Primo Tentativo
Ormai aveva perso il conto di quante volte era entrato nel Reparto Proibito. Tuco, il Guardiano del Reparto, di sicuro lo sapeva ma Aiden non aveva alcuna voglia di soffermarsi più del dovuto a parlare con quell’uomo, ammesso che non lo volesse per davvero; si limitava dunque a qualche frase e saluto di circostanza e tanto bastava.
Avvolto in un pesante cappotto con tanto di cappello Fedora, di un color grigio scuro, l’Auror varcò la soglia del Reparto Proibito e iniziò a vagare tra i meandri più reconditi di quegli scaffali. C’era stato un periodo in cui si era maggiormente focalizzato sugli Incantesimi Difensivi, ora sentiva il bisogno di puntare ad un’altra categoria, equilibrando il proprio bagaglio culturale sia di incanti offensivi che di difensivi. L’occhio cadde quindi su un particolare volume dopo aver vagato per diversi minuti in una minuziosa ricerca, finché tra le sue mani non strinse quel
Schiantesimi Avanzate: Onde d’Urto.
Pareva la scelta giusta, l’incantesimo perfetto, ciò che faceva al caso suo.
Aprì il cappotto e fece scivolare all’interno di una tasca interna il libro, per poi uscire con estrema naturalezza e tranquillità, conscio che il volume sarebbe così passato inosservato a sguardi indiscreti. Decise di appartarsi direttamente nella stanza vuota che era solito usare per tentare un approccio pratico con gli incantesimi appena studiati, perciò camminò con estrema calma verso quel luogo isolato ed appartato.
Trovò la stanza vuota, forse un tantino scombussolata da una persona che precedentemente doveva aver provato a fare un po’ di pratica con un qualche incanto. Weiss sospirò profondamente, accarezzandosi la folta barba rossiccia per poi sfilarsi la giacca e restando in camicia e gilet, quest’ultimo con delle righe grigie di diverse tonalità. Sfilò il libro dalla giacca e poi si sedette a leggere su uno sgabello dopo averlo rimesso dritto con un colpo di bacchetta, senza nemmeno levarsi il cappello ma limitandosi ad arrotolarsi le mani appena sotto ai gomiti. Suo nonno avrebbe approvato quel nuovo look, ma Aiden in realtà lo stava sfoggiando solamente perché reputava necessario alternare diversi tipi di vestiario tra una ronda e l’altra, mischiandosi a dovere tra le persone.
Incrociò una gamba sull’altra e prese a sfogliare il tomo, immergendosi nella lettura e cercando di comprendere la funzionalità e il giusto procedimento per eseguire l’incantesimo. Il
Nebula Demitto era classificato come uno dei più potenti Schiantesimi in circolazione e per un Auror non poteva di certo guastare apprenderlo, specialmente se utilizzato per indebolire i Maghi Oscuri e catturarli senza darlo loro modo di fuggire con facilità.
La lettura si rivelò quindi interessante e si domandò se anche sua madre fosse a conoscenza di un simile incantesimo o se ne conosceva di simili. Ad ogni modo, Aiden mise da parte ogni pensiero che non era rivolto all’apprendimento del Nebula Demitto, per poi mettere da parte il volume e preparandosi nel far “
sgranchire” il nucleo della propria bacchetta. La stecca di Biancospino meritava nuove sfide, così come il Mago che la brandiva, perciò le danze si aprirono in un Valzer degno di nota.
La mano sinistra corse nel taschino del gilet ed estrasse quello che aveva tutta l’aria di essere un soldatino di piombo, con una sgargiante divisa bianca e rossa, i colori del reggimento inglese. Lo accarezzò con il pollice, mentre sospirò con aria colma di nostalgia, ripensando alla propria infanzia e di come il
Tenente Bolton fosse stato spesso e volentieri il protagonista indiscusso dei suoi giochi. Ora però il caro Bolton sarebbe servito in ben altri tipi di giochi, forse quelli più utili ed istruttivi rispetto alle innocenti guerre a cui aveva partecipato.
