culinaria avesse messo loro a disposizione, per il tramite di un suo dubbio adepto. Eppure, tra il fidarsi, ed il digiuno, non sembrava esservi soluzione alternativa. Da ultimo, nell'angolo più remoto della stanza, immersi nell'ombra, di nero intabarrati, una serie di figure, dallo smilzo, a quello decisamente meglio pasciuto, che intonavano seriosi, qualcosa di già sentito. Erano tornati nel Medioevo? O era il Medioevo ad essere tornato da loro? L'avrebbero davvero scoperto? O non c'era null'altro da scoprire?



Trave

Don Ignotus Albus E. Peverell, con il patrocinio del suo conto alla Gringott, ha il piacere (si presume) di accogliervi al:

PIGIAMA PARTY DELLA SCUOLA DI ATENE
_ _ ____ _ _

Un modo per ripagarvi dei vostri arti, neuroni e sentimenti perduti in guerra.
Saranno i benvenuti gli Evocati e i rispettivi accompagnatori (massimo due a persona). E poi STOP. Portate pure il vostro cuscino, animale domestico o persona che si finge interessata a voi, se proprio non volete ammettere di esser soli come nuvole nel ciel sereno.


Tema della serata: Il medioevo e i bei ricordi che vi tormentano dalla gita a Cluny.
Potete presentarvi in pigiama, con vestiti medioevali, vestiti da animali, sacchi della spazzatura, o nudi (concesso solo previa sistemazione di foglie di vegetali o pellicce animali, sintetiche o no, sulle intimità). Come più vi aggrada, non ci importa molto del vostro guardaroba.

Location: Il Testa di Porco – Hogsmeade, che per l'occasione ha visto qualcosa di unico e irripetibile, ovvero una pulizia totale, con tanto di disinfestazione generale della taverna.
Il bagno resta inagibile causa lavori di ristrutturazione, abbiate pazienza, numerose vite erano già state sacrificate per garantirvi il massimo igiene.

Start: Sabato 17 Ottobre, Ore 22:30
Nella mini discussione al Castello (CLICK), i partecipanti dovranno postare all'andata e al ritorno, tranne i Garzoni che saranno già a presidio del Porco. Poverell sistemerà la faccenda, quindi non sarà nemmeno necessario cambiarsi prima di tornare.


Programma:
- Una bibita omaggio, offertavi dal docente di Storia della Magia (approfittatene tutti, magari è così gentile da concedervi anche un extra).
- Una spiegazione su quanto ci è accaduto in quelle lande maledette.
- La possibilità di sollazzarvi senza preoccuparvi di sporcare il pavimento o la mobilia.
- Menù: QUI
- Per la serata, abbiamo pensato di modificare i nomi dei drink speciali in qualcosa di evocativo, controllate la nuova lista al bancone!
LISTA:
Ctrl+f, cercate il nome di quello scelto nel menù vero e, on gdr, usate i nomi a destra! Proprietà e costi rimangono invariati.

• Caffè = Mazzata
• Tè gorgogliante = Bestia gorgogliante
• Succo di Zucca = Succo di Crapa di Troll
• Acqua = Acqua del Fiume Grosne
• Burrobirra = LuppoloBurroso
• Succo di pera cotta con scaglie di frutto a scelta = Frutti del Chiostro
• Cioccolata calda = Fanghiglia
• Caffè con extra = Mazzata sorprendente
• Sciroppo di noce con scorzette d'arancio = Bronchenozzo
• Dobbychoc = Fango dello stivale
• Dobbychoc speciale = Fango speciale
• Burrobirra Alcolica = Pintaburrosa
• Whisky incendiario = Palla di fuoco
• Brandy = Trincea
• Idromele barricato = Muraglia invalicabile
• Vino Elfico = Sangue del primino
• Rhum invecchiato = Vecchio
• Goblingrappa = Esercito trolleggiante
• Assenzio Gallese Verde = Prato puliscisuole
• Tequila Crucio Crucio = Sofferenza
• Gin = Fuga
• Vodka delle Ebridi = Acqua di mr. T
• Boombear = Bombe di Kelpie
• Tortino con sciroppo di doxi e cioccolato magico = Tortamosca
• Crema flambè babbana su fetta di formaggio variabile = Il recinto dei tesori
• Croccante con fegato di drago e crema di ali di doxi = Mosconi all'arrembaggio
• Lardo di cinghiale ricoperto da scaglie misteriose = Porco special
• Carne di drago essiccata ripieno di bava di vermicoli = Trollato
• Hamburger classico farcito di bava serpentesca = Ssserpentese
• Patatine cotte su base di grasso di friggitura = Patate degli orti
• Pane e salsa = Robaccia
• Pane e pomodoro = vicolo stretto
• Spremuta d'arancia = Acqua sporca
• Stella del crepuscolo = Niente stelle
• La gioia del calvo = La violenza del monaco
• Fiori di ciliegio = Donnicciole in fuga
• Salutista = Acqua santa
• Stoppa = Barriera melmosa
• Acqua di fuoco = Minerva special attack
• Argenteo = Frecce argentate
• Olimpo = Abbazia
• Geco smeraldino = Sermione del prete
• Leone ruggente = Ringhio di Barghest
• Antiamore = Il sacrificio di Nathan
• Piatto del gigante = Sazia Troll
• Il re del bosco = Folletto del bosco
• Il sacco del ladro = Camminata tra i vicoli
• Vegano incallito = Querce mobili
• Carnivoro fissato = Filetto di Ateniese
- Le cucine rimarranno aperte nel caso voleste abbuffarvi fino a star male. Non siamo responsabili di eventuali indigestioni o intossicazioni.
- Bicchieri e porcellane son stati sostituiti da boccali, corni cavi e piatti di legno per farvi ritornare a quei tempi d'oro.
- Presenti, ai quattro lati della locanda, stendardi con lo stemma degli Ateniesi.
- I minorenni non potranno fumare o bere alcolici, non vogliamo avere grane per bambocci dalla testa sballottata come il bianco delle uova di Augurey.

Special Guest: Minerva and Elfo Molesto(don't touch sue pentole).

INDOSSATE LE SPILLE! NON POSSIAMO RICORDARCI DI TUTTI. CIAO.


Graphic: Ârwen


Importante! Leggete qui sotto.

PER GLI INVITATI

Buonsalve, si inizia il 20 Agosto.
- ATTENZIONE: è cambiato il giorno on gdr: sono le le 22.30, di Sabato 17 Ottobre. Una settimana e un giorno dopo il ritorno da Cluny.
- Nella prima parte del post, nello stanzone, vi è un cuscino. Non sta lì per nulla.
- Nella seconda (il rettangolo snello) trovate l'invito vero e proprio, il volantino per intenderci, consideratelo arrivato via gufo (corvo di Versus o Versus, qualcuno dei presenti, come vi pare) dove, come e quando volete.
- Ho messo il link alla role di Peverell, quella dove partirete per raggiungere il locale e dove tornerete al castello dopo il party. Per i pigri: QUESTA.

PER I NON INVITATI:
- Il locale è stato prenotato per tutta la durata della festa, ospiti indesiderati e imbucati verranno sbalzati nella foresta proibita al loro minimo tentativo di metterci piede. Oppure semplicemente ignorati in azioni, parole e gesta, finché non smammano.
- Post auto-conclusivi in cui entrate e fate baldoria, credendovi furbi, verranno fatti cancellare senza pietà. La porta d'ingresso e quella sul retro, unici punti d'accesso, non si apriranno nemmeno se avete James Bond come pg.
- ZAN ZAN.
- Gli avvisi fanno riferimento al post e al giorno della festa, aprendo un altro topic e ambientando la role in un altro giorno, verrete serviti come sempre.
- Dato le domande che mi son arrivate per mp: gli inviti sono formalità, la role è privata e riservata agli Evocati, precisamente agli utenti che han partecipato ad un evento concluso. Gli invitati extra sono a discrezione di questi roler, non aspettatevi dunque inviti speciali perché non è aperta a tutta la scuola!


Edited by versus zero - 17/8/2015, 18:32
 
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versus zero
view post Posted on 17/8/2015, 17:30






11 Anni - Studentessa I Anno - Scheda () - Outfit
[Settimana prima del party hard, tra stracci e “Gratta e Netta”]

I dolori vari ed eventuali si erano manifestati solo quando aveva iniziato a rilassarsi, per sua fortuna non aveva subito niente di che e quell'infermiere era stato gentile e professionale, rimettendola a nuovo in un paio di giorni.
Si era domandata come stessero l'Auror e gli altri, ma non se la sentiva di chiedere, se erano lì bene non stavano di certo. Considerava l’essere stata dimessa tra i primi una specie di disonore. Lei, tra le meno esperte e più impedite, non si era fatta poi tanto male. Le ferite vere le aveva nell'orgoglio e la portavano a pensare in modo pessimista, cosa non sua e che le sarebbe passata dopo un paio di settimane di broncio, forse. Di solito funzionava così. Alla fine aveva fatto il possibile e, se ne era uscita intera, non era per una sua mancata partecipazione ma per meriti propri e altrui. Figurarsi se ci arrivava. L'autoconvinzione di esser stata patetica, unita agli incubi che aveva in quelle notti, non avevano contribuito a una veloce ripresa.
Uscita dall'infermeria, passo lento e sguardo perso, si era diretta alla Sala Comune per autocommiserarsi. Il tragitto era stato interrotto da un gufo (con tanto di sua esclamazione a voce alta: “Mannaggia ci mancano solo sti rapaci del cavolo!”) che le aveva consegnato un piccolo biglietto untuoso e con delle scritte frettolose, fatte quasi incidendo la carta con la piuma. Dei segni d' inchiostro raggrumato formavano un paio di parole: “SERVI URGENTE.”
Non le ci volle molto per capire che il Capo la richiamava al Testa di Porco e ne fu felice, era un motivo per levarsi di torno ed evitare i pochi volti conosciuti e le solite domande dei finti interessati.
“Che è successo?”, “Perchè l'infermieria si è riempita di colpo?”, “Perché nessuno ne sa niente?”, “Come stai?”, “E' vero che un esercito di troll è entrato nell'ufficio di Peverell e vi ha massacrati?”.
Non ci teneva a essere assillata e non nemmeno alla compagnia degli studenti con relative domande idiote a raffica. Chissà come, le voci a Hogwarts giravano fin troppo in fretta, persino quelle riservate. Probabilmente quadri e fantasmi davano il loro contributo.
Una doccia, un cambio ed era partita per il villaggio magico saltando il pasto in Sala Grande.
Il Silente meno celebre fu molto sbrigativo: pulire tutta la locanda come mai era stato fatto, sistemare i tavoli, mettere degli stendardi e iniziare ad avvisare i clienti abituali che il giorno 17 Ottobre il locale era prenotato di sera e chiuso per “restauro” di giorno.
La gita a Cluny sembrava un'allegra scampagnata in confronto allo schifo contro cui dovette combattere. Dopo tre giorni di pulizie no stop aveva sistemato solo i tavoli. I clienti si lamentavano sporcando il posto che occupavano per “sentirsi di nuovo a loro agio” e non sembrava esserci via d'uscita. Come se non bastasse, dovette compilare e spedire degli inviti agli Ateniesi. Perché sì, era stato proprio Peverell, non accontentandosi di averla mandata in guerra, a richiedere quel nuovo servizio completo. Forse quel lavoraccio sarebbe servito a qualcosa: a quanto pareva, aveva delle spiegazioni da dare, ammorbidendo prima gli animi con qualche bicchiere gratuito. Furbo.

