La miglior risorsa di un Mago è la Conoscenza, Apprendimento; Aiden Weiss

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view post Posted on 11/5/2017, 17:15
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Iracundia


Tipologia: Incantesimo Offensivo/Difensivo Difficile
Effetto: Incantesimo utilizzato prevalentemente quando la rabbia e l'istinto di sopravvivenza sono così forti da prevalere su ogni altro sentimento, scoperto nel 1600 da Moriano Sasoir che lo utilizzò contro cinque suoi aggressori che avrebbero voluto ucciderlo. Se usato correttamente, crea contemporaneamente un Protego e uno Schiantesimo.
Ne esiste anche una variante più potente, che permette di colpire più di un bersaglio alla volta. La formula, così come la pronuncia resta la stessa, ma anziché disegnare nell'aria un solo cerchio, è necessario compiere due cerchi concentrici, visualizzando nitidamente gli obiettivi che si vuole colpire
Esecuzione: Per eseguirlo è necessario flettere il braccio con cui si tiene la brachetta sollevandolo poi verso l'alto. Fatto ciò è necessario visualizzare nitidamente il proprio obiettivo disegnando un cerchio in aria e pronunciare la formula "Iracundia" senza particolari accenti ma nutrendola di tutta la rabbia che si prova in quel momento.





i1120544_profil
#Scheda #Work #26 anni
Primo Tentativo

Il giovane Mago dai capelli rossi si recò di buon ora al British Magic Museum, assieme al suo nuovo libro: Pratica di Magia Difensiva e Suo Uso Contro le Arti Oscure.
Aveva già iniziato la lettura, ma aveva bisogno di un luogo tranquillo e appropriato per studiare meglio il difficile incantesimo dell'Iracundia contenuto nel volume. Era un incantesimo singolare quanto utile, ma sfruttava la rabbia e l'istinto di sopravvivenza. Eppure - e in cuor suo Aiden lo sapeva - quell'incantesimo un giorno avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte, e se voleva diventare Auror allora doveva ben preparato, perché avrebbe lottato parecchio contro i Maghi Oscuri.
La Sala di Lettura non era molto ghermita di persone, perciò poté sfruttare a pieno la tranquillità del posto. Si sedette in un angolo e prese a leggere il libro, memorizzando i giusti movimenti da usare durante l'incantesimo.
Flettere il braccio con cui si tiene la bacchetta sollevandolo poi verso l'alto. Fatto ciò è necessario visualizzare nitidamente il proprio obiettivo disegnando un cerchio in aria e pronunciare la formula "Iracundia" senza particolari accenti ma nutrendola di tutta la rabbia che si prova in quel momento.❞ recitava il testo e Aiden a ciò si grattò la barba rossiccia con fare pensoso.
Richiamare a sé l'antica rabbia che era riuscito a tenere a bada era rischioso, ma era ciò che rendeva possibile eseguire l'incantesimo. E inoltre dovrei creare dentro la mia mente una situazione in cui mi faccia scattare l'istinto di sopravvivenza., pensò con un sospiro.
Chiuse il libro e, tenendolo sotto braccio, prese a vagare per la biblioteca fino a quando non sopraggiunse in un aula vuota per eseguire la parte pratica degli apprendimenti. Non c'era molto che potesse aiutarlo a concentrarsi meglio, solo delle sedie e qualche tavolo. Posò su uno di questi il libro, aperto sulla pagina giusta e chiuse gli occhi per concentrarsi, facendo roteare la bacchetta le dita.Devo pensare a come mi sentivo al funerale di papà e allo stesso tempo a quando caddi dalla scopa e non ci lasciavo le penne...
Prese un profondo respiro e si concentrò prima sull'istinto di sopravvivenza.
Il ricordo della partita di Quiddich ai tempi della scuola invase la sua mente, era sulla scopa e stava scagliando un Bolide contro il Cercatore di Serpeverde, mentre era a mezz'aria sopra ad uno degli anelli, quando un dolore lancinante lo aveva colpito al costato. Un Bolide avversario lo aveva colpito in pieno tra le costole e gli aveva mozzato il respiro. L'impatto fu violento e venne sbalzato via, urtando con la faccia sull'anello che costituiva la porta di Grifondoro, precipitando sempre più giù, mentre annaspava l'aria in cerca di un appiglio...
Fino a quel punto c'era, stava rivivendo lo stesso istinto di sopravvivenza, ma ora doveva pensare alla parte cruciale... la rabbia!
Ripercorse all'indietro i tragici eventi che si erano susseguiti con la morte del padre. Aveva covato una gran rabbia in quel periodo, ce l'aveva con il mondo intero tanto da volerlo radere al suolo con un semplice movimento della bacchetta. Vedere la bara che veniva ricoperta di terra mentre suo fratello Richard gli sussurrava all'orecchio quella frase che tanto odiava, che gliela avrebbe volentieri fatta ingoiare a forza, aveva rischiato di farlo esplodere e dare inizio ad una rissa nel bel mezzo del funerale, tra la famiglia, gli amici e i colleghi del padre.
«Tu non sarai mai come lui.» aveva detto Richard in tono sprezzante...
Aiden sollevò la bacchetta, pronto a fare il tentativo: fletté il braccio con la bacchetta e lo portò verso l'alto, per poi disegnare un cerchio nell'aria mentre pensava a Richard e al suo tentativo di aggrapparsi a qualcosa per non cadere... «Iracundia!» disse con un filo di voce.
Una minuscola pallina scaturì dalla bacchetta - un principio dell'incantesimo Protego - che però andò al suolo e ciò fece sì che Aiden facesse una smorfia mentre la seguiva con lo sguardo.
Probabilmente non era la giusta combinazione, una delle due componenti fondamentali necessarie per l'incantesimo poteva essere stata più debole rispetto all'altra; inoltre aveva pronunciato l'incantesimo poco chiaramente.
Abbassò la bacchetta e decise di sedersi qualche minuto per cercare di focalizzare meglio l'attenzione sull'intensità di rabbia e di istinto di sopravvivenza utile per la riuscita dell'incantesimo.

Secondo Tentativo

Circa un'ora dopo, Aiden si alzò dalla sedia, deciso a riprovare ad utilizzare il ricordo della caduta dalla scopa ma usando un ricordo diverso per richiamare a sé la rabbia necessaria.
Iniziò a saltellare sul posto, respirando ritmicamente, come se cercasse di riscaldarsi. «A noi due Iracundia.»
La parte del ricordo della partita di Quiddich fu facile e aggiunse dei respiri affannati, come se effettivamente stesse cercando veramente di aggrapparsi a qualcosa pur di non precipitare. Ma quando toccò a richiamare la rabbia, Aiden dovette cambiare tattica. Provò ad aggiungere la rabbia provata quando sua madre non gli aveva raccontato dei dettagli della morte del padre, di come le aveva urlato addosso, di come aveva reagito e di come aveva tentato di fare i bagagli per potersene andare...
Pensò e si concentrò, sentendosi gonfio di rabbia, da tremare...
Disegnò il cerchio, dimenticandosi di flettere il braccio e alzarlo verso l'alto prima ancora del cerchio. «Iracundia!» scandì bene. Un lampo partì improvviso dalla bacchetta e andò a schiantarsi in avanti, ribaltando un tavolo.
Ho esagerato con la rabbia... Mi sono scordato un passaggio nel movimento... Si morse un labbro e gettò la bacchetta su una sedia, per poi stendersi a terra con le mani sulla faccia.
Cosa doveva fare per bilanciare il tutto?

Terzo Tentativo

Rimase steso a terra a riflettere per un'altra ora, finché il freddo del marmo non gli fece chiaramente capire che era ora di rimettersi a lavoro.
Si stiracchiò le membra intorpidite e poi fece una serie veloce di flessioni, cercando di sciogliersi meglio.Stavolta devo ricordarmi il movimento... si ammonì.
Aferrò la bacchetta e la fece roteare tra le dita, concentrandosi...
Questa volta cambiò totalmente tattica!
Prese ad immaginare di essere con le sue sorelle in un bellissimo prato fiorito, godendosi un magnifico pic nic, finché non apparvero dei Mangiamorte e allora il caos si generò. Aiden estrasse la bacchetta, pronto a combattere, pronto a lottare per la sua vita e per quella delle sorelle, ma non fu abbastanza veloce... Venne catturato e tenuto fermo, mentre i Mangiamorte abusavano delle sue sorelle, e ciò scatenò la sua rabbia...
Sentì di esserci in quanto a dose di rabbia, il petto si muoveva all'impazzata e ringhiava come un orso in trappola oltre che infuriato.
Immaginò di riuscire a liberarsi e, dopo una brutale lotta strapparsi dalla presa dei Mangiamorte, riuscì a correre dalle sorelle e mettersi tra loro per poterle proteggere. I Mangiamorte lo circondarono, minacciosi, pronti a colpirlo...
Aiden fletté il braccio e lo alzò verso l'alto... Non aveva abbastanza paura per sé stesso, solo per le sorelle, non c'era abbastanza istinto di sopravvivenza... Disegnò un cerchio nell'aria e urlò: «Iracundia!»
Ancora una volta partì lo Schiantesimo, mentre l'incantesimo Protego apparve parzialmente e per pochi attimi. Aveva sbagliato ancora una volta...
Decise che avrebbe ritentato il giorno dopo, sicuramente avrebbe avuto tutta la notte per pensare bene su come equilibrare ogni fattore necessario.

Quarto Tentativo

La notte aveva avuto uno strano modo per portargli consiglio. Gli incubi avevano avuto modo di tormentarlo per benino, facendogli sentire un forte istinto di sopravvivenza, quello in cui forse non si era impegnato a pieno, non come la rabbia che a quanto pare era stato il sentimento più forte tra i due.
Il ricordo della partita era efficace, ma non era abbastanza per tenere testa alla dose di rabbia che aveva creato con quel terribile pensiero delle sorelle stuprate. Ma l'incubo di quella notte aveva dato i suoi frutti...
Si recò al British Magic Museum di buon ora e, mentre vaga come un pazzo per la stanza vuota, cercò di rievocare tutti gli elementi che - confidava - lo avrebbero aiutato ad ottenere il risultato sperato.
Ripensare alle sorelle che veniva stuprate mentre lui guardava impotente, in un primo momento, fu facile e questa volta arrivò a piangere dalla rabbia, a ringhiare furiosamente, con le vene del collo che pulsavano pericolosamente.
Infine dovette rivivere l'incubo... La sua casa a Galway era vuota, distrutta, da ormai tanto tempo. Un piccolo cimitero sorgeva nel giardino accanto alla casa e le cui lapidi lo fecero singhiozzare come un bambino. Tutta la sua famiglia era morta, perfino zia Clarisse, lasciandolo solo al mondo.
Poi udì dei rumori alle sue spalle, l'inconfondibile rumore di chi si era appena Smaterializzato. E quando si voltò e fronteggiò una numerosa squadra di Mangiamorte, si sentì come un topo in trappola tra una miriade di gatti famelici. Alcuni risero nel vederlo cercare disperatamente una via di fuga, altri lo insultarono, alludendo al fatto che sarebbe morto da solo e senza nessuno a piangere sulla sua tomba. Venne deriso per non aver protetto come si doveva la sua famiglia, che era colpa sua se era morta, se era solo.
Il terrore di morire da solo, con le sue colpe, come un fallito, lo spaventò a tal punto da voler reagire... Voleva vivere e riparare ai suoi errori, per dimostrare al mondo che non era un fallito e non sarebbe morto come tale.
Fletté il braccio e lo alzò verso l'alto, disegnando poi un cerchio nell'aria. «Iracundia!» urlò con rabbia e desiderio di vivere....
Aiden Weiss
“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”
CODE MADE BY SAMMAEL



CITAZIONE
Oggetti con me:
- Bacchetta
- Libro acquistato contenente l'incantesimo Iracundia (Terza Classe - Proibito)


CHIEDO L'INTERVENTO DEL MASTER!