Piazzò il soldatino sul pavimento, per poi puntare la bacchetta contro di esso e, partendo dal basso verso l’alto in un movimento fluido e continuo, scandì chiaramente l’incantesimo per ingrandirlo: «
Engorgio!» Chiaro e conciso, il Mago fece in modo che il Tenente Bolton diventasse a grandezza d’uomo, facendo quindi le veci di
meritato bersaglio. Era un compito davvero ingrato, in realtà, eppure solo il Tenente ne era davvero degno in quella determinata circostanza, non potendo contare su Sam o su un altro familiare.
Aiden andò quindi a sistemarsi dalla parte opposta.
Silenzio. Concentrazione. Decisione nel voler imparare quel nuovo incantesimo. La prima premessa che il libro aveva spiegato di affrontare era quella di allineare la spalla, l’avambraccio e la bacchetta in una linea dritta e perfetta: perciò Weiss si accinse a fare quanto era stato riportato su quelle pagine. Fissò il proprio arto, nel tentativo di accertarsi che fosse tutto quanto ben allineato e con i muscoli belli rigidi, che corrispondesse ad una sorta di prolungamento dell’arto stesso e che andava a terminare, appunto, con la bacchetta. Quando questo punto fu soddisfatto, il fulvo alzò la bacchetta per prendere la mira e optò di considerare la zona dell’addome del Tenente Bolton, dopodiché rilassò la muscolatura e il polso andò a delineare una circonferenza in senso antiorario. «
Nebula...» esclamò con chiarezza e decisione. Secondo le istruzioni, in quel particolare passaggio l’incantesimo avrebbe dovuto formare un globo composto da gas. «
Demito!» scandì subito dopo aver flettuto l’avambraccio velocemente all’indietro.
In linea assolutamente
teorica la sfera generata si sarebbe dovuta scagliare contro Bolton e scagliarlo all’indietro, invece non accadde nulla di tutto ciò; anzi, a dirla tutta il caro Tenente se ne stava beatamente immobile a fissare Aiden con il suo sguardo spento e il fulvo giurò di avervi intravisto una sorta di derisione, o almeno era quello che aveva percepito di fronte a quella sconfitta.
Secondo Tentativo
Si morse l’interno della guancia e alzò gli occhi al cielo. Pareva una Maledizione in tutto e per tutto, eppure non c’era progresso senza qualche fallimento. Weiss dovette guardare la cosa con una certa filosofia e quindi farsene una ragione: non esisteva che al primo tentativo, dove il Mago doveva prendere familiarità con l’incantesimo, ci riuscisse o sarebbe apparso alquanto innaturale.
Nessuno nasceva preparato!
Riprovare fu il giusto slancio che spinse il fulvo a rimettersi in posizione, ma prima si concesse il consueto
feedback del tentativo fallito in precedenza: aveva sbagliato una pronuncia, il
Demitto, in cui aveva scordato una “T” per strada; poi aveva deliberatamente lasciato a casa l’immaginazione, nonché parte fondamentale per generare la sfera di gas, la quale non aveva accennato a formarsi. In parole spicciole non solo non lanciato nulla, ma nemmeno in vuoto assoluto!
«
Per le poppe di Morrigan!» esclamò quando realizzò il tutto. «
Sono stato proprio un cretino!»
Con assoluta decisione, Aiden allineò la spalla con l’avambraccio e la bacchetta in una posa rigida, puntando sempre verso l’addome. Consapevole di aver peccato di concentrazione e mancata visualizzazione della sfera nella propria mente, tentò disperatamente di colmare quell’errore: al che la sua mente prese a creare l’immagine di una sfera di gas che veniva generata sulla punta della bacchetta, compatta ed indurita per l’elevata pressione che l’incantesimo avrebbe dovuto esercitare sui gas. Aggiunse una massiccia dose di volontà e determinazione nel voler rendere reale una simile immagine, che si decise ad agire, rilassando i muscoli e facendo ruotare il polso in senso antiorario e disegnando la circonferenza. «
Nebula...» scandì chiaro, ma con una nota eccitata, forse
troppo eccitata: non vedeva l’ora di vedere formarsi la sfera davanti ai suoi occhi. Ciò lo indusse ad agire in maniera frettolosa, pronunciando il resto della formula ancor prima di muovere la bacchetta all’indietro. «
Demittu!» Fletté l’avambraccio troppo velocemente e con una certa prepotenza, quasi infilzandosi un occhio da solo. Se fosse stato un Mago sardo poi, sarebbe stato sicuramente ancestrale, eppure aveva peccato ancora di pronuncia e molto altro.