[17 Ottobre, un paio di ore dopo l'alba]

Quella mattina, arresa e stravolta dopo una settimana di lavoro pesante e inconcludente, si era trascinata mal volentieri a Hogsmeade, presentandosi prima del solito. Il Bigboss era già presente e stava occupando l'ingresso agitando la bacchetta con sguardo corrucciato. Non lo aveva mai visto brandire il catalizzatore magico e si domandava chi lo avesse fatto arrabbiare talmente tanto da costringerlo a massacrarlo con l'uso della magia. Rimase nascosta dietro il muro, affacciandosi per sbirciare tra la grossa mole dell'uomo e lo stipite del portone consunto. Sentì qualche borbottio indecifrabile e poi il locale mutò in qualcosa che avrebbe fatto svenire ogni solito frequentatore di quel postaccio: uno stanzone pulito, dall'aria respirabile. I vetri rimanevano oscurati, quelli erano senza speranze e il buio faceva parte del posto. Le candele semi disciolte erano sempre quelle, anche loro erano di casa. La “cristalleria” rifletteva la poca luce che s'insinuava da sopra le spalle dell'uomo. Cose mai viste. Guardò verso l'inquientante insegna per constatare che era davvero nel posto giusto.

Non poteva farlo prima?
Non avresti imparato nulla.
Ah. Cioè... grazie?
Sistema i tavoli ai lati. Poi riposa, arriveranno stasera sul tardi. Se hai bisogno mi trovi.
Dove?

Si era già allontanato senza rispondere. Che diamine. Però era stato gentile, senza di lui non ce l'avrebbe mai fatta. In realtà, quel lavoro l'aveva aiutata a tenersi distratta... chissà se aveva capito che ne aveva bisogno, la storia dell'imparare qualcosa era assurda... impossibile, lui era un brontolone sempre preso a farsi gli affari propri.
Si mise subito all'opera salutando velocemente il collega.

Buonasera Chef.
Cucinare, dopo le 22, una decina di persone. Mi rifiuto, maledetti..

Sospirò mentre l'elfo si esercitava in una solitaria gara di bestemmie ed epiteti sempre peggiori.

[Brace your barile, Ateniesi are coming. Sera del pigiama party ]

Tornò al castello per darsi una ripulita e indossare una felpa vinta dal padre in una di quelle gare di carte collezionabili... sarebbe mai cambiato? Meglio di no, amava quei premi che le dava in custodia per salvarli dalle grinfie distruttive della madre.
Non le rimase che rifarsi viva al locale e attendere la massa. Mentre aspettava, raggiunse la fine del bancone e si mise seduta per terra con la schiena appoggiata a un barile di Burrobirra fresco di ordinazione. Abbassò il cappuccio simile alla visiera di un elmetto e s'appisolò nemmeno si trovasse sul comodo baldacchino del dormitorio. Il disagio, esatto.


❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



Per mantenere la coerenza con l'evento, Versus è ancora la bambina di 11 anni del primo anno. Mi pare fosse 1,50m per il resto non è cambiato molto.
AVVISO: consideratevi serviti, aggiorno tutto quando torno.
Restano valide le indicazioni nel post prima.


Edited by versus zero - 17/8/2015, 20:18
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 6/9/2015, 15:29




A quanto pareva era stata la prima ad arrivare *E io che pensavo di essere in ritardo* ma non ebbe comunque modo di “godersi” quel momento d’intimità col docente, giusto il tempo di rivolgergli il saluto che già, alle sue spalle, poteva udire i passi degli altri invitati alla “festa”.
Poco male, anzi, prima arrivavano tutti, prima potevano andare ovunque dovessero andare, prima Peverell avrebbe dato loro qualche spiegazione e, possibilmente, anche qualche scusa sarebbe stata gradita.
Poteva dire ciò che voleva, che ha sempre avuto tutto sotto controllo, che in caso di necessità qualcuno sarebbe intervenuto, ma alla fine dei conti tutto era stato tranne che un’innocua e allegra scampagnata, certo, li aveva avvisati che avrebbero potuto incontrare qualche ostacolo, ma “qualche” non bastava a quantificare realmente tutto ciò che avevano passato.
Si voltò ad osservare i nuovi arrivati
*No, fate sul serio? Come diamine vi siete conciati?* e a stento trattenne una risata, al suo posto giusto un mezzo sorriso, non voleva passare per quella antipatica e, a dirla tutta, probabilmente era lei quella più fuori tema, ma poco le importava.
Rivolse uno sguardo tra il divertito e il perplesso alla papera, o forse pulcino, non le era ben chiaro, che la stava, giusto in quel momento, salutando
-Buonasera a lei MissQuack- *Salvata in corner è?* in realtà non aveva la più pallida idea del nome della ragazzina, si ricordava vagamente di lei giusto per averla investita nel trambusto francese, ma nulla di più, in ogni caso non ci teneva a far figuracce e così optò per quell’espediente.
Non ebbe invece problemi a riconoscere Elhena e Chris, certo, dopo tutto, la prima lavorava con lei alla Gazzetta, senza contare che condividevano la spilla di Prefetto, mentre la seconda, la seconda l’aveva vista ormai in così tante salse diverse che l’avrebbe riconosciuto ovunque e qualsiasi cosa indossasse.
Le salutò con un cenno del capo, già, c’era da dire che quella sera non era propriamente loquace e ricambiò anche il sorriso della sconosciuta, ringraziandola mentalmente per non averle rivolto la parola o non era sicura di riuscire ad evitare la figuraccia un’altra volta.
Si concentrò poi sul fanciullo che aveva appena salutato il docente e, ora, sembrava rivolgersi a lei
*Dici a me?* ancora un po’ perplessa, ma ormai sicura stesse parlando proprio con lei, si lasciò sfuggire un mezzo sorriso imbarazzato, non aveva la più pallida idea di come replicare, ma certo far scena muta non era tra le opzioni -Io...ehm...grazie- questa volta il sorriso era leggermente più convinto -Piacere mio Camillo...o forse ti chiamerò Yoghi- *Che poi, conoscerà Yoghi? Boh...*
Fortunatamente ci pensò Peverell a togliere tutti, o almeno lei, dall’imbarazzo, finalmente si era deciso a dire qualcosa, certo, nulla di poi così eclatante, ma sembrava fosse realmente giunto il momento di muoversi.
Si mise in marcia dietro il docente, senza nemmeno badare ai mantelli e agli stivali
*E’ ottobre, mica gennaio* poi, però, ripensò a come si erano conciati gli altri *Vabbè, forse a loro servono* in ogni caso proseguì in silenzio, giungendo finalmente al Testa di Porco *Solo a lui poteva venire in mente di organizzare una festa di studenti qui*
Alzò gli occhi al cielo, domandandosi ancora chi gliel’avesse fatto fare di prender parte a quella buffonata, ma ormai era tardi, tanto valeva entrare e vedere se da quella serata se ne poteva ricavare qualcosa di buono.
Si pulì le scarpe sullo zerbino prima di varcare la soglia
*Arya, per entrare qui ti pulisci le scarpe?* ma, contro ogni previsione, alla fine, il locale si rivelò più splendente del previsto *Spero che chi ha tirato a lucido sto posto abbia avuto un aumento*
Tanto per cambiare, com’era solita fare in quelle occasioni mondane, cercò un tavolo che fosse abbastanza in disparte e abbastanza nascosto, fortunatamente, quel locale, sembrava prestarsi perfettamente alle sue esigenze, la scarsa illuminazione e la disposizione, le permettevano di avere l’imbarazzo della scelta.
Prese dunque posto, aspettando che il trambusto iniziale passasse e tenendo, ovviamente, il docente sotto controllo, aspettava qualcosa da lui e non l’avrebbe perso di vista.

 
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view post Posted on 6/9/2015, 21:41
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


Venerdì 16 Ottobre; pomeriggio inoltrato; un appartamento nel centro di Londra.

«IO NON CI VADO!!!!!!!!!!!!».
Il povero gufo reale, reo dell'aver semplicemente recapitato una busta sigillata alla legittima destinataria (e ancora lasciato a digiuno di adeguata ricompensa, tra l'altro), a sentire quell'urlo, arruffò prontamente le piume in quella che era la sua istintiva reazione di difesa. Decisamente, non si sarebbe aspettato lo spettacolo di una giovane e aggraziata donna nel fiore degli anni che gettava brutalmente in terra la preziosa pegamena e, dopo averci saltato sopra almeno una dozzina di volte, la appallottolava lanciandola in un punto non ben precisato della stanza, per poi fissarlo negli occhi e iniziare ad inveire come un'ossessa.
Evidentemente doveva aver subito un qualche tipo di shock. O forse era così di suo. Ma insomma, lui che altro poteva fare? Mica se l'era scelta lui, la lettera. E meno che mai si era scelto la destinataria.

«NO, non ci vado, e sai perché?!? Perché l'ultima volta che ho accettato di seguire quel Magonò in gonnella, sono finita tra le affettuose braccia di un minotauro di piombo, lanciata in aria per sessanta metri di loggiato, dato che un kelpie, un troll, una distesa di sterco e un gatto infuocato non erano bastati!!!!! Quindi, NO!!!!!! Assolutamente, irrevocabilmente, definitivamente, tassativamente NO!!!!!!!!!!».
Probabilmente la maganò era lei, pensava il povero gufo, a vedere quel dito indice che si agitava isterico e sentenzioso davanti al suo becco. Non osava morderlo. Voleva ancora avercelo, un becco, prima di tornare alla guferia. Si limitò a spiegare le ali, a metà tra il desolato e l'impaurito, aspettando la sua fine.
Invece, la magan---- la giovane donzella girò sui tacchi, imprecando peggio di un folletto rimasto chiuso dentro una camera blindata. L'animale, incerto, iniziò timidamente a sgonfiare le penne. Forse non era il caso di vedere se il pericolo era passato, dopotutto il suo dovere l'aveva fatto. Si alzò in volo verso la finestra aperta, e, molto felicemente, scomparve come un bolide nel cielo di Londra.