 
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view post Posted on 14/5/2017, 08:35
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Il Fato

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La Biblioteca di Londra, spettatrice di molti fallimenti e di molte vittorie, che via via si erano susseguiti ed alternati nella vita di maghi di ogni estrazione sociale, ancora una volta divenne il centro focale di un particolare apprendimento. Aiden Weiss, armato delle migliori intenzioni e della sua fedele bacchetta, trovò ben presto la via per introdursi nella speciale aula. Celata agli occhi indiscreti dei babbani più curiosi, vi era un'intera area riservata a chi, come quel ragazzo, voleva mettere alla prova le proprie capacità. Il desiderio di migliorarsi, di perfezionare il proprio essere e di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, non poteva che essere forte in quel giovane, intenzionato a divenire un Auror. Ma quelle qualità, per quanto forti, non avrebbero reso scontata la riuscita del suo piano. Così come era sempre stato, le componenti in ballo quando si trattava di magia, erano molteplici e l'una non avrebbe mai potuto sopperire all'assenza dell'altra. A nulla avrebbe dunque potuto, il semplice desiderio se non accompagnato da Concentrazione ed Esecuzione corretta dell'incantesimo stesso. Aiden non impiegò molto a comprendere quale delle tre mancasse nei suoi primi tentativi. Non aveva scelto un incantesimo particolarmente complesso in fatto di pronuncia o esecuzione, ma scatenare la propria ira per poterla imbrigliare in un'evoluzione controllata ed utile avrebbe messo a dura prova chiunque. L'immaginazione giocò un ruolo essenziale, andando a creare un ipotetico scenario che avrebbe in seguito potuto scatenare la più cieca rabbia, ma la vendetta non fu sufficiente per convincere la magia nelle sue vene che anch'egli necessitava della giusta protezione. L' "Iracundia" era noto poiché permetteva di evocare due incanti con un solo gesto, un incantesimo scudo ed uno schiantesimo, facendo sì che chiunque lo castasse potesse proteggersi da un attacco e nel mentre anche attaccare. Per quanto l'intenzione del mago fosse buona, fu necessario tornare il giorno successivo, a mente fresca, per trovare il giusto equilibrio delle componenti. Senza farsi sopraffare dalla rabbia dettata da quell'infausto futuro, così vivido, proiettato nella sua mente, Aiden riuscì a canalizzare il desiderio di reagire, lasciando che questo si unisse al desiderio di vivere e di proteggersi da chiunque volesse far avverare quella triste visione. Richiamati a sé, in ordine, i pensieri corretti, il giovane riuscì nel suo intento. Lo schiantesimo si propagò verso una destinazione non precisata, e lo scudo lo avvolse.




Incanto appreso, puoi inserirlo in scheda.

 
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view post Posted on 5/9/2018, 11:10
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Claudo/Paraclaudo
Incantesimo Proibito; Quinta Classe; Permesso per il Reparto Proibito* [click]



Questo incanto fu inventato nel corso del Medioevo ed il nome, di origine latina, significa chiudere. Il Claudo permette sostanzialmente di evocare una rete argentata che rinchiude uno o due avversari. Questa rete sembra apparentemente galleggiare nell’aria, poiché non è sorretta da alcun sostegno. Nella variante Parclaudo, invece, la rete si appende al soffitto, come una sorta di zanzariera (se il soffitto non è presente, l'incantesimo non avrà ovviamente successo).

Primo Tentativo



Aiden non perse tempo: dopo aver ultimato le trattative con Tuco, il Guardiano del British Museum, l’Auror approfittò della sua attuale presenza all’interno dell’edificio per dare un’occhiata nel Reparto Proibito e, magari, trovare qualcosa che facesse al caso suo.
Armato di sete di Conoscenza e delle migliori intenzioni, il bel fulvo Irlandese varcò la soglia del reparto e prese a vagare tra gli scaffali in cerca di un incantesimo adatto al proprio ruolo. "Un Auror cattura, non uccide.", questo era il Modus Operandi dell’intero corpo Auror e tale sarebbe dovuto rimanere, poiché Rhaegar aveva così stabilito e per ben ovvie ragioni oltre che ben giustificate. Quel codice era diventato come un’emblema per il giovane Weiss, uno dei tanti simboli che andavano a comporre, a delineare, il proprio onore.
La mano corse sulle copertine dei libri posti sugli scaffali, saggiandone la qualità, il tipo di materiale che ne rivestiva la copertina, il titolo in rilievo. Quella ricerca silente, particolare, terminò quando i profondi occhi blu dell’Auror si puntarono su Scacco alle Arti Oscure e allora capì di doverlo quantomeno sfogliare. Con delicatezza lo prese in mano e lo aprì con estrema attenzione, non volendolo rovinare, non volendo causare problemi di alcuna sorta al Guardiano dopo tutte quelle gatte da pelare che aveva dovuto affrontare e sopportare per arrivare in quel posto e in quel dato momento.
Le pagine descrivevano di questa rete argentata che imprigionava i propri nemici al suo interno, con tanto di variante in cui la rete poteva essere appesa al soffitto. Le labbra di Aiden si incurvarono in un sorriso tronfio e soddisfatto, palesando chiaramente il proprio entusiasmo. Sì, aveva senza dubbio trovato un incantesimo più che idoneo.
Chiuse il tomo con delicatezza e lo nascose tra le pieghe del mantello, deciso più che mai di raggiungere l’aula vuota in cui si era già esercitato in precedenza per l’Iracundia. Non sarebbe andato nella Sala di Lettura con un tomo del genere, volendosi concedere tutta la riservatezza e silenzio possibile, cose non sempre riscontrabili nella Sala di Lettura. Perciò, veloce e silenzioso, con la stessa grazia di un gatto, Weiss raggiunse la meta a lui ambita, per poi mettersi in un angolino appartato a leggere.

Una volta ultimata la fase di studio, in cui la mente del rosso aveva elaborato la tecnica di esecuzione dell’incantesimo, si premette un dito sulle labbra, pensieroso. L’ultima volta aveva usato la propria immaginazione per richiamare i giusti stimoli e fare la giusta pratica; ora, considerando che per un incantesimo del genere non era richiesta una componente emotiva esagerata, doveva comunque operare d’ingegno oltre che di volontà e determinazione.
Sistemò una delle poche sedie presenti nell’aula al centro, per poi preparare la sua fedele ed inseparabile stecca di Biancospino. Dopo aver tratto un sospiro profondo, la agitò un po’ impacciato - il primo tentativo è sempre il più catastrofico! - e invece che disegnare un otto rovesciato, quindi in orizzontale come il simbolo dell’infinito, Aiden lo fece in verticale e con voce decisa disse: «Claudio!» Batté le palpebre quando si rese conto dell’errore appena commesso, in cui invece che dire Claudo aveva detto Claudio.
E chi è Claudio? pensò, confuso.

Secondo Tentativo



Dopo aver appurato di non conoscere nessun Claudio, ma di aver toppato alla grande con tanto di ben due errori, il rosso si passò una mano tra i capelli e tornò a concentrarsi nuovamente. Si concentrò e focalizzò la sedia che voleva imprigionare, provando ad immaginarsela appesa al soffitto come un salame. Con un ghigno malizioso stampato sulla faccia, l’Auror stavolta non solo peccò di pronuncia, ma anche di concentrazione, perché iniziò a ridacchiare un «Paraculo!!!» Non seppe dire nemmeno perché gli venne in mente di storpiare in quel modo la formula magica, ma già che c’era tanto valeva sfogarsi del tutto e ridere piegato in due mentre scivolava contro il muro.
Bene.
Anche il secondo tentativo era stato un totale disastro, ma di certo non sarebbe andato peggio di così.

Terzo Tentativo



Una volta che la risata si fu consumata, tra il petto che si abbassava e alzava ancora sotto l’effetto di quella folle risata, gli occhi velati dalle lacrime, Aiden si ricompose dopo una discreta dose di tempo.
Si decise a voler fare sul serio, ad accantonare qualsiasi altra distrazione, per questo ritornò a controllare le pagine del libro, sperando di non essersi dimenticato qualcosa. Controllò i vari passaggi per l’esecuzione, si assicurò che non vi fossero particolari accenti da non lasciare per strada; infine, tornò in posizione.
La bacchetta si tese davanti a sé, diretta contro la sedia, la mente focalizzò il bersaglio e richiamò a sé tutta la concentrazione possibile. Poi prese a disegnare l’otto rovesciato, finché con decisione non scandì: «Clàudo!» La A fu accuratamente accentata, ma non sembrò uscire nemmeno l’ombra di una rete dalla bacchetta. Aiden pestò nervosamente un piede, conscio di aver peccato nuovamente in qualcosa, di aver trascurato un’altra parte di movimento.

Quarto Tentativo



Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così difficile apprendere un incantesimo simile, anche se gran parte dei suoi errori erano stati davvero grossolani o comunque divertenti. Tuttavia dovette ammettere che con costanza ed impegno alla fine sarebbe giunto ad una conclusione positiva, doveva solamente continuare a lavorarci sopra e non abbattersi, con la dovuta pazienza. Ciò era sicuramente il primo requisito necessario allo svolgimento del tutto, o no?
L’Auror si tirò appena i peli rossicci sul mento, riflettendo, ripetendo mentalmente ogni passaggio nelle propria mente. Infine, dopo essersi concesso un buon lasso di tempo per riacquistare sicurezza in sé stesso, ritornò a lavoro. La bacchetta era pronta a fare il suo dovere, lui lo stesso.
La punta prese a disegnare nell’aria l’otto rovesciato e fin a questo punto non ci furono errori, le linee erano state tracciate con meticolosità e maestria, il polso non troppo rigido; ora però sarebbe arrivato il pezzo che precedentemente aveva scordato: con un movimento rapido emulò quella che sarebbe dovuta essere una stoccata diretta alla sedia, eppure ci mise così tanta enfasi nel gesto che la formula ne uscì biascicata in una sorta di grugnito, come se Aiden si fosse stirato il muscolo nell’eseguire tale procedura. «Clààààudo!»
Tutto ciò che riuscì ad ottenere fu una piccola scintilla argentata, da cui scaturì solamente un piccolo filamento che - probabilmente - avrebbe dovuto costituire la rete intera, se solo non avesse commesso quell’errore di pronuncia e mancata decisione.

Quinto Tentativo



Scrollò il braccio armato come se avvertisse un senso di intorpidimento dopo quella stoccata esagerata. «Posso farcela!» si disse per incoraggiarsi. «Devo farcela!»
Si mise nuovamente in posizione, deciso, agguerrito più che mai. Serrò le labbra e la bacchetta saettò nell’aria disegnando un rapido otto rovesciato ma - purtroppo - leggermente più grosso nella porzione di destra rispetto a quello di sinistra. L’Auror non si rese conto di aver agito di puro istinto, condizionato dalla fretta, sua più grande e acerrima nemica, conducendo all’ennesimo buco nell’acqua ma non sembrò accorgersene, egli continuò ignaro della falla compiuta. Rapido ma non esagerato quanto prima, Aiden eseguì la stoccata verso la sedia, deciso - stavolta - ad appenderla al soffitto una volta per tutte. Con decisione e voce tonante, scandì: «Paraclàudo!» Mise l’accento doveva vi era la necessità e ghignò trionfale, prematuramente, assaporando quello che era un sapore inesistente di vittoria. L’unica cosa che gli fu concessa fu una piccola schioccata proveniente dalla punta della bacchetta, facendo venire i dubbi al Mago. Era lui oppure la bacchetta aveva deciso di mollare baracca e burattini per concedersi delle ferie?
Nessuna rete… ancora.
Niente di niente!

Sesto Tentativo



Si fermò.
Aiden si concesse del tempo per placarsi, per riflettere nuovamente e scovare gli errori compiuti fino a quel momento. Aveva peccato un po’ in tutto ed era stato uno stupido ad averne commessi alcuni in maniera alquanto superficiale, manco fosse un novellino insomma.
Finché era in quella stanza poteva provare e riprovare tutte le volte che voleva, ma fuori di lì? Il mondo era un luogo crudele e pieno di oscurità, Voldemort era da qualche parte assieme ai suoi scagnozzi a seminare Morte e Terrore, mentre lui era lì ad agitare la bacchetta come un fesso. Si era dimenticato del suo obbiettivo, del proprio codice d’onore e morale, aveva messo nel dimenticatoio la ragione per cui si era spinto fino al British Museum.
Quanto era stato stupido a dimenticarsene! Stupido. Stupido davvero!
Serrò la mascella e il petto si alzò in un motto di puro orgoglio e decisione, l’animo temerario ed inflessibile con cui aveva affrontare il Guardiano e le peripezie che aveva dovuto affrontare per giungere fin lì. Avrebbe ripercorso i suoi passi, avrebbe smesso di fallire e avrebbe combattuto per una vittoria. Doveva farlo per quelle persone che stavano là fuori, ad attendere un suo intervento in qualità di Auror. Era o no un Combattente del Bene e della Giustizia?
Il Paladino dall’Armatura Scintillante si eresse in tutta la propria statura, deciso più che mai a mettersi in pratica, a darsi da fare. Pensò di essere in missione, in una qualunque cittadina del Regno Unito, la fida bacchetta salda nella propria mano dominante, faccia a faccia con il Nemico. Per quanto quella scena fosse frutto della propria immaginazione, Aiden si sforzò di sfruttarla al massimo per renderla il più reale possibile. Doveva vincere quella sfida, doveva imparare e conquistarsi il podio.
Non pensò a nulla, solo a mantenere la calma, il controllo, deciso più che mai a catturare il Mangiamorte-sgabello. Era concentrato, deciso, il bersaglio agganciato. Prestando attenzione a non tenere il polso troppo rigido, Aiden prese a disegnare l’otto rovesciato nella direzione dello sgabello, facendo attenzione ad ogni linea e a concludere bene la figura congiungendo bene il punto di partenza e il punto finale. Una volta terminata quella fase, il braccio armato scattò in un rapido movimento verso il bersaglio, simile ad una stoccata, pronunciando l’incantesimo con decisione e accuratezza. «Clàudo!» Nessuna debolezza o errore, così sperò con tutto sé stesso di aver ottenuto, mentre nella propria mente era ancora ben focalizzato il risultato che voleva ottenere: il Mangiamorte-sgabello avvolto da una rete argentata che gli piombava addosso dall’alto.
Ci era riuscito?