Terzo Tentativo
Aveva visto la sfera cadere a terra e infrangersi come un uovo al tegamino, mentre la bacchetta era ancora rivolta verso il bersaglio. «
Cacchio!» esclamò, sbigottito. Quel fallimento era decisamente imbarazzante tanto che arrossì di botto.
Dopo essersi passato una mano tra i capelli e ricomposto in modo dignitoso, Aiden si schiarì la voce. C’era tempo, c’era sempre tempo in quel posto per imparare e perfezionarsi, trovare il giusto equilibrio per giungere ad una conclusione soddisfacente. Arrendersi era fuori questione, così come demoralizzarsi. No, il fulvo aveva continuato ad insistere con la dovuta pazienza e costanza, altro non poteva fare.
Ricominciò da capo: il braccio intero si allineò del tutto con la bacchetta, rigido, andando a scegliere come bersaglio l’addome di Bolton; poi toccò alla mente ed essa andò a riprendere quanto si era immaginato nel tentativo precedente, consapevole di non aver peccato in quel determinato punto. Stavolta avrebbe impedito alle emozioni di prendere il sopravvento, di danneggiarlo al tal punto da indurlo a sbagliare; così lasciò che soltanto la determinazione e la volontà di voler creare la sfera di gas fossero le sole due cose che avrebbero dominato in lui, oltre alla calma e alla pazienza. Fece rilassare il muscolo, per poi muovere il polso e disegnando una circonferenza antiorario, concludendo - infine - con la prima parte della formula magica, in tono chiaro e conciso: «
Nebula...» Ora doveva procedere nel rilasciare la sfera, scagliandola contro l’addome del bersaglio. «
Demitto!» Ultimata la circonferenza, Weiss si premurò di flettere velocemente l’avambraccio all’indietro, lanciando di conseguenza il globo di gas.
Ancora una volta però, le cose non andarono come previsto e il globo schizzò verso l’alto, impattando contro il soffitto che vibrò pericolosamente, facendo collassare a terra il lampadario che cadde tra Aiden e il Tenente Bolton.
«
Ops...»
Danni alla struttura: prima tacca.Quarto Tentativo
«
Non devo più dire Demitto prima dello scatto.» si appuntò mentre osserva il buco vuoto lasciato nel soffitto, lì dove poco prima vi era stato il lampadario. Era stato disastroso, sì, ma non poté negare che il danno causato era stato davvero notevole e non per nulla l’incantesimo veniva considerato tra i più potenti Schiantesimi in circolazione.
Not bad!Analizzando come si deve l’intera procedura, essa era per lo più costituita da dei movimenti precisi e ben coordinati; non dovevano mancare però la concentrazione e la visualizzazione della sfera, altrimenti tanti saluti e niente incantesimo. Quindi Weiss doveva prefissarsi che un buon coordinamento tra movimenti, pronuncia e concentrazione avrebbero dato risultati positivi, o così si augurava almeno.
Armandosi di una ferrea volontà, scacciando via l’insorgere di un qualsiasi fattore demoralizzante e che potesse distrarlo, focalizzò la propria attenzione sul bersaglio: Bolton sostava ancora nello stesso identico punto, immacolato e senza nemmeno una graffiatura sulla verniciatura. Quegli occhioni lucidi e da pesce lesso fissavano l’Auror come se lo stessero sbeffeggiando, il che avrebbe potuto infastidire il rosso ma egli si era prefissato di non farsi distrarre da nulla; perciò quella silenziosa sfida di Bolton sembrò venir meno, esclusa a priori dalla determinazione del giovane Mago. Era o non era una buona cosa?