*E adesso dove se ne è andato?!*.
La ragazza ripose sul tavolino a fianco il barattolo di biscotti. *Tornato indietro. Bah. Tale gufo tale padrone, non si resta mai fino alla fine*. Si avviò verso la poltrona, iniziando a smangiucchiare il biscotto che aveva estratto, mentre il suo sguardo eufemisticamente truce inquadrava l'angolino della stanza dove si nascondeva la pergamena appallottolata.
*Senti, non è affatto da biasimare, come prima reazione. Eccheccavolo*.
Mica per niente, aveva reagito così. Insomma, il salto in lungo non era decisamente il suo sport preferito, e pure il Volo non le andava particolarmente a genio. Si sarebbe potuto dire che si era aggiornata sulle ultime tecniche sportive, *ma di certo c'erano maniere meno pericolose, e detto da una che ha visto decine di grifoni incazzati, è tutto un programma*.
Era passata una settimana dall'idilliaca scampagnata con gli Ateniesi. Lei, l'Infermeria, però, l'aveva lasciata solo tre giorni prima. Un male da non crederci, a lasciare che tutte quelle costole si risistemassero, per non parlare del fatto che, qua e là, il segno di qualche livido era ancora visibile. *Pezzata. Manco fossi una mucca, Merlino ballerino. Al prossimo falò di quella sua fenice do fuoco anche a lui, così gli restituisco il favore*.
Si accasciò sulla poltrona, continuando a fissare la pergamena appallottolata vicino al mobiletto dell'angolo, mentre ricordi sparpagliati di quella tranquilla gitarella iniziavano a riempirle la testa. Missione apparentemente facile che poi si era rivelata un vero macello, ma al di là di questo, doveva riconoscere che quella apparente banalità incuriosiva, e non poco. In effetti, durante la missione, pressoché in ogni istante aveva cercato di mantenersi vigile e attenta, cercando di svolgere il ruolo che le era stato assegnato - scorta -, ma si rese conto che non si era mai davvero fermata a riflettere sul significato e sulle implicazioni di ciò che avevano dovuto portare a termine.
*Ahi ahi. Quel suono era la tua curiosità bronzo-blu, miss Voletto Cluny Edition*.
Sospirò portando lo sguardo verso la finestra, per poi riportarlo sulla pallina. Esitò. Cosa c'era scritto sull'invito?...
«Oh, per Morgana, e va bene!». Si alzò decisa, scattando verso la pallina e riaprendola, leggendo fra le impronte dei suoi stivaletti. Tra le infinite righe tipiche di quel manigoldo, recepì le informazioni essenziali: 17 Ottobre, ore 22:30, Hogsmeade, Testa di Porco. *Andata*.


Soir de les follies, Hog's Head

Il secco "pop" di una smaterializzazione echeggiò per qualche istante nella viuzza dove la ragazza era comparsa. Viaggetto piuttosto scomodo, stavolta, pensò, mentre si portava una mano allo stomaco in un'inaspettata sensazione di nausea. *Materializzazione... o prospettiva di rivedere Peverell?*. Ai posteri l'ardua sentenza.
Si diresse senza indugio verso il locale, malfamato come solo i pub di ubriaconi e di teppisti di passaggio possono essere. Quant'era che non ci rimetteva piede? Qualche anno, come minimo, fortunatamente i tempi delle corse clandestine sugli ippogrifi erano piuttosto lontani e gli "allibratori diversamente legali" ora preferivano ambienti più anonimi. Si portò le mani al cinturone, dove a destra era appuntato il suo distintivo, seminascosto, e a sinistra si estendeva una fondina per coltelli. Piena.
*Spero che non mi costringa ad usarlo come bersaglio*.
Si riaggiustò i risvolti della lunga camicia maschile (pareva più un pigiama che una camicia, ma se non altro era comoda), e si slacciò l'alamaro della sua pesante mantella nera. Cominciava già ad avere caldo, e non era un buon segno. Raggiunse in pochi minuti il pesante ingresso, spinse la porta e si tuffò in quella follia totale.
*Ultima come al solito, Goodheart. Sarà un segno pure questo?!*. Si tolse lesta il mantello, osservando il gruppo che occupava la stanza, e soffermandosi su una curiosa ragazzina vestita da... *papera?!*. La riconobbe, era una delle due piccole che aveva protetto dal tranello del diavolo. *Accidenti, non male!*, pensò, sorridendo leggermente. Si voltò in giro, stupefatta nel vedere quel locale solitamente sciatto e lurido, ora tirato a lucido - *beh, nei limiti del concepibile*. Addobbato a tema, nessun particolare lasciato al caso. Si concentrò sulle candele, dapprima sorpresa, e gradualmente sempre più esterrefatta. *Le candele... a forma di Kelpie... e...* sì. Quella era proprio a forma di gatto.
*Eh no eh. Pure le candele, no!*. Trovò Peverell e lo fulminò istantaneamente con lo sguardo, mentre dalle sue labbra usciva un insolitamente cortese e generico «Buonasera», accompagnato dall'insospettabile indifferente gesto del lisciarsi la camicia. Senza proferire altro, la giovane, non visibilmente arrabbiata ma comunque smaniosa di verificare la validità di ogni spiegazione - e di farlo in fretta, optò per l'ascoltare da una posizione defilata, decisa a restare il più lontano possibile da Peverell, e fiduciosa nel suo ancora giovane udito. Rapidamente, fece sfrecciare lo sguardo intorno ai tavoli, adocchiandone uno perfetto... che però aveva già un'ospite.
Socchiuse le palpebre, sfogliando il suo archivio mentale e ritrovando il viso della giovane studentessa.
*Quella che se la intendeva con quegli strani lupi*. Non era rimasta nel gruppo con loro; era finita nell'orto (per sua fortuna evitando quella distesa di concime naturale), ma quando la colonna si era riunita, Leia aveva notato che nemmeno la ragazza era piazzata un fiorellino. *L'ultimo scontro, poi, ha fatto male un po' a tutti*. E anche ora, la ragazza aveva preso le distanze da tutto il gruppo. *Forse vuole star lontano da tutti, in generale. Non dovresti interessartene, Goodheart*. E invece... Ma sì, perché no? Ascoltare una spiegazione da sola oppure in compagnia non faceva differenza, l'importante era star lontano da Peverell.
Si avviò dunque verso il tavolo, fermandosi di fronte ad esso, alla destra della ragazza. Incrociò le braccia al petto, rilassata, e contemporaneamente accennò un sorriso calmo.
«Pensavo di essere l'unica completamente refrattaria a una distanza da Peverell minore di quattro metri» esordì, con tono leggermente spiritoso, ma comunque a voce non troppo alta. «Forse potrei anche non ucciderlo, se c'è qualcuno a frenarmi».



Dunque, all'epoca, Leia non è ancora una docente, ma una semplice Auror. Unica precisazione; per il resto niente da segnalare ^_^

Edited by Aquileia Goodheart - 6/9/2015, 23:07
 
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view post Posted on 12/9/2015, 11:37
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Era destinata ad andare così.
Così sarebbe sicuramente andata.
Lesti come ombre, inseguiti da un chiacchiericcio insistente, spintosi incredibilmente lontano, per un sinistro scherzo della notte, la Colonna, in un nuovo inedito strambo ordinario formato, era tornata a proseguire avanti, verso una nuova inedita Storia. In realtà era tutto incredibilmente banale, quasi scontato, proseguivano per il Parco, al chiaro di una Luna che si dimostrava sempre più incredibilmente sfuggente, seguendo la traccia infuocata, di un cielo nero, quasi ferito da quell'angelica figura. Sì, ecco, l'erba era sempre erba, ma nella notte sembravano emergere cupi Troll, e truci Kelpie pronti a dare nuovamente battaglia. Gagliardi, fulgidi, temibili nelle loro forme essenziali, ora lungilinee, ora tozze e squadrate. Eppure, ogni volta, si mostravano infine nella loro vera natura. Un solitario albero, qualche cespuglio. I cancelli del parco si aprirono, lasciandoli transitare verso il Porco, la nuova meta designata. Là erano diretti, in quella stramba veste di rimpatriata. Avevano un programma? Era davvero mai esistito? Era solo tutta una questione d'improvvisazione? Eppure, qualcuno li stava aspettando. Appariva il paesello, scivolavano lungo le strade deserte, senza bisogno di addentrarsi nelle viuzze più strette, verso il centro. Il Porco si teneva ai margini dell'insediamento, scorbutico come indole, solitario come il suo proprietario d'un tempo, insofferente alle folle, ed ai festeggiamenti. Erano arrivati? Dov'era quel dannato posto? Iniziava a far fresco? Il Pijama era stata davvero la scelta più azzeccata?
Un'ultima svolta, a destra, risoluta quanto risolutiva, ed ecco la stamberga emergere dalla notte. Era lì, erano arrivati. Fioche luci filtravano dalle finestre, certo, non pulite, ma... diverse, quasi insolite? E la banda che attaccava, un cupo ululato che usciva soffocato dal locale. Erano arrivati, ma quanto sarebbe stato saggio entrare?
Il battere ritmico del bastone cessò, mentre la lunga coda andava compattandosi, ed un gesto vago li invitava ad entrare, nella Tana del Porco? Man mano che entravano, e la coda si riduceva, il vociare andava crescendo. Rimase ultimo infine, lì fuori. Quasi restio ad imbarcarsi un'altra volta, ma risoluto, si richiuse infine la porta alle spalle. Erano lì. Un locale radicalmente mutato, come da istruzioni. Tutto perfetto, per iniziare. Non male? Sì, ecco, le feste erano già abbastanza insopportabili di loro. Abbandonò il lungo mantello sulla prima sedia disponibile, addentrandosi tra la folla in una lunga vestaglia lilla. Farsi forza, per iniziare?


Prenderò una Palla di Fuoco!
Ed un tavolo tranquillo, sì.


La sua attenzione ricadde quasi immediatamente sul centro della stanza, un tavolino comodino, spazio intorno, un Kelpie sulla candela a montare la guardia. Era il posto perfetto? Mentre si lasciava ricadere sulla sedia, un "buonasera" faceva capolino, da lontano, indietro, la porta? Attendevano altri? Possibile, quasi probabile. Sarebbe stato ben peggio esserseli scordati per strada, ecco, sì. Ma non era un cane pastore, santi Numi. Un minimo di quel qualcosa dovevano pur averlo, o no? Minerva, defilata, e sonnecchiosa, aveva trovato il suo trespolo. Tutto era pronto? Ah già! Mancava qualcosa?

Sì sì, buonasera!
In fondo, è sempre un piacere.