*: Presente anche in scheda.

IN ATTESA DEL MASTER
 
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view post Posted on 16/9/2018, 11:46
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Il Fato

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Dall'alto della sua inconsistenza, il Fato assisteva alle evoluzioni che i maghi compivano o di fronte alle quali sceglievano di arretrare. Migliorarsi? Ricercare un potere conosciuto a pochi? Intraprendere avventure oltre i confini del proprio credo? Restare in panciolle sulla poltrona della mediocrità? Affrontare un'intera vita senza sfida da portare avanti? Il libero arbitrio, fin dove possibile, aveva la capacità di delineare il futuro più noioso esistente così come quello più eccitante mai vissuto, ma stava ai singoli prendere la decisione ultima. Sempre meno erano coloro che decidevano di sfidare i propri limiti e, tra quelli: Aiden Weiss.
Con la volontà dettata anche dall'essersi guadagnato la possibilità di accedere ad un reparto proibito della Biblioteca di Londra, aveva infine scelto l'incantesimo che credeva avrebbe fatto al caso suo in molteplici occasioni.
Insito nel codice d'onore su cui tanto faceva affidamento, c'era il dettame del non chinarsi al livello dei mostri contro i quali combatteva. Non usare quelle maledizioni senza perdono di cui essi facevano largo uso, ma condannate per ovvie ragioni.
Scegliere la via della giustizia poteva comportare non pochi sacrifici per i cuori più scalpitanti e gli animi più impetuosi, ma era per un Auror l'unica percorribile.
Errare era parte del processo, ed Aiden ebbe modo di sperimentarlo in quei primi, acerbi, tentativi. Più complesso era l'incantesimo da apprendere e più lungo era il tempo che un mago avrebbe impiegato ad interiorizzarlo. Piegare la magia al proprio volere non è mai semplice, ed il solo fatto di essere nato con sangue magico certo non comporta un'immediatezza nel suo assoluto dominio.
Pronuncia ed errori di esecuzione, erano solo i primi problemi da affrontare.
Stabilizzati i gesti e resa perfetta l'enunciazione, laddove una "a" mal riposta poteva far crollare un intero castello di sabbia, vi era un'altra componente da chiamare in pista: la più complessa.
Concentrarsi sul proprio obiettivo non era sufficiente, perché il solo credere velatamente che quella seduta potesse sostituire un Mangiamorte nell'immaginario di Weiss non sarebbe bastato a renderlo reale. Ogni singola fibra del suo corpo doveva essere totalmente votata alla causa e proiettata verso un futuro di perfetto controllo del "Clàudo" e del "Parclàudo".
Svuotata la mente dalle imperfezioni del passato, infine, fu finalmente libero di riempirla solo con pensieri accuratamente selezionati; concreti.
Sicuro dei propri gesti, Aiden lasciò fluire l'energia finalmente domata che scorreva nel suo sangue attraverso la fedele bacchetta in biancospino e, finalmente, l'argentea rete scaturì alla conclusione dell'enunciazione. Lo sgabello venne catturato ed issato a fluttuare in sospensione. Imbrigliato in quella volontà resasi concreta, confermò all'Auror la riuscita del suo apprendimento. Con la variante più complessa della formula avrebbe potuto agganciare la preda al soffitto, se avesse posto attenzione alle vocali in eccesso, ma anche in quel modo l'incantesimo sarebbe risultato particolarmente utile.
Gli sforzi erano stati dunque ripagati, poteva esserne soddisfatto?

razdelitel5


Incanto Appreso.
Puoi inserirlo in scheda.


 
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view post Posted on 21/9/2018, 15:35
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Incarceramus
Sesta Classe; Exp posseduta: 31; Tentativi richiesti: 7;



L’incantesimo Incarceramus consente di evocare corde o catene che andranno ad avvolgere polsi e caviglie della vittima designata, sia esso uomo o animale. Esso richiede una potenza magica decisamente elevata. Inoltre, se eseguito correttamente è improbabile che una persona riesca a liberarsi tanto facilmente, poiché più il prigioniero oppone resistenza e più le funi si stringono attorno al suo corpo.
L’incantesimo scudo offre una buona protezione prima della cattura, mentre a legatura avvenuta sono efficaci il Finite Incantatem e l’Evanesco.



Primo Tentativo



I giorni iniziarono a susseguirsi con una certa rapidità e all’Auror la cosa non sembrava dispiacere affatto. Dopo aver affrontato un periodo particolarmente difficile ed intenso, tra lavoro e vita privata, Aiden aveva finalmente ripreso a respirare e poteva accreditare un certo merito al clima rilassante che la Biblioteca di Londra poteva offrire; aveva infatti scoperto che il silenzio del posto e una buona quanto utile lettura potevano aiutarlo a svuotare la mente dal tutto il resto, impedendogli di pensare se non a ciò su cui propri occhi si posavano.
L’ultima volta che aveva messo piede al British Museum aveva trovato tra gli immensi scaffali un libro molto interessante che parlava di un incantesimo di cattura, l’Incarceramus, il che poteva tornare utile per catturare i Maghi Oscuri, impedendone la fuga o anche per ostacolarne i movimenti. Insomma, quell’incantesimo fece gola a Weiss in una maniera impressionante, tanto che convinse Samuel ad accompagnarlo oltre che ad usarlo come tester.

«Passi più tempo a guardare i libri quando magari dovresti concentrarti sulle donne!» borbottò all’improvviso Sam, le braccia incrociate sul petto, mentre osservava il fratello cercare il volume tra gli scaffali del sezione in cui stavano sostando, quella degli Incantesimi Evocativi. Aveva parlato con voce talmente alta che dalla Sala di Lettura lì accanto giunsero dei molteplici «Shhhhhhhhh!» e questo fece sorridere Aiden, perché non ebbe bisogno di ribeccare suo fratello sul giusto comportamento da utilizzare in un luogo simile. Una volta trovato e afferrato il volume di suo interesse, il fulvo rivolse uno sguardo d’intesa a Sam. «I libri sono meglio delle donne, Sammy. Non ti feriscono!»
«Questo perché non ti ricordi cosa vuol dire tagliarsi con la carta...»
Aiden alzò gli occhi al cielo, esasperato, per poi dirigersi nella Sala di Lettura e rileggere i punti salienti dato che lo aveva letto per intero qualche giorno prima; controllò il giusto svolgimento dell’incantesimo, memorizzandosi mentalmente l’intera prassi da seguire, oltre che a rileggere l’effetto finale qualora fosse stato svolto correttamente. Cercò di metterci il minor tempo possibile, prima che Samuel trovasse una scusa per defilarsi e tornarsene da Kristen, la sua fidanzata.
Con il volume sotto braccio, il rosso si diresse nell’aula vuota che sfruttava ogni volta per svolgere i primi tentativi pratici con suo fratello alle calcagna, sperando di non trovarvi nessun altro. Una volta dentro, Aiden posò il libro su uno sgabello posto in un angolo e fissò suo fratello con aria divertita, puntando il dito verso l’altra parte della stanza. «Ti dispiace prendere posizione?»
«Certo che mi dispiace! Che diavolo vuoi fare?»
«Catturarti, fratellone. Ti legherò come un salame e poi ti porterò da Kristen. Contento?»
«Per niente!» grugnì Sam, per poi sospirare profondamente e sistemarsi nel punto che Aiden aveva designato per lui.
L’Auror si rigirò la bacchetta tra le dita, iniziando a focalizzare per bene il proprio bersaglio, per la prima volta vivente, il che fu tutto piuttosto stimolante. Puntò la bacchetta contro suo fratello e ghignò un: «Incartamus!», senza ottenere nemmeno la più semplice delle scintille dalla propria bacchetta; non successe proprio nulla. Nisba! Uno zero assoluto.
Sam esplose in una sonora risata, reggendosi il ventre mentre prese a piangere dal divertimento nel vedere Aiden rigirarsi la bacchetta tra le mani, confuso, come se non avesse capito bene dove aveva sbagliato.
«H-hai sb-prrr… sbagliato pronuncia! AHAHAHAHAHAH! Incartamus? Mi impacchetti e mi spedisci?»
«Chiudi il becco, ora riproviamo!»

Secondo Tentativo



Nonostante Samuel continuasse a ridere, Aiden cercò di sfruttare quella derisione come movente per applicarsi ancora di più; orgoglioso com’era, il fulvo non avrebbe di certo lasciato perdere al primo fallimento, bensì avrebbe insistito per far passare a suo fratello quella fastidiosa risata.
Serrò la mascella e provò a concentrarsi così da tentare una seconda volta: puntò per bene i piedi per terra e prese un profondo respiro, incitandosi mentalmente. Posso farcela… Posso farcela...; poi puntò la stecca di biancospino contro suo fratello e desiderò ardentemente di legarlo per benino e fargli ingoiare la sua stessa risata.
«Incarcera-mos!» scandì.
Ancora una volta non partì nulla dalla propria bacchetta, eppure era convinto di essere stato chiaro e conciso oltre che concentrato. O non lo era stato?

Terzo Tentativo



Ok, il primo tentativo era stato un totale disastro, il secondo pure, il terzo sarebbe andato certamente meglio! Il detto non diceva forse la terza è quella buona?
Si passò una mano tra i capelli, ormai diventati lunghi e che gli ricadevano con delicatezza sulle spalle robuste e larghe, per poi fissare suo fratello con aria di sfida: Sam, infatti, era esploso nuovamente in una fragorosa risata, se non addirittura più isterica, e questo fece innervosire parecchio il buon Aiden. Far cessare quella risata sarebbe stato tanto soddisfacente quanto divertente, ma qualcosa nella propria mente fece desistere l’Auror. In un certo senso capì che agire in tal senso non lo avrebbe portato da nessuna parte, tanto meno verso l’apprendimento dell’incantesimo; vendicarsi di quel affronto avrebbe solo portato Weiss a sbagliare con più intensità e alla pari di un novellino, il che sarebbe stato peggio dei fallimenti attuali.
Si convinse ad estraniarsi completamente da quella che era la principale fonte di distrazione, ovvero la risata di Sam, per poi tentare nuovamente. Prese più volte dei respiri profondi, cercando di rilassarsi e sentirsi il più naturale possibile, per poi concentrarsi. La bacchetta si tese verso il bersaglio designato, pronta liberare la magia, finché Aiden non pronunciò secco e frettoloso «Incarceramus!».
Ancora una volta peccò in qualcosa...

Quarto Tentativo



«Nervoso, fratellino?»
Nonostante suo fratello avesse parlato in tono gentile e non canzonatorio, sprovvisto di qualsiasi tipo sorriso destinato a deridere il fulvo, Aiden non rispose. Nei profondi meandri della propria mente l’Auror era andato ad isolarsi, deciso ad analizzare i fallimenti appena ottenuti, a rivalutare i vari passaggi per la corretta esecuzione dell’incantesimo. Per quanto l’Incarceramus fosse in un certo senso banale in fatto di movimenti, ad Aiden mancava l’ingrediente principale, ma qual’era?
Grattandosi la barba con fare pensieroso, il rosso di Galway giunse alla conclusione di aver peccato di pronuncia, chiarezza e concentrazione fino a quel momento; perciò doveva porvi rimedio ed equilibrare tali elementi se voleva ottenere dei risultati più che positivi.
Si mise in posizione: la bacchetta era puntata in maniera minacciosa su Sam, cercò di concentrarsi, desiderando con tutto sé stesso di riuscire a legare le mani al proprio bersaglio; infine, scandì in maniera decisa e chiara la formula dell’incantesimo, stavolta prestando attenzione alla corretta pronuncia. «Incarceramus!»
E poi… il nulla assoluto!