Emise un respiro profondo a pieni polmoni, per poi prepararsi ad affrontare l’ennesimo tentativo…
I piedi si piantarono saldamente a terra, il braccio - dalla spalla fino all’impugnatura della bacchetta - andò ad allinearsi con perfezione e rigidità alla stecca di Biancospino in un’unica linea retta. Gli occhi di Bolton continuavano a fissarlo con insistenza e con un qualcosa che poteva facilmente indurre a provare angoscia, trascinando Aiden verso l’imminente sbaglio, inconsapevolmente, senza che se ne accorgesse nemmeno. Non aveva pensato all’immagine della formazione del globo di gas, non aveva designato in maniera decisiva il bersaglio: infatti la bacchetta era più puntata nella zona delle gambe che dell’addome. Si rilassò e il polso andò a descrivere la circonferenza in senso antiorario, mentre la voce risuonò nella stanza con decisione e chiarezza: «
Nebula...» Non vide nemmeno se si era formata la sfera, c’era solo quegli occhi immobili che lo aveva stregato senza nemmeno un perché; sentiva la sfida, la derisione, la voglia di ribaltarlo come un calzino così che non lo guardasse mai più in quel modo. L’avambraccio scattò all’indietro, in un vuoto tentativo di scagliare una sfera che nemmeno esisteva verso il Tenente, pronunciando la parte finale: «
Demitto!»
La bacchetta era silenziosa quanto il soldatino ingrandito e non vi fu nulla di più irritante: l’Auror realizzò la narcolessia della propria fidata bacchetta quando Bolton non venne scaraventato altrove, ritrovandosi infine ad inveire a denti stretti, assestando un calcio disperato al primo sgabello nei paraggi e mandandolo ad infierire sul lampadario ancora a terra. Il rumore indistinto di qualcosa che si spezzava come un legnetto echeggiò nella stanza, facendo serrare le palpebre dell’uomo, conscio di averla combinata grossa ancora una volta.
Danni alla struttura: seconda tacca.Quinto Tentativo
Aveva permesso alla distrazione di soggiogarlo, di metterlo in ginocchio e concedergli un altro misero fallimento. L’Auror iniziava a stufarsi di quegli errori sciocchi e da novellino, non era più un Mago in erba, ora aveva delle responsabilità nei confronti del Mondo Magico, aveva una mansione da Auror e qualsiasi sbaglio sarebbe stato fatale. Anche se dentro quella stanza non esistevano conseguenze, il rosso sapeva perfettamente che non poteva permettersi tentennamenti una volta fuori di lì, pertanto doveva mettersi in testa che non doveva lasciarsi sprofondare negli allori, che non era lì per starsene in villeggiatura a poltrire.
Era forse stato un errore simile a costare la vita a suo padre?
Aiden Weiss se l’era domandando molte volte, il mistero che aleggiava sulla prematura morte del padre era ancora rimasto irrisolto e vi erano alcune incognite che tormentavano il giovane uomo da anni, chiedendosi come fossero avvenute realmente le dinamiche di quella infausta e tragica notte.
Gli bastò estrarre il portafogli da una delle tasche dei pantaloni, per riuscire a trovare all’interno di esso una piccola foto magica di Charles Weiss, il
Lupo d’Irlanda, sorridente e che alzava una pinta di birra verso di lui, o così sembrava.
«
Lo faccio per te… » mormorò. «
E per i bambini. Nessuno di loro merita di essere orfano.» C’erano troppi orfani nel mondo, troppe persone sposate che restavano vedove. Per quanto il suo desiderio fosse legittimo e onesto, ci sarebbero sempre state delle perdite e se non per mano di qualcuno, di sicuro ci sarebbero state per cause naturali e quelle non poteva di certo impedirle.
L’Auror non bramava il potere, non per sé stesso almeno, ma se lo ricercava era solo per il bene altrui; era un uomo che dava e che non pretendeva di avere, era onesto e semplice, un puro di cuore. Ce la metteva tutta per non cadere nell’Oblio, per vincere ogni tentazione e per ora ce l’aveva sempre fatta.
Sospirò e mise via il portafogli dopo averlo chiuso, deciso più che mai a dare il meglio di sé. Avvertiva la propria rabbia ribollire nelle proprie vene con furia, una rabbia che all’apparenza era ingiustificata ma che invece sarebbe servita a qualcosa: alla vittoria. Aiden
bruciava di desiderio, di senso dell’onore e del dovere: alla base di ciò lottò con la propria furia così da poterla convertire in qualcosa di utile, in una forza incrollabile e necessaria per far fronte ai propri scopi.