 
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versus zero
view post Posted on 12/9/2015, 13:13






11 Anni - Studentessa I Anno - Scheda () - Outfit
Un lamento di troll e una risata fanciullesca, qualcosa di strano da udire in mezzo a un bosco. Il suo randello aveva appena abbattuto un mostro alto il doppio di lei, che in quel momento giaceva ai suoi piedi, anzi sotto il suo anfibio splendente.
*Tiè schifoso!*
Ecco che arrivavano gli zombie, ma lei sapeva cosa fare: fucile con proiettili benedetti!
Sangue e schifo dappertutto, era davvero gasata.
Sì, bello, però ora svegliati.
Qualcuno la strappò da quel meraviglioso sonno da maga onnipotente in netto contrasto col pessimo umore nella vita reale. Che clienti senza cuore, nemmeno un minimo di riguardo per chi dorme sul posto di lavoro.
Aprì un occhio alla volta, con calma, i rumori le arrivavano ancora ovattati e ci mise qualche secondo per mettere a fuoco il locale e capire dove aveva preso sonno.
Da quella posizione vedeva solo il pavimento e il retro del bancone.
Si strofinò gli occhi rialzandosi come un’armatura di stoffa mossa da qualche filo invisibile, ciondolando per poi stiracchiarsi.
Che aveva davanti alla faccia? Ah! Il cappuccio/calotta della felpa/armatura, giusto.
Aveva avuto una bella idea, nessuno avrebbe visto il suo volto assonnato e magari lo scambiavano per qualcosa offerto dal locale, uno spettacolo scadente degno del Testa di Porco: fin troppo!

Benvenuyaaaawn.
Finisci di sbadigliare e riprenditi, su! Il benvenuto era andato a quel paese ma tanto sembravano tutti voler prendere posto in angoli diversi fregandosene di annunciarsi o altro, un ottimo inizio non c’era che dire. Mancava qualcuno o sbagliava? Magari erano nascosti sotto i tavoli o erano in arrivo. Chi se ne fregava? Con piacere notò la maestosa fenice a cui doveva la vita, l’Auror per cui stravedeva e Parla-coi-lupi.
Ricevuto Signore, chi altro vuole ordinare? Suvvia offre il professore! Il menù è leggermente cambiato, per questa sera, quello nuovo era nell’invito.
Defilò così domande o altro, servendo il docente con una Palla di Fuoco. No, anche se si era svegliata male, non aveva ricevuto poteri da chissà quale divinità giusto per colpire l’uomo con un incanto degno di Merlino. Gli portò un semplice Whisky Incendiario in un corno tirato a lucido. Cos’era in realtà quel contenitore? Era davvero pulito o era tutto merito di Silente (non quello figo, l’altro)? Shhh, meglio non sapere.

❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



Peverell
1 Prenotazione locale (1 giorno): 2 Galeoni
1 Pulizia locale: 1 Galeone
1 Whisky Incendiario: 5 Falci
BUAHAHAH FINALMENTE. Veloce e indolore, meglio di Pic.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 5/10/2015, 15:40




Una volta preso posto, si guardò meglio intorno, confermando l’idea che chiunque avesse sistemato quella catapecchia doveva aver faticato non poco per renderla quasi ospitale e in quel momento le sorse spontanea una domanda: dove diamine era finito il personale? Come funzionava? Dovevano arrangiarsi? In realtà l’idea non le pareva proprio così assurda, dopotutto, era pur sempre qualcosa di organizzato da Peverell.
Le risposte alle sue domande non tardarono comunque ad arrivare, piovvero quasi dal cielo, anzi, per la precisione, sbucarono da sotto il bancone mentre il docente si accingeva a chiudersi la porta alle spalle.

*Allora c’è qualcuno* certo, ancora bisognava stabilire quanto di rassicurante potesse esserci, ma confidava nel fatto che Peverell non riservasse loro altri tiri mancini, doveva essere una serata tranquilla no? Sarebbe stato auspicabile per tutti che restasse tale.
Sentì nuovamente la porta aprirsi e richiudersi e, involontariamente, come un riflesso incondizionato, voltò lentamente il capo in direzione del nuovo arrivato, si trattava della giovane auror che, per non si sa ancora quale masochistica ragione, aveva scelto di accompagnarli in quell’avventura
*Lei sì che è stata sbattocchiata per bene* ma non si soffermò più di tanto sulla sua figura, si era infatti appena avvicinata al docente e, lungi da lei sembrare troppo interessata a ciò che l’uomo faceva.
Dopo qualche minuto, mentre osserveva gli addobbi alla sua sinistra, sentì alcuni passi avvicinarsi dal lato opposto, per fermarsi giusto poco distante da lei, non si voltò, almeno non subito, magari era solo qualcuno di passaggio che presto avrebbe trovato un tavolo libero, ma poteva indistintamente percepire la sua presenza.
Appurato ormai che, chiunque fosse, non sembrava intenzionato ad allontanarsi, decise che, forse, almeno per educazione, sarebbe stato carino regalargli un po’ d’attenzione, si girò quindi senza troppo entusiasmo, sollevando lentamente lo sguardo fino ad incrociare il viso della figura, era nuovamente la giovane auror.

*Che ho fatto? Giuro che non ricordo di averti fatto qualche torto* con un’espressione un po’ perplessa ricambiò il sorriso, anche se il suo doveva apparire un po’ più forzato, ma, dopo la prima osservazione della ragazza, pur non cancellandosi la perplessità dal viso, ancora non aveva ben capito cosa ci facesse lì, il sorriso si fece invece più convincente, accompagnato anche da un cenno di diniego col capo per lasciarle intendere che no non era l’unica

-Meglio mantenere una certa distanza di sicurezza, anche se non sono ancora convinta se sia meglio per lui o per noi-

Pronunciò quelle parole in modo che suonassero meno serie di quanto in realtà non fossero, ma il nuovo intervento della ragazza le permise di capire che non era l’unica a pensarla così, anzi, lei sembrava ancora più sul piede di guerra.

-Allora credo sia il caso di ordinare qualcosa di forte, al momento potrei scegliere di darle man forte invece che frenarla-

*Ma non volevi startene per conto tuo? L’hai appena invitata a sedersi? No, non è vero. Sì che è vero. Vabbè, al diavolo, se non tira fuori un Troll dalla tasca può anche restare*
Provvidenzialmente, in quel momento, furono raggiunte dalla voce del Camerier Incappucciato, decisamente doveva essere una fanciulla a quel punto, che, altrettanto provvidenzialmente, ricordava loro che il generoso signor Peverell avrebbe offerto da bere *Na cosa giusta la fa allora*



OT: Per ordinare aspetto la risposta di Leia, credo ordinerà lei per entrambe.
 
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view post Posted on 6/10/2015, 15:01
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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oRGOEtz


«Il maggiore problema sarebbe quello di vedere le mutande di Peverell quando e se verrà coinvolto in una battaglia di cuscini!» Aveva detto a Camillo mentre ancora erano in Sala Comune, mantenendo un alone di mistero. Vista la maniera con cui Peverell si era palesato accanto a De Molay solo una settimana prima, Eloise si immaginava che molti degli Ateniesi non fossero propriamente gioiosi di avere a che fare con il professore di Storia. E se mai avessero partecipato, avrebbero cercato di fare tutto pur di poter esercitare una minima vendetta nei confronti del professore: la battaglia di cuscini era la scusa buona, ed oltretutto era a tema.
Presto si erano messi in cammino verso la meta, ancora una volta a brancolare nel buio inseguendo la loro guida. Erano un gruppo molto più scarno del previsto ed Eloise iniziò a preoccuparsi che gli assenti avessero deciso di non presentarsi. Se davvero fosse accaduto, le sarebbe dispiaciuto per Ophelia e Camillo, che aveva smosso dal tepore della Sala Comune per una serata che magari avrebbero trovato noiosa. Certo, la sua amica dagli occhi blu sembrava entusiasta all’idea di poter uscire dalla Sala Comune in pigiama, ma quattro gatti alla Testa di Porco, insieme a un professore di Hogwarts, non sarebbe stato il massimo dell’emozione.
Per fortuna qualche altro individuo si era ancora unito a loro: Elhena, a cui la rossa aveva dedicato un sorrisone, e un ragazzino dalla pelle diafana e i capelli chiarissimi, che non aveva mai visto prima di allora.

«Mamma Oca e tutti gli anatroccoli della truppa!» Disse alla sua Prefetta quando aveva raggiunto il gruppo, mentre muoveva la sua nuova mano palmata. Si stava rivelando tutto molto più complicato del previsto, con quel peculiare travestimento che aveva scelto.

Ryu2aO9


Camminando alla volta della Testa di Porco, Eloise però ringraziava di essere coperta da quell’ammasso di peli: non sentiva freddo e non temeva nulla. Purtroppo, una volta arrivata al locale, prevedeva di crepare di caldo.
Presto le luci di Hogsmeade iniziarono a fare capolino nel buio paesaggio. Era la prima volta che metteva piede nel paesino leggendario, e di tutte le volte in cui si era immaginava come sarebbe stato andarci, l’ultima delle sue proiezioni la vedeva camminare nella notte, indossando un pigiama da papera e inseguendo un anziano professore. Ma andava bene così, accettando gli scherzi e le imprevedibilità della vita.
Peverell li condusse per breve tempo nel dedalo di vicoli, finché non si trovarono davanti a dei vetri dietro cui spuntava una luce intensa e calda. Se le fosse capitato di vedere la Testa di Porco prima di quella sera, probabilmente sarebbe svenuta dalla sorpresa di vedere che le finestre non erano macchiate, opache e sporche, ma purtroppo Eloise non aveva avuto l’occasione di godere di tale novità. Varcando la soglia, dopo aver superato il professore, fu investita da un piacevole tepore, che le riscaldò la punta del naso e delle dita.
Il suo sguardo vagò nell’ambiente circostante, mentre un campanello di gioia l’avvisava dell’emozione del trovarsi per la prima volta nella vita in un vero e proprio pub. Ai lati della sala vide, ad accoglierli, degli stendardi che rappresentavano lo stemma della Scuola di Atene: era bello appartenere a qualcosa, aver preso parte a un’avventura speciale, benché le sue ossa e i suoi muscoli ne risentissero ancora.
Vide Vers che vagava per il locale: lei non poteva mancare, essendo la garzona del locale, ed Eloise fu felice di constatare che, nonostante le ferite e le difficoltà dei giorni passati, stava bene. Le si avvicinò e le batté una mano impigiamata sulla testa, con affetto.

«Ma che bella felpa che hai! Fai attenzione che rischiamo di lanciarti un Fumos perché sembri proprio un armigero!» Le disse, ancora una volta con un gran sorriso che si distendeva sulle sue labbra. Si voltò indietro, per verificare che i suoi invitati fossero entrati, e poi fece loro cenno di andare a vedere il menu.
Nell’avvicinarsi, si stupì di quanto i nomi delle bevande assomigliassero a quelle cose che avevano vissuto durante la loro avventura. Dopo un primo attimo di sorpresa, si disse che dovevano averli chiamati così apposta per loro, e che solitamente dovevano essere diversi.