Quinto Tentativo



«Che palle!» sbottò, esasperato. «Possibile che ci sia sempre qualcosa che tralascio?» Scosse energicamente la testa, le mani serrate lungo i fianchi e il capo leggermente abbassato, come se fosse sul punto da rassegnarsi.
«Hai provato ad immaginarti l’effetto desiderato nella mente?»
Aiden non rispose, semplicemente scosse lentamente la testa in segno di diniego. No che non ci aveva provato, anzi, l’idea non l'aveva nemmeno sfiorato e ciò lo fece sentire un totale cretino. Perché non ci aveva pensato prima? Aveva sempre avuto una buona immaginazione, perché dunque non l’aveva sfruttata?
Si maledisse per quella sua mancanza d’ingegno, mentre dovette sorridere grato a suo fratello per averlo aiutato a trovare il possibile anello mancante. Voleva riprovare, ovviamente, perciò si passò la lingua tra i denti e cercò di non dare di matto per tutti quei fallimenti compiuti; aveva tempo per provare, tempo per focalizzare il giusto equilibrio di fattori che avrebbero reso possibile eseguire correttamente quell’incantesimo. Doveva solo pazientare.
Ecco, Aiden si prese proprio del tempo per riflettere, calmarsi, ritrovare sé stesso. Si sedette a terra, la schiena contro il freddo muro della stanza, le ginocchia strette al petto. Convenne che si fosse innervosito non ci sarebbe riuscito, che se una situazione del genere dovesse accadere mentre era là fuori a fare il suo dovere di Auror non avrebbe giovato a nessuno, benché mai a sé stesso; un Auror distratto e incapace di concentrarsi nemmeno nelle situazioni più disperate non serviva a nessuno. Ricordava ancora le parole di Rhaegar al tempo della sua assunzione, quando gli disse di prendere esempio da sé stesso, di immaginarsi tra dieci anni e capire che genere di uomo e Auror sarebbe voluto essere; Aiden conosceva la risposta, per questo voleva a tutti i costi imparare quell’incantesimo che sembravano non volerne sapere di essere appreso proprio da lui.
Strinse i pugni e si convinse a tentare e ritentare finché ne aveva le forze, perciò si alzò e prese posizione con la sua tipica risolutezza. Sam era ancora il bersaglio designato, questa volta provò ad immaginare delle robuste corde partire dalla sua bacchetta e avvolgersi attorno ai polsi del fratello maggiore, catturandolo una volta per tutte. Non appena si sentì pronto, con decisione e chiarezza scandì «Incarcaramus!»
Quando si accorse di aver nuovamente fallito, Aiden si spalmò una mano sulla faccia con furia inaudita, lasciandosi il segno della manata sulla propria candida pelle.

Sesto Tentativo



Again!
L’Auror riconobbe subito di aver errato la corretta pronuncia dell’incantesimo e per poco non sbroccò. Per quanto si prodigasse a fare del suo meglio, non ci riusciva e questo gli fece capire che aveva bisogno di prendersi altro tempo, di rilassarsi, di liberare la mente e non pensare assolutamente a niente. Fu a quel punto che, desideroso di prendersi una sana boccata d’aria fresca, fissò Sam e recuperò il volume dallo sgabello. «Prendiamoci una pausa, ne ho bisogno.»
Suo fratello lo affiancò con le mani infilate nelle tasche dei jeans. «Sigaretta?»
«Sì, direi proprio di sì.»

La pausa-sigaretta durò circa una decina di minuti, in cui Sam contribuì a distrarre Aiden dai propri affanni riscontrati con quei tentativi infruttuosi, riuscendo addirittura a farlo ridere in maniera sguaiata. Portarsi dietro suo fratello non era stata una pessima idea dopotutto, anche se si era dimostrato alquanto molesto in certe occasioni, ma a parte questo gliene fu grato. Ora l’Auror poteva cimentarsi nuovamente con il proprio apprendimento, decisamente più rilassato di prima e anche più deciso a non mollare la spugna.
Nella propria mente si formò una scena perfetta: una pesante catena d’acciaio scaturiva dalla propria bacchetta e andava a serrarsi in maniera ferrea ed inesorabile attorno alle caviglie di suo fratello, ostacolandone i movimenti. Era quello il tipo di risultato che voleva ottenere, pertanto desiderò con tutto sé stesso che riuscisse ad evocare quelle catene.
Quando fu pronto, il fulvo puntò la bacchetta su Sam e scandì con risolutezza e chiarezza: «Incar----» La voce andò ad affievolirsi mentre fissava il volto neutro del fratello, sul quale all’improvviso prese ad immaginare una moltitudine pustole stracariche di pus, pronte ad esplodere, come nell’episodio che Sam aveva raccontato durante la pausa. «---tus!»
Eh sì, si era proprio incartato a causa dell’aneddoto di Sam e ora aveva paura di vedere pustole ovunque e mandando a quel Paese la propria concentrazione. Tentò di soffocare una risata, ma non ci riuscì. No, decisamente fu inutile.

Settimo Tentativo



Perseverare era la Chiave di Volta per giungere alla meta e conquistare la tanto ambita vittoria.
Aiden smise di ridere e tornò a farsi serio, ricordandosi i propri doveri, la causa che lo alimentava in quella disperata ricerca di conoscenza magica. Era lì per uno scopo ben preciso e non se ne sarebbe andato finché non fosse riuscito a padroneggiare quell’incantesimo, costi quel che costi! E poi c’era la caparbietà, caratteristica di fabbrica dei Weiss, ad indurlo a non abbandonare tanto facilmente quei binari appena imboccati; quindi non gli restava altra scelta se non rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Ancora una volta l’Auror dovette analizzare sé stesso prima di affrontare l’ennesimo tentativo, smuovere il proprio animo a dare il massimo, a sentirsi parte dello stesso incantesimo. Lui era la catena che doveva impedire ai Maghi Oscuri di fare del male, Lui doveva rappresentare ogni singolo anello della suddetta catena, Lui doveva essere un ostacolo per il nemico.
Svuotò la mente da tutto il resto: c’era solamente la catena a fare da padrona nella propria testa, assieme ad un impellente desiderio di far in modo che tale catena andasse ad avvinghiarsi ai polsi di Sam, stringendosi ancora di più ad ogni tentativo di resistenza. Era questo ciò che voleva, ciò che pensò più e più volte prima di decidersi a tentare.
Per far funzionare la cosa, Aiden rese suo fratello un suo nemico e gli bastò immaginare una maschera da Mangiamorte davanti al volto di Sam; ciò accentuò maggiormente il desiderio di catturarlo, di neutralizzarlo prima che potesse agire contro di lui. Là fuori era una continua lotta contro il Tempo, in cui solo i duellanti più lesti e svegli sapevano sopravvivere, i lenti erano destinati a perire. Aiden non voleva di certo essere considerato lento, per questo cercò di essere il più naturale possibile, come se si trovasse per davvero nel bel mezzo di uno scontro.
La bacchetta scattò su Sam, il desiderio e l’immagine del risultato finale erano stati livellati in egual misura, mancava solo la pronuncia della formula. Un tono serio, chiaro e deciso irruppe nella stanza, come un ordine. «Incarceramus!» E Aiden provò ad ordinare alle catene di uscire dalla bacchetta e di svolgere il loro compito.
Sam sarebbe stato infine catturato?




Edited by Aiden Weiss - 21/9/2018, 20:20
 
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view post Posted on 22/9/2018, 10:32
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Chiedo l'intervento del Master!

 
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view post Posted on 25/9/2018, 08:19
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Il Fato

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Il Rosso era un uomo solido. Auror rampante e sempre pronto all'azione. Sapeva esserci quando doveva, non solo per quel che richiedeva il dovere ma anche nell' essere sicura spalla per chi gli stava a cuore. Sapeva guardarsi intorno e cercare il punto interrogativo che l'attendeva al di là dell'orizzonte. La sfida contro se stesso era anch'essa un Imperativo che faceva la voce grossa. Aiden voleva migliorare, sempre teso nello spingersi oltre quelle che erano le sue possibilità. Grande pregio questo, ma anche difetto se, così facendo, si perdono di vista le cose più elementari. Sono queste quelle che spesso fanno la differenza, e il caso di Weiss non faceva eccezione.
La Biblioteca di Londra faceva di nuovo da palcoscenico per i suoi sforzi, deliziandosi di cotanto ardore. L'odore della carta invecchiata dal tempo e dalle mani di affamati lettori aleggiava tra gli scaffali, regalando a quel luogo un'atmosfera senza pari. Il Fato era lí, negli occhi attenti del suo Adepto, ad osservare gli sforzi dell'uomo, conditi da colorite esternazioni.
Aveva spinto ogni atomo della sua essenza verso il raggiungimento del risultato finale. Come sempre, non si era risparmiato, pur distraendosi spesso durante i tentativi di raggiungere il traguardo. Alla fine aveva cercato dentro di sé una concentrazione degna di un Mago molto più esperto, ma nel momento in cui il prode Auror aveva lanciato il suo incantesimo nulla sortì dalla punta della sua bacchetta.
Cosa era successo? Era stata la bacchetta che non aveva risposto al suo comando, oppure in quel comando c'era qualcosa che era andato storto?
La catena da lui voluta sembrava essere rimasta imbrigliata nel suo legno, sebbene l'idea di crearla fosse stata forte nella mente dell'Auror. L'idea della catena...l'idea. Cosa mancava a quel bruco perché divenisse farfalla? Esisteva un motivo per cui ciò che Aiden voleva non si era formato. Il desiderio si era effettivamente palesato, ma poteva davvero essere certo di averne focalizzato l'immagine in ogni dettaglio?




Ti vengono richiesti altri due tentativi
Sei in grado di raggiungere un'ottimo livello di concentrazione e me lo hai dimostrato, anche se non in tutte le prove.
C'é però qualcosa di importante che non hai fatto nel momento in cui hai pensato all'idea di evocare la catena.
Cosa viene richiesto al Mago oltre alla concentrazione?
Confido nel fatto che sia stata solo una svista, purtroppo rilevante per il risultato finale.
Per qualsiasi dubbio puoi contattarmi via MP.



 
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view post Posted on 25/9/2018, 15:04
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Ottavo Tentativo



«Porca put----!!!»
L’urlo di Aiden irruppe nella stanza come un temporale estivo che giungeva all’improvviso. Nello stesso momento in cui aveva davvero sperato di farcela, di essere riuscito ad arrivare all’apice del successo, ecco che invece fece capolino il suo esatto opposto. Un ringhio sordo fece vibrare la cassa toracica del valente Irlandese, ormai più belva che uomo a causa dell’esasperazione che lo aveva reso schiavo davanti a quell’ennesimo fallimento.
Con un movimento secco, Weiss liberò la propria stecca di Biancospino della presenza di quella porzione di catena che penzolava tra le sue mani. Era furente come non mai, conscio che se solo fosse successo fuori da quelle quattro mura sicure sarebbe morto e stecchito quanto un baccalà messo sotto sale ed infine messo ad essiccare. Il piede urtò con violenza contro il primo sgabello a portata di mano, in quello che fu in tutto e per tutto un calcio degno persino di Maradona; peccato però che non si trattasse di un pallone ma di un oggetto decisamente più duro, eppure riuscì comunque a spedirlo piuttosto lontano.
Ignorò le proteste del proprio pollicione che pulsava dolorosamente dentro la propria scarpa, mentre nella sua testa non fece altro che maledirsi, sgridarsi per quell’ennesimo buco nell’acqua.
«Quale Dio devo pregare per un riuscirci?» tuonò. «QUALE?»
«Sei troppo duro con te stesso, fratello. E teso. Troppo teso in effetti.» La voce di Sam era tranquilla, ma venata di preoccupazione nel vedere Aiden fuori di sé. «Prova a trovare un po’ di pace, prima.»
Pace.
Sì, forse era il caso, forse avrebbe dovuto affrontare la cosa con più lucidità e meno tensione.

Il tempo scorreva lento ed inesorabile, ma tuttavia Aiden sembrò ritrovare sé stesso, stavolta con più stabilità (o così sperava). Prima di prendere in mano la bacchetta, si premette le dita tra gli occhi, nel punto in cui il naso si congiungeva con la fronte, come se cercasse la giusta quantità di concentrazione per analizzare almeno gli elementi da tenere in considerazione prima di buttarsi a capofitto nell’ennesimo tentativo.
«Allora...» iniziò a bisbigliare tra sé. «Movimento e pronuncia: Fatto. Visualizzazione della catena o fune: Fatto. Visualizzazione dell’effetto che si vuole ottenere: Fatto. Desiderio, concentrazione e decisione: Fa---» Le dita che aveva usato per elencare quella piccola lista di elementi fondamentali alla riuscita dell’incantesimo si interruppero e una lampadina improvvisamente si accese nella sua mente. «... POTENZA! CI VUOLE PIU’ POTENZA!» Quando si accorse di aver urlato all’improvviso, facendo sussultare Sam, Aiden divenne rosso dall’imbarazzo. «Scusa, fratellone.» mormorò, incurvando appena la schiena per la vergogna.
La catena era uscita solo in parte dalla sua bacchetta e questo perché non ci aveva messo la giusta quantità di potenza magica. L’Incarceramus richiede appunto questo: era come lanciare le catene o la corda con le proprie mani, ma per fare in modo che andassero il più lontano possibile c’era bisogno di forza, di una spinta.
Che fosse arrivato alla conclusione finale?
Doveva provare!