La mascella si contrasse con decisione, mentre attinse ad ogni energia presente in ogni fibra del proprio essere, percependo di esserne saturo per quell’immenso fuoco che divampava dall’interno, alimentando con prepotenza la magia contenuta nel suo sangue. Lo sentiva, era sottopelle, ma lo sentiva chiaramente, reale quanto lo era lui stesso. Il Mago si preparò ad incanalare tutta la propria magia nella bacchetta, con una decisione e volontà incessante senza precedenti; tutto era stato smosso dalla nobile causa che lo guidava ogni giorno della sua vita e che gli dava le forze per tirare avanti.
Weiss allineò la spalla, l’avambraccio e la bacchetta in una linea priva di imperfezioni, il muscolo teso mentre prendeva bene la mira. Il Tenente Bolton sarebbe stato colpito all’addome con quello che Aiden avrebbe definito un
colpo di cannone e di certo la descrizione che il tomo forniva aveva reso ben chiara quell’immagine. Sulla base di ciò, infatti, l’uomo visualizzò nella propria mente la formazione di sfera compatta e formata dai gas circostanti, rendendola verosimilmente ad una palla di cannone. Attinse alla sua forza magica per renderla reale, poi - con decisione - rilassò il muscolo e con il polso andò a disegnare una circonferenza in senso antiorario in corrispondenza della zona da colpire, poi disse in tono chiaro e conciso: «
Nebula...» Nessuna esitazione e nessun errore di pronuncia, Aiden procedette consapevole di non avere nessun tipo di distrazione ad influenzarlo. Una volta conclusa la circonferenza, l’avambraccio si mosse velocemente, flettendo all’indietro in un chiaro movimento che andava a scagliare la sfera verso il bersaglio designato. «
Demitto!» Ancora una volta pronunciò quelle parole in tono chiaro e deciso, senza esitazione, imprimendo in esse la forza e la volontà del proprio essere, così come la propria magia.
Cosa sarebbe successo?
Sesto Tentativo
L’aveva già fatto una volta, si era già impuntato in quel modo e in un certo senso aveva dato i suoi frutti. Perché non ritentare?
Doveva osare, tentare di raggiungere vette inesplorate e conquistare la vittoria con ogni fibra del proprio essere; era una lotta intensa, fatta per renderlo migliore, resistente e capace, per questo non si arrese. Non
ancora, non
ora, né
mai.
Volle tentare ancora, volle sfidare nuovamente il Fato e mostrarsi un degno conquistare, un guerriero che non aveva intenzione di abbassare né la spada né lo scudo. Ancora una volta allineò l’intero braccio con la bacchetta, con una presa rigida, in un tutt’uno magnifico; la mente focalizzò per l’ennesima volta l’immagine, la formazione della sfera e l’impellente desiderio di renderla talmente reale da poterla toccare. Aiden serrò i denti e spremette quanta più potenza magica aveva in corpo per rendere
viva quella sua visione del globo gassoso ma compatto, destinato ad impattare l’addome del soldatino ingrandito.
Il Mago era pieno di vigore, la volontà che non cessò di vacillare nemmeno per un’istante, finché con caparbietà non rilassò la presa e il polso prese a disegnare la circonferenza in un moto antiorario, sempre in corrispondenza dell’addome di Bolton. «
Nebula...» scandì, come un ordine. La sfera avrebbe ricevuto l’ordine di prendere forma davanti a lui, il Fato avrebbe deciso se ne era degno.
Inflessibile, temerario, l’Auror continuò lottando contro qualsiasi forma di gravità, legge o sfida; andò avanti a testa alta, deciso più che mai di rivelarsi un vincitore e non un vinto. I suoi occhi brillarono e l’oceano racchiuse nel suo sguardo sarebbe stato in grado di inghiottire il bersaglio, il Tenente Bolton.
Quando la circonferenza venne ultimata, Weiss poté flettere l’avambraccio all’indietro in un movimento fluido e veloce, con l’intenzione di scagliare la sfera di gas contro il bersaglio. «
Demitto!» esclamò a quel punto. Era stato attento alla pronuncia e aveva mantenuto lo stesso tono usato per il Nebula.
Il cerchio doveva chiudersi, in quel momento, in quel determinato luogo e occasione. Bolton doveva finire a terra e lasciare che fosse Aiden quello da omaggiare con i pieni onori. Il Fato avrebbe deciso e l’uomo di certo non si sarebbe abbattuto in caso di un rigetto.