«Io vorrei una mazzata sorprendente! Ahah….» Disse a voce alta, rivolta a Vers, ridendo.«No, no, scherzo, mi piaceva solo come suonava nella frase… Vorrei un Ringhio di Barghest e un sssssserpentese!» Si corresse, evidenziando la s più che poteva. Sì, decisamente avrebbe potuto avere senso vincere le gare di rutti.

o u t f i t
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view post Posted on 8/10/2015, 19:01
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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La giovane donna lesse la chiara perplessità disegnata sul volto della ragazzina, e ne fu tutt'altro che sorpresa. La serata era targata Peverell, e le candele ritraevano la Gang del Bosco al completo, sentirsi perplessi era il minimo che si potesse fare. Anzi, c'era da stupirsi che ancora la serata fosse così tranquilla - addirittura quasi anonima - in confronto a ciò che tutti, bene o male, si aspettavano dal Professore. Che non se lo aspettassero veramente? Che non avessero voglia di starlo a sentire (la qual cosa non l'avrebbe sorpresa affatto, vista la temporale temporanea digressione dell'ultimo discorso nell'ufficio di quel barbuto in kilt)? Personalmente optava più per la seconda, anche se non condivideva quella linea di pensiero. Perché diamine, lei una spiegazione la PRETENDEVA, quant'erano vere le scottature che si era beccata e le sue costole rotte.
«Senza alcun dubbio, è meglio per lui» rispose alla ragazza, senza tanti preamboli né peli sulla lingua, portando istintivamente una mano alla fondina e arrivando a toccare il manico del suo coltello, quello dipinto ad arabeschi rossi e blu. Era l'unico abbastanza visibile da sotto alla camicia, gli altri due erano nascosti dalla stoffa, la lama ben foderata dal cuoio protettivo.
«Come è meglio per lui che le sue spiegazioni siano sufficientemente esaurienti e soddisfacenti» continuò, avvicinandosi ancora al tavolo. Osservò la ragazza più attentamente, ripensando ancora al modo in cui, con ben poche difficoltà, si era approcciata a quegli strani lupi che avevano incontrato nel boschetto delle meraviglie. Ripensò a come le era balenata nella mente l'idea che quella giovane, con quello sguardo così enigmatico, avesse un talento particolare, un qualcosa che gli altri forse non avevano, non del tutto, e che le permetteva di stabilire una simile sintonia con degli animali così apparentemente aggressivi. Lei stessa, pur essendo stata una domatrice, si era sentita per un attimo intimorita (forse più dal non sapere esattamente che tipo di bestia si trovasse davanti, che dal non avere i riflessi pronti per affrontarli). *E tu invece te la intendevi. Niente male*.
«Beh, se non altro è un uomo di parola» continuò, rilasciando le braccia lungo il corpo e appoggiandone uno al tavolo, prima di sedersi guardando la giovane con un'espressione un po' sorpresa.
*Qualcosa di forte?! Hai capito, la ragazzina!*.
La guardò con un sorrisetto furbo. «Le scampagnate fanno questo effetto?» iniziò. Non sapeva se era maggiorenne, ma il buon senso le diceva che molto probabilmente non lo era. O meglio, le diceva che non sarebe stata una buona idea assecondare quella richiesta, proprio perché non conosceva la sua età. «Non so se il Professore apprezzerebbe...» Si avvicinò con il capo verso di lei, abbassando il tono della voce. «Ma non so nemmeno se avrebbe il tempo di darmi contro, per stasera». Le strizzò l'occhio, poi riportò il corpo indietro, appoggiandolo allo schienale della seggiola. La guardò dritta negli occhi, e alzò la mano destra, a pugno, estendendo l'indice. «Un giro, ragazza. Uno solo». Le piaceva trasgredire su queste cose, e le piacevano le persone che lo facevano ogni tanto, ma diamine, non poteva di certo rischiare di farla ubriacare.
In quel momento le giunse più o meno distinta - beh, per la verità più o meno assonnata - la voce della giovane garzona. Si voltò nella direzione da cui proveniva il suono, e non ci mise che un attimo a riconoscere la piccola dai capelli corti che era con lei in infermeria. Gran fegato, quella ragazzina, pensò con non solo una punta di ammirazione. No, non era da tutti gettarsi nella mischia di una lotta contro troll e bestie più che strane, al primo anno di Hogwarts. Quella bimbetta sarebbe di sicuro diventata qualcuno, una volta cresciuta. Si alzò e si avvicinò alla piccola, visibilmente provata probabilmente dai preparativi per la serata, lasciandola prima finire di parlare con la piccola rossa vestita così curiosamente da papera.

«Ciao, piccola» iniziò, quando fu davanti a lei «fammi due bicchieri di Tequila Crucio Crucio, per favore». Guardò Peverell solo per un momento, prima di tornare a fissare la piccola in viso. «Ne ho bisogno per evitare di *falciarlo* dargli addosso ancora prima che inizi a parlare» proseguì, indicando di soppiatto il Professore. «E poi, paga lui, quindi sarà bene rendere onore alla serata».
Una volta ricevute le ordinazioni, avrebbe preso i bicchieri, azzardando un occhiolino alla piccola. «Dì. Forse una sedia è un po' più comoda di un pavimento, per riposare, e al nostro tavolo ce ne sono di libere...» le avrebbe detto, lasciando aperto l'invito, prima di allontanarsi con calma.
«Ecco qui. Unico giro, ricordatelo» avrebbe detto alla giovane, una volta raggiunto il tavolo, porgendole il bicchiere coprendo il gesto con il proprio corpo, prima di sedersi di nuovo. Era forte, la tequila, parecchio. Non l'aveva scelta a caso: contava sul fatto che fosse talmente forte che la giovane non l'avrebbe nemmeno finita. *Magari la psicologia inversa funziona e le faccio passare la voglia di darsi all'alcool*.
La osservava, le sue iridi chiaroscure che scrutavano i suoi movimenti.
Sorseggiò la tequila, percependo il suo fuoco diffondersi lungo tutta la gola. Chiuse un attimo gli occhi. Le piaceva. Già, ci voleva davvero qualcosa di forte.

«Allora, ragazza» iniziò. «Non abbiamo nemmeno fatto le presentazioni. Aquileia Goodheart» proferì, portandosi una mano al petto, per poi posarla subito. Poi sorrise, divertita, per il primo momento in quella serata. «Chi sto rischiando di far ubriacare?».



Leia ordina anche per Arya :shifty:
 
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view post Posted on 10/10/2015, 21:07
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Nonostante la convinzione di essere in mostruoso ritardo, aveva scoperto di non essere la persona più in ritardo di tutti. Chris… Chrisalide, infatti, era arrivata qualche minuto dopo di lei, indossando un costume che sembrava unire la delicatezza di un abito bianco – tutto di Chrisalide, come persona, era bianco – alla forza di una cotta di maglia. L’insieme era particolare. Non in senso negativo. Per Elhena era qualcosa di inaspettato – se si poteva parlare di inaspettato quando, ad una più attenta analisi, non aveva avuto alcuna reale aspettativa sul costume di Chrisalide – ma quel giorno sembrava essere la fiera delle sorprese.
* E speriamo si fermino qui *
In tutta onestà, sarebbe stata oltremodo felice se la festa fosse rimasta quello che era, ovvero, una festa. Non era in vena di sconvolgimenti o disastri. Una parte di lei non era in vena nemmeno di uscire a quell’ora o di festeggiare, ma, insomma, ogni tanto era anche un bene afferrare al volo l’occasione – la scusa – di buttare via i libri e di dedicarsi a qualcosa che facesse respirare il cervello dalle decine di nozioni che ogni santo giorno si trovava costretto ad assorbire. Anche se, essendo Peverell l’organizzatore dell’intera faccenda, la Tassa ci avrebbe pensato bene prima di mettere la mano sul fuoco nell’affermare che l’anziano professore non avrebbe colto l’occasione per distribuire conoscenza.
Comunque, aveva preso uno dei giacconi, infilato un paio degli stivali, che si rivelarono larghi, e aveva seguito il resto della combriccola ad Hogsmeade.
Come gli altri, seguì Peverell fino alla Testa di Porco. Tutto normale. Niente da segnalare.
Elhena non aveva mai visitato la locanda più “malfamata” di Hogsmeade. A onor di cronaca, erano mesi che non visitava proprio Hogsmeade. Niente latte e menta ai Tre Manici. Nessun dolciume da Mielandia. Niente più pomeriggi trascorsi a perdersi davanti alle vetrine.
Comunque Hogsmeade di notte non era brutta. Un po’ nebbiosa, un po’ fredda – anche se qui la colpa andava tutta a lei, che non aveva pensato di indossare qualcosa di più pesante . Del tipo, mettersi almeno un paio di collant di lana sarebbe stato utile – ma tutto sommato piacevole.
Entrata nel pub, fu felice di liberarsi del giaccone e, soprattutto, di quei dannati stivali nei quali i suoi piedi avevano ballato per tutto il tragitto, rischiando di farla inciampare a ogni passo. Non le importava che il pavimento potesse essere sporco, così decise di rimanere a piedi nudi. Massì, facciamo gli alternativi.
Seguendo l’abitudine, si avvicinò a Eloise. “Peccato che mamma oca abbia deciso di dare buca”, disse, alludendo a Horus. Nemmeno Emily si era presentata. Si girò poi verso il ragazzo vestito da orso (?).

“Temo di non conoscere il tuo nome. Ciao, Ophelia!”

Bene, con i saluti doveva essere apposto. Di certo, faticava ancora a vedere nella stessa frase le parole “pigiama Party” e “Peverell”.