Aiden era la catena. La catena era Aiden.
Una volta appurata la sintonia con l’incantesimo, dopo essersi sentito come parte integrante di esso, Weiss puntò la fida bacchetta contro Sam, lo sguardo duro e deciso. Un respiro profondo ed infine un secondo, richiamando la propria concentrazione e baciandola come il più tenero degli amanti; poi la sua mente prese a creare l’immagine di robuste catene di ferro che partivano dalla bacchetta per poi andarsi ad avvinghiare attorno ai polsi di suo fratello. Nel momento in cui pensò alle catene che uscivano dalla propria stecca magica, Aiden cercò di drenare quanta più potenza magica poteva così da effettuare la spinta decisiva. Doveva essere come una rampa di lancio, nutrita, caricata da ben quattro costanti: concentrazione, decisione, desiderio e potenza.
E lui era concentrato: focalizzato sull’obiettivo, la pronuncia, l’immagine delle catene e dell’effetto a cui voleva arrivare. Era deciso a raggiungere il podio, a dare vita a quell’incantesimo, ad usarlo per una giusta causa. Il desiderio non mancava ed era il marito della decisione, facendo vibrare ogni fibra del proprio essere e dandogli un senso. Infine, la potenza arrivò come un colpo di cannone: Aiden tentò di incanalare tutta la magia contenuta nel suo sangue nel proprio catalizzatore.
Si sentì pronto, percepiva di essere arrivato al perfetto equilibrio fisico, mentale, magico. Percependo di essere tutt’uno con la bacchetta magica, l’Auror scandì con chiarezza e decisione, imprendo una certa potenza ed imperiosità nel proprio tono di voce. «Incarceramus!»

Nono Tentativo



Ancora. Ancora. E ancora.
Il proprio subconscio suggerì di tentare nuovamente, di osare di più, raggiungendo un confine rimasto ancora inesplorato e mai oltrepassato di sé stesso, del proprio potenziale. Sapeva di averlo, sapeva di doverlo ghermire e modellare, di perfezionare il Mago che era e diventare quello aveva sempre sognato di essere. Lo doveva a sé stesso, al suo defunto padre, al resto della famiglia, agli altri Auror del Quartier Generale e al mondo intero.
Il fulvo non si diede per vinto: con i capelli ritti in testa per il precedente sforzo, ripuntò nuovamente il proprio catalizzatore magico sul target principale, la concentrazione a mille e decisamente maggiore rispetto a prima. Ancora tentò di toccare con mano i propri limiti, ancora fu deciso a raggiungere ciò che fino a quel momento era stato impossibile e trasformarlo in qualcosa di assolutamente possibile.
Ó Dagda mór, cuidigh liom an dúshlán seo a bhaint amach.[1] fu la preghiera che echeggiò nella propria mente. Stavolta le catene vennero rimpiazzate da una spessa corda di canapa quanto quella di un campanile e che sarebbero andate ad attorcigliarsi attorno alle caviglie di Sam. Trasferì nella propria bacchetta tutta la concentrazione, decisione e potenza necessaria, mentre l’immaginazione faceva il suo dovere; il desiderio di far in modo che quelle corde schizzassero fuori dalla punta della propria arma era oltre ogni misura, ogni cellula del suo corpo gridava a gran voce di catturare Sam. Serrò la mascella e un fuoco ardente si accese al centro del proprio petto, impetuoso e forte quanto i suoi propositi e sogni. E poi fu pronto, risoluto nel voler spingere la locomotiva lungo le giuste rotaie finché non avrebbero raggiunto la meta.
L’ormai ex-Leone rosso e oro liberò il proprio carisma, la caparbietà e la forza che lo avevano spinto a non darsi mai per vinto, impartendo così l’ordine finale alle corde che voleva evocare - con decisione e chiarezza - ed urlò: «INCARCERAMUSSSSSSS!!!!» Simile ad un ruggito nobile e fiero quanto il cuore stesso dell’uomo, l’urlo vibrò nell’aria nella speranza di aver ottenuto la propria vittoria personale.
Chi aveva vinto?


[1]: Oh grande Dagda, aiutami a vincere questa sfida.

IN ATTESA DEL MASTER
Entrambi i tentativi gli ho lasciati al condizionale.
 
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view post Posted on 30/9/2018, 13:36
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Il Fato

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L'irruenza dell'irlandese esplose con tutta la sua forza. Era una lotta soprattutto contro se stesso, ma Aiden sapeva che sarebbe stato lui il vincitore. Il cuore batteva contro la cassa toracica, guidato dallo sforzo e dall’impazienza. Il sangue scorreva così forte che la sua temperatura sembrò quasi innalzarsi di qualche grado. Il leone ruggiva di rabbia per gli insuccessi mentre il Discepolo del Fato osservava la scena dall’alto, presente e inconsistente. Si nutriva di quello sforzo e di quella rabbia, erano linfa vitale per lui ed ora sapeva che l’uomo era sulla strada giusta. Dopo averla inizialmente persa, era tornato sulla retta via, pronto per lo scatto finale. Suo fratello aveva ragione. La calma. La calma era fondamentale, era tutto. Sempre. Anche quella era una lezione importante per il fulvo. Nei momenti decisivi non doveva mai lasciarsi andare allo sconforto che fa solo perdere lucidità. Aiden cominciava a capire ed ogni istante diveniva più forte. Mattone dopo mattone, costruiva la sua crescita come Mago, alimentata dalla rinnovata fiducia in se stesso.
La sua mente iniziò a dipingere piano i suoi desideri, un tratto dopo l’altro e con la pazienza che veniva richiesta per un lavoro di quel tipo. Nel primo tentativo cercò ancora una catena, iniziando a visualizzarla. Purtroppo però non era ancora perfetta. C’era, era lì, ma sembrava ancora avvolta in una densa nebbia che permetteva solo di intravederla ma non di focalizzarla a pieno. Forse la mente di Aiden aveva bisogno di qualcosa che fosse più concreto, e così fu. La corda di canapa prese pian piano forma nella sua mente, come se l’avesse già toccata altre molte e magari era davvero così. Era come se fosse nel suo palmo e lo raspasse appena, l’Irlandese ne sentiva la consistenza, ne vedeva il colore.
Come serpenti, due corde sibilarono dalla bacchetta di Biancospino, guadagnando l’aria che le separava dall’obiettivo. Una agganciò i polsi di Sam stringendoli così forte da fargli arrossare le dita, l’altra imprigionò le caviglie con tale forza da farlo cadere a terra.
Era stato difficile, ma Aiden Weiss aveva vinto.

Incantesimo Appreso.
Puoi inserirlo in scheda.



 
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view post Posted on 20/10/2018, 16:59
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Ignimenti
Incantesimo Proibito; Terza Classe; Permesso per il Reparto Proibito* [click]



L’Ignimenti è un incantesimo facente parte degli incantesimi F.A.T.A. Esso in grado di evocare una fune di fuoco che scaturirà direttamente dalla bacchetta e potrà quindi essere diretta, dal mago, come una frusta. Viene usato prevalentemente come incantesimo di attacco, in quanto consente di avere un vero e proprio prolungamento di fuoco che fuoriesce dalla bacchetta stessa, che fungerà come manico della frusta.
Questo incantesimo è estremamente pericoloso poiché l’esecutore potrebbe auto-ferirsi maneggiando la frusta infuocata. È necessario quindi avere dimestichezza con questo tipo di strumento per imparare a padroneggiare l’incanto.



Primo Tentativo



Dopo un rapido cenno al Guardiano, Weiss entrò nel Reparto Proibito.
Nonostante non amasse particolarmente avere a che fare con Tuco, il giovane Mago non poté evitare di mostrare un minimo di cortesia verso quell’uomo brutale quanto infimo, deciso più che mai a far valere la buona educazione che la sua famiglia non aveva fatto altro che trasmettergli nel corso della propria vita. Le buone maniere - così come ripeteva spesso suo nonno Regan - erano alla base di tutto: esse servivano a delimitare il confine tra l’essere civile e l’animale.
Sfilò tra le varie sezioni del Reparto Proibito, stavolta in cerca di un incantesimo per lo più a scopo offensivo. Un Auror non doveva conoscere solamente incantesimi difensivi, ma doveva anche saper attaccare, perciò - per una volta tanto - Aiden puntò a qualcosa di diverso ma che si sarebbe rivelato altrettanto utile ai propri scopi.
Con occhio critico l’aitante fulvo passò in rassegna ai vari titoli dei volumi, sfiorandone la spessa copertina o sfogliandone alcuni; alla fine - dopo un lungo ed interminabile quarto d’ora - sembrò trovare un incantesimo piuttosto stimolante. L’Ignimenti era pericoloso, certo, perché avrebbe potuto ritorcerselo contro se maneggiato con poca cura, ma si sarebbe rivelato davvero ottimo contro i nemici. Ad ogni modo l’Auror si ritrovò convinto a voler studiare un simile incanto, perciò nascose il volume tra le pieghe del mantello, così da evitare occhiate indiscrete, per poi uscire dal Reparto con l'aria soddisfatta celata dietro uno sguardo impassibile.
La strada per la saletta abbandonata in cui si poteva tentare qualche approccio pratico la sapeva, doveva solo sperare di trovarla vuota e completamente disponibile per sé. E fu così in un certo senso: poco prima di girare la maniglia aveva visto la porta spalancarsi e una donna uscire, concedendogli il beneficio di un sorriso cordiale ma anche soddisfatto. Aiden si ritrovò quindi nella tranquillità assoluta e senza possibili distrazioni; si sistemò dunque su uno sgabello e iniziò a studiare le indicazioni del libro passo dopo passo, mimando con la bacchetta alcuni dei movimenti da eseguire per coordinare la frusta nella direzione desiderata, mentre al resto ci sarebbe arrivato con il tempo.
Immaginazione.
Decisione.
Movimento.
Pronuncia.

C’era tutto e Aiden si sentì pronto a provare.

Sistemò uno sgabello al centro della stanza e si sgranchì le spalle, riscaldando i muscoli prima di dare inizio alle danze. Il fulvo avvertì una forte scarica di adrenalina scorrergli nelle vene e, prima di prendere posizione lui stesso, si tolse la giacca onde evitare che prendesse fuoco e la gettò da parte; infine, prese un profondo respiro e posizionò la bacchetta alle proprie spalle, il gomito piegato così che la bacchetta fosse bella verticale, la punta rivolta verso il basso. Si concentrò e focalizzò mentalmente la presenza di un braciere alle proprie spalle: secondo le istruzioni doveva immaginare di immergere la propria frusta magica alle fiamme del braciere così che potesse diventare infuocata. Non sarebbe stato così difficile, per il fulvo l’immaginazione non mancava e avrebbe saputo come rendere piuttosto vivido il braciere nella propria mente. Così prese ad elaborare l’immagine di un fuoco alle proprie spalle, un recipiente di ferro contenente della legna che alimentava le fiamme al suo interno; poi pensò che proprio tali fiamme attecchissero alla frusta immaginaria, rendendola un’arma ancora più letale.
Mosse il braccio armato con una certa enfasi, nella direzione dello sgabello, nonché bersaglio designato. «Ingimenti!» scandì con decisione e chiarezza, una volta terminato il movimento con l’arto.
Non successe nulla, nessuna lingua di fuoco sembrò scagliarsi contro lo sgabello per distruggerlo o incendiarlo, ma se ne stava ancora lì, immobile e integro, probabilmente a sospirare di sollievo. Aiden non era poi così estraneo ai fallimenti, ma fare cilecca in quel modo era stata davvero una vergogna. Rivolse uno sguardo indispettito e corrucciato alla propria stecca di Biancospino, come se la vera responsabile di quell'increscioso insuccesso fosse proprio Lei, la sua fida compagna di avventure; e lui, d’altro canto, si sentiva schernito e tradito, sebbene in verità la colpa era da imputare soltamente a sé stesso. «E io che pensavo che l’unico ad essere pigro fosse Merlino! A quanto pare non vuoi proprio collaborare oggi, eh?»

Secondo Tentativo



L’errore c’era stato ed era innegabile, per quanto fosse intollerabile.
Il fulvo si massaggiò con vigore la mascella ricoperta da folta peluria rossiccia, riflettendo su quanto era accaduto e decidendo il da farsi; che dovesse riprovare era un dato di fatto e scontato, solo dovette sforzarsi di vedere oltre il proprio orgoglio e riconoscere di essere stato lui stesso la causa proprio fallimento e non della bacchetta. Tentò di ripetere mentalmente i passaggi appena compiuti, identificando infine l’errore verso la parte finale dell’incantesimo, esattamente quando doveva scagliare la frusta contro il bersaglio subito dopo la prima parte dell’incantesimo, non come aveva invece fatto lui: ovvero aveva mosso l’arto subito dopo aver pronunciato Ignimenti.
Inspirò e tentò di contenere la frustrazione, rilassando infine ogni fibra del proprio corpo a seguito dell’espirazione. Era calmo in un certo senso o comunque si impose di esserlo. Prese dunque posizione ancora una volta, portandosi la bacchetta all’indietro, oltre la propria spalla e puntatandola verso il basso; l’allineamento verticale della stecca era pressoché perfetta perciò non esitò nel passare alla fase successiva, quella di figurarsi nella propria mente l’immagine del braciere.
La fiamma era viva, poteva quasi percepirne il calore addosso, ma quando fu sul punto di svolgere la prima porzione di movimento verso lo sgabello, una ciocca di capelli andò a solleticargli il naso in maniera davvero fastidiosa. «Ingi---ETCU’!» Un poderoso starnuto gli scosse il corpo da capo a piedi, sguarnendolo della più totale concentrazione e promettente successo.
Era una vera e propria ingiustizia...

Terzo Tentativo


Si sentì deriso dallo sgabello dopo il secondo fallimento: se prima aveva sbagliato a pronunciare adeguatamente la formula con il relativo movimento e si era vergognato per un simile errore, allora starnutire accentuò ancora di più quella sensazione sgradevole, facendolo sentire un vero incompetente.
L’Auror dovette legarsi i capelli dietro la nuca in un codino, accertandosi che nemmeno una ciocca sfuggisse alla ferrea presa dell’elastico e potesse nuovamente distrarlo. Solo quando si fu assicurato che non vi fossero ulteriori fonti di disturbo, il fulvo si preparò all’ennesimo tentativo…
Piantò saldamente i piedi per terra, per poi portarsi la bacchetta dietro la schiena: nonostante il gomito fosse ben piegato e la bacchetta puntasse contro il basso, essa non era affatto orientata verticalmente ma per lo più in senso obliquo, verso i suoi stessi piedi. Non si era di certo immaginato che il braciere fosse attaccato ai propri talloni, perciò fu come se la frusta immaginaria non fosse riuscita ad immergersi nelle fiamme e a diventare infuocata. Lui, però, non si accorse dell’errore e proseguì del tutto indisturbato. «Ingi...» scandì da fermo, per poi muovere la mano armata contro il bersaglio con uno scatto deciso. «...menti!»
Dai, dai. Ce l’ho fatta! Ce l’ho sicuramente fatta! pensò con un sorriso stampato sulla faccia.
E invece...

Quarto Tentativo



La vita è crudele con me! piagnucolò mentalmente il rosso davanti all’ennesima cileccata.
Ancora una volta l’orgoglio smisurato dell’uomo si era rivelato troppo forte per fargli anche solo intuire che la colpa era soltamente sua, che gli errori non erano di un oggetto, di un’entità divina o del mondo, ma erano delle persone che gli commettevano.
Aiden dovette prendersi una pausa per riordinare le idee oltre che per ripassare l’intera procedura, perciò tornò con la faccia sepolta nel libro per una mezz’ora buona, nella remota speranza che ciò potesse aiutarlo a comprendere meglio l’esecuzione dell’incantesimo oltre che ad individuare i passati errori commessi. Il detto diceva: “Sbagliando si impara!” e lui ci credeva davvero in quelle parole, riteneva che soltanto dopo aver sbattuto il naso più e più volte contro qualcosa allora si avrebbe ottenuto un risultato più che soddisfacente. Deciso quindi a perseverare, a continuare ad insistere pur di giungere all'obiettivo finale, Weiss tornò in posizione con la bacchetta in pugno.
La mascella si serrò con un’ardente aria di sfida, caparbio dal non volersi arrendere, deciso a riuscire a padroneggiare l’incantesimo in questione. Piegò il gomito e puntò la bacchetta oltre le proprie spalle, dritta e verso il basso, poi fu la volta della propria mente: il braciere scoppiettava alle proprie spalle, una lingua di fuoco che ondeggiava come la più sensuale delle danze, ma con una pericolosità e arroganza del tutto ignota a chi ne rimaneva attratto. Il Mago allora impresse nelle fiamme il proprio volere nell’evocare una frusta infuocata e richiamò a sé tutta propria potenza magica, fino a farla convogliare nella punta del proprio catalizzatore magico. I suoi occhi blu rifletterono una volontà e forza che andavano di pari passo, alimentando la propria decisione nel voler rendere reale la frusta infuocata.
«Ingi...» La prima parte della formula magica venne scandita con decisione e chiarezza, poi il braccio armato si mosse in maniera fluida verso lo sgabello, il suo bersaglio, esattamente davanti a sé, intenzionato a fare in modo che la frusta lo investisse in tutta la sua potenza tanto dal provocarne una brutale fine. «...menti!» L’ultima parte venne infine pronunciata durante quel movimento, entrambi detentori dell’esito.
Come sarebbe finita?
Aiden poteva aver trovato il giusto equilibrio per compiere l’impresa oppure poteva aver vacillato in un qualche punto dell’intera operazione. In un modo o nell’altro, che vi fosse una vittoria o l’ennesimo fallimento, spettava al Fato deciderlo e a manifestarlo. Lo sgabello sarebbe rimasto integro oppure si sarebbe spezzato sotto la potenza di un Elemento che Aiden, in fin dei conti, sapeva di bramare con tutto sé stesso.



*: Presente anche in scheda.

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view post Posted on 23/10/2018, 16:57
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Il Fato

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Abilità, concentrazione e creatività. Erano queste le caratteristiche richieste ai maghi che desideravano spingersi oltre il confine della conoscenza. Chiunque avesse provato ad oltrepassare i limiti del proprio essere senza rispettare tali requisiti si sarebbe preso gioco di se stesso.
E così Aiden Weiss era tornato al Reparto Proibito e di nuovo aveva cercato di migliorarsi, per essere un mago migliore. Un Auror migliore.
Il libriccino, nascosto tra le pieghe della veste del giovane uomo, passò inosservato allo sguardo vigile del Guardiano.

Sarebbe stata dura, Aiden lo aveva capito sin dal primo superficiale studio dell’incanto, raccolto in un silenzio tombale nella stanza abbandonata, e una volta libero delle costrizioni fisiche e mentali, si era preparato per il primo scialbo tentativo.
Collezionare un fallimento dopo l’altro non sembrava portare da nessuna parte e il mago, giustamente indispettito da se stesso, aveva capito qualcosa che sino a qualche momento prima gli era palesemente sfuggito: la concentrazione doveva essere il punto cardine dal quale la sua esecuzione sarebbe dovuta partire. Senza di essa, movimenti e pronuncia - parte integrante dell’abilità - non si sarebbero mai concretizzate pienamente e correttamente.
Il secondo e il terzo tentativo gli mostrarono che la tenacia era ciò che gli serviva, ma mancava ancora qualcosa, Aiden lo sapeva. Una correzione lì, un’altra qui ed ecco che le prime avvisaglie di miglioramento sembravano mostrarsi a lui come un dono inaspettato.
Il quarto tentativo, quello decisivo, era praticamente perfetto: l’uomo si lasciò pervadere dalla sensazione di calore, dalla potenza del fuoco distruttore e - al contempo - purificatore; il movimento della bacchetta e del braccio dominante erano perfetti; la bacchetta sembrò intingersi davvero in un braciere bollente e la formula chiuse il cerchio in modo magistrale.

Il fuoco si originò dalla bacchetta di biancospino, ardendo intorno ad una fune invisibile. Prima di toccare la sedia, però, la fune si dissolse e una fiammata investì la sedia, l’obiettivo finale di quello sforzo immane.
Aveva ottenuto qualcosa, sì, ma non ciò che davvero sperava.
Qualcosa doveva essere migliorato, bastava un pizzico di creatività in più.


Molto bene Aiden, ci sei quasi.
Ti viene richiesto un ulteriore tentativo e ti consiglio di concentrarti meglio sull’effetto che l’incanto si prefigge. Descrivine ogni dettaglio, fatti avvolgere dalla sua essenza.
Prendi spunto dalla descrizione che tu stesso hai riportato, sono certo che la troverai “illuminante”.

Per qualsiasi chiarimento, contattami pure tramite MP.

 
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view post Posted on 28/10/2018, 18:06
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Quinto Tentativo



Come nell’arte della Scherma, l’apprendimento di un incantesimo era come una parata e poi una risposta, solo che la risposta che ottenne Aiden fu tutt’altro che piacevole.
Concretizzò troppo tardi il fallimento, l’ennesimo, quando la fune si dissolse e lasciò al fulvo una parziale soddisfazione: una fiammata di fuoco investì lo sgabello, il quale prese ad ardere con una certa vivacità, tra scoppiettii e lingue di fuoco che volteggiavano verso l’alto. Dopo essersi ripreso da un apparente stato di shock, Weiss si decise a reagire, tentando di sdrammatizzare quello sforzo finito in modo alquanto infruttuoso con tanto di flambé. «Decisamente troppo cotto!» Se ci fosse stato un coniglio al posto dell’oggetto di legno, probabilmente ne sarebbe uscito completamente carbonizzato e da buttare via.
Grattandosi distrattamente la testa, l’Auror cercò di rivedere l’intera sequenza nella propria mente, in cerca degli errori commessi così da poter ritentare in maniera corretta e vincere quella sfida personale. Si rese conto di aver sbagliato pronuncia, ancora, e con estrema vergogna le proprie guance si tinsero di un bel rosso scarlatto; poi, aveva avuto un calo di concentrazione nel figurarsi la fune infuocata in maniera nitida e reale per tutto il tempo della procedura, e per tale motivo era svanita nel nulla come la più banale delle illusioni.
Sospirò profondamente, alzando appena la testa verso l’alto e maledicendosi nell’aver commesso simili sciocchezze. Tuttavia la prese in maniera piuttosto filosofica: Si sbaglia oggi, si fa bene domani. Lui però non voleva tornare il giorno dopo, voleva farcela ora, in quel preciso istante e luogo.
Come un gorilla pronto a dar battaglia ad un altro esemplare di maschio Alfa, Aiden si batté un pugno sul petto, nella speranza che lo aiutasse ad ottenere il tanto agognato risultato positivo; si diede la giusta carica, il giusto spirito combattivo, per poi mettersi in posizione. Divaricò appena le gambe e fissò un nuovo sgabello - il gemello di quello che si stava facendo divorare dalle fiamme - con occhi carichi di decisione e voglia di riscatto. Non avrebbe aggiunto un’altra tacca alla sua serie di fallimenti, non oggi e nemmeno domani, avrebbe bevuto dal calice della vittoria da lì a pochi minuti e ne era certo, perché ci credeva con tutto sé stesso.
Fiducioso e risoluto, ecco che l’Auror diede inizio ai primi passi di quella strana danza, che di certo non il can-can.
La mente visualizzò il braciere alle proprie spalle, ardente e impetuoso come non mai e vivo, in un certo senso, e le cui lingue rosse, gialle e arancioni sferzavano l’aria con avidità. La bacchetta di Biancospino, in tutta la sua maestosità e potenza, venne ben allineata oltre la propria spalla destra, in corrispondenza del braciere. Poi immaginò che una corda, la cui origine proveniva dalla punta della bacchetta stessa, andasse a toccare le fiamme in un lussurioso invito, fino ad esserne completamente avvolta. Ardeva, quindi, la fune immaginaria con una certa arroganza e decisione nel colpire il bersaglio; Aiden non si lasciò distrarre, non smise di continuare a visualizzare nella proprio mente quella frusta infuocata come se fosse reale e non l’avrebbe fatto fino alla fine. La vera fine.
«Igni...» Dunque mosse il braccio armato in un movimento fluido, sicuro e deciso, direzionando quel serpente di fuoco sotto il suo pieno ed indiscusso controllo verso il target designato. «...menti!» Ogni parola era stata pronunciata con il giusto tono, chiaro e conciso come un comando. Aiden voleva, desiderava, con ogni fibra del proprio essere che quella frusta ardente come l’Inferno stesso colpisse il bersaglio, facendogli assaporare il suo caldo bacio rosso come i capelli del suo evocatore. Per Weiss quella formula rappresentava come un’estensione del proprio braccio, colmo di un potere che si sentiva scorrere nelle vene e che ribollivano come l’oro fuso.
Percepiva il Fuoco, si sentiva il Fuoco e, forse, lo era davvero in parte considerando il carattere. Solo l'esito avrebbe decretato il vero, ammesso e concesso che fosse ciò che il Fato voleva. Qual'era dunque l'epilogo?




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view post Posted on 29/10/2018, 14:54
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Bastava poco, davvero poco, per rendere una semplice esecuzione mal riuscita in un colpo da maestro. Aiden Weiss aveva agito ed aveva sbagliato con la forza sempre presente di rinnovare il proprio impegno, investire le proprie energie in un nuovo straordinario tentativo e, alla fine, sembrava proprio che i suoi sforzi fossero stati del tutto ripagati.
Forse la puzza di bruciato avrebbe dovuto suggerirgli di spegnere l’incendio in corso, ma dopotutto, era un mago grande e grosso. Prima o poi ci avrebbe pensato da sé.
Animato dalla potenza del fuoco che ardeva poco lontano da lui, l’immagine di quelle lingue amaranto in grado di riflettersi negli occhi dell’Auror come se avessero la capacità di entrare nella sua anima, così egli attinse da quell’energia primigenia e da lì in poi, tutto sarebbe andato per il verso giusto. Se lo sentiva, l’Auror Weiss, che quella sarebbe stata la volta buona.
Portato indietro il braccio, direzionata correttamente la bacchetta e fatto sì che la sua mente creasse non soltanto il braciere, ma anche la sensazione di calore necessaria a rendere quella visione reale, ecco che una fune, dapprima invisibile, iniziò ad originarsi dalla bacchetta di Biancospino. La formula corretta, questa volta, aveva sortito i propri effetti e fu con slancio che l’uomo la diresse con foga e precisione sul bersaglio. Certo, c’era spazio per migliorare i propri intenti, ma l’incanto rispondeva alla mente ed il corpo ne seguiva le regole precise, senza margine d’errore alcuno.
Aiden aveva trovato la spinta, il fuoco.
Aiden aveva trovato la via.