“Prendo un … vicolo stretto … e una … uhm… acqua di Mr T”
decise, dopo aver consultato il menù per cinque minuti abbondanti.
* Massì, per una volta buttiamoci sugli alcolici *

 
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view post Posted on 11/10/2015, 12:12
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Una serata tranquilla.
La credibilità insita in quell'attributo aveva certamente goduto di un momentum migliore.
Per quanto il tutto fosse soggetto a modificazioni, oscillazioni di mercato, la domanda, e l'offerta.
Quanto doveva essere vera una così semplice, e banale promessa?
Eppure, per quanto sembrasse strano, era vero.
Al netto del coro, e delle candele, l'avventura sarebbe stata sopravvivere al menù. Certo, non uno scherzo, ma quanto a sfide era indubbiamente certo si fossero corsi rischi di maggior caratura in quasi qualunque altro momento di bagatelle meno convenzionali. Eppure, quella stramba forma di irriconoscenza sembrava doversi puntualmente appalesare ad ogni alito di vento. La cara e vecchia protesta, che tornava sulle ali delle nuova stagione. Si gonfiava, sospinta avanti, in gran pompa si insediava, quasi aspettando il suo momento di gloria, che puntualmente scoloriva. Erano stati avvertiti, e sorvegliati. Il resto, era Storia. Dov'era il grande Bardo? Scappato, fuggito, evaso, latitante, lestofante, brigante, recluso? Certo, qualcuno aveva ben pensato di non presentarsi, non erano tutti. Quanto sarebbe stato indispensabile? In fondo, cos'avevano in programma? Tutto, e nulla.
Non una gran novità, in fondo. Era sempre stato quello il piatto forte, tutto e nulla. Una parola che era tutto, pur essendo allo stesso tempo nulla. Un nulla, una virgola, un segno, che prendevano ed acquisivano improvvisamente significato, divenivano tutto, scollandosi dal significante, Dei in terra, Numi d'inaudita potenza, che poi altrettanto improvvisamente tornavano a sciogliersi, a squagliarsi, come neve al sole, cedendo il passo ad altro. Era tutto lì? Non c'era altro? Nulla di più, nulla di meno? Cosa ne sarebbe stato? E Minerva? Il loro giudice aveva accettato l'invito, era lì, pur non essendoci. Quanto era stata determinante? E quanto no?
Quanto potevano essere centrali, e sostanziali delle domande?
Quanto lo sarebbero state le risposte?
Esistevano davvero?
Le avevano già trovate?
O non esistevano affatto?
Aspettavano Godot, cercando il Tempo perduto?
Ed il Salvatore li avrebbe davvero salvati?
Aspettavano un Pescatore?
Come avrebbe potuto?
E chi era?
Era?


Ottimo Signori, ben trovati.
Voglio sperare che almeno qualcuno di voi abbia imparato qualcosa, nel recente, almeno secondo certi versi, passato. Mi sono giunte delle voci, alcune anche assai spassose, ma se dovessimo davvero credere a tutto, non si finirebbe più con lo stupirci. Quindi, la situazione meno formale che si possa concepire, nel luogo più impensabile, per l'attività meno prevedibile. Evidentemente in previsione di quanto il futuro passato ci riservi. Ma, c'è sempre un ma, come anche il meno dimentico degli Ateniesi rammenterà, i nostri sentieri nel più recente Passato hanno seguito tracce divergenti, non è detto che i punti di vista delle diverse Storie coincidano, da qui a formarsi un'opinione vera ne corre. Ciò detto, la prima domanda: avete domande? Di cui ovviamente riteniate verosimile abbia delle risposte, che possano piacere, e magari meno. E di cui valga davvero la pena discorrere, del resto è andato tutto piuttosto bene, no?


Certo, se ne sarebbe anche potuto discutere su quanto e come fosse andato.
Ma restava un punto nodale, come da programma: niente morti, niente dispersi.
Si era impegnato in quello, anche con i Consiglieri, ed in effetti aveva vinto.
Prese il corno, concedendosi un sorso di ambrato liquido scozzese.
Già, perchè era scozzese a sua volta. Forse un po' strambo.
Ma pur sempre un orgoglioso scozzese. Un altro mondo.
Edimburgo ed il suo fascino, non così distante.
Eppure radicalmente inarrivabile, restava.
Ed il resto? Ah sì, le Highlands, Glamis.
Il caminetto, il The, i libri, il Whisky.
E quanto era stato, il Passato.
Non sarebbe potuta finire.
Il Passato era così.
Per definizione.
Passato.
Storia.
Eppure tutto tornava a condensarsi in quell'unica piccola, solitaria domanda. Buttata lì con naturalezza, il file rouge che li accompagnava dalla notte dei tempi. Le domande. E le loro potenziali, impensabili, incredibili risposte. Se non ve ne fossero state, il tutto si sarebbe risolto incredibilmente agilmente. Eppure, era davvero possibile che fossero giunti infine alla fine della Storia? Le domande erano finite, la propulsione esaurita, il vento placato. Il veliero rallentava, vinto dall'attrito, planava dolcemente, prima ancora che qualcuno se ne rendesse davvero conto, ecco, che erano fermi. Come avrebbero fatto a rimettere in moto la macchina? Era possibile? Lo sarebbe stato? Con le domande, che fine aveva fatto la speranza? Era volata via, fagocitata dal razionalismo aritmetico? Era il walrasiano sistema che tornava infine a vendircarsi delle loro fragili e vane speranze? Aveva vinto? Esisteva davvero quell'ultima spiaggia, prima della fine del Mondo, confine tra il tutto, ed il nulla. Luogo catartico, di purificazione, ove sciogliere gli ultimi dubbi, prima del grande salto in avanti? Lo era davvero? O era altro? Quanto apparenza e realtà erano contate, e quanto avrebbero continuato a farlo?
Come scoprirlo?
Era possibile?
Lo sguardo vagava per la taverna, indugiando ora su un volto, ora su un altro.
Il riflesso argenteo dei delicati occhiali, nella penombra gettata dalla candela.
Il Kelpie che si burlava di loro, nelle sue forme elementali, e naturali.
Irriverente, astuto, saggio e spregiudicato. Temerario, ma esperto.
Chi aveva la risposta? Chi aveva la domanda? Dov'era finita?
Chi era la chiave di tutto?
C'era?

 
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versus zero
view post Posted on 11/10/2015, 17:04






11 Anni - Studentessa I Anno - Scheda () - Outfit
La serata non sembrava procedere bene. Non che si aspettasse chissà cosa ma… avevano combattuto insieme, chi più chi meno, erano così menefreghisti? Erano arrabbiati col docente? Quello lo avrebbe capito ma… non erano curiosi di sapere perché si erano fatti ridurre così? Che già sapessero?
I suoi pensieri furono interrotti da una pacca sulla testa che la fece sussultare leggermente. Era appena entrata in scena Eloise, con un abito di un colore acceso, che ben rifletteva le fiammelle delle candele. Guardandola da dietro la calotta-cappuccio, mise piano piano a fuoco quello che era un pigiama intero con le fattezze di una papera, o erano le luci scarse a giocare brutti scherzi?
I suoi pensieri tornarono indietro di qualche giorno e qualche ora. L’attacco della papera indemoniata! Come scordarlo, la scena più scioccante e quasi più dolorosa di quella notte. Tralasciando il Tranello e il Minotauro. E il recint- oh, al diavolo il recinto!
Quel ricordo non la fece precipitare nel malumore ma, al contrario, provocò in lei una risata divertita, grazie al contrasto con ciò che aveva davanti agli occhi. Voleva anche lei un pigiama così, magari a forma di drago!
Arrossì leggermente a quei complimenti, riprendendo una postura più eretta, quasi fiera, dando un colpetto con indice e medio uniti al becco di stoffa.

“Benvenuta! Questo costume è geniale invece! Non avrai intenzione di mitragliarci di ghiaccio?”
Parlarne con lei non era come pensarci da sola, sentiva che il discorso era molto più leggero, riusciva anche a scherzarci su. Che l’altra avesse la capacità di rendere tutto divertente? O era solo felice che si fosse presentata? Improvvisamente sentì la voglia di discutere della gita. Lei poteva capirla, non era una “adulta” o una con anni di esperienza in più. Perché non l’aveva cercata quella settimana? Un angolo del suo cervello l’aveva quasi convinta a farlo, ma la vergogna e la tristezza le avevano giocato brutti scherzi.
Annuì tranquillamente all’ordinazione, non era un problema servirle quella roba, non aveva nemmeno capito che era uno scherzo, finché l’altra non lo ammise.

“Ow… ehm… sicura? Io…”
*Lo sa che c’è dentro?*
“A me sembra buono però, ecco…”
*Non le farà male?*

Già nelle cucine si sentiva uno spadellare confuso, unito a qualche imprecazione in una lingua a lei sconosciuta ma intuibile dal tono.
Alzò un dito a mezz’aria come per chiedere di aspettare un momento, dirigendosi velocemente verso l’entrata delle cucine.

“Psss! Chef! Pssss!”
“LEVATI! STO CREANDO!”
“Shhh, non urli! Volevo chiedere… la bava… può metterla di un serpente non velenoso?”
“QUANTE PRETESE!”
“La prego!”
“Va bene… solo perché sei un’umana quasi, lontanamente, decente.”

Aveva sussurrato il tutto, certa che, con quelle orecchie, la creatura riusciva sempre a sentirla. Usare le parole “Chef” e dargli del lei erano dei trucchi che aveva imparato quasi subito; spesso funzionavano, anche se a volte doveva star attenta alle mannaie che volavano fuori dalla porta. Sospirò di sollievo, avvicinandosi di nuovo alla giovane.
“Arriva subito!”
Esclamò mentre si apprestava a servire la bevanda. Proprio in quel momento arrivò l’Auror, chiamandola in un modo che la fece andare in blackout. Il “signorina” la faceva ridere, il “piccoletta”, detto con scherno, la faceva arrabbiare. Quel nomignolo, detto con tranquillità, la fece avvampare. In quel momento non era grata, ma quasi riconoscente verso quella specie di maschera che evitava di palesare le sue espressioni o il suo rossore.
Annuì, dimenticandosi perfino che i nomi per quella serata erano cambiati. Le sfuggì anche l’ordine con cui servire, dando subito le due Tequila alla donna e poi l’Idromele alla Tassorosso.