Molto meglio, complimenti!
Incanto Appreso, puoi inserirlo in scheda.

 
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view post Posted on 20/11/2018, 20:56
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Nebula Demitto
Incantesimo Proibito; Quinta Classe; Permesso per il Reparto Proibito* [click]



Il Nebula Demitto é potente incanto offensivo che consente di concentrare le consuete miscele gassose ambientali e di rilasciarle repentinamente con non pochi danni per chi si trova nelle vicinanze. Si inserisce a pieno titolo tra i più potenti schiantesimi in grado di allontanare con forza il proprio nemico e infliggere danno.


Primo Tentativo



Ormai aveva perso il conto di quante volte era entrato nel Reparto Proibito. Tuco, il Guardiano del Reparto, di sicuro lo sapeva ma Aiden non aveva alcuna voglia di soffermarsi più del dovuto a parlare con quell’uomo, ammesso che non lo volesse per davvero; si limitava dunque a qualche frase e saluto di circostanza e tanto bastava.
Avvolto in un pesante cappotto con tanto di cappello Fedora, di un color grigio scuro, l’Auror varcò la soglia del Reparto Proibito e iniziò a vagare tra i meandri più reconditi di quegli scaffali. C’era stato un periodo in cui si era maggiormente focalizzato sugli Incantesimi Difensivi, ora sentiva il bisogno di puntare ad un’altra categoria, equilibrando il proprio bagaglio culturale sia di incanti offensivi che di difensivi. L’occhio cadde quindi su un particolare volume dopo aver vagato per diversi minuti in una minuziosa ricerca, finché tra le sue mani non strinse quel Schiantesimi Avanzate: Onde d’Urto.
Pareva la scelta giusta, l’incantesimo perfetto, ciò che faceva al caso suo.
Aprì il cappotto e fece scivolare all’interno di una tasca interna il libro, per poi uscire con estrema naturalezza e tranquillità, conscio che il volume sarebbe così passato inosservato a sguardi indiscreti. Decise di appartarsi direttamente nella stanza vuota che era solito usare per tentare un approccio pratico con gli incantesimi appena studiati, perciò camminò con estrema calma verso quel luogo isolato ed appartato.

Trovò la stanza vuota, forse un tantino scombussolata da una persona che precedentemente doveva aver provato a fare un po’ di pratica con un qualche incanto. Weiss sospirò profondamente, accarezzandosi la folta barba rossiccia per poi sfilarsi la giacca e restando in camicia e gilet, quest’ultimo con delle righe grigie di diverse tonalità. Sfilò il libro dalla giacca e poi si sedette a leggere su uno sgabello dopo averlo rimesso dritto con un colpo di bacchetta, senza nemmeno levarsi il cappello ma limitandosi ad arrotolarsi le mani appena sotto ai gomiti. Suo nonno avrebbe approvato quel nuovo look, ma Aiden in realtà lo stava sfoggiando solamente perché reputava necessario alternare diversi tipi di vestiario tra una ronda e l’altra, mischiandosi a dovere tra le persone.
Incrociò una gamba sull’altra e prese a sfogliare il tomo, immergendosi nella lettura e cercando di comprendere la funzionalità e il giusto procedimento per eseguire l’incantesimo. Il Nebula Demitto era classificato come uno dei più potenti Schiantesimi in circolazione e per un Auror non poteva di certo guastare apprenderlo, specialmente se utilizzato per indebolire i Maghi Oscuri e catturarli senza darlo loro modo di fuggire con facilità.
La lettura si rivelò quindi interessante e si domandò se anche sua madre fosse a conoscenza di un simile incantesimo o se ne conosceva di simili. Ad ogni modo, Aiden mise da parte ogni pensiero che non era rivolto all’apprendimento del Nebula Demitto, per poi mettere da parte il volume e preparandosi nel far “sgranchire” il nucleo della propria bacchetta. La stecca di Biancospino meritava nuove sfide, così come il Mago che la brandiva, perciò le danze si aprirono in un Valzer degno di nota.
La mano sinistra corse nel taschino del gilet ed estrasse quello che aveva tutta l’aria di essere un soldatino di piombo, con una sgargiante divisa bianca e rossa, i colori del reggimento inglese. Lo accarezzò con il pollice, mentre sospirò con aria colma di nostalgia, ripensando alla propria infanzia e di come il Tenente Bolton fosse stato spesso e volentieri il protagonista indiscusso dei suoi giochi. Ora però il caro Bolton sarebbe servito in ben altri tipi di giochi, forse quelli più utili ed istruttivi rispetto alle innocenti guerre a cui aveva partecipato.
Piazzò il soldatino sul pavimento, per poi puntare la bacchetta contro di esso e, partendo dal basso verso l’alto in un movimento fluido e continuo, scandì chiaramente l’incantesimo per ingrandirlo: «Engorgio!» Chiaro e conciso, il Mago fece in modo che il Tenente Bolton diventasse a grandezza d’uomo, facendo quindi le veci di meritato bersaglio. Era un compito davvero ingrato, in realtà, eppure solo il Tenente ne era davvero degno in quella determinata circostanza, non potendo contare su Sam o su un altro familiare.
Aiden andò quindi a sistemarsi dalla parte opposta.
Silenzio. Concentrazione. Decisione nel voler imparare quel nuovo incantesimo. La prima premessa che il libro aveva spiegato di affrontare era quella di allineare la spalla, l’avambraccio e la bacchetta in una linea dritta e perfetta: perciò Weiss si accinse a fare quanto era stato riportato su quelle pagine. Fissò il proprio arto, nel tentativo di accertarsi che fosse tutto quanto ben allineato e con i muscoli belli rigidi, che corrispondesse ad una sorta di prolungamento dell’arto stesso e che andava a terminare, appunto, con la bacchetta. Quando questo punto fu soddisfatto, il fulvo alzò la bacchetta per prendere la mira e optò di considerare la zona dell’addome del Tenente Bolton, dopodiché rilassò la muscolatura e il polso andò a delineare una circonferenza in senso antiorario. «Nebula...» esclamò con chiarezza e decisione. Secondo le istruzioni, in quel particolare passaggio l’incantesimo avrebbe dovuto formare un globo composto da gas. «Demito!» scandì subito dopo aver flettuto l’avambraccio velocemente all’indietro.
In linea assolutamente teorica la sfera generata si sarebbe dovuta scagliare contro Bolton e scagliarlo all’indietro, invece non accadde nulla di tutto ciò; anzi, a dirla tutta il caro Tenente se ne stava beatamente immobile a fissare Aiden con il suo sguardo spento e il fulvo giurò di avervi intravisto una sorta di derisione, o almeno era quello che aveva percepito di fronte a quella sconfitta.

Secondo Tentativo



Si morse l’interno della guancia e alzò gli occhi al cielo. Pareva una Maledizione in tutto e per tutto, eppure non c’era progresso senza qualche fallimento. Weiss dovette guardare la cosa con una certa filosofia e quindi farsene una ragione: non esisteva che al primo tentativo, dove il Mago doveva prendere familiarità con l’incantesimo, ci riuscisse o sarebbe apparso alquanto innaturale. Nessuno nasceva preparato!
Riprovare fu il giusto slancio che spinse il fulvo a rimettersi in posizione, ma prima si concesse il consueto feedback del tentativo fallito in precedenza: aveva sbagliato una pronuncia, il Demitto, in cui aveva scordato una “T” per strada; poi aveva deliberatamente lasciato a casa l’immaginazione, nonché parte fondamentale per generare la sfera di gas, la quale non aveva accennato a formarsi. In parole spicciole non solo non lanciato nulla, ma nemmeno in vuoto assoluto!
«Per le poppe di Morrigan!» esclamò quando realizzò il tutto. «Sono stato proprio un cretino!»
Con assoluta decisione, Aiden allineò la spalla con l’avambraccio e la bacchetta in una posa rigida, puntando sempre verso l’addome. Consapevole di aver peccato di concentrazione e mancata visualizzazione della sfera nella propria mente, tentò disperatamente di colmare quell’errore: al che la sua mente prese a creare l’immagine di una sfera di gas che veniva generata sulla punta della bacchetta, compatta ed indurita per l’elevata pressione che l’incantesimo avrebbe dovuto esercitare sui gas. Aggiunse una massiccia dose di volontà e determinazione nel voler rendere reale una simile immagine, che si decise ad agire, rilassando i muscoli e facendo ruotare il polso in senso antiorario e disegnando la circonferenza. «Nebula...» scandì chiaro, ma con una nota eccitata, forse troppo eccitata: non vedeva l’ora di vedere formarsi la sfera davanti ai suoi occhi. Ciò lo indusse ad agire in maniera frettolosa, pronunciando il resto della formula ancor prima di muovere la bacchetta all’indietro. «Demittu!» Fletté l’avambraccio troppo velocemente e con una certa prepotenza, quasi infilzandosi un occhio da solo. Se fosse stato un Mago sardo poi, sarebbe stato sicuramente ancestrale, eppure aveva peccato ancora di pronuncia e molto altro.

Terzo Tentativo



Aveva visto la sfera cadere a terra e infrangersi come un uovo al tegamino, mentre la bacchetta era ancora rivolta verso il bersaglio. «Cacchio!» esclamò, sbigottito. Quel fallimento era decisamente imbarazzante tanto che arrossì di botto.
Dopo essersi passato una mano tra i capelli e ricomposto in modo dignitoso, Aiden si schiarì la voce. C’era tempo, c’era sempre tempo in quel posto per imparare e perfezionarsi, trovare il giusto equilibrio per giungere ad una conclusione soddisfacente. Arrendersi era fuori questione, così come demoralizzarsi. No, il fulvo aveva continuato ad insistere con la dovuta pazienza e costanza, altro non poteva fare.
Ricominciò da capo: il braccio intero si allineò del tutto con la bacchetta, rigido, andando a scegliere come bersaglio l’addome di Bolton; poi toccò alla mente ed essa andò a riprendere quanto si era immaginato nel tentativo precedente, consapevole di non aver peccato in quel determinato punto. Stavolta avrebbe impedito alle emozioni di prendere il sopravvento, di danneggiarlo al tal punto da indurlo a sbagliare; così lasciò che soltanto la determinazione e la volontà di voler creare la sfera di gas fossero le sole due cose che avrebbero dominato in lui, oltre alla calma e alla pazienza. Fece rilassare il muscolo, per poi muovere il polso e disegnando una circonferenza antiorario, concludendo - infine - con la prima parte della formula magica, in tono chiaro e conciso: «Nebula...» Ora doveva procedere nel rilasciare la sfera, scagliandola contro l’addome del bersaglio. «Demitto!» Ultimata la circonferenza, Weiss si premurò di flettere velocemente l’avambraccio all’indietro, lanciando di conseguenza il globo di gas.
Ancora una volta però, le cose non andarono come previsto e il globo schizzò verso l’alto, impattando contro il soffitto che vibrò pericolosamente, facendo collassare a terra il lampadario che cadde tra Aiden e il Tenente Bolton.
«Ops...»
Danni alla struttura: prima tacca.