“Ecco a voi, queste sono due Sofferenza. Uh, sì, arrivo subito, cioè quando ho servito tutti!”
Un tono un po’ alto, nervoso. Era felice, quasi onorata, di esser stata invitata da una adulta di quel calibro (non aveva ben capito il ruolo ma per lei era “forte” e ciò bastava) a un tavolo occupato da persone più grandi. Era curiosa e aveva già delle domande da farle. Nemmeno aveva fatto caso alla battuta su Peverell o alla frecciatina sul suo riposino. Forse era necessario un riavvio del sistema.
Si riprese, ricordandosi di dov’era e dei suoi compiti: chiacchierare con Eloise.
“Scusami, mi son confusa con le ordinazioni.”
Un colpetto di tosse finta per riprendersi dai mille pensieri e poi tornò a parlare, servendo quel drink magico. Finalmente qualcuno che osava provare le novità!
“Che ne dici di andare con l’Auror e Parla-Coi-Lupi? C’è un tavolo lì accanto. Io mi prendo un Fango speciale. A proposito, col Ringhio ruggirai davvero!”
*Non è proprio un ruggito ma… ci sarà da divertirsi.*
Mentre porgeva l’Hamburgher alla legittima proprietaria e si versava da bere quella roba che era sempre stata curiosa di assaggiare, fece il suo ingresso una bionda dai modi cortesi. Ci mise un po’ a riconoscerla. Allora parlava normale! Probabilmente non aveva capito quel che diceva a causa della confusione, c’era da cambiarle soprannome. Lei adorava i nomignoli coerenti, non poteva permettersi sbagli in merito.
*Oddio, non vorrà davvero mangiare quello… no, devo dirle di cambiare, o cavoli è già pronto.*
“Ecco a te!”
Disse servendole tutto. Si doveva sentire in colpa? Aveva visto i pomodori che venivano utilizzati, aveva avuto incubi in merito per giorni, non riusciva ancora a mangiare qualcosa con quei frutti, un trauma.
Peverell aveva iniziato a parlare, distraendola, quindi prese la sua tazza facendo cenno alla rossa di seguirla verso uno dei tavoli in disparte, sedendosi in modo che fosse vicino alla donna che l’aveva invitata.
Ascoltò le parole del docente, sentendo uno strano nervosismo crescente. Non capiva proprio tutto quello che diceva, quell’uomo parlava in modo davvero strambo. Però… dire che tutto era andato bene, era andato tutto bene? Sul serio? Il suo sguardo divenne vacuo. Lei aveva delle domande, tante, tutte quelle che le avevano invaso la mente in quei giorni, quella sera, mentre la curavano, mentre cercava di distrarsi lavorando, a lezione.
Quel blocco che le pesava sul cuore non la faceva sentire tanto bene. Sulla schiuma di quella bevanda magica che stringeva tra le mani, apparve un simbolo strano, un piccolo tornado stilizzato, poi un punto di domanda e un pugno. Era… andato tutto bene? Si poteva distinguere una “N” galleggiare sulla semicioccolata, la risposta era chiara.
Il volto coperto, il locale famigliare e la vicinanza della compagna di avventura le misero addosso un po’ di coraggio. Per la prima volta, sentì il bisogno di farsi sentire in quel gruppo. Ci mise qualche secondo per raccogliere tutto quello che le frullava per la testa. E poi, finalmente, lasciò libere quelle parole che l’avevano oppressa fin troppo.
“Perché…perché ha lasciato il gruppo in mezzo al bosco? Come ha fatto a trovarsi tra i monaci…”
Un pausa brevissima, in quel ricordo pieno di visi, lui e gli altri sembravano quasi…
“Come tra amici?”
Era stato un errore o era tutto calcolato? Anche questa era un’incognita.
“Fa spesso queste gite? Perché non ci ha chiesto che è successo? Sapeva?”
E poi, altra cosa che non le era tornata, quando li aveva visti conciati come cani bastonati, quando erano rimasti in infermeria, non si era presentato, non era sembrato nemmeno sorpreso. Quell’atteggiamento rilassato l’aveva fatta sentire strana. Non che pretendesse un comportamento da genitore, ma un minimo di interesse… quello sì.
“Non le interessa? A nessuno al castello interessa? Non dico gli studenti impiccioni, ma gli adulti. C’è il coprifuoco ma si va in gite simili?”
Niente aveva senso, avevano paura che girassero in un posto chiuso e non nel passato?
“Perchè dire quella frase se tanto moriva lo stesso?”
Stava perdendo dei pezzi per strada. Pensare che tutta quella gente era morta da un pezzo, la rattristava. Che le persone morissero nei secoli lo sapeva. Però, conoscere qualcuno sui libri non era come farlo di persona.
C’erano, tuttavia, delle domande le cui risposte le interessavano molto più del resto, anche se non erano così importanti, magari nemmeno lui sapeva. C’era qualcuno che sapeva qualcosa lì dentro? La preside sapeva cosa combinava quel tizio?

“Chi o cosa era Jabib? Il pazzo che ci ha bloccati e attaccati senza ascoltarci.”
Calmati bamboccia, stai andando in iperventilazione. O in Berserk? Troppe domande anche per una come te.
Zero guardò verso le candele dalle forme di vari esseri, cos’era quel Minotauro-soldato?

“C’erano dei mostri, giganti, non poggiavano i piedi per terra e cambiavano forma, ci volevano uccidere, erano forti e orribili, cos’erano?”
Nei suoi occhi, nascosti nell’ombra della felpa e della taverna, c’era una strana luce. La vergogna, la buona educazione (era il caso di mostrare il volto?) erano stati schiacciati dalla curiosità. Lei pretendeva di sapere e fissava l’unico in grado di dargli risposte, forse.


❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



Versus non ha visto nulla.
Riassunto con le proprietà di quello che mi avete chiesto (se ce ne sono).

Eloise:
• Ringhio di Barghest = Leone ruggente (15 falci) con aggiunta di anidride carbonica incantata, con retrogusto a scelta (arancia, caffè, ginger) per vincere nelle gare di rutti per un'ora/due.
• Ssserpentese = Hamburger classico farcito di bava serpentesca (2 falci)
Leia:
• 2 Tequila Crucio Crucio = Sofferenza (2 falci il bicchiere)
Versus:
• Fango speciale = Dobbychoc speciale, assume l'iniziale di qualsiasi parola voi pensiate mentre lo bevete, per un massimo di dieci iniziali o simboli a bicchiere (6 falci) - risana 2 punti corpo.
Elhena Attwater:
• 1 Vicolo stretto = Pane e pomodoro (cinque fette ) - Non siamo responsabili di eventuali sintomi di malessere.
• 1 Acqua di Mr T = Vodka delle Ebridi (2 falci)

Non ho considerato i pg di chi non ha postato, fatevi avanti liberamente.

Edited by versus zero - 12/10/2015, 21:09
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 12/10/2015, 19:33




Sorrise divertita mentre l’auror si portava una mano alla fondina lasciandole intravedere un coltello, magari in altre circostanze si sarebbe preoccupata, chi diamine si porta via delle armi ad una festa tra studenti? Ma dato che le minacce della giovane donna erano rivolte al docente, la cosa non la sconvolse particolarmente, anzi, l’auror prometteva bene, tutto sembrava tranne che una personcina tranquilla, ci sarebbe stato da divertirsi.

-Peverell... spiegazioni...esaurienti...soddisfacenti...- scandì bene ogni parola con fare teatralmente scettico -temo resteremo deluse-

Sospirò per rimarcare quanto quella possibilità fosse lontana da ciò che le attendeva, non che il docente non ci provasse è, a modo suo cercava sempre di rispondere a tutte le domande che gli venivano poste, il problema era appunto il suo modo che, spesso e volentieri risultava incomprensibile ai comuni mortali.
In ogni caso dovevano almeno provarci, magari più teste avrebbero compreso meglio di una sola.


-Tenga pronti i coltelli, potrebbero servire-

Rise tornando a guardare verso la fondina, domandandosi nuovamente chi diamine se ne andasse in giro con dei coltelli così in bella mostra, ma per quella sera preferì glissare l’argomento, c’erano già fin troppe cose in ballo.
Osservò la donna mentre decideva se prendere posto o meno, sembrava pensierosa e la osservava, che aveva da guardare? E nuovamente si domandò se, per caso, le avesse fatto qualche torto senza ricordarlo.
Fortunatamente tutto passò in secondo piano quando l’alcol entrò in gioco, non sembrava particolarmente convinta di accettare quella proposta, dopo tutto, era pur sempre un’adulta, si presupponeva dunque che fosse un minimo assennata e che il suo buon senso le sconsigliasse di assecondare una minorenne in quel proposito, ma, confermando le aspettative, decise di infischiarsene, certo, stava ribadendo il concetto che “un giro era tutto ciò che le concedeva” ma la serata era lunga e anche i migliori propositi spesso e volentieri vanno a farsi benedire.


-In realtà...il professore fa quest’effetto, le scampagnate di solito le reggo bene- sorrise, rilassando poi il volto in un espressione innocente -E un giro sia- *Per ora*

La osservò mentre si allontanava per andare a ordinare, distraendosi giusto il tempo necessario a controllare che Peverell non stesse giocando loro qualche altro tiro mancino, apparentemente no, se ne stava ancora seduto tranquillo *Ma che...?* non aveva fatto in tempo a ritornare a prestare la sua attenzione alla giovane donna per vedere a che punto era che questa stava invitando gente al tavolo *Ma no...via...magari hai sentito male, c’è confusione, magari hai cileccato sta volta* finì dunque di osservare la scena contrariata, certo, non che volesse passare per l’asociale di turno, ma nemmeno diventare l’anima della festa, insomma, la giusta via di mezzo non le sembrava una richiesta così assurda.
In ogni caso cancellò quell’espressione dal suo viso non appena l’auror si voltò per tornare al tavolo con le loro ordinazioni.
Sfilò il bicchiere dalle mani della ragazza, alzandolo poi imitando il gesto che si fa per brindare


-Unico giro-

Pronunciò quelle parole ridendo e buttando giù la tequila in un unico sorso, a posteriori forse si rese conto di non aver fatto la più saggia delle scelte, magari sorseggiandola avrebbe dilazionato la vampata di calore che la bevanda le procurò scendo lungo l’esofago fino allo stomaco, ma tutto sommato fu una sensazione quasi piacevole, dopo quello che avevano passato quel lieve bruciore era quasi un solletico.
La sua compagna di bevute, al contrario, sembrò aver optato per la scelta più saggia, posò il bicchiere sul tavolo rivolgendole un mezzo sorriso colpevole, come a volerle dire “okey, la prossima volta vado con calma”.


-Arya Von Eis e...stia tranquilla...sono più forte di quello che sembro- *Viva la sbruffonagine è?* -Ma mi dica...come diamine si è fatta convincere a...- lasciò la domanda in sospeso, rivolgendo la sua attenzione verso il docente che sembrava finalmente essersi deciso a parlare -...prender parte alla folle spedizione di Peverell?- terminò dunque con molta meno enfasi rispetto a quando aveva cominciato.

Non che avesse perso interesse nella risposta, ancora non si capacitava di come tutti si fossero fatti convincere, ma se il docente parlava era meglio non distrarsi, era già di difficile comprensione, se gli parlavano pure sopra non avevano speranze.

Ottimo Signori, ben trovati.
Voglio sperare che almeno qualcuno di voi abbia imparato qualcosa, nel recente, almeno secondo certi versi, passato.
*Sì, a non fidarmi dei professori di Storia* Mi sono giunte delle voci, alcune anche assai spassose, ma se dovessimo davvero credere a tutto, non si finirebbe più con lo stupirci. Quindi, la situazione meno formale che si possa concepire, nel luogo più impensabile, per l'attività meno prevedibile. Evidentemente in previsione di quanto il futuro passato ci riservi. *Vi prego datemi un traduttore, un dizionario, qualcosa per capirlo* Ma, c'è sempre un ma, *e te pareva...come se poi avessi compreso il resto* come anche il meno dimentico degli Ateniesi rammenterà, i nostri sentieri nel più recente Passato hanno seguito tracce divergenti, *Noooo...ma davvero? Noi a farci ammazzare e tu a canticchiare bello beato col coretto di campane* non è detto che i punti di vista delle diverse Storie coincidano, da qui a formarsi un'opinione vera ne corre. Ciò detto, la prima domanda: avete domande? *Sei serio o ci prendi in giro? Certo che ne abbiamo* Di cui ovviamente riteniate verosimile abbia delle risposte, *Come minimo devi averle* che possano piacere, *figuriamoci* e magari meno. *Ecco appunto* E di cui valga davvero la pena discorrere, *Ma no, veda lei, ci piace farci massacrare senza nemmeno sapere il perchè* del resto è andato tutto piuttosto bene, no? *Bene? Bene? Cioè, mi sa che abbiamo un concetto di “è andato tutto bene” differente*

Fortuna che aveva già buttato giù la tequila o poco ma sicuro le sarebbe andata di traverso in più di un’occasione, rivolse il suo sguardo decisamente contrariato verso l’auror che le sedeva accanto, probabilmente si aspettava di trovarla contrariata quanto lei e, in quel momento, si rese conto che poco di stante anche un’altra fanciulla aveva preso posto, la stessa che la donna aveva invitato, già, non si era sbagliata, ma ormai quella faccenda era passata in secondo piano, Peverell aveva la priorità, se voleva delle domande le avrebbe avute.
Fortunatamente o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, fu battuta sul tempo da una delle più piccole del gruppo, aveva iniziato a sfornar domande a raffica, ad un certo punto temeva scoppiasse, sembrava aver totalmente perso il controllo, certo, era comprensibile, cioè, c’era da aspettarselo, probabilmente anche lei non avrebbe saputo mantenere la calma necessaria, ma doveva almeno provarci.


-Professore vorrei giusto aggiungere una cosa, ci ha detto di consegnare un messaggio, l’abbiamo fatto, nulla è cambiato, a questo punto mi chiedo, noi conoscevamo la storia in un modo, è rimasta immutata anche dopo il nostro intervento, è lecito dunque pensare che quel messaggio fosse già stato consegnato anche in passato e che dunque ci troviamo in una sorta di circolo vizioso dove tutto dev’essere costantemente ripetuto? Cioè, se non l’avessimo consegnato avremmo spezzato il cerchio cambiando qualcosa o indipendentemente dal messaggio tutto sarebbe rimasto uguale? In sostanza, c’era una via per modificare la storia o qualsiasi cosa avrebbe condotto allo stesso identico risultato?-

Il resto delle domande, quelle più dirette e semplici erano già state poste, certo, magari dopo le risposte avrebbe approfondito alcuni argomenti, ma, prima di tutto, voleva capire il senso di quella loro scampagnata, sempre che ce ne fosse uno.

 
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view post Posted on 17/10/2015, 17:22
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Domande?
C'erano domande?
Quanto era verosimile che ve ne fossero?
Perché non avrebbero dovuto essercene, del resto?
Erano anche quelle domande, o più banalmente non lo erano?
Che razza di domande andava cercando, attendendo, ed auspicando?
E che dibattito avrebbero potuto alimentare, a propria volta, quei quesiti?
Avrebbero trovato tra tante infinite possibili risposte, una che potesse soddisfarle, ed esaurirle tutte? O non era semplicemente possibile? Seduto su quell'alta seduta, lasciando vorticare il liquido ambrato tra le superfici cristalline del bicchiere, rifletteva pensieroso sulle possibili risposte, a quelle eventuali domande? Cosa si era candidato più probabilmente? Quanto era lecito attendersi? Avrebbe avuto senso rispondere? O il punto era proprio il Mistero. Tutto quello che era successo aveva una logica spiegazione? Era lui in possesso di tutte le spiegazioni? E se oltre a non avere le domande, non avesse avuto nemmeno le risposte? Chi lo assicurava di averle? Una polizza? Un titolo? Aveva fatto hedging su tali polizze? Non lo aveva fatto? Era possibile assicurarsi da un tale rischio? Eppure risultava irrinunciabile l'esigenza di dimostrarsi ottimisti, di esserlo anche sino in fondo. Qual era il punto della questione? C'era o non c'era? Cos'era accaduto veramente? Lo sapeva? Non era stato lì, eppure c'era stato. Sapeva, e non sapeva. Aveva visto, e non visto. Udito, e non udito. Erano stati cammini vicini, eppure diametralmente opposti. Qualcuno doveva averne la colpa? C'era un responsabile? Perché avrebbe dovuto esserci?
E poi ecco la Giovane ed una prima domanda.
Quanto avrebbe potuto scommettere, ed essere razionalmente certo di vincere? Era lei, e lei aveva preso l'iniziativa. Era forse indispettita? Preoccupata? Semplicemente e peggio ubriaca? Un giro di boa e non accennava a volersi fermare, un secondo giro, un terzo. Il liquido dolcemente ambrato, e profumato non sembrava volersi perdere una sola parola, un solo verbo della giovane Grifondoro. Vorticava, ligio a non tracimare oltre quelle invisibili cristalline barriere, la mano esperta dello Scozzese vissuto ne reggeva il giogo. Sorpreso a sua volta, ma non troppo, si godeva gli sguardi del resto della comitiva, cos'erano? Sorpresi? C'era dell'altro? Se lo aspettavano? Erano d'accordo? Non lo erano? Sarebbero potuti esserlo? Non c'era alternativa ragionevole? Com'era possibile? Era tutto inevitabile, o anche in quel caso c'era stata una decisione più o meno consapevole alla base? Cosa ne sarebbe stato in futuro?
Un sorriso, divertito.
Lo sguardo che finalmente tornava sulla Giovane.
Lei c'era? Era un gioco di sguardi? Non lo era?
Cosa si aspettava veramente che le dicesse?
Qualcosa, tutto, o addirittura nulla?
Era stata abituata bene?
Troppo bene?
O male?
E poi?


Ah! Molto bene mademoiselle Versus, una mole significativa di interrogativi. Speriamo anche qualche risposta, no? Mi dica, lei che idea si è fatta? Il che potrebbe tranquillamente coinvolgere anche i suoi colleghi, non siamo razzisti. Ma partiamo dalla più semplice. Nel corso degli anni, innumerevoli a volerli contare veramente tutti, si acquisiscono una serie anche notevole di conoscenze, ed abilità. Ho offerto ai miei "amici" una Storia sufficientemente credibile, e verosimile, che in assenza di qualcosa che potesse spingerli a dubitare, hanno finito con il reputare vera. Immagino che una buona conoscenza della loro lingua, e dei loro costumi possa aver aiutato, per così dire, la sorte. Mi segue? Nulla di troppo strano.

Si era sempre visto come Abate.
Ed in più d'una circostanza lo era anche stato.
Almeno quasi, certo, ma inutile ripensarci troppo.
C'erano poi le altre questioni. Alcune decisamente più banali, altre forse anche meno. Ma perché farsi mancare qualcosa? Sarebbe per forza dovuta andare così? No? Eventualmente? In fondo gioco forza dovevano essere giunti ad una qualche conclusione? Sarebbe stato impensabile il contrario? Ci erano sguazzati dentro in lungo, ed in largo. Una sana e pacifica indifferenza sarebbe stata tanto nociva, quanto improbabile. O forse non del tutto?


Minerva vi ha seguito tutto il tempo per conto mio, per sommi capi sono a conoscenza di quanto si sia verificato, per quanto la prospettiva sia indubbiamente particolare. Madame Goodheart vi ha seguiti nelle vostre decisioni, un'ulteriore prospettiva. E poi ovviamente voi, il fulcro di questa vostra Storia. Ha delle risposte alle sue domande? Si sarà pur fatta un'impressione di quanto le sia capitato, no?

E poi, la domanda.
Di per sé prevedibile che capitasse.
Come non avrebbe potuto, in fondo?
Quanto era imprevedibile che a quella domanda, si unisse la Serpeverde?
Non ci si doveva stupire più di quel tanto, la più probabile delle domande.
Probabilmente se la sarebbe posta lui stesso. O meglio, non l'aveva già fatto?
Che la risposta a quella domanda, fosse stata l'intera Storia?
Destinata in ogni caso ad andare come previsto?
Aveva giocato sporco? Barato, truffato il destino?
O era destino che comunque andasse, così sarebbe anche definitivamente stato? Qual era il margine? Ce n'era? Ve ne sarebbe stato? Era avanzato qualcosa? Avevano tirato la corda? Tutto secondo il piano, nulla di più, nulla di meno? Era stato un esperimento? Una teoria? O semplicemente l'esito di una Legge? Dura lex, sed lex? Dove avevano messo i piedi?


Ottima domanda, anche la sua Von Eis, immagino vi siate fatti tutti una qualche idea in merito, no? La risposta potrebbe essere molteplice, terribilmente scontata, quanto incredibilmente diabolica. Dipende da a cosa vogliamo credere. Consegnare il messaggio a De Molay è indubbiamente stata la scelta giusta, ma sappiamo anche che nel nostro Passato tale messaggio fosse stato consegnato. La domanda è quindi, siete sempre stati voi a consegnarlo, e quindi era destino che lo rifaceste per lasciare tutto come è andato, il che renderebbe l'asse temporale di questa Storia unico, o invece la consegna del messaggio da parte vostra è andata a modificare radicalmente il Passato, generando almeno un secondo asse, di cui ignoriamo il fato? Entrambe le risposte godono di forti assunti teorici, e di quella ragionevole credibilità che le rende entrambe probabili. Quale sia la vera verità potrebbe essere più difficile da determinare, effettivamente. Eppure sono ragionevolmente certo che quando si cerca, in tali circostanze, di modificare il corso degli eventi, si spacchi l'asse temporale. Il Libro del resto non è il Destino, e nemmeno il suo Signore. Qualcuno si è fatto un'altra idea? Ma a questo punto la vera domanda sembra essere un'altra, perché siamo tornati indietro?

In fondo, a priori, escludere l'eventualità che vi fossero ulteriori possibili alternative poteva dimostrarsi ingeneroso. Così come storicamente difficile da sostenere. Era sempre possibile aver dimenticato qualcosa, o qualcuno. Un dettaglio. Qualcosa che potesse generare una nuova Storia, un nuovo ramo. Qualcosa di tanto devastante, quanto stupefacente, che poteva essere una semplice postilla. Erano le chiavi della Storia, le postille? E perché quella radicale decisione?

 
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versus zero
view post Posted on 27/10/2015, 21:43




Abbiamo convenuto che la Role può considerarsi conclusa.

Ringrazio chi ha mantenuto la parola data presentandosi, i vostri PG potranno dire di aver sentito la spiegazione ed essere tornati a casa.
Per chi ha domande: può contattare il prof come gli pare.
Per chi non ha ruolato in questa role, ma ha postato nell'ufficio del prof.: avete trovato la porta chiusa e siete tornati indietro. (Per coerenza, visto che nessuno vi ha visti on-gdr).
Per chi non ha partecipato: no, non c'eravate. (Non do nulla per scontato.)
 
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14 replies since 13/7/2015, 16:29   431 views
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