Quarto Tentativo



«Non devo più dire Demitto prima dello scatto.» si appuntò mentre osserva il buco vuoto lasciato nel soffitto, lì dove poco prima vi era stato il lampadario. Era stato disastroso, sì, ma non poté negare che il danno causato era stato davvero notevole e non per nulla l’incantesimo veniva considerato tra i più potenti Schiantesimi in circolazione.
Not bad!
Analizzando come si deve l’intera procedura, essa era per lo più costituita da dei movimenti precisi e ben coordinati; non dovevano mancare però la concentrazione e la visualizzazione della sfera, altrimenti tanti saluti e niente incantesimo. Quindi Weiss doveva prefissarsi che un buon coordinamento tra movimenti, pronuncia e concentrazione avrebbero dato risultati positivi, o così si augurava almeno.
Armandosi di una ferrea volontà, scacciando via l’insorgere di un qualsiasi fattore demoralizzante e che potesse distrarlo, focalizzò la propria attenzione sul bersaglio: Bolton sostava ancora nello stesso identico punto, immacolato e senza nemmeno una graffiatura sulla verniciatura. Quegli occhioni lucidi e da pesce lesso fissavano l’Auror come se lo stessero sbeffeggiando, il che avrebbe potuto infastidire il rosso ma egli si era prefissato di non farsi distrarre da nulla; perciò quella silenziosa sfida di Bolton sembrò venir meno, esclusa a priori dalla determinazione del giovane Mago. Era o non era una buona cosa?
Emise un respiro profondo a pieni polmoni, per poi prepararsi ad affrontare l’ennesimo tentativo…

I piedi si piantarono saldamente a terra, il braccio - dalla spalla fino all’impugnatura della bacchetta - andò ad allinearsi con perfezione e rigidità alla stecca di Biancospino in un’unica linea retta. Gli occhi di Bolton continuavano a fissarlo con insistenza e con un qualcosa che poteva facilmente indurre a provare angoscia, trascinando Aiden verso l’imminente sbaglio, inconsapevolmente, senza che se ne accorgesse nemmeno. Non aveva pensato all’immagine della formazione del globo di gas, non aveva designato in maniera decisiva il bersaglio: infatti la bacchetta era più puntata nella zona delle gambe che dell’addome. Si rilassò e il polso andò a descrivere la circonferenza in senso antiorario, mentre la voce risuonò nella stanza con decisione e chiarezza: «Nebula...» Non vide nemmeno se si era formata la sfera, c’era solo quegli occhi immobili che lo aveva stregato senza nemmeno un perché; sentiva la sfida, la derisione, la voglia di ribaltarlo come un calzino così che non lo guardasse mai più in quel modo. L’avambraccio scattò all’indietro, in un vuoto tentativo di scagliare una sfera che nemmeno esisteva verso il Tenente, pronunciando la parte finale: «Demitto!»
La bacchetta era silenziosa quanto il soldatino ingrandito e non vi fu nulla di più irritante: l’Auror realizzò la narcolessia della propria fidata bacchetta quando Bolton non venne scaraventato altrove, ritrovandosi infine ad inveire a denti stretti, assestando un calcio disperato al primo sgabello nei paraggi e mandandolo ad infierire sul lampadario ancora a terra. Il rumore indistinto di qualcosa che si spezzava come un legnetto echeggiò nella stanza, facendo serrare le palpebre dell’uomo, conscio di averla combinata grossa ancora una volta.
Danni alla struttura: seconda tacca.

Quinto Tentativo



Aveva permesso alla distrazione di soggiogarlo, di metterlo in ginocchio e concedergli un altro misero fallimento. L’Auror iniziava a stufarsi di quegli errori sciocchi e da novellino, non era più un Mago in erba, ora aveva delle responsabilità nei confronti del Mondo Magico, aveva una mansione da Auror e qualsiasi sbaglio sarebbe stato fatale. Anche se dentro quella stanza non esistevano conseguenze, il rosso sapeva perfettamente che non poteva permettersi tentennamenti una volta fuori di lì, pertanto doveva mettersi in testa che non doveva lasciarsi sprofondare negli allori, che non era lì per starsene in villeggiatura a poltrire.
Era forse stato un errore simile a costare la vita a suo padre?
Aiden Weiss se l’era domandando molte volte, il mistero che aleggiava sulla prematura morte del padre era ancora rimasto irrisolto e vi erano alcune incognite che tormentavano il giovane uomo da anni, chiedendosi come fossero avvenute realmente le dinamiche di quella infausta e tragica notte.
Gli bastò estrarre il portafogli da una delle tasche dei pantaloni, per riuscire a trovare all’interno di esso una piccola foto magica di Charles Weiss, il Lupo d’Irlanda, sorridente e che alzava una pinta di birra verso di lui, o così sembrava.
«Lo faccio per te… » mormorò. «E per i bambini. Nessuno di loro merita di essere orfano.» C’erano troppi orfani nel mondo, troppe persone sposate che restavano vedove. Per quanto il suo desiderio fosse legittimo e onesto, ci sarebbero sempre state delle perdite e se non per mano di qualcuno, di sicuro ci sarebbero state per cause naturali e quelle non poteva di certo impedirle.
L’Auror non bramava il potere, non per sé stesso almeno, ma se lo ricercava era solo per il bene altrui; era un uomo che dava e che non pretendeva di avere, era onesto e semplice, un puro di cuore. Ce la metteva tutta per non cadere nell’Oblio, per vincere ogni tentazione e per ora ce l’aveva sempre fatta.
Sospirò e mise via il portafogli dopo averlo chiuso, deciso più che mai a dare il meglio di sé. Avvertiva la propria rabbia ribollire nelle proprie vene con furia, una rabbia che all’apparenza era ingiustificata ma che invece sarebbe servita a qualcosa: alla vittoria. Aiden bruciava di desiderio, di senso dell’onore e del dovere: alla base di ciò lottò con la propria furia così da poterla convertire in qualcosa di utile, in una forza incrollabile e necessaria per far fronte ai propri scopi.
La mascella si contrasse con decisione, mentre attinse ad ogni energia presente in ogni fibra del proprio essere, percependo di esserne saturo per quell’immenso fuoco che divampava dall’interno, alimentando con prepotenza la magia contenuta nel suo sangue. Lo sentiva, era sottopelle, ma lo sentiva chiaramente, reale quanto lo era lui stesso. Il Mago si preparò ad incanalare tutta la propria magia nella bacchetta, con una decisione e volontà incessante senza precedenti; tutto era stato smosso dalla nobile causa che lo guidava ogni giorno della sua vita e che gli dava le forze per tirare avanti.
Weiss allineò la spalla, l’avambraccio e la bacchetta in una linea priva di imperfezioni, il muscolo teso mentre prendeva bene la mira. Il Tenente Bolton sarebbe stato colpito all’addome con quello che Aiden avrebbe definito un colpo di cannone e di certo la descrizione che il tomo forniva aveva reso ben chiara quell’immagine. Sulla base di ciò, infatti, l’uomo visualizzò nella propria mente la formazione di sfera compatta e formata dai gas circostanti, rendendola verosimilmente ad una palla di cannone. Attinse alla sua forza magica per renderla reale, poi - con decisione - rilassò il muscolo e con il polso andò a disegnare una circonferenza in senso antiorario in corrispondenza della zona da colpire, poi disse in tono chiaro e conciso: «Nebula...» Nessuna esitazione e nessun errore di pronuncia, Aiden procedette consapevole di non avere nessun tipo di distrazione ad influenzarlo. Una volta conclusa la circonferenza, l’avambraccio si mosse velocemente, flettendo all’indietro in un chiaro movimento che andava a scagliare la sfera verso il bersaglio designato. «Demitto!» Ancora una volta pronunciò quelle parole in tono chiaro e deciso, senza esitazione, imprimendo in esse la forza e la volontà del proprio essere, così come la propria magia.
Cosa sarebbe successo?

Sesto Tentativo



L’aveva già fatto una volta, si era già impuntato in quel modo e in un certo senso aveva dato i suoi frutti. Perché non ritentare?
Doveva osare, tentare di raggiungere vette inesplorate e conquistare la vittoria con ogni fibra del proprio essere; era una lotta intensa, fatta per renderlo migliore, resistente e capace, per questo non si arrese. Non ancora, non ora, né mai.
Volle tentare ancora, volle sfidare nuovamente il Fato e mostrarsi un degno conquistare, un guerriero che non aveva intenzione di abbassare né la spada né lo scudo. Ancora una volta allineò l’intero braccio con la bacchetta, con una presa rigida, in un tutt’uno magnifico; la mente focalizzò per l’ennesima volta l’immagine, la formazione della sfera e l’impellente desiderio di renderla talmente reale da poterla toccare. Aiden serrò i denti e spremette quanta più potenza magica aveva in corpo per rendere viva quella sua visione del globo gassoso ma compatto, destinato ad impattare l’addome del soldatino ingrandito.
Il Mago era pieno di vigore, la volontà che non cessò di vacillare nemmeno per un’istante, finché con caparbietà non rilassò la presa e il polso prese a disegnare la circonferenza in un moto antiorario, sempre in corrispondenza dell’addome di Bolton. «Nebula...» scandì, come un ordine. La sfera avrebbe ricevuto l’ordine di prendere forma davanti a lui, il Fato avrebbe deciso se ne era degno.
Inflessibile, temerario, l’Auror continuò lottando contro qualsiasi forma di gravità, legge o sfida; andò avanti a testa alta, deciso più che mai di rivelarsi un vincitore e non un vinto. I suoi occhi brillarono e l’oceano racchiuse nel suo sguardo sarebbe stato in grado di inghiottire il bersaglio, il Tenente Bolton.
Quando la circonferenza venne ultimata, Weiss poté flettere l’avambraccio all’indietro in un movimento fluido e veloce, con l’intenzione di scagliare la sfera di gas contro il bersaglio. «Demitto!» esclamò a quel punto. Era stato attento alla pronuncia e aveva mantenuto lo stesso tono usato per il Nebula.
Il cerchio doveva chiudersi, in quel momento, in quel determinato luogo e occasione. Bolton doveva finire a terra e lasciare che fosse Aiden quello da omaggiare con i pieni onori. Il Fato avrebbe deciso e l’uomo di certo non si sarebbe abbattuto in caso di un rigetto.


*: Presente anche in scheda.

IN ATTESA DEL MASTER
Sia il quinto che il sesto tentativo sono al condizionale, lascio tutto nelle mani del Fato. :flower:
 
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view post Posted on 27/11/2018, 16:58
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Il Fato

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Aiden Weiss non era nuovo al Reparto Proibito: se gli scaffali avessero potuto parlare, di certo avrebbero commentato con un mugugno soddisfatto l’ennesima capatina dell’Auror tra le loro file. La Conoscenza era Potere, in fondo, dunque c’era un nesso tra la curiosità dell’uomo e la necessità dell’Auror: un incantesimo oggi ed uno domani ed ecco che il giovanotto avrebbe portato a casa la pelle sana e salva ancora una volta.
Appollaiato sullo sgabello raccolto da terra, Aiden iniziò il proprio addestramento ed il pensiero della madre subito minò le basi di tanta ardua preparazione. Il giovane mago, infatti, aveva tralasciato l’attenta lettura della formula, concentrandosi non molto bene - a dirla tutta - sulla descrizione generale della procedura.
Se fosse stato più attento, quindi, il primo tentativo sarebbe stato anche quello buono, ma una T di meno, vanificò ogni suo sforzo. Come se non fosse bastato, la sua mente aveva bellamente dimenticato di evocare l’immagine giusta al conseguimento dello scopo. Possibile che fosse tanto distratto?

Il secondo tentativo non fu migliore del primo, benché il buon Weiss avesse provato a porre rimedio alle proprie lacune. L’idea c’era ed era anche buona, ma quella formula non voleva affatto saperne di essere modulata correttamente!
Più Aiden procedeva nell’esercizio e nell’apprendimento e più la saletta appartata nella quale si era rifugiato aveva finito per riportare i danni di un esercizio affatto scontato. Prima il pavimento, poi il lampadario: la stanza iniziava ad averne abbastanza di quel mago un po’ pasticcione e approssimativo. Non era certo colpa sua, in fondo. Il Nebula Demitto era uno Schiantesimo particolarissimo, difficile da gestire anche da maghi esperti e versati nelle arti magiche. Un po’ di pazienza e sano sacrificio avrebbero consentito al giovane di portare a casa la vittoria.
Quel Tenente Bolton, poi! Sembrava sbeffeggiarlo in ogni maniera. Immobile e statico non era nulla in confronto ad un nemico fatto di carne e ossa, eppure sortiva su Aiden un effetto distraente ancor maggiore. Il ricordo dei giochi d’infanzia e delle avventure vissute col soldatino giocattolo dovevano essere fonte di piacevoli ricordi in netto contrasto con la procedura che Aiden si apprestava ad eseguire per la quarta volta. Infatti, così concentrato sul non deconcentrarsi, l’Auror sbagliò a fissare la meta, così come dimenticò di appurare chiaramente che cosa dovesse scagliarsi contro il povero Bolton. La rigidità del braccio e la linea retta tra spalla e bacchetta erano state rispettate, ma tutto il resto - quasi a sfregio del mago - rese vano ogni sforzo.
Agli sgoccioli della propria pazienza, Aiden si applicò ancora una volta e l’ennesimo tentativo andò in fumo: c’era quasi, era quasi fatta, bastava una scioltezza maggiore nel passare dalla prima fase alle seconda, quella del ‘rilascio’.
Un ultimo tentativo e, forse, Aiden sarebbe potuto tornare soddisfatto nella sua piccola reggia nascosta tra i boschi.

Dopo tanto girovagare, dunque, la ragione aveva trovato la via.
La distrazione venne accantonata e la capacità di sorprendersi ancora, come un bambino, avrebbe colto Aiden con sincero stupore. Non c’era stato mai, sino a quel momento, un attimo di pace per lui, teso al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. L’Auror aveva studiato e si era applicato. Aveva provato e fallito innumerevoli volte, finché una sfera fluttuante di gas non aveva preso forma innanzi a lui; bella e perfetta, era stata scagliata con la giusta dose di forza ed eleganza, rispettando i movimenti descritti che Aiden aveva ormai imparato alla perfezione. Il Tenente Bolton non aveva avuto scampo e il suo corpo di giocattolo venne colpito all’altezza dello stomaco; venne scagliato in aria e ricadde a terra ad un metro e mezzo dal punto in cui era stato colpito. Se solo avesse potuto parlare, Bolton avrebbe dannato l’anima di Aiden Weiss. Si ripagava forse così un vecchio compagno di giochi?

Incanto appreso.